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Moneta da identificare
Ale75 ha risposto a un topic di moro nicola inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Buongiorno,le foto sono pessime ma dovrebbe essere un dupondio di Augusto a nome di Cassius Celer. https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-AUGDPR/19 -
Sesterzio
ImmensaF ha risposto a un topic di Pino 66 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Sì anche per me Sesterzio di Vespasiano con al rovescio forse Roma con lancia e vittoria? -
Meravigliosa. Scoperta una tavoletta che è il manuale per leggere il volo degli uccelli. Lo sai come si faceva? Quali erano i segni da interpretare il futuro? Le risposte degli studiosi Quale mistero si cela dietro le traiettorie di un’ala? Come parlavano gli dèi attraverso lo stormire delle penne? Il più raro dei testi divinatori ittiti, completo e intatto, riemerge nella città sacra di Samuha, là dove un tempo Ishtar riceveva i messaggi del cielo… Il ritrovamento più raro: una tavoletta oracolare intatta Tra ceneri di imperi e profumi di antichi riti, il ritorno di un sapere perduto In un giorno d’estate che sa di polvere e profezia, sotto le pietre roventi dell’antica Samuha – oggi Kayalıpınar, nella Turchia centrale, a circa 450 km a est di Ankara – un’équipe di archeologi ha riportato alla luce un oggetto di fascino abbagliante: una tavoletta cuneiforme in lingua ittita, intatta su tutti i lati, che conserva un testo di divinazione basato sull’osservazione del volo degli uccelli. Sivas’ın Yıldızeli ilçesinde yer alan ve eski adı “Samuha” olan Hitit yerleşim yeri Kayalıpınar’daki kazılarda kuşların uçuşlarına dair bilgilerin yer aldığı “kuş kehanet metni” bulundu. ( Kayalıpınar Kazı Başkanlığı – Anadolu Ajansı ) Un documento che ci restituisce con chiarezza la voce degli antichi Lúšu-iššar, i sacerdoti-indovini che, nel cuore del secondo millennio a.C., scrutavano il cielo cercando di cogliere i segni della volontà divina tra le ali degli uccelli. L’aspetto straordinario del reperto è duplice: da un lato l’integrità fisica della tavoletta – fronte, retro e margini scritti in modo leggibile –, dall’altro una caratteristica finora mai riscontrata in documenti simili: un foro centrale, segnato da evidenti tracce di usura e residui di corda. Il dettaglio suggerisce che il reperto fosse portato appeso al collo di un sacerdote, oppure esposto all’interno di un luogo sacro come talismano, memoria rituale o oggetto di consultazione oracolare. Samuha, città sacra di Ishtar Fiamme, colonie e dèi: la lunga vita di una metropoli dell’anima Il luogo del ritrovamento, Samuha, non è un sito qualunque. Occupata per millenni, questa città affacciata sul fiume Kızılırmak fu dapprima una colonia commerciale assira – un karum, attivo fra il XX e il XVIII secolo a.C. –, poi capitale strategica degli Ittiti, e infine centro religioso di primaria importanza per tutta l’Anatolia. Fu scelta come residenza temporanea da diversi sovrani ittiti durante le campagne militari, e divenne uno dei principali luoghi di culto per la dea Ishtar, divinità dell’amore, della fertilità e della guerra. Dai testi sappiamo che Samuha ospitava un grande tempio dedicato alla dea, dove riti estatici, danze e pratiche divinatorie si alternavano a sacrifici e cerimonie calendricali. Proprio in questo contesto si colloca la tavoletta appena scoperta, testimonianza concreta di una cultura religiosa che non separava il gesto dal cielo, e che trovava nel movimento degli animali alati un canale privilegiato con il soprannaturale. Come si leggeva il volo degli uccelli Dove guardavano gli occhi del sacerdote? Le chiavi del cielo secondo gli Ittiti Il testo della tavoletta, secondo le prime traduzioni preliminari, appartiene alla categoria degli oracoli aviari (in accadico šuttu), una forma di divinazione praticata con estrema attenzione e protocollo formale. Ma come avveniva, in concreto, la lettura del volo? L’interpretazione si basava su molteplici fattori, osservati e classificati con meticolosità: Direzione del volo: se l’uccello volava da sinistra verso destra (šumēlu ana imitti), poteva significare un segno favorevole; in senso inverso (imittu ana šumēli), la risposta degli dèi era spesso negativa. Tipo di uccello: alcune specie erano considerate più adatte alla divinazione (come l’aquila reale, il falco, l’airone), altre erano simboli di messaggi specifici, spesso legati al pantheon divino. Altezza e velocità del volo: un volo alto e regolare indicava equilibrio cosmico e buon auspicio; un volo basso, incerto, spezzato da svolazzi o cadute improvvise, era invece sintomo di turbamento, disequilibrio e necessità di placare gli dèi con rituali di purificazione. Vocalizzi e suoni: anche il grido dell’uccello aveva una funzione profetica. Un richiamo acuto poteva presagire una battaglia imminente; un silenzio improvviso, l’arrivo della morte o di un messaggio in attesa di manifestarsi. Punto di partenza e di atterraggio: si valutava da quale parte del tempio o del recinto sacro l’uccello prendeva il volo, e dove decideva di posarsi. Una traiettoria sopra un altare attivo o una statua divina poteva essere interpretata come approvazione rituale. Sincronicità con l’offerta o la domanda posta: l’azione dell’uccello veniva letta sempre in relazione a ciò che si stava chiedendo agli dèi, secondo formule fisse e codici condivisi. Queste osservazioni erano raccolte su tavolette come quella appena ritrovata, che fungevano da veri e propri prontuari interpretativi, con casistiche e risposte associate a determinati comportamenti aviari. In altre parole: manuali del destino. Il foro misterioso al centro della tavoletta Un talismano portato al collo? O un oracolo da parete votiva? Il dettaglio che più ha colpito gli studiosi è la presenza di un foro centrale, attorno al quale sono visibili segni di abrasione e resti di corda naturale. Due le ipotesi principali: Oggetto portatile: la tavoletta era appesa al collo del sacerdote-divinatore durante il rito. Poteva fungere da amuleto, da simbolo di autorità oracolare o da “promemoria” rituale. Tavoletta da parete: potrebbe essere stata esposta all’interno di un’area sacra, come una parete di oracoli da consultare nei momenti decisivi, o appesa presso un altare dedicato a Ishtar. In entrambi i casi, la sua usura suggerisce un uso ripetuto e venerato, forse tramandato da generazioni di šipru – gli scribi divinatori –, incaricati di preservare il linguaggio misterioso del cielo. Ishtar e il cielo che parla Desiderio, amore, guerra: la dea che regnava sugli uccelli Che il testo sia legato a Ishtar non sorprende. Dea cangiante e ambigua, amata e temuta, Ishtar era signora dei venti, delle tempeste emotive e della fertilità celeste. Il suo culto incorporava l’arte dell’interpretazione, la danza sacra, la possessione estatica e la divinazione aviaria. Nelle litanie dedicate alla dea, si invocava la sua capacità di parlare “attraverso il battito delle ali, come una colomba tra le mani dell’indovino”. Samuha fu uno dei centri principali di questo culto. È plausibile che la tavoletta fosse custodita in un settore del tempio dedicato alle pratiche oracolari, accanto ad altri strumenti rituali – libagioni, statuette, offerte votive – usati per ottenere responsi prima di una battaglia, di un viaggio o di una decisione di governo. La voce ritrovata degli uccelli Un testo che insegna a guardare il cielo con occhi nuovi Il valore della scoperta va ben oltre la semplice rarità materiale. La tavoletta di Kayalıpınar ci restituisce l’intimità spirituale di un popolo che vedeva negli uccelli il passaggio delle volontà divine. Non superstizione, ma codice: un linguaggio rituale basato su segni naturali, osservazione e memoria. https://stilearte.it/archeologia-ha-3300-anni-meravigliosa-scoperta-una-tavoletta-che-e-il-manuale-per-leggere-il-volo-degli-uccelli-lo-sai-come-si-faceva-quali-erano-i-segni-da-interpretare-il-futuro-le-risposte-de/
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Monete da identificare
ARES III ha risposto a un topic di Samarina inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Come sempre si consiglia Ma per essere brevi: 1- una moneta per richiesta 2- foto della moneta fronte retro 3- diametro e peso 4- un grazie alla fine. Semplice no ? -
Proprio a quella, ma era mesi fa. Se è ancora nella solita sede forse quando ci sono capitato io era stata spostata provvisoriamente per qualche ristrutturazione dei locali.
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Riprende la campagna archeologica nel lago di Bolsena
ARES III ha risposto a un topic di ARES III inviato in Storia ed archeologia
Bolsena: trovano sul fondale oggetto rituale di 3000 anni fa. Cos’é? Nel silenzio delle acque del lago riemerge un paesaggio rituale di quasi tre millenni: il tumulo sacro dell’Aiola custodisce qualcosa di più di un vasetto animato. Un viaggio archeologico che unisce palafitte, offerte di granaglie bruciate, speculazioni rituali. Una scoperta che parla di corpo, desiderio, memoria e contatto fra umani e divinità. La scoperta dell’estate 2025 Riemerge dalle acque un oggetto misterioso, testimone di un’antica liturgia Nel luglio del 2025, durante la nuova campagna di scavo nel sito sommerso del Gran Carro – localizzato nel settore sud-orientale del lago di Bolsena – un’équipe di archeologi, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza e con il supporto tecnico del nucleo subacqueo della Protezione Civile, ha portato alla luce un oggetto straordinario: un piccolo vaso in argilla, con forma zoomorfa e beccuccio, modellato secondo i canoni cultuali dell’Età del Ferro. “Ancora una volta quindi le pietre nascondono offerte di 3000 anni fa sepolte a seguito dei rituali che si dovevano svolgere attorno alle sorgenti sacre sull’Aiola con cerimonie che dovevano essere analoghe nella gestualità e espressione religiosa a più aree contigue. – dice la Soprintendenza Etruria meridionale – Il Gran Carro ha conservato ciò che in altri contesti era solo ipotizzato e avremo modo di raccontare ancora una volta la vita di questa comunità”. Il reperto è stato rinvenuto all’interno del tumulo sacro detto “Aiola”, un cumulo litico costruito sopra una sorgente termale tuttora attiva. L’oggetto, finemente modellato e ancora parzialmente incrostato da concrezioni calcaree, presenta caratteristiche rituali marcate: la forma stilizzata di un animale, un’apertura sottile, dimensioni ridotte. Secondo i primi rilievi, si tratta con ogni probabilità di un contenitore per profumi o unguenti votivi, utilizzato in pratiche religiose legate al culto delle acque. Un ritrovamento che, per iconografia e funzione, richiama analoghi manufatti già scoperti nell’area del Monte Cimino, suggerendo l’esistenza di un codice cultuale comune nella Tuscia protostorica. Il tumulo sacro sommerso Un cuore di pietre, protetto dalle acque calde, dove il rito ha attraversato i millenni Nella parte sud-orientale del lago di Bolsena, a 7 km dall’abitato moderno, si trova un luogo che non è segnato da edifici, ma da pietre: pietre che emergono dal fondo lacustre e raccontano una storia lunga tremila anni. Qui si estende il sito del Gran Carro, un insediamento protostorico di eccezionale conservazione. Il cuore del complesso è l’Aiola, un tumulo di pietre e terra che sorge sopra una sorgente termale. Non era una necropoli, ma un santuario vivo, frequentato per secoli, forse millenni, da uomini e donne che depositavano offerte, versavano liquidi profumati, coprivano con cura gli oggetti del rito. L’acqua calda, che sale ancora oggi, era il respiro degli dèi. Il nome e il paesaggio Gran Carro: tra leggenda, cosmologia e mitologia contadina “Gran Carro” è un toponimo carico di suggestioni. Forse, come ipotizzato da alcuni, il nome viene da deformazioni linguistiche legate alla presenza di granchi nel lago. Ma altri studiosi leggono in quel nome un’eco cosmica: come la costellazione dell’Orsa Maggiore, che nel cielo guida i viaggiatori, così questo luogo guidava i rituali antichi, punto di riferimento spirituale. Siamo nel cuore dell’antica Etruria, oggi Tuscia viterbese, in un paesaggio dove il sacro si fondeva col quotidiano: colline boscose, acque profonde, sorgenti calde. Una geografia sacra. Archeologia delle palafitte Un abitato tra fuoco e acqua: il villaggio che risorse cinque volte Intorno al tumulo si sviluppava un villaggio su palafitte, risalente al Bronzo Medio (XV sec. a.C.), con almeno 400 pali lignei identificati sul fondale. L’insediamento subì cinque distruzioni da incendio e successive ricostruzioni, a testimonianza di una continuità di vita e culto fino alla prima Età del Ferro (fine X – inizio IX sec. a.C.). L’abitato e il tumulo non erano separati: facevano parte di un unico sistema simbolico. Si viveva accanto al sacro. Si mangiava, si cuciva, si modellava l’argilla nei pressi della sorgente. E poi si offriva. La scoperta del vasetto zoomorfo Riemerge un corpo d’argilla, piccola effigie sacra modellata da mani devote Nel luglio 2025, durante la campagna finanziata dalla Direzione generale archeologia, gli archeologi sono giunti allo strato più profondo dell’Aiola. E qui, tra pietre e concrezioni calcaree, è emerso un vasetto zoomorfo miniaturistico con beccuccio, in argilla cruda. La forma richiama un piccolo animale – forse un uccello acquatico – stilizzato. L’oggetto ha immediatamente richiamato un manufatto analogo trovato presso l’insediamento cultuale del Monte Cimino, poco distante. Un legame diretto, culturale e rituale. La sostituzione simbolica Quando l’animale vivo diventa immagine, e l’offerta si fa memoria Nel gesto di offrire l’effigie di un animale al posto dell’animale stesso si cela un profondo processo simbolico. L’uccisione è sostituita dalla rappresentazione. Il sangue dalla forma. Il sacrificio dal profumo. Così, in molte culture arcaiche, si è passati dall’olocausto animale all’immagine sacra, che conserva il potere del gesto ma non comporta distruzione. Il piccolo vaso zoomorfo è dunque un sostituto potente: un corpo ceramico che incarna la vita animale, ma anche il gesto umano che la trasfigura. Era un vaso da profumo? Beccuccio sottile, dimensioni ridotte: il contenuto invisibile che profuma il rito Il beccuccio e la miniaturizzazione del manufatto fanno pensare a un dispenser di liquidi profumati: forse unguenti, forse acque aromatiche. Sostanze rare, usate nei rituali, che venivano versate vicino alla sorgente, o direttamente nell’acqua calda. Il profumo, in molte religioni, è ponte tra umano e divino. La sua volatilizzazione è il viaggio dello spirito. La materia che si fa respiro. Datazioni e stratificazioni Un rituale che attraversa i millenni, senza spegnersi mai Inizio frequentazione: ca. 1500 a.C. (Bronzo Medio). Massima attività: X-IX sec. a.C. (Età del Ferro, cultura villanoviana). Ultime tracce votive: III-IV sec. d.C. Il tumulo dell’Aiola è quindi un palinsesto votivo lungo 1.800 anni. Un archivio di gesti, strato dopo strato. Come un libro inciso nella terra. Legami con Monte Cimino Un sistema rituale condiviso tra le alture e il lago La somiglianza tra il vasetto dell’Aiola e quello del Monte Cimino indica che esisteva un codice comune: iconografico, rituale, forse perfino linguistico. I due centri – uno lacustre, l’altro d’altura – condividono stili, materiali, e probabilmente culti. Una “rete sacra” che univa le comunità del Viterbese già nel II millennio a.C. https://stilearte.it/scoperta-emozione-archeo-bolsena-trovano-sul-fondale-oggetto-rituale-di-3000-anni-fa-cose/ -
Monete da identificare
Adelchi66 ha risposto a un topic di Samarina inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Si. -
Sesterzio
gennydbmoney ha risposto a un topic di Pino 66 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Il ritratto mi ricorda l'imperatore Vespasiano... Dal peso deduco sia un sesterzio... -
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Buongiorno, chiedo lumi per catalogare correttamente la seguente moneta: Mm. 35 e 20,8 grammi. Grazie mille per eventuali chiarimenti.
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Karubba o follaro
gennydbmoney ha risposto a un topic di moro nicola inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Credo sia da ricercare tra le emissioni di Milano,mi sembra di vedere lo stemma inquartato con biscone nel secondo e terzo quarto,forse appartenente al periodo dell' invasione spagnola... -
"Francobolli" tubercolosi periodo fascista
Carlo. ha risposto a un topic di Gapox inviato in Filatelia e Storia Postale
Aggiungo questa emissione, decisamente più recente, che riprende la lotta alla tubercolosi -
Intervista su potere d'acquisto monete del Regno
Alan Sinclair ha risposto a un topic di Meleto inviato in Regno D'Italia: approfondimenti
Buongiorno @Meleto, questa testimonianza è oro colato ed è a mio avviso importantissima. Quanto vorrei anch'io poter chiedere ai miei antenati queste informazioni. Mi ha sempre intrigato il potere d'acquisto di queste monete e mi piacerebbe chiedere cosa si comprava con un 10 lire biga visto che ho letto che erano tanti soldi 🙂, ma credo sia una risposta difficile da dare. -
Una bellissima testa arcaica spunta dal terreno, verso la spiaggia. Chi è quest’uomo? A quando risale la scultura? Che significato ha? Il blocco è rosso, tra la sabbia. Non è mattone. Ha la porosità della pietra. Delicatamente viene recuperato dal terreno. E’ il volto di un uomo buono. Sembra sorridere. Lo scultore gli ha conferito un aspetto benigno. La parte superiore della testa sembra piatta, mentre capelli, a boccoli, gli scendono lungo gli orecchi. La parte piatta era forse la base di una corona? E dov’era inserita questa vivida scultura, in parte scolpita, in parte incisa nella morbida pietra formata da sabbie compatte antichissime? È accaduto tutto in un lembo remoto di Scozia, nel cuore delle isole Orkney, dove il paesaggio si fonde con la leggenda. Durante una campagna di scavo presso Skaill Farm – insediamento agricolo millenario affacciato sul Mare del Nord – gli archeologi hanno riportato alla luce un frammento scultoreo in pietra arenaria rossa: una testa umana, scolpita con tratti stilizzati e profondi, che sembra attraversare i secoli con uno sguardo muto ma presente. L’opera è stata datata al Medioevo, con una probabile collocazione tra XII e XIII secolo, e rappresenta una figura maschile dai connotati marcati: sopracciglia arcuate, occhi fissi, bocca socchiusa in una sorta di sorriso ieratico. Il volto, lavorato in modo sintetico ma espressivo, richiama immediatamente certe sculture romaniche dell’Europa settentrionale. Un’ipotesi suggestiva: è il volto di San Magno? Il santo patrono delle Orcadi, venerato come martire e simbolo di pace, torna a guardarci dalla pietra? San Magno, conte delle Orcadi ucciso nel 1117 e canonizzato nel 1135, è figura centrale nella storia spirituale e politica dell’arcipelago. La cattedrale a lui intitolata, costruita in arenaria rossa come la testa ritrovata, è uno degli esempi più notevoli di architettura romanica norvegese fuori dalla Norvegia stessa. L’ipotesi che quella testa possa rappresentare proprio San Magno – come un buon Re Salomone – non è affatto peregrina. Il luogo del ritrovamento si trova a breve distanza dalla cattedrale a lui dedicata, e l’aura ieratica che emana dal volto scolpito potrebbe suggerire una funzione votiva o commemorativa. Non un’immagine realistica, ma una sintesi spirituale, come si usava fare nel romanico nordico. Il viso scolpito – sereno, quasi compassionevole – riflette quelle qualità di mitezza e fermezza che la tradizione attribuisce al santo, noto per aver rifiutato la violenza in un tempo di lotte claniche. Non solo un volto: forse parte di un edificio sacro Era una mensola figurata? Un frammento di lunetta? O parte di un archivolto scolpito? Gli archeologi hanno ipotizzato che la testa potesse appartenere a un sistema decorativo più ampio. Nel Medioevo, soprattutto in ambito romanico, era consuetudine collocare teste umane o zoomorfe come elementi strutturali o simbolici: nelle lunette, negli archivolti, nelle chiavi di volta o come “corbel heads”, mensole antropomorfe che sorreggevano archi o soffitti lignei. Lo stile della scultura – sobrio ma potente – richiama alcuni esempi analoghi presenti in Inghilterra settentrionale e in Scozia, ma anche nella Norvegia romanica da cui molti artigiani e coloni giunsero a Orkney. Un frammento nel cuore delle Orcadi norrene Tra memoria vichinga e fervore cristiano, Skaill Farm racconta mille anni di vita e fede Skaill Farm sorge accanto al sito neolitico di Skara Brae e fu abitata ininterrottamente dall’XI al XIX secolo. Questo insediamento conserva ancora le tracce di un mondo norreno che accolse il cristianesimo in forme originali, fondendo antichi simbolismi con nuovi significati spirituali. Il team dell’Università delle Highlands and Islands, coadiuvato dalla comunità locale, sta portando avanti una ricerca stratigrafica che consente di leggere secoli di storia in verticale: dai contadini norreni ai proprietari scozzesi dell’età moderna. Il ritrovamento della testa scultorea – isolato ma eloquente – ha suscitato un’ondata di emozione. Cosa faceva lì? Era conservata? Reimpiegata? O ancora inserita in un edificio di culto scomparso? Chi è davvero l’uomo nella pietra? Un santo, un re o un semplice fedele? Ogni ipotesi riaccende il mistero e il fascino di un volto antico C’è qualcosa di familiare in questo viso. Una compostezza che parla di autorità, ma anche di pace. Una presenza che trascende il tempo e che sembra posare lo sguardo – da secoli – su chiunque lo incontri. Potrebbe essere San Magno, raffigurato in forma sintetica e simbolica? O forse un re locale, un aristocratico norreno, un donatore laico rappresentato per gratitudine in un edificio di culto? Le ipotesi si moltiplicano, ma tutte convergono sul potere evocativo di questa scultura. La pietra rossa delle Orcadi continua a parlare. E quel volto ci interpella ancora: che cosa stiamo davvero guardando, quando osserviamo un viso medievale scolpito? https://stilearte.it/emozione-archeologia-una-bellissima-testa-arcaica-spunta-dal-terreno-verso-la-spiaggia-chi-e-questuomo-a-quando-risale-la-scultura-che-significato-ha/ Dig diary – spectacular carved head found in week two at Skaill farm Carved head from Skaill farm, Rousay. Getting a-head in the farm buildings The middle week of our season at Skaill was very productive, with some fine – even hot – weather, and ended with the site open day on Saturday. It was on that Saturday that an unexpected and spectacular find was discovered! Work carried on apace exposing the rectangular building in Trench 19, which was exposed in a new extension to the main trench last week. Excavating the rectangular building. A small selection of star finds. The huge, one-metre-wide walls were soon revealed from beneath the rubble fill. Built just as finely as the square building to the north-west, we think the two structures were contemporary and part of the late medieval farm at Skaill. The rectangular building is two-storyed with an external staircase and may have been a large storehouse or some other important building in the farm complex. Excavation of the internal floors of the dwelling house continued, with the removal of a corner hearth and floor slabs revealing an earlier floor. Floors in the dwelling house. Excavation in the dwelling house. The range of buildings had various additions over the centuries, including a dwelling house between the square and rectangular buildings, perhaps as late as the 18th century. This was built above an earlier structure, which continues outside the trench to the south and runs along the southern side of the rectangular building. It was in a small section down the side of this wall that a spectacular find was recovered by one of our undergraduate students Katie Joss. An unassuming piece of red sandstone fell out of the section and it literally stared back – it was a finely carved head! The carved head after a clean. Dr Sarah Jane Gibbon explained: “This is such an exciting find. Over the years excavating at Skaill and The Wirk – the nearby hall tower – we have found several interesting moulded pieces of red sandstone but nothing like this! “The carved head is of rich, red sandstone, with yellow inclusions, that was likely quarried from the island of Eday and is the same as the moulded fragments from the nearby St Mary’s old parish church. Find of a lifetime – UHI Archaeology Institute undergraduate student Katie Joss with the Skaill carved head. “The carving of the head looks as though it was meant to be seen from the front, at a slight angle to show the front part of the top of the head, which has beautifully carved locks of hair. The eyes appear closed as there is nothing to indicate pupils, and the slight smile and asymmetric eyebrows express real character. “The nose is broken. Could this have been done deliberately as an act of iconoclasm or was this accidental? It’s odd that no other part of the head is damaged. “We have found parallels for our other red sandstone finds in St Magnus Cathedral, in Kirkwall, but I couldn’t find anything closely comparable to this. The eyes are similar to carvings dating from the earlier phases of cathedral construction, but I could find no comparison for the serene expression.” After her cathedral search, Sarah Jane’s initial findings indicate the most similar carving to the Skaill head, in size and form, is located in a window frame in the south aisle, close to the south transept. Here a carved face has been inserted into the lower block of the frame. Even more intriguingly, the cathedral head has a curl of hair on the left side of the face whereas the Skaill head’s curl is on the right-side – as if a mirror image! Could the Skaill carving have been similarly placed? Sarah Jane added: “For now, the Skaill head must remain a fascinating enigma in terms of date, origin and use, but its discovery, along with many other fine pieces of carved red sandstone, as well as those built into the nearby old parish church of St Mary, strongly suggests a building of some splendour once stood in the vicinity.” Sarah Jane will continue researching the carving, including those incorporated into St Magnus Cathedral, so watch this space for future interpretations and updates! Open day activities. Our open day on Saturday had living history, with Alan and Keith, with activities and objects from the medieval period, including bone carving. Artist Anna Gardiner joined us again this year and constructed a willow, nettle and mud shelter (more from her soon). Associate Professor Scott Timpany brought a pop-up lab to our site tent, with a microscope to look at seeds, charred remains, and animal bone – evidence for farming practices in the past. We also worked with three young people from Rousay to devise a site tour for visitors. They explored the trenches and spoke to specialists to devise a story for their tours. They gave several tours on the open day. Scott with his pop-up lab. https://archaeologyorkney.com/2025/07/24/skaill-wk2-2025/amp/
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Intervista su potere d'acquisto monete del Regno
bizerba62 ha risposto a un topic di Meleto inviato in Regno D'Italia: approfondimenti
Per curiosità, chiedile se si ricorda di aver visto in circolazione gli scudi. E falle i complimenti per la longevità e lucidità. M. -
Karubba o follaro
moro nicola ha risposto a un topic di moro nicola inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Si ha pienamente ragione purtroppo il nipotino ci ha messo le mani mischiandole devo trovarla nelle mischia dei doppioni per adesso ho solo due foto fatte tempo fa se bastassero a capirci qualcosa ve ne sarei grato -
Brandeburgo: scoperte monete del Seicento in un paiolo di rame
ARES III ha risposto a un topic di ARES III inviato in Rassegna Stampa
PM-Gotthardtkirchplatz-gibt-sein-Geheimnis-preis.pdf -
Intervista su potere d'acquisto monete del Regno
Meleto ha aggiunto un nuovo link in Regno D'Italia: approfondimenti
Salve a tutti Ieri sera ho intervistato mia nonna (di 93 anni ad oggi (2025) ma con ancora una grande memoria e lucidità) sulle monete del Regno anni '20/30. Le ho fatto vedere qualche pezzo e le ho chiesto cosa riconosceva e cosa ci si comprava. La zona era il bergamasco. Ricordava come fosse ieri le api e le spighe (soprattutto il 10 centesimi ape), ha detto che erano le monete che più le davano da bambina e ci comprava caramelle e liquirizia. Un pacchettino di liquerizia costava 10 centesimi. Ricordava bene anche i 20 centesimi libertà librata, i 50 centesimi leoni ed i buoni da 1 lira e 2 lire. Ricordava bene i 10 lire biga (che ha detto che erano tanti soldi) ma non benissimo i 5 lire aquilotto, che ha riconosciuto a fatica e solo dalla testa. Ricordava molto bene anche la lira impero ma non aveva invece mai visto la 2 lire impero (in effetti le tirature più basse della lira suggeriscono che fossero meno comuni da vedere). Non ricordava neanche con mia grande sorpresa i 10 e 5 centesimi impero, e poco o niente i 20 e 50 centesimi impero. Non aveva mai visto invece, ma non mi sorprende affatto visto quanto furono terrorizzate e le esigue tirature, le 10 e 5 lire impero in argento. Infine come immaginavo non ricordava assolutamente le monete precedenti gli anni '20, a parte i 20 centesimi esagono che ha detto che non le erano nuovi. Ho trovato veramente molto interessante questo piccolo spaccato di vita quotidiana. Mi sono reso conto improvvisamente di quanto sia difficile ormai trovare una testimonianza di questo tipo di queste monete e che purtroppo lo sarà sempre di più. -
Valutazione autenticità moneta 50 lire cinquantenario 1911
didrachm ha risposto a un topic di muraglia85 inviato in Regno d'Italia: identificazioni, valutazioni e altro
In teoria il cuore centrale del tondello potrebbe essere anche di altra lega povera rivestita da 1mm di lega in oro 22,35k e successivamente coniato. Quindi questo esame XRF è relativo e nulla di certo al 100% e comunque il risultato non risponde alla domanda del perche la moneta sia "leggermente" magnetica ed attratta da un magnete di appena 20mm x 5mm. A sto punto, visto che l'hai pagata, quasi a peso del metallo, si potrebbe tagliare in due per vedere cosa vi è dentro, se risulta regolare allora ci perdi quasi nulla a rivenderla per fusione al peso. In caso contrario è una truffa da denunciare e faresti un enorme favore a tutti i collezionisti del regno di pezzi in oro nel controllare bene le proprie monete perchè lecito pensare che ce ne siano altre decineee di queste in giro. -
Presentazione collezione francobolli
Carlo. ha risposto a un topic di Gordonacci inviato in Filatelia e Storia Postale
La pazienza è la prima virtù dei filatelisti! -
Presentazione collezione francobolli
Gapox ha risposto a un topic di Gordonacci inviato in Filatelia e Storia Postale
Visto che la discussione sarà lunga chiedevo se online si trovano cataloghi anche approssimativi per catalogare i francobolli cinesi o cmq mondiali, così da spulciare tutti i francobolli che ho e se ne trovo qlc interessante vi chiederò un'opinione...vi posto una pagina così vi mostro come li conservo -
Brandeburgo: scoperte monete del Seicento in un paiolo di rame
ARES III ha risposto a un topic di ARES III inviato in Rassegna Stampa
Paiolo di rame e tre monete d'argento risalenti alla Guerra dei Trent'anni: gli archeologi della città di Brandeburgo Stefan Dalitz (a sinistra) e Janina Ludwig con il reperto rinvenuto in Gotthardtkirchplatz -
Presentazione collezione francobolli
Alan Sinclair ha risposto a un topic di Gordonacci inviato in Filatelia e Storia Postale
Ma infatti questo era sottinteso, per cui attendiamo cosa hanno da dire 🙂. -
Presentazione collezione francobolli
Carlo. ha risposto a un topic di Gordonacci inviato in Filatelia e Storia Postale
Questa è una risposta che potranno dare i sotri esperti, certamente non io! 😅 -
Presentazione collezione francobolli
Alan Sinclair ha risposto a un topic di Gordonacci inviato in Filatelia e Storia Postale
@Carlo., a prescindere che sono tutti esemplari importanti, sarebbe interessante sapere se c'è tra questi qualcuno non comune o particolare che eccelle tra il lotto.
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