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  1. Buona serata a tutti. Posto di seguito la foto di una moneta in bronzo (circa 18 mm per 5,30 grammi di peso) che non conosco. Ringrazio tutti coloro che mi potranno aiutare nella identificazione. Cordialità Renzo @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
  2. CaesarDivi

    didramma taras

    salve potete gentilmente catalogarmi questo esemplare , nello specifico non ne ho trovato nessuno con il cane o pantera sotto al cavallo! grazie
  3. Buonasera a tutti, apro questo post sperando che qualcuno mi aiuti a risolvere un rompicapo che mi assilla da qualche giorno. Guardate questa moneta: Il numismatico che la vende dichiara trattarsi di un Diobolo di Taranto del 380-334 a.c.; ma, nonostante ore ed ore di ricerche, non ho trovato fin'ora in rete nessun altro esempio di dioboli di Taranto così antichi aventi in dritto Skilla sull'elmo di Atena, a quella data ne trovo solo con ippocampo su elmo. Dunque ho provato a guardare tra dioboli meno antichi, e in effetti alcuni coniati tra il 302 e il 228 a.c. somigliano molto a questo: c'è skilla sull'elmo, Herakles sul rovescio nella stessa posizione, ma un piccolo dettaglio resta sempre senza riscontro... il monogramma tra le gambe di Herakles, EY... non esiste su nessun diobolo coniato a Taranto, almeno tra i tantissimi che ho visionato. Concentrandomi sul monogramma mi viene il sospetto che in realtà questo diobolo non sia di Taranto, ma di Heraklea, infatti ho trovato moltissimi esempi di nomos di Heraklea con questo monogramma (ma nessun diobolo), e allargando la ricerca mi sono reso conto che molte monete greche in cui compare la figura di Herakles hanno anche il monogramma EY (es. Lucania, Heraklea; Bithynia, Herakleia Pontika; Thracia e Macedonia). Qualcuno sa dirmi cosa significa EY? Basta per identificare la moneta in questione come coniata ad Heraklea? Oppure ha un significato associato alla figura di Herakles e quindi può anche darsi che la moneta sia realmente tarantina?
  4. Buon pomeriggio a tutti! Sto per dimostrare tutta la mia totale inesperienza nel mondo della numismatica, ma portate pazienza ed aiutatemi se potete :) dunque, sono terribilmente attratto dalle monete greche: sono meravigliose, e portano non solo il fascino della storia ma anche tutto lo spirito artistico del popolo greco... Quando pero gironzolo per internet trovo stateri, oboli, dramme, didramme ecc.. E non so assolutamente cosa cambia tra l'una e l'altra.. Visto che ancora non ho trovato dei libri di numismatica antica, mi chiedevo se qualcuno di voi potesse aiutarmi magari anche indicandomi delle aree del forum in cui vengono trattati questi argomenti (purtroppo nella versione mobile si può accedere solo all'interfaccia del forum propriamente detto..). Ringraziandovi in anticipo dell'aiuto, vi auguro buona domenica :)
  5. aemilianus253

    ae litra?

    L'altro giorno ho scaricato l'immagine di questa moneta da uno shop online. La descrizione è questa: Rome Republic issues ae litra (4.90 gms) Hemes head with petasos r./ Man-headed bull right, star above Crawford / extremely rare and intriguing $390 Il mio dubbio è questo: si tratta veramente di un'emissione repubblicana? A mio parere non lo è certamente, ma la memoria potrebbe farmi difetto. Direi piuttosto che dovrebbe trattarsi di un'emissione di Neapolis o dintorni, comunque Magna Grecia... che ne dite? Poi il prezzo, 390 dollari... Boh...
  6. PESI DALLA SIBARITIDE Alcuni giorni fa, prima della famosa nevicata, stavo nella biblioteca dell’Istituto Italiano di Numismatica e ho notato fra le novità ivi arrivate l’estratto di un recente lavoro del prof. Nicola Parise, intitolato: “Pesi e monete dalla Sibaritide”, ASAtene (Scuola Archeologica Italiana di Atene), vol. 87 Serie III, 2009, p. 523-529 una rivista al solito reperibile solo nel circuito accademico e che di rado ospita studi numismatici. Grazie a tale lavoro ho potuto reperire interessanti informazioni sull’esistenza di pesi monetali di bronzo con incisi numeri greci e rinvenuti nella zona di Sibari. Tre pesi, segnalati una prima volta dall’epigrafista Lidio Gasperini nel 1986 e attualmente di proprietà privata, sono stati rinvenuti a Torre del Mordillo (nel comune di Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza), alla confluenza dei fiumi Esaro con Coscile. Sono tutti di forma di parallelepipedo e in buono stato di conservazione e quindi con massa non molto discostante dall’originale. Sulla faccia principale hanno incisi dei numeri (e a fianco il loro peso): 1. “3 D(racme)” g. 7,6 2. “5” g. 13,3 3. “50” g. 133 Per gli antichi greci il sistema numerico più diffuso era quello cosiddetto “acrofonico”, in uso fin dal I millennio a.C. “Acrofonico” significa che i simboli per le cifre provengono dalla prima lettera del nome (in greco) del numero. Così per indicare ad esempio il numero 5 si usa la lettera :Greek_Pi_2: , che è l’iniziale del greco Penta. Per numeri maggiori, al fine di evitare un sistema troppo additivo con la creazione di un numero molto ingombrante, i greci usavano particolari simboli compositi, nei quali la lettera si arricchiva di ulteriori elementi. Così per indicare ad esempio il numero 50 spesso bastava aggiungere una barretta obliqua, come nel terzo peso soprariportato, oppure un triangolino attaccato al braccio corto. Di contro nel primo e più piccolo peso abbiamo tre delta retrogradi senza simboli aggiuntivi e quindi sono tre unità: la scelta del delta probabilmente, come vedremo, è connessa con l’inizio del nome drachma. La particolare forma delle lettere incise sui tre pesi sembra riconducibile alla seconda metà del VI secolo a.C. Un ventennio prima, a metà anni ’60, fu rinvenuto un altro peso di bronzo, a Francavilla Marittima (sempre in provincia di Cosenza), sulle pendici del Timpone della Motta e ora conservato a Reggio Calabria, al Museo nazionale della Magna Grecia. Esso fu edito dalla Zancani Montuori in un volume di AIIN. Anch’esso è un parallelepipedo in ottimo stato di conservazione. Reca incise tre delta retrogradi con un tratto obliquo nel mezzo. E’ in pratica un monogramma formato dalla composizione di delta con epsilon per esprimere deka = 10 nel sistema appunto acrofonico. Quindi il peso in questione reca inciso il valore di 3x10 = 30 e la studiosa l’ha datato all’ultimo quarto del VI secolo a.C. 4. “30” g. 80,50 (misure: 30x27x12 mm) Infine nel British Museum è noto un peso squadrato, che fu rinvenuto a Corfù, ma unanimemente considerato come proveniente dall’Italia meridionale (Walters H.B., Catalogue of Bronzes, Greek, Roman, and Etruscan in the Department of Greek and Roman Antiquites, London 1899, al n. 3002). Manca la foto, ma ho reperito il disegno dell’iscrizione sulla faccia principale. Alla luce di quanto detto prima, per interpretare l’iscrizione dobbiamo fare questa lettura: 50 + 10 + 10 + 5. Quindi il valore complessivo della cifra incisa è pari a 75. E’ difficile stabilire una corretta datazione, ma siamo sempre nel VI secolo a.C.. 5. “75” g. 194,014 (dimensioni 42x42x12 mm) Dato il luogo di rinvenimento e la datazione delle epigrafi, è possibile supporre che questi pesi di bronzo (almeno i primi 4) appartenessero al sistema ponderale in uso a Sibari nel VI secolo a.C. (continua)
  7. MONETAZIONE DI BUTUNTUM Cari amici, come già preannunciato nella sezione “novità editoriali”, è attualmente disponibile il nuovo volume di Oronzo Isceri (vedi il sito http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=573799), dedicato alla monetazione dell’antica zecca peuceta di Butuntum (attuale Bitonto). Lo avevo ordinato e mi è arrivato stamattina e ho dato subito un’occhiata. Vorrei intanto fare una premessa. Questo forum ha un carattere essenzialmente divulgativo e vuole mettere in contatto persone accomunate dalla passione per le monete e aventi anche esperienze e gusti diversi. Io sono fermamente convinto che una discussione può svolgersi anche a livelli diversi e non accontentarsi solo di semplice informazione o curiosità o, peggio, di gossip. In determinati casi è possibile anche cogliere l’occasione per svolgere un’analisi più approfondita su una determinata monetazione antica, anche per comprendere le varie informazioni che si possono ricavare da un accurato studio. E’ mio desiderio che chiunque abbia sviluppato un tale studio, a seguito di una tesi di laurea (come in questo caso) o per personale diletto, possa mettere a disposizione i relativi risultati. L’autore ha avuto il coraggio di non vedere la propria tesi di laurea finire sepolta negli archivi universitari, ma di svilupparla fino a un libro autogestito, se non si riesce a trovare un editore disposto a pubblicarlo. La soluzione da lui adottata, utilizzando i canali offerti dal sito “ilmiolibro” è interessante e potrebbe essere facilmente adottata anche da altri giovani laureati. Non sempre una tesi di laurea riesce a trovare spazio in una pubblicazione accademica, che comunque ha un proprio circuito non sempre facilmente accessibili anche ai profani. Tornando alla monetazione in questione, essa è poco studiata e praticamente riassunta nella pagina 86 dell’Historia Nummorum (H.N.) di Rutter, che costituisce anche il più pratico ancorché sintetico manuale di classificazione (a prescindere dai vari volumi di Silloge Nummorum Graecorum). Per questa zecca l’H.N. annovera tre emissioni di bronzo, battute nel periodo 275-225 a.C.: 1) Al n. 753 D/: Testa di Atena con elmo corinzio a d. R/: Spiga di grano con due o quattro foglie; leggenda BYTONTIΩN Diam. 18-20 mm; peso 5,7-8.8 g (Fig. 1) 2) Al n. 754 D/: Conchiglia pecten R/: Giovinetto su delfino con clava nella mano s. e cantharos nella mano d.; leggenda BYTONTIΩN Diam.17 mm; peso 3,7-4,5 g (Fig. 2) 3) Al n. 755 D/: Civetta su ramo di ulivo R/: Fulmine alato; leggenda BYTONTIΩN Diam.17 mm; peso 3,7-4,5 g (Fig. 3) L’autore ha ripreso tale classificazione e ha catalogato 60 esemplari per l’emissione 1 (diam. 18-21 mm, peso da 9,82 a 5,17 g), 33 esemplari per l’emissione 2 (diam. 14-18 mm, peso da 4,68 a 2,31 g), 39 esemplari per l’emissione 3 (diam. 10-16 mm, peso da 3,56 a 2,00 g), All’interno dell’emissione 1 ha distinto 4 gruppi, con piccole varianti, dell’emissione 2 ancora 4 gruppi, dell’emissione 3 in tutto 3 gruppi. Come in genere le tesi di laurea in numismatica, purtroppo manca una esaustiva introduzione storica e soprattutto un corredo fotografico, sostituito da alcuni disegni, uno per ogni gruppo identificato. Da un lato i disegni permettono di sviluppare un’analisi incentrata soprattutto sulla tipologia, con possibilità di effettuare confronti con emissioni di altre zecche apule, ciascuna con propria cronologia, dall’altra la carenza di fotografie rende difficile visualizzare tali confronti. Molto interessante è ad esempio l’analisi dell’elmo della testa di Atena nell’emissione 1, che risulta essere più esattamente un elmo corinzio con triplice cresta (trilophia), che appare essere una evoluzione posteriore rispetto all’elmo corinzio con kyne, che è una sorta di cuffia in pelle, posta tra elmo e la testa e caratterizzata da una forma a ricciolo in quanto si protrae oltre la paranuca per raccogliere sotto di essa i capelli. Purtroppo bisogna avere sottomano l’interessante volume di D. Castrizio, L’elmo quale insegna del potere, la documentazione numismatica, Reggio Calabria, Falzea, 2007, per vedere sufficienti foto dei vari tipi di elmo: Nel caso di Butuntum, la particolare foggia dell’elmo fa la sua comparsa solo dopo il 302 a.C. (cfr. Taranto, H.N. n. 956). Grazie anche ad altri confronti tipologici, che possono essere esaminati leggendo il volumetto, il dr. Isceri ha permesso di confermare la cronologia già riportata da H.N. e cioè al 275-225 a.C. Non sono accennati (ed evidentemente mancano) dati di ritrovamenti in contesti archeologici e sono noti almeno un paio di esemplari che sono ribattuti su monete che però non sono state identificate. Quindi mancano altri riscontri che permettono di circoscrivere meglio tale arco cronologico. Anche la metrologia appare di difficile definizione. Interessante è la proposta dell’autore di riportare le tre emissioni a un sistema “greco”, forse basato sul chalkos di ciorca 1,5 g. Se è corretta tale ipotesi, l’emissione 1 corrisponderebbe a 5 chalkoi, l’emissione 2 a 3 chalkoi e l’emissione 3 a 2 chalkoi. Questa ipotesi non appare inverosimile, se si tiene conto (e l’autore non l’ha evidenziato) che nell’ambiente peucezio ed apulo in generale predomina il sistema decimale (e infatti poi in epoca romana con segni di valore prevarrà il quincunx di 5 uncie al posto del classico semis di 6 uncie). (continua)
  8. Il proliferare delle monete greche antiche sul mercato antiquario è un fenomeno che da lungo tempo offre alla conoscenza di studiosi e cultori del mondo antico un repertorio numismatico rilevante per entità e non di rado rarità degli esemplari proposti. Per citare qualche esempio si può di ricordare lo statere crotoniate con Tripode/Elmo corinzio incuso dell’asta NAC AG 5, 25/10/2011, lot 108 (http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.php?LotID=443698&AucID=808&Lot=108&Val=336d79afbc97b9f224336342d0c62c7b già in Gorny & Mosch 190, 11/10/2010, lot 41), noto da appena 2 pezzi (battuti dagli stessi coni), di cui 1 a Berlino (ex coll. Tirelli) e 1 a Basilea, quest’ultimo venduto dalla NAC (NAC AG 13, 1998, 204). Tuttavia, alla crescente attenzione per la veste grafica dei cataloghi, con riproduzioni fotografiche di qualità generalmente elevata, non sempre corrisponde un’adeguata e attenta registrazione dei dati tipologici e pondo-metrici degli esemplari. Mi limito a citare alcuni esempi tratti dal web: 1) Thesaurus, cat. “Andromeda”, asta 8-10-2011, n. 14. http://www.thesaurusaste.eu/catalogo_pdf/cat_andromeda_pdf/02_Greche_low.pdf Viene proposta un’interessante e “rarissima” (sic!) dracma incusa di Crotone (lotto n. 14, peraltro già vista in cataloghi precedenti) citando come bibliografia Gorini, M.Inc. n° 14 (sic!) e rilevando l’assenza – ai fini di un confronto – di esemplari simili nella Sylloge dell’ANS (Sng. Ans – ; sic!). Che la moneta sia effettivamente un pezzo raro è fuor di dubbio, tuttavia è proprio la Sylloge americana, contrariamente a quanto affermato dagli editori del catalogo, ad offrire il termine di confronto più stringente per il pezzo in esame, battuto addirittura dagli stessi coni dell’esemplare SNG ANS, Part 3. Bruttium-Sicily I, n. 301. Non entro poi nel merito della datazione proposta (550-510 a.C.), che pure necessiterebbe di un’approfondita discussione. 2) Thesaurus, cat. “Andromeda”, asta 8-10-2011, n. 11 (v. link precedente) Statere incuso di Crotone a tondello stretto e spesso. Non si comprende perché il simbolo che compare al D/, identico a quello degli ess. nn. 7, 8, 9, 12, 13 identificato correttamente come airone, venga ora genericamente indicato come “uccello”. 3) ArtCoins Roma, E-Auction 2, lot 17. (link non più disponibile) Si tratta di un divisionale di Crotone (D/Tripode; R/Polpo) di gr. 0,38 identificato come emiobolo (!). La moneta in esame non presenta alcun segno del valore, pertanto nel sistema ponderale utilizzato a Crotone, cd. “acheo-corinzio” (statere di gr. 8 ca. suddiviso in 3 dracme) essa sembrerebbe pressoché equivalente ad 1/18 di statere cioè ad un obolo (peso teorico: gr. 0,44). Discutibile appare poi la cronologia proposta (525-430 a.C.), in primis perché l’esemplare è a doppio rilievo e pertanto appare difficilmente collocabile nella fase iniziale della monetazione (525), che è a R/ incuso; in secondo luogo perché il polpo compare, seppur come simbolo, solo a partire dalla fase terminale degli incusi a tondello medio (ca. 480/75). 4) Dr. Busso Peus Nachf., Auction 404, 2017. http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=476&lot=2017 Statere di Taranto correttamente inquadrato nel gruppo 4 Fischer-Bossert ma inspiegabilmente datato tra il 500 e il 473 a.C. A voler seguire la cronologia proposta dallo studioso tedesco, l’esemplare dovrebbe porsi tra il 480 e il 470. Differenti soluzioni cronologiche sono certamente possibili, ma andrebbero quantomeno argomentate bibliograficamente. 5) G. Hirsch Nachf., Auction 275, 22-23/9/2011, lot 3045. http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=434&lot=3045 Esemplare tarantino della stessa serie del precedente (gruppo 4 Fischer-Bossert: 480-470 a.C.) addirittura datato 520-500, ossia nello stesso periodo degli incusi (!!!). Pur senza generalizzare e travalicando fini prettamente commerciali, sarebbe pertanto auspicabile che nella stesura delle schede di catalogo venisse posta attenzione non solo a prezzi e grado di rarità (quest'ultimo spesso opinabile), ma anche a quegli elementi intrinseci della moneta che forniscono all’utente (che non è solo il collezionista) una corretta lettura del documento monetale.
  9. iaco96

    Metaponto

    Buongiorno ho visto questa moneta in un'asta e, poichè sono sempre stato attratto dalle spighe di Metaponto l'ho acquistata; ora non sono particolarmente esperto di questa monetazione quindi vorrei sapere il vaso presente all'estremità della spiga che emissione e zecca rappresenta inoltre vorrei sapere cosa ne pensate della moneta e, se possibile qualche sito dove potrei documentarmi sulle emissini e la simbologia delle monete di Metaponto. Grazie.. R
  10. Sempre dall'interessante "miniera" del medagliere di Firenze, segnalo il seguente raro esemplare di una teruncia attribuita ad Asculum apula (Firenze inv. 83008), diam. 26 mm e peso 26,15 g La serie fusa con lo stesso rovescio è formata complessivamente da 1) Quatrunx, con 4 globetti : 15 esemplari censiti da Haeberlin, con intervallo ponderale 51,6 - 29.4 g 2) Teruncius con 3 globetti (come quello illustrato): 9 esemplari, intervallo 31.0 - 21,2 g (Haeberlin conosceva l'esemplare di Firenze, al n. 5 = 26,08 g) 3) Biunx con 2 globetti : 5 esemplari censiti, intervallo 26,1 - 17,1 g 4) Uncia con 1 globetto : 1 esemplare di 11,45 g 5) Semuncia (senza globetto) : 1 esemplare di 6,68 g (apparentemente non rintracciato). Dal calcolo dei pesi noti, l'Haeberlin ha dedotto una media per l'uncia di 9,785 g. E' interessante osservare che l'Haeberlin dava per scontato (e chissà perché) che il sistema doveva essere decimale e quindi ha moltiplicato 9,785 x 10 per avere un asse (decimale!) di 97,85 g. Personalmente ritengo più corretto, per ricostruire un asse teorico, moltiplicare l'uncia media semmai x 12 = 117,42 g. Le implicazioni non sono indifferenti, a partire dalla corretta denominazione da dare ai singoli nominali. Il nominale più alto, con 4 globetti, resta compatibile con un sistema dodecimale, mancando anche nominali come il destante e il quincuncia. Quindi i nominali di questa serie potrebbero essere in realtà: triens, quadrans, sextans, uncia, semuncia. Se si osserva attentamente i pesi noti e privilegiando quelli più alti o comunque più vicini all'addensamento ponderale, si nota che il vero asse di riferimento doveva essere molto vicino all'asse semilibrale osco-latino di 120 scrupoli (peso standard dell'asse = 136,44 g e dell'uncia = 11,37 g). Qui si impone una prima osservazione. Nella scheda di Firenze è riportata la seguente descrizione del rovescio: "Doppio tridente contrapposto". Questa descrizione mi sembra piuttosto fantasiosa e non trova riscontro negli altri cataloghi che hanno esaminato questa serie: tutti hanno riportato la descrizione "Fulmine" (Blitz in tedesco su Haeberlin e Thunderbolt in inglese su Thurlow-Vecchi), ovviamente in una forma molto stilizzata. Sinceramente non ho mai visto un vero doppio tridente, possibilmente con le punte, mentre il fulmine è ampiamente riportato su monete antiche, talvolta anche in forma alata.... Poi si deve porre anche una seconda osservazione. La stessa attribuzione dei fusi con A ad Asculum in Apulia (fatta da Haeberlin) non appare così sicura. Non si hanno riscontri di rinvenimenti e lo stesso Haeberlin annota che diversi esemplari erano presenti nella vecchia raccolta Lauria, che perà stava a Napoli e quindi non si ha certezza che questi fusi provengano effettivamente dall'Apulia o piuttosto da altra regione dell'Italia centrale. Si tratta di una questione ancora aperta e per inciso rilevo che Vincenzo La Notte nel suo volume "Monetazione della Daunia" a pagine 135 e 141-142 sostiene, con qualche fondamento, che Asculum apula (che non fu colonia romana) non emise mai moneta fusa, ma con certezza solo nominali di piede greco. Lo stesso autore rileva una certa somiglianza della A di questa serie con quella che si rileva nella serie fusa di Hatria. Pertanto non è da escludere del tutto che la serie fusa con A possa appartenere alla zona picena e quindi riferirsi invece all'Asculum del Picenum, che fu invece colonia romana (come già ipotizzato in Thurlow-Vecchi).
  11. TRIENTE DI TEATE DA FIRENZE Grazie all’intelligente e lungimirante iniziativa del Medagliere del Museo di Firenze è possibile esaminare e analizzare determinati esemplari ivi presenti. Colgo l’occasione per mostrare un esemplare emesso da Teate (Firenze, inv. 36141) del diametro di 25 mm e peso di 19,48 g. Esso era già stato esaminato da Alessandro Guidarelli e pubblicato sul RIN del 2010 in un articolo intitolato “Identificazione di due monete apule dalle originali caratteristiche” (in particolare, paragrafo 2.1: “Una quatruncia di Teate dal peso dubbio”). La peculiarità di questo esemplare, di sicura autenticità, è data dal suo peso assai elevato per questa emissione con Testa di Atena/Civetta e K e quattro globetti (= 4 uncie). Infatti il Guidarelli ha elencato altri esemplari noti per questa specifica emissione, nota già nel 1746 (Thomas Pembroke). Trascrivo l’elenco, ma riordinando secondo un ordine decrescente di peso e integrando con altri esemplari che ho rintracciato: 1) 14,00 g circa (diam. 25 mm): coll, privata (dal sito del forum: ) 2) 11,65 g (diam. 22-24 mm): coll, privata (fig. 5 del Guidarelli) 3) 11,60 g (diam. 27 mm): ex coll. Battista n. 6 (Museo di Foggia) 4) 10,89 g (diam. 23 mm): Londra, BMC 9 5) 10.62 g (diam. ? mm=): Copenhagen, SNG 694 (non illustrato) 6) 10.60 g (diam. 24 mm): Nomisma asta 22/2002, n. 3 (fig. 6 del Guidarelli) 7) 9,91 g (diam. 23 mm): Londra, SNG Morcom 229 (fig. 8 del Guidarelli) 8) 9,39 g (diam. 23-25 mm): Eugubium listino 13/2003, n. 8 (fig. 7) 9) 8,76 g (diam. 23 mm): Berlino, catalogo 1894, n. 12 10) ? : Napoli, Fiorelli 1866 11) ? : Napoli, Santangelo 2081 Si nota quindi un picco intorno a 11 g, ma richiamo l’attenzione all’esemplare n. 1, che non era noto al Guidarelli, in quanto di alto peso, anche se non meglio specificato e per di più mancante di un pezzo di metallo, per cui è possibile ipotizzare un pezzo intatto sui 16 g. Il Guidarelli ha definito tale nominale come una quatruncia, presupponendo un sistema decimale, ampiamente attestato nell’Apulia nella seconda metà del III secolo a.C. Per spiegare la “anomalia” ponderale dell’esemplare di Firenze, nettamente più pesante degli altri esemplari noti, il Guidarelli ha condotto una lunga disamina che può riassumersi in poche parole: si tratterebbe di uno dei primi esemplari di quatruncia emessi nella serie “pesante” di Teate per facilitare calcoli col sistema duodecimale di Roma. Qui bisogna fare una importante chiarezza a proposito del sistema duodecimale romano (basato sull’asse di 12 uncie) e del sistema decimale apulo (basato sul nummus o destante di 10 uncie e sulla quincuncia di 5 uncie). Come giustamente ha rilevato Vincenzo La Notte nel suo recente volume dedicato alla “Monetazione della Daunia” (in particolare sua pagina 66), in realtà non esiste una reale diversità tra i due sistemi, che altrimenti sarebbe veramente inconcepibile per un romano che si recava nelle colonie romane in Apulia, come Lucera e Venusia, anche in Teate, dove altrimenti sarebbe stato costretto a cambiare le proprie monete per fare acquisti. L’errore (insito nell’articolo del Guidarelli) che si deve evitare è di immaginare che esista una libbra diversa tra Roma (di 327 g) e Teate (di 333 g) (cfr. pagina 94 dell’articolo di Guidarelli), implicando una suddivisione duodecimale per la libbra a Roma e una decimale per la libbra a Teate. In realtà la prospettiva deve essere ribaltata. Roma, con la conquista dell’Apulia e dell’Italia meridionale, con il suo ben noto senso pratico ha UNIFORMATO il sistema monetario di bronzonelle sue varie riduzioni dal sestantale fino al semunciale. Come? Semplicemente uniformando il valore più basso e cioè la semuncia e l’uncia. In questa maniera, quando era entrato in vigore il sistema sestantale, prima delle sue graduali successive riduzioni, era prevista l’uncia di 4,55 g (derivante da 1/12 dell’asse di 48 scrupoli ossia 54,57 grammi). I nominali immediatamente superiori, sestante, quadrante e triente, erano perfettamente identici sia col sistema duodecimale sia col decimale. Mentre i Romani moltiplicavano x 6 per arrivare al semisse e x 12 all’asse, gli Apuli semplicemente moltiplicavano x 5 per arrivare alla quincuncia e x 10 al destante (o nummus). Di Notte correttamente scrive che “il sistema si presentava coerente perché la quincuncia apula non era altro che 5 volte superiore all’uncia romana e di conseguenza 5/12 parte dell’asse romano; il nummus era 10 volte l’uncia romana e di conseguenza la 10/12 parte dell’asse romano. Un cittadino dell’Urbe, che si recava in Apulia, sapeva esattamente che il suo asse equivaleva come peso e valore a 1 nummus apulo + 2 uncie apule (o romane, essendo uguali)”. Fatta questa necessaria premessa, se ne deduce chiaramente che non sono corrette (anche perché fuorvianti) le denominazioni biuncia, teruncia e quatruncia, in quanto IDENTICHE rispettivamente al sestante, quadrante e triente. Quindi la vera denominazione della moneta sopra illustrata deve essere un TRIENS (triente in italiano) e un peso sui 19 grammi si riconduce al pieno piede sestantale (teorici 4,55 g x 4 oppure 1/3 di 54,57 g = 18,19 g). Naturalmente tale emissione dovrebbe porsi all’inizio del sistema sestantale a Teate, che però molto rapidamente subì una svalutazione o quanto meno una progressiva riduzione. Senza essere troppo schematici, è possibile che l’asse di 48 scrupoli (asse sestantale) sia passato a 36 scrupoli (svalutazione ottantale, con asse pari a 40,93 g e quindi uncia di 3,41 g) e poi a 24 scrupoli (svalutazione unciale, con asse pari a 27,29 g e quindi uncia di 2,27 g). In realtà già a partire dal piede sestantale la moneta romana ha assunto progressivamente un carattere fiduciario e non è raro trovare due assi coniati da una stessa coppia di conii (e quindi stesso diametro standard, definito dal circolo di puntini) ma con pesi diversi e quindi la riduzione ebbe un carattere progressivo ma anche variabile. In questa ottica sembra ovvio concludere che gli altri esemplari noti del triente di Teate con K semplicemente sono stati emessi quando il piede sestantale aveva già iniziato la sua discesa ponderale. Moltiplicando x 4 l’uncia ottantale di 3,41 g otteniamo 13,64 g e l’uncia unciale di 2,27 g otteniamo 9,08 g, anche se in realtà, come già accennato si deve parlare più semplicemente di riduzione postsestantale con pesi abbastanza variabili, ma dimensioni grosso modo costanti (più che il diametro della moneta in toto, si dovrebbe lacolare il diametro standard dato dal bordo a puntini, che quindi doveva avere una sua funzione e non solo estetica).
  12. Buon pomeriggio. Di seguito posto la foto di uno statere di Taranto. Purtroppo non seguo la monetazione classica e non ho testi specializzati. Ho cercato su vari siti, ma non ho trovato questa tipologia con l'ancora sotto il cavallo. Per lo stile mi sembra simile agli esemplari del periodo 272 - 235 a.C., ma di più non sò. Chiedo cortesemente ragguagli su questa moneta. Grazie Renzo @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
  13. Buongiorno, mi avventuro in un campo nel quale ho competenze davvero limitate ma dal quale mi lascio facilmente affascinare: le monete della Magna Grecia. Possiedo pochi esemplari ed uno di questi, acquistato recentissimamente, credo meriti un'occhiata da occhi più avvezzi dei miei. Trattasi, a meno di smentita, di un DINOMOS di Thurium, la città sulla quale modernamente sorge Sibari. La monete è, dall'analisi delle piccolissime zone lasciate libere dall'intensa patina nera, in argento. Pesa 14,58 grammi ed ha un diametro tra i 23,5 ed i 24 mm.
  14. Semooon

    Giacimenti d'argento

    Ciao a tutti! L'argento senza dubbio fu un incontrastato protagonista delle emissioni arcaiche e classiche,da qui nasce una mia curiosita'. Questa continua disponibilita' d'argento da dove proveniva?esistevano importanti giacimenti in area italica o veniva importato? So per esempio che il Laurio svolse un ruolo fondamentale per Atene,esistette un caso equivalente anche in magna grecia? Ringrazio tutti!
  15. Ciao a tutti, complimenti per il forum ! Ben organizzato e un buon punto di partenza per me che sono neofita del campo. Sono di Crotone , anche se ormai vivo a Roma da parecchi anni... ma sono profondamente legato alla mia Citta' . So quasi tutto della storia della mitica Kroton , di Alcmeone, Milone e di Pitagora. Ho giocato (da piccolo) piu volte intorno alla unica colonna rimasta del tempio di Hera Lacinia.. ignorandone la storia (prima si poteva proprio toccare con mano la colonna).. insomma, ora sono diventato grande e il mio sogno lo vorrei realizzare! COMPRARE UNA MONETA DELLA ANTICA KROTON ! il mio sogno sarebbe una del periodo 550 A.c. insomma buona manifattura..ma mi accontento anche di altri periodi..giusto per cominciare. Questo è il punto...COME COMINCIARE ?da dove? per capire un po questo sito è ottimo , ma per comprare? dove si va ? internet ?siti da consigliare? fiere ? mercati ? portaportese? :D Scherzi a parte, ditemi ditemi tutto... voglio avere a casa uno statere di Kroton. La mia mitica Kroton che tanto mi manca.. :(
  16. salve volevo segnalare questo stupendo capolavoro!! http://www.vcoins.com/ancient/romanumismatics/store/viewitem.asp?idProduct=8767 ps:guardate gli ultimi oggetti aggiunti dal negoziante cliccando in basso su "new items"..c'è da rifarsi gli occhi!
  17. Sono stato incuriosito da questo statere di Thurium, anzi da "questi" stateri di Thurium che appariranno in asta NAC 59 (lotti 505-506). Per entrambi l'estensore del catalogo dice "Missing in all major reference works" e classifica "Extremely rare" le monete, con stima non particolarmente elevata (?). La curiosità nasce dal fatto che i coni sono molto simili: lo stesso conio per il diritto, e con la particolarità di una stella aggiunta e nike spostata in avanti (l. 506) per il rovescio. Entrambe le monete sono in elevata conservazione e già "transitate" per altre aste, con ciò creandosi il pedigree. Da una mia rapida ricerca in internet ho scoperto almeno altri 5 esemplari in aste "doc", 2 dei quali NAC (perchè allora sottolineare tanto l'estrema rarità...), e in 4 casi provenienti apparentemente dalla stessa coppia del coni di l. 506, ed uno con la stella in posizione posteriore. Chiedo a chi è più esperto di me (ammetto un amore platonico e solo virtuale per la monetazione classica): - Si tratta solo di un "ritrovamento" spezzettato e fatto transitare in asta? Ciò non sarebbe "particolarmente" legale (temo un ritrovamento in suolo italiano) e farebbe porre anche altre scomode, ulteriori domande (le case d'asta interessate, NAC, CNG, Baldwin, formano forse un "cartello"?) - l'alternativa è che si tratti di falsi coniati (magari con punzoni utilizzati per più coni del rovescio): potrebbe a prima vista sembrare una ipotesi remota, ma data la "non pubblicazione" degli esemplari (per ammissione NAC) e le strette analogie riscontrate, ciò susciterebbe inquietanti interrogativi sulle tecniche di falsificazione attuali.
  18. acraf

    SIGNIA E GRYLLOI

    Ho iniziato uno studio molto analitico sulla monetazione di Signia (attuale Segni), antica colonia latina posta nel territorio che fu dei Volsci. La monetazione di Signia (vedi Rutter, H.N. 343 e Sambon 164) consiste in piccoli oboli in argento recanti i tipi : D/: Testa di Mercurio con petaso a d.; piccolo delfino sul taglio del collo e caduceo (mancante in alcuni esemplari); R/: Testa di Sileno a s., combinata con testa di cinghiale a d.; sotto, leggenda dell’etnico, SEIC Finora ho già raccolto foto di oltre una trentina di esemplari da aste e da musei e ho iniziato a riordinarli in una sequenza di conii, che sono diversi anche se non molti. Naturalmente sono molto gradite foto di altri esemplari in collezione per meglio affinare tale ricerca. Queste monetine poi presentano strette affinità ponderali e stilistiche con quelle emessa da Alba Fucens, che sarà poi oggetto di un successivo studio similmente dettagliato. La grande particolarità della monete di Signia è data dalla particolare tipologia adottata per il rovescio. La combinazione della testa di Sileno con quella di un cinghiale richiama simili combinazioni che sono note su gemme (in genere corniole) di epoca greco-romana, in genere del I-II secolo d.C. (vedi alcune gemme tratte dal catalogo delle gemme del Museo di Berlino del 1896): Queste combinazioni sono denominate “grylloi”, in base a una nota testimonianza di Plinio (N.H. XXXV, 114), che accenna come un pittore greco-egizio, di nome Antifilo, abbia creato nel 302 a.C. una pittura scherzosa, forse caricaturale. Dal momento che il termine “grylloi” sembra richiamare la parola greca “grylòs” (però con una sola lettera L), che significa “porco”, si è pensato che Antifilo avesse dipinto un quadretto raffigurando un uomo con testa di porco (e animalesco in generale). A Pompei esiste ad esempio un quadretto parodistico con la fuga di Enea da Troia impersonato da scimmiesche figure di cinocefali. Invece appare più verosimile che “grylloi” non sia un vero nome proprio e che, da altre fonti, il “gryllismòs” sia invece un genere di danza grottesca e sconveniente in uso in Egitto e quindi il pittore citato da Plinio abbia solo voluto rappresentare una scena di tale danza. Resta quindi da chiarire bene il reale significato di una simile combinazione di testa di Sileno con testa di cinghiale (e anche di altri animali, nel caso delle gemme). (Continua)
  19. Semooon

    Cuma.

    Ciao a Tutti! Ho iniziato da poco a effettuare una ricerca sulla monetazione cumana,pertanto sarei eternamente grato a chiunque sappia darmi informazioni riguardo al convegno in questione. Sapere quali siano stati i temi trattati, avere un eventuale indice dei contributi dati rappresenterebbe un gran bel passo in avanti. Vi ringrazio!
  20. gpittini

    Obolo con Ercole.

    DE GREGE EPICURI Quest'obolo (o diobolo?) pesa 1,0 g. e misura 12 mm. Al D una testa a dx, direi femminile; forse è elmata con elmo corinzio, il cui profilo non si vede perchè coincide col contorno. Al R, Ercole che lotta col leone. Non riesco a vedere alcuna legenda. Ho pensato a Heraclea (Lucania), ma potrebbe essere anche altro. Che ne pensate?
  21. eg1979

    Laos

    Un acquisto in linea con il dibattito proposto da antwala relativo all'abolizione del collezionismo. Una moneta non bellissima, ma che mi fa viaggiare con la fantasia e soprattutto con lo studio e la curiosità. Non è ancora tra le mie mani, ma sono talmente impaziente che già vi rendo partecipe delle mie ricerche e vi chiedo suggerimenti, visto che questa mia ultima passione numismatica ancora non mi vede molto esperto. La moneta viene dalla citta di Laos in Lucania, è in bronzo Al dritto una testa rivolta a sx Al rovescio uno o due uccelli... corvi credo Con wildwinds ho provato ad identificarla e credo possa essere qualcosa del genere: BMC 18 Lucania, Laos. Circa 350-300 BC. Æ 17mm. Female (Demeter?) head left / Bird standing left; crab to left; EI(wreath)BI to right. HN Italy 2299. http://www.wildwinds.com/coins/greece/luca...laos/BMC_18.jpg
  22. Desidero richiamare l'attenzione che alcuni esemplari di zecche apule, come ad esempio Venusia e Luceria, presentano segni di ribattitura sopra altra moneta. Le ribattiture spesso offrono importanti informazioni, ovviamente se si riesce a identificare la moneta utilizzata per la ribattitura (undertype). I motivi sono facilmente intuibili. La moneta undertype doveva essere già in circolazione e quindi emessa precedentemente alla nuova moneta ribattuta. In questa maniera talvolta si riesce a comprendere quale moneta precede altre. Inoltre in genere si tende a ribattere una precedente moneta per uno dei due fondamentali motivi: 1) obliterare in qualche maniera una moneta del nemico (un classico esempio: l'utilizzo dei bronzi siracusani ieroniani per ricavare i sestanti romani con KA e spiga, Cr. 69/6, oppure i bronzi quadrantali di Capua e soprattutto Atella su bronzi romani di piede semilibrale); 2) rimettere in circolazione proprie monete andate fuori circolazione. La prima eventualità è quella più comune. Consultando un vecchio lavoro dell'ottimo Fiorelli ("Monete Inedite dell'Italia antica", 1845), reperibile in rete, alla tavola I, n. 7 è emerso il seguente teruncius di Venusia (purtroppo non è riportato il suo peso) chiaramente ribattuto sopra un sestante di Luceria (tipo i seguenti): Dal momento che questo teruncius (con pesi compresi tra 12,75 e 4,50 g, secondo l'articolo di Siciliano del 1994 dedicato a questa zecca) appartiene al piede sestantale ridotto, esso è sicuramente di poco posteriore al sestante di Luceria (grosso modo intorno al 210 a.C.). Il problema è se Venusia ha utilizzato il sestante di Luceria perché quest'ultimo era ormai fuori circolazione pur rimanendo sempre nell'ambito romano (una eventualità abbastanza remota) oppure era successo che a Venusia per un certo periodo di tempo era prevalso il partito filopunico, che quindi si era sentito autorizzato a ribattere sopra una moneta romana perchè ora del campo avverso (come ad Atella). Purtroppo in Apulia la storia della guerra annibalica è molto confusa e gli studi si sono basati sulle testimonianze di Livio e Polibio, ma nessuno degli storici ha mai utilizzato le monete come ulteriore fonte per conferme o smentite. Stando agli storici, la situazione dell'Apulia è, dopo Canne, abbastanza ingarbugliata, almeno fino al 210 a.C. Nel corso di quei 5-6 anni Roma ha evitato lo scontro, cercando di lavorare allo scopo di isolare Annibale, mentre il condottiero cartaginese utilizzava le sue incursioni infruttuose allo scopo di cercare alleati. In questo frangente Roma si rafforzava con nuove leve e con la riforma economica monetaria; inoltre, il teatro delle operazioni in Sicilia cominciò a fornire ottimi risultati incrementando le casse dello Stato. Sostanzialmente, Annibale si trovò sempre più isolato e non riuscì ad attacare Roma perché era ben consapevole che avrebbe perso contro tutti i Latini e gli abitanti di Roma stessa. L'impresa annibalica fu una splendida operazione militare ma, a parer mio, politicamente e economicamente fallimentare. Il teruncius di Venusia è una moneta relativamente comune, ma non sono ancora riuscito a trovare esemplari venusini sicuramente ribattuti sopra monete romane. Se si dovessero riscontrarli bisognerebbe spiegare il motivo per cui Venusia abbia obliterato monete romane (non credo che sia una faccenda che abbia fatto piacere ai Romani stessi). Gradirei conoscere la vostra opinione in merito.
  23. ciao a tutti volevo sapere il valore di 2 monete.mi e stto detto che sono due OBOLINI 1 e di taranto incuso con D. una conchiglia a rilievo e R. un rombo incuso con dentro un fiore periodo arcaico.l'altro e di thurium con D. testa da donna e R. toro con testa piccola che guarda dietro e sempre periodo arcaico
  24. salve a tutti! volevo chiedervi informazioni sul triobolo o emidracma di neapolis. mi riferisco a quella con apollo al dritto e un gallo al rovescio. innanzitutto a che anni può essere datato precisamente? e in secondo luogo, è un nominale raro? grazie a tutti per le informazioni!
  25. ciosky68

    taras dramma civetta

    salve, sapreste darmi una valutazione di questa moneta?? e...anche un pò di storiografia se c'è. grazie
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