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I contenuti con la più alta reputazione dal 11/04/2024 in tutte le aree

  1. Condivido volentieri questo esemplare entrato in raccolta. Lotto 117 Asta Sima 3 19.4.2024 Collezione @ilnumismatico REGNO D’ITALIA - Vittorio Emanuele III (1900-1943) - 5 Lire 1911 Cinquantenario Roma. Gig. 71, R AG gr. 24,99 Conservazione eccezionale Grading/Stato: FDC ECCEZ
    12 punti
  2. Salve a tutti. Volevo segnalare la recentissima uscita del mio ultimo saggio storico-numismatico dal titolo «Moneta que tunc per ista civitate andaberis»: zecca ed economia monetaria a Napoli nel XII secolo, pubblicato in «Archivio Storico per le Province Napoletane» CXLII (2024), pp. 7-28. Si tratta di un saggio scientifico che, partendo dalla lettura di un precedente studio sull’argomento, «ha portato ad una nuova e più puntuale interpretazione della documentazione scritta e numismatica della Napoli normanna» (dall’abstract), finendo per fare – per così dire – un po’ d’ordine tra le varie conoscenze, soprattutto di ambito numismatico, di cui attualmente disponiamo e per delineare un più corretto quadro del circolante nel Ducato napoletano in un periodo piuttosto travagliato e di difficile trattazione. Ci troviamo, infatti, a cavallo tra la fine del periodo dell’indipendenza politica di Napoli e la sua contestuale annessione al resto del neonato Regno di Sicilia con Ruggero II (1130-1154). Qui il link: (3) Raffaele Iula, "«Moneta que tunc per ista civitate andaberis»: zecca ed economia monetaria a Napoli nel XII secolo", in «Archivio Storico per le Province Napoletane» CXLII (2024), pp. 7-28. | Raffaele Iula - Academia.edu Buona lettura!
    12 punti
  3. Buonasera Forumisti la serie dei mezzi scudi di Vittorio Amedeo III è una serie lunga vent’anni e secondo il mio modesto parere, decisamente affascinante. Mentre il massimale maggiore è veramente difficile da reperire, soprattutto in elevata qualità (e’ di fatto un monotipo, si conosce infatti solo la data 1773, anche se viene citato da alcuni autori anche il millesimo 1776, ma mai apparso e probabilmente inesistente), il mezzo scudo è molto più facile da trovarsi, in particolare per le annate più comuni. Lo scudo invece è rarissimo (R3), molto probabilmente perché l’elevato valore nominale dell’epoca ne fece un esperimento non riuscito se destinato alla circolazione. Dei mezzi scudi posseggo cinque millesimi in collezione ed è molto interessante notare come l’iconografia in vent’anni non sia mai cambiata ed è molto connotata nel periodo storico in cui ha circolato, evocando immagini decisamente settecentesche, sia nel profilo del regnante (capigliatura e abbigliamento) al diritto che nello stemma sabaudo al rovescio. Come per tutti i Savoia antichi reperire la massima conservazione di questa monetazione e’ estremamente difficile. Da tempo in collezione, presento stasera a Voi un esemplare del primissimo anno di coniazione, il 1773, in elevata qualità (periziata FDC) e con attraente patina riposata da monetiere. Personalmente non ho mai visto esemplari superiori a questo, tanto è vero che la giudico R3 e non R2 come tutti i cataloghi proprio per la conservazione. Grazie dell’attenzione e un affettuoso saluto a tutti
    11 punti
  4. Buongiorno a tutti. Ultima moneta aggiunta in Raccolta : Piastra 1798 SICILAR Va a fare compagnia a Ducati 6 1768 HISPAIAR Piastra 1794 SICILAR Piastra 1786 HISRANIAR TARÌ 1794 SICLIAR 10 TORNESI 1798 SICILIA Grano 1792 SICILAR Piastra 1805 HSIP Piastra 1816 INPANS 10 TORNESI 1819 SICLIARVM 5 TORNESI 1819 SICILIARV
    10 punti
  5. Condivido con voi l'ultimo volume entrato in biblioteca: Campanian Coinages di Rutter.
    9 punti
  6. 9 punti
  7. Giusto per ingolosirvi un po', eccovi una bozza dell'attuale sviluppo del Gazzettino #11:
    9 punti
  8. Come promesso, eccoci qui. Premetto che lo scopo di questa discussione è esporvi alcune mie osservazioni in merito alla medaglia in questione. Non è mia intenzione dimostrare alcunché né tantomeno imporre il mio pensiero come verità assoluta. Mi piacerebbe, invece, che si aprisse un interessante confronto di idee e opinioni tra gli appassionati ed esperti di medaglistica murattiana. Veniamo ora a noi: tra i numerosi pezzi proposti nella prossima prestigiosa asta NAC Milano (5-6 giugno 2024) spicca una medaglia di Murat di assoluta rarità. Trattasi del premio alle alunne dell’Istituto Salesiano in oro. A primo impatto sono rimasto letteralmente sbalordito difronte a cotanta bellezza ma, stranamente, più osservavo certi particolari e più crescevano i miei sospetti sul fatto che potesse trattarsi di un riconio postumo. Ciò mi ha spinto a confrontare i dettagli di questo esemplare in oro con quelli di esemplari certamente provenienti dal conio originale e facilmente riconoscibili per le numerose problematiche che li affliggono (fratture ed esuberi di metallo in primis). Per mia fortuna, possiedo un esemplare in argento di questa tanto magnifica quanto sfortunata medaglia che mi ha consentito di svolgere un dettagliato lavoro di confronto. Prima di cominciare è bene ricordare che di questa medaglia si ritiene sia stata realizzata una sola coppia di conii che, purtroppo, è andata progressivamente deteriorandosi finché non risultò del tutto inutilizzabile. Visto che l’esemplare di nostro interesse (in oro) è scevro dai classici difetti di conio tipici di questa tipologia, assumiamo che sia stato uno dei primissimi ad essere coniato. Ipotizziamo, pertanto, che il conio fosse ancora perfettamente integro. A questo punto, cominciamo analizzando il dritto. Uno degli elementi caratteristici di questa medaglia è il fatto di essere l’unica, tra le numerose medaglie del Gioacchino, ad essere firmata dall’incisore Filippo Rega. Notate come la coda della -a di Rega compia una specie di virgola che forma una sorta di ovale che va a racchiudere la firma. Nell’esemplare in oro, invece, tale ovale è stranamente incompleto (si interrompe bruscamente a livello della -R di Rega). Un’altra differenza la riscontriamo nella base del busto di Murat. Nell’esemplare in oro, a sinistra sotto i capelli, è presente una specie di mancanza di metallo, particolare che invece non si riscontra negli esemplari in argento e bronzo e, dunque, teoricamente coniati successivamente. Per quanto riguarda il dritto, inoltre, se osservate attentamente, noterete che numerosi ciuffi della chioma e particolari della basetta non combaciano in diversi punti. Passiamo ora al rovescio. Qui una delle differenze più eclatanti è l’usignolo e la mano su cui questi si poggia. La conformazione della testa, del collo e la posizione della coda dell’uccellino non corrispondono nei due esemplari. Altro elemento che vorrei sottoporvi è il volto della fanciulla. Perché nella medaglia in oro naso e bocca sono a malapena accennati mentre negli esemplari in bronzo e argento sono ben definiti? Alla luce di tutte queste differenze, ritengo improbabile che questo esemplare in oro provenga dalla medesima coppia di conii usata per realizzare il mio esemplare in argento e gli altri esemplari presenti sul nostro catalogo: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ME52E/8 Prima di concludere, vi invito ora a confrontare l’esemplare in oro dell’asta NAC con questo in metallo dorato e con quest’altro in bronzo dichiarato come "conio Parigi 1840/1850". In particolare, provate ad osservare i vari elementi che ho cercato di porre alla vostra attenzione. https://scaligera.bidinside.com/it/lot/4508/napoli-murat-1808-1815-medaglia-1812-/
    8 punti
  9. Buonasera, faccio fatica, ma voglio condividere con voi questo ulteriore esemplare entrato in raccolta e proveniente dall’asta Sima 3 del 19 u.s. e precisamente il Lotto 79 (Collezione “ilnumismatico” @ilnumismatico) così descritto in Catalogo con relative foto: NAPOLI Ferdinando IV di Borbone (1759-1816) Piastra da 120 Grana 1795 MIR373 AG 27,48 - Eccezionale! Metallo brillante e rilievi ottimamenti impressi. Di difficile reperibilità in questo stato conservativo. Ex Asta New York Sale XVII (USA) 9.1.2008 lotto 836. Ex PCGS MS63 n.19337609. Grading/Stato: FDC Eccez. Al riguardo, posto anche i riferimenti PCGS e asta New York citati nella descrizione. PCGS https://www.pcgs.com/cert/19337609 THE NEW YORK SALE Buona serata, Domenico
    8 punti
  10. Buongiorno e complimenti a Releo e Scudo per le belle piastre del 91. Integro la discussione postando la mia profausto. Saluti
    8 punti
  11. Nell’ abbondantissima produzione monetaria che l’ Imperatore Antonino Pio emise in ricordo dell’ amata moglie Faustina I morta nell’ anno 140 compare anche un’ iconografia di tipo “astronomico” . Questa allegoria “astronomica” ci e’ pervenuta particolarmente significativa sotto forma di Assi registrati nel RIC al numero 1199 e presso il Cohen al numero 276 , Asse riprodotto in foto in calce all’ articolo . Questa moneta commemorativa della morte di Faustina I recita al dritto : DIVA AUGUSTA FAUSTINA , testa volta a destra con ricca acconciatura di capelli ; al rovescio : crescente di LUNA circondata da sette STELLE , sotto il crescente SC . Emissione della zecca di Roma circoscritta tra gli anni 140/141 o poco oltre . Questa allegoria del rovescio con crescente di Luna ma con sole due stelle e’ conosciuta anche nell’ Oncia repubblicana in bronzo , pero’ nel caso dell’ Asse di Faustina I le stelle raffigurate sono ben sette e questo numero preciso le rende per cosi’ dire sospette perche’ sembrerebbero indicare le famose sette Pleiadi , gruppo di stelle situate nella costellazione del Toro , famoso gruppo sia nella mitologia greco-romana , sia in ambito astronomico . Mitologicamente le Pleiadi rappresentano sette personaggi femminili della mitologia greca i cui nomi sono Alcione , Celeno , Elettra , Maia , Merope Sterope e Taigete , sette sorelle che nella mitologia romana sono chiamate Vergilie . Astronomicamente Le Pleiadi sono conosciute anche come le “Sette sorelle” e tecnicamente con la sigla M45 , M=Messier , un astronomo francese nato nel XVIII secolo e famoso per aver compilato un catalogo di 110 oggetti celesti principalmente nebulose e ammassi stellari che portano il suo nome (Catalogo di Messier) , sono queste stelle un ammasso aperto ben visibile ad occhio nudo nella costellazione del Toro . Questo ammasso piuttosto aperto conta diverse stelle visibili a occhio nudo , al giorno d’ oggi in una Citta’ se ne dovrebbero vedere almeno 4 , forse 5 , ma la tempo di Antonino Pio sicuramente 7 o piu’ stelle delle Pleiadi erano visibili nel cielo molto piu’ buio di Roma , rispetto ad oggi . Tornando alla nostra moneta e all’ allegoria del rovescio di questo Asse , ho tentato di carpirne il significato allegorico , sono quindi giunto ad ipotizzare due sole possibilita’ : 1) che l’ allegoria rappresenti semplicemente l’ assunzione in cielo di Faustina tra le stelle e i pianeti del firmamento , praticamente come se fosse un’ anticipazione della successiva interpretazione della legenda SIDERIBUS RECEPTA dedicata da Marco Aurelio alla moglie Faustina , figlia della prima Faustina definita anche Maggiore o Prima , per distinguerla dalla figlia . Questa rappresentazione allegorica post mortem fu ben diversa dalle innumerevoli emissioni di Antonino Pio dedicate alle moglie che presentano al rovescio la legenda AUGUSTA , AETERNITAS , PIETAS , CONSECRATIO , con la rara emissione della Pira funebre e l’ altra con il carro trainato da due elefanti e MATRI DEUM SALUTARI . 2) che effettivamente la moneta al rovescio rappresenti veramente un evento astronomico raro ma ripetibile periodicamente , come avvenuto recentemente Il 16 febbraio di questo anno 2024 , quando con una falce di Luna al primo quarto si e’ assistito alla congiunzione strettissima fra il nostro satellite e le splendide PLEIADI . Forse da un evento simile gli antichi monetieri romani presero spunto per dedicare la congiunzione celeste , Luna – Pleiadi alla defunta Imperatrice , una congiunzione astrale della Luna (falce crescente) tra le Pleiadi , ovvero nella costellazione del Toro , che potrebbe essere avvenuta in quegli anni durante l’ anno 140 o poco dopo la morte di Faustina . Inoltre anche astrologicamente la Luna nel Toro ben si adattava alla figura storica di Faustina madre , infatti la Luna nel segno del Toro nell’ oroscopo denota individui tranquilli , calmi e pacati , ben radicati alle loro abitudini . Le emozioni sono generalmente stabili e serene , forte l’amore per la famiglia e la casa . Il matrimonio tra Antonino e Faustina fu felice tanto che Antonino le dedicò due nuovi collegi : gli Alimenta e il Puellae Faustinae , sussidi a favore delle fanciulle orfane , inoltre una statua e un grandioso tempio nel Foro Romano , diventato in seguito il Tempio di Antonino e Faustina dopo la divinizzazione dell' Imperatore , alla sua morte . L' Imperatrice fu celebrata in vita in tutto l' Impero romano , dove fu associata in particolare con Cerere , dea delle messi , che appare frequentemente nella monetazione ; Erode Attico venerava Faustina come la "nuova Demetra" in un santuario privato che fece costruire fuori Roma , in seguito convertito a chiesa di Sant' Urbano . Oltre a Cerere , appaiono nelle sue monete raffigurazioni di Vesta e Giunone . Fu anche associata con la Magna Mater e a Cirene con Iside ; a Sardi era adorata assieme ad Artemide . In Asia minore , a Sagalassos è stata recentemente scoperta una testa di statua colossale in suo onore , parte di un gruppo di ritratti imperiali . Insomma fu una moglie amata e rimpianta da Antonino . Le emissioni di monete con legenda DIVA FAUSTINA furono veramente di enorme quantita’ e varia come allegorie , probabilmente la piu’ abbondante che un Imperatore dedico’ alla moglie defunta . In foto un esemplare di Asse dedicato al post .
    8 punti
  12. Cari amici con questa nuovissima acquisizione arrivata ieri finalmente sono a -1 a completare la serie degli scudi di Carlo Alberto! 🎉 Debbo dire che in verità ho esitato a lungo prima di portarmela a casa perché sapete quanto rifugga dalle monete non qFDC o FDC. Tuttavia stavo cercando questo bisbetico millesimo da anni e vi assicuro che è uno dei meno reperibili, e in qualsiasi stato di conservazione. 😳 Alla fine di una lunga trattativa sono riuscito a prenderlo a ottimo prezzo e quindi la tentazione di tappare temporaneamente il buco aspettando un esemplare migliore ha avuto la meglio. Il 1837 Torino è classificato R2 da tutti i cataloghi, e io concordo, anche se, in base alla mia personalissima esperienza, forse la potrei porre a metà tra R2 ed R3 considerato che altri millesimi R2 sono ben più comuni sul mercato numismatico, 1836 Torino incluso. Se poi si cerca l’alta qualità qui diventa una impresa veramente difficile. 😩 Questo esemplare presenta una usura omogenea, come quasi sempre accade il R e’ migliore del D, e può vantare una bella patina ancorché non del tutto omogenea. Inoltre è privo di colpi e graffi, caratteristiche che tutto sommato mi hanno indotto all’acquisto, unitamente al prezzo. Personalmente la valuto un buon BB ma forse al R qualcosina di più potrebbe starci. 🤷🏽‍♂️🤷🏽‍♂️ E ora alla caccia della primula rossa per raggiungere questo importante obiettivo di completamento della serie! 😜 Buon Primo Maggio a tutti
    7 punti
  13. Buongiorno a tutti e Buon 1° Maggio. Sono sempre più convinto di essere affetto da febbre da Cavallo Vi presento un altro bel Cavallo Aragonese in fase di rimpatriato. Riporto foto e catalogazione della Casa d'Aste. Italy, l'Aquila. Ferdinando I d'Aragona (1458-1494). Æ Cavallo (18mm, 1.96g, 1h). Crowned head r. R/ Horse stepping r.; eagle before. MIR 88; Biaggi 120. Dark patina, VF Secondo me è uno tra i più belli che ho per ritratto di Ferdinando e per conservazione. Aspetto vostri pareri. Saluti Alberto
    7 punti
  14. Cari tutti, Come per gli scorsi anni, ho il piacere di condividervi l'ultima edizione del report curato da Deloitte sul mercato dell'arte e dei beni da collezione. All'interno del documento è presente anche un analisi del mercato della numismatica, realizzata dal sottoscritto, oltre ad un interessante intervista ad un collega nonché grande collezionista Sito web: Il mercato dell’arte e dei beni da collezione - Report 2024 | Deloitte Documento in pdf: report-art-finance-2024-deloitte.pdf Spero possiate trovare la lettura interessante, Matteo
    7 punti
  15. Vi ricordate la crisi delle materie prime durante e dopo la Prima Guerra Mondiale, quando il valore del metallo prezioso di una moneta superava il suo valore nominale? Io no, non ero ancora nato. 😁 Quando, durante e soprattutto dopo la Grande Guerra, le materie prime scarseggiarono e i prezzi dei metalli preziosi aumentarono, causando una carenza di spiccioli, i francobolli furono occasionalmente utilizzati come sostituti. Per garantire che il francobollo di circa 20 x 25 mm - che doveva essere nuovo, intonso - non potesse essere scambiato per un francobollo usato dopo due passaggi di mano, venivano talvolta confezionati in contenitori metallici - spesso di alluminio - o plastici e sigillati con una pellicola (tipo le foto nei medaglioni). Qui i miei che ho avuto l'occasione di prendere ad una mini-fiera, entrambi per 30 Euroni Pur non essendoci una data, i francobolli utilizzati da 5 e 10 Pfenning sono stati emessi solo nel 1921. Su quello che possiamo chiamare "retro", la pubblicità di una ditta di liquori della Bassa Sassonia, la Tebbenhoff, qui sotto in una foto dell'epoca. https://stadtstiftung-fuerstenau.de/ortsteil-settrup/ Alla prossima, Njk =================== Chi fosse interessato ad una bella carrellata di altri esemplari con delle interessanti descrizioni può fare un salto su questo sito: http://www.eryx.it/dentelli/encased.htm
    7 punti
  16. Buonasera a tutti, nuovo arrivo in scuderia Litra68. Cavallo Aragonese di Federico. D/FEDERICVS°°°REX° R/*EQVITAS°REGNI° Cavallo gradiente a dx. Sormontato da una stella, in esergo °*L*° Cavallo Mir 110/3 P/R 16b R2 Esemplare con testa piccola, capelli corti. L'ho soprannominato "hannibal" per via di quella strana mancanza di metallo zona bocca. Probabilmente è un cavallo ribattuto ma non ne sono sicuro. Posto foto mie e foto della casa d'Aste. Aspetto vostri commenti. Saluti Alberto
    7 punti
  17. affermazioni gratuite e quasi offensive per la categoria dei commercianti. O lei è molto giovane, e quindi inesperto, oppure non conosce affatto la varietà del settore e allora lo approfondisca meglio prima di dire sciocchezze sonore come il fatto che siano gli accademici a fare gli expertise. Nessuno nega la grande capacità degli accademici ma - perdoni - sono i grandi commercianti che hanno la visibilità su migliaia di monete ogni anno e riescono, grazie a studio, esperienza, pratica e ... naso.. a distinguere il falso sofisticato che a volte inganna anche i professori piu' consumati. PS i venditori di frutta e verdura, soprattutto quelli dei negozietti che ancora resistono alla grande distribuzione, sono quelli che mi stanno piu' simpatici e trovo la loro attività un bene di pubblica utilità da preservare e incentivare
    7 punti
  18. Ciao amici Condivido sempre molto volentieri 🥳🤩 la seconda aggiudicazione dell’asta Nomisma 69. Si tratta di un esemplare di buona qualità (slabbato MS 63 ed ora liberato dalla plastica) di un raro millesimo di Vittorio Emanuele II, anno di grazia 1872, zecca Roma. Personalmente non amo in modo sviscerato le patine particolarmente pesanti, tuttavia in questo caso mi hanno veramente stregato sia la qualità dei rilievi, pressoché intatti, che questa meravigliosa colorazione iridescente con tratti caratterizzati da riflessi marroni, dorati, ambra. Quel che paiono graffi nei campi al D in realtà non sono sul metallo, ma sono variazioni di colore della patina, che probabilmente derivante da Antica Raccolta, si è formata in modo moderatamente disomogeneo. Questo esemplare va a sostituire un brutto qBB con graffi e direi che lo fa egregiamente. Punto di arrivo? Probabilmente si perché andare sugli MS65 per questa data è davvero impegnativo, ma anche semplicemente solo a trovarla pur avendone la possibilità economica. Questi monetoni hanno circolato e reperire queste conservazioni e’ una impresa tanto è vero che la cercavo da 5/6 anni. Non ho dovuto sostenere battaglie neanche in questo caso e con Domenico in azione in asta possiamo dire che il fattore Q ha giocato un suo ruolo decisivo 😳🤣🤗. Buona serata a tutti
    7 punti
  19. In merito a tale complesso argomento occorrono almeno un paio di precisazioni, in primo luogo è vero che le valute usate nelle varie piazze erano molteplici ma bisogna considerare che quelle usate principalmente nel commercio internazionale e nei grandi scambi erano sempre poche, nel periodo altomedievale vennero usati dapprima solidi e iperperi bizantini, in alcuni casi anche monete di derivazione islamica come dinar o quarti di dinar, quest'ultimi soprattutto in Italia meridionale ma anche in alcune piazze come Pisa e Genova, poi nel tardo medioevo, dal trecento in poi, dominarono fiorini e ducati d'oro, i primi nelle piazze dell'Europa occidentale e centrale (Spagna, Francia, Germania, Fiandre, Boemia e Ungheria) i secondi nel levante mediterraneo (Isole dell'Egeo, Anatolia, Cipro, Siria ed Egitto fino all'India), gli operatori mercantili che viaggiavano e commerciavano a livello internazionale si procuravano e usavano preferibilmente tali valute, ma in ogni caso va sempre tenuto conto che il saldo in moneta occupava solo parte degli scambi che normalmente, soprattutto in occasione delle fiere internazionali (Ginevra, Lione, Piacenza, etc..) avveniva merce contro merce, ciò che rimaneva in più da saldare per completare lo scambio poteva essere appunto evaso in monete, generalmente mediante strumenti creditizi come le lettere di cambio che comprendevano i costi del passaggio da una valuta all'altra a seconda delle piazze in cui erano emesse... In secondo luogo bisogna sempre ricordare che la moneta usata negli scambi internazionali in epoca medievale e moderna e per tutto il periodo del gold standard (fino alla prima guerra mondiale sostanzialmente) era a carattere "reale", cioè valeva per il metallo prezioso contenuto, la moneta cosiddetta fiduciaria, il cui valore non era legato al metallo prezioso ma era stabilito più o meno arbitrariamente dall'autorità pubblica che la emetteva, era in quei periodi limitata al solo mercato interno a ciascun paese e agli scambi ordinari e minuti del quotidiano, in pratica le monete d'oro e quelle d'argento di grosso modulo ed alto intrinseco potevano essere tutte usate ovunque da ciascun viaggiatore che le portasse con sè dal proprio paese, erano sostanzialmente valutate a peso di metallo come "moneta merce" trascurando ovviamente il valore nominale attribuito loro nei paesi di emissione, ogni piazza soprattutto in epoca moderna si era dotata di organizzazioni e istituzioni apposite che avevano il compito di preparare tariffe e bandi con cui ogni moneta a carattere internazionale, soprattutto quelle più diffuse, era ragguagliata alla valuta propria della piazza di riferimento... Un esempio classico di scambi monetari a grande distanza in epoca moderna è il grande commercio internazionale tra mercanti europei e paesi orientali, Impero Ottomano, Persia, India e Cina, dal cinquecento in poi, animato da enormi quantità di argento monetato, soprattutto in forma di pezzi da otto reales spagnoli o delle colonie spagnole, che venivano radunati in massa e trasportati attraverso il Capo di Buona Speranza nei mercati orientali in cambio delle merci locali, spezie, seta, cotone porcellane, prevalentemente, tali monete valevano per il loro peso e quantità d'argento contenuto, in Persia e India dopo essere state pesate nelle dogane dei porti di arrivo, Bandar Abbas, Ormutz e Surat, venivano portate nelle zecche locali per essere fuse e con il metallo ottenuto coniare monete tipiche di quegli imperi, gli abbasi e le rupie... Per approfondire al meglio gli arcani del monetame in epoca medievale ecco il testo a mio avviso migliore: https://www.amazon.it/Money-its-Use-Medieval-Europe/dp/0521375908/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&crid=3NZUYDW0FBQE5&dib=eyJ2IjoiMSJ9.r_tfbu2LTbie8sVq6M6Y5lVianrPRKh_cQDzABQdN1Q3J1h5Q9Azy6DQmZlStsHLEr9gICosjYy6rReMcfXnTOAP6F8yfJGh-XGjBQPyg7g.k_rTgKxY9UsTxdYgnnqmovaXi071BOju7fWAjW0ndkk&dib_tag=se&keywords=spufford+money&qid=1715189838&sprefix=spufford+money%2Caps%2C113&sr=8-1
    6 punti
  20. Martedì 7 maggio alle ore 20:45 al CCNM (Via Kramer, 32 Milano. Citofono SEIDIPIU') si terrà una riunione informale, condotta dal Socio Giancarlo Mascher, su la monetazione milanese durante la reggenza di Maria Teresa d'Austria (1741 - 1780). Verranno presentate monete, medaglie, editti e documenti del periodo Teresiano.
    6 punti
  21. Ciao Nicolò e complimenti per l'ennesima dimostrazione di come sia semplice autoprodurre una variante o variazione di colore. Sarei curioso di vedere se lo stesso effetto lo si può ottenere sulla Testina di un 50 lire Buoi.... a no, dimenticavo che gli errori di stampa avvengono solamente su banconote comuni, meglio se circolate.
    6 punti
  22. Buonasera, continuando il quadro collezionistico dell’”anarchia militare”, condivido un antoniniano di Gordiano III con Iovi Statori sul rovescio (FIG 1). La moneta: D: GORDIANVS PIVS FEL AVG Busto di Gordiano III, radiato, drappeggiato e corazzato, verso dx. R: IOVI-STATORI. Giove nudo in piedi, di fronte, che guarda a dx, un fulmine nella mano sx, con la dx tiene e si appoggia a un lungo scettro. Antoniniano; AG Mistura; titolo 450 %0; 241-243 d.C.; Roma; gr. 4,14; mm. 20; Asse conio: 12; qSPL; Tipo: RIC 84. RCV 8615. Nella politica monetaria di Gordiano III si segnala nuovamente l’emissione dell’antoniniano, assente sotto Alessandro Severo e Massimino I. Ed è un’emissione di grande volume, sollecitata, a quanto posso capire, da due cause concomitanti. Una è l’aumento della domanda di moneta legata ai crescenti costi militari (stipendi, elargizioni etc.); l’altra è la necessità di riempire i vuoti di circolante determinati dalla tesaurizzazione, occultamento o fusione dei denari degli imperatori precedenti, conseguenza del ridotto contenuto di fino dei nuovi antoniniani, di peso solo nominalmente pari a un doppio denario[1]. Nel Sear[2] trovo che - dalle prime emissioni alla fine del regno di Gordiano III- il titolo dell’antoniniano scese dal 48% al 42%, e il peso da gr. 4,50 a 4,20. Forzoni[3] suggerisce invece valori medi, ovvero un titolo al 45% e un peso di gr. 4.36 (1/75 di libbra). La moneta in discussione (gr. 4.14) sarebbe quindi di poco sotto il limite minimo indicato dal Sear; ma immagino che sussista una certa tolleranza su tali valori, o che magari il consumo di una moneta già leggera possa portarla sottopeso. La legenda del rovescio è al dativo, Iovi Statori, quindi “a Giove Statore”. In altro tipo di Gordiano (RIC 85) si legge invece Iovis Stator, che sulle prime immaginavo dovesse essere integrato come genitivo, Iovis Stator(is), salvo trovare però il seguente accenno sul RIC “Iovis Stator, old nominative”[4]. Comunque sia, non so se le differenze di caso indichino una qualche sfumatura di significato oppure siano del tutto equivalenti. Grazie per ogni correzione e chiarimento. L’appellativo Stator indica Giove “che ferma” e fa star saldi, con riferimento alla battaglia (ca. metà dell’VIII sec. a.C.) tra i Romani guidati da Romolo e i Sabini di Mezio Curzio in seguito al celebre ratto, combattuta nell’area dove poi sorgerà il foro. In tale occasione Giove, invocato da Romolo, fermò la rotta dei Romani, permettendo loro di resistere e contrattaccare (le donne Sabine posero poi fine al combattimento interponendosi tra le due schiere). Secondo il voto di Romolo[5] , nel luogo dove s’era interrotta la fuga dei Romani fu dedicata al dio un’area sacra poi monumentalizzata nel III sec. a.C.[6] (FIG 2). Nel RIC si suggerisce che il riferimento a Giove che mantiene salde le fila sia motivato dalla pressione persiana sul fronte orientale. Nota: Nella seguente parte del post ho peccato di entusiasmo storico-dilettantesco e mi sono soffermato forse troppo a lungo sulla redazione di una nota biografica di Gordiano III. Me ne scuso. In ogni caso è facile ometterne la lettura. Ho comunque cercato nelle note di rinviare alle fonti storiografiche, per chi fosse interessato a una loro lettura diretta; e ho citato alcune discussioni che nel forum avevano già affrontato diversi argomenti, scusandomi in anticipo per le eventuali e assai probabili omissioni. Gordiano III, nota biografica[7] (Marco Antonio Gordiano Pio, 225-244, regno 238-244). Le vicende che portano all’elezione di Gordiano III si susseguono rapide e convulse nell’anno dei sei imperatori (238 d.C.)[8]. Sostenuti dal senato, Gallieno I e il figlio Gallieno II, rispettivamente nonno e zio di Gordiano III, avevano trasformato una rivolta innescata in Africa da un troppo rapace procurator fisci in un tentativo insurrezionale contro l’imperatore Massimino I. La rapida eliminazione dei due Gordiani da parte del governatore della Numidia Capeliano, rimasto fedele a Massimino anche a causa di una rivalità personale con Gordiano I, fu seguita da un nuovo tentativo senatoriale, che stavolta ebbe successo, con l’elezione di Pupieno e Balbino, già membri della giunta istituita per la difesa di Roma contro Massimino (XX Viri Ex S.C. Rei Publicae Curandae). L’uccisione di Massimino e del figlio Massimo per mano dei propri soldati durante l’infruttuoso assedio di Aquileia lasciò i due nuovi imperatori “consolari” vittoriosi ma litigiosi, poco amati e incapaci di gestire il conflitto tra le diverse fazioni in lotta a Roma, tanto da finire a loro volta massacrati dai pretoriani dopo solo tre mesi di governo[9]. Gli stessi pretoriani acclamarono imperatore il giovanissimo Gordiano III, che aveva conquistato la benevolenza del popolo e dell’esercito, al punto che già Pupieno e Blabino avevano dovuto associarlo come Cesare nonostante la giovanissima età[10]. La tutela del tredicenne imperatore fu per i primi tre anni appannaggio soprattutto delle forze senatoriali ma anche di una composita compagine cortigiana. A questo periodo risale tra l’altro l’exautoratio della legioIII Augusta, che al comando di Capeliano aveva represso la rivolta dei due Gordiani. Domato un tentativo di usurpazione da parte del proconsole Sabiniano in Africa, un nuovo assetto di governo fu infine determinato dal matrimonio dell’ormai sedicenne imperatore con Furia Sabina Tranquillina (FIG 4), figlia del prefetto del pretorio Gaio Fulvio Sabinio Aquila Timesiteo. Colto, capace e rispettato, Timesiteo (FIG 5) seppe da un lato guadagnarsi dal senato il titolo di Protettore della Repubblica, mentre dall’altro, in quanto capo dei pretoriani e suocero di Gordiano III, diventava il vero imperator di Roma. Riguardo la politica estera, la stabilizzazione del confine danubiano era iniziata già sotto Pupieno e Balbino, contenendo le tribù di Carpi e Goti grazie all’azione militare e diplomatica del governatore della Moesia Inferiore Tullio Menofilo, già efficace difensore di Aquileia, che merita citare anche per aver stabilito una zecca a Marcianopoli (FIG 6). Nonostante i suoi successi, o forse proprio a causa di questi, Menofilo sarà di lì a poco sollevato dal suo incarico da Timesiteo, il quale nel 241 volgerà la propria attenzione al fronte orientale, impegnandosi contro i Sasanidi. La campagna in oriente fu inizialmente segnata da promettenti vittorie (battaglia di Resaena) e riconquiste (Antiochia, Carrhae, Nisibi…) interrotte però dalla morte di Timesiteo lungo la via per Ctesifonte, in circostanze non chiarite. Il comando del pretorio passò un suo stretto collaboratore, Marco Giulio Filippo, originario della provincia d’Arabia. Da qui le fonti divergono. Secondo la narrazione persiana (Res Gestae Divi Saporis) Gordiano III, privato della guida di Timesiteo, cadde in battaglia in occasione di una grave sconfitta subita dai Romani a Mesiche (40 Km dall’odierna Baghdad). Sapore I ribattezzò la località Peroz-Shapur ("Sapore vittorioso") e celebrò la vittoria in bassorilievi monumentali nei quali si scorgono Gordiano III a terra (FIG 7), calpestato dal cavallo del re persiano, e il suo successore Filippo l’Arabo[11] in atteggiamento implorante (Filippo si sarebbe infatti piegato a un trattato di pace assai oneroso, per tornare rapidamente a Roma e consolidare la propria posizione). La sconfitta di Mesiche non trova però conferma nei racconti di parte romana, nei quali la morte di Gordiano è piuttosto attribuita all’ambizione di Filippo. Nella versione di Zosimo[12] il nuovo prefetto del pretorio avrebbe ritardato intenzionalmente i rifornimenti all’esercito facendone apparire responsabile Gordiano III, il quale sarebbe finito vittima dei soldati esasperati, mentre al contempo veniva fatta circolare la falsa notizia della morte dell’imperatore per malattia. L’espediente della falsa notizia sulle cause della morte di Gordiano è citato anche nella versione dell’Historia Augusta[13], la quale narra però che Filippo avrebbe inizialmente manovrato per assumere il ruolo di co-augusto e tutore di Gordiano, dunque per occupare una posizione non dissimile da quella che aveva rivestito Timesiteo. Gordiano, irritato dall’atteggiamento autoritario di Filippo, avrebbe tentato di contestarne il potere nel corso di un drammatico confronto di fronte all’esercito riunito. Ritrovatosi però in minoranza, avrebbe prima chiesto di essere riconosciuto come Cesare, poi di ottenere la carica di prefetto del pretorio, infine di avere almeno il grado di generale e salva la vita. Respinta anche quest’ ultima richiesta, il diciannovenne Gordiano III venne trascinato via e ucciso. Nel compendio di Eutropio[14] si afferma invece che Gordiano sarebbe caduto in un’imboscata tesagli da Filippo sulla via del ritorno, quando era ormai prossimo alle frontiere romane; mentre Aurelio Vittore[15] lo fa vittima di non meglio specificati “intrighi” di Filippo. E’ probabile che simili ricostruzioni riflettano un atteggiamento storiografico volto a mettere in cattiva luce Filippo, il cui coinvolgimento nella morte di Gordiano rimane probabile ma non certo. Nella versione di Zonara[16], meno accusatoria, lo si dice perdere la vita in seguito alle ferite riportate in una caduta da cavallo. L’esercito avrebbe poi costruito un cenotafio in onore di Gordiano III a Circesium, sull’Eufrate, mentre il nuovo imperatore, probabilmente consapevole della considerazione di cui aveva goduto Gordiano, ne evitò la damnatio memoriae, concedendo anzi privilegi ai parenti e addirittura celebrandone l’apoteosi. L’Historia Augusta conclude la propria narrazione sottolineando però maliziosamente un ultimo atto di “sottrazione impropria” attribuito a Filippo. Gordiano aveva infatti progettato di allestire il proprio trionfo persiano impiegando il parco di animali esotici presente in quel momento a Roma (elefanti, ippopotami, leoni, giraffe etc., dei quali viene fornito un elenco dettagliato), nonché mille coppie di gladiatori imperiali. Animali e uomini che saranno invece sfruttati da Filippo nei giochi allestiti per la sua celebrazione del millenario di Roma. [1] Seguendo quel comportamento della circolazione (legge di Gersham) per il quale la moneta cattiva (qui l’antoniniano) scaccia quella buona (il denario precedente). Ricavo le spiegazioni da una risposta di @caiuspliniussecundus all’interno di un esauriente post sulla biografia di Gordiano III (vedi nota 7). [2] D.R. Sear, Roman Coins and their Values, ed. 2005, vol. III, p. 117. [3] A. Forzoni, La moneta nella storia, vol. III, p. 86. [4] The Roman Imperial Coinage (1949), Vol. IV, part III, pag 10. [5] Tito Livio, Storia di Roma dalla sua fondazione, I, 12. [6] Le ipotesi di collocazione e le fasi edilizie delle diverse sedi del culto di Giove Statore sono complesse e dibattute. Cito ad es. le possibili tracce del primo santuario emerse durante gli scavi dell’Università La Sapienza diretti da Andrea Carandini e Paolo Carafa (2013). Da ricordare anche la tradizionale identificazione della seconda fase del Tempio di Giove Statore con il cosiddetto Tempio di Romolo, tuttora esistente. Un altro tempio dedicato a Giove Statore era invece inglobato nel Portico di Ottavia. [7] Vedi la biografia di Gordiano III curata da @Illyricum65, che illustra in parallelo le vicende storiche e le emissioni monetali: https://www.lamoneta.it/topic/73167-gordiano-iii/#comment- [8] Vedi su questo tema @Quintus: https://www.lamoneta.it/topic/200945-238-lanno-dei-sei-imperatori/ [9] La particolare ferocia con cui si sarebbero svolti i fatti è descritta da Elio Erodiano, Storia dell’impero dopo Marco Aurelio, VIII,6-8. Zosimo (I,16,2) riporta invece una versione diversa, secondo la quale Pupieno e Balbino, nemmeno indicati come imperatori, furono messi a morte perché colpevoli di congiura. [10] Erodiano, per sottolineare l’età precoce e inadatta al governo di Gordiano, narra che quando fu chiesto come Cesare dal popolo “furono spediti alcuni con ordine di prenderlo, e questi, trovatolo a giocare, se lo presero in braccio…” (VII,10,7-8). [11] In verità l’identificazione dei personaggi è dibattuta. Un riesame complessivo della questione è in un articolo del 2015: Ehsan Shavarebi, Roman ‘Soldatenkaiser’ on the Triumphal Rock Reliefs of Shāpūr I - A Reassessment. [12] Zosimo, Storia Nuova, I, 18-19. [13] Giulio Capitolino, Historia Augusta, I tre Gordiani, XXX, 1-9. [14] Eutropio, Breviarium ab urbe condita, IX, 3. [15] Aurelio Vittore, De Cesaribus, 27,7. [16] Zonara, L'epitome delle storie, XII, 17.
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  23. Quelle che per un motivo o per l'altro non furono mai emesse/usate. Un caso interessante sono i biglietti dell'Isola dei Pini, Nuova Caledonia. L'idea fu dell'ex-capitano della marina britannica Robert Towns, che dopo la carriera da marinaio si diede al commercio e nel 1843 fu inviato in Australia come agente del mercante londinese Robert Brooks. All'epoca la Nuova Caledonia non apparteneva ancora formalmente a nessuno ma Towns era convinto che prima o poi gli inglesi avrebbero preso possesso dell'arcipelago, quindi nel 1848 pensò che se avesse creato una valuta locale dell'Isola dei Pini, dove aveva un negozio per il commercio del legno di sandalo, questa sarebbe stata ufficialmente riconosciuta dal futuro governo britannico della Nuova Caledonia. Per realizzare il suo piano contattò Henry Cooper Jervis, un pittore e incisore australiano che aveva disegnato dei francobolli, e gli affidò il compito di produrre una lastra di rame ora conservata in una biblioteca di Sydney. Da quella furono stampati un prototipo e diverse prove su carta comune, alcune esistenti ancora oggi. Robert Towns (1794-1873)
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  24. ... s'incontrano al bistrot. No, questa è un'altra storia! Stasera racconto del contenuto della busta che ho postato qualche tempo fa: Nel 1942, e di nuovo nel 1943, le allegorie fino ad allora comuni sulle banconote vessero sostituite da un pescatore in azione e da un giovane pastore per evocare - in modo meno bucolico e più realistico - tutte le attività agricole e di pesca. Inoltre, per ancorare ulteriormente queste innovazioni alla realtà, la maggioranza dei temi acquisì anche una dimensione territoriale fino ad allora insolita al rovescio. Ad esempio il pastore ai Pirenei e il pescatore alla Bretagna, attraverso paesaggi caratteristici e, soprattutto, costumi tradizionali. Alcune di queste evocazioni regionaliste sottolineavano anche i valori della famiglia e religione molto più ostentatamente dei putti usati in altre occasioni. Il 5 franchi Berger / Pastore è una banconota emessa dalla Banque de France nel 1943, creata dall'artista Clément Serveau. Questa banconota fu messa in circolazione durante l'occupazione tedesca della Francia durante il famigerato regime di Vichy. Fu un comune mezzo di pagamento, ma volle anche ricordare la storia della Francia in questo periodo, in altre parole, il ritorno al valore del lavoro e lo sviluppo delle regioni. Formato: 65 x 100 mm. - Giovane pastore dei Pirenei, con berretto, che tiene un bastone nella mano destra. Sullo sfondo un piccolo villaggio con un paesaggio montuoso. - Donna di Agen che indossa abiti tradizionali, un drappo in testa, una sciarpa che le copre le spalle, una collana con una croce e, sullo sfondo, fiori multicolori che formano una cornice. In basso a destra, accanto al valore della banconota, è scritto “Il falsario sarà punito con i lavori forzati a vita” (Parbleu ! 😁) Per oggi è tutto, si continua più avanti! Au revoir, le Njk
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  25. Buonasera a tutti. Belle e rare... semplicemente Mezze Piastre!
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  26. Condivido volentieri questo esemplare entrato in raccolta. Lotto 131 Asta Sima 3 19.4.2024 Collezione @ilnumismatico REGNO D’ITALIA - Vittorio Emanuele III (1900-1943) - 1 lira 1902 Aquila Sabauda Roma. Gig. 128, AG gr 5,01 Conservazione ECCEZIONALE! Grading/Stato: FDC ECCEZ “ Il potere liberatorio delle monete da 2 lire, per i pagamenti tra privati, fu fissato a 50 lire [MdF 1940, p. 59, tab. II]. Le monete da 2 lire in argento, del tipo "Aquila spiegata", furono coniate dal 1901 al 1907, complessivamente, in 4.690.502 pezzi, per un totale di 9.381.004 lire [Carboneri 1915b, pp. 884-885, tab. B1; MdF 1940, p. 49, tab. A3]. Le monete da 2 lire e da 1 lira in argento, furono ritirate dalla circolazione dal dicembre 1917 al 30 aprile 1918, in forza del DL 1550/1917 [Lanfranco 1932b, p. 315], e sostituite da Buoni di cassa cartacei di pari valore nominale. Questa misura fu presa in via precauzionale in quanto, a causa del rincaro dell'argento e della svalutazione progressiva della Lira, il valore intrinseco del metallo veniva ad eguagliare prima ed a superare poi il valore nominale monetario. Il metallo ricavato dalle monete ritirate fu poi utilizzato, a partire dal 1926, per la coniazione delle monete da 10 lire del tipo "Italia su biga" e di quelle da 5 lire del tipo "Aquila romana", che, avendo le medesime caratteristiche e tolleranze di peso e di titolo, andavano a sostituire, quasi dieci anni dopo, come moneta metallica [Lanfranco 1933b, p. 139; id. 1933c, p. 269]. Tra le monete aventi la legenda del contorno composta dai tre motti fert, in incuso tra nodi e rosette, se ne possono trovare alcune in cui, seppur raramente, per la consunzione, deformazione o rottura, dovuta all'usura delle lettere f, e, r e t poste in incuso sulla ghiera, uno, due o tutti i tre motti si presentano alterati in fekt, fent, fept, feri, ffkt, ffrt, fih, fikt, fkrt, iiki o iirt. Più frequentemente, invece, può capitare che, per l'errata disposizione della ghiera, vi siano delle monete che presentano la legenda del contorno impressa al contrario, ossia quando i tre motti fert appaiono capovolti rispetto alla faccia del dritto.” https://catalogogigante.it/monete-italiane/regno-ditalia/vittorio-emanuele-iii-di-savoia-1900-1936-re/2-lire-aquila-spiegata-27-mm-9.452-10.050-g-ag/moneta?mpe=2&aal=2-9-42-0&tip=42-127-0-866-2&cnu=1394
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  27. @Stilicho Forse ho scoperto l arcano, il peso non è in grammi ma in grani
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  28. Un po’ di storia non fa mai male. ” Per commemorare il 50° anniversario della proclamazione del regno d'Italia, furono coniate, in forza del RD 830/1910, delle monete da 50 lire in oro, da 5 lire e 2 lire in argento e da 10 centesimi in bronzo; questa serie è oggi conosciuta con la denominazione di "Cinquantenario". La coniazione di queste monete fu decisa, su proposta del Presidente, durante la seduta della Commissione monetaria del 18 gennaio 1910, nel corso della quale fu scelto all'unanimità il Prof. Domenico Trentacoste quale modellista ed a cui, dopo avere scartato l'idea di raffigurare nella serie monetale in oggetto il monumento a Vittorio Emanuele II, fu lasciata carta bianca nella scelta dei modelli. Nella seduta del 7 maggio del 1910 il Trentacoste presentò alla Commissione un modello per il dritto e due per il rovescio delle monete. Dopo avere decretato un unanime plauso all'autore dei modelli, la Commissione decise di adottare, oltre a quello del dritto, entrambi i modelli del rovescio; uno da utilizzarsi, il più largo nelle linee e con carattere di maggiore ampiezza, per le monete più piccole (2 lire e 10 centesimi) e l'altro, più ricco di particolari e più minuto, per le monete più grandi (50 lire e 5 lire) [Lanfranco 1932b, p. 300]. Queste monete, riportano, nel rovescio, l'allegoria dell'Italia, generata da Roma, che, dopo cinquant'anni di regno sabaudo, da nazione prevalentemente agricola, rappresentata da un aratro infiorito (50 lire e 5 lire) o ornato di frutti e spighe (2 lire e 10 centesimi) è diventata potenza militare, rappresentata da una nave da guerra (50 lire e 5 lire), e commerciale, rappresentata da una nave mercantile (2 lire e 10 centesimi). Carboneri [1915b, p. 843, tab. A1], ripreso poi da altri autori, descrive, probabilmente condizionato dalla presenza della nave sullo sfondo, il tipo del rovescio di questa emissione come "Italia marinara"; tuttavia, la Relazione sui Servizi della Regia Zecca del MdT [1912, pp. 35, 37, 40] non riporta mai il termine "Italia marinara" per questo tipo di monete, ma lo associa, invece, alle monete da 2 centesimi e 1 centesimo (la cui serie comprende anche quelle da 10 centesimi e 5 centesimi) coniate a partire dal 1908 e conosciute come "Italia su prora" o "Donna su prora". Delle monete da 50 lire ne circolarono solo pochi esemplari, poiché ricercati per le raccolte numismatiche [Carboneri 1915b, p. 515]. Tutte le monete di questa serie presentano l'asse del rovescio allineato a quello del dritto, contrariamente a tutte le altre della monetazione che le comprende, che riportano, invece, l'asse del rovescio ruotato di 180° rispetto a quello del dritto. Le monete in argento da 5 lire e 2 lire di questo tipo, presentano l'effigie sovrana rivolta verso sinistra e non verso destra, come era sempre avvenuto e continuerà poi ad essere per le monete di questo materiale. Nonostante la Convenzione con la Lega monetaria latina, causa le mutate condizioni economiche, prevedesse che, a partire dal 1862, le monete in argento da 2 lire, 1 lira, 50 centesimi e 20 centesimi dovessero essere coniate con il titolo di 835 millesimi ed avere corso legale limitato, quelle da 5 lire continuarono ad essere coniate con il titolo di 900 millesimi e ad avere corso legale illimitato. In questo modo la coniazione delle monete da 5 lire in argento veniva riservata unicamente ai privati, proibendosi implicitamente allo Stato di proseguirne per proprio conto la fabbricazione. Per effetto della L 788/1862, i privati conservavano la facoltà di richiedere dalle zecche dello Stato la coniazione delle monete da 5 lire; essi, secondo quanto stabilito dal RD 370/1861, dovevano pagare, quale diritto di coniazione, 1,72222 lire per ogni chilogrammo d'argento fino lavorato; cosicché, l'argento fino monetato a pieno titolo (900 millesimi), dedotti i diritti di coniazione, veniva ad avere il valore di 220,50 lire al chilogrammo. Pertanto, il valore intrinseco delle monete d'argento a pieno titolo era di 222,22222 lire al chilogrammo. Tuttavia, a seguito di quanto stabilito dalla Convenzione addizionale della Lega monetaria latina del 31 gennaio 1874, si cercò di limitare la coniazione di queste monete e, causa la diminuzione del prezzo dell'argento, si procedette al ribasso dell'accetazione in zecca dell'argento, da 220,50 lire a 218,88 lire al chilogrammo, al fine di impedire che i privati richiedessero ingenti coniazioni con lo scopo di lucrare sulla differtenza di prezzo fra il metallo e la moneta [Carboneri 1915b, pp. 296, 299, 340-341, 482]. Successivamente, fu emanata la L 2651/1875, che autorizzava il governo a dare esecuzione alla citata Convenzione del 1874, e, nel 1877, a seguito uno scambio di note diplomatiche tra i Paesi della Lega, si decise, sempre a causa del continuo deprazzamento dell'argento, di sospendere definitivamente in tutti gli Stati la coniazione delle monete da 5 lire. Fu comunque concesso all'Italia di eseguire nel 1878 un'ulteriore coniazione, poi effettuata sia a nome di Vittorio Emanuele II sia a nome di Umberto I, nel frattempo asceso al trono d'Italia. Infine, a seguito della Convenzione della Lega monetaria latina del 5 novembre 1878, fu sancita la sospensione definitiva della coniazione delle monete da 5 lire, salvo poterla eventualmente riprendere tramite l'accordo unanime degli Stati contraenti. L'Italia, ottenne a stento la facoltà di coniare, utilizzando delle piastre borboniche giacenti presso il Tesoro, un ulteriore quantitativo di monete da 5 lire, rinunciando ad utilizzare le altre monete antiche di argento in ulteriori coniazioni del genere [Carboneri 1915b, pp. 300, 348, 477, tab.]. Tuttavia, in Italia, queste monete furono coniate anche nel, 1901, 1911 e 1914. Le monete da 5 lire in argento, del tipo "Italia e Roma genitrice", furono coniate nel 1911 in 60.000 pezzi, per un totale di 300.000 lire [MdT 1912, p. 35; Carboneri 1915b, pp. 886-887, tab. B1; span data-note-bib=303>MdF1940, p. 49, tab. A3]. Tra le monete aventi la legenda del contorno composta dai tre motti fert, in incuso tra nodi e rosette, se ne possono trovare alcune in cui, seppur raramente, per la consunzione, deformazione o rottura, dovuta all'usura delle lettere f, e, r e t poste in incuso sulla ghiera, uno, due o tutti i tre motti si presentano alterati in fekt, fent, fept, feri, ffkt, ffrt, fih, fikt, fkrt, iiki o iirt. Più frequentemente, invece, può capitare che, per l'errata disposizione della ghiera, vi siano delle monete che presentano la legenda del contorno impressa al contrario, ossia quando i tre motti fert appaiono capovolti rispetto alla faccia del dritto.” https://catalogogigante.it/monete-italiane/regno-ditalia/vittorio-emanuele-iii-di-savoia-1900-1936-re/5-lire-1911-italia-e-roma-genitrice-37-mm-24.675-25.075-g-ag/tipologia?mpe=2&aal=2-9-42-0&tip=42-125-0-1523-2
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  29. Buonasera a tutti, Condivido anche il mio esemplare di Otto Tornesi 1816 taglio con rigatura. Differenzia da quello di @Chuck per avere il rombo dopo FERDINANDUS Riferimento : Magliocca 435/a R5
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  30. Come ulteriore dettaglio riporto l'immagine del segno segreto che l'incisore Giuseppe Masini volle introdurre nella stampa di questi francobolli: come si nota le lettere riportate sui 7 valori compongono il nome dell'incisore. Il problema che si pone in questa tipologia di francobollo è la scelta, forse infelice, del colore rosaceo che ha portato a tonalità con varietà diverse, la carta filigranata non fu mai uniforme nel tempo cambiando di spessore con la distanza dei gigli Borbonici abbastanza ampia per cui, come detto da @PostOffice, non sempre è possibile rinvenire tale filigrana. Inoltre anche la disposizione della filigrana può risultare differente perché i fogli erano disposti a mano sotto il torchio in modo differente. Su alcuni pezzi non è semplice distinguere il segno segreto oppure non è sempre visibile ma molti valori di tale emissione furono falsificati per frodare la posta. Per quanto riguarda il 2 grana postato da @Federr ho alcuni dubbi sullo spessore estero dei margini e sul valore riportato in basso perché esiste un falso con la G senza puntino seguito dal 2 leggermente inclinato a sx...ma c'è bisogna di un'analisi più approfondita. Le foto rimangono foto per cui è sempre consigliabile una perizia accurata ed il mio è un parere da vecchio collezionista ed amante del Regno di Napoli. Comunque è pezzo della filatelia da avere in collezione.
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  31. Deve essere minuscola.. e' il "segno segreto di riconoscimento" che fu posto dal disegnatore come antifalsificazione. Vedi quante cose si imparano a frequentare le persone giuste che ti danno lezioni di filatelia per il solo fine di fare appassionare a questo hobby piu' persone possibili.
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  32. Cari amici buonasera a tutti. Condivido volentieri 🤣 un pezzo entrato in collezione da qualche mese. Si tratta di un 20 lire Littore anno V non proprio da mercatino domenicale ovvero una Prova senza ritocco - Ghiera liscia Luppino PP137 AG (g 14,99) R4 Qualche hairline ma per il resto e’ abbastanza a posto. Grazie della Vostra attenzione e buon ponte del 25 aprile ovunque Voi siate o sarete!
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  33. @Fondamentale.....a mio avviso è fondamentale (appunto) partire da un presupposto, ovvero monete di quest' epoca, possono essere veramente fdc, se non anche eccezionali? Mio personale modo di vedere, no. Fermo restando, che non voglio criticare questo grande pezzo, perchè si vede che è un gran bel pezzetto di storia. Sarò molto "Teveriano" nella "severità" , ma sono semplicemente miei modi di vedere la numismatica nel tempo. Vanno quindi e comunque i miei complimenti a chi ha acquistato questa piastra di notevole pregio e per la sua stupenda conservazione 💪 👌
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  34. qui c'è la crème de la crème della numismatica, ma nessuno ha capacità divinatorie. A me piacerebbe. La sai quella del tizio che chiede a suo nonno: "Nonno, ho messo via 50.000 euro, ma non so se sposarmi o comprarmi una bella auto nuova..." Il nonno risponde: "Dà retta, comprati una bella auto nuova, così almeno se te la fottono te ne accorgi"
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  35. Poi… a me non risulta che la “numismatica” studiata sia solo appannaggio delle università e dottorati vari…. Basti vedere i maggiori studi ed i testi di riferimento …da chi sono stati scritti … Pertanto, cerchiamo di non screditare il lavoro di chi non è accademico , di chi non ha dottorati e magari di chi non è nemmeno laureato, ed impariamo a saper apprezzare i contenuti …
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  36. 6 punti
  37. Buonasera a tutti, come proposto da @Layer1986 apro una discussione sui Cavalli di Filippo IV. Una discussione di Confronto Iconografico. Inizio con il postare il mio Cavallo Filippo IV Rif. Magliocca sulle Vicereali al n°147. Aspetto i vostri esemplari per confronto. Saluti Alberto
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  38. È passato molto tempo da questo mio intervento. Purtroppo la mia biblioteca non è cresciuta come avrei voluto a causa dei tanti impegni che negli ultimi anni mi hanno costretto ad accantonare un po’ la numismatica. Qualche piccola aggiunta comunque c’è stata, sempre rimanendo per lo più nell’ambito della monetazione romana repubblicana: - M. H. Crawford, “Roman Republican coin hoards”; - I. Vecchi, “Italian cast coinage”; - A. Santini, “Saggio di catalogo generale delle monete consolari anonime con simboli”; - R. Thomsen, “Early Roman Coinage”; - A. S. Fava, “I simboli nelle monete argentee repubblicane e la vita dei romani”; - A. Banti, “Corpus Nummorum Romanorum”; - C. H. V. Sutherland, “Arte nella moneta”; - C. Gamberini di Scarfea, “La moneta di Roma repubblicana”; - G. Dattari, “Monete imperiali greche “; - S. A. Kovalenko, “Greek coins - Italy and Sicily -; - “Die Münzen der Römischen Republik im Kestner Museum Hannover”; - “Sylloge Nummorum Romanorum - Civiche Raccolte Numismatica - RES PUBLICA” - Circolo numismatico “Astengo”, “Duemila monete della collezione Dattari”. Questo è quanto, al momento. Ad maiora!
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  39. Finalmente sono riuscito a coronare un piccolo sogno biblionummofilo, ho completato la serie di opere di Gianrinaldo Carli dedicate alla numismatica e alla storia monetaria italiana, si tratta di un insieme che cercavo da anni e che, anche grazie alle segnalazioni di @Ricky97, a cui ovviamente reitero i ringraziamenti, sono riuscito da poco a completare... e ne sono molto orgoglioso in quanto il suddetto insieme contiene la prima storia delle monete e zecche italiane dal medioevo al settecento, redatta in maniera organica e sistematica da un solo autore, una vera miniera di notizie ancora oggi molto interessanti e non facili a reperirsi, arricchita da tabelle con valori di monete e merci e tavole illustrate di monete... Di seguito posto le immagini delle opere contenute nei sei volumi...
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  40. Per un euro una banconota che possiedo già in migliore condizioni, ma a questo prezzo non si lascia un pezzetto di storia a svolazzare al vento insieme ad altri biglietti esteri moderni dal valore prossimo allo zero. Entrò in circolazione sul territorio italiano dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, è il nominale più comune, 2 shillings e 6 pence erano equivalenti a 50 lire. Non furono ben accette per la loro impostazione dei valori secondo il sistema monetario inglese, tanto che rispetto le AM-LIRE degli americani circolarono solo fino al 31 luglio 1945 con la possibilità di cambio entro il primo di settembre del 1945. Nel corso del tempo ne ho viste alcune con un 50 scritto a penna sui bordi giusto per ricordarsi che si doveva accettare o spendere per 50 lire.
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  41. Buongiorno e buona domenica a tutti, correvano gli anni 1647-1648, più precisamente dal 22 ottobre 1647 al 5 aprile 1648, 6 mesi circa di lotte sanguicide per sottrarsi al dominio Spagnolo, al controllo dei vicere'. 376 anni dopo (aprile 2024) mi ritrovo in mano (in verità ancora in viaggio) quella che rappresenta la ri-affermazione del potere Iberico nel nostro meridione. Un grano di Filippo IV post Repubblica, una delle tante con data 1648 che sugellano questo passaggio, un chiaro messaggio rivolto al popolo. Ci sarebbe ancora molto da dire ma magari continuate voi con le vostre monete... Riporto Classicazione di Pietro Magliocca " La moneta Napoletana Dei Re Di Spagna nel periodo 1503 - 1680" N°164 Pag.265 Grano 48/48 Sigle GA/C Contrassegno non visibile R2 D/ PHILIPP °IIII °D°G°REX R/ SICILIAE°ET°HIERVSALEM° Saluti Alberto
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  42. Allora signori io sulla mia pagina social, dopo mesi di esperimenti, ho iniziato a pubblicare i primi risultati. Pian piano vi pubblico direttamente qui quello che pubblico li. Inizio con la 2 mila Galileo “azzurrina”. In foto un 2 mila lire “Galileo” prima e dopo il trattamento con un solvente. In alto si presenta “naturale” prima del trattamento, in basso invece dopo il trattamento ha perso il colore giallino che la contraddistingueva in precedenza, lasciando in vista solo l’azzurro sottostante. Per tanti anni si è spacciata la variante “azzurrina” come errore di stampa naturale, in realtà è frutto di alterazione postuma. Per la verità, già a metà anni ‘90, uno studio condotto dal Crapanzano rivelò l’alterazione postuma di molti di questi biglietti. (Articolo uscito nel settembre del 1994 su cronaca numismatica, dal titolo “Svelato il mistero dei numeri verdi”). Ad oggi però mancava la prova pratica, ovvero la foto di un biglietto prima e dopo il trattamento. L’alterazione cromatica può avvenire in decine di modi diversi, posto a scopo illustrativo la foto di uno dei biglietti maggiormente conosciuti, ma esistono decine di varianti che abbiamo testato in prima persona. Possiamo dunque archiviare definitivamente questa triste pratica e bollarla ufficialmente come “alterazione voluta e postuma” ad opera di privati.
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  43. “ Domenico Trentacoste era nato a Palermo il 20 Settembre 1859 ed è morto il 18 Marzo 1933 a Firenze. Figlio di un fabbro, ma di famiglia baronale decaduta, studiò dapprima a Palermo, sotto la guida di Delisi e Costantino e, dopo un breve soggiorno a Napoli, si trasferì nel 1878 a Firenze per completare gli studi. Due anni dopo è nuovamente a Palermo per partecipare ai lavori di realizzazione di un arco di trionfo in occasione della visita del re Umberto I, per il quale realizzò una grande statua in gesso di Minerva seduta. Subito dopo si recò a Parigi dove strinse amicizia con lo scultore Lanzirotti e dove ebbe possibilità di esporre sue opere. Chiamato a Londra dal pittore Edwin Long, espose alla Academy con un vivo successo di pubblico l'opera Cecilia. Da questo momento, ormai famoso e consacrato scultore di forme leggiadre di tradizione classica ma, al tempo stesso, capaci di rivelare una non comune forza espressiva, le sue opere vennero accettate alla Prima Biennale di Venezia, all' Esposizione Internazionale di Firenze, all'Esposizione di Torino, alla III Esposizione Triennale di Brera, a Monza ed in altre mostre prestigicse fino agli ultimi anni prima della morte. Per lunghi anni fu insegnante all'Accademia di Belle Arti di Firenze e un anno prima della scomparsa fu nominato Accademico d'Italia. Nel giugno 1905 si riunì per la prima volta la Commissione permanente Tecnico Artistico Mo-netaria, istituita dal Ministero del Tesoro con il compito di vigilare sulla qualità della produzione nazionale di monete metalliche e banconote. Le scelte tipologiche monetali di quegli anni si muovevano ancora nell'ambito della tradizione iconografica tardo ottocentesca, con schemi compositivi che non lasciavano spazio alla libera creatività dell'artista. Vennero chiamati a collaborare con la Commissione artisti già famosi quali Leonardo Bistolfi, Davide Calandra, Pietro Canonica da Torino ed Egidio Boninsegna da Milano. Nel 1911 in occasione delle celebrazioni indette per festeggiare i primi 50 anni di proclamazione del Regno d'Italia, si decise di realizzare una speciale emissione commemorativa la cui progettazione fu affidata a Domenico Trentacoste e l'esecuzione dei coni all'incisore della Zecca, Luigi Giorgi. La composizione proposta ed accettata, che mostrava una Roma seduta con scettro e globo e una prosperosa Italia, risentiva fortemente del gusto liberty di quel momento e permise di inserire questa moneta del Cinquantenario tra le più belle tipologie monetarie di tutta la produzione del Regno d'Italia. Sullo sfondo è una nave (da guerra ornata di festoni e dallo scudo sabaudo nei tagli da 50 lire oro e 5 lire argento oppure una nave mercantile nei tagli da 2 lire argento e da 10 centesimi in rame) che avanza verso destra, probabile diretta allusione alle mire coloniali della giovane Nazione, mentre un aratro fiorito vuole richiamare la tradizione contadina ed agricola del Paese. Anche il modello della testa nuda del Re che caratterizza tutti i rovesci è opera del Trentacoste, incisa nei conii dallo stesso Giorgi.” https://medagliere-firenze.lamoneta.it/docs/DonoTrentacoste1933-2011.pdf
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  44. @Sabrina142 questo potrebbe essere l'incipit del nuovo libro....... “Papi, come mai stai guardando con la tua lente e con gli occhiali quella monetina piccola, brutta brutta? “È una moneta da due centesimi di Vittorio Emanuele II del 1862... “Ma tu collezioni solo monete russe... Carlotta, ma che tutti chiamano Totta, ha appena compiuto 17 anni e non capisce perché il suo papà tiene chiusa in una scatola foderata di velluto blu quella vecchia monetina consumata dal tempo... “Papi, fra l'altro non mi hai mai detto perché collezioni monete russe! “Hai ragione, Totta. Adesso ti racconto. Tutto nasce a Torino una mattina di dicembre di alcuni anni fa. Mancano due giorni a Natale. In piazza santa Rita, a pochi passi dal Santuario, hanno tirato su da qualche settimana delle casette di legno. Gente con pacchi e pacchetti si ferma a guardarle. I venditori di cibarie hanno piazzato sui banconi piattini colorati con gli assaggi di formaggio, di salame cotto, di pezzetti di pane casereccio con il lardo di Arnad. Ma c'è una casetta diversa dalle altre. Due suorine di un convento bielorusso vendono prodotti dell'artigianato locale. Giovanissime, bellissime. Una mamma con una piccina si avvicina. La piccola, cappottino rosso, bionda, occhi azzurri, guarda incantata la meraviglia di quei colori. Indica alla mamma una bambolina russa da appendere all'albero. Che bella, la bambolina! Ha una abito tutto azzurro e sembra Cenerentola al ballo del principe. Una delle due sorelle incarta il pacchettino. La bambina guarda le matrioske, la suora guarda la bambina. Sorride appena, la suora. Sorride e abbassa gli occhi. Mi avvicino. ' Sorella, avete monete, medaglie? 'No, mi dispiace... Faccio per andarmene, ma la suora mi ferma: 'No, aspetta, prego, aspetta... Dal borsone appare un borsellino. Estrae una moneta. No, anzi, un gettone. È un gettone della metro di San Pietroburgo. 'Grazie sorella, quanto ti devo? 'Niente, niente...regalo... Apro il portafoglio. 'Va bene, allora accetta un'offerta per il tuo monastero... 'Sì, grazie, tanto... 'Sorella, posso chiederti come ti chiami? “Come si chiamava, papi? “Si chiamava Oksana... “Era bellissima? “Sì, ma non era solo questo. Io la ricordo soffusa d'un alone di bontà e di spiritualità che solo gli spiriti sovrani sanno effondere al loro apparire. “Vuoi dire che era un angelo? “Sì, credo di poter dire così. A volte agli umani è dato di conoscere la bellezza di un'anima... “Papi, vicino al paese di quella suora oggi c'è la guerra. Ci sono la violenza, il male e tutto questo è inaccettabile. “Non sono d'accordo, Totta. Io posso accettare il male, perché il bene e il male sono abbracciati, come avvinghiati in ogni essere umano come la vita e la morte. Il bene, il male sono cose dei viventi. Ma quello che non riesco ad accettare è il dolore, lo strazio di una madre che riceve la notizia della morte del figlio, caduto al fronte per una bndiera rossa o per una gialla e azzurra. Il dolore, quello sì è disumano. Ma torniamo ai due centesimi del re galantuomo, come si diceva allora. Dunque, siamo nel 1862. Il ducato di Modena non esiste più, Francesco V è in esilio. Il bisnonno di tuo nonno è stato capitano delle sue guardie e adesso a 47 anni si è ritirato nella sua casa di Castelnuovo Rangone. Il suo primogenito ha otto anni e ha raccolto una monetina caduta chissà come sul pavimento del salotto. È bella, nuova, luccicante. Non ci puoi comprare niente, con due centesimi, forse mezz'etto di pane, forse un dolcetto in panetteria. Ma quella moneta è troppo bella. Il piccolo Domenico va dalla mamma. Ci sarà una scatolina dove conservarla? Sì, c'è, una scatoletta di legno scuro. Sarebbe bello metterci il ritaglio di un velluto, magari blu. Sì, la mamma ha trovato anche quello. “Papi, è vero che il...come si dice...mio quadrisavolo era cavaliere? “Sì Totta era cavaliere di nobiltà ereditaria, titolo conferitogli dal duca di Modena. “E come mai era stato fatto nobile? “É una storia un po' curiosa, a Castelnuovo la chiamavano la nobiltà della scorreggia. “Ma papi! “Sì, ascolta. Il tuo antenato, come capitano delle guardie, era sempre vicino al duca durante gli eventi di corte. Un giorno, durante un pranzo di gala in onere del nuovo ambasciatore di Polonia, il duca molla una scorreggia. Grande imbarazzo dei presenti, ma il suo capitano si inchina verso il duca e a voce alta dice: 'Mi perdoni, altezza! ”Papi, Antonio si era preso la colpa! “Certo, per questo il duca lo fece nobile! Ma torniamo alla monetina, adagiata sul velluto di una scatolina di legno....(continua)
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  45. Buonasera a tutti, vi presento la mia terza piastra in assoluto e la prima di Francesco I Premetto che non sono necessariamente alla ricerca della variante, però, come da titolo, guardando con attenzione la moneta mi sono subito reso conto che al posto della "H" di HIER ci sono in realtà due "I", o detto in altro modo, la barretta orizzontale della H è completamente evanescente. Ho cercato rapidamente in giro ma non l'ho trovato menzionato, anche se poi guardando varie monete dello stesso millesimo ho avuto l'impressione (da foto) che molti esemplari presentano una barretta debole. Che ne pensate? Pareri? Saluti!
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  46. Ne mancano ancora tante di varianti per la Piastra del 1798....
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  47. Io e l'amico @giuseppe ballauri vogliamo ringraziare @dabbenee @El Chupacabra per aver pubblicato il nostro lavoro sul numero #11 del Gazzettino. Grazie ancora. Saluti Raffaele.
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  48. Buonasera a tutti, oggi sono in vena di osservazioni.. Secondo voi è ipotizzabile che ci troviamo davanti a tre busti diversi? Mi piacerebbe leggere le vostre opinioni. Saluti Alberto
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