Tutte le attività
Questo elenco si aggiorna automaticamente
- Ultima ora
-
Vaticano 2024
nicola84 ha risposto a un topic di naga inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Come ho detto, ribadisco che non è giusto. Ma il loro ragionamento è che al turista interessa il “ricordìno”, non la serie delle stamp&coin o una eventuale serie di Coin card. Ragionamento corretto se basato sul “turista medio”. Questo ovviamente vuole anche dire che queste cose resteranno loro sullo stomaco per un bel po. Esclusi i collezionisti, non credo che questi prodotti abbiano molto mercato. E spesso neanche tra i collezionisti -
Il museo degli orrori
ARES III ha risposto a un topic di caravelle82 inviato in La piazzetta del numismatico
A questo punto mi sento in dovere di segnalare questa "cosa" (non oso neppure definirla riproduzione), di cui si è parlato qui -
Massimiliano I imperatore del Messico
apollonia ha risposto a un topic di apollonia inviato in Exonumia
Un gettone con le stesse caratteristiche ponderali e geometriche del nostro è stato venduto alla cgb.fr Numismatica Paris (https://www.cgbfr.it/mexique-peso-or-fantaisie-maximilien-1865-sup,fwo_709234,a.html). Il titolo dell’oro dei Traditional Wedding Tokens di 0,5 g è 916‰, ovvero il 91,6% di oro puro corrispondente a circa 22 carati (https://it.numista.com/catalogue/exonumia314716.html). Però sono stati realizzati anche gettoni d’oro da 14 a 22 carati, gettoni di rame placcato oro e gettoni di rame (https://it.numista.com/catalogue/exonumia300519.html). Il dritto del gettone è stato ripreso dal Peso 1866 coniato dalla Zecca di Città del Messico per Massimiliano I, che raffigura al rovescio lo stemma coronato sopra uno scettro e una spada incrociati, sostenuto da grifoni, della Leu Numismatik, Web Auction 35, lot 6006, 09.07.2025). Lot 6006. Starting price: 25 CHF. Price realized: 220 CHF Mexico MEXICO, Empire (Maximilian). Maximilian I von Habsburg, 1864-1867. Peso 1866 Mo (Silver, 37 mm, 26.84 g, 6 h), Ciudad de México (Mexico City). MAXIMILIANO - EMPERADOR Bare head of Maximilian I to right. Rev. IMPERIO MEXICANO / 1 PESO - 1866 Crowned coat of arms over scepter and sword crossed in saltire; all with griffin supporters. KM 388.1. Minor marks and scratches, otherwise, good very fine. apollonia -
Litra di Imachara ? o altra polis ?
skubydu ha risposto a un topic di skubydu inviato in Monete greche: Sicilia e Magna Grecia
La moneta non è stata manomessa. la moneta nella descrizione , riporta Buceti 1. è possibile avere l immagine del Buceti 1 che fa riferimento ad Imachara? -
Università di Torino, sarà condotto primo studio su petizioni dei ceti meno abbienti dell’Egitto tolemaico e romano
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
Università di Torino, sarà condotto primo studio su petizioni dei ceti meno abbienti dell’Egitto tolemaico e romano Per la prima volta, presso l’Università di Torino sarà condotta un’analisi sistematica delle procedure giuridico-amministrative che regolavano le istanze di giustizia presentate dai ceti meno abbienti dell’Egitto tolemaico e romano. Per la prima volta, presso l’Università di Torino sarà condotta un’analisi sistematica delle procedure giuridico-amministrative che regolavano le istanze di giustizia presentate dai ceti meno abbienti dell’Egitto tolemaico e romano. Il progetto, sostenuto dalla Swiss National Science Foundation e dalla Compagnia di San Paolo con due finanziamenti complessivi pari a mezzo milione di euro, e insignito del Seal of Excellence della Commissione Europea, sarà guidato da Lavinia Ferretti (PhD, Universität Basel) sotto la supervisione di Christian Vassallo (Università di Torino). L’iniziativa intende ricostruire lo sviluppo dei meccanismi legali legati alle cosiddette petizioni, ovvero i documenti con cui le fasce più povere chiedevano protezione e giustizia. Un aspetto centrale del progetto sarà la valorizzazione dell’importante patrimonio documentario del Museo Egizio di Torino, con particolare riferimento a un papiro tra i meglio conservati della collezione papirologica torinese (PTorChoach. 12, inv. Cat. 2147), appartenente al celebre Archivio dei Coachiti. Questo sarà oggetto di una nuova edizione critica e di un dettagliato commento. Tuttavia, il progetto coinvolgerà anche numerosi altri papiri provenienti da collezioni papirologiche in Europa e negli Stati Uniti. I risultati attesi al termine dei tre anni di ricerca offriranno dati concreti sulle modalità con cui si svolgevano le procedure legali nell’Egitto tolemaico e romano, aprendo la strada a futuri approfondimenti riguardanti l’impatto sociale del sistema giuridico-amministrativo antico. In particolare, il confronto tra l’età tolemaica e quella romana permetterà di valutare in maniera scientifica le conseguenze delle politiche imperialistiche, in questo caso l’influenza della conquista romana sui sistemi amministrativi e giuridici provinciali e sui processi di integrazione forzata in un impero caratterizzato da un’organizzazione amministrativa e militare capillare. La Cattedra di Papirologia dell’Università di Torino (Dipartimento di Studi Storici) è già stata protagonista dell’importante ERC-Consolidator Grant APATHES, dedicato alla Papirologia Ercolanese e alla Storia della Filosofia Antica. Tale progetto ha recentemente aperto la strada a nuove rivoluzionarie edizioni dei frammenti degli esponenti dello Stoicismo antico, a oltre 120 anni dall’ultima raccolta curata dal filologo tedesco Hans von Arnim. Università di Torino, sarà condotto primo studio su petizioni dei ceti meno abbienti dell’Egitto tolemaico e romano https://www.finestresullarte.info/archeologia/universita-torino-studio-su-petizioni-ceti-meno-abbienti-egitto-tolemaico-e-romano -
Asse spatinato
Pxacaesar ha risposto a un topic di Pino 66 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Ciao, se come sembra ( e lo ha confermato anche @Pino 66) non ci sono lettere sul rovescio Traiano si esclude da solo perché nella tipologia con la Spes, se non erro, vi è riportata sempre la legenda SPQR OPTIMO PRINCIPI ( o simile). Che non ci sia legenda lo confermano anche le lettere SC che sono evidentemente grandi ( tipiche della tipologia dei Flavii senza legenda) mentre per Traiano sono sempre più piccole ed a ridosso della personificazione proprio per far spazio ad essa.🙂 ANTONIO -
Quando noi saremo anzianotti queste saranno rarità 🫣
-
GC Le monete più attraenti di Alessandro Magno
apollonia ha risposto a un topic di apollonia inviato in Monete greche: Grecia
Gorny & Mosch 314 MAKEDONISCHE KÖNIGE. Alexander III. der Große, 336 - 323 v. Chr. Drachme (4.35g). 305 - 297 v. Chr. Mzst.Magnesia am Mäander Vs.: Kopf des Herakles im Löwenfellskalp n. r. Rs.: Zeus mit Adler thront nach l., davor Löwenkopf n. r., rechts im Feld E. Unter dem Thron Monogramm. Price 1991; Müller 331. Partiell dunkle Tönung, sonst st Prezzo iniziale 250 EUR apollonia -
Giov60 ha iniziato a seguire 5 Lire 1911 in Fdc: esiste?
-
5 Lire 1911 in Fdc: esiste?
Giov60 ha risposto a un topic di iracondo inviato in Regno D'Italia: approfondimenti
Se vogliamo, questo probabilmente è FDC. Heritage - gennaio 2025 - MS65 -
Scoperta in Albania orientale una tomba romana monumentale
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
L’interno della tomba monumentale scoperta in Albania Scoperta in Albania orientale una tomba romana monumentale Il rinvenimento della struttura, databile tra il III e il IV secolo d.C., è stato effettuato all’inizio di agosto Nell’Albania orientale, nella valle di Bulqizë, presso il villaggio di Strikçan, una squadra di archeologi albanesi ha portato alla luce una tomba romana monumentale, datata tra il III e il IV secolo d.C., la prima di questo tipo rinvenuta nel Paese balcanico. La scoperta è avvenuta all’inizio di agosto, quando l’Istituto di Archeologia ha avviato gli scavi dopo la segnalazione di alcuni abitanti che avevano notato pietre insolite in un altopiano vicino al confine con la Macedonia del Nord. L’indagine ha rivelato una struttura sotterranea di 9 metri per 6, alta 2,40 metri, costruita con grandi lastre di calcare incise con lettere greche. La tomba si articola in tre ambienti principali: una grande scalinata d’accesso, un’anticamera e la camera di sepoltura. Il sepolcro, molto più imponente rispetto ad altri ritrovamenti nell’area, apparteneva con ogni probabilità a un membro facoltoso della società. A confermarlo sono anche i reperti rinvenuti: un frammento di tessuto ricamato con fili d’oro, recipienti in vetro, manufatti in osso e coltelli. Secondo il responsabile degli scavi, Erikson Nikolli, l’iscrizione principale, bilingue, indica che la persona sepolta si chiamava Gelliano e dedica la tomba a Giove. È probabile che un secondo individuo, forse un familiare, fosse sepolto nello stesso luogo. Si tratta della prima iscrizione di questo tipo rinvenuta nella regione, a testimonianza del livello culturale che caratterizzava l’area nell’antichità. Altri testi incisi, non ancora decifrati, potrebbero appartenere a un monumento vicino oggi circondato da campi di mais e da una cava. Il sito era stato già violato in passato: una prima volta in età antica e successivamente quando macchinari pesanti avevano spostato un masso sopra la camera funeraria. Il monumento è stato classificato dalle autorità come patrimonio di grande valore storico e culturale, con l’obiettivo di preservarlo e renderlo, in futuro, visitabile anche per un pubblico più ampio. https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Scoperta-in-Albania-orientale-una-tomba-romana-monumentale Meravigliosa. Una tomba romana che parla due lingue. Architettura, tessuti d’oro e sculture di pietra. Ecco cos’è stato trovato. E quello che gli altri non dicono In una valle appartata della Dibra settentrionale, poco oltre Bulqizë, una scoperta archeologica ha riportato alla luce una delle sorprese più affascinanti dei Balcani: una tomba monumentale romana, la prima del suo genere nella regione, dedicata a un individuo il cui nome, Gellianos, sembra trasportarci in un tempo sospeso tra Oriente e Occidente, tra lingua greca e latino. La tomba, risalente al III-IV secolo d.C., misura circa 9 metri per 6 e presenta una camera funeraria alta 2,4 metri, affiancata da una monumentale scalinata decorata con motivi geometrici. Non si tratta di un semplice sepolcro: la struttura sembra un piccolo mausoleo, concepito per celebrare il prestigio e la memoria del defunto. La scoperta è stata annunciata dal Ministro albanese Blendi Gonxhja, sottolineando l’importanza storica e culturale del sito. Gli scavi, parte del progetto “Ricerca archeologica nella valle di Bulqiza”, sono stati condotti dall’Istituto di Archeologia con esperti locali, tra cui l’accademico Adem Bonguri e il Dott. Erikson Nikolli. Gellianos: un nome che racconta storie Il nome inciso nella pietra, Gellianos, porta con sé una complessa eredità culturale. La radice latina “Gall-” potrebbe indicare un’origine gallica o il legame con famiglie romane di alto rango, mentre il suffisso -ianos, tipico dei gentilizi romani, denota appartenenza, legame familiare e memoria. Gellianos non è solo un defunto, è un individuo immortalato nella pietra con la stessa cura dedicata ai dettagli architettonici e ai tessuti d’oro che avvolgevano il suo corpo. Il bilinguismo: greco e latino Elemento straordinario della tomba è la doppia lingua dell’iscrizione, un fenomeno rarissimo nella Dibra romana. Il latino, lingua ufficiale dell’Impero, convive con il greco, portatore di cultura, religione e filosofia. La combinazione delle due lingue non è solo un atto commemorativo, ma un vero dialogo culturale, che riflette il contesto cosmopolita e l’appartenenza di Gellianos a un’élite capace di navigare tra due mondi. Una curiosità unica: la scalinata principale sembra progettata per offrire un “doppio sguardo”. Chi saliva poteva leggere l’iscrizione latina da un lato e quella greca dall’altro, come se Gellianos avesse voluto farsi comprendere da due civiltà. Questa progettualità simbolica trasforma la tomba in uno spazio di comunicazione culturale, più che in un semplice sepolcro. Architettura e tesori La costruzione della tomba evidenzia notevoli capacità architettoniche: grandi pietre modellate con precisione, scalinate monumentali, stucchi geometrici. Nonostante i saccheggi antichi, gli archeologi hanno recuperato vasi di vetro, pettini d’osso, coltelli e frammenti di tessuti intrecciati con fili d’oro, testimoni della raffinatezza e dello status sociale del defunto. La tomba si articola in tre aree principali: la camera funeraria, un’anticamera e la scalinata monumentale, con ulteriori strutture murarie che suggeriscono la funzione di mausoleo. Dibra: crocevia tra Roma e l’Oriente La regione di Dibra, nota nell’antichità come Doberus, è stata abitata fin dal Neolitico. Durante l’epoca romana faceva parte della provincia della Mesia, una terra strategica e crocevia di scambi commerciali, militari e culturali tra l’Impero e l’Oriente. La presenza di fortificazioni, strade lastricate e insediamenti testimonia la sua importanza strategica. La romanizzazione portò latino, istituzioni romane e pratiche culturali imperiali, ma le tradizioni locali sopravvissero, come dimostrano le tombe monumentali e le iscrizioni bilingue. La fusione di elementi romani e locali creò un patrimonio unico, in cui il cosmopolitismo si mescolava alla memoria di comunità antiche. L’eredità romana nel paesaggio di Dibra Oggi, Dibra conserva fortificazioni, strade lastricate e tombe monumentali, testimoni della persistenza dell’eredità romana. La scoperta della tomba di Strikçan aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza del passato romano della regione, evidenziando l’importanza della ricerca archeologica per valorizzare e comprendere il patrimonio culturale albanese. https://stilearte.it/meravigliosa-una-tomba-romana-che-parla-due-lingue-architettura-tessuti-doro-e-sculture-di-pietra-ecco-cose-stato-trovato-e-quello-che-gli-altri-non-dicono/ -
Scoperto in Svizzera un ponte romano di legno intatto e resistente. Reperti quotidiani dei tempi della conquista e della gestione del potere. Cos’hanno trovato? Che vita si svolgeva lì? Nel silenzio del fiume Zihl, tra il verde dei prati svizzeri e le lievi colline che accompagnano le rive, emergono oggi oltre 300 pali di quercia appartenuti a un ponte costruito più di 2.000 anni fa. Ciò che colpisce immediatamente non è solo l’antichità del manufatto, ma la sua perfetta conservazione, resa possibile dall’ambiente acquoso del fiume, che ha impedito al legno di marcire e al tempo di cancellarne la memoria. Ogni palo racconta, come un codice segreto, la vita quotidiana, le tecniche costruttive e le strategie militari di un territorio allora conteso tra popolazioni locali e l’avanzata romana. Dal 40 a.C. al 369 d.C.: cronologia di un ponte e dei suoi restauri Analisi dendrocronologiche – si stabiliscono le sequenze degli anelli degli alberi, che mutano, in una data area, nello stesso modo e in tutti gli alberi, costituendo così una specie di codice sicuro per la datazione del legno – hanno rivelato che il ponte non fu un’unica costruzione stabile: fu riparato e ricostruito numerose volte. La campata più antica risale al 40 a.C., subito dopo la sconfitta della tribù degli Elvezi da parte dei Romani, e coincide con gli anni iniziali della conquista romana della Svizzera occidentale. Questo ponte rappresentava un nodo di comunicazione vitale, necessario non solo per i traffici commerciali ma anche per il controllo militare della regione, che diventava un terreno di espansione e integrazione per Roma. I reperti più recenti risalgono al 369 d.C., periodo in cui l’imperatore Valentiniano I rafforzò le difese del Limes renano contro incursioni germaniche. La vita del ponte copre quindi oltre quattro secoli di storia romana, attraversando fasi di stabilità e di crisi, guerre, riorganizzazioni amministrative e sociali. Lo Zihl: una via d’acqua strategica e commerciale Il fiume Zihl, o Thielle, non era un semplice corso d’acqua: era una vera e propria arteria commerciale e militare, collegata alla Trasversale del Giura, la strada che congiungeva i monti del Giura con Augusta Raurica, colonia romana e capitale dei Rauraci. Il ponte di Aegerten si trovava in un punto chiave, dove la via fluviale incontrava la strada terrestre. Qui transitavano legionari, mercanti, viaggiatori e artigiani, e ogni oggetto caduto nel fiume – dal chiodo di scarpa alla moneta, dall’ascia alla chiave – diventa oggi testimone di quell’intenso traffico. Petinesca e la rete delle stazioni romane Aegerten si colloca alle porte di Petinesca, una piccola città romana che fungeva da stazione di servizio, offrendo rifornimenti e rifugio ai viaggiatori. Il ponte collegava Petinesca con Aventicum, capitale dell’Elvezia, e Vindonissa, accampamento legionario e insediamento civile. Da Petinesca, una diramazione conduceva attraverso il Giura, passando per il Col de Pierre Pertuis, fino ad Augusta Raurica. Questa rete di ponti, strade e vie d’acqua mostra una sorprendente pianificazione romana, che integrava trasporto, difesa e economia. Ogni ponte non era solo un attraversamento, ma un punto di controllo e un catalizzatore di interazioni sociali e commerciali. Tecnologia costruttiva romana: il ponte di legno Il ponte era costruito interamente in quercia, legno resistente e duraturo, disposto in pali verticali conficcati nel fiume e collegati da travi orizzontali. Le analisi hanno rivelato che le campate furono sostituite in più momenti, dimostrando la cura e la manutenzione continua necessarie per garantire la sicurezza del traffico. La precisione romana emerge anche nella scelta dei materiali, nelle dimensioni dei pali e nell’ingegneria necessaria a resistere alle correnti del fiume. Reperti e vita quotidiana Gli oggetti rinvenuti restituiscono uno spaccato della vita quotidiana: chiodi di scarpe, ferri di cavallo, asce, chiavi, monete e persino un tridente da pesca. Tra tutti, spicca una pialla di legno ricavata da un unico blocco con lama in ferro, ancora in ottime condizioni. Questi reperti testimoniano la complessità delle attività umane lungo il fiume: lavoro, commercio, spostamenti e manutenzione delle infrastrutture. Contesto storico e sociale Il ponte e i suoi reperti riflettono anche la stratificazione storica della regione. Dal 40 a.C. con la conquista degli Elvezi, alla fine del IV secolo d.C. sotto Valentiniano, il territorio visse un lungo arco di inserimento nell’orbita romana, dove la militarizzazione conviveva con il commercio e la vita civile. La posizione strategica di Aegerten lungo vie di comunicazione terrestri e fluviali rese il ponte non solo un’infrastruttura, ma un simbolo di dominio, controllo e interconnessione. Riflessioni finali Il ponte di Aegerten non è semplicemente un reperto archeologico: è una narrazione materiale del tempo, una testimonianza della capacità dei Romani di progettare infrastrutture durature, di organizzare territori e di connettere popolazioni. Ogni palo, ogni oggetto recuperato, ogni traccia nel fiume rappresenta una pagina di storia, che ci consente di leggere la Svizzera romana non come un insieme di rovine isolate, ma come un paesaggio dinamico, interconnesso e vivace. La scoperta del ponte ci invita a riflettere sulla memoria dei luoghi e sulla loro conservazione. In un mondo dove il tempo e la natura spesso cancellano le tracce, l’ambiente acquoso dello Zihl ha permesso a oltre due millenni di storia di riemergere intatti, rivelando dettagli straordinari sulla vita, la tecnologia e l’organizzazione romana. https://stilearte.it/archeologia-scoperto-in-svizzera-un-ponte-romano-di-legno-intatto-e-resistente-reperti-quotidiani-dei-tempi-della-conquista-e-della-gestione-del-potere-coshanno-trovato-che-vita-si-svolgeva-li/
-
2 euro commemorativi 2025
money1991 ha risposto a un topic di pato19 inviato in Monete a circolazione ordinaria di tutti i Paesi dell’Area Euro.
Ciao a tutti , ci sono novità sulla data di uscita della seconda commemorativa di monaco? -
Tarquinia: rinvenuta una tomba a camera etrusca intatta
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
Tarquinia, importante scoperta archeologica: rinvenuta una tomba a camera etrusca rimasta intatta Si è conclusa la prima campagna di scavi nella necropoli tarquiniese dei Monterozzi. È stata scoperta una tomba a camera etrusca rimasta intatta. Emerse tracce di colore rosso e giallo, riconducibili a una semplice decorazione pittorica a fasce: la più antica finora documentata a Tarquinia. Nella necropoli tarquiniese dei Monterozzi, riconosciuta patrimonio Unesco insieme a quella della Banditaccia di Cerveteri, si è recentemente conclusa la prima campagna di scavi promossa dal Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia. Le indagini hanno rivelato un’importante scoperta archeologica: è stata infatti rinvenuta una tomba a camera etrusca, rimasta intatta, databile molto probabilmente alla fine dell’VIII secolo a.C., dotata di una sola banchina modanata destinata alla deposizione. Durante le iniziali operazioni di pulizia delle pareti e del letto funebre sono emerse tracce di colore rosso e giallo, riconducibili a una semplice decorazione pittorica a fasce: la più antica finora documentata a Tarquinia. Il corredo funerario, nonostante fosse stato spostato per l’effetto delle infiltrazioni d’acqua e frammentato a causa del crollo di parte della copertura, è stato in gran parte recuperato ed è attualmente sottoposto a restauro. Tra i reperti figurano vasi d’impasto non tornito e di argilla depurata, ornamenti personali e vasellame in lamina di bronzo. Particolarmente numerosi risultano i piccoli anelli bronzei, disseminati in tutto l’ambiente. Lo spazio antistante all’ingresso dell’ipogeo, delimitato in parte da grandi blocchi calcarei, fu in seguito riutilizzato per una seconda sepoltura, probabilmente più recente, anch’essa accompagnata da un corredo recuperato in frammenti. La tomba rinvenuta Reperti Il sepolcro ipogeo, di ridotte dimensioni e del tipo a “fenditura superiore”, scavato nel banco calcareo ricco di resti fossili marini, si trova ai margini del pianoro dei Monterozzi, in una zona periferica del complesso monumentale che offre una suggestiva veduta sull’antica città. In quest’area le indagini condotte dalla Fondazione Lerici tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento non avevano segnalato testimonianze archeologiche di rilievo. Le ricerche e lo scavo sono stati resi possibili grazie al finanziamento della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, e diretti sul campo dal direttore del Parco Archeologico Vincenzo Bellelli insieme all’archeologo funzionario Daniele Rossetti. Questa scoperta contribuirà in modo significativo ad approfondire la conoscenza delle fasi più antiche della necropoli dei Monterozzi e della storia di Tarquinia. Nelle prossime settimane, il Parco organizzerà visite guidate alla tomba appena rinvenuta. La tomba a camera rinvenuta https://www.finestresullarte.info/archeologia/tarquinia-scoperta-archeologica-rinvenuta-nella-necropoli-dei-monterozzi-tomba-etrusca-a-camera-ancora-intatta -
Sicilia, recuperato in mare un elmo della battaglia delle Egadi del 241 a.C.
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
Sicilia, recuperato in mare un elmo della battaglia delle Egadi del 241 a.C. Straordinaria scoperta nelle acque delle Egadi: i subacquei riportano in superficie un elmo in bronzo in eccezionale stato di conservazione dall’area della storica battaglia navale delle Isole Egadi del 241 a.C. Con il reperto anche una maniglia in bronzo e armi individuate tramite indagini radiologiche. Un recupero che getta nuova luce su uno degli episodi più significativi della storia antica del Mediterraneo. Nelle acque delle Isole Egadi, lo scorso agosto (ma la notizia è stata data solo stamani), è stato riportato in superficie un elmo in bronzo del tipo “Montefortino”, in straordinario stato di conservazione e completo dei paraguance. A individuarlo e sollevarlo dai fondali sono stati i subacquei altofondalisti della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidati da Mario Arena, sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, con il supporto dell’Area marina protetta, del Comune di Favignana e della Capitaneria di porto. Il manufatto proviene da un’area di mare carica di memoria: quella in cui, nel 241 a.C., si combatté la battaglia delle Egadi, scontro decisivo della prima guerra punica tra Roma e Cartagine. L’elmo, del tipo utilizzato dalle truppe romane tra IV e I secolo a.C., rappresenta uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni, sia per l’integrità del reperto, sia per il contesto storico a cui rimanda. “L’elmo Montefortino è uno dei più belli e completi mai recuperati”, commenta l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato. “Questi ritrovamenti non solo arricchiscono la conoscenza storica della battaglia del 241 a.C., ma rafforzano l’immagine della nostra Isola come custode di un’eredità culturale unica al mondo. È un risultato straordinario, frutto del lavoro congiunto della Soprintendenza del Mare, delle professionalità impegnate nelle ricerche e del sostegno di istituzioni e fondazioni internazionali. Continueremo a investire nella tutela e nella valorizzazione di questo patrimonio, consapevoli che rappresenta una risorsa identitaria e culturale fondamentale per la Sicilia”. L’elmo ritrovato L’elmo ritrovato L’elmo ritrovato Il recupero dell’elmo si inserisce in un’attività di ricerca più ampia, che negli anni ha portato alla scoperta di numerosi reperti legati tanto alla battaglia delle Egadi quanto ad altre epoche. Durante la stessa campagna è stata riportata in superficie anche una grande maniglia in bronzo, proveniente dal cosiddetto “relitto del banco dei pesci”, datato al V secolo d.C. La funzione precisa dell’oggetto resta incerta, ma la sua lavorazione e le dimensioni ne fanno un pezzo di grande interesse per gli studiosi. Tutti i reperti recuperati sono stati sottoposti a un primo trattamento conservativo grazie all’intervento delle restauratrici della Sdss. Le operazioni sono state rese possibili anche grazie al contributo del mecenate statunitense Michel Garcia, che ha sostenuto le attività di tutela e conservazione. Parallelamente, le ricerche si sono avvalse delle più avanzate tecniche diagnostiche. Presso lo studio radiologico del dottore Giuseppe Perricone, a Trapani, sono state eseguite tomografie computerizzate (Tac) su circa trenta reperti metallici recuperati in anni precedenti e ancora fortemente ricoperti da incrostazioni. Le indagini hanno permesso di identificare all’interno delle concrezioni spade, lance e giavellotti, armi che furono impiegate nello scontro del 241 a.C. e che per oltre duemila anni sono rimaste celate dal mare. La combinazione tra indagini scientifiche e recuperi subacquei conferma il ruolo centrale della Soprintendenza del Mare nel coordinare attività che uniscono professionalità diverse, dalla ricerca archeologica alla conservazione, fino alla diagnostica radiologica. Il lavoro della Sdss, con il supporto delle istituzioni locali, ha consentito di arricchire un patrimonio che, già oggi, costituisce un unicum nel panorama della ricerca mediterranea. Un ruolo decisivo in questa attività lo ha avuto anche la Rpm Nautical Foundation, fondazione privata statunitense che da anni affianca la Soprintendenza del Mare con proprie risorse e mezzi tecnologici. Grazie all’impiego di una nave oceanografica e a strumenti di indagine avanzati, la fondazione ha contribuito a mappare e documentare i fondali delle Egadi, individuando relitti e aree di interesse archeologico. La battaglia delle Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., rappresentò la conclusione della prima guerra punica. Lo scontro vide la flotta romana, guidata da Gaio Lutazio Catulo, prevalere su quella cartaginese comandata da Annone, decretando la vittoria di Roma e l’avvio della sua supremazia sul Mediterraneo occidentale. I ritrovamenti subacquei di elmi, armi e rostri navali hanno restituito negli ultimi decenni testimonianze concrete di quell’evento epocale, arricchendo il racconto storico con evidenze materiali. Il nuovo elmo Montefortino si aggiunge a questa serie di scoperte, distinguendosi per lo straordinario stato di conservazione. La presenza ancora integra dei paraguance lo rende un reperto rarissimo, capace di offrire agli studiosi dati preziosi sulla tipologia di equipaggiamento utilizzata dai soldati romani e sulle tecniche di fabbricazione del periodo. La sua integrità consente anche di ipotizzare future esposizioni museali, che potrebbero permettere al grande pubblico di ammirare da vicino un oggetto che ha attraversato ventiquattro secoli di storia. Il recupero della maniglia bronzea dal relitto tardoantico e l’identificazione radiologica delle armi testimoniano come l’area delle Egadi non sia soltanto legata alla battaglia del 241 a.C., ma rappresenti un vero archivio stratificato di vicende storiche e commerciali. I traffici marittimi, gli scontri navali e la vita quotidiana delle imbarcazioni trovano eco in questi ritrovamenti, che restituiranno, grazie a futuri studi, ulteriori tasselli di conoscenza. Infine, è stato pulito il rostro numero 25 già recuperato in una precedente campagna: è romano e presenta l’iscrizione “Ser.Solpicio C.F. Quaestor Probavi(t)”, probabilmente: “Servio Sulpicio, questore, figlio di Gaio, approvò”, sottinteso il rostro. Il Gaio, di cui il questore nominato era figlio, potrebbe ipoteticamente essere Gaio Sulpicio, console dal 243 a.C. e dunque in piena prima guerra punica. Il rostro 25 https://www.finestresullarte.info/archeologia/sicilia-recuperato-in-mare-elmo-battaglia-isole-egadi-
- 1
-
-
Scoperta a Tarquinia: Il Moonmilk delle Tombe Etrusche Rivela l’Origine Microbica della Vita ?
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
Scoperta a Tarquinia: Il Moonmilk delle Tombe Etrusche Rivela l’Origine Microbica della Vita Primo studio al mondo dimostra che i depositi di carbonato di calcio nelle necropoli sono prodotti da comunità batteriche endolitiche Una ricerca innovativa condotta nelle tombe etrusche della necropoli di Monterozzi a Tarquinia ha rivelato la prima evidenza scientifica che il moonmilk, uno speleotema di carbonato di calcio presente sulle pareti degli ipogei antichi, ha origine microbica e si forma all’interno delle rocce stesse[1]. Lo studio, pubblicato sulla rivista Biogeosciences e presentato nel 2024 dalla Dottoressa Teresa Rinaldi presso la sede del Circolo Speleologico Romano, rappresenta una scoperta fondamentale per la comprensione dei processi di biomineralizzazione e offre nuove prospettive per l’astrobiologia. Moonmilk nelle Tombe Etrusche: Una Scoperta Scientifica Senza Precedenti La ricerca, condotta da un team interdisciplinare dell’Università Sapienza di Roma e dell’Istituto di Biologia e Patologia Molecolari del CNR, ha analizzato per la prima volta il moonmilk presente in 12 tombe etrusche scavate in due tipi di rocce: calcarenite e arenaria ibrida[1]. Questo particolare speleotema, caratterizzato da una struttura a nanofibre di calcite, riveste le pareti e i soffitti delle tombe ipogee con una patina bianca che si è formata nel corso dei secoli. Il moonmilk è stato individuato non solo sulla superficie delle rocce, come tradizionalmente osservato nelle grotte carsiche, ma per la prima volta anche all’interno delle rocce stesse, nei pori e nelle fratture della calcarenite e dell’arenaria ibrida[1]. Questa localizzazione interna rappresenta un fenomeno mai documentato prima nella letteratura scientifica speleologica. Comunità Microbiche Endolitiche: I Veri Artefici della Precipitazione L’analisi del sequenziamento del 16S rRNA ha rivelato che le comunità microbiche presenti nella calcarenite e nell’arenaria ibrida mostrano lo stesso profilo microbico del moonmilk campionato dalle pareti delle tombe[1]. I phyla dominanti identificati includono Actinobacteria, Bacteroidetes, Cyanobacteria, Firmicutes e Proteobacteria[1]. Particolare rilevanza assume il phylum Firmicutes, i cui membri, come il genere Lysinibacillus, presentano un’attività ureasica estremamente elevata che favorisce significativamente la precipitazione del carbonato[1]. Il processo metabolico coinvolge l’idrolisi dell’urea che produce carbammato, il quale si idrolizza spontaneamente formando ammoniaca e acido carbonico, con conseguente aumento del pH e precipitazione del carbonato di calcio in presenza di ioni calcio[1]. Processi di Biomineralizzazione e Organomineralizzazione nelle Rocce L’analisi al microscopio elettronico a scansione delle sezioni sottili di calcarenite ha rivelato numerose strutture corrispondenti all’organomineralizzazione, con nanofibre che si originano da batteri incapsulati in una struttura di calcite[1]. Questo fenomeno, noto come “entombment” (seppellimento), è stato osservato sia nella calcarenite che nell’arenaria ibrida, suggerendo che si tratti di un processo comune. Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che la calcarenite macinata, contenente l’intera comunità microbica, produce calcite quando presente in un mezzo contenente urea e cloruro di calcio, mentre la calcarenite sterilizzata non produce carbonato di calcio nelle stesse condizioni[1]. Questo conferma che le cellule devono essere metabolicamente attive per la calcificazione. Caratteristiche Geologiche delle Rocce Ospitanti e Formazione degli Speleotemi Le rocce della formazione del macco, risalenti al Pliocene medio-superiore, presentano due caratteristiche essenziali per la formazione del moonmilk: un alto contenuto di calcio (90-98% nella calcarenite e 49-59% nell’arenaria ibrida) e un’elevata porosità aperta (circa 43% per la calcarenite e 42% per l’arenaria ibrida)[1]. La porosità elevata è necessaria per lo scambio di fluidi e nutrienti in un ambiente oligotrofico e fornisce lo spazio per la colonizzazione microbica[1]. Le caratteristiche della porosità del substrato roccioso (vacuolare e moldica) indicano che i processi di dissoluzione prevalgono su quelli di precipitazione inorganica del carbonato. Moonmilk come Biosignature: Implicazioni per l’Astrobiologia La ricerca stabilisce che il moonmilk di calcite rappresenta l’unico speleotema carbonatico conosciuto sulla Terra con un’origine biogenica indubbia, costituendo quindi una robusta e credibile biosignature di vita[1]. La sua presenza nelle parti interne delle rocce aggiunge ulteriori caratteristiche distintive come indicatore biologico. Questa scoperta ha implicazioni significative per la ricerca astrobiologica, poiché la co-evoluzione di minerali e microrganismi fornisce le basi per una ricerca inclusiva della presenza di vita su altri pianeti[1]. Il moonmilk è stato trovato anche in tubi lavici, dove le comunità microbiche sono simili a quelle presenti nel moonmilk originato dalla calcarenite, sollevando la possibilità di considerare il moonmilk come biosignature anche oltre le rocce carbonatiche terrestri[1]. Co-evoluzione tra Rocce e Microrganismi nella Speleologia Lo studio evidenzia un esempio di co-evoluzione simbiotica in corso tra rocce e microrganismi: il moonmilk contribuisce all’evoluzione della roccia ricca di carbonato di calcio, mentre le caratteristiche fisico-chimiche della roccia ospitante modellano la comunità microbica residente che induce la deposizione del moonmilk[1]. La presenza di una comunità microbica residente nelle profondità delle rocce si è probabilmente evoluta insieme alle rocce nel corso del tempo geologico[1]. Questa prospettiva suggerisce che nessun habitat dovrebbe essere considerato estremo per la comunità microbica residente, e le rocce non dovrebbero essere considerate come un “rifugio” per sfuggire a condizioni ambientali estreme. Metodologie Scientifiche e Tecniche di Indagine Speleologica La ricerca ha impiegato un approccio multidisciplinare che include microscopia ottica a luce polarizzata, microscopia elettronica a scansione, analisi geochimiche e petrografiche, e sequenziamento metagenomico[1]. Le analisi di densità e porosità sono state effettuate utilizzando un picnometro ad elio Ultrapyc 5000 con un’accuratezza del 0,02%[1]. Il sequenziamento degli amplicon è stato eseguito sui prodotti PCR derivanti dalle regioni del 16S rRNA utilizzando la tecnologia Oxford Nanopore Technologies con un sequenziatore MinION[1]. La ricerca totale ha prodotto circa 15 Mb di dati, includendo campioni di moonmilk e rocce ospitanti. Implicazioni per la Conservazione del Patrimonio Archeologico La scoperta dell’origine microbica del moonmilk nelle tombe etrusche di Tarquinia, patrimonio UNESCO, apre nuove prospettive per la conservazione del patrimonio archeologico ipogeo[2][3]. La comprensione dei processi microbici coinvolti nella formazione degli speleotemi può contribuire a sviluppare strategie di conservazione più efficaci per i siti archeologici sotterranei. Le tombe della necropoli di Monterozzi, datate dal VII al II secolo a.C., forniscono un ambiente unico dove le pareti ipogee sono ricoperte da questo speleotema[1]. La ricerca evidenzia come i microrganismi non siano necessariamente agenti di deterioramento, ma possano svolgere un ruolo costruttivo nei processi geologici di formazione rocciosa. Fonti [1] Biogenic calcium carbonate as evidence for life https://bg.copernicus.org/articles/20/4135/2023/bg-20-4135-2023.pdf [2] Calcite moonmilk of microbial origin in the Etruscan Tomba degli Scudi in Tarquinia, Italy https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6203712/ [3] A role for microbial selection in frescoes’ deterioration in Tomba degli Scudi in Tarquinia, Italy https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC5519700/ https://www.scintilena.com/scoperta-a-tarquinia-il-moonmilk-delle-tombe-etrusche-rivela-lorigine-microbica-della-vita/09/11/ - Oggi
-
che cosa imita?
ARES III ha risposto a un topic di andrearosi inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Mah, di solito non amo dare nomi a cose repellenti... Mi limiterei a chiamarla Blob o Cosa... -
SANMARINO 2025
aldo marchesi ha risposto a un topic di pato19 inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Grazie della esauriente spiegazione. -
Vespasiano da Alessandria
gpittini ha risposto a un topic di VALTERI inviato in Monete Romane Provinciali
DE GREGE EPICURI Splendida moneta. Ma mi sono sempre domandato che cosa intendono esattamente gli inglesi parlando di collection of a "gentleman". Ci sono anche i not-gentlemen fra i collezionisti? E chi sono? A meno che non vogliano dire semplicemente che non si tratta di una lady... -
Litra di Imachara ? o altra polis ?
Antonino1951 ha risposto a un topic di skubydu inviato in Monete greche: Sicilia e Magna Grecia
Salve,posso dare i riferimenti del libro dell'amico Giuseppe con descrizione dell'unico bronzetto che lui attribuisce dubitivamente a Kimissa,con una forte corrispondenza con la moneta in oggetto,ma come detto più volte non sono in grado per motivi generazionali a postare foto.commentare una moneta e il suo stato di conservazione penso sia attinente alla discussione,penso che tutto cambi se una moneta è stata manomessa o no,per cui penso di essere stato sul tema ho chiesto anche se sono decifrabili le lettere che si intravedono nel campo sul toro -
SANMARINO 2025
Carlo. ha risposto a un topic di pato19 inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
È una lavorazione particolare, con conii lucidati (il proof/fondo specchio). Il reverse proof non ha i fondi a specchio bensì gli elementi in rilievo -
Raro Asse con simbolo Elmo
gpittini ha risposto a un topic di decio inviato in Monete Romane Repubblicane
DE GREGE EPICURI Anche a me sembra meglio di MB; l'elmo poi è eccezionalmente nitido. -
SANMARINO 2025
aldo marchesi ha risposto a un topic di pato19 inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Ma gentilmente, qualcuno mi può spiegare in che cosa consiste questo reverse? -
Il museo degli orrori
Carlo. ha risposto a un topic di caravelle82 inviato in La piazzetta del numismatico
I falsi e le riproduzioni forse dovrebbero avere un concorso parallelo.. alcuni sono talmente brutti che vincerebbero a mani basse -
È autentica questa 5 lire Venezia 1848?
rickkk ha risposto a un topic di mimmo77 inviato in Monetazione degli Stati Preunitari (1800-1860)
Sicuramente autentica -
Asse spatinato
gpittini ha risposto a un topic di Pino 66 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
DE GREGE EPICURI Concordo sull'ipotesi di Domiziano, ma non escluderei del tutto Traiano. Moneta troppo consunta per fornire delle certezze.
Lamoneta.it
Il network
Hai bisogno di aiuto?
