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Inviato (modificato)

Salve. Pongo un quesito di carattere generale. Io non sono riuscito a darmi una risposta, ma sarei grato a chi mi esprimesse una sua opinione. 
Allora, nei nostri interventi ci capita spesso di mettere in rilievo il numero di esemplari conosciuti della moneta che stiamo considerando. In quanto, giustamente, più esemplari sono presenti sul mercato, più si abbassa il grado di rarità della stessa, insieme al suo stesso valore commerciale. Chiedo: per quanto riguarda l’alta conservazione (SPL+/qFDC/FDC) non si tiene nessuna contabilità del numero di esemplari della medesima moneta apparsi sul mercato? Se ne sono apparsi 3, oppure 10, 100 o più  non cambia nulla? L’alta conservazione è assestante e non risente di nessuna altra variabile? Ma, forse, sono io che faccio fatica a defenestrare la rarità nella valutazione di una moneta. Ringrazio.
 

Modificato da Oppiano

Inviato
7 ore fa, Releo dice:

Salve. Pongo un quesito di carattere generale. Io non sono riuscito a darmi una risposta, ma sarei grato a chi mi esprimesse una sua opinione. 
Allora, nei nostri interventi ci capita spesso di mettere in rilievo il numero di esemplari conosciuti della moneta che stiamo considerando. In quanto, giustamente, più esemplari sono presenti sul mercato, più si abbassa il grado di rarità della stessa, insieme al suo stesso valore commerciale. Chiedo: per quanto riguarda l’alta conservazione (SPL+/qFDC/FDC) non si tiene nessuna contabilità del numero di esemplari della medesima moneta apparsi sul mercato? Se ne sono apparsi 3, oppure 10, 100 o più  non cambia nulla? L’alta conservazione è assestante e non risente di nessuna altra variabile? Ma, forse, sono io che faccio fatica a defenestrare la rarità nella valutazione di una moneta. Ringrazio.
 

 

Ciao @Releo, sinceramente non ho ben capito. Mea culpa. Forse però è un argomento a sé rispetto alla discussione su Ferdinando IV di cui alla presente. E’ tema generale, credo.


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Inviato

Hai ragione. L’ho premesso io stesso. Non ho trovato dove inserire l’argomento, che non riguarda assolutamente in modo specifico Ferdinando IV. È di carattere generale. Diciamo che sono delle riflessioni che faccio con me stesso, dei quesiti che pongo a me stesso e che, in questo caso, ho deciso di portare all’attenzione di tutti. Mi scuso per l’invasione di campo. Se riesci, trasferisci il tutto in altra sezione. In pratica, mi sembra che nelle aste vengano catalogate come FDC ( o quasi) più monete dello stesso millesimo, “parecchie” monete dello stesso millesimo. Tutto ciò non ha nessuna ripercussione sul valore commerciale da attribuire a quelle determinate monete? Credo, comunque, che sia proprio così e che l’alta conservazione, oggi, prevalga su ogni altra considerazione. Per cui, a volte, si cerca di far diventare tutto FDC o quasi FDC, anche quando, magari, sussistono dei dubbi al riguardo. Monete già passate in asta che, quando vi ritornano in “slab”, magari dopo solo un anno, aumentano vertiginosamente di prezzo. Ripeto, queste mie sono solo delle riflessioni. Ma della speculazione la vedo in giro. Spero di essere stato chiaro. Non ho trovato semplice spiegarmi. Mi scuso ancora per l’intromissione. Trasferisci dove ti sembra più opportuno. Importante è che non mi prendiate per pazzo! Saluti a tutti.


Inviato (modificato)

Ciao @Releo, credo di aver capito cosa intendi (correggimi se sbaglio); in pratica chiedi se una qualità altissima sia degna di interesse (come ad esempio avviene per la rarità) per realizzare una sorta di “censimento” del numero di esemplari disponibili.
Se questo è quello che chiedi, ti dico che non avviene una cosa del genere. Però è un approccio che personalmente attuo per le tipologie di mio particolare interesse.
Come giustamente osservi, “si cerca di far diventare tutto FDC o quasi”, quindi a questo riguardo serve obbligatoriamente molto occhio e soprattuto grandissima attenzione ai dettagli e allo stato qualitativo del metallo (leggi pure “maledetta pignoleria”, come la mia! :D).
Quando collezionavo, penso ormai lo sappiate, ricercavo principalmente altissima qualità. Detto questo, posso dirti che la qualità superlativa è sempre molto ostica da trovare, e questa difficoltà aumenta esponenzialmente se la tipologia in questione è molto precaria sotto il profilo tecnico, come appunto quella del periodo in esame.
Ti faccio un esempio che vale più di mille giri di parole. In collezione avevo quella che credo essere la più bella piastra del 1800: fdc secco, senza se e senza ma, patina straordinaria d’epoca e difetti di conio quasi assenti se non fosse per delle ovvie debolezze tipiche che proprio non solo della tipologia ma anche del millesimo stesso (quindi parliamo di una moneta non lavata, senza difetti di tondello e dal metallo perfettamente vergine… intatto). Monete di questa tipologia e di questo stesso millesimo, valutate fdc, ne ho viste, ma mai nulla di paragonabile a questo gioiello che avevo (che allego)

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La presi all’asta 2 di Ranieri, e passò praticamente in modo anonimo, senza nemmeno una descrizione aggiuntiva atta a valorizzare l’esemplare per quello che obiettivamente è, ovvero, una rarità elevata all’ennesima potenza (scusate l’auto celebrazione, ma tant’è…).

Il discorso si applica ovviamente a qualsiasi monetazione con lo stesso principio, ovvero: difetti tecnici risibili o assenti, conservazione altissima (quindi assolutamente nulla a che vedere con lo Spl!). Ovviamente il prezzo sarà una logica conseguenza. 
Ciò però non toglie che una moneta particolarmente ben coniata possa rientrare, “in un certo senso”, nella categoria delle “speciali”. Ti posto un raffronto fotografico di un dettaglio del ritratto di Ferdinando IV che è sempre critico per le consuete debolezze: il boccolo della parrucca. Il raffronto paragona un fdc pieno con un qspl. L’usura c’è e si vede, ma appare (penso) chiaro come il dettaglio del rilievo di per sé sia molto ben coniato. È una moneta che ho venduto anni fa a trattativa privata a un prezzo decisamente oltre la media perché aveva, nonostante l’usura, un carattere di “eccezionalità” per via dei rilievi insolitamente molto ben coniati, e i fondi lucenti al rovescio. Anche qui, moneta passata inosservata su un’asta ebay di Lanz. Ecco perché incoraggio sempre tutti a imparare a fare un’analisi approfondita degli aspetti tecnici, perché questo aiuta il collezionista a capire l’effettiva qualità di una moneta, e quindi a rendersi meglio conto se si tratti di una moneta classificabile nella media qualitativa oppure qualcosa di più.
Purtroppo tutto questo che ho scritto viene spesso considerato come un prolisso sproloquio, tanto è vero che ancora “ci si ostina” a gradare le monete preunitarie (addirittura quelle classiche!) solo con una fredda, stringata e inappropriata sigla, per di più con stringate (o peggio ancora nessuna, il più delle volte) note accessorie.

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Per concludere, a mio parere una qualità tecnica di superlativa qualità può benissimo far entrare una moneta comunissima nella categoria di quelle “introvabili”, MA, ovviamente, è importante tenere conto degli anzidetti principi.

Modificato da ilnumismatico
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Inviato (modificato)

Non è una moneta di Ferdinando IV ma credo renda la giusta conclusione al mio intervento: millesimo molto molto molto comune, ma in una qualità utopica. Certamente tra i primissimi esemplari battuti con i nuovi conii… rigatura della corona compresa :P  (se proprio vogliamo trovargli un “difetto” a ogni costo, minime debolezze sulle armette dello stemma), non lavata, fondi lucenti (o come va di moda dire “a specchio”) soave patina di vecchia collezione, lustro brillantezza e satinatura  impeccabili… insomma, UTOPICA

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PS: dimenticavo… anche questa passata ANONIMAMENTE in un’un’asta, senza nemmeno un ingrandimento. Ciò conferma quanto sopra esplicitato

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Inviato

Buongiorno a tutti.

@Releo, tipologie di monete Napoletane comunissime ... Mi riferisco soprattutto alle monete in rame, i cosiddetti  spiccioli del popolo, diventano rarissime se giunte a noi in conservazione molto vicine allo SPL .

Cataloghi e Manuali nonostante la facile reperibilità gli assegnano comunque un valore in base alla conservazione .

Ti faccio un esempio con un Grano di Ferdinando IV, il 1790 A.P.

 

 

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Altri spiccioli in rame, rarissimi e introvabili anche in basse conservazioni a volte sono riportati negli stessi senza una indicazione di valore.

E trovarli così è un vero miracolo!

Ferdinando IV 

Cavalli 3 1789 SICIL

IMG_20251009_104946.png

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Ferdinando IV 

Grano 1797 con FERDINAN in caratteri grandi.

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Inviato

Se un giorno dovesse apparire un altro 3 Cavalli del 1789 con la dicitura SICIL ...anche se fosse il secondo esemplare conosciuto non ne abbasserebbe di certo la  rarità.

 


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1 ora fa, ilnumismatico dice:

Ciao @Releo, credo di aver capito cosa intendi (correggimi se sbaglio); in pratica chiedi se una qualità altissima sia degna di interesse (come ad esempio avviene per la rarità) per realizzare una sorta di “censimento” del numero di esemplari disponibili.
Se questo è quello che chiedi, ti dico che non avviene una cosa del genere. Però è un approccio che personalmente attuo per le tipologie di mio particolare interesse.
Come giustamente osservi, “si cerca di far diventare tutto FDC o quasi”, quindi a questo riguardo serve obbligatoriamente molto occhio e soprattuto grandissima attenzione ai dettagli e allo stato qualitativo del metallo (leggi pure “maledetta pignoleria”, come la mia! :D).
Quando collezionavo, penso ormai lo sappiate, ricercavo principalmente altissima qualità. Detto questo, posso dirti che la qualità superlativa è sempre molto ostica da trovare, e questa difficoltà aumenta esponenzialmente se la tipologia in questione è molto precaria sotto il profilo tecnico, come appunto quella del periodo in esame.
Ti faccio un esempio che vale più di mille giri di parole. In collezione avevo quella che credo essere la più bella piastra del 1800: fdc secco, senza se e senza ma, patina straordinaria d’epoca e difetti di conio quasi assenti se non fosse per delle ovvie debolezze tipiche che proprio non solo della tipologia ma anche del millesimo stesso (quindi parliamo di una moneta non lavata, senza difetti di tondello e dal metallo perfettamente vergine… intatto). Monete di questa tipologia e di questo stesso millesimo, valutate fdc, ne ho viste, ma mai nulla di paragonabile a questo gioiello che avevo (che allego)

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La presi all’asta 2 di Ranieri, e passò praticamente in modo anonimo, senza nemmeno una descrizione aggiuntiva atta a valorizzare l’esemplare per quello che obiettivamente è, ovvero, una rarità elevata all’ennesima potenza (scusate l’auto celebrazione, ma tant’è…).

Il discorso si applica ovviamente a qualsiasi monetazione con lo stesso principio, ovvero: difetti tecnici risibili o assenti, conservazione altissima (quindi assolutamente nulla a che vedere con lo Spl!). Ovviamente il prezzo sarà una logica conseguenza. 
Ciò però non toglie che una moneta particolarmente ben coniata possa rientrare, “in un certo senso”, nella categoria delle “speciali”. Ti posto un raffronto fotografico di un dettaglio del ritratto di Ferdinando IV che è sempre critico per le consuete debolezze: il boccolo della parrucca. Il raffronto paragona un fdc pieno con un qspl. L’usura c’è e si vede, ma appare (penso) chiaro come il dettaglio del rilievo di per sé sia molto ben coniato. È una moneta che ho venduto anni fa a trattativa privata a un prezzo decisamente oltre la media perché aveva, nonostante l’usura, un carattere di “eccezionalità” per via dei rilievi insolitamente molto ben coniati, e i fondi lucenti al rovescio. Anche qui, moneta passata inosservata su un’asta ebay di Lanz. Ecco perché incoraggio sempre tutti a imparare a fare un’analisi approfondita degli aspetti tecnici, perché questo aiuta il collezionista a capire l’effettiva qualità di una moneta, e quindi a rendersi meglio conto se si tratti di una moneta classificabile nella media qualitativa oppure qualcosa di più.
Purtroppo tutto questo che ho scritto viene spesso considerato come un prolisso sproloquio, tanto è vero che ancora “ci si ostina” a gradare le monete preunitarie (addirittura quelle classiche!) solo con una fredda, stringata e inappropriata sigla, per di più con stringate (o peggio ancora nessuna, il più delle volte) note accessorie.

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Per concludere, a mio parere una qualità tecnica di superlativa qualità può benissimo far entrare una moneta comunissima nella categoria di quelle “introvabili”, MA, ovviamente, è importante tenere conto degli anzidetti principi.

 

Ti ringrazio.
Ritengo che tu abbia ben precisato ciò che volevo intendere. La particolarità, l’eccellenza “vera” che diventa una gran rarità per qualsiasi millesimo ed anche per monete comuni. C’è quella e non ce ne sono altre o ce ne sono pochissime altre. Si tratta dell’alta conservazione che diventa “introvabile” in quelle stesse caratteristiche e così ritorniamo nell’alveo della rarità. Ma, in questi ultimi tempi, mi sembra che passino sì monete più o meno in alta conservazione, ma in un numero sempre crescente: sufficiente è che riportino la qualifica, l’etichetta di FDC o quasi FDC. È qui che vedo la speculazione. La vedo nella corsa a trasformare tutto ciò che è possibile nell’eccellenza. Ma non è così. Perché, se prendiamo, per esempio, piastre del 1796 o del 1798, ne passano in asta un considerevole numero come SPL+,FDC o quasi FDC: presentano caratteristiche assimilabili eppure i prezzi sono sempre sostenuti. Puntualmente  verranno vendute. Restano, invece, al palo monete che costituiscono la storia della monetazione napoletana, magari in un numero limitatissimo di esemplari circolanti, solo perché presentano qualche acciacco. In definitiva, l’aspetto della “introvabilità” , la difficoltà nella reperibilità deve sempre essere presente in tutto ciò che prendiamo in considerazione e che aquistiamo, anche se si tratta di alta conservazione. Altrimenti rischiamo di trovarci di fronte a tante monete tutte ben messe, con l’alta conservazione che, a questo punto, diventa comune. Aprendo, in questo modo, solo la strada alla realizzazione di facili e consistenti guadagni a chi manipola il mercato. Un caro saluto.


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Inviato
1 ora fa, Rocco68 dice:

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Ma vai a trovare monete di quegli anni in tale conservazione! Anche se comuni, diventano rarissime per il grado di conservazione, assolutamente eccezionale e non riscontrabile in qualsiasi altro esemplare dello stesso millesimo. Un caro saluto.

 

 

 

 

 

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30 minuti fa, Releo dice:

La vedo nella corsa a trasformare tutto ciò che è possibile nell’eccellenza.

Per questo serve sempre più occhio clinico e specializzazione. Ognuno ha la sua area di interesse, come è giusto che sia, e ognuno quindi deve imparare a valutare al meglio (con criticità e sensibilità valutativa) ogni singolo aspetto tecnico. Sennò… “son dolori!”.

Poi, come faceva notare @Rocco68, se ci spostiamo su monetazioni “spicciole”, la questione diventa ancora più complicata: su queste vi era ancora meno cura tecnica (quindi un ulteriore aumento esponenziale nella difficoltà di reperire esemplari scevri da difetti) e vista la maggiore circolazione a cui erano soggette queste pezzature,  anche un’ulteriore difficoltà nel reperirle in alta conservazione.
 

Modificato da ilnumismatico
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Sicuramente. Per gli “spiccioli” l’alta conservazione è spesso una chimera, motivo per cui, monete ben messe, tipo quelle postate da Rocco, sono già il top o giù di lì.


Inviato
Il 08/10/2025 alle 14:11, Releo dice:

Chiedo: per quanto riguarda l’alta conservazione (SPL+/qFDC/FDC) non si tiene nessuna contabilità del numero di esemplari della medesima moneta apparsi sul mercato? Se ne sono apparsi 3, oppure 10, 100 o più  non cambia nulla? L’alta conservazione è assestante e non risente di nessuna altra variabile?

Non capisco. Lo stato di “conservazione” è soggettivo, una valutazione. Addirittura vedi la Scala Sheldon. A cosa servirebbe una “contabilità”? Sarebbe sempre relativa e soggetta a varie interpretazioni. A quale “altra variabile” dovrebbe risentire l’alta conservazione?


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Inviato
15 ore fa, Oppiano dice:

Non capisco. Lo stato di “conservazione” è soggettivo, una valutazione. Addirittura vedi la Scala Sheldon. A cosa servirebbe una “contabilità”? Sarebbe sempre relativa e soggetta a varie interpretazioni. A quale “altra variabile” dovrebbe risentire l’alta conservazione?

 

R5: da 1 a 5 esemplari;  R4: da 6 a 20 esemplari; R3: da 21 a 50 esemplari; R2: da 51 a 100 esemplari; R: da 101 a 300 esemplari; NC: da101 a 500 esemplari; 😄 oltre 500 esemplari ( da Magliocca). 
Nei nostri interventi sul forum si dà sempre gran risalto alla considerazione se abbiamo a che fare con un inedito, con un esemplare unico, con 2/5 esemplari o, comunque, con pochissimi esemplari. Poi, accade che una moneta “comune”, quando essa si presenta in alta conservazione, venga giustamente ritenuta “rara, molto rara” e che, di conseguenza, venga ricercata dal collezionista. È ciò che avviene per una moneta “comune” anche nel momento in cui si scopre su di essa una variante importante: diventa “rara o molto rara”. A tal proposito, Genny consiglia di aspettare qualche tempo prima di sbilanciarsi sul grado di rarità, poiché è opportuno verificare se e quanti altri esemplari con la stessa variante  faranno la loro comparsa sul mercato da lì in avanti. Cioè, il grado di rarità, che va a determinare il valore da attribuire a quella moneta, va tarato in base al numero degli esemplari conosciuti. Perché l’alta conservazione risponde solo a se stessa? Perché per l’alta conservazione si considera solo la perfezione ( a volte più, a volte meno presente) e tutto il resto non conta nulla? Siano  2, 5, 10, 100 o più gli esemplari in alta conservazione apparsi di quello stesso millesimo, la valutazione ed il valore commerciale resta sempre immutato. Io sono portato a ritenere che l’alta conservazione venga e debba essere apprezzata sia per la “perfezione” che la contraddistingue, sia per la “rarità”, in quanto, per motivi facilmente intuibili e principalmente per le monete antiche, in quelle condizioni di conservazione, sarebbero dovuti arrivare a noi un numero esiguo di esemplari. Invece, a me sembra che i FDC o i quasi FDC fioriscano sempre più nelle aste, senza che i prezzi si abbassino, anzi, forse succede esattamente il contrario. Capisco che può risultare complicato “censire” tali monete, tuttavia ciò che accade lo abbiamo sotto gli occhi. Dentro questo quadro, gli addetti ai lavori cercano di far diventare tutto FDC o giù di lì, anche quello che qualche tempo fa non non lo era. Con monete già conosciute che vanno in slab a prezzi maggiorati. Tanto, il mercato tira e l’ etichetta  FDC è una garanzia assoluta per la vendita!
E poi, Domenico, mi dici cosa nel campo numismatico non è soggetto a “varie interpretazioni”? 
Chiudo perché il testo è fin troppo lungo. Ho semplicemente esposto ciò che penso, ma sono consapevole di possibili inesattezze e del fatto che tanti non condivideranno il mio argomentare. Saluti a tutti.


Inviato

Buonasera a tutti, @Releoho letto questo tuo ultimo post e anche quello precedente, ricapitolando e se ho ben capito, la questione sollevata (per ragionamento intendo) è che nell’ambito della stessa tipologica stesso millesimo ci dovrebbero essere due parametri per la rarità, uno per il numero di pezzi conosciuto e uno per la conservazione?

Tralascio le altre considerazioni perché vorrei intanto capire bene questo passaggio.

Magari sarebbe opportuno aprire una discussione ad hoc per non andare OT.

saluti

Alberto

 


  • Oppiano ha rinominato il titolo in Alta conservazione e numero di esemplari.
Supporter
Inviato

Domenico, ottima soluzione. Grazie.


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Inviato
Il 09/10/2025 alle 11:10, Rocco68 dice:

Se un giorno dovesse apparire un altro 3 Cavalli del 1789 con la dicitura SICIL ...anche se fosse il secondo esemplare conosciuto non ne abbasserebbe di certo la  rarità.

 

 

Di sicuro. Ma se gli esemplari con quelle stesse caratteristiche diventassero 15, 20 o più (nel tuo caso specifico sarebbe cosa alquanto improbabile, ma tanto per intenderci) pensi che nel tempo non cambierebbe nulla? 


Inviato
1 ora fa, Litra68 dice:

ci dovrebbero essere due parametri per la rarità, uno per il numero di pezzi conosciuto e uno per la conservazione

E da una vita che lo dico,a titolo di esempio:un 3 grana Murat è una moneta comune o rara?in molti diranno comune, bene (rispondo io)allora trovane una in almeno SPL e poi vediamo se è veramente comune...

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Inviato
14 minuti fa, gennydbmoney dice:

E da una vita che lo dico,a titolo di esempio:un 3 grana Murat è una moneta comune o rara?in molti diranno comune, bene (rispondo io)allora trovane una in almeno SPL e poi vediamo se è veramente comune...

 

Quindi la Rarità in funzione (anche) del grado di conservazione. Corretto?


Inviato
1 minuto fa, Oppiano dice:

Quindi la Rarità in funzione (anche) del grado di conservazione. Corretto?

 

Quanti fdc rame rosso di una moneta del viceregno comunissima riusciamo a trovare? Ho estremizzato l'esempio per dare l'idea che in fondo pure la conservazione ha il suo peso su una rarità, anche se quelle riportate nei cataloghi riportano la rarità in senso assoluto della moneta, anche perchè quanto devono essere grandi questi cataloghi?

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Inviato
1 ora fa, Litra68 dice:

Buonasera a tutti, @Releoho letto questo tuo ultimo post e anche quello precedente, ricapitolando e se ho ben capito, la questione sollevata (per ragionamento intendo) è che nell’ambito della stessa tipologica stesso millesimo ci dovrebbero essere due parametri per la rarità, uno per il numero di pezzi conosciuto e uno per la conservazione?

Tralascio le altre considerazioni perché vorrei intanto capire bene questo passaggio.

Magari sarebbe opportuno aprire una discussione ad hoc per non andare OT.

saluti

Alberto

 

 

Alberto, non ho mai pensato a due parametri differenti e separati. Secondo me, l’alta conservazione ha nel suo DNA due componenti fondamentali: la “perfezione” della moneta e la “rarità” che a quella moneta deriva proprio dall’essere in alta conservazione. Se, nell’ambito della stessa tipologia e per lo stesso millesimo, alla “perfezione” si associa un numero esiguo di esemplari conosciuti, a quella moneta andrebbe attribuito un certo valore, se, invece, vi si associasse un numero considerevole di esemplari conosciuti, per quella moneta, nel tempo, il valore andrebbe rivisto.  Insomma, a me dà fastidio vedere in asta monete perfette, ma in gran numero ed a prezzi  sempre vertiginosi. La rarità non può essere messa al bando solo perché siamo di fronte all’alta conservazione. Gli spiccioli di Rocco sono sì ottimamente conservati, ma dove se ne trovano altri a quel livello?


Inviato
4 minuti fa, Releo dice:

Alberto, non ho mai pensato a due parametri differenti e separati. Secondo me, l’alta conservazione ha nel suo DNA due componenti fondamentali: la “perfezione” della moneta e la “rarità” che a quella moneta deriva proprio dall’essere in alta conservazione. Se, nell’ambito della stessa tipologia e per lo stesso millesimo, alla “perfezione” si associa un numero esiguo di esemplari conosciuti, a quella moneta andrebbe attribuito un certo valore, se, invece, vi si associasse un numero considerevole di esemplari conosciuti, per quella moneta, nel tempo, il valore andrebbe rivisto.  Insomma, a me dà fastidio vedere in asta monete perfette, ma in gran numero ed a prezzi  sempre vertiginosi. La rarità non può essere messa al bando solo perché siamo di fronte all’alta conservazione. Gli spiccioli di Rocco sono sì ottimamente conservati, ma dove se ne trovano altri a quel livello?

 

Basta che non fai confusione tra rarità e valore economico

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