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I contenuti con la più alta reputazione dal 09/11/25 in tutte le aree

  1. Generazioni a confronto Emissione 1955-1989 ed emissione small 1990-1992
    12 punti
  2. Buonasera a tutti, in questa immagine scherzosa, elaborata da mia figlia in occasione del mio compleanno, viene raffigurata una sorta di contrappasso della figura del collezionista numismatico. Sullo sfondo della location del Mercatino del Cordusio, è rappresentata una transazione tra due monete antropomorfizzate, individuabili in un "testone" milanese e in un "ducatello" veneziano. Oggetto dello scambio sono i collezionisti. Infatti il "testone" sta trattando con il "ducatello" l'acquisto di un esemplare del 1966, rappresentato da una mia caricatura, in piedi sul raccoglitore. Da notare che il "testone" ha già acquistato un altro esemplare di collezionista che spunta dal suo "borsetto". Quest'ultimo particolare, sempre secondo mia figlia, contraddistingue ed identifica i frequentatori assidui del mercatino milanese e dei convegni numismatici che qualche volta anche lei è stata "costretta" a frequentare. Devo ammettere che quando l'ho visto mi è piaciuto molto e mi ha fatto subito sorridere. Un saluto Federico
    9 punti
  3. Sicilia, recuperato in mare un elmo della battaglia delle Egadi del 241 a.C. Straordinaria scoperta nelle acque delle Egadi: i subacquei riportano in superficie un elmo in bronzo in eccezionale stato di conservazione dall’area della storica battaglia navale delle Isole Egadi del 241 a.C. Con il reperto anche una maniglia in bronzo e armi individuate tramite indagini radiologiche. Un recupero che getta nuova luce su uno degli episodi più significativi della storia antica del Mediterraneo. Nelle acque delle Isole Egadi, lo scorso agosto (ma la notizia è stata data solo stamani), è stato riportato in superficie un elmo in bronzo del tipo “Montefortino”, in straordinario stato di conservazione e completo dei paraguance. A individuarlo e sollevarlo dai fondali sono stati i subacquei altofondalisti della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidati da Mario Arena, sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, con il supporto dell’Area marina protetta, del Comune di Favignana e della Capitaneria di porto. Il manufatto proviene da un’area di mare carica di memoria: quella in cui, nel 241 a.C., si combatté la battaglia delle Egadi, scontro decisivo della prima guerra punica tra Roma e Cartagine. L’elmo, del tipo utilizzato dalle truppe romane tra IV e I secolo a.C., rappresenta uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni, sia per l’integrità del reperto, sia per il contesto storico a cui rimanda. “L’elmo Montefortino è uno dei più belli e completi mai recuperati”, commenta l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato. “Questi ritrovamenti non solo arricchiscono la conoscenza storica della battaglia del 241 a.C., ma rafforzano l’immagine della nostra Isola come custode di un’eredità culturale unica al mondo. È un risultato straordinario, frutto del lavoro congiunto della Soprintendenza del Mare, delle professionalità impegnate nelle ricerche e del sostegno di istituzioni e fondazioni internazionali. Continueremo a investire nella tutela e nella valorizzazione di questo patrimonio, consapevoli che rappresenta una risorsa identitaria e culturale fondamentale per la Sicilia”. L’elmo ritrovato L’elmo ritrovato L’elmo ritrovato Il recupero dell’elmo si inserisce in un’attività di ricerca più ampia, che negli anni ha portato alla scoperta di numerosi reperti legati tanto alla battaglia delle Egadi quanto ad altre epoche. Durante la stessa campagna è stata riportata in superficie anche una grande maniglia in bronzo, proveniente dal cosiddetto “relitto del banco dei pesci”, datato al V secolo d.C. La funzione precisa dell’oggetto resta incerta, ma la sua lavorazione e le dimensioni ne fanno un pezzo di grande interesse per gli studiosi. Tutti i reperti recuperati sono stati sottoposti a un primo trattamento conservativo grazie all’intervento delle restauratrici della Sdss. Le operazioni sono state rese possibili anche grazie al contributo del mecenate statunitense Michel Garcia, che ha sostenuto le attività di tutela e conservazione. Parallelamente, le ricerche si sono avvalse delle più avanzate tecniche diagnostiche. Presso lo studio radiologico del dottore Giuseppe Perricone, a Trapani, sono state eseguite tomografie computerizzate (Tac) su circa trenta reperti metallici recuperati in anni precedenti e ancora fortemente ricoperti da incrostazioni. Le indagini hanno permesso di identificare all’interno delle concrezioni spade, lance e giavellotti, armi che furono impiegate nello scontro del 241 a.C. e che per oltre duemila anni sono rimaste celate dal mare. La combinazione tra indagini scientifiche e recuperi subacquei conferma il ruolo centrale della Soprintendenza del Mare nel coordinare attività che uniscono professionalità diverse, dalla ricerca archeologica alla conservazione, fino alla diagnostica radiologica. Il lavoro della Sdss, con il supporto delle istituzioni locali, ha consentito di arricchire un patrimonio che, già oggi, costituisce un unicum nel panorama della ricerca mediterranea. Un ruolo decisivo in questa attività lo ha avuto anche la Rpm Nautical Foundation, fondazione privata statunitense che da anni affianca la Soprintendenza del Mare con proprie risorse e mezzi tecnologici. Grazie all’impiego di una nave oceanografica e a strumenti di indagine avanzati, la fondazione ha contribuito a mappare e documentare i fondali delle Egadi, individuando relitti e aree di interesse archeologico. La battaglia delle Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., rappresentò la conclusione della prima guerra punica. Lo scontro vide la flotta romana, guidata da Gaio Lutazio Catulo, prevalere su quella cartaginese comandata da Annone, decretando la vittoria di Roma e l’avvio della sua supremazia sul Mediterraneo occidentale. I ritrovamenti subacquei di elmi, armi e rostri navali hanno restituito negli ultimi decenni testimonianze concrete di quell’evento epocale, arricchendo il racconto storico con evidenze materiali. Il nuovo elmo Montefortino si aggiunge a questa serie di scoperte, distinguendosi per lo straordinario stato di conservazione. La presenza ancora integra dei paraguance lo rende un reperto rarissimo, capace di offrire agli studiosi dati preziosi sulla tipologia di equipaggiamento utilizzata dai soldati romani e sulle tecniche di fabbricazione del periodo. La sua integrità consente anche di ipotizzare future esposizioni museali, che potrebbero permettere al grande pubblico di ammirare da vicino un oggetto che ha attraversato ventiquattro secoli di storia. Il recupero della maniglia bronzea dal relitto tardoantico e l’identificazione radiologica delle armi testimoniano come l’area delle Egadi non sia soltanto legata alla battaglia del 241 a.C., ma rappresenti un vero archivio stratificato di vicende storiche e commerciali. I traffici marittimi, gli scontri navali e la vita quotidiana delle imbarcazioni trovano eco in questi ritrovamenti, che restituiranno, grazie a futuri studi, ulteriori tasselli di conoscenza. Infine, è stato pulito il rostro numero 25 già recuperato in una precedente campagna: è romano e presenta l’iscrizione “Ser.Solpicio C.F. Quaestor Probavi(t)”, probabilmente: “Servio Sulpicio, questore, figlio di Gaio, approvò”, sottinteso il rostro. Il Gaio, di cui il questore nominato era figlio, potrebbe ipoteticamente essere Gaio Sulpicio, console dal 243 a.C. e dunque in piena prima guerra punica. Il rostro 25 https://www.finestresullarte.info/archeologia/sicilia-recuperato-in-mare-elmo-battaglia-isole-egadi
    8 punti
  4. Condivido con gli utenti del Forum interessati alle monete romane repubblicane e non , questo mio raro Asse avente come simbolo sopra la prua di nave l' elmo romano che dovrebbe essere del tipo Montefortino . Mi sono ricordato di avere questo Asse a seguito di aver letto questa recente notizia del ritrovamento nel mare delle isole Egadi di un elmo romano perfettamente conservato , anche delle sue para guance e proprio dello stesso tipo Montefortino in voga principalmente nel periodo repubblicano tra il IV e il I secolo a. C. : https://www.msn.com/it-it/viaggi/notizie/un-elmo-romano-risalente-alla-prima-guerra-punica-è-stato-recuperato-in-sicilia/ar-AA1Moim3?ocid=msedgdhp&pc=U531&cvid=b48153d1b4a24f68aac95785618ae4cb&ei=30 L' Asse in mio possesso pesa grammi 31,1 ed e' classificato come un Cr. 118/1 , forse di conservazione MB , per questo l' ho fotografato con luce radente per meglio far risaltare i rilievi ; nonostante la bassa conservazione credo , per passione personale verso i grandi bronzi repubblicani , che nulla tolga al fascino storico di queste monete .
    8 punti
  5. Direttamente dal convegno che si è tenuto oggi a Rende, una 37 senza punto dopo HIER Saluto tutti. Raffaele.
    7 punti
  6. ...e non dimentichiamo che ci sarà anche l'esposizione della Collezione dell'Amico Pierpaolo.
    7 punti
  7. E per concludere, un paio di foto della sala nella quale c’è stato l’evento commerciale. In particolare, una di queste foto è stata scattata intorno alle 19:00, la sala era ancora piena di curiosi. Ricordiamo che questa edizione nella giornata del sabato è durata ininterrottamente dalle 9:00 alle 20:00.
    6 punti
  8. Il convegno è stato strutturato anche per avere una forte spinta culturale. Ecco alcune immagini della sala delle relazioni con alta affluenza, cosa non scontata considerando l’ora delle relazioni e ovviamente il convegno al piano di sotto in pieno svolgimento! Oltre che ovviamente anche le mostre ed esposizioni, anche esse parte dell’evento culturale affiancato al convegno vero e proprio! A domani per l’atto conclusivo… in grande stile !
    6 punti
  9. ... Questo mi ricorda alcuni colleghi d'ufficio, ne ho un paio che sono ancora FDC! 🤣
    6 punti
  10. Complimenti vivissimi a @jaconico per il suo articolo pubblicato su Cronaca Numismatica: https://www.cronacanumismatica.com/le-alterazioni-di-colore-nella-cartamoneta-italiana/
    6 punti
  11. Buongiorno, Dopo qualche settimana di esitazione ho deciso di acquistare questo esemplare. Il rame, in alta conservazione, mi risulta per certi aspetti piú affascinante degli altri metalli per come si fa fotografare al variare della luce. In particolar modo in questa moneta si scorgono riflessi rossi che alla luce del sole diventano molto piú evidenti. La moneta era in perizia, ma al solito l'ho liberata e messa in acetato. Mi piacerebbe conoscere il vostro parere a riguardo. Grazie mille in anticipo! Saluti... Ronak
    5 punti
  12. Il bronzo è una lega di rame e stagno; l’aggiunta di quest’ultimo elemento abbassa il punto di fusione del composto. Per un tenore di stagno fino all’8%, la lega presenta buone caratteristiche meccaniche e grande resistenza alla corrosione: essa è ancora lavorabile plasticamente e si può laminare, estrudere, forgiare, stampare e trafilare. Aumentando ulteriormente il tenore di stagno, la durezza raggiunge livelli tali da consentire solo pezzi ottenuti per fusione, chiamati anche getti. Per le monete e le medaglie si usa un contenuto di stagno variabile tra il 3 e l'8%: entro questo intervallo la resistenza all'usura e alla corrosione si accompagnano ad una discreta coniabilità. Nello specifico la lega per la monetazione del Regno d’Italia presentò un contenuto di stagno del 4%. Fu solo con l'avvento del Regno d'Italia che si parlò di bronzo. La monetazione degli Stati Preunitari era in rame, nonostante le impurità che potevano risultare disperse nel metallo. Questo il tenore di una lettera che il Direttore della Zecca di Bologna scrisse al Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, che in quel periodo sopraintendeva alla zecca, e da cui si desume la "novità" della lega in questione (notare la data che è quella del giorno successivo alla proclamazione del Regno d'Italia): ASB, DZ, b. 254, tit. IV, f. G, prot. 56 - Bologna, 18 marzo 1861 - lettera del Direttore della Zecca di Bologna al Ministero AIC: “Facendo seguito al N. 40 del giorno 10 corrente mese, il sottoscritto si pregia di partecipare come in questa Zecca hanno avuto luogo i primi esperimenti di fusione e formazione del bronzo per la nuova monetazione alla lega di 960 rame e 40 stagno, e che detti esperimenti hanno sortito il miglior risultato per la omogeneità e malleabilità della risultante lega. Tali fusioni, che si proseguono giornalmente in piccole proporzioni, per quanto lo comportano i mezzi attuali che la Zecca possiede, saranno ben presto estese a proporzioni più concludenti non appena si saranno pratricate le modificazioni riconosciute indispensabili per avere un forno più economico atto alla fusione della lega. Frattanto siccome si è cominciata la laminazione delle lastre ottenute dalle fusioni compiute fino ad ora, onde procedere con sicurezza al successivo taglio dei tondini, tornerebbe molto opportuno di provvedere almeno un pajo di conii che dovranno servire alla monetazione, sia per prendere norma del diametro preciso che debbono avere i tondini stessi, sia per eseguire qualche esperimento di coniazione che valga a prevenire qualsiasi difficoltà potesse mai presentarsi nella estesa coniazione che fra non molto dovrà intraprendersi. ..." (vedi Panorama Numismatico, novembre 2024, pp. 13-48)
    5 punti
  13. LA GUERRA CONTRO I CESARICIDI La morte di Cesare gettò Roma nel caos: i Senatori abbandonarono la Curia, impauriti. Gli stessi cospiratori, che avevano progettato di gettare il cadavere del dittatore nel Tevere, furono presi dal panico e fuggirono; si presentarono al popolo nel Comizio (la piazza del Foro antistante ai rostra), confidando di ottenere dal popolo manifestazioni di giubilo e riconoscenza, ma non fu così e preferirono rifugiarsi sul Campidoglio. Marco Antonio fece portare il cadavere del dittatore a casa; vedendolo passare, la folla ammutolì. La serie RRC 480 comprende ben 22 tipi diversi di monete (oltre a numerosi sottotipi); in molte di esse, tuttavia, il ritratto del dittatore è rappresentato non a testa nuda, bensì con un velo che gli copre il capo. Si ritiene che queste siano state emesse dopo la morte di Cesare: in altri termini, quando si seppe dell’assassinio la produzione continuò, ma gli incisori cambiarono i disegni dei conî aggiungendo il velo che, probabilmente, era un segno di lutto: a conferma di questa interpretazione, c’è un esemplare della stessa serie - RRC 480/22 - che riporta invece il ritratto di Marco Antonio ed ha la barba lunga, chiara manifestazione di lutto secondo la mentalità romana, oltre appunto alla testa velata. _____________________ Scomparsa la guida di Cesare, sulla scena istituzionale si affrontavano tre forze politiche differenti, che cercavano di prevalere l’una sull’altra: i cesariani (oltre a Marco Antonio, Marco Emilio Lepido, figlio dell’omonimo console ribelle), che potevano contare sulla fedeltà dei soldati di Cesare; i cesaricidi, che si proponevano come paladini della libertà repubblicana; l’aristocrazia, guidata da Cicerone, che sperava di ripristinare il governo oligarchico. In questo contesto, il Senato cercò di mantenere le fazioni divise per scongiurare sia l’insorgere di un’ulteriore guerra civile, sia l’ascesa di un nuovo “uomo forte”; questa politica spiega le decisioni, apparentemente contraddittorie, che prese e il caos che ne conseguì. I senatori confermarono quindi la legittimità dei provvedimenti assunti da Cesare (annullarli avrebbe suscitato l’ira dei tanti cui egli aveva assegnato cariche pubbliche: non solo Marco Antonio, ma anche Bruto, Decimo Bruto e Cassio), ma decretarono anche un’amnistia per evitare che i cesaricidi fossero processati per omicidio. Essendo stato deciso che Cesare aveva agito legittimamente (e non, quindi, da tiranno), fu possibile assegnargli l’onore di un funerale pubblico, che venne celebrato il 20 marzo nel Foro; la sua salma fu bruciata presso un piccolo altare eretto dal popolo stesso, che è ancora visibile oggi. A quel punto ne venne letto il testamento; si scoprì che Cesare aveva lasciato 75 denarî a ogni cittadino romano e, a questa notizia, la rabbia popolare contro i cesaricidi esplose incontenibile. Ma c’era anche una sorpresa: il suo erede non era Marco Antonio, come tutti (lui compreso) si aspettavano, bensì Gaio Ottavio Turino; addirittura, Cesare lo aveva anche adottato, talché da quel giorno si sarebbe chiamato Gaio Giulio Cesare Ottaviano. I cesaricidi abbandonarono Roma e quelli cui era stato assegnato (da Cesare stesso) il governatorato di una provincia la raggiunsero: Decimo Bruto in Gallia Cisalpina, Gaio Trebonio in Asia, Gaio Cassio Longino in Siria. Anche Bruto era stato nominato governatore (di Creta), ma preferì fermarsi ad Atene a studiare filosofia. Ottaviano, che si trovava nei Balcani per i preparativi della guerra contro i Parti, capì l’importanza degli eventi: pretese da subito di essere chiamato “Gaio Giulio Cesare” (il cognomen Ottaviano sarà usato solo da Cicerone, nelle sue lettere); sbarcò a Brundisium e, presentatosi ai legionarî là acquartierati come figlio di Cesare, ne ottenne non solo un giuramento di fedeltà, ma anche la consegna del tesoro di guerra (175 milioni di denarî); raggiunse quindi Roma e, siccome Marco Antonio temporeggiava a consegnargli il patrimonio del padre adottivo, provvide con proprie risorse a pagare i 75 denarî che Cesare aveva lasciato ai cives, guadagnandosi grandi consensi. Infine, arruolò un esercito privato (del tutto illegittimo) di 3.000 veterani, assicurando loro uno stipendio annuo di 500 denarî. Il Senato passò allora a contrastate Marco Antonio, che appariva come l’esponente politico più pericoloso. Dapprima Cicerone cercò di farlo allontanare da Roma, pronunciando contro di lui le vementi orazioni denominate “Filippiche” e cercando l’appoggio di Ottaviano. Poi però i senatori, intimoriti da Decimo Bruto, inviarono proprio Marco Antonio a cacciarlo della Gallia Cisalpina; siccome Decimo Bruto non obbedì, Marco Antonio lo cinse d’assedio a Mutina (odierna Modena). Allora il Senato cambiò di nuovo orientamento e, nel 43 a.C., inviò i due nuovi consoli e Ottaviano a muovere guerra contro Marco Antonio. La battaglia di Mutina, nel 43 a.C., fu l’apogeo del caos (Ottaviano, cesariano, combatté contro Marco Antonio, cesariano, per liberare Decimo Bruto, cesaricida) e si concluse in aprile con la sconfitta e la fuga di Marco Antonio, ma anche con la morte dei due i consoli. Nel frattempo, in Oriente, Trebonio fu ucciso da Dolabella che, in qualità di ex console (aveva infatti sostituito Cesare nell’incarico, l’anno prima) pretendeva sottrargli il governatorato della provincia d’Asia; fu il primo dei cesaricidi a morire. Allora il Senato incaricò Cassio (che già si trovava nella penisola anatolica) di combattere Dolabella; al suo arrivo Dolabella fuggì in Siria, per cui Cassio poté insediarsi a Smyrna (attuale Smirne), capitale della provincia d’Asia. In seguito, Dolabella si suicidò. A questo punto Ottaviano riuscì a spostare definitivamente la politica romana a favore della fazione cesariana: tornato a Roma, pretese e ottenne di essere nominato consul suffectus (“console sostituto”, che veniva nominato alla morte di uno dei titolari) unitamente al cugino Quinto Pedio; fece quindi approvare la lex Pedia, che revocava l’amnistia ai cesaricidi, e poi la lex Titia, che nominava lui stesso, Marco Antonio e Lepido triumviri rei publicae constituendae consulari potestate (“triumviri con potere consolare per la ricostituzione dello Stato”) per la durata di 5 anni. I cesaricidi persero ogni speranza di poter vivere pacificamente; Decimo Bruto cercò di fuggire in Gallia, ma fu riconosciuto e ucciso da un alleato di Marco Antonio; Bruto, che ancora si attardava in Grecia, si recò a Smyrna, per preparare una difesa congiunta insieme a Cassio[1]. I processi avviati grazie alla lex Pedia si conclusero con la condanna in contumacia dei cesaricidi e i triumviri si prepararono a muovere guerra contro di loro. _____________________ Bruto e Cassio saccheggiarono le province asiatiche, per costituire un forte esercito da opporre a quello dei triumviri, e fecero emettere moltissimi aurei e denarî con il metallo razziato, fra cui la moneta più famosa di tutto il periodo repubblicano: RRC 508/3, il denario con cui Bruto si vantò di aver ucciso Cesare. Narra Cassio Dione (XLVII, 25) che Bruto “coniò monete su cui era raffigurato un pileo tra due pugnali, per dichiarare, con le figure e anche con la scritta, che egli, d’accordo con Cassio, aveva dato la libertà alla Patria”. RRC 508/3 reca, infatti, il ritratto di Bruto al dritto, un pileus (berretto che veniva posto sul capo degli schiavi affrancati e, quindi, simbolo di libertà) e due pugiones (pugnali da guerra) al rovescio, mentre la legenda recita BRVT. IMP e L. PLAET. CEST (Lucius Plaetorius Cestianus, un monetiere non altrimenti noto) al dritto, EID MAR (idibus martiis, “alle idi di marzo”) al rovescio. Questa iconografia rivela la pochezza e l’ipocrisia di Bruto: è infatti l’apologia di un tradimento, l’unico caso (come ha osservato Belloni) in cui un antagonista politico viene infamato su una moneta; inoltre, Bruto non disdegna di far apporre il proprio ritratto, sebbene avesse ucciso Cesare anche per aver fatto altrettanto. Dopo la sconfitta dei cesaricidi questo denario sarà fatto ritirare dalla circolazione e, quindi, ne sono sopravvissuti pochi esemplari: Campana ha contato 88 esemplari noti ritenuti autentici; in aggiunta a essi, tuttavia, esistono molti falsi, prodotti negli anni perché è un esemplare molto ambito dai collezionisti (nel 2019, un esemplare è stato acquistato a un’asta per 200.000 €, più 50.000 € di spese). ________________________ Marco Antonio, volendosi vendicare delle “Filippiche”, pretese che Cicerone fosse proscritto e, quindi, condannato a morte; Ottaviano, per non far fallire la loro alleanza, non si oppose. Il grande oratore, saputolo, fuggì nella sua villa di Astura (odierna Torre Astura); non sentendosi ancora al sicuro, dopo alcuni giorni si imbarcò per Formia. Fu tuttavia raggiunto e ucciso dai sicarî di Marco Antonio; era il 7 dicembre del 43 a.C. _____________________ Il conflitto tra triumviri e cesaricidi si concluse nell’ottobre del 42 a.C., a Philippi (odierna Kavala, in Grecia settentrionale). Fu uno scontro titanico: combatterono 19 legioni (a ranghi completi) comandate da Ottaviano e Marco Antonio contro 17 legioni (a ranghi ridotti, ma rinforzate da truppe alleate) comandante da Bruto e Cassio; in tutto, compresa la cavalleria, circa 200.000 soldati. Fra quelle le legioni che combattevano per i triumviri erano presenti la X Equestresis (la “favorita di Cesare”) e la VI Ferrata. Il 3 ottobre le truppe di Marco Antonio riuscirono ad aprirsi una strada nelle paludi e attaccarono alle spalle quelle di Cassio, infliggendo loro una grave sconfitta; nel frattempo, tuttavia, le legioni di Bruto assaltarono di sorpresa quelle di Ottaviano, sopraffacendole. A fine giornata la situazione era di nuovo in stallo ma Cassio, credendo che la sconfitta fosse irrecuperabile, si suicidò, lasciando Bruto solo al comando. I due eserciti continuarono a fronteggiarsi sino al 23 ottobre, subendo la fame e le difficoltà che derivavano dalla difficoltà di approvvigionamento; alla fine i soldati di Bruto, esausti per le privazioni, pretesero di scendere a battaglia. Il genio tattico di Marco Antonio fu decisivo: una sua brillante manovra permise di vincere la battaglia; a fine giornata anche Bruto, definitivamente sconfitto, si suicidò. A due anni e mezzo dall’assassinio di Cesare, il disegno dei cesaricidi era definitivamente tramontato, grazie alle abili manovre politiche di Ottaviano (che aveva saputo, fra l’altro, domare e sfruttare la furia bellica di Marco Antonio); di 21 cospiratori ne restava in vita uni solo, tale Gaio Cassio Parmense, un oscuro poeta. Sarà infine rintracciato e messo a morte da Ottaviano nel 31 a.C. _____________________ Dopo la battaglia i due eserciti furono fusi, sotto il comando dei triumviri e i veterani più anziani poterono quindi essere congedati; molti rimasero proprio a Philippi, ove fondarono una colonia. Occorre qui precisare che alcuni legionarî, scelti fra i più fidati e valorosi, avevano il compito di proteggere il comandante in battaglia; alla fine della Repubblica, invalse l’uso di denominare “pretorie” le coorti in cui essi erano inquadrati[2] (perché destinate a proteggere il “pretorio”, ossia l’alloggiamento del comandante[3]). Dopo il 27 a.C. proprio alcuni reduci di coorti pretorie (probabilmente, quelle stesse che erano state incaricate di proteggere Ottaviano), rimasti a vivere a Philippi, emisero un bronzo provinciale che commemorava la battaglia, RPC I 1651; essa reca al dritto l’immagine di una statua della Vittoria (statua che, forse, era stata là innalzata) e la legenda VIC AVG (victoria Augusti), al rovescio tre insegne militari decorate di cornicula e phalerae e la legenda COHOR PRAE PHIL (cohortes praetoriae - Philippi). È interessante notare che manca, nell’iconografia, l’aquila legionaria, perché appunto l’emissione era intitolata ad alcune coorti, non a una intera legione. Alcuni numismatici moderni ritengono che la moneta sia stata emessa durante il principato dello stesso Augusto; altri, sulla base del metallo utilizzato (la cui composizione sembra analoga a quella di metallo presente in miniere macedoni scoperte solo successivamente) ne spostano la datazione all’epoca di Claudio o Nerone NOTE [1] L’incontro fra i due, che poco si sopportavano pur essendo cognati (Tertulla, moglie di Cassio, era figlia di Servilia), non fu sereno; racconta infatti Plutarco che “c'era stata qualche differenza di vedute ed erano state scambiate accuse reciproche … cominciarono a darsi la colpa l'un l'altro; poi passarono a recriminazioni ed accuse. Questo ben presto portò a rimproveri indignati e lacrime e i loro amici, stupiti dalla veemenza e dall'amarezza della loro rabbia, temevano che la lite degenerasse in violenza”. [2] Prendendo spunto da questi reparti, Augusto istituirà nove “coorti pretorie” stanziate in Italia (a Roma, per precisione, all’interno del Castro Pretorio, una fortificazione ancora esistente) e incaricate di proteggere la persona dell’imperatore: si tratta dei celeberrimi “pretoriani”, che avranno un ruolo importante nella storia dell’impero e saranno sciolti da Costantino. [3] È interessante sottolineare come la tenda del comandante di una legione si chiamasse “praetorium”. I Romani erano convinti, che sin dalla sua fondazione, la Repubblica fosse stata governata da due consoli; in realtà, molti storici moderni, studiando le fonti, sono giunti alla conclusione che nei primissimi anni il rex fosse stato sostituito da un unico praetor cui, solo in seguito, furono sovraordinati due consoli (perché la duplicità dell’incarico dava maggiori garanzie contro eventuali derive autoritarie). Il fatto che il luogo da cui veniva comandata una legione (funzione tipica dei consoli, nella storia romana più antica) si chiamasse “[tenda] del pretore” costituisce una reminiscenza di quel tempo remoto, in cui tale comando era invece esercitato da un pretore. ILLUSTRAZIONI 44 a.C., denario RRC 448/13. L’iconografia è analoga a quella di altre monete della serie, ma la testa di Cesare è coperta con un velo. 44 a.C., denario RRC 480/22. Al dritto, Marco Antonio con velo e barba lunga. Al rovescio, un desultor (un tipo di acrobata che si esibiva con due cavalli). 43 a.C., denario RRC 508/3. 27 a.C. - 68 d.C., bronzo RPC I 1651
    5 punti
  14. Ve ne posto una che avevo tempo fa, virgolette ed alcune eccedenze di conio e con 7 ribattuto.
    5 punti
  15. L'immenso piacere è stato il mio , nel conoscere di persona ...uniti dalla stessa passione persone speciali come lo sei tu Lorenzo, Michele, Alessandro, Raffaele, Emanuele, Pierpaolo, Francesco di Rauso, Irpino, Ruggero Lupo e il figlio Nicola, Gaetano Scuotto con famiglia , il Signor Antonio Cava, Enrico della Filatelia Meridionale (di cui sono debitore) il Signor Chiglien, il giovane De Rosa, Marco, Mattia Rescigno e Nicolò Giaquinta, tutti i commercianti presenti, ma proprio tutti gli organizzatori di questo primo evento in Calabria. Ho visto passione, cordialità, accoglienza e sorrisi in ogni gesto. Grazie.
    5 punti
  16. Ecco la lista degli espositori che troverete a Calabria Colleziona 2025! Siamo entusiasti di accogliere espositori da tutta Italia, con una forte rappresentanza da regioni come Campania, Sicilia, Puglia, oltre a una partecipazione internazionale dalla Polonia. Che siate appassionati di numismatica o filatelia, avrete l'opportunità di incontrare: Lista Espositori 2025: Calabria Colleziona 17 Auctions (Polonia) ACM Aste - Neacoins (Campania) Amarcord - Sogni di Carta (Puglia) Carabotti Donato (Calabria) Cuciniello Ciro (Campania) Cerchiara Saverio (Campania) Filatelia Meridionale (Calabria) Gerace Emanuele (Sicilia) Gullisano Matteo (Sicilia) Mazzulla Renato (Calabria) Mauro Carmelo (Calabria) Nami Collezionismo (Sicilia) Numismatica Catania - Tutto Collezioni (Sicilia) Numismatica Chiglien (Sicilia) Numismatica Bardulia (Puglia) Numismatica De Rosa (Campania) Numismatica e Filatelia Fonseca (Sicilia) Numismatica Scuotto (Campania) Papaianni Bruno (Lazio) Pezzulli Antonio (Calabria) Russo Giuseppe (Calabria) Russo Nicola (Puglia) Straface Mario (Calabria) Studio Numismatico Filatelico Mille Lire (Marche) SNI - Studio Numismatico Italiano (Campania) Troiani Fabrizio (Lazio) Zingaro Leonardo (Calabria) Non perdete l'occasione di scoprire pezzi unici e di scambiare consigli con preparati esperti del settore. Vi aspettiamo sabato e domenica!
    5 punti
  17. piccolo appunto... Ormai sappiamo tutti che il leone e la torre indicano castilla e leon (corona di castilla), ma i dragoni che troviamo ai lati, che in molti hanno letto "d'aragon" come simpatico gioco di parole, simboleggiano in realtà S.Giorgio patrono sia del regno di Aragona che del principato di Catalogna (entrambi confluiti nella corona d'Aragona). Tutti questi elementi uniti indicano il regno di Spagna nato dall'unione di Isabella e Ferdinando, i re cattolici.
    5 punti
  18. Rimanendo in tema di torretta in posizione insolita posto una piastra sempre del 56 con al centro in basso della partizione del Portogallo due torrette accoppiate in orizzontale in posizione 69,la moneta in questione è catalogata al numero 566h,pagina 398 del manuale dopo la mia segnalazione a Pietro Magliocca... Non credo ci siano dubbi sul fatto che siano due torrette...
    4 punti
  19. Grazie. Finalmente dopo sessant'anni Giuseppe Mannara, padre di Raffaele, trova la sua corretta collocazione in zecca. L'ultimo a citarlo fu Michele Pannuti; ma chissà perché questo maestro delle prove cadde nell'oblio.
    4 punti
  20. Buongiorno a tutti. Condivido in questa bella discussione la mia 37 "base". Moneta che ha seriamente rischiato di essere migliorata al recente "Calabria Colleziona". Mi scuso fin da ora per la qualità delle foto. A presto, Alessandro
    4 punti
  21. Salve. Pubblico anche la mia piastra 120 grana 1837. Un caro saluto a tutti.
    4 punti
  22. Ciao Cris, Al post 36 anche @gennydbmoney è del tuo stesso parere. Anzi io proporrei, se per voi va bene, di unire le due discussioni così da farla diventare un punto di riferimento per gli appassionati di Murat. Saluto tutti. Raffaele.
    4 punti
  23. Ciao Rocco Buonasera, è stato un piacere interloquire con te Raffaele, e tutti gli amici calabresi presenti. ho sentito in giornata gli amici commercianti campani di ritorno dal convegno. hanno gradito l'accoglienza ricevuta. la cosa che mi ha fatto molto piacere vedere il Grande Prof. Cerchiara sorridente contento e in vena di raccontare la sua storia personale e professionale un gran cervello della veneranda età (90 anni). Saluti Michele.
    4 punti
  24. Oggi giornata conclusiva. Posto con molto piacere varie foto di momenti diversi in cui c’è testimonianza dell’attenzione riservata verso la mostra sui falsi cartacei e verso le monete di Murat da parte di molti collezionisti. In questi giorni mi ha sorpreso piacevolmente anche il gran numero di giovani presenti, molti di essi curiosi. Ma essere curiosi è pur sempre un inizio! Nell’ultima foto sono insieme al Prof. di numismatica dell’Unical, Benedetto Carroccio, autore della relazione conclusiva avvenuta in mattinata.
    4 punti
  25. Buona serata a tutti, Ciao @Asclepia posto la mia moneta, rilevando che è simile alla tua con SICI e stella a 5 punte sotto il taglio del collo.
    4 punti
  26. Buongiorno al forum...un altro rarissimo esemplare di 2 grana con perlinatura al rovescio. Conservazione non eccelsa ma ancora molto godibile per il tipo di collezioneche ho impostato. Ecco le foto. Il dritto presenta la stessa legenda con 2 stelline una dopo DEL e una dopo SICI...Si intravedono, ma la legenda è posta diversamente, SICI è diviso a metà dal coppino di Murat nel esemplare del post più sopra , qui è tutto sotto il taglio del collo...legenda quindi più lunga e diversamente spaziata per quest'ultimo esemplare.
    4 punti
  27. Questo è un epitaffio che si trova a Cava dei Tirreni. Notate qualcosa?
    4 punti
  28. cari amici volevo condividere quest'altro bel mattoncino che ho messo in collezione. si tratta di un bel 5 copechi 1803 coniato sotto Alessandro I, segno di zecca E. M. e che dire, ormai ci sto prendendo gusto per questi monetoni di rame russi.
    3 punti
  29. L’interno della tomba monumentale scoperta in Albania Scoperta in Albania orientale una tomba romana monumentale Il rinvenimento della struttura, databile tra il III e il IV secolo d.C., è stato effettuato all’inizio di agosto Nell’Albania orientale, nella valle di Bulqizë, presso il villaggio di Strikçan, una squadra di archeologi albanesi ha portato alla luce una tomba romana monumentale, datata tra il III e il IV secolo d.C., la prima di questo tipo rinvenuta nel Paese balcanico. La scoperta è avvenuta all’inizio di agosto, quando l’Istituto di Archeologia ha avviato gli scavi dopo la segnalazione di alcuni abitanti che avevano notato pietre insolite in un altopiano vicino al confine con la Macedonia del Nord. L’indagine ha rivelato una struttura sotterranea di 9 metri per 6, alta 2,40 metri, costruita con grandi lastre di calcare incise con lettere greche. La tomba si articola in tre ambienti principali: una grande scalinata d’accesso, un’anticamera e la camera di sepoltura. Il sepolcro, molto più imponente rispetto ad altri ritrovamenti nell’area, apparteneva con ogni probabilità a un membro facoltoso della società. A confermarlo sono anche i reperti rinvenuti: un frammento di tessuto ricamato con fili d’oro, recipienti in vetro, manufatti in osso e coltelli. Secondo il responsabile degli scavi, Erikson Nikolli, l’iscrizione principale, bilingue, indica che la persona sepolta si chiamava Gelliano e dedica la tomba a Giove. È probabile che un secondo individuo, forse un familiare, fosse sepolto nello stesso luogo. Si tratta della prima iscrizione di questo tipo rinvenuta nella regione, a testimonianza del livello culturale che caratterizzava l’area nell’antichità. Altri testi incisi, non ancora decifrati, potrebbero appartenere a un monumento vicino oggi circondato da campi di mais e da una cava. Il sito era stato già violato in passato: una prima volta in età antica e successivamente quando macchinari pesanti avevano spostato un masso sopra la camera funeraria. Il monumento è stato classificato dalle autorità come patrimonio di grande valore storico e culturale, con l’obiettivo di preservarlo e renderlo, in futuro, visitabile anche per un pubblico più ampio. https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Scoperta-in-Albania-orientale-una-tomba-romana-monumentale Meravigliosa. Una tomba romana che parla due lingue. Architettura, tessuti d’oro e sculture di pietra. Ecco cos’è stato trovato. E quello che gli altri non dicono In una valle appartata della Dibra settentrionale, poco oltre Bulqizë, una scoperta archeologica ha riportato alla luce una delle sorprese più affascinanti dei Balcani: una tomba monumentale romana, la prima del suo genere nella regione, dedicata a un individuo il cui nome, Gellianos, sembra trasportarci in un tempo sospeso tra Oriente e Occidente, tra lingua greca e latino. La tomba, risalente al III-IV secolo d.C., misura circa 9 metri per 6 e presenta una camera funeraria alta 2,4 metri, affiancata da una monumentale scalinata decorata con motivi geometrici. Non si tratta di un semplice sepolcro: la struttura sembra un piccolo mausoleo, concepito per celebrare il prestigio e la memoria del defunto. La scoperta è stata annunciata dal Ministro albanese Blendi Gonxhja, sottolineando l’importanza storica e culturale del sito. Gli scavi, parte del progetto “Ricerca archeologica nella valle di Bulqiza”, sono stati condotti dall’Istituto di Archeologia con esperti locali, tra cui l’accademico Adem Bonguri e il Dott. Erikson Nikolli. Gellianos: un nome che racconta storie Il nome inciso nella pietra, Gellianos, porta con sé una complessa eredità culturale. La radice latina “Gall-” potrebbe indicare un’origine gallica o il legame con famiglie romane di alto rango, mentre il suffisso -ianos, tipico dei gentilizi romani, denota appartenenza, legame familiare e memoria. Gellianos non è solo un defunto, è un individuo immortalato nella pietra con la stessa cura dedicata ai dettagli architettonici e ai tessuti d’oro che avvolgevano il suo corpo. Il bilinguismo: greco e latino Elemento straordinario della tomba è la doppia lingua dell’iscrizione, un fenomeno rarissimo nella Dibra romana. Il latino, lingua ufficiale dell’Impero, convive con il greco, portatore di cultura, religione e filosofia. La combinazione delle due lingue non è solo un atto commemorativo, ma un vero dialogo culturale, che riflette il contesto cosmopolita e l’appartenenza di Gellianos a un’élite capace di navigare tra due mondi. Una curiosità unica: la scalinata principale sembra progettata per offrire un “doppio sguardo”. Chi saliva poteva leggere l’iscrizione latina da un lato e quella greca dall’altro, come se Gellianos avesse voluto farsi comprendere da due civiltà. Questa progettualità simbolica trasforma la tomba in uno spazio di comunicazione culturale, più che in un semplice sepolcro. Architettura e tesori La costruzione della tomba evidenzia notevoli capacità architettoniche: grandi pietre modellate con precisione, scalinate monumentali, stucchi geometrici. Nonostante i saccheggi antichi, gli archeologi hanno recuperato vasi di vetro, pettini d’osso, coltelli e frammenti di tessuti intrecciati con fili d’oro, testimoni della raffinatezza e dello status sociale del defunto. La tomba si articola in tre aree principali: la camera funeraria, un’anticamera e la scalinata monumentale, con ulteriori strutture murarie che suggeriscono la funzione di mausoleo. Dibra: crocevia tra Roma e l’Oriente La regione di Dibra, nota nell’antichità come Doberus, è stata abitata fin dal Neolitico. Durante l’epoca romana faceva parte della provincia della Mesia, una terra strategica e crocevia di scambi commerciali, militari e culturali tra l’Impero e l’Oriente. La presenza di fortificazioni, strade lastricate e insediamenti testimonia la sua importanza strategica. La romanizzazione portò latino, istituzioni romane e pratiche culturali imperiali, ma le tradizioni locali sopravvissero, come dimostrano le tombe monumentali e le iscrizioni bilingue. La fusione di elementi romani e locali creò un patrimonio unico, in cui il cosmopolitismo si mescolava alla memoria di comunità antiche. L’eredità romana nel paesaggio di Dibra Oggi, Dibra conserva fortificazioni, strade lastricate e tombe monumentali, testimoni della persistenza dell’eredità romana. La scoperta della tomba di Strikçan aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza del passato romano della regione, evidenziando l’importanza della ricerca archeologica per valorizzare e comprendere il patrimonio culturale albanese. https://stilearte.it/meravigliosa-una-tomba-romana-che-parla-due-lingue-architettura-tessuti-doro-e-sculture-di-pietra-ecco-cose-stato-trovato-e-quello-che-gli-altri-non-dicono/
    3 punti
  30. Buongiorno ragazzi.Ogni qual volta entro e leggo notizie numismatiche sul Vaticano qui sul forum mi si rizzano tutti i capelli che ho in testa. ”Anche al nuovo papa non interessa granché “ ”il Vaticano se ne fotte dei collezionisti”. Ma seri?Ovvio al nuovo Papa del collezionismo non freghi assolutamente niente, tanto meno dell’ufficio che conia le monete. L’ufficio e’ un azienda di Stato che deve fare profitti, come tutte le aziende al mondo. Non deve dare il fieno al bue e all’asinello e portare la voce del Signore in giro.A questo ci pensa il Papa semmai. A nessun azienda quindi fondamentalmente a nessuna zecca del mondo frega niente dei collezionisti perche’ anche in questo caso non stiamo parlando della Croce Rossa, non fanno volontariato, fanno, e e’ bene pure ne facciano piu’ possibili, PROFITTI.Tra l’altro ne’ piu’ ne meno di quello che fanno taaaanti, taaaanti rivenditori che poi hanno pure la faccia come il c… dí lamentarsi. Non c’e’ molto da stupirsi, non so come mai noto che c’e’ questo “sentore” che porta la gente a pensare che per qualche strano segno di nostro Signore la Zecca Vaticana debba comportarsi in modo diverso dalle altre. E’ veramente buffa questa cosa che noto in continuazione e che, nonostante le nefandezze di altri Stati(Monaco vende un commemorativo a una cifra con la quale ci compri 4 commemorativi del vaticano) si tende sempre a tornare a discutere sul SCV. Come se da quest’ultimo ci si aspettasse una grazia divina e particolare.
    3 punti
  31. Ciao Gianfranco! Le riconiazioni (sia nel senso di ri-emissioni coeve durante il pontificato, sia nel senso di riconiazioni posteriori con fini speculativi) potevano essere richieste in oro, argento o rame. Ovviamente venivano pagati dal richiedente il prezzo del metallo impiegato e la lavorazione. In alcuni casi erano disponibili presso la zecca dei metalli con provenienze particolari, che però potevano essere usati solamente da una committenza diretta della Camera Apostolica o del guardarobiere del pontefice. Mi riferisco soprattutto ai metalli di assaggio generale o al cosiddetto "rame di Corinto", di cui parleremo in modo più approfondito martedì. L'uso di quello che noi oggi chiamiamo "metallo bianco" è tipico delle riconiazioni Ottocentesche dei Mazio. Tali riconiazioni avvenivano solitamente in rame, ma su richiesta era possibile ottenere medaglie in argento (non ho notizia di riconiazioni Mazio in oro, ma non ne escludo l'esistenza) ed in metallo bianco (in quest'ultimo metallo ho visto anche esemplari uniface).
    3 punti
  32. @viganò domenica scorsa sono stato al mercatino con altri amici ed espositori, mentre parlavamo dei lavoratori hanno scoperto la segnaletica stradale per riaprire la circolazione da ieri. Quindi domenica dovrebbe riaprire il mercatino...come sempre noi ci saremo per ritrovarci e per un caffè...cross the fingers!!!
    3 punti
  33. Salve,forse questo bronzo di Teanum Sidicinum? https://www.acsearch.info/search.html?term=Ae+bull+star+Campania+petasos&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1&currency=usd&order=0
    3 punti
  34. Sta nella preparazione del collezionista capire quando e quanto investire su una determinata moneta o variante... di contro può succedere anche (come in questo caso)che la moneta venga strapagata,e non certo per il tipo di variante ma forse più per la foga del collezionista poco esperto e che pensa di acquisire chissà che rarità , personalmente faccio fatica a credere che un appassionato di piastre investa in quella cifra per una moneta del genere,a meno che i soldi non li raccolga in giardino e la vuole a tutti i costi... Ciò che si nota sotto al collo e dietro la testa del Re è una collisione di conii,di che tipo se ne può dibattere ma è una collisione non una riconiata...
    3 punti
  35. Salve, segnalo : Dottorato di Ricerca in “Antike Numismatik” presso l’Università Eberhard Karls di Tübingen Vincenzo La Notte Quest’opera è la pubblicazione della tesi di Dottorato di Ricerca in “Antike Numismatik” presso l’Università Eberhard Karls di Tübingen del dr. Vincenzo La Notte. Il lavoro si articolata in tre parti. La prima tratta della Frentania con cenni sulla sua struttura geomorfologica, sulla sua storia e sulla sua civiltà, a cui si affiancano notizie inerenti alla viabilità e al commercio. Nella seconda è introdotto l’argomento specificatamente numismatico dei sistemi ponderali utilizzati nelle città frentane sedi di zecche. Segue poi l’analisi dei centri che emisero moneta, Frentrum e Larinum. Quest’ultima, a sua volta, ha uno sviluppo bipartito: uno iniziale in cui si delinea la storia cittadina, dalle origini sino alla decadenza della città nel mondo antico, soffermandosi particolarmente sul periodo in cui avvenne la produzione monetale; il secondo, invece, esamina nel dettaglio la monetazione, partendo dalla storia degli studi, passando attraverso un corpus con analisi dei conî e una trattazione dei tipi raffigurati sui nummi, concludendosi con l’analisi della produzione basata sull’esame di eventuali rinvenimenti e riconiazioni, dei sistemi ponderali adottati, con la cronologia. La terza parte concerne i rinvenimenti monetali. È strutturata, a sua volta, in due parti. La prima riguarda i ritrovamenti di monete databili tra il VI e il I secolo a.C. nel territorio della Frentania, distribuiti fra i vari agri che lo componevano, raccogliendo sia materiale inedito, sia edito. La seconda tratta della diffusione di nummi frentani fuori dalla “regione” storica, in modo tale da indagarne aree di maggiore o minore diffusione, eventuali correlazioni con altre regioni e rotte commerciali. Chiudono il lavoro due appendici. La prima, dedicata al problema dell’esistenza della zecca di Pallanum; la seconda, dal titolo “Monete dubbie, erroneamente attribuite o inesistenti”, si occupa di tutto ciò che è stato ascritto, nel corso dei secoli, alle zecche della Frentania, ma non ha ricevuto alcun riscontro con la realtà effettuale. Tale paragrafo supera la semplice dichiarazione di espunzione, ricostruendo altresì la storia di ogni singolo nummo, le differenti attribuzioni e i motivi che hanno condotto l’autore alle sue considerazioni conclusive. La bibliografia consultata copre un periodo che va dal 1450 al 2023. Inoltre, a completamento, si è proceduto all’analisi di materiale archivistico, fra il quale, i quaderni di scavo. Il censimento è costituito da un elenco ragionato, formato da 123 esemplari di Frentrum e 555 di Larinum; per stilarlo sono stati consultati più di 200 istituti culturali italiani ed esteri e si è proceduto allo spoglio del materiale numismatico di circa 60 Case d’Asta dal 2001 al 2023 e di quasi 300 collezioni private esitate nel periodo precedente. 502 pagine a colori, formato foglio A4 € 69,00 https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.edizionidandrea.com/&ved=2ahUKEwjfxdTwtNuPAxVLh_0HHSV5AlMQFnoECCoQAQ&usg=AOvVaw1rZx26Hvtxi2vmuYN3LTiz
    3 punti
  36. Buonasera a tutti, chiedo conferma... o (correggetemi se ho sbagliato) Forte I° tipo per Edoardo 1323-1329 sarebbe la mia prima moneta di questo regnante.
    3 punti
  37. Condivido volentieri una Mezza doppia di Vittorio Amedeo III del 1774.
    3 punti
  38. Peccato che l'asta sia terminata il 10 novembre 2023...
    3 punti
  39. Con un euro ho migliorato il mio centavo argentino del 1890 con piccole ammaccature con uno sempre del 1890 ma in condizioni decisamente migliori.
    3 punti
  40. Come sicuramente a conoscenza di molti di voi, esiste anche una moneta statunitense da 3 cents, che pare sia stata coniata proprio per facilitare l'acquisto dei francobolli di pari valore. https://usa-coins.collectorsonline.org/cat/US-3C Questa moneta fu coniata a partire dal 1851, in concomitanza con l'abbassamento della tassa postale per una lettera semplice da 5 a 3 centesimi: e, anche se sembra incredibile, a quanto pare 83 anni dopo, nel 1934, spedire una lettera negli USA costava ancora solo 3 centesimi petronius
    3 punti
  41. Caro Silvio tu sei il "nostro faro" per la sezione Savoia, ma diventa sempre più difficile reperire materiale: però questo per me è un periodo molto fortunato.
    3 punti
  42. C'è una ribattitura, questo si, ma non penso che abbia coperto il segno... Ho proprio l'impressione che il segno non ci sia! ...comunque esco dal discorso, perché voglio far notare che questo è un periodo fortunato per questa sezione... vedo parecchie nuove discussioni, un minimo di interessamento e partecipazione, non siamo nemmeno lontanamente vicini al periodo d'oro del forum, ma è qualcosa che ho notato, che mi fa piacere e ci tengo ad evidenziarlo, anche perché vorrei che continuasse almeno così! Se posso fare qualcosa per aiutare chi segue questa sezione nel suo interessamento e partecipazione datemi un input, sono disponibile a qualsiasi suggerimento!
    3 punti
  43. Ciao, io da quello che è rimasto delle legende sul dritto non riesco a leggere niente 🙂. Il ritratto invece è quasi sicuramente dell'imperatore Domiziano con busto non drappeggiato. Il rovescio è più leggibile e sembra non ci siano legende ( tu con moneta in mano puoi confermare o meno). La personificazione sul rovescio è quella della Spes. Posto esemplare di asse che dovrebbe essere della stessa ( o simile) tipologia per confronto. ANTONIO
    3 punti
  44. Valentiniano III 2108 o 2121 Roma Quarta saluti
    3 punti
  45. Ciao a tutti. Non è facile determinare con certezza a chi appartenga questo sesterzio. Sia per la quasi totale assenza delle legende che per il ritratto e viste le condizioni in cui è giunto fino a noi 🙂. Tuttavia qualche elemento indicativo sembra esserci. La personificazione del rovescio, come già individuata da chi mi ha preceduto, è sicuramente la Felicitas. Per quanto riguarda invece l'imperatore i lineamenti del ritratto mi fanno escludere possa trattarsi di Treboniano Gallo ( in quasi tutti, per questo imperatore, il naso e molto pronunciato e leggermente aquilino, cosa che qui non sembra) ma sarei più propenso ad attribuirlo a Volusiano. Ci vengono in aiuto a tal proposito le lettere abbastanza leggibili VO sopra la testa ( vedi foto ) oltre ai lineamenti del ritratto regolari. Posto anche foto di sesterzio che dovrebbe essere della stessa tipologia. Ci abbiamo provato 🙂. ANTONIO
    3 punti
  46. Ciao @Pino 66 disastrata... guarda se fosse questo ae3 VOT X (CAESARVM NOSTRORVM) di Costantino II da Cesare. https://www.acsearch.info/search.html?id=422663
    3 punti
  47. Risposta già arrivata:
    3 punti
  48. Buonasera a tutto il Forum. Appena aggiudicata all'asta su un noto sito on-line... variante non descritta in nota. Pubblica 1788 con al dritto SICILI anziché SICIL IL Magliocca le assegna R5 come grado di rarità.
    3 punti
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