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Genova - scudo detto al castello 1607


fra crasellame

Risposte migliori

Giorni fa seguendo un'asta straniera online ho notato due monete genovesi alquanto dubbie. La prima, un genovino che, visto il peso un po' calante, chiamerei "dietorino" è stato poi ritirato dall'asta.

Purtroppo la seconda moneta, lo scudo in questione, è rimasta all'incanto e qualche sprovveduto l'ha comprata.

Vi posto un confronto con uno scudo che è presente in una prossima asta.

post-1677-0-08052900-1370844366_thumb.jp

Facciamo ora un giochino in stile settimana enigmistica: notate le differenze

Buon divertimento :)

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Non sono neppure paragonabili. Dove é stato venduto ? Sicuro non in Italia spero.

Elencarle tutte è lunga, leggenda con lettere anoressiche, corona elementare, palma di fantasia all'interno della porta o castello.

Modificato da picchio
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Lo scudo un po' farlocco è stato venduto in un asta estera nordica qualche giorno fa per la modica cifra di 1100 euro + diritti se ricordo bene.

@@picchio ha elencato bene alcuni punti essenziali, ma la cosa determinante sono le crocette al posto delle stelle, come ha notato @@matteo95 ,chi sa dirmi il perché questo particolare stona ?

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Agli inizi dell'anno 1610, a motivo di una partita di scudi calanti nel peso e con percentuale d'argento inferiore alla norma, che venne immediatamente ritirata, si sostituirono le 2 stelle a fianco del castello del D/ con due croci e la corona venne variamente modificata.

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ciao Matteo, succede anche a me.

piuttosto mi stavo chiedendo, non sarebbe il caso di inserire questo falso del 1607, in fondo alla scheda del Catalogo riservata ai falsi?

Modificato da bavastro
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ciao Matteo, succede anche a me.

piuttosto mi stavo chiedendo, non sarebbe il caso di inserire questo falso del 1607, in fondo alla scheda del Catalogo riservata ai falsi?

direi proprio di si ..... io però non posso farlo , credo che bisogna chiederlo a @@dizzeta

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Salve, non so se la casa d'aste in oggetto (che ha i diritti sulla fotografia) ha dato i permessi per mettere la sua foto sui cataloghi ... se sì, lo faccio subito.

Sinceramente non saprei se quella casa d'aste ha dato in passato il permesso per le foto. Sarebbe un peccato non poter mettere a catalogo un esempio del genere. Anzi... sarebbe da mettere anche il genovino (o "dietorino")! Perché a parte peso calante e colore era fatto -ahimé - abbastanza bene.

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Dubito che la casa d'aste sia entusiasta della pubblicazione di una patacca da loro venduta a 1.100 euro. Se mai sarebbe da mandargli il link della discussione perché provvedano al rientro della moneta prima che lo faccia il collezionista. Contestare una moneta per una casa d'asta post vendita è sempre una questione antipatica.

Le croci erano un falso ideologico macroscopico, che in buona sostanza sigillano da sole l'origine fasulla della moneta. Ho guardato la legenda, perché elemento comune a molti falsi.

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Avevano concesso il permesso di utilizzare le immagini su tutta "lamoneta" quindi le ho inserite a catalogo ...per carità di patria non ho scritto la casa d'aste perchè ...credo ... sia più importante l'immagine per "studio" che per "pubblicità", quando fra qualche giorno ci si dimenticherà di questa discussione resteranno le immagini a catalogo per memoria.

Spero di aver fatto bene.

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In merito alla questione delle stelle e delle croci, grazie ad un grande collezionista genovese ho potuto leggere il contributo di Ubaldo Meroni che ne scrisse in Origine delle due croci allato del "Castello" negli scudi d'argento con la corona della Zecca di Genova in curiosità e saggi di numismatica – presso il Circolo Numismatico di Torino.

Riporto un passo:

Pare che l'emissione degli scudi calanti fosse dovuta non ad un'azione fraudolenta, ma ad un errore nei pesi con i quali si era pesato il rame da legare con l'argento per ottenere la lega stabilita per gli scudi. La colpa cadde sui due saggiatori e sul fonditore della zecca in quanto al fonditore spettava allighare l'argento col rame nelle proporzioni fissate per ogni tipo di moneta (e ciò egli faceva con pesi di sua fabbricazione) ed ai saggiatori spettava il saggio finale delle fozie, cioé delle lastre fuse, dalle quali i maestri ritagliavano i tondelli.

Durante le successive operazioni di pesatura, numerazione e stampa dei tondelli - con le quali si chiudeva il ciclo di fabbricazione delle monete ed alle quali prendevano parte oltre ai maestri di stampa ed ai saggiatori (questa volta nella qualità di pesatori) anche lo zechero, il soprastante ed il cancelliere - non si controllava più l'intrinseco. Questa fu la ragione per cui venne esclusa a priori la colpevolezza degli ultimi tre nominati.

L'inchiesta promossa dall'Ufficio delle Monete, formato da cinque Ufficiali con poteri giudiziari ampissimi su tutto ciò che riguardava le monete, appurò che l'errore era realmente dovuto al fonditore ed ai due saggiatori che furono perciò condannati, il primo alla deportazione decennale in Corsica e gli altri due ad una forte multa(1) ed all'interdizione perpetua dagli uffici nel territorio della Repubblica(2).

L'emissione di scudi e frazioni di scudi d'argento alterati era stata di 18000 libbre, pari a scudi 148.500 calcolando che da ogni libbra di lega (once 11 e denari 12 d'argento puro, con mezza oncia di rame) si ricavavano scudi 8 1/4. L'argento complessivo tolto agli scudi fu di libbre 62 1/2 calcolando un denaro per libbra, cifra che si avvicina a quella dell'argento avanzato dalla coniazione degli scudi alterati e che fu trovato giacente in zecca al momento dell'arresto dei colpevoli e calcolato in una prima stima grossolana dalle 60 alle 70 libbre.

(1) La multa fu fissata complessivamente in L.525 ch'io credo calcolate in base alle spese che la zecca avrebbe dovuto sopportare per fondere e riconiare le 18000 libbre di scudi calanti messi in circolazione.

(2) La pena parrà forse grave per un errore di pesatura, ma non lo è se si rifletta che per reati del genere la normale codificazione criminale prevedeva la pena di morte o la condanna perpetua al remo nelle galere. La buona fede dei tre monetari non fu, del resto, provata, ma solo supposta. Inoltre, motivi di prestigio consigliavano la massima severità per salvaguardare il buon nome della moneta genovese, una delle più accreditate d'Italia.

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