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Con l’ascesa al trono di Ferdinando II di Borbone – avvenuta nel 1830 alla morte del padre Francesco I – fu necessario promulgare il decreto n. 268 del 27 aprile 1831 (Decreto che stabilisce il tipo delle monete di novella coniazione) che abrogò il decreto n. 100 del 21 marzo 1825 (Decreto sulla coniazione delle nuove monete) e modificò la legge n. 1176 del 20 aprile 1818 (Legge che prescrive il sistema monetario del regno) e il decreto n. 633 del 15 aprile 1826 (Decreto che prescrive la coniazione delle dupla di oro).

L’unico studioso che abbia affrontato l’argomento sulla variazione dello stemma nelle monete di Ferdinando II è stato Giovanni Bovi. Egli trascrive un documento rintracciato nell’Archivio di Stato di Napoli nel fondo “Amministrazione generale delle monete”, ma che attualmente risulta fuori consultazione.

A differenza del dott. Bovi, sono riuscito a esaminare più carte afferenti il solo rovescio per le nuove monete da dodici e sei carlini del Borbone, nonché a visionare (e qui pubblicare) il disegno del progetto.

Francesco I morì l’8 novembre del 1830 e già l’11 dello stesso mese Ferdinando II ordinò che “si formino gli abbozzi del novello conio delle monete […] veduti i quali si riserba di dare le difinitive Sovrane risoluzioni.”

Un documento assolutamente identico a quello pubblicato dal Bovi è stato da me rintracciato nel fondo del Ministero delle finanze, busta 6514, fascicolo 649, che qui trascrivo in parte:

io sarei di avviso che in questa occasione si formasse il rovescio, dov’è impresso lo Stemma Reale, più semplice ed uniforme al disegno che mi do l’onore di acchiuderle. Con ciò si verrebbero a togliere i reali ordini Cavallereschi che attualmente nello stemma sono pendenti, ed anche le foglie di olivo che circondano lo stemma.

L’esperienza ha fatto conoscere che questi ornati formano una confusione nell’incisione, e tale che l’impressione non viene così sicura e precisa, come sono quasi tutte le monete straniere, la maggior parte delle quali sono tutte semplici senza ornamenti e decorazioni. Anche nel nostro Regno così si è sempre praticato fino all’anno 1805, né questa semplicità che io propongo si oppone punto alla legge monetaria de’ 20 Aprile 1818, tuttavia in vigore, mentre in essa si prescrive che la moneta debba contenere nel rovescio la semplici Reali Armi, e non altro.

Ad ogni modo V. E. si potrà compiacere di rassegnare il tutto alla Maestà del Re nostro Augusto Padrone, acciò degnandogli di uniformarsi a questa mia idea, ed approvando il modello, possa io, per la mia parte, darvi piena esecuzione.

Queste parole provengono dalla penna di Prospero de Rosa (direttore dell’Amministrazione generale delle monete) vergate in data 29 novembre 1830 e indirizzate a Giovanni d’Andrea, Ministro Segretario di Stato delle finanze.

Il costo delle matrici e dei punzoni dei dritti e di rovesci dei dodici e sei carlini ammontarono a ducati 675: 450 per la matrice e il punzone del dritto e del rovescio dei dodici carlini, 225 per la matrice e il punzone del dritto e del rovescio dei sei carlini. I conti furono trasmessi dal cav. Filippo Rega al de Rosa che li rese noti al Ministro Segretario di Stato delle finanze. In ogni caso, le monete non furono coniate prima del dicembre del 1830, giacché sarebbero stati necessari quattro mesi per la realizzazione del materiale creatore; inoltre venne stabilito che sino a fine anno si sarebbe proceduto con le impronte di Francesco I.

Il 22 dicembre 1830, dopo che il re accolse il progetto del rovescio delle nuove monete in argento, il de Rosa informò il ministro d’Andrea dell’approvazione regia e chiese allo stesso un anticipo di ducati duecento per la costruzione dei coni e per altre spese. Ma nell’aprile del 1831 le nuove monete non furono ancora coniate poiché si attendeva l’autorizzazione da parte delo stesso ministro e l’entrata in vigore del decreto del 27 aprile 1831 prescrivente le nuove monete di oro, argento e rame a nome del nuovo re.

 

Bibliografia

Archivio di Stato di Napoli, Ministero delle finanze, busta 6514, fascicolo 649.

Bovi, Giovanni, “Notizie sui rovesci delle monete di Ferdinando II e di Francesco II”, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, anno LXI, gennaio-dicembre 1976, pp. 53-56.

Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle Due Sicilie, anni 1825, 1826 e 1831.

De Majo, Silvio, “Francesco I di Borbone, re delle Due Sicilie”, in Dizionario biografico degli italiani, ed. on line.

Maucieri, Danilo, Leggi e decreti monetari del Regno delle Due Sicilie (8 dicembre 1816 - 6 settembre 1860) – Con appendice sugli articoli del codice penale borbonico riguardanti falsi e falsari, Associazione Culturale Italia Numismatica, Nummus et historia, XIII, 2007, s.l.

 

Disegno del progetto dello stemma del rovescio senza alcun ornamento

20251127_121050.png

Autografo di Prospero de Rosa, ideatore dello stemma semplificato

Autografo_di_Prospero_de_Rosa.jpg

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  • Grazie 3

Inviato
4 ore fa, demonetis dice:

Prospero de Rosa, ideatore dello stemma

Il leone venne rivolto nel verso opposto rispetto al disegno originale.


Supporter
Inviato
17 minuti fa, Rocco68 dice:

Il leone venne rivolto nel verso opposto rispetto al disegno originale.

 

Sì. Ci sono anche altre differenze con la monetazione definitiva.

  • Mi piace 1

Inviato
39 minuti fa, demonetis dice:

Sì. Ci sono anche altre differenze con la monetazione definitiva.

 

Mi sembra siano assenti i 3 gigli sulla palla dei Medici,o sbaglio?...


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