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Una porzione di una statua di bronzo riemerge dal mare nei pressi di Santa Maria di Leuca


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Una porzione di una statua di bronzo riemerge dal patrimonio sommerso

Misura 105 centimetri per 65 ed è probabilmente parte del torso di una figura maschile. È stata recuperata nei fondali antistanti il porto di Santa Maria di Leuca durante una campagna di prospezioni

gx018997-frame-at-1m36s.jpg Foto di Emiliano Peluso, dipartimento Beni Culturali di Unisalento

SANTA DI LEUCA (Castrignano del Capo) - Un frammento di statua bronzea, probabilmente parte del torso nudo di una figura maschile, è stato individuato e recuperato nei fondali antistanti il porto di Leuca. La scoperta è avvenuta durante una campagna di prospezioni subacquee condotta dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, nell’ambito del progetto M.Ar.E.A., dedicato alla mappatura archeologica dei fondali pugliesi.

Il frammento, che misura 105 per 65 centimetri, è stato localizzato e documentato lo scorso 19 giugno attraverso un rilievo fotogrammetrico ad alta precisione. Il sito si trova in un’area già nota alla comunità scientifica si dagli anni ’90: nel 1992, infatti, il subacqueo Francesco Boaria segnalò per primo la presenza di resti bronzei tra Leuca e Novaglie, poi indagati dalla soprintendenza pugliese tra il 1994 e il 1995. Parte di quei materiali è oggi conservata al Museo Archeologico di Brindisi, accanto ai reperti provenienti dal carico dei Bronzi di Punta del Serrone.

Oltre al torso, sono stati recuperati anche frammenti minori, tra cui uno che potrebbe appartenere a un panneggio. Tutti i reperti sono attualmente in fase di desalinizzazione nel laboratorio di restauro della Soprintendenza, all’interno del Museo del Mare Antico di Nardò. Solo al termine di questo processo sarà possibile stabilire con certezza se il nuovo frammento appartenga a statue già conosciute o costituisca una nuova acquisizione.

“Questo frammento ci parla di storie perdute e rotte sommerse – commenta Rita Auriemma, responsabile scientifica del progetto – e mostra quanto sia decisiva la collaborazione tra ricerca, tutela e territorio per far emergere un patrimonio che il mare nasconde, ma non cancella”.

La scoperta rafforza l’ipotesi che la zona fosse coinvolta nelle rotte commerciali del basso Adriatico in età antica e conferma l’esistenza di traffici legati al riciclo dei metalli: statue bronzee venivano spesso trasportate per essere rifuse e reimpiegate, come già emerso in altri contesti subacquei.

Le operazioni sono state condotte dagli archeologi subacquei dell’Ateneo salentino, con il supporto tecnico del Nucleo Operativo Subacqueo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto. Il trasferimento dei reperti a terra è stato gestito dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli. Anche per la soprintendente Francesca Riccio il ritrovamento “aggiunge un tassello importante alla ricostruzione storica di un territorio che continua a sorprenderci per la densità e qualità dei suoi depositi archeologici sommersi”.

Dal canto suo Il comandante della Capitaneria di Porto di Gallipoli, Francesco Perrotti, ha sottolineato, invece, “il lavoro efficace del personale coinvolto, in particolare degli operatori subacquei, che garantiscono ogni giorno la sicurezza delle operazioni e la tutela dell’ambiente marino”.

https://www.lecceprima.it/attualita/porzione-patrimonio-sommerso-scoperta-statua-bronzo-fondali.html
 

 

Scoperte fra Novaglie e Leuca parti di una grande statua in bronzo

Le acque antistanti il porto di Leuca restituiscono un prezioso tassello della storia marittima antica della Puglia. Un significativo frammento di statua bronzea, presumibilmente appartenente a un torso maschile, è stato individuato e recuperato durante le indagini archeologiche subacquee condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento nel tratto di costa Leuca-Novaglie.
L’intervento, autorizzato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi e Lecce e regolamentato dall’ordinanza della Capitaneria di Porto di Gallipoli, rappresenta un importante risultato delle ricerche coordinate dalla professoressa Rita Auriemma, responsabile scientifica del progetto M.Ar.E.A. (PNRR) e direttrice del Gruppo di Archeologia Subacquea dell’ateneo salentino.
Le prospezioni, finalizzate all’aggiornamento del Geodatabase della Carta Archeologica Subacquea della Puglia meridionale, hanno permesso di localizzare con precisione il sito del carico di rottami bronzei già noto alla comunità scientifica dal 1992 grazie alla segnalazione di Francesco Boaria e successivamente indagato dalla Soprintendenza pugliese tra il 1994 e il 1995. Da questo giacimento provengono i frammenti di statue, anche di proporzioni colossali, attualmente conservati nel Museo Archeologico di Brindisi insieme ai reperti del carico dei Bronzi di Punta del Serrone.
Il momento più significativo della campagna di ricerca si è verificato il 19 giugno 2025, quando il team dell’Università del Salento ha individuato e documentato attraverso un dettagliato rilievo fotogrammetrico il frammento principale, che misura 105 x 65 centimetri. Nonostante le incrostazioni marine che ne mascherano i dettagli, il reperto presenta caratteristiche morfologiche compatibili con la parte anteriore di un torso nudo di figura maschile, realizzato in dimensioni superiori al naturale.
L’intervento ha portato alla luce anche frammenti di piccole dimensioni, uno dei quali interpretabile come parte di un panneggio.
Il recupero del materiale archeologico è stato condotto con la massima professionalità dagli archeologi subacquei dell’Università del Salento, supportati dal prezioso contributo tecnico e logistico del I Nucleo Operativo Subacqueo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto in collaborazione, per gli aspetti di tutela, con la Soprintendenza, nelle persone del Soprintendente arch. Francesca Riccio e della dott.ssa Serena Strafella, allertate non appena si è rivelato indispensabile il recupero dei reperti.
Questa collaborazione consolidata garantisce da anni la sicurezza delle operazioni e fornisce un supporto indispensabile per tutte le attività di ricerca archeologica lungo le coste salentine.
La Capitaneria di Porto di Gallipoli, attraverso l’Ufficio Locale Marittimo di Leuca, ha assicurato il trasporto dei reperti dalla sede del rinvenimento alla terraferma, confermando ancora una volta l’efficace sinergia tra istituzioni universitarie e organismi di controllo del territorio marittimo.
I reperti sono attualmente sottoposti al processo di desalinizzazione presso le vasche a ricambio idrico del Laboratorio di restauro della Soprintendenza, presso il Museo del Mare antico di Nardò. Solo al termine di questo delicato trattamento conservativo e dopo gli studi specialistici sarà possibile determinare con certezza se il frammento principale appartenga a una delle statue già note dal carico o rappresenti una nuova acquisizione per il patrimonio culturale. La scoperta conferma l’importanza delle rotte commerciali che attraversavano il basso Adriatico in epoca antica. I
l carico di Leuca, analogamente a quello di Punta del Serrone, testimonia la pratica del riciclo dei metalli nel mondo antico, quando statue ed elementi decorativi bronzei venivano trasportati per essere rifusi e reimpiegati.
«Questo intervento – commenta la professoressa Auriemma - conferma che la virtuosa sinergia tra le istituzioni è la chiave vincente per la ricerca e la valorizzazione del patrimonio, in particolare per un patrimonio apparentemente “invisibile” come quello subacqueo; una rete di attori coinvolti e le comunità possono farne realmente un bene comune e accessibile».
«Si tratta - dichiara la Soprintendente Francesca Riccio – non solo di un ritrovamento notevole per le valenze culturali intrinseche dei reperti rinvenuti – ma di un ulteriore, importantissima, testimonianza della storia di questo straordinario territorio laddove la ricerca archeologica ci ha abituato a continue scoperte di un patrimonio sepolto o sommerso che, quotidianamente ci troviamo a disvelare, tutelare e valorizzare grazie, come in questo caso, all’efficace collaborazione con le istituzioni coinvolte».
Il Comandante della Capitaneria di porto di Gallipoli – Capitano di Vascello Francesco Perrotti - nel sottolineare l’importante risultato ottenuto dalle istituzioni coinvolte, ha rivolto un plauso al personale della Guardia Costiera che ha preso parte all’operazione, e in particolare agli Operatori Subacquei del 1 Nucleo Sub della Guardia Costiera, di San Benedetto del Tronto, coordinati dal Capitano di Corvetta Giuseppe Simeone, che hanno garantito - nello specifico - gli aspetti relativi alla salvaguardia della vita umana in mare e alla tutela dell’ecosistema sottomarino.
L’intervento si inserisce nel più ampio programma di ricerca e valorizzazione del patrimonio archeologico subacqueo promosso dall’Università del Salento, che continua a rappresentare un punto di riferimento nazionale per gli studi di archeologia marittima e per la formazione di specialisti nel settore.


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