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La Zecca di Falsopolis (Omaggio a Stefano Benni)


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Inviato (modificato)

 

 

Nella gloriosa e glorificata città di Falsopolis, che tutti conoscono per la sua lunga tradizione di imbrogli, tarocchi e salsicce finte, sorgeva un edificio maestoso e bislacco: "la Zecca Nazionale della Fregnaccia e del Paradosso".

Il direttore della Zecca era un tale Commendator Lupigno, mezzo lupo e mezzo ragioniere, col monocolo su un occhio e un francobollo falso sull’altro. Dicevano fosse stato assunto per concorso, ma nessuno aveva mai visto il bando, né il concorso, né tantomeno la laurea (che lui custodiva gelosamente dentro una bottiglia di birra vuota).

Alla Zecca si stampava di tutto: banconote false da 3,14 Pi-dollari, aurei di cartapesta dorata col ritratto di Cesare che fa l’occhiolino, e persino francobolli che profumavano di truffa e mandorle amare.

Ogni martedì e giovedì, comparivano all’ingresso della Zecca due visitatori fissi: il Gatto e la Volpe, in doppiopetto elegante ma con le tasche bucate.

- Direttore Lupigno, oggi ci serve un lotto di monete commemorative da vendere ai turisti del paese dei Balocchi, - miagolava il Gatto, lisciandosi i baffi tinti.
- Ma stavolta fatele un po’ più durevoli, che l’ultima volta si sono sciolte con la pioggia, - guaiva la Volpe, mentre cercava di rivendere una moneta-biscotto a un piccione.

Il Commendator Lupigno annuiva, rideva col naso, e ordinava ai suoi operai (tutti ex-magi di professione, ora specializzati in calligrafia contraffatta) di preparare un bel conio con su scritto:
“Repubblica di Falsopolis – Valida fino a prova contraria”.

E così Falsopolis prosperava, tra illusioni fiscali, fabbriche di specchi per le allodole e banche in cui si depositavano sogni a interesse variabile.

Un giorno però arrivò un bambino - o almeno pareva tale - chiamato Veritino, con gli occhi grandi e lucenti come due talleri di Maria Teresa e un’aria da non farsi fregare nemmeno da due scimmie ammaestrate. Bussò alla Zecca e chiese:
- Posso vedere come si fanno le monete?

Il Commendator Lupigno sbiancò come una banconota finita in lavatrice. Il Gatto si nascose sotto una zeppa di bolle di sapone, la Volpe cominciò a cantare l’inno nazionale al contrario per confondere l’uditorio. Ma Veritino li guardò e disse:
- Lo sapevo! Questa città è una truffa col campanello!

Detto questo, estrasse una lente d’ingrandimento grossa come un piatto e li smascherò tutti con un solo sguardo.

Ma Falsopolis, si sa, è resiliente. E mentre il Gatto e la Volpe scappavano su una gigantesca moneta di sughero usandola come una zattera e il Commendator Lupigno si rifugiava sotto la scrivania a falsificare le sue dimissioni, la città già preparava un nuovo piano: vendere souvenir di Veritino eroe nazionale, fatti rigorosamente in plastica contraffatta e ricoperti d’oro alimentare.

E la morale?
Se ti regalano una moneta di Falsopolis... non morderla: potrebbe morderti lei.

njk

Modificato da littleEvil
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Inviato

Uno stile benniano che qualche volta ho cercato anch'io di imitare, ma non sono portato per la scrittura satirica (almeno non in questo stile). Non posso che farti i miei complimenti.

  • Grazie 1

Inviato (modificato)

Proprio oggi, durante i lavori per piantare il leggendario Albero dei Denari, la pala colpì qualcosa di più duro dell’avidità: un antico deposito di reperti taroccati.
Fu così che, tra monete di gesso, diplomi in retorica fasulla e statuette di sapone, riemerse la storia perduta della gloriosa e bugiarda Falsopolis.

L'Unica, Vera e Falsissima Storia dell’Antichissima ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ

Molto prima di Troja, molto dopo Atlantide (ma sempre in ritardo), sorgeva sull’altopiano della Grande Presa dei Fondelli la gloriosa città di ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ - detta anche Falsopoli Magna, Polis della Patacca o, tra amici, "la Bufala Greca".

Fondata, secondo leggende apocrife ma ben documentate, da Quititruffo il Barattatore, ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ era una meraviglia architettonica: templi dipinti coi pastelli di cera, statue che sorridevano solo se pagate e obelischi che si montavano fai-da-te tipo gli scaffali svedesi.

Il Partenone? Beh, lì non ne avevano uno solo… ma almeno sette, tutti finti. Se li vendevano ai turisti ogni settimana durante il Mercato del Sacro Tarocco, dove filosofi da bancarella gridavano:
- Un Socrate a metà prezzo! Un Platone senza garanzia, ma pensa e ragiona ancora come nuovo!

Il più famoso filosofo della città era Epistrufide l’Ambiguo, noto per la frase:

"Tutti i cittadini di ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ mentono. Anch’io."

Ci fu un periodo aureo, chiamato la Frode Ellenistica, durante il quale a ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ si tentò persino di vendere il Mar Egeo ai Persiani, presentandolo come una piscina a onde termali. Questi, per tutta risposta, lanciarono un attacco via mare e lasciarono una recensione negativa su Prosopobiblos.

Il Senato di ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ (un'accozzaglia di senatori diseredati, truffatori e venditori di mantelli autografati da Zeus) era noto per legiferare in versi ambigui, tipo:

"Chi ruba, se lo fa con grazia,
non è ladro, è ambasciator di farsa."

Un giorno, uno straniero venne a visitare la città. Si chiamava Onesticle, e cercava la verità. Ma nel mercato trovò solo copie di essa, edizioni economiche della realtà, e un cartello con su scritto:

"La verità è in ferie, torna alle Calende Greche"

Disperato, Onesticle si gettò nel falso Aspropotamo- che in realtà era un tappeto blu dipinto ad acqua - e scomparve tra gli applausi pre-registrati della folla.

Così visse e (forse) morì la gloriosa ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ, che gli storici cercano ancora di localizzare, ma che, a quanto pare, si sposta spesso da sola, per non farsi beccare.
 

Modificato da littleEvil
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Inviato

Complimenti, diverte e fa riflettere. 


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Inviato

Grande Njk, si ride a denti stretti perché purtroppo sembra di rivedere a tratti qualche scorcio di convegno numismatico... :rolleyes:


Inviato

complimenti Njk @littleEvil: per la prima volta anche mia moglie ha apprezzato un contenuto del forum!


Supporter
Inviato
19 ore fa, littleEvil dice:

sorgeva sull’altopiano della Grande Presa dei Fondelli la gloriosa città di ΦΑΛΣΟΠΟΛΙΣ - detta anche Falsopoli Magna

Hai qualche foto, anche inventata di sana pianta di fico, delle vestigia di questa città? Una discussione, qualunque essa sia, bisognerebbe sempre arricchirla con delle immagini, e a te la fantasia non manca.

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Inviato
10 minuti fa, nikita_ dice:

Hai qualche foto, anche inventata di sana pianta di fico, delle vestigia di questa città? Una discussione, qualunque essa sia, bisognerebbe sempre arricchirla con delle immagini, e a te la fantasia non manca.

 

Non lo istigare 🤣


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