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Meraviglioso. Nel bosco trova sepolti quattro vasi del Settecento. Contengono più di 7000 monete d’argento. Le consegna al municipio. Chi le nascose? Che monete sono?

Ricerche costanti. Da solo o in compagnia di un amico. RO Detecting, come è conosciuto questo appassionato cercatore semi-professionista, ha portato alla luce, nei giorni scorsi, quattro vasi in ceramica colmi di monete ottomane d’argento risalenti al XVIII secolo, battute durante il regno del sultano Mustafa III. In tutto, le monete raccolte e consegnate all’autorità sono più di settemila. La segnalazione dello strumento elettronico sarebbe avvenuta avvenuta in una zona boschiva del paese (Il video, in fondo alla pagina).

Il tesoro, secondo quanto riferisce il cercatore, era nascosto nei dintorni di Ștefănești, che si trova nella regione storica della Muntenia, all’interno della Valacchia, in Romania, una delle principali entità politiche rumene sottoposte all’influenza ottomana. La Valacchia, insieme alla Moldavia, costituiva un territorio strategico per l’Impero Ottomano, sia dal punto di vista economico che militare, e la presenza di queste monete ne è testimonianza tangibile. La zona circostante, inclusa la vicina città di Pitești, antico insediamento e centro amministrativo, era un crocevia di commerci e culture, dove l’influenza ottomana si intrecciava con le tradizioni locali, creando un patrimonio culturale ricco e complesso.

La legge rumena è chiara: ogni ritrovamento di beni culturali deve essere denunciato e consegnato alle autorità entro 72 ore.

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RO Detecting ha osservato scrupolosamente questa normativa, recandosi al municipio di Ștefănești per depositare il tesoro, documentando meticolosamente la consegna.

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Le monete, nella maggior parte di tipo kuruş, equivalenti a 40 parà, sono state coniate in argento e molte presentano piccoli fori, segno che potevano essere utilizzate non solo come mezzo di scambio economico, ma anche come ornamenti o elementi decorativi, intrecciando l’economia quotidiana con la cultura e l’estetica dell’epoca. Ogni pezzo racconta storie di mercati, scambi, tributi e della complessa rete di relazioni tra l’Impero Ottomano e le regioni sud-orientali d’Europa.

Il termine kuruş entrò nell’uso ottomano nel XVII secolo, quando l’Impero iniziò a standardizzare le proprie monete e a introdurre unità più stabili rispetto all’antica akçe, che era diventata sottoposta a inflazione. In turco ottomano, veniva scritto قروش (kurush), e il significato rimanda a piastra o “pezzo grosso” o “moneta significativa” in contrapposizione alle frazioni minori (parà).

Ma da dove derivava, etimologicamente, questo nome? Forse dai kreuzer (in tedesco Kreuzer, plurale Kreuzer) una moneta d’argento o di mistura (argento e rame) largamente usata nell’area germanica e asburgica dal tardo Medioevo fino al XIX secolo?
Nato come piccola unità di conto, il kreuzer divenne poi una delle monete più comuni dell’Impero Asburgico, circolando anche in Italia settentrionale, nei territori imperiali, e persino in parte della Svizzera e dell’Ungheria.


Il nome “kreuzer” deriva dal termine tedesco Kreuz, cioè “croce”, perché le prime monete di questo tipo — coniate nella città di Merano, nel Tirolo, intorno al 1271 — recavano una croce sul diritto. Etimologie diverse paiono riecheggiare nelle monete ottomane che forse furono una risposta ad analoghe monete asburgiche.

Cosa ricaverà il cercatore da questo ritrovamento? Secondo la legge rumena, i cittadini che scoprono e consegnano beni culturali possono ricevere una ricompensa finanziaria pari al 30% del valore stimato, con un possibile incremento del 15% per tesori di particolare rilevanza storica.

Am găsit 4 ULCELE cu peste 7.000 de monede! Comora vieții mele!

 

Modificato da torpedo

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