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Ritrovato busto di un imperatore ?


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          Roman Emperor's Shadow Appears in Aspendos: 1,700-Year-Old Statue Head Found  
 

Roman Emperor’s Shadow Appears in Aspendos: 1,700-Year-Old Statue Head Found

 

A marble head believed to depict a Roman emperor has been unearthed during excavations at the ancient city of Aspendos in southern Türkiye. The piece is thought to date to the late 3rd century AD and reflects a rare blend of Roman realism and Hellenistic artistry.

Archaeological teams working at the Roman forum of Aspendos, located in Antalya Province, have discovered the head of a marble statue believed to depict a Roman emperor. Measuring approximately 40 centimeters in height, the portrait is estimated to date between AD 250 and 300—when the Roman Empire was undergoing profound political and artistic transformations.

According to experts, the statue exhibits a striking combination of veristic (hyper-realistic) features and emotional depth, characteristic of earlier Hellenistic art. Deep forehead wrinkles, prominent cheek folds, and furrowed lips reflect the Roman tradition of portraying age and experience as virtues of leadership. Meanwhile, the slight tilt of the neck and the dreamy, introspective gaze suggest an enduring influence from Hellenistic aesthetic ideals.

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2025/08/Roman-Emperors-Shadow-Appears-in-Aspendos-1700-Year-Old-Statue-Head-Found-1-601x1024.webp  

“This piece captures the transitional portrait style of the late imperial period,” said scholars involved in the analysis. “It represents not just the face of an emperor, but the merging of two artistic legacies—one grounded in realism and authority, the other in emotion and humanity.”

 

Such portraits became prominent especially after the reign of Augustus, as Roman sculptors sought to communicate both the power and the moral weight of imperial rule through nuanced facial expression and sculptural technique.

Aspendos: More Than a Theater

While most renowned for its exceptionally well-preserved Roman theater, Aspendos was a major urban center in the ancient region of Pamphylia. Founded as early as the 10th century BCE and later incorporated into the Roman Empire, the city was a hub of trade, civic life, and monumental architecture.

http://www.anatolianarchaeology.net/wp-content/uploads/2025/08/Aspendos_Amphitheatre-1024x682.jpg The Aspendos Theatre was built in 155 AD during the reign of Marcus Aurelius by local architect Zenon. The theatre had a diameter of 96 metres and could seat 7,000 people. It was later used as a Seljuk caravanserai and palace. Image: Wikipedia

The recent discovery sheds new light on the social and ceremonial heart of the city—the forum—where  statues like this one would have stood to project imperial presence and ideology. Together with ongoing excavations of public buildings, baths, and aqueduct systems, the find contributes to a more holistic understanding of Roman urban planning and propaganda in Anatolia.

https://www.anatolianarchaeology.net/roman-emperors-shadow-appears-in-aspendos-1700-year-old-statue-head-found/

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Scoperto un tesoro di marmo nell’antica città romana. Riportata alla luce la testa scultorea intensa e inquieta di un imperatore del III secolo? Chi è quest’uomo? Lo scavo, le certezze, le ipotesi

Dal buio della terra al riverbero del sole mediterraneo: un volto scavato dal tempo, che unisce forza e malinconia, si offre ai nostri occhi dopo 1.700 anni. Occhi infossati, rughe profonde, labbra serrate: chi era quest’uomo di potere che oggi sembra interrogarci?


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Il ritrovamento è avvenuto nella zona monumentale di Aspendos, antica città della Panfilia, oggi nella provincia turca di Antalya, a poco più di mezz’ora di strada dall’odierna capitale provinciale e non lontano dalla costa mediterranea.
Gli archeologi, durante lo scavo del foro romano, hanno rinvenuto una testa in marmo alta circa 40 centimetri, perfettamente conservata nella struttura e appena intaccata dall’erosione superficiale.

Il foro, centro nevralgico della vita civica, era il luogo in cui la presenza dell’imperatore veniva ribadita attraverso statue a tutto tondo, busti e iscrizioni. In un’epoca in cui la velocità di comunicazione era affidata ai corrieri e agli artisti, l’immagine imperiale era un potente strumento politico. Ma certo non erano solo gli imperatori ad avere visibilità. Uno spazio inferiore, ma pur di rilievo, considerato il luogo pubblico, era riservato ai governatori o a eminenti capi militari. Ciò che stupise, in questa opera è il volto da “filosofo” dell’effigiato. La sau espressione malinconica, ricca di domande e aperta a dubbio.


La datazione e l’epoca di ferro dell’Impero

Il III secolo, quando Roma vacillava sotto il peso di invasioni e complotti

L’analisi stilistica e la stratigrafia indicano una datazione tra il 250 e il 300 d.C., cioè nel cuore della Crisi del III secolo.
Un periodo di disordine estremo: più di venti imperatori si susseguirono in meno di cinquant’anni, spesso assassinati o caduti in battaglia.
Sul piano militare, l’Impero fronteggiava i Goti, i Persiani sasanidi e una serie di incursioni germaniche; sul piano economico, l’inflazione e la perdita di territori minavano la stabilità; politicamente, le legioni stesse decidevano chi doveva regnare.

In questo contesto di incertezza, il ritratto ufficiale diventava un manifesto di fermezza e di legittimità: un imperatore non poteva apparire fragile.


I due possibili protagonisti: Gallieno e Claudio II il Gotico

Due volti del potere in un’epoca di tempesta

Gallieno (253–268 d.C.) regnò a lungo rispetto alla media di quell’epoca sanguinosa. Uomo colto e sensibile alle arti, fu promotore di un rinascimento artistico e filosofico a corte. Ma dovette affrontare disastri militari e ribellioni, e la sua immagine ufficiale spesso mostrava tratti severi, mascella pronunciata, sguardo concentrato. Nei ritratti noti, i capelli sono corti, la fronte ampia, la barba corta e squadrata: un volto che si avvicina a quello della testa di Aspendos.

Claudio II il Gotico (268–270 d.C.), militare di origine illirica, è ricordato come vincitore dei Goti nella battaglia di Naissus. La sua iconografia mostra un viso più allungato, tratti ossuti e sguardo diretto, quasi privo di pathos. La testa di Aspendos, pur mostrando decisione, conserva un velo di malinconia che appare più vicino alla poetica gallieniana che al pragmatismo di Claudio.


Analisi morfologica del volto

Rughe come cicatrici del comando, occhi come specchi dell’anima

L’opera è realizzata in marmo bianco a grana fine, forse importato dall’Egeo.
Il verismo romano è evidente: rughe frontali incise con decisione, pieghe naso-labiali profonde, linee sottili sotto gli occhi. La bocca, serrata e leggermente asimmetrica, trasmette determinazione e autocontrollo.
Il collo inclinato verso destra e la lieve rotazione della testa introducono un elemento ellenistico: un tocco di movimento, un accenno di introspezione.

Gli occhi, pur privi di pupille incise, sembrano guardare oltre, come se fossero stati originariamente dipinti o arricchiti da inserti in pasta vitrea. Questo intensifica la presenza emotiva del ritratto, rendendolo più che una fredda effigie.


Il messaggio scolpito: propaganda e umanità

Quando il marmo era la voce dell’Impero

Questa testa non è un semplice resto artistico: è un atto politico.
In un’epoca in cui la stabilità era fragile, un imperatore doveva apparire invincibile ma giusto, umano ma superiore. L’artista ha saputo condensare tutto questo in un unico volto: il marmo diventa manifesto, il ritratto diventa scudo.

Il verismo esalta l’esperienza e la forza; l’ellenismo, invece, ricorda al popolo che dietro la corona vi è un uomo che porta il peso della storia. È un equilibrio sottile che i Romani del III secolo capivano bene.


Aspendos: crocevia di cultura e potere

Sotto il sole d’Anatolia, un mosaico di lingue e commerci

Fondata intorno al X secolo a.C., forse dai coloni achei, Aspendos prosperò grazie alla sua posizione strategica lungo il fiume Eurymedon. In epoca romana, divenne un centro economico e culturale di primo piano, con il celebre teatro – tra i meglio conservati dell’antichità – capace di ospitare fino a 15.000 spettatori.

La scoperta di questa testa imperiale nel foro arricchisce il quadro della propaganda imperiale nelle province orientali. Le statue, collocate in luoghi pubblici, erano l’equivalente di un discorso diretto dell’imperatore ai suoi sudditi.


Lo sguardo che attraversa i secoli

Un incontro muto, ma pieno di domande

Chiunque si fermi davanti a questo reperto percepisce un paradosso: è pietra, ma vibra di vita. Il volto comunica resistenza, autorità, ma anche un presentimento oscuro.
Gallieno, con la sua intelligenza raffinata e le sue sconfitte; Claudio II, con la sua vittoria epocale ma vita breve. Entrambi potrebbero essere qui.

Il mistero rimane, ma il fascino cresce: un imperatore che, dopo 1.700 anni, riesce ancora a guardarci negli occhi.

  • Grazie 1

Inviato

A occhio e croce direi Gallienus.


Inviato
46 minuti fa, Adelchi66 dice:

A occhio e croce direi Gallienus.

 

Difficile non essere d'accordo!


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