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  1. giuseppe ballauri

    giuseppe ballauri

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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 18/11/2019 in tutte le aree

  1. Noi presenti. Stanchi, ma presenti Aspettiamo tutti gli amici che vorranno passare a salutarci, magari prima di andar a fare capanna la pancia... Ciauz!
    4 punti
  2. Salve, segnalo : Anno XVIII n. 108 Novembre/Dicembre · Il linguaggio delle immagini: il serpente. (Giovanni Santelli e Alberto Campana) [3-13]. · Lucius Vitellius, padre dell'imperatore Aulus Vitellius: il ritratto monetale. (Antonio Di Francesco) [14-24] · Publius Septimius Geta, fratello minore di Caracalla, vittima o attentatore? (Roberto Diegi) [27-30]. · Byzantine pattern coins: solidi e tremissi bizantini in argento e bronzo. (Alain Gennari) [31-40]. · Dalla zecca dell'Aquila una variante inedita del bolognino di Ladislao di Durazzo. (Realino Santone) [40]. · ANASTATICA, inserto di letteratura numismatica. La letteratura numismatica napoletana dal 1850 al 1870. (Luca Lombardi) [1-8]
    3 punti
  3. Mi sembre un triente della serie T e uccellino, Crawford 141/4b: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B4/8
    3 punti
  4. Volevo mostrarvi questo esemplare di Tari 1701 e leggere le vostre osservazioni , visto che ho deciso di scendere un pò con gli anni (1600/1700) con alcune monetazioni. Se tutto va bene tra qualche giorno sara nelle mie mani. Grazie Fabio
    2 punti
  5. Grazie intanto, dovrebbe essere sempre così in realtà, il Gazzettino cerca di incuriosire e avvicinare tanti, certamente a oggi e’ un unicum consolidato nel panorama Numismatico per i suoi scopi e intenti.
    2 punti
  6. Inserisco le immagini del 120 Grana 1843 che ho liberato dall'oblo'. Ciao Beppe
    2 punti
  7. Grazie molte per la disponibilità! Allora per il pranzo si parte alle 12.45 dalla fila E stand 206.
    2 punti
  8. Ciao a tutti Se possibile, aggiungete al pranzo di sabato anche la nostra allegra brigata savonese (6 persone). Grazie!
    2 punti
  9. @MalikalkamilVeniva scritto proprio sulla moneta, anche su monete importanti
    2 punti
  10. Buona giornata Vai a sapere come mai, contravvenendo ad una consuetudine ormai collaudata da secoli, si è adottato un disegno che rappresentasse un dato Massaro, invece delle solite iniziali di nome e cognome! Nessuno scritto ce lo svela; non sappiamo nemmeno chi si celi dietro l'immagine della foglia; nemmeno il Papadopoli, che pur annovera questo esemplare tra le varietà di scudi della croce, accenna a qualche motivazione o chiarimento, né indica questa scelta come una sorta di prova; peraltro non seguita nei sottomultipli dello scudo della croce. Forse si pensò, ad un certo punto, di sostituire le iniziali del Massaro con un elemento che lo rappresentasse? Se così fosse sarebbe stata una bella idea grafica, ma certamente poco economica. Penso a quante differenti rappresentazioni avrebbero dovuto creare in zecca, anche di varie dimensioni se erano da riportare su tondelli più piccoli. Avrebbero dovuto creare tanti punzoni esclusivi per quel dato Massaro che non potevano essere riutilizzati, giacché con la nomina di un nuovo Massaro, avrebbero dovuto crearne di nuovi e distruggere i precedenti. Molto più economico avere dei punzoni rappresentanti le lettere dell'alfabeto, che potevano combinare tra loro senza vincoli temporali o di esclusività per identificare il nome e cognome del Massaro. Possiamo solo fare supposizioni e magari quella foglia non rappresenta alcun Massaro. saluti luciano
    2 punti
  11. Non me ne voglia Paolo si ma per quanto riguarda l'oggetto raffigurato c'è un'altra ipotesi ?
    2 punti
  12. Perbacco che bell'invito. Saluti e complimenti per il grande spirito di amicizia e presenza nella numismatica un bel'esempio per tutti noi grazie mille.
    2 punti
  13. Come consigliato da @grigioviola apro questa nuova discussione per chiedere pareri su quest asse di nerone di cui mi ero innamorato,e sapere di piu oltre sul perche della sua "rarità" almeno cosi descritto quando lo presi,se si basa solo sulla testa rivolta verso sinistra o centra anche il tempio,visto che mi sembra diverso dalle altre viste in circolo,sembra che la porta anche sia verso sinistra e anche la forma piu quadrata che allungata e le.colonne piu visibili e marcate,in oltre sapere dei pareri che si basino prettamente verso il lato numismatico che piu verso chi acquista visto che gia detto non sono cosi esperto da poter sgamare ogni singolo inciucio..grazie anticipatamente a tutti
    1 punto
  14. Buongiorno a tutti gli amici del forum, dopo aver discusso sui 10 mon "Hōei Tsūhō" e 4 mon "Kan'ei Tsūhō" nella sezione Zecche straniere, e preso spunto dai commenti di @tiziano.goffi e @gennydbmoney, oggi parlerò della moneta più iconica del periodo Tokugawa: i 100 mon "Tenpō Tsūhō". Perché scrivo questa discussione qui? Per rispettare la cronologia del tempo descritta nella sezione Zecche straniere visto che ricopre un arco che parte dal Rinascimento e finisce all'età della Rivoluzione, non adatto per una moneta che iniziò il suo percorso nel 1835. Emblema del clan Tokugawa Dalla caratteristica forma ovale, i 100 mon sono una delle monete giapponesi più apprezzate e collezionate, e addirittura in Giappone vengono vendute anche come portafortuna. Le caratteristiche spesso cambiano in base alla zecca, ma mediamente buona parte degli esemplari hanno una lunghezza di circa 49 mm, una larghezza di 32 mm, uno spessore di 2,6 mm e infine un peso di 20 - 21 grammi. Generalmente la moneta era costituita dal 78% in rame, 12% in piombo e 10% in stagno. Al dritto della moneta si notano i caratteri 天保 (Tenpō), quindi un riferimento all'era in cui questa moneta è stata coniata, mentre sotto 通寳 (Tsūhō) che significa "tesoro circolante". Al rovescio invece si evidenziano i caratteri 當百 (Tō Hyaku) che significa "uguale a 100", mentre sotto si nota la firma del funzionario della zecca Hashimoto Mitsuji, un membro del clan Gotō che controllava la zecca di Kinza. Una breve storia della moneta...All'inizio del XIX secolo lo shogunato (Bakufu) entrò in profonda crisi economica. Nel 1835 il governo Tokugawa iniziò a emettere la moneta da 100 mon per cercare di risolvere il suo deficit fiscale, ma a causa del declassamento del rame nella moneta da 100 mon (5½ volte rispetto a una moneta Kan'ei Tsūhō da 1 mon) cominciò un'inflazione cronica dei prezzi delle materie prime. Nonostante ciò il Tenpō Tsūhō continuò ad essere prodotto per tutta la durata del periodo Edo, e il valore di mercato effettivo era significativamente inferiore al suo valore nominale (nel 1869 fu stimato a soli 80 mon). Verso la fine dello shogunato la moneta era la denominazione mon più comunemente circolata, rispettivamente del 65%. Tra il 1835 e il 1870 furono prodotte in totale 484.804.054 monete da 100 mon Tenpō Tsūhō. Ora la parte più interessante...L'identificazione della zecca! Personalmente devo dire che non è tanto facile, ma non impossibile. Il punto fondamentale per identificare la zecca è quello di controllare gli "shirushi", marchi a forma di fiore di sakura (il bellissimo ciliegio giapponese) presenti normalmente sul lato destro e sinistro della moneta. Gli stampi hanno varie forme e dimensioni a seconda della zecca. La grandezza della moneta, la lunghezza, la larghezza, lo spessore, il peso, il diametro del foro e la distanza A tra il carattere TEN (天) e HŌ (寶) sono sempre fattori chiave per identificare una zecca, quindi munitevi di righello, calibro e bilancia di precisione. Fortunatamente l'utente principale della sezione monete giapponesi del sito numismatico Zeno.ru ha fatto una guida disponibile per tutti molto utile per identificare la zecca. Questo è il link della prima versione di guida (http://charm.ru/coins/jp/Tenpo Tsuho.htm) mentre la seconda, decisamente più completa e consigliata, è un file PDF e per visualizzarlo cliccate sopra la scritta blu Guide for attribution of Tenpo Tsuho (https://www.zeno.ru/showgallery.php?cat=1463). Facciamo un piccolo esempio di identificazione... Questo è il primo 100 mon che ho acquistato. La moneta ha una lunghezza di 49 mm, una larghezza di 32 mm, spessore di circa 2,5 mm, pesa circa 21 grammi, ha un diametro del foro di 7 mm, la distanza A è di circa 41,1 mm e presenta uno shirushi simile a questo (si vede abbastanza bene nell'altro lato della moneta). Consultando la seconda guida, e considerando tutti i dati a disposizione, si arriva alla conclusione che la moneta in questione è un'emissione ufficiale dello shogunato (Bakufu-sen 幕府銭) coniata a Edo (Honza 本座, Kinza 金座, Asakusabashi 浅草橋, Edo 江戸) nel periodo Kōka 2 (1845). Le monete più comuni provengono proprio da Edo e valgono poco, ma come potete ben vedere dalla guida esistono altre zecche (Satsuma, Yamaguchi etc), alcune anche abbastanza rare come le monete di colore rosso rame della zecca di Akita. Da notare nella guida che lo "shirushi" del Bakufu è valido anche per la zecca di Osaka e Sado (altre zecche governative), ma grazie ai dati ponderali della moneta e delle altre caratteristiche l'identificazione è risultata più semplice. Il libro "Early Japanese Coins" di Hartill ne elenca otto varietà, tuttavia considerando anche le zecche ancora sconosciute e misteriose si presume che ne esistano in totale almeno 180. Ma se la moneta non presenta nessun segno di zecca? In quel caso non per forza si tratta di un falso, ma potrebbe essere un'emissione di una zecca sconosciuta o una rara moneta madre. Le monete madri, dette anche monete da seme, erano quelle utilizzate durante le prime fasi del processo di fusione (per le monete da 100 mon provengono tutte dalla zecca di Edo). Fate attenzione che anche i 100 mon sono falsificati, specialmente quelli più rari. Il mio consiglio è quello di evitare i 100 mon che presentano uno stile decisamente grossolano, e sopratutto chiedete sempre i dati ponderali e una foto dei marchi di zecca. Date uno sguardo anche al sito Zeno.ru visto che ci sono abbastanza discussioni sulle monete da 100 mon. Successivamente posterò un link di un sito giapponese che mostra delle foto di molti segni di zecca presenti nella guida, e in futuro aggiungerò anche le informazioni di un altro mon ovale importante: i 100 mon delle isole Ryūkyū (Ryūkyū Tsūhō) . A presto e buona giornata a tutti! Xenon97 PS: il link per visualizzare i vari tipi di shirushi (grazie infinite Tiziano!) http://kosenmaru.sub.jp/tenpo8.html
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  15. Lo storico di I secolo a.C. Diodoro Siculo ci informa che i Celti avevano “trombe di natura particolare e di tradizione barbara; infatti, quando vi si soffia dentro, emettono un suono aspro, appropriato al tumulto di guerra”. Del resto, già lo storico Polibio, aveva descritto la vittoria romana di Talamone (225 a.C.) contro la grande coalizione celtica, evidenziando come quest’ultima contasse un numero di suonatori di corno e di tromba incalcolabile, “e poiché l’intero esercito strepitava insieme a questi, si levava un clangore così forte e prolungato che sembrava che non soltanto gli strumenti e l’esercito, ma anche i luoghi circostanti emettessero dei suoni per effetto dell’eco”. IL CARNYX E IL SUO USO IN BATTAGLIA L’impressionante impatto acustico che accompagnava i guerrieri gallici in battaglia era prodotto dal #carnyx (termine tardo greco per indicare un corno musicale), ovvero la lunga tromba diffusa dal III secolo a.C. in tutta l’Europa barbara e collegata verosimilmente al rango della nobiltà militare. Le fonti archeologiche e iconografiche confermano come questo strumento, pur nelle sue varianti regionali, rappresentasse un elemento culturale comune alle diverse popolazioni celtiche: generalmente in ottone o in bronzo (ma anche in terracotta nella Penisola iberica) era sempre formato da un lungo fusto rettilineo che collegava il bocchino, per introdurre l’aria soffiando, alla cima, costituita da un padiglione zoomorfo, cioè a forma di testa di animale. In virtù del suo riconosciuto valore identitario, dunque, il carnyx caratterizzò la monetazione antica sia dei Celti che romana, adattandosi alle diverse esigenze iconografiche e propagandistiche delle due civiltà spesso in conflitto fra loro. Pur in uno scenario molto complesso, possiamo individuare nella numismatica antica almeno tre ambiti generali in cui questa tromba da guerra venne raffigurata come indiscutibile emblema delle popolazioni barbare. IL CARNIX NELLE MONETE DEI POPOLI CELTICI Al pari delle altre civiltà antiche, anche la cultura celtica vantava un’importante tradizione musicale, tant’è che i loro poeti/cantori, i famosi bardi, vennero ricordati in numerose fonti. Il carnyx, tuttavia, svolgeva per i Celti una funzione particolare, attinente al divino. Nel calderone di Gundestrup (un recipiente d’argento piuttosto misterioso, ma generalmente datato I secolo a.C. e decorato con scene mitologiche) i suonatori di carnyx accompagnano una cerimonia militare che sembra avere a che fare con un’immersione rituale o una scena di rinascita dopo la morte. Dunque, non una banale tromba da guerra per “suonare la carica”, ma un oggetto insieme sacro e simbolico della nobiltà guerriera, che trovava inevitabilmente nei campi di battaglia il contesto ideale per esprimere le proprie funzioni di magica protezione ed esibizione del rango. Il carnyx nelle monete dei Celti compare quasi sempre abbinato agli attributi dell’élite militare preromana che governava i territori gallici e britannici, cioè il cavallo e il carro da guerra. In una emissione argentea del re degli Edui Dumnorix (100-50 a.C. circa) il carnyx è in mano a un auriga che espone la testa del nemico decapitato secondo le usanze belliche dei barbari. Lo ritroviamo poi, insieme al cavallo e nelle forme stilizzate tipiche dello stile celtico, sul rovescio dei denari degli Aulerci Cenomani (80-50 a.C.), ma anche nella monetazione aurea (stateri) di Trasciovanus (25 a.C. – 10 d.C. circa), re dei Britanni Catuvellauni, quale prestigioso attributo del cavaliere, nonché abbinato al simbolo della ruota di carro. UN EMBLEMA DEI NEMICI DI ROMA La monetazione romana considerò il carnyx uno strumento esclusivamente militare, adattandolo alle proprie esigenze propagandistiche come emblema del nemico di Roma e, in particolare, del nemico sconfitto. Associato spesso ad altri simboli della tradizione guerriera celtica, come lo scudo oblungo e la ruota del carro da guerra, la tromba barbara divenne un elemento distintivo per caratterizzare i trofei celebranti le vittorie sui Galli. Iconografie di questo tipo le possiamo riscontrare nei denari repubblicani degli anni 120, 119, 98, 97, 54 e 51 avanti Cristo, in prossimità di eventi particolari ai quali occorreva garantire il massimo risalto, come le vittorie di Gaio Mario contro i Cimbri agli inizi del I secolo a.C. e la campagna di Cesare contro i Galli negli anni cinquanta. Contestualmente ai trofei venivano spesso raffigurati i prigionieri celtici in catene, accovacciati e riconoscibili per barba, baffi e capelli lunghi, ma anche le personificazioni di Roma o della Vittoria alata. Entrato a far parte del repertorio iconografico monetale romano per indicare il trionfo sui barbari, il carnyx continuò a comparire periodicamente anche nei conii di piena età imperiale, come dimostrano le emissioni dell’augusto Marco Aurelio e del cesare Commodo, risalenti agli anni settanta di II secolo d.C. e dedicate alle campagne contro Sarmati e Germani, ormai considerate vinte. LA ROMANIZZAZIONE DEI SIMBOLI CELTICI C’è poi un terzo utilizzo iconografico del carnyx che vale la pena analizzare in maniera distinta poiché sembra collegarsi a quel raffinato percorso politico e culturale noto come “romanizzazione”. Il processo inclusivo avviato da Roma nei confronti delle popolazioni sottomesse, infatti, non rappresentò un banale corollario alla conquista militare, come spesso tende ad essere derubricato, ma costituì una fase strategica ben definita, nonché fondamentale per la longevità e il successo dell’imperialismo romano fin dai suoi esordi. In questo senso, infatti, può essere verosimilmente interpretato il denario serrato coniato presso la zecca di Narbo Martius (l’attuale francese Narbonne), a nome del magistrato Porcio Licinio, nel 118 a.C. e dunque poco dopo la fondazione della colonia stessa: la prima al di fuori della penisola italica. Benché l’emissione, destinata alla circolazione locale coloniale, sia stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enorbarbo sui Galli Allobrogi e sui loro alleati, risulta evidente un diverso approccio iconografico rispetto alle scene di sottomissione con trofeo. Il rovescio, infatti, non raffigura un nemico sconfitto o in catene, ma un guerriero celtico sul carro, nudo e ben identificato etnicamente dal carnyx. E’ quindi una rappresentazione eroica che denota un’ambigua mescolanza fra elementi romani e barbari, in cui il protagonista, benché barbaro, assume un atteggiamento romanizzato e non sembra essere caratterizzato né da baffi, barba e capelli lunghi come ci si aspetterebbe nella caratterizzazione di un avversario gallico. Verosimilmente, anche sulla scelta dei tipi monetali era in corso un processo di romanizzazione: il carnyx, simbolo della tradizione locale, veniva ora adottato dai vincitori impegnati a definire la nuova identità della colonia, celtica sì, ma subordinata alla civiltà e al potere di Roma. Così, attraverso le monete, si andava promuovendo verosimilmente l’immagine di una Gallia “un po’ meno barbara”, o almeno libera da catene e favorita dai romani in quanto parte dell’impero e ad esso fedele. L’adozione di immagini identitarie locali come strategia comunicativa per ribadire la romanizzazione (in corso o avvenuta) delle provincie galliche andrebbe considerata anche nell’interpretazione delle iconografie monetali successive alle campagne di Cesare, in cui un discreto numero di carnyx tornò a comparire sui denari romani. In quest’ultimo caso la scelta dei conii potrebbe comunque essere stata funzionale alla fazione cesariana per rammentare le gesta militari del grande conquistatore in tempo di guerre civili. DA STRUMENTO IDENTITARIO A TROFEO DI CONQUISTA Il carnyx, strumento sacro per i celti e da loro suonato in battaglia, impressionò a tal punto gli eserciti antichi da venire considerato un oggetto fortemente identitario delle popolazioni barbare. Divenuto un simbolo culturale e politico venne riprodotto nella monetazione sia celtica, che romana. Emblema dell’élite guerriera e della difesa della propria civiltà per i Galli, venne sfruttato dai Romani nel raffinato gioco di costruzione dell’Impero: esibito come trofeo nemico per celebrare la conquista militare, ma anche adottato iconograficamente nell’intento di romanizzare quelle inquiete popolazioni. La suggestione e il mistero di questo oggetto viene mantenuta viva attualmente dal musicista John Kenny che nel 1993, dopo duemila anni, è tornato a suonare una fedele riproduzione di un carnyx del II-III secolo d.C., ritrovato dagli archeologi in Scozia. https://www.cronacanumismatica.com/il-carnyx-nelle-monete-un-simbolo-tra-identita-celtica-e-romanizzazione/?fbclid=IwAR3SB-Vrsf_MHpTafIiMNIepT3rQwdJzZKBFnDXh9U9Vl58S0I4VhcdfrAQ odjob
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  16. Inserisci pure il nickname Ranbel grazie di nuovo per la tua disponibilità
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  17. In questo millesimo noto anche che le labbra sono più aperte, nei millesimi vicini sono più socchiuse.
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  18. Carissim* passata (per ora) la paura della piena dell'Arno, volevo ringraziare coloro - autorità, autori e pubblico - che nonostante il maltempo sono riusciti a venire e prendere parte all'evento che è stato molto ricco e partecipato. Un grazie anche all'Amministrazione Comunale di Massa Marittima che ha sostenuto la pubblicazione e ne ha organizzato la presentazione nella sua bella biblioteca (dopo aver finanziato anche la mostra e il convegno). Spero che qualcuno degli espositori possa portarne qualche copia a Verona (ma non so se sono stati presi accordi in merito), augurandosi che questa edizione possa essere risparmiata da questo maltempo che sta flagellando la nostra penisola. Altrimenti, chi si volesse procurare il volume pur non essendo riuscito a venire, può rivolgersi o direttamente alla casa editrice All'Insegna del Giglio indicata al link nel primo post (e lì tramite Torrossa e Googleplay o Googlebooks si può avere anche la versione elettronica), o ancora la Libreria Matozzi di Massa Marittima (solo versione cartacea) https://www.libreriamatozzi.it/ Un caro saluto MB
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  19. Ho appena finito di pulire le 17 medaglie,sono venute benissimo,grazie al tuo procedimento consigliato. Grazie Claudio, e confermo che il procedimento e' molto molto efficace. Corallino
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  20. Manca solo il viaggio........
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  21. 1809 Occupazione Napoleonica Regno d'Italia - un Soldo (Milano)
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  22. Ottimo grazie mille! L'ho inviato però solo a "zecca" e ad Amelia Travaglini. Sotto vi scrivo il testo della mail (è un po' lunga, ma ho scritto tutto quel che pensavo). Gentilissimi, con piacere ho visto i bozzetti delle prossime emissioni numismatiche 2020 nei Decreti pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Il trend degli ultimi anni dell'incremento di bellezza e qualità del disegno delle monete italiane procede a mio avviso molto bene. Le nostre monete son sempre, nel complesso, più belle. Complimenti ai bozzettisti e agli incisori di IPZS! Inoltre, l'introduzione della tipologia di moneta da 5 euro bimetallica in metallo vile a partire dal 2017 ha permesso di aggiungere alla collezione di monete italiane un nuovo elemento di interesse, oltretutto ad un costo limitato, che potenzialmente diventa veicolo di attrazione per la numismatica anche per i più giovani che spesso non possono permettersi di acquistare argenti o ori. Tuttavia ho da segnalare alcune questioni che ritengo di rilievo che possono fortemente inficiare la qualità delle monete da collezione italiane e quindi l'interesse da parte dei collezionisti, anche giovani. La prima, che so essere stata segnalata alla S.V. da parte di numerosi collezionisti, riguarda le monete colorate. Le monete colorate non piacciono alla maggior parte dei collezionisti per diverse ragioni (qualità grafica, conservazione delle monete...fonte forum "Lamoneta.it", nel blog non ho ancora letto un parere positivo da qualche collezionista). Credo che le monete colorate siano più simili a medaglie. Purtroppo nel 2020 IPZS prevede l'emissione di un maggior numero di monete colorate rispetto al 2019. Dovreste, credo, ridurne il numero o addirittura non prevedere monete colorate. Personalmente so già che le monete colorate non le acquisterò, nonostante diversi bozzetti siano belli (ma è il concetto di "moneta colorata", che credo contenga un ossimoro, che non piace). La seconda questione che vi segnalo riguarda i 5 euro commemorativi in metallo vile. IPZS ha iniziato nel 2017 con la coniazione della moneta FDC dedicata a Totò e ha proseguito nel 2018 con quella FDC per Amatrice (identica alla precedente per tondello e confezionamento). Nell'ultimo anno sono iniziati un po' i pasticci: 1. Conio differente: il 5 euro dedicato agli Alpini coniato con tondello e materiale differente rispetto agli altri due (Carabinieri tutela e Fausto Coppi); 2. Confezionamento: il 5 euro di Coppi inserito in una coincard diversa rispetto a ai 5 euro 2017-2018 e al 5 euro 2019 Alpini. Per il 2020, in base ai Decreti che ho consultato su GU, le cose peggiorano: non vi è un 5 euro uguale all'altro e oltretutto tre monete su quattro sono previste colorate. Dovreste a mio avviso attenervi ad un unico standard per questo tipo di moneta (personalmente preferisco il bimetallico poligonale), così come già succede per argenti e ori. Non immagino conseguentemente quali saranno le modalità di confezionamento (coincard, blister, astuccio). Le coincard per le FDC avranno medesime dimensioni o succederà come per la questione sopra citata Coppi-Alpini? I collezionisti fanno attenzione anche a queste cose. Detto ciò, credo che rinuncerò a qualcuna di queste monete da 5 euro (che fino al 2019 ho acquistato tutte). Fatemi dire che inoltre la serie colorata sugli animali in via di estinzione, a cui appartiene il 5 euro "Tigre", scimmiotta molto quella austriaca di monete da 3 euro che reputo di interesse alquanto scarso per un collezionista italiano. Si poteva pensare ad una serie di maggiore interesse, come una dedicata al patrimonio artistico-culturale (che può sembrare banale ma il tema è sempre di attualità). Spero che alcune indicazioni da parte di questo giovane collezionista che vi scrive portino ad una riflessione (almeno in parte) da parte di chi "confeziona" i programmi numismatici annuali. Cordialmente ringrazio e saluto.
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  23. Per il tema LIBERALITAS Ciao Illyricum
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  24. Ciao miza, questa emissione filatelica riproduce fedelmente i francobolli emessi dagli Stati Uniti ( il foglietto con il ritratto di Cristoforo Colombo ne fa cenno ), in occasione dell' Esposizione Universale Colombiana del 1893, svoltasi a Chicago per commemorare i 400 anni della scoperta dell'America. Si tratta della prima commemorazione statunitense di un evento mondiale su carte valori ( da più o meno 20 anni il francobollo negli Stati Uniti era in crescita di diffusione, nonostante si accerti la loro presenza sin da 1847 ), i cui soggetti rappresentati sono tratti da stampe e dipinti dell'epoca e di cui, secondo me, il ritratto impresso su quella bella monetina celebrativa che hai postato, faccia parte di una delle tante rappresentazioni che troviamo nei 16 francobolli del 1893.
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  25. Tutti i massari a letto con l'influenza e il garzone senza possibilità di firma? Comunque variante interessante. Arka Diligite iustitiam
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  26. Straits Settlements 10 cents 1910 ( Gli Insediamenti dello Stretto , Straits Settlements, furono un insieme di territori della Compagnia britannica delle Indie Orientali nel sud-est asiatico. Gli Insediamenti dello Stretto comprendevano Penang , SIngapore con circa una ventina di isolette di dimensioni poco significative situate nelle sue immediate vicinanze, le isole e il territorio del Dinding (ora Manjung), Seberang Perai, la città e il territorio di Malacca e le isole di Labuan.
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  27. Grazie mille aemilianus, e grazie anche a Testone68 e a pinky che sono intervenuti! Non sapevo di questa "bizzarra" usanza, e solo dopo la tua risposta ho scoperto che sul forum questa tematica era già stata affrontata! Che dire, grazie al forum non si finisce mai di imparare! In effetti era un'ipotesi che avevo fatto, ma ignorando che si potesse anche solo concepire di scrivere sulle monete ? pensavo potesse essere l'impronta rimasta sulla moneta di una classificazione scritta a inchiostro su un cartoncino, su cui poi la moneta era stata poggiata. Poi però mi ero detto che su un cartoncino avrebbero scritto più grande! Insomma, Sherlock Holmes si era impossessato di me!
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  28. Ciao nell'articolo pubblicato su Panorama Numismatico non è reso noto il peso di questo medaglione. Salutoni odjob
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  29. Aperitivo Numismatico col nuovo Gazzettino di Quelli del Cordusio. Invito per presentazione, consegna e un calice insieme di condivisione e amicizia ! Verona, sabato 23 novembre 2019 Ore 11, stand 261G da Medaglie e Monete di Marco Ottolini, vi aspettiamo anche per un solo saluto per una numismatica che unisca e divulghi !
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  30. Quella di @aemilianus253 è certamente l'ipotesi più probabile.
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  31. A me non sembra dietro al 4 non si vedono presenze sovrapposte
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  32. Potrebbe essere ciò che rimane di un numero di classificazione scritto a china, tipico delle antiche collezioni.
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  33. DE GREGE EPICURI La moneta è sicuramente autentica, si tratta solo di capire se è ufficiale o no. E' vero che a Tessalonica scrivevano le lettere (nel IV secolo) in modi molto strani, ad es. le R hanno spesso il trattino inferiore piccolissimo; può darsi quindi che quella "C con cediglia (piccolissima)" sia una S. Le lettere nel campo, comunque, il RIC le indica sempre.
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  34. Ciao, ho guardato la moneta e ho provato a fare una classificazione (con tutti i miei limiti di semplice appassionato): D/: DN VALEN SPFAVG: Valente volto a destra con diadema di perle, drappeggiato e corazzato. Effettivamente sembrerebbe di leggere CECVRITAS. Il mio dubbio e' che quella sorta di cediglia che si vede sotto la lettera C sia un tratto della S. R/ SECVRITAS REI PUBLICAE: La Vittoria avanza verso sinistra, con in mano una corona. In teoria dovrebbe avere in mano anche un ramo di palma (ma io non lo vedo) ESERGO: vedo distintamente la T, poi forse una E abbozzata e quindi una S. Dovrebbe essere TES, zecca di Tessalonica Al rovescio si notano poi una stella e una P in campo sinistro ed una Delta il campo destro. Da come so dovrebbero essere segni di officina, giusto? Ho provato a fare una ricerca, ma non mi pare di avere trovato esempi con abbinamento dei tre caratteri insieme. Alla luce di ciò, dopo aver fatto una ricerca, ho ipotizzato che si tratti della RIC IX 18 b (che peraltro come ho letto dovrebbe essere uguale alla 27 b -onestamente non so i motivi di ciò). Sulla autenticità non mi esprimo vista la mia inesperienza. Forse, più che togliere dubbi ne ho generati, ma spero che quanto detto possa essere di spunto alla discussione (magari con il coinvolgimento di chi ne sa sicuramente più di me). Sempre disponibile e correzioni e suggerimenti. Buona serata da Stilicho
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  35. Scusate se mi intrometto, l'ho cercato e sono riuscito a trovarne un'altro esemplare, anzi ce ne sono sicuramente 4, tre al British Museum e uno al Münzkabinett Wien (l'esemplare allegato è di quest'ultimo). Spero vi sia d'aiuto AD 193 Nominale: Sesterzio Materiale: Bronzo Autorità emittente: Settimio Severo Dritto Legenda: IMP CAES L SEPT SEV PERT AVG Type: Head of Septimius Severus, laureate, right Rovescio Legenda: LIBERAL AVG TR P COS S C Type: Septimius Severus, togate, seated left on platform; beside him, officer standing left; behind, Liberalitas, draped, standing left; before, on steps of platform, citizen, facing right
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  36. il mio errore, è aver bruciato letteralmente ciò che mi passava per le mani, diciamo che ho fatto come, il grillo è la formica- però c'è di buono che mi sn proprio divertito- poi i soldi sono come le donne, vanno è vengono.
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  37. Ciao belli questi foglietti filatelici. Il profilo di Colombo mi ricorda quello presente su un 1/2 dollaro del 1892/3:
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  38. E va bene, ma solo per stavolta, alla prossima Ciao. petronius
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  39. A me ancora manca ma in compenso ho il mezzo ducato che presenta lo stesso rovescio...
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  42. Ciao Sesino, le foto sono chiarissime. Il fregio assomiglia molto a quello di una delle specializzazioni del Genio militare, in uso nell'Esercito Italiano dal 1933 al 1945 : veniva dipinto sugli elmetti usando una mascherina, e portato sulla divisa : in filo nero per la truppa, ricamato in canottiglia dorata per gli ufficiali. Non ne sono certissimo in quanto l'incisione che figura sul castone è decisamente artigianale e approssimativa, sarei curioso di sapere quale sia il materiale in cui l'anello è stato forgiato. Quelle che tu chiami creste sono le fiamme stilizzate che fuoriescono da una bomba rotonda (elemento diffusissimo non solo nell'Esercito Italiano), sotto la quale compaiono due asce con il manico lungo che sono un elemento tipico dei fregi del Genio e non solo in Italia. Esistono altri stemmi simili, utilizzati per altre unità specializzate del Genio. L'anello potrebbe anche essere precedente al periodo da me indicato, in quanto si tratta di simboli riscontrabili anche in epoca precedente, ma di cui non ho riferimenti fotografici. In questo momento ho la stampante fuori uso, o allegherei il fregio di cui ho scritto più sopra : se ti interessa vederlo lo pubblicherò appena ripristinata la stampante. Un saluto cordiale.
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  43. Metto anche degli screenshots per una lettura più immediata...
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  44. @corallino immersione in acetone puro per 5 minuti, poi con un cotton fioc imbevuto di acetone asporta i residui di colla. Lavaggio con sapone di Marsiglia usando uno spazzolino da denti morbido (usato), buon risciacquo con acqua corrente, poi in acqua demineralizzata e asciugatura con aria calda.
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  45. Cerchiamo di ravvivare un po’ questa Verona ....
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  46. E’ vero! La monetazione repubblicana è un incredibile compendio della storia, delle tradizioni e della mitologia! A chi è curioso regala infinite informazioni racchiuse in un dischetto di 2cm, solo che servono guide come @Rapax per esplorare tutti i significati racchiusi in così poco spazio.
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  47. Grazie per l'apprezzamento @Archivio condivido in pieno ciò che dici! In un post tempo fa ebbi modo di dire che le monete fior di conio, soprattutto con molti anni (o addirittura secoli) alle spalle, mi danno un senso di insoddisfazione che deriva dal fatto che mi sembrano monete "incompiute", che non hanno compiuto a pieno il loro dovere storico (circolare). A fronte di questo mi gratifica di più uno SPL, o anche un bel BB. Aggiungo che nella raccolta di monete e banconote mondiali che faccio da quando ero bambino, se mi capita di trovare in un lotto o in un mercatino una moneta o una banconota che già ho, ma in migliori condizioni, la sostituisco solo se quella che già ho l'avevo comprata. Se invece l'avevo riportata da un viaggio, o qualche amico me l'aveva portata da un viaggio, rinuncio a migliorarla e mi tengo quella che ho, perché ormai fa parte della mia storia personale e mi trasmette emozioni molto superiori ad una comprata! Con ciò non voglio dire che il mio modo di vedere è quello razionalmente più corretto, anzi forse molti penseranno che io sia un po' bislacco, però qui parliamo di emozioni, e io mi emoziono così! Le chilometriche discussioni sul quarto di punto di grading le rispetto, ne capisco l'importanza anche economica e ammiro la competenza di chi le porta avanti, però proprio non riescono ad appassionarmi!
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  48. Mi riallaccio a questa discussione mostrandovi il mio monetiere e sperando di non prendere troppo insulti... Ho acquistato questa cassettiera dalla catena di negozi "Leroy Merlin", per la modica cifra di 18€, fatta tinteggiare da mio zio e montati dei pomellini anticati (con 30€ totali ho un monetiere di legno). Esiste anche con 3 o 5 cassetti, misura 39x38x30 (bxhxprof.), i cassetti interni misurano 33x23,5x6,5, e possono contenere anche 2/3 vassoi impilati in uno stesso cassetto. Credo che il gioco valga la candela, esteticamente non è male, per lo meno a me piace e sono già orientato ad acquistare sia quello con 3 che con 5 cassetti...cosa ne pensate?
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  49. Vediamo se ho capito. Nel XIII secolo nella Serenissima 240 Piccoli formavano una " Lira ", moneta di conto non reale. Ad inizio XIII secolo il Governo Marciano fa coniare il Grosso, moneta di ottimo argento del valore di 26 Piccoli. A causa della sua maggiore praticità si iniziò a considerare la somma di 9 Grossi e 5 Piccoli, 239 Piccoli reali, come sinonimo di Lira, mentre concretamente sarebbe dovuto essere di 9 Grossi e 6 Piccoli. Si ottennero così 2 metodi differenti di calcolare la " Lira ", 240 Piccoli se " a Piccoli " e 239 Piccoli se " a Grossi ". Questo andava ad influenzare anche il valore della Lira a Grossi, 240 Grossi, che sarebbe dovuto essere di 26 Lire di Piccoli. Una Lira di Grossi corrispondeva a 26 Lire di Piccoli se si prendeva come riferimento l'importo di 240 Piccoli per Lira, oppure 26,1088 Lire di Piccoli se si faceva il calcolo " a Grossi ", cioè 9 Grossi e 5 Piccoli per una Lira. È corretto?
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