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INFO acquisto REGNO NAPOLI CARLO DI BORBONE MEZZA PIASTRA 1749
odjob ha risposto a un topic di quinarius inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
La moneta è rara ma la richiesta è un po'altina io la quoterei € 200/250 -
Testone Alessandro VIII ex GdF?
ilnumismatico ha risposto a un topic di niko inviato in Monete e Medaglie Pontificie
Dovresti fare le foto perpendicolari per replicare la stessa prospettiva. Però per me, confermo, non è la stessa. Sulla foto di nac vedo questo “uncino” sul numerale del pontefice. Non so se sia un effetto fotografico o altro… -
50 lire (1)978
NUMIsmatica12 ha risposto a un topic di SS-12 inviato in Tecniche, varianti ed errori di coniazione
Curiosità -
Rarità, inediti o curiosità, dalle aste per il Vicereame; Filippo lV
Oppiano ha risposto a un topic di doppiopunto inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Non so se si possa considerare una “curiosità”. Un carlino antitosatura Filippo IV. Puntino all’interno della A e linea-base lettera E che termina sullo scudo. Non ho trovato altri esemplari. Generalmente la E termina normalmente. E un puntino così nitido ed equidistante. Mah.- 306 commenti
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INFO acquisto REGNO NAPOLI CARLO DI BORBONE MEZZA PIASTRA 1749
gennydbmoney ha risposto a un topic di quinarius inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Il manuale riporta con il taglio a treccia con rarità R e con valore di 250 euro in MB e 500 in BB,mentre il tipo con taglio a foglie viene giudicato R2 e con valore di 280 euro in MB e 550 in BB... A mio parere la moneta non arriva al BB... -
Vaticano 2024
Presidente ha risposto a un topic di naga inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Ma veramente? Ma da quando? Non si direbbe 😅 -
valutazione siliquie rare all'asta
fullons ha risposto a un topic di fullons inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Grazie per la risposta. Ho indagato i prezzi di vendita nelle aste delle siliquie di Flavio Vittore e si aggirano sui 280-800 euro in base alla conservazione. Tuttavia andando a vedere lo storico delle aste di Leu Numismatik mi sono reso conto che i prezzi sono completamente fuori testa. Faccio un esempio, un denario di Augusto con al rovescio l'arco trionfale in F+ che io ho pagato 180 euro lo vendono a 650 CH più le commissioni. Stessa cosa si ripete per quasi tutto. Sono cifre legittime ma che non mi sento di convalidare, per monete nemmeno così rare.Ho deciso di non buttarci tempo in questa asta. -
niko ha cambiato la sua foto del profilo
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INFO acquisto REGNO DI NAPOLI SOLI REDUCI 120 GRANA 1791 FERDINANDO IV DI BORBONE
gennydbmoney ha risposto a un topic di quinarius inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Le foto sono poco chiare per esprimere un parere sul valore,prima bisogna stabilire la conservazione e lo stato dei campi... -
INFO acquisto REGNO NAPOLI CARLO DI BORBONE MEZZA PIASTRA 1749
gennydbmoney ha risposto a un topic di quinarius inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
È una scelta molto soggettiva e con diverse variabili che possono influire,e non poco,sulla scelta finale... Consiglio prima di cimentarsi nell' acquisto (nel caso ne fossi fortemente interessato)di fare delle ricerche in modo di avere un' idea sul reale valore di mercato,non essendo la monetazione di Carlo di Borbone di mio interesse non so dirti che valore possa avere, magari più tardi posso verificare sul manuale... -
Buonasera, nel cercare alcuni francobolli, ho ritrovato questi due francobolli del Gabon (Colonia Francese) li ho segnati come n.4 e 5 del catalogo Yvert , ho una domanda da fare e qui chiedo l'intervento dell'amico @PostOffice che ho visto molto operativo con il post di Francia, la domanda è sulle soprastampa del valore in nero, che in alcuni francobolli di meno interesse, ho trovato in orizzontale e non in verticale, la soprastampa è decisamente buona ed essendo , come mi sembra fatta a mano, probabilmente la posizione precisa non è sempre uguale, che cosa ne pensi
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Cavalli... che passione!
Oppiano ha risposto a un topic di dareios it inviato in Monete e Medaglie delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Sicilia
Dal Catalogo del Museo Nazionale di Napoli. -
Ludovico Doppio Bianco dubbi zecca
fabioanz ha risposto a un topic di fabioanz inviato in Monete e Medaglie dei Savoia prima dell'unità d'Italia
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Testone Alessandro VIII ex GdF?
niko ha risposto a un topic di niko inviato in Monete e Medaglie Pontificie
Grazie al primo partecipante! (grazie Fab ) c'è da dire che secondo me lo scontorno non gli è riuscito del tutto, non ritrovo al D/ quell'esubero di metallo che invece vedo al R/ in corrispondenza di "FRUMENTARIA" (e in più probabilmente bruciando un po' hanno tolto del materiale al D/ dove c'è "VIII") Quel che mi lascia perplesso sono altri dettagli, ma vedremo poi... Per ora grazie! N. -
Monete raffiguranti il volto della regina Elisabetta II
apollonia ha risposto a un topic di apollonia inviato in Monete Estere
1 Penny - Elizabeth II 3rd portrait; magnetic 1993 Acciaio placcato rame: 3,57 g, 20,3 mm. Acciaio placcato rame: 3,52 g, 20,3 mm. Entrambi i pezzi sono varianti con anelli al rovescio. Le proprietà magnetiche sono dovute al nucleo di acciaio, come succede per le monete da 1, 2 e 5 centesimi di euro. apollonia - Oggi
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ASSE DI MARCO AURELIO 162-163 D.C. ROMA, SPL ??
Alan Sinclair ha risposto a un topic di Alan Sinclair inviato in Monete Romane Imperiali
Esatto @Antonino1951, "una ciliegia tira l'altra" 🙂. Ci sono delle monete che quando le vedi diventano già tue e quelle che hai già diventano parte integrante del tuo essere. -
ilnumismatico ha iniziato a seguire Testone Alessandro VIII ex GdF?
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Testone Alessandro VIII ex GdF?
ilnumismatico ha risposto a un topic di niko inviato in Monete e Medaglie Pontificie
Ciao Nico, direi di no. Forma del tondello, patina, e quelle piccole fratture nel tondello del tuo esemplare (tipiche della monetazione), che però non si vedono nella foto di Nac. Ti allego alcune differenze che vedo Beninteso, moneta comunque molto molto bella -
Testone Alessandro VIII ex GdF?
niko ha risposto a un topic di niko inviato in Monete e Medaglie Pontificie
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ASSE DI MARCO AURELIO 162-163 D.C. ROMA, SPL ??
Antonino1951 ha risposto a un topic di Alan Sinclair inviato in Monete Romane Imperiali
Salve,l'appetito vien mangiando,quando incontri una moneta bella è difficile staccarsene,qualunque sia il periodo😊 -
Settimio Severo - Trofeo Partico
Pxacaesar ha risposto a un topic di Atexano inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Ciao @Atexano. I mule sui denari imperiali non è rarissimo riscontrarli. Gli errori di accoppiamento dei conii potevano capitare. Ed è il caso del tuo denario. Per quanto riguarda il corretto RIC non penso sia il 321 perché la legenda sul dritto e lunga mentre sul tuo è la più semplice 🙂. Posto foto dei miei denari di Settimio Severo e di Caracalla da cui, per errato accoppiamento dei conii, si è generata la tua moneta. ANTONIO RIC 176 RIC 54 -
Buongiorno a tutti, vi presento il classico testone di Alessandro VIII, per la riforma agraria - Alessandro VIII si rese particolarmente benemerito per le sue provvidenze verso l’agricoltura: “Ridusse l’imposta sul macinato e concesse agli agricoltori la libertà di commerciare i grani, per cui gli furono coniate monete con codesta legenda (Castiglioni, 1939, II, pag. 466). Ma non voglio solamente presentarvene un esemplare, vorrei proporvi un “trova le differenze” e capire se il mio esemplare possa provenire o meno dalla collezione GdF (ex NAC 81). Purtroppo non ho nessun cartellino di Nac e la moneta è arrivata a me per vie traverse, credo poco dopo essere transitata da un’asta Artemide (si, credo fosse Artemide, ma potrei sbagliare) Qui il link alla moneta ex Nac 81 (GdF): https://www.numisbids.com/sale/905/lot/517 In allegato qualche foto della mia: Grazie a chi vorrà partecipare a questo quiz da Settimana Enigmistica! N.
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Denaro repubblica di Siena
Andrea Costa ha risposto a un topic di ilukas inviato in Monete Medievali di Zecche Italiane
Concordo! Per esempio a me questa discussione ha suscitato molto interesse. Mi piacerebbe conoscere cosa riporta la ASP, Regia Cancelleria, vol. 72, Conto di coniazione di ducati veneti contraffatti, (Palermo, 28 giugno 1438); ff. 81v-82r], circa l'occasionale emissione di ducati veneti contraffatti. @mero mixtoque imperio riesce a condividere il testo? È molto interessante questo riferimento per quanto occasionale ed interessa chiaramente anche chi è più vicino alla monetazione veneziana come me. Mi eviretebbe la trafila per chiedere una copia a Palermo... Per quanto riguarda la nota ASNA, RCS, Museo, 99 A 27, 23 giugno 1442, f. 9v-10v "pro Giliforte De Ursa" credo, è la mia opinione, che non sia da sola sufficiente per trarre conclusioni considerato che quanto riportato non è di univoca interpretazione se non forzando in un modo o nell'altro. Io ritengo personalmente nell'altro. Sempre in questa discussione veniva riferito sempre da @mero mixtoque imperio di una fonte che evidenziava che la coniazione dei ducati aragonesi aveva la funzione di sostituire quelli veneziani. Di quale fonte si tratta? Questo per capire anche in base alle ipotesi e alle fonti: -Imitazione/contraffazione di ducati veneziani nella zecca di Palermo - mi interessa verificare cosa riporta esattamente la fonte sul conto di coniazione dei ducati veneti contraffatti. Il fenomeno dell'imitazione dei ducati veneziani è ben documentato per altre zecche in particolare orientali. Interessante se sia stato fatto a Palermo presso una zecca ufficiale. -Utilizzo di ducati veneziani coniati a Venezia in ambito aragonese per compensare la mancata esistenza concreta del taglio del ducato aragonese fino alla sua effettiva prima coniazione? Quali sono le fonti che testimoniano tale uso? Nelle note aragonesi noto che si fa spesso riferimento al termine ducatis venetis ma non trovo dirimente perché anche altre valute foreste avrebbero potuto essere usate come ducati. Esiste una fonte che chiarisce il privilegio alla valuta veneziana? -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di imitazioni di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, senza autorizzazione del governo veneziano? Esiste una fonte che riporta tale prassi? La fonte del privilegio per Giliforte de Ursa non mi convince per i motivi già accennati. Esiste un'altra o altre fonti al riguardo? Mio pensiero, da serenissimo, trovo strano che non sussista o non sia documetata una formale protesta dell'autorità veneziana. Non mi risulta che autorevoli studiosi di numismatica riportino tale evento in effetti eclatante da un punto di vista sia storico che socio-politico. -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, con autorizzazione o placet di Venezia? Questa ipotesi la troverei personalmente assurda e fantascientifica. Il contrario mi sconvolgerebbe. Un fatto del genere sarebbe sicuramente ben documentato e non mi risulta che esista, altresi nelle fonti veneziane di quel periodo. Ora non è tanto per essere conservatori ma solo per capire, almeno per quanto mi riguarda... -
Vaticano 2024
DFP ha risposto a un topic di naga inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
Eppure hanno assunto laureati in informatica con master di secondo livello conseguito in Inghilterra. -
INFO acquisto REGNO NAPOLI CARLO DI BORBONE MEZZA PIASTRA 1749
quinarius ha aggiunto un nuovo link in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
salve, vorrei acquistare la monete che allego, vorrei dei consigli, 400 euro trattabili. grazie -
Storia di Roma e delle sue monete
L. Licinio Lucullo ha risposto a un topic di L. Licinio Lucullo inviato in Monete Romane Repubblicane
L’ASCESA DI GAIO MARIO Nel 118 a.C. il re di Numidia (attuale Algeria), morendo, lasciò tre successori, Aderbale, Iempsale e Giugurta. Forse pensava che Roma, sua alleata storica, avrebbe vigilato sulla spartizione tra i tre eredi, ma Giugurta - che conosceva bene i Romani, per aver partecipato all’assedio di Numanzia - era convinto di poter approfittare della loro avidità per impedirne l’intervento. Uccise Iempsale, e corruppe i Senatori per non essere accusato. Roma inviò una commissione per sovrintendere sulla spartizione, ed egli ne corruppe i membri. Uccise Aderbale e massacrò gli abitanti di Cirta (odierna Costantina), compresi i Romani che vi dimoravano, ma quando Roma inviò un esercito, ne corruppe il comandante. Il Senato gli ordinò di presentarsi personalmente a Roma; si presentò, ma corruppe un tribuno della plebe affinché opponesse il veto al suo interrogatorio consentendogli, così, di tornare in patria. _______________________ L'indignazione e le proteste popolari, contro una classe nobiliare rivelatasi corrotta e incapace, dilagarono. Fu in questo contesto che nel 112-111 a.C., proprio mentre Giugurta compiva la strage di Cirta, tale Gnaeus Cornelius Blasio[1] (non altrimenti noto) emise il denario RRC 296/1, che reca al dritto una testa maschile e al rovescio la triade capitolina[2]. Il ritratto al dritto non è idealizzato, come quello degli dei, ma disegna una persona reale ed è somigliante in tutti i conî, come se gli incisori avessero copiato una statua o una maschera funebre: è opinione comune[3] che vi sia raffigurato Scipione l'Africano, sia perché è naturale che un appartenente alla gens dei Cornelii celebrasse il più illustre fra i suoi antenati, sia perché assomiglia al ritratto presente sulle monete di Nova Carthago. Il messaggio è chiaro: nel momento in cui, in Africa, un re straniero si prende gioco di Roma, massacrandone i commercianti e corrompendone i governanti, il monetiere auspica il ritorno di un condottiero della caratura dell’Africano, che proprio in quella stessa terra era stato capace di piegare il più temuto fra i nemici e, così, di “debellare superbos” (come scriverà Virgilio nell’Eneide). _______________________ Era veramente troppo: nel 109 Roma inviò un nuovo esercito in Africa, agli ordini del console Quinto Cecilio Metello cui fu assegnato - come vicecomandante[4] - un vecchio guerriero, un cinquantenne che aveva partecipato anche all’assedio di Numantia (e quindi conosceva Giugurta), Gaio Mario. Proveniente da una famiglia di commercianti, per questo disprezzabili (dal punto di vista dei nobili) ancorché ricchissimi, era stato accettato dall’alta società romana solo perché, nel 110, aveva sposato Giulia, appartenente a una famiglia di nobilissime origini che discendeva, addirittura, da Venere, sebbene ormai relativamente povera: il pater familias, tale Gaio Giulio Cesare, era infatti costretto a vivere in un palazzo popolare, nel quartiere della Suburra. Metello sconfisse più volte l’esercito numidico, ma Giugurta si nascose presso suo suocero Bocco (re di Mauritania) e da là continuò a dirigere una feroce guerriglia. Mario presentò allora la sua candidatura a console, affermando di poter fare meglio di Metello; il popolo, conoscendo le capacità militari, lo elesse console per il 107 a.C. e gli affidò la conduzione della guerra. Uno dei questori di Mario era un soggetto a dir poco equivoco: suo cognato (aveva infatti sposato, anch’egli nel 110 a.C., un’altra Giulia, sorella della moglie di Mario[5]), un trentenne molto povero che aveva vissuto in totale dissolutezza fra prostitute e malfattori, sebbene appartenesse anch’egli a una gens nobilissima, addirittura la stessa dell’Africano. Si chiamava, infatti, Lucius Cornelius Sulla (o Sula, o Silla). Contro ogni aspettativa, Silla si rivelò un abilissimo guerriero; non solo aiutò Mario a conquistare tutti i territorî rimasti in mano agli insorti, ma infine riuscì - lui personalmente, da solo - a convincere Bocco a tradire il genero e, così, fece prigioniero l’infido Giugurta. Solo Roma poteva ordinare a un re di consegnare un altro re, suo parente, ed essere ubbidita. Nel 105 a.C. la guerra era quindi finita; il merito andò a Mario, proconsole e comandante in capo, ma Silla si vantò per il resto della vita di essere lui l’autore della cattura di Giugurta. _______________________ Nel frattempo, però, un pericolo maggiore incombeva sull’Urbe: se Giugurta aveva offeso l’orgoglio di Roma, un nemico ben più temibile ne minacciava l’esistenza stessa. Nel 113 a.C. le popolazioni del Norico (area collocata sul confine tra le attuali Baviera e Austria) chiesero l’aiuto dei Romani per fermare una popolazione germanica, i Cimbri, che voleva invaderne i territorî. Il Senato inviò prima ambasciatorî poi, fallita la trattativa (perché i Cimbri volevano stanziarsi sui territorî di Roma, ma senza sottomettersi a essa) un esercito di ben 30.000 uomini agli ordini del console, Gneo Papirio Carbone. I nemici tuttavia erano molti di più e si rivelarono guerrieri feroci e tenaci: nella battaglia di Noreia (forse, la moderna Magdalensberg) sconfissero duramente i legionarî. A quel punto i Cimbri ripresero la loro marcia diretti in Gallia e a loro si unirono altre due popolazioni germaniche, Teutoni e Ambroni. Nel 109 ci fu un altro scontro con l’esercito romano e, di nuovo, vinsero All’improvviso, fu evidente anche ai Celti che Roma non era affatto invincibile: nel 107 una loro feroce tribù, i Tigurini, sonfisse un altro esercito consolare presso Agen uccidendo lo stesso console, Lucio Cassio Longino, e si unì ai Germani. Alla notizia della battaglia molte altre tribù celtiche si ribellarono a Roma. Roma decise di fermare, una volta per tutte, la migrazione germanica. Furono inviati in Gallia ben due eserciti, uno al comando del proconsole Quinto Servilio Cepione, l’altro del console Gneo Mallio Massimo. Nel 105 a.C. i due eserciti si ricongiunsero ad Arausio (attuale Orange): era uno schieramento impressionante, 80.000 combattenti e 40.000 assistenti, ma i due comandanti si trovarono in disaccordo perché Cepione, esponente dell’aristocrazia, rifiutò di prendere ordini da Mallio, homo novus. Quando infine i nemici giunsero alla vista, erano in numero sterminato: l’orda barbarica, ormai formata da tre popolazioni germaniche e una celtica, aveva raggiunto l’incredibile dimensione di 500.000 persone[6]. Approfittando anche della divisione tra i due comandanti romani, essi travolsero e distrussero entrambi gli eserciti, chiusi in trappola con il Rodano alle spalle; pochissimi riuscirono a salvarsi, a nuoto. Il più grande esercito mai schierato dalla Repubblica fu completamente annientato: in termini di perdite umane, Arausio fu la più grave sconfitta romana, ben più sanguinosa di quelle inferte dai Cartaginesi. _______________________ Dopo la battaglia Arausio, forse ben più che dopo quella di Canne, la civiltà romana rischiò di essere spazzata via dalla storia. I nemici erano in numero impressionante e, non essendo mercenarî (come i soldati di Annibale) ma interi popoli in migrazione (le donne dei Germani, narrano le fonti, assistevano alle battaglie dai carri minacciando di uccidere se stesse e i proprî figli, in caso di sconfitta) non avevano nulla da perdere. Roma, dal canto suo, aveva subito tre gravissime sconfitte in soli otto anni, perdendo forse 200.000 uomini: difficilmente avrebbe saputo come opporsi a un’invasione dell’Italia. Agli uomini idonei a combattere fu vietato di lasciare l’Italia, ma erano ormai veramente pochi. L’Urbe sopravvisse solo perché i barbari decisero di razziare l’Hispania, prima dell’Italia. Conscio del pericolo, il popolo prese l’unica decisione sensata: elesse di nuovo console il soldato per eccellenza, Gaio Mario, e gli affidò pieni poteri per sconfiggere il nemico. Mario, che conosceva bene l’esercito e i suoi difetti, lo riformò in modo radicale. Arruolò, per la prima volta nella storia di Roma, anche i nullatenenti, armandoli a spese dell’erario. Modificò la struttura tattica delle legioni, sostituendo le coorti (strutturate per operare con maggior autonomia) ai manipoli. Fidelizzò i soldati a un simbolo che dovesse essere difeso sino alla morte, affidando a ogni legione l’insegna aurea di un’aquila (a sua volta, personificazione del potere di Giove). Ridusse al minimo il personale addetto al trasporto delle salmerie, obbligando i suoi soldati (che, per questo, furono soprannominati “i muli di Mario”) a portarsi sulle spalle non solo le armi, ma anche i viveri e gli strumenti per costruire il campo fortificato. Condusse le legioni nella Gallia Narbonese e le obbligò a estenuanti marce e addestramenti quotidiani, affinché non solo si fortificassero nel corpo, ma imparassero anche a conoscere valli e montagne. _______________________ Nel 102 a.C. i barbari tornarono dall’Hispania e decisero di attuare una manovra a tenaglia per invadere l’Italia: Teutoni e Ambroni sarebbero passati dalla Liguria, i Cimbri dalla valle dell’Adige, i Tigurini dal Carso. Ritenevano che Roma non sarebbe stata in grado di fronteggiare tre diversi fronti d’invasione ma, questa volta, si sbagliavano. Mario attese pazientemente i nemici trincerato nei campi fortificati di Aquae Sextiae (attuale Aix en Provence). Quando arrivarono sul posto, Teutoni e Ambroni li attaccarono ma - privi di macchine d’assedio - non riuscirono a espugnarli; sfilarono allora davanti alle mura del castrum sbeffeggiando i soldati che, forgiati dalla ferrea disciplina imposta loro da Mario, attendevano impassibili all’interno. Quando l’ultimo Germano si fu allontanato, i legionarî uscirono dalle loro fortificazioni. Divenuti padroni del territorio dopo tre anni di marce forzate, attraversano percorsi montani sconosciuti ai barbari e nascosti alla vista. Arrivarono addosso ai nemici mentre preparavano il loro accampamento, e arrivarono calando addosso ai nemici da una posizione sopraelevata; fu una vittoria schiacciante. In una sola battaglia, Teutoni e Ambroni avevano smesso di essere una minaccia. In Gallia Cisalpina, nel frattempo, il console Quinto Lutazio Catulo[7] (con cui collaborava il validissimo Silla) attendeva la calata dei Cimbri. Quando tuttavia essi si presentarono al valico del Brennero, erano in numero esorbitante; capì che da solo non sarebbe riuscito a fermarli e ritirò progressivamente l’esercito, lasciandoli dilagare nella pianura padana. Intanto, Catulo attendeva l’arrivo di Mario. Nell’estate del 101 ai Campi Raudii (presso Vercelli) gli eserciti ricongiunti di Mario e Catulo affrontarono i Cimbri, sconfiggendoli duramente. I pochi sopravvissuti furono fatti schiavi. I Tigurini, appresa la notizia, tornarono spontaneamente nella loro terra d’origine, l’attuale Svizzera. Roma era salva; la cultura occidentale era salva. Mario e Catulo celebrarono il trionfo alla fine del 101, ma per il popolo il merito di aver salvato l’Urbe era solo di lui, il soldato di umili origini. _______________________ Le grandi e insperate vittorie contro teutoni, Ambroni e Cimbri suscitarono ondate di gioia e ispirarono l’iconografia delle emissioni monetali per anni. Fra le tante, meritano di esserne citate tre. La prima è il denario RRC 326/1, emesso nel 101 da Gaius Fundanius che, come egli stesso scrive, era questore (reca infatti la legenda Q e C. FVNDAN). Al raffigura al dritto la testa di Roma, al retro un uomo su una quadriga che regge in mano un ramo d’alloro; siccome l’alloro è simbolo di vittoria, se ne deduce che sia un generale che celebra il trionfo. Il particolare meritevole d’attenzione è tuttavia una piccola figura aggiuntiva, un altro essere umano (di dimensioni ridotte) che monta uno dei cavalli della quadriga. Come detto, era ritenuto assolutamente vietato, all’epoca, raffigurare persone in vita sulle monete; quindi possiamo immaginare che Fundanio abbia assicurato tutti che la sua era una generica rappresentazione della cerimonia del trionfo. Tuttavia, grazie all’espediente della figura che monta un cavallo tutti potevano capire che, in realtà, il questore avesse voluto raffigurare proprio Gaio Mario: egli, infatti, aveva portato con sé, sul carro trionfale, il figlioletto di 8 anni. Questa quindi (se si esclude il misterioso statere di Flaminino) può essere considerata la prima moneta in cui, seppur in modo sottinteso, compare l’immagine di un uomo in vita. Interessante è anche il denario RRC 324/1, emesso quello stesso anno 101. Al dritto è rappresentata Roma, contornata da corona d'alloro; al rovescio, con chiaro riferimento alla sconfitta dei germani, la Vittoria in biga e la firma del monetiere, RVF. M. LVCILI (Marcus Lucilius Rufus). La particolarità è la legenda al dritto: PV. Due denarî pressoché contemporanei recano sigle simili, sempre al dritto: EX. A. PV. su RRC 322/1b del 102 e ARG. PVB. su RRC 325/1 del 101. Si ritiene che tutte esse significhino ex argento publico, ma questa interpretazione suscita dubbî interpretativi, considerato che tutto l’argento monetato dovesse essere pubblico. Secondo Barlow e Crawford la sigla attesta che la moneta fu prodotta con metallo tratto da qualche riserva speciale (addirittura l'Aerarium Sanctius, ossia la riserva da usare in casi di estrema emergenza, secondo il primo studioso) in un momento di grave difficoltà: benché ormai la guerra volgesse al termine, la moneta è quindi una muta testimone del baratro cui si era avvicinata Roma sotto la pressione delle invasioni germaniche. La terza emissione d’interesse è quella di una serie quinarî che rappresentano tutti, al retro, la Vittoria che incorona un trofeo d’armi: RRC 326/2 del 101 a.C., RRC 331/1 del 99, RRC 332/1 del 98 e RRC 333/1 del 97. La prima considerazione è constatare che la vittoria di Mario su Teutoni, Ambroni e Cimbri fosse ancora oggetto di celebrazione a distanza di 4 anni dagli scontri; si ritiene infatti che i disegni al rovescio riproducano i trofei eretti per commemorarla. La seconda è l’anomalia della scelta di emettere quinarî: non solo la coniazione di tali monete veniva ripresa dopo quasi 70 anni, ma negli anni 99-97 non fu accompagnata da quella di denarî o assi: furono emessi solo quinarî. Perché? Alcuni autori (Belloni e Amisano fra tutti) hanno proposto che fossero, in realtà, vittoriati (i quali fra l’altro avevano un’iconografia simile, al rovescio), anche se pesano circa 3 scrupoli anziché 4, emessi forse per esigenze di pagamenti nelle aree della Pianura Padana, devastate dai saccheggi dei Cimbri e dalla guerra. _______________________ Le guerre contro Giugurta prima, i germani poi causarono una grave carenza di grano, a Roma. Nel 104 a.C. era stato eletto questore un giovane plebeo, Lucio Apuleio Saturino, che aveva approfittato emettere denarî che alludessero alla sua persona, raffigurando Saturno, simbolo parlante del suo cognomen. Il Senato dapprima lo incaricò allora di curare l’importazione di grano e pane tramite il porto di Ostia, poi - accusandolo di eseguire l’incarico con il dovuto impegno - lo sostituì allora con un patrizio di nobilissima origine, Marco Emilio Scauro. Saturnino ritenne offeso il suo onore e divenne allora un fervente sostenitore dei populares (la fazione politica contraria alla nobiltà), il cui massimo rappresentante era - ovviamente - il grande eroe di guerra di umili origini, Gaio Mario. Nel 101 Mario e Saturnino si accordarono per farsi eleggere, per l’anno successivo, uno al consolato (per la sesta volta[8]), l’altro al tribunato della plebe (per la seconda volta); un loro amico, Gaio Servilio Glaucia, avrebbe cercato invece di ottenere la pretura. La manovra riuscì, ma Saturnino ricorse alla violenza per farsi eleggere. Appena entrato in carica, Saturnino propose una legge per ricompensare i soldati di Mario con una assegnazione di terre sottratte ai Galli[9] e imponesse ai Senatori di giurare che l’avrebbero fatta applicare. Metello (l’ex comandante di Mario in Numidia) si rifiutò di prestare il giuramento e, in piena coerenza, accettò di essere espulso dal Senato e di allontanarsi da Roma in esilio, senza sollevare obiezioni o causare disordini. La sua arroganza, tuttavia, lo portò infine alla rovina e alla morte: fece infatti uccidere anche un candidato al consolato a lui sgradito e il popolo, inferocito, gli si ribellò contro. Mario, su mandato del Senato (che aveva emesso un senatus consultum ultimum), lo arrestò ma non fu abbastanza: la folla, che ormai lo odiava, lo uccise. NOTE [1] La firma sulla moneta è CN. BLASIO CN. F.; siccome nel 194 a.C. era stato pretore (come sappiamo dai fasti consulares) uno Gnaeus Cornelius Blasio, se ne deduce che dovessero essere parenti e che, quindi, anche il monetiere fosse un Cornelius. [2] Ossia i tre dei che erano presenti nel tempio di Giove Ottimo Massimo e che erano ritenuti i più importanti protettori di Roma: da sinistra a destra per come sono rappresentati sul denario, Giunone, Giove e Minerva. [3] Condivisa, fra gli altri, da Seaby e Belloni; Crawford ritiene invece che sia Marte, ma è una tesi inconsistente, sia perché la gens Cornelia devota alla triade capitolina (raffigurata al rovescio), non a Marte, sia perché il ritratto (come detto) non è idealizzato. [4] Tecnicamente, era un “legato”: termine che indicava un tecnico di cose militari, affiancato al magistrato (eletto invece dal popolo) nella conduzione delle operazioni belliche. In origine i legati erano solo rappresentanti del Senato ma, col tempo, divennero comandanti militari; alla fine della Repubblica, il termine “legato” individuava i comandanti di una singola legione. [5] Giova precisare che questa parentela non è del tutto sicura, nelle fonti. [6] Quand’anche, come ritengono gli storici moderni, questa cifra comprenda tutti i migranti, i combattenti erano almeno 200.000. [7] Una curiosità: era cugino delle due Giulia, mogli di Mario e Silla. Era nato infatti col nome di Sesto Giulio Cesare ed era diventato un Lutazio a seguito di adozione. [8] Mario, unico nella storia della Repubblica, fu console per sei volte (nel 107 a.C. e ininterrottamente dal 104 al 100); iniziò inoltre un settimo consolato nell’86 a.C. ma, vecchio e malato, morì dopo pochissimi giorni. [9] Si noti: i soldati di Mario, come detto, erano nullatenenti; dopo aver combattuto, attendevano una ricompensa che permettesse loro di vivere. Come noto, nacque qui lo speciale legame di fedeltà fra soldati e generale che contribuirà alle guerre civili. ILLUSTRAZIONI Denario RRC 296/1 Mario sconfigge i Cimbri, in un dipinto di Francesco Saverio Altamura (1530) conservato al museo nazionale di Capodimonte Denario RRC 326/1 Denario RRC 324/1 Quinario (o vittoriato?) RRC 331/1 Denario RRC 317/3; al retro, è raffigurato Saturno in quadriga -
INFO acquisto REGNO DI NAPOLI SOLI REDUCI 120 GRANA 1791 FERDINANDO IV DI BORBONE
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salve, vorrei acquistare la moneta che allego, vorrei dei consigli, ne vale la pena? 430 euro, trattabili grazie
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