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  1. Mi siedo sul bordo del letto grande e accarezzo il viso ghiacciato di papà. Gli scosto i capelli bianchi dalla fronte e lascio scorrere la mano sul corpo rigido, sino a sfiorare le sue, sovrapposte sulla pancia. Lo bacio sulla guancia ruvida. Che tu possa riposare in pace, papà. Fai buon viaggio. Dalla spalliera ai piedi del letto Elisa mi squadra a braccia incrociate. Batte la punta dello stivale manco dovesse piantare un chiodo sul pavimento. «Okay, d’accordo principino: abbiamo aspettato che scendessi da Roma, per vederlo e salutarlo. Ora che l’hai fatto, possiamo spostarci in salotto? Il notaio è arrivato da un’eternità.» Lancio un’occhiata di traverso ad Alessandro, in cerca di un conforto: zittiscila, ti prego. Mio fratello fa spallucce e spedisce lo sguardo al soffitto . «Sbrigatevi.» Elisa si sistema la borsa di Gucci sulla spalla ed esce dalla camera da letto a passo di guerra, la chioma riccioluta le danza sulle spalle allo stesso ritmo. Alessandro mi si siede accanto e si stropiccia gli occhi lucidi e arrossati. «Guardalo, Vincenzo.» Strofina la capigliatura rada, stringe e solleva un rotolo di pancetta. «Vedi? Papà rimane più in forma di me, anche così.» Ridiamo insieme e ci abbracciamo. «Un giorno tornerò a vivere qui a Taormina, magari proprio in questa casa. Roma non la sopporto più.» «A Taormina te lo auguro, in questa casa la vedo difficile…» Mio fratello abbassa la testa e giocherella con le unghie, ne tormenta una sino a tagliarsela. Il volto mi si trasforma in un punto interrogativo. «Che vuoi dire?» Solleva appena lo sguardo, rimanendo con la testa chinata. «Potrebbero esserci dei problemi.» «Dei problemi?» «Forse la casa va sgomberata per fine mese.» «Ma che significa? Perché?» «Ne so quante te.» Mi prede sottobraccio per farmi alzare e portarmi via. «Il notaio non ha potuto anticiparmi altro, ma presumo che ora ce lo spiegherà a tutti e tre.» Lungo il corridoio le foto sulle pareti di papà e mamma sorridenti strappano un sorriso anche a me. Voglio crederli di nuovo insieme, abbracciati e felici, sereni. Il notaio Boscarino si alza dal divano del salotto: giacca e cravatta, camicia bianca e completo scuro, impeccabile come sempre. Mi viene incontro e ci salutiamo con un doppio bacio sulla guancia, il lieve profumo di dopobarba riesce a distendermi ogni muscolo. Mi stringe le spalle e accenna un sorriso malinconico. «Mi spiace doverti rivedere in questa circostanza.» Mia sorella s’attorciglia un ricciolo intorno all’indice, sospira e brontola con ricercata teatralità. «Possiamo iniziare, per favore?» Sgrana gli occhi verso l’orologio a pendolo e lascia partire un sibilo. «Cielo, quasi le cinque!» Gli si avvicina, dà alcuni pugnetti sul vetro e ci spedisce una smorfia infastidita. «Ma questo coso funziona ancora? Io alle sei devo riprendere Giulia a danza, sbrighiamoci.» «Elisa!» Alessandro le fa segno di calmarsi. Era ora. Ci disponiamo intorno al tavolo ovale in legno, Alessandro ed Elisa sullo stesso lato, dietro alla terrazza, io all’estremità con la libreria alle spalle. Sposto verso di me una pila di tre carpette azzurre colme di fogli, per fare spazio al centro. Il notaio è ancora in piedi, tra il divano e il mobile con la grande specchiera dorata. Alessandro gli indica la sedia di fronte al suo lato del tavolo. «Prego notaio, si accomodi.» «Devo prima recuperare il testamento di vostro padre.» «Cosa?! Non ce l’ha con sé?» «Signora, se l’avessi avuto con me, sareste stati voi a venire nel mio studio, e non io a casa vostra.» Stringe il pomello del cassetto del mobile. «Il testamento è qui dentro.» «Che cosa?» Il dito di Elisa oscilla tra me e Alessandro con fare inquisitorio, l’unghia laccata di rosso scuro fa la spola tra il mio viso e il faccione di mio fratello. «Voi due lo sapevate, vero? Certo che lo sapevate! Voi sapete sempre tutto, e non mi dite mai niente.» Si tappa la bocca con la mano, ma un altro sibilo le scappa comunque. «Il testamento è sempre stato qui, a casa nostra: avremmo potuto leggerlo da soli, senza bisogno di spendere soldi per un notaio.» «Non credo, signora.» Dalla tasca del pantalone il notaio tira fuori una chiave e ce la mostra. «Il cassetto è serrato: una chiave l’aveva vostro padre, chissà dove, e l’altra l’ha consegnata a me.» Mi rivolge uno sguardo che invoca comprensione per quest’ultima stravaganza di papà. Oh, notaio Boscarino! Altro che una chiave: io metterei la mia vita nelle sue mani. Gli sorrido per invitarlo a proseguire, e mi sorride di rimando. «Perfetto, grazie. Davanti a voi, signora e signori, aprirò ora il cassetto.» «Va bene, va bene…» Elisa dà il suo assenso come se stesse scacciando via una mosca. Mi punta l’indice in mezzo al petto. «Tu lo sapevi, vero?» Batte due colpi, uno più forte dell’altro. «Sì che lo sapevi.» Faccio “no” con la testa, sospirando. «E invece sì.» Ritrae la mano e affila gli occhi da vipera. «E comunque io l’ho sempre detto che nostro padre era uno squilibrato, lo è sempre stato in vita, e adesso pure in morte, guarda un po’.» Alessandro le afferra il braccio. «Elisa, per favore.» Con un gesto del capo fa segno al notaio di procedere. «Prego, apra pure il cassetto.» «Avvicinatevi, cortesemente: così potete verificare da voi che—» «Non serve.» La voce mi esce cupa, profonda e irreale. «La nostra fiducia in lei è totale, notaio Boscarino: cento per cento, e anche di più, se fosse possibile.» Pietrifico Elisa con lo sguardo: e se ti azzardi ad aprire bocca, giuro che ti strozzo. Anche Alessandro le indirizza un sorrisino intimidatorio, che addolcisce spostandolo sul notaio. «Proceda pure. Siamo tutti d’accordo: la fiducia in lei è totale e incondizionata, e la nostra gratitudine ancora più grande.» Sul viso del notaio Boscarino si legge tutto il suo imbarazzo. «Preferirei che veniste qui, accanto a me, al momento dell’apertura del cassetto.» «Ma che non ha sentito? Ci fidiamo tutti!» Elisa batte le mani per mettergli fretta. «Su, su: apra questo benedetto cassetto, ché è già tardissimo.» Il notaio infila la chiave e la gira, fa scorrere il cassetto il più avanti possibile, come se volesse darci modo di vedere cosa c’è dentro, anche a distanza. «Signora Elisa, signori Alessandro e Vincenzo, dentro il cassetto c’è un foglio a quadretti piccoli, piegato in due.» Lo solleva e ce lo mostra. «E poi c’è questo.» Con l’altra mano agita un sacchettino violaceo chiuso con una cordicella argentata, un tintinnio di monete riecheggia nel salone. Si dirige verso di noi tenendo ben in vista sia il foglio che il sacchettino, li poggia sul tavolo e si accomoda davanti a Elisa e Alessandro. «Questo è il testamento.» L’orologio a pendolo batte i suoi rintocchi, accompagnati da un sorriso dolce del notaio. «Se non è cambiato nulla dall’ultima volta che ho incontrato qui vostro padre, e non credo sia cambiato nulla, il contenuto del testamento mi è già noto, anche perché è stata un’operazione piuttosto travagl—» «Senta notaio, nostro padre era uno squilibrato, e questo lo sappiamo già; non può limitarsi a leggere il testamento?» La faccia scura di Alessandro mette a tacere Elisa. Le stringe il polso, semmai il messaggio non le fosse chiaro. «Lasciamo dire al notaio quel che deve dire, d’accordo?» Ritrae la mano e fa segno al notaio di andare avanti. «Non ho granché da dire, in realtà.» Alliscia la cravatta e tossisce appena per schiarirsi la voce. «Semplicemente vostro padre non voleva lasciarvi debiti, perché pensava che non sareste stati capaci a gestirli, e considerato che di debiti ne aveva per milioni—» «Insomma si può sapere cosa ci ha lasciato?» «Undici marenghi, signora, undici marenghi d’oro.» «Cosa?!» Elisa scatta in piedi, pianta le mani sul tavolo, le unghie sembrano penetrare nel legno. «Undici marenghi?» «D’oro, signora.» «Mi sta prendendo in giro?» Alterna occhiate infuocate tra me e Alessandro. «E voi due? Non dite niente voi due?» La figura di papà si materializza per un istante sotto il grande arco nel mezzo del salone. Chiudo gli occhi, prendo aria e la butto via: perdonala, papà, perdonala come hai sempre fatto… «Dove sono i conti in banca, le case, le cassette di sicurezza…» Elisa agita le mani per aria come per riacciuffare ogni cosa. «… e… e… tutto il resto?» Batte il pugno sulle carpette, ansima. «Dov’è tutto?» Il notaio solleva il sacchettino e lo agita, i marenghi scampanellano di nuovo. «Qui dentro, signora.» Elisa dà una manata alle carpette, i fogli volteggiano e si sparpagliano sul parquet consumato. Mi alzo per raccoglierli e li sistemo su uno scaffale della libreria accanto a una foto incorniciata della nostra famiglia al mare, sotto l’ombrellone, con Elisa in braccio a papà. Che coraggio che hai, dopo tutto quel che ha fatto per te, per una vita intera: sei solo una serpe. Un sibilo acuto si diffonde per sala. «Notaio, non scherziamo! Dov’è tutto?» «Come dicevo, signora, è stata un’operazione travagliata. Vostro padre possedeva molto… in tutti i sensi.» Volge in su i palmi delle mani per evocare i due piatti di una bilancia. «Molte ricchezze…» Spedisce una mano in su e l’altra in giù. «… ma anche molti debiti.» Le mani del notaio mimano una leggera altalena, su e giù, giù e su. «Non voleva lasciarvi debiti e, credetemi, è stato un piccolo miracolo riuscire a liquidare tutti gli attivi per far fronte a tutti i passivi.» Slaccia la cordicella e lascia cadere le monete sopra il foglio a quadretti: i lati col profilo di un soldato riccioluto si alternano a quelli opposti con la scritta “20 FRANCS” circondata da una corona di alloro. Sospira. «E questo è ciò che è rimasto, alla fine di tutto: undici marenghi d’oro dell’epoca napoleonica, i più pregiati.» Elisa stira il collo verso l’orologio a pendolo. «Cielo, non ce la farò mai ad arrivare in tempo da Giulia!» Prende l’iPhone dalla borsa, si alza e s’apparta nell’angolo tra la specchiera e il divano. «Rispondi, cazzo!» Stritola la bambolina di pezza sul mobile, sbuffa. «Elena, grazie al cielo ti ho trovata! Sono incasinatissima… ti prego, ti supplico, Giulia finisce danza alle sei, non è che potresti andare… no, no… sì, certo, sì… grazie Elena… grazie.» Si avvicina al notaio, con la mano copre i marenghi per reclamarne il possesso, il diamante sull’anulare luccica più dell’oro. «Facciamola finita. Quanti me ne spettano?» Il notaio Boscarino le accarezza la mano e gliela solleva a rallentatore. I marenghi tornano a respirare. «Si sieda, signora. Le cose potrebbero non essere così semplici.» Per una volta Elisa accondiscende senza polemizzare, ma i mugugni continuano a fare da sottofondo ai suoi gesti scomposti. «Che vuol dire che non sono semplici?» Si fa aria con la mano. «Cielo che caldo! Lei non sente caldo, notaio?» «No.» «Guardi che può anche togliersi la giacca, se vuole: qui nessuno si scandalizza.» «Sto bene così, grazie.» «Bah, come vuole.» Si alza, apre le tende alle sue spalle e spalanca il balcone, una folata di vento mi rinfresca il viso, lo scorcio di mare intorno all’Isola Bella è un colpo al cuore. «Dividiamo e finiamola qui,» sbotta rimettendosi a sedere. Il notaio congiunge i polpastrelli, li stacca e li riattacca, una, due, tre volte. «L’ultima riforma del diritto di successione ha modificato la disciplina delle cosiddette quote di legittima—» «Non m’importa nulla delle cosiddette quote di legittima. Voglio solo i miei marenghi, e andarmene via.» «E sia.» Il notaio dispone una moneta sopra l’altra, sino a formare una colonnina da 6; gliene costruisce accanto una seconda da 3, e infine una terza da 2. Pizzica il foglio a quadretti e lo apre. «Questo è il testamento di vostro padre. Procedo alla lettura, se siete d’accordo.» Annuiamo all’unisono. «Perfettamente cosciente e consapevole delle mie azioni, dispongo che ciò che resterà delle mie ricchezze, dopo aver saldato ogni debito, venga così ripartito: la metà al mio figlio maggiore Alessandro, un quarto al secondogenito Vincenzo, e un sesto alla piccola Elisa. Vogliatevi bene - mi raccomando - ché la fortuna di uno può rappresentare la salvezza di tutti. Taormina, 20 maggio 2025. In fede. Sebastiano Torrisi.» Stringe il foglio aperto tra indice e pollice, lo fa girare ad arco di cerchio per mostrarlo a tutti a tre. «L’ha scritto vostro padre, di suo pugno, in mia presenza.» «Scusi notaio, ho capito bene?» Alessandro inizia a contare sulle dita, più conta e più il volto gli si rabbuia. «La metà, un quarto e un sesto?» Pure il notaio corruga la fronte. «Sì: la metà, un quarto e…» «E un sesto, sì! Il mio sesto.» Elisa china la testa sul tavolo e s’infila le mani nella chioma leonina. «Sempre discriminata, dalla culla alla bara, fantastico.» Bel coraggio che hai! Sei quella che in vita ha avuto più di tutti, perché papà diceva che avevi più bisogno di tutti, e nessuno qui ha mai fiatato… Rialza la testa di scatto. «Datemi il mio sesto e me ne vado.» «È impossibile,» sussurra Alessandro. Il notaio gli risponde con una minuscola smorfia di dissenso. «Non esageriamo. È solo un po’ problematico, questo sì.» Si rivolge ad Alessandro. «La metà a lei…» Sposta lo sguardo su di me. «… un quarto a Vincenzo…» Sorride a Elisa. «… e un sesto a lei, signora.» Gli sfugge sospiro sofferto. «E i marenghi sono undici». Dalla tasca interna della giacca tira fuori il telefono, le dita corrono veloci sullo schermo. «Il calcolo dice che di questi 11 marenghi dovremmo darne 5,5 al signor Alessandro, 2,75 a Vincenzo e 1,83 alla signora Elisa.» Elisa resta a bocca aperta. «Ma che razza di numeri sono?» Si copre il viso con la mano e scuote la testa, a occhi chiusi. «Ho ragione o no a dire che nostro padre era uno squilibrato?» Alessandro allarga le braccia come per recitare un Padre Nostro. «Io l’avevo detto che era impossibile.» Abbasso la testa e schermo il volto con la mano sulla fronte per celare il mio sorrisetto isterico. Diavolo di un papà! E questo cos’è, adesso? Il tuo ultimo scherzo? Mi ricompongo, deglutisco e con un gioco di mimica facciale cerco la complicità del notaio. «A me basta tenere un marengo solo, in ricordo di papà, il resto può darlo ai miei fratelli.» «Mi spiace Vincenzo, ma le cose non sono così semplici, come dicevo già a tua sorella.» Congiunge un’altra volta i polpastrelli. «La riforma del diritto di successione—» «Notaio!» Elisa sbarra gli occhi, apre e chiude la mano per imporgli una sintesi brutale. «Come desidera. La rendo semplice: ci sono di mezzo varie questioni fiscali, con cui non vi annoio, ma c’è soprattutto l’inviolabile volontà del defunto da rispettare.» Il volto gli si incupisce. «E la volontà di vostro padre è in questa terna di numeri – un mezzo, un quarto, un sesto – a cui non si può derogare, per nessuna ragione.» Ma è serio? «Notaio Boscarino, la supplico…» Congiungo le mani a mo’ di preghiera. «Non posso credere che non esista una scappatoia.» Afferro un marengo dalla colonnina più bassa. «Me ne basta uno soltanto, e quel che resta—» Il notaio mi blocca per il polso, apro la mano di scatto e il marengo rotola sul tavolo. Lo rimette al suo posto, a riformare la colonnina da due. I suoi occhi stigmatizzano la mia esuberanza. «Se pure accettassi la proposta, e comunque non posso, ciò che resterebbe della tua quota, Vincenzo, sarebbe 1,75.» Alza un sopracciglio, sul volto gli si stampa un sorriso beffardo. «Vuoi rinunciare a 1,75 marenghi? E poi come li dividi? Lo 0,875 a tuo fratello e l’altro 0,875 a tua sorella?» «Basta!» Elisa sbatte entrambe le mani sul tavolo, ha gli occhi gonfi e lucidi. «Portiamo le monete da un bravo orefice e gliele facciamo frazionare come voleva lo squilibrato.» «Sei sempre stata una frana in matematica.» Alessandro armeggia col suo iPhone e mostra lo schermo a Elisa. «Vedi? Il notaio ha detto che il tuo suo sesto di eredità equivale a 1,83 marenghi, ma il 3 è periodico.» Sospira scuotendo la testa. «Come ci regoliamo con l’infinito? Ve l’ho detto: è impossibile.» Il vento invade la sala, il garrito dei gabbiani sembra una risata di papà dall’oltretomba. «Notaio Boscarino, la prego.» Allungo la mano verso le colonnine da 6, 3 e 2 marenghi, sino a sfiorarle. «Non posso credere che non ci sia una via d’uscita.» Il notaio fa scorrere due dita sulla fronte, come ad aprire la porta a una soluzione. «Una via d’uscita potrebbe esserci, in effetti.» Infila la mano in una tasca dei pantaloni, avvicina il pugno chiuso alla colonnina da 2 marenghi e lo apre: un nuovo marengo d’oro rimbalza sul tavolo e mostra la faccia con la scritta “20 FRANCS”. «La volontà di vostro padre – la ripartizione un mezzo, un quarto, un sesto – non si può assolutamente modificare.» Sistema il dodicesimo marengo accanto alla colonnina da 2 e osserva compiaciuto quell’ideale triangolo rettangolo di monete. «Però nessuno ci vieta di…» Con un movimento diagonale dell’indice scorre l’ipotenusa dall’alto verso il basso, e appoggia il dito sopra l’ultimo marengo. «… allargare l’eredità.» Elisa grugnisce e arriccia il nasino. «Ci sta forse prestando il suo marengo?» Punta l’indice contro il notaio, il suo artiglio rosso arriva a sfiorargli il naso. «Guardi che io non voglio debiti con nessuno. Ha capito?» Con un sobrio baciamano il notaio le fa riacquistare un minimo di compostezza. «Me lo restituirete solo se Dio vorrà; altrimenti sarà stato un piccolo dono ai figli del mio più grande amico.» Lo sguardo del notaio rimbalza tra Elisa e Alessandro, per atterrare su di me. «Siamo d’accordo?» Il sospiro di Alessandro tradisce un filo d’insofferenza. «Notaio, in tutta sincerità, anch’io mi sentirei a disagio ad avere un debito verso di lei, fosse pure di un solo marengo.» «Non c’è nessun debito, le ripeto: è un dono a vostro padre, e cioè a voi, e tornerà da me soltanto se Dio lo vorrà.» Ci scambiamo delle occhiate perplesse, Alessandro sorride e alza le spalle, Elisa s’impettisce ancor di più. Annuiamo tutti e tre. «Allora, se nessuno ha obiezioni, l’eredità da dividere ammonta ora a 12 marenghi.» Indica le carpette sulla libreria alle mie spalle. «C’è un foglio bianco, lì in mezzo? Vedo pure una stilografica, accanto a quella vostra bella foto al mare.» Mi invita a passargli carta e penna. Smisto il contenuto della prima carpetta, alla ricerca di un foglio pulito. Glielo consegno insieme alla penna. Mi ringrazia accennando un sorrido. «Bene. Diamo corso alle ultime volontà di vostro padre: dividiamo i 12 marenghi così come voleva lui.» Sfila il tappo della stilografica e accosta il foglio bianco al testamento di papà. «La metà al figlio maggiore.» Sul foglio bianco scrive “½×12=6” e sorride ad Alessandro. «A lei spettano 6 marenghi.» Allunga la colonnina da 6 verso mio fratello. «Proseguiamo: un quarto al secondogenito.» Sotto “½×12=6” scrive “¼×12=3”. Spinge la colonnina con i 3 marenghi verso di me. Li chiudo nella mano, li stringo: papà… dove sei in questo momento? Dedica l’ultimo sguardo a Elisa. «È rimasta lei, signora, a cui tocca un sesto del tutto.» Scrive “⅙×12=2” e sospinge la colonnina da 2 verso Elisa. Sul tavolo rimane il marengo del notaio. «Ricapitoliamo: il Signor Alessandro ha avuto 6 marenghi, equivalenti a metà dell’eredità allargata; tu, Vincenzo, hai avuto 3 marenghi, cioè un quarto di 12; e a lei, Elisa, ne sono andati 2, che corrispondono a un sesto, il suo sesto.» Traccia una lineetta accanto a ciascuna delle tre moltiplicazioni sul foglio, come a volerne spuntare l’esattezza, e richiude la stilografica. «Un mezzo, un quarto, un sesto: la volontà di Sebastiano Torrisi si è compiuta, ognuno di voi ha ereditato le quote che vostro padre aveva stabilito.» Un gabbiano plana silenzioso tra le nuvole rossastre. Papà sei tu? «Sebbene la matematica non sia il mio mestiere…» Il notaio alza le dita in sequenza, dal pollice al mignolo, di una mano e dell’altra. «… 6 più 3 più 2 fa 11: esattamente gli 11 marenghi iniziali di vostro padre, appena ripartiti secondo le quote da lui stabilite.» Appoggia l’indice sul marengo rimasto sul tavolo e ci esamina a uno a uno con uno sguardo veloce. «Col vostro permesso…» Si stringe nelle spalle, quasi a scusarsi, e ci sorride. «… vi tolgo il fastidio del dodicesimo marengo.» Con un gioco di prestigio lo fa sparire nella mano e se lo rimette in tasca. Libera un lieve sospiro di soddisfazione. «Vogliatevi bene, mi raccomando.» Si alza e dà una stirata alla giacca. «Conosco l’uscita, non disturbatevi.» Restiamo seduti a fissarci l’un l’altro, con gli occhi spalancati, ammutoliti, come se fossimo stati testimoni di un miracolo.
    14 punti
  2. Pubblicato ora sulla pagina YouTube di Collexpo Pistoia 2025 il video integrale del mio intervento sulla storia, la mission e quanto fatto dal 2010 da parte del Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio.
    7 punti
  3. Buongiorno AMICI. Oggi per Voi un antoniniano di BALBINO con una bella patina (a me piace). Non è facile imbattersi in antoniniani di Balbino e Pupieno imperatori rari e poco conosciuti attesa la quasi fugace apparizione sulla scena imperiale. Fatemi sapere se questo pezzo è di vostro gradimento. Un abbraccione a tutti. Cordialmente Mario
    6 punti
  4. Più falso di una banconota da 3 dollari... è un'espressione entrata nell'uso comune americano per indicare una cosa palesemente falsa, talmente falsa da non esistere nemmeno... forse E' esistita, invece, una moneta da 3 dollari, addirittura in oro. Ma, autorizzata con atto del 21 febbraio 1853 e coniata per la prima volta nel 1854, non fu mai molto popolare tra il pubblico, e la sua circolazione fu molto limitata. In effetti, non è chiara l'utilità di un taglio del genere, esistendo già da lungo tempo monete d'oro da 2,50 e 5 dollari. Alcuni oggi teorizzano che la denominazione da 3 dollari sarebbe stata usata per l'acquisto di francobolli da 3 centesimi (la tariffa di una lettera dell'epoca) o per avere 100 monetine da 3 centesimi, ugualmente in circolazione in quegli anni. Queste monete passarono di mano nell'Est e nel Midwest fino al 1861 , dopodiché sparirono dalla circolazione. Sulla costa Ovest si videro in circolazione monete di tutte le annate, ma anche lí molto raramente dopo gli anni 1860: anni in cui furono coniati meno di 10.000 esemplari l'anno. Nel 1874 e 1878 la produzione fu notevolmente incrementata, in previsione di una piú ampia circolazione, che non si verificò. Purtuttavia continuarono ad essere coniate, seppur in quantitativi minimi, fino al 1889, probabilmente per venire incontro alle richieste dei collezionisti, che fin dal 1879 avevano iniziato a interessarsi ad esse. La produzione, iniziata nel 1854, proseguì ininterrottamente fino, come detto, al 1889: fino al 1860 nelle Zecche di Philadelphia, Dahlonega, New Orleans e San Francisco, dal 1861 nella sola Philadelphia. Con un'unica eccezione (ma davvero UNICA!), di cui diremo nel prossimo post Alla fine, i pezzi coniati risultarono essere appena 534.519, davvero pochi, considerando i ben 35 anni di produzione! La moneta, in oro .900, ha un diametro di 20,5 mm. e un peso di 5,015 grammi. Sul disegno, di James B. Longacre, non c'è nulla da aggiungere rispetto a quanto detto per il dollaro d'oro del secondo tipo... è uguale (foto da Heritage Auctions) C'è invece molto da aggiungere a proposito delle banconote da 3 dollari, che se anche oggi, e da moltissimo tempo, non esistono davvero più, sono esistite, eccome. E hanno circolato proprio negli stessi anni in cui venivano coniate le monete d'oro di pari valore. Come abbiamo detto più volte (e come prima o poi racconteremo dettagliatamente ), nella prima metà dell'Ottocento, e fino alla fine della guerra civile, la circolazione monetaria cartacea era assicurata da un'infinità di banche private (si stima più di 3.000) che stampavano banconote di ogni genere, dai tagli più alti, migliaia di dollari, alle frazioni centesimali. E tra questi non potevano mancare, naturalmente, le banconote da 3 dollari, tutt'altro che false... o almeno si sperava petronius
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  5. Cari amici come scrivevo qualche giorno fa mi sono un po’ pentito di aver disintegrato alcuni slab. Quello di cui maggiormente mi rammarico riguarda un MS65 della NGC attribuito a uno scudo di Vittorio Emanuele I, con la dicitura “TOP POP”. Ho conservato il cartellino ma, ripeto, dovevo lasciarla in salamoia. 😁 Per consolarmi ve la ripropongo volentieri dopo un paio d’anni, la sua patina rimane tra le migliori che abbia visto perché lascia trasparire completamente il lustro, unitamente a rilievi intonsi per uno dei millesimi più bisbetici a reperirsi nella massima conservazione. Paragonabile a questa, anzi forse un soffio addirittura superiore, l’esemplare esitato al lotto 566 dell’asta 1 di Nomisma Aste di Verona, del 14 maggio 2022. Avendo pagato il mio scudo più o meno la metà di quanto fu aggiudicato questo lotto diritti inclusi (in slab MS 65+ fece 11.000 euro più diritti) ritengo di avere comprato bene circa un anno dopo. Buon Primo Maggio a tutti
    5 punti
  6. Per usare un eufemismo, il restauratore ha fatto un lavoro di merda ….
    5 punti
  7. Un saluto dal Soldani..🥳
    5 punti
  8. Pensavo di aver completato la monetazione della 1° Sede Vacante Albani del 1721.......ma grazie a una recente asta Polacca ho appreso che esiste anche il Giulio !!!!!
    4 punti
  9. un saluto a tutti, vista la data mi è sembrato d'uopo.
    4 punti
  10. Buonasera a tutti, mi sento in dovere di dire la mia in questa discussione perché sono un giovane collezionista di monete. Credo che la carenza di giovani appassionati, specialmente tra i minorenni e i neo-maggiorenni, sia ormai un problema evidente. Secondo me – e parlo per esperienza personale – uno dei motivi principali è che oggi la società spinge i ragazzi a investire soldi ed energie nell’apparenza piuttosto che nella cultura o in passioni meno “alla moda”. Spendere per una moneta antica, invece che per un paio di scarpe firmate, un taglio costoso o per il biglietto di un concerto di un rapper, viene spesso visto come qualcosa da “sfigati”. Il ragazzo medio non si pone neanche il dubbio se iniziare una collezione: punta direttamente a ciò che gli garantisce approvazione sociale. Io ho 16 anni e condivido questa passione con mio fratello gemello. La nostra fortuna è stata incontrare un amico che già collezionava e che ci ha aperto la porta su questo mondo. Da lì ci siamo appassionati, abbiamo studiato, investito tempo, fatto sacrifici, e oggi possiamo dire di avere una collezione che non è comune per la nostra età, vi dirò di più non penso ci siano mai stati così tanti giovani in tutta Italia a possedere collezioni di questo calibro in tutta la storia. Ritornando a prima, non tutti hanno questa possibilità: iniziare da soli, senza punti di riferimento, è estremamente difficile. In rete ci sono tante informazioni, ma spesso sono confuse o frammentarie, e senza una guida si rischia di scoraggiarsi o di fare errori costosi. In più, c’è un altro ostacolo importante: il giudizio degli altri. Molti ragazzi non iniziano nemmeno perché temono di essere derisi o esclusi. Se racconti in giro che collezioni monete, potresti facilmente essere preso in giro, etichettato come strano o noioso. E così anche chi ha una curiosità iniziale si blocca, smette, oppure tiene tutto nascosto. Questo, secondo me, è uno dei motivi principali per cui la passione per la numismatica resta spesso invisibile tra i giovani. Nonostante tutto, io continuo a crederci. Penso che se siamo riusciti ad arrivare dove siamo oggi – io, mio fratello ed il nostro "gruppetto" di collezionisti – è anche grazie all’incontro con persone più esperte che ci hanno saputo dare consigli, orientamenti e anche qualche dritta preziosa per evitare fregature. Questo mi ha fatto capire quanto sarebbe utile, per noi giovani, avere una sorta di “saggio” che ci guidi e che ci insegni questa materia. Non servono grandi cose: anche solo un adulto appassionato che si prende mezz’ora per spiegare, per ascoltare, per dare un consiglio, può fare la differenza. So benissimo che questo sito da la possibilità di fare ciò che ho appena scritto, io soprattutto ultimamente che sono a casa a riposo, per via che sono da poco stato operato, grazie a questo sito ho imparato e sto imparando molte cose nuove, ma capite bene che non è affatto come andare nella numismatica del proprio paese e osservare il perito eseguire delle perizie o catalogare dei lotti... Se solo ci fossero più circoli numismatici sono convinto che ci sarebbero anche più giovani, perchè il circolo numismatico più vicino a me dista 40 minuti di auto, forse sono uscito dall'argomento principale perchè mi sto riferendo alla formazione dei giovani e non più alla nascità di giovani collezionisti, ma entrambi gli argomenti sono di fondamentale importanza. È vero, collezionare monete richiede impegno, studio, e sacrifici. Ma è anche una passione che apre la mente, insegna la storia, e dà soddisfazioni immense. Per questo continuo a pensare che il collezionismo non morirà, finché ci saranno persone, giovani e meno giovani, disposte a sostenerlo e tramandarlo. Ma serve un cambio di mentalità, e serve anche che chi ha più esperienza cominci a coinvolgere attivamente chi si affaccia per la prima volta a questo mondo. Spero che sia gradito il mio messaggio. Giraud R.
    4 punti
  11. Devo sempre ringraziare il caro @lorluke per il suggerimento.
    4 punti
  12. Partecipo al ricordo condividendo una medaglia che ebbi modo di mostrare già al tempo qui sul forum e per il quale scrissi anche un piccolo articolo per il Gazzettino del Cordusio. Come riportato al rovescio, la medaglia celebra la vittoria alla battaglia di Wagram, uno dei successi militari più importanti tra quelli ottenuti da Napoleone nella sua lunga carriera. A mio avviso, il rovescio è un'autentica opera d'arte e, per quanto mi riguarda, è una delle medaglie napoleoniche più belle che sia mai stata realizzata. Vive L'Empereur!
    4 punti
  13. Buongiorno con piacere vi presento il mio primo scudo V E II entrato in collezione. Devo confessare che non avendone mai avuto, ora che me ne ritrovo uno fra le mani mi suscita una forte emozione. 25 grammi di argento 900 si sentono eccome !!!! In realtà gli scudi che mi sono portato a casa sarebbero 3. Anni 1869 M ,1871 M e 1877 R. Tutte annate comuni ma sempre con grande fascino. Di seguito metto foto di quella messa meglio. Con piacere attendo sempre le vostre considerazioni e giudizi sulla qualità della moneta. Come sempre un ringraziamento per il tempo dedicatomi.
    4 punti
  14. Salve, io purtroppo non vedo nulla cliccando sul link postato in apertura da @ak72, che ringrazio (ma forse è un mio problema...?) Per ogni evenienza ri-allego qui il link alla pagina dell'Università degli Studi di Trieste dove potete trovare i riferimenti per seguire da remoto le sessioni di lavoro, le varie informazioni, oltre ai link per scaricare la locandina e il programma stesso: https://disu.units.it/it/eventi/71553 Un saluto cordiale MB
    4 punti
  15. Condivido con piacere anche la mia, presa da MDC (Asta live 11 del 11/2024), moneta veramente gradevolissima, non slavazzata, con fondi brillanti su patina iridescente. Prezzo top
    4 punti
  16. Una principessa indiana No, non è Pocahontas è a dirla tutta la Lady Liberty disegnata da Longacre per il dollaro d'oro del secondo tipo (e per la moneta da 3 dollari che vedremo nel prossimo post) ha ben poco di indiano. Ma, da sempre, quel ritratto è conosciuto come Indian Princess Head, probabilmente a causa del suo copricapo di piume, che però non è riconducibile ad alcuno di quelli in uso presso le tribú indiane. Piuttosto, ancora una volta, l'ispirazione va ricercata nella statuaria classica (forse un ritratto di Venere), ma anche nell'arte popolare degli anni '50 del XIX secolo. Questo tipo di fanciulla indiana era presente nella pittura patriottica e "primitiva" americana da molti anni. Le polene delle navi (https://www.hylandgranby.com/inventory/carved-and-painted-ships-figurehead-of-an-indian-princess) e le sculture davanti alle tabaccherie ostentavano volti, capelli e cappelli di questo tipo (https://emuseum.history.org/objects/26323/tobacconist-figure-indian) Questa versione della Lady ha i capelli interamente fluenti sul collo, e in una fascia sul copricapo compare il suo nome. Nel giro non ci sono più le stelle, ma l'iscrizione UNITED STATES OF AMERICA Per il rovescio, la semplice corona del modello precedente venne sostituita da un complicato intreccio di foglie di cotone, mais, tabacco e frumento, prodotti tipici del Nord e del Sud degli stati Uniti, a simboleggiare l'intreccio tra le due anime della nazione, che di lí a poco sarebbero state separate dalla Guerra Civile. Il dritto di questi dollari presenta due diverse tipologie, con testa piccola (Small Head, sopra) dal 1854 al 1856, e grande (Large Head), a partire dal 1856 e fino al 1889. (foto da PCGS Coin Facts) Sebbene questa tipologia sia stata coniata ininterrottamente dal 1854 al 1889, la tiratura totale è stata di poco superiore alla metà dei dollari del primo tipo, 7 milioni scarsi, a riprova della sua sostanziale inutilità e rifiuto da parte del pubblico. Le Zecche interessate sono state quelle di Philadelphia, San Francisco, Charlotte, Dahlonega e New Orleans fino al 1861, poi, con la chiusura delle ultime tre a causa della guerra civile, la produzione è continuata nella sola Philadelphia, e a San Francisco, solamente nel 1870, e per appena 3.000 esemplari. petronius
    4 punti
  17. Buonasera a tutti! Non accade spesso che condivida tanto per condividere, ma con la mia ultima acquisizione mi lascio andare… sarà per l’insperata scarsa resistenza che ho trovato per aggiudicarmelo, sarà per il fatto che mi aggradava la conservazione… ma anche perché, di questo Conte, di esemplari così pesanti non ne avevo ancora trovati, neppure in letteratura! Umberto II - denaro secusino V tipo peso 1,17 g - diametro 17,56 x 18,00 mm
    4 punti
  18. la casa d'aste la dava qSPL
    4 punti
  19. Buongiorno @besson Complimenti bella moneta. Dalla prima foto si intravede il lustro di conio. Penso che possa raggiungere il grado di SPL o quasi. Il contorno specialmente al R/ mostra imperfezioni, problema dovuto alla fase di coniazione. Spesso questi scudi hanno problemi al bordo. Anche in questa moneta se guardiamo la foto del contorno si vede la scritta FERT e rosette incise molto vicino al bordo e questo fatto crea imperfezioni visibili. Questo difetto non influisce sul grado di conservazione, forse sulla bellezza si. Saluti
    4 punti
  20. Moneta gradevole, ma con usura e graffi, per me siamo sul BB. Per confronto e condivisione posto un esemplare in buona conservazione (con rosetta sovrapposta alla T di FERT sul contorno):
    4 punti
  21. Il dollaro d'oro del primo tipo è stato coniato dal 1849 al 1853 nelle quattro Zecche citate sopra. Nel 1854 Charlotte saltò un turno (riprenderà nel 1855 con i dollari del secondo tipo), ma al suo posto subentrò la Zecca di San Francisco, appena aperta. A disegnarlo, James Barton Longacre, quarto Chief-engraver della Zecca, del quale abbiamo ampiamente parlato a proposito della sua double eagle Per il disegno di Lady Liberty, utilizzato poi anche per le double eagles, Longacre si ispirò a quelli di Kneass e Gobrecht. La sua Lady, sempre rivolta a sinistra, ha i capelli in parte raccolti in una crocchia, in parte in riccioli che le scendono sul collo. Ha in testa una corona, o tiara, con inciso il suo nome. Nel giro, le immancabili 13 stelle. Il rovescio, di estrema semplicità, presenta il valore e la data inscritti all'interno di una corona di ulivo: nel giro UNITED STATES OF AMERICA, in basso, se presente, il marchio di Zecca: la S di San Francisco in questo esemplare del 1854. La corona che vediamo sopra è del tipo close wreath, corona chiusa. Ma in parte delle monete coniate a Philadelphia e Charlotte nel 1849, e in tutte quelle di Dahlonega e New Orleans di quell'anno, la corona è più larga, il modello detto open wreath. Il dollaro di Charlotte del 1849 open wreath è moneta della più estrema rarità: soltanto 5 sono gli esemplari conosciuti. Sebbene la vita di questa tipologia sia stata breve, in sei anni ne furono coniati oltre 12 milioni e mezzo di esemplari. Ma le sue dimensioni minime causarono una disaffezione sempre più crescente. Come scrisse il New York Weekly Tribune: "il nuovo dollaro è senza dubbio la piú pulita, piú piccola, piú leggera moneta in questo paese... troppo delicato e bello per pagare patate e crauti, carne di maiale e sale." Così, si cercò di correre ai ripari, per quel poco che si poteva. Già a partire dal 1854, venne presentato un nuovo modello, di 2 mm. più grande, ma dello stesso peso e titolo dell'oro. A rimetterci, naturalmente, fu lo spessore, che si fece ancora più sottile. petronius (tutte le foto che illustrano il post provengono da PCGS Coin Facts)
    4 punti
  22. Salve, segnalo : Sylloge Nummorum Romanorum Italia Museo Archeologico Nazionale ‘Gaio Cilnio Mecenate’ di Arezzo Roma – Repubblica Niccolò Daviddi Francesco Paratico Con questo volume continua l’opera di valorizzazione del patrimonio numismatico custodito nei musei toscani. Dopo aver edito vari volumi sugli esemplari conservati a Firenze, è ora il turno del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo. Il primo libro di questa celebre Istituzione vede la pubblicazione di una delle monetazioni che, da sempre, ha affascinato gli studiosi di tutto il mondo, ovvero quella della Roma Repubblicana. Qui sono conservati gli esemplari più antichi, ovvero le serie fuse. La trattazione si chiude con i primi esemplari in argento, coniati dopo che Roma era entrata in contatto con il Meridione dell’Italia. Il libro è stato realizzato dagli studiosi dr. Niccolò Daviddi e dr. Francesco Paratico, con l’apporto del dr. Fiorenzo Catalli, grazie alla lungimiranza dei funzionari dr. Stefano Casciu e dott.ssa Maria Gatto, rispettivamente Direzione regionale Musei nazionali Toscana e Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Arezzo. 216 pagine a colori, formato foglio A4 € 55,00
    4 punti
  23. Cari AMICI, oggi per Voi un superbo (opinione personale) antoniniano di Caracalla in qualità mSPL. Al rovescio Giove con fulmine e scettro............anno di coniazione 215 d.C. E' una new entry nella mia collezione e mi piacerebbe conoscere i Vostri esperti giudizi. Ex Lanz ed ex collezione Taurinia. Un affettuoso saluto a tutti. Mario
    4 punti
  24. Peccato che una discussione interessante come questa sia stata annacquata con post che hanno del surreale...e sono stato buono... Chiederei al @CdCdi dare una ripulita... sempre se lo ritengono opportuno... Grazie...
    4 punti
  25. È imbarazzante, questa moneta
    4 punti
  26. Ciao, a mio parere hai centrato quello che è il problema principale percui si vedono in vendita purtroppo tantissime monete totalmente ( ma anche parzialmente o appena) manomesse dall'homo insapiens di turno. La ricerca spasmodica dell'esemplare splendido o anche più dimenticandoci che parliamo di monete classiche che hanno migliaia di anni sulle spalle, hanno circolato e magari stazionato in posti che hanno anche intaccato il metallo di cui sono composte. Ci sono quelle giunte a noi in condizioni ottime ma sono poche e quindi l'unica soluzione è quella di crearle con i risultati che possiamo "ammirare". La colpa è solo ed esclusivamente nostra cioè di chi le acquista 🙂. Colgo l'occasione per augurare a tutti noi buon 1 MAGGIO. ANTONIO
    4 punti
  27. Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie Buona sera condivido con voi un 3 grana della mia collezione Vorrei un vostro parere grazie
    4 punti
  28. Ciao Releo, Chiedo scusa a tutti, la moneta non è mia, l'ho postata solo per arricchire la discussione di Alberto con un nuovo esemplare differente da quello tuo. Come dicevo in altra discussione seguo queste diversità che riguardano tutta la monetizzazione di Napoli ma non le prendo. A proposito c'è anche un tarì del 96 che ha un punto prima e uno dopo la sigla del Planelli (.P.) . Un saluto Raffaele.
    4 punti
  29. E' quello che ho pensato anch'io, ma l'input del taglio monetario da 12 lire qualcuno dovrebbe averglielo dato alla IA. E poiché é a dir poco improbabile che chi lo ha fatto conosca le monete di Genova citate da @Carlo. direi che l'hanno scritto in due... intelligenza artificiale e stupidità naturale petronius
    4 punti
  30. L’unico errore è non ringraziare neanche
    3 punti
  31. Buona sera. Secondo come la intendono quasi tutti , cioè meglio di splendido, ma vista la qualità delle foto credo che non si possa essere più precisi. Osservando i rilievi i campi la freschezza non vedo colpi ,rigature o consunzioni mi sembra di vedere anche un discreto lustro e forse con la moneta in mano credo che possa arrivare anche al qfdc. Buona serata.
    3 punti
  32. Diamo anche con l’occasione due news di Quelli del Cordusio reale con le due certezze future 1) il Gazzettino di Quelli del Cordusio 12 e 2) Milano Numismatica che ritorna sabato 8 novembre 2025 sempre a Milano.
    3 punti
  33. Grazie. Questo è l'esemplare con zecca Roma, MS63
    3 punti
  34. Buon esemplare. Per opportuno confronto condivido l'esemplare della mia raccolta (che vorrei peraltro migliorare perché non mi piace granché e anche perché è a fianco del più raro zecca Roma che è in FDC), periziato SPL.
    3 punti
  35. Buongiorno,come già anticipato è un tornese del 1615 coniato a Napoli durante il regno di Filippo III di Spagna (1598-1621)... Al D/: PHILIPP.III.DG.REX.ARA.VTR+,al centro acciarino circondato da 4 pietre focaie e 4 fiamme alternati... Al R/: al centro cornucopia con frutta e spighe curvata a sinistra e che divide in due la data 1615,il 5 è sostituito da una S quindi 161S,il tutto racchiuso da una corona di foglie di quercia chiusa in alto con una croce che può avere diverse fattezze... La moneta è catalogata rara al numero 68, pagina 184 del: "LA MONETA NAPOLETANA DEI RE DI SPAGNA NEL PERIODO 1503-1680"... di Pietro Magliocca... A titolo di esempio posto un esemplare reperito in rete in migliore conservazione...
    3 punti
  36. E' opportuno che chi colleziona euro (ma anche chi s'interessa in generale alle faccende valutarie) sappia con precisione chi emette il contante. Lo dico perchè in anni di lettura del forum mi sono accorto che sono ancora diffuse convinzioni errate, spesso fuorvianti per i numismatici alla ricerca di risposte ai propri dubbi. L'equivoco più frequente è su chi emette le monete. Molti pensano che questa competenza spetti alla BCE, forse perchè la struttura stessa dell'unione monetaria - composta da diversi stati indipendenti che usano una valuta unica - fa presupporre che anche il contante metallico abbia bisogno di una qualche istituzione centralizzata per la sua emissione. In realtà per le euromonete vale lo stesso principio di quelle dei paesi con valuta propria: ad emettere è lo Stato, di solito attraverso il ministero dell'economia ma in certi paesi attraverso la banca centrale. Nel caso europeo la differenza è che attualmente "lo Stato" non è uno ma sono i 20 dell'unione monetaria su 27 dell'UE. Il problema è stato risolto dall'inizio concordando l'emissione di monete con uguali caratteristiche tecniche e grafiche - tranne una delle facce - e stabilendo che tutte abbiano validità in tutta l'area euro, di cui rappresentano la valuta ufficiale unica. Il problema vero era come coordinarsi sulla corretta quantità da coniare, decisione che non poteva certo essere affidata ai singoli soggetti: in questo aspetto, e solo per questo, interviene la BCE. Il suo unico compito per quanto riguarda il metallico è determinare quanto ne va emesso in totale ogni anno per garantire la sufficiente disponibilità agli utilizzatori di tutta l'eurozona. Dunque eventuali domande riguardanti la grafica delle monete e faccende simili non vanno fatte alla BCE ma alla Commissione europea, ovvero all'organismo a cui è stato affidato il compito di controllare secondo regole stabilite in partenza se tutti i modelli da emettere rispondono ai requisiti per la circolazione. In caso contrario la decisione finale spetta al CEF (Comitato Economico e Finanziario, organismo della Direzione Generale degli Affari Economici e Finanziari), composto da funzionari delle amministrazioni statali e delle banche centrali degli stati, della BCE e della Commissione. A volte capita che uno o più stati contestino l'immagine scelta da un altro, nel qual caso la palla salta ancora alla Commissione e la procedura è la stessa. https://commission.europa.eu/about/contact_it#Contact-the-European-Commission https://commission.europa.eu/about/departments-and-executive-agencies/economic-and-financial-affairs_en Come noto le banconote vengono emesse dalla BCE, che è anche ufficialmente un organismo comunitario, creata dagli stati per gestire in modo indipendente la politica monetaria dell'eurozona. L'emissione delle eurobanconote avviene anche in questo caso allo stesso modo di quelle dei paesi con valuta propria: la banca centrale emette autonomamente in regime di monopolio con l'autorizzazione dello Stato (di solito con appositi decreti) e nell'ambito di norme stabilite da quello. Nel caso europeo gli stati sono 20, per cui all'emissione tecnica dei biglietti provvedono le banche centrali dei singoli stati (com'era anche indicato nella lettera del numero di serie del primo modello), riunite nell'Eurosistema di cui la BCE rappresenta il vertice. A decidere eventuali modifiche alle banconote è la BCE stessa, ma nell'ambito delle regole generali stabilite dal Consiglio europeo.
    3 punti
  37. Giornata fortunata per due euro mi sono portato a casa un qindar-ar del 1935, il doppio per rientrare nel parametro della discussione, ma giusto ogni tanto si può fare. Moneta scurissima al naturale per farla visualizzare meglio l'ho schiarita con il programma di grafica.
    3 punti
  38. Volevo ringraziare tutti quanti, chi più e chi meno, hanno contribuito e partecipato a questa discussione. Si dice che l'unione fa la forza e mai come in questo caso lo sia stato veramente. All'inizio sono stato fuorviato dall'annotazione sbagliata della data, ma poi con l'aiuto di tutti siamo riusciti a scoprire un po di cose interessanti e archiviare per sempre quella data del 21 confermando di fatto tutte le ipotesi fatte da Oppiano. Non so voi, ma quando una vecchia cartolina conferma fatti e personaggi di tanti anni fa, a me fa emozionare. Certo non tutto è stato svelato, però non mettiamo limiti alla provvidenza (e allo studio), tutto è possibile. Ancora grazie a tutti e buona domenica.
    3 punti
  39. Ciao, nel complesso è una banconota ancora gradevole nonostante la bassa conservazione (rimane pur sempre una Stringher - Accame). Dalle foto direi che siamo sull’MB: classica piega in otto parti, di cui ripetute quella a croce con presenza di sporco raccolto al verso (c’è anche il fiorellino centrale nel centro della piega a croce?), discontinuità lungo i bordi con piccoli strappi, macchie e scritte a matita al verso (se ci sono fori non posso vederlo, dovresti mettere anche una foto in controluce per una valutazione “piu chiara”). Il taglio della matrice è ampio e regolare. Il catalogo curato da Gerardo Vendemia la dà come NC, con una valutazione di 70€. A mio parere 30€ posso anche starci, ma io avrei trattato un po di più per risparmiare qualcosa. A questo link trovi il succitato catalogo liberamente consultabile: https://www.cartamonetaitaliana.com/museo/?position=73&banconota=100 lire Barbetti Grande B con Matrice Laterale Testina Decreto Piccolo suggerimento tecnico: ho visto che le tue foto hanno una tonalità calda. Dovresti ricalibrare il bianco, così da conferire ai tuoi scatti colori naturali, che in ambito valutativo della cartamoneta è un fattore rilevante. un saluto, Fabrizio
    3 punti
  40. Buongiorno @fatantony Se hai sborsato 30 euro ed é quello che cercavi, non hai fatto male. La moneta anche secondo me é in conservazione MB. Dalle foto sembra pulita in modo un po aggressivo, si vedono righe.... Ha comunque un bel contorno, (mi sembra di vedere solo una imperfezione ad D/ a ore 4) usura omogenea e non ha macchie. Con conservazioni cosí basse, probabilmente in futuro ti verrà voglia di sostituirla, ma per ora in collezione c'é... Saluti
    3 punti
  41. Riprendo questa vecchia discussione per segnalare il libro Un confine per il Papa (2009), di Tullio Aebischer. E' un trattato molto ben documentato, frutto di anni di ricerche, che parla della della nascita dello stato vaticano (compresa tutta la faccenda della debellatio o meno dello Stato Pontificio di cui abbiamo discusso qui) ma, cosa molto rara, è anche e soprattutto uno studio tecnico dettagliato sui confini del Vaticano, con tutte le problematiche vecchie e recenti che li riguardano. Per cultori della questione vaticana e appassionati di confinologia. Ho iniziato a leggerlo da poco e nonostante in passato mi sia dedicato un po' anch'io a questo tema ho già scoperto alcune cose interessanti che non sapevo.
    3 punti
  42. Non credo, sembra uno degli svarioni / varianti dei 4 tornesi. In foto quattro dei miei: "Corretto" (T4), 4 rovesciato (2x) e 4T. I 4 rovesciati sono presenti sul Montenegro mentre il 4T no.
    3 punti
  43. Buongiorno a tutti, sono passati 10 anni giusti, ma volevo comunque aggiungere il mio contributo fotografico di un recente acquisto che mi sono divertito a fotografare. Una moneta non perfetta, ma comunque, per me, molto affascinante. Poi i graffi che si evidenziano dalla foto ravvicinata, quasi non si vedono in mano. Non aggiungo altro, mi sono limitato a leggere i diversi e interessanti contributi.
    3 punti
  44. Complimenti a tutti per le bellissime monete 😃😃😃
    3 punti
  45. Quando ero molto più giovane ho parlato con un vecchio commerciante di un caso simile dove una moneta in asta aveva raggiunto un prezzo incredibile. Io dissi che probabilmente due ricchi collezionisti si erano contesi la moneta. "Due?" mi chiede il commerciante "uno, ne basta uno..." 😉 Arka # slow numismatics
    3 punti
  46. AMICO, allego il mio simile al tuo..............con Serapide ed il suo inconfondibile "modio" ....... Chiaramente Serapide è raffigurato in altri antoniniani che pubblicherò in seguito.......... Salutissimi Mario
    3 punti
  47. Ho provato a leggere con attenzione prima l’articolo di Michele Gatto (di taglio storico) e poi quello di Lopez-Sanchez (di taglio più prettamente numismatico) per cercare di capire meglio, spinto dalla curiosità e dalla particolarità di questa moneta. A differenza di quanto indicato dalle fonti letterarie (Dione Cassio, in particolare) che sostengono che Lucio Vero avrebbe condotto le operazioni da Antiochia senza partecipare direttamente alla campagna partica, le fonti numismatiche (le monete, per l’appunto) direbbero altro. L’ipotesi che va per la maggiore (e già sostenuta da Mattingly: “the legion [honored] is the VI Ferrata….. the legion distinguished itself in the Parthian War”) e’ che Lucio Vero abbia preso parte direttamente alla campagna partica portando in battaglia proprio la Legio VI Ferrata fino alla conquista della capitale nemica Ctesifonte, acquisendo così il titolo di Parthicus Maximus nel 165 d.C. Vediamo le monete, appunto. Il RIC III riconoscerebbe per il denario al numero 443 solo un tipo di rovescio, ovvero con l’aquila legionaria tra due stendardi senza ulteriori spiegazioni: Il BMCRE (Coins of the Roman Empire in the British Museum) delinea invece due tipologie: N° 500: l’aquila legionaria e’ volta a destra, tra due insegne, di cui quella di destra e’ sormontata da una Vittoria (volta a sinistra) a volte nell’atto di incoronarla: https://www.ikmk.at/object?id=ID63946&lang=en N° 501: l’aquila legionaria e’ volta a sinistra tra due stendardi (con quello di destra senza la Vittoria che incorona): MK-ATW-KHM | Marcus Aurelius und Lucius Verus (Restitution) 165 n. Chr. In entrambe le tipologie le dimensioni dell’aquila e l’aspetto delle insegne (compresa quella dove sta l’aquila, se di insegna si tratta) può variare senza che ciò comporti un cambio di classificazione (così ho intuito io). Come si spiega la differenza tra le due tipologie? Secondo Lopez-Sanchez il denario con la sola aquila e senza la Vittoria che incorona (ovvero il 501) sarebbe stato coniato nel 165 prima della conquista di Ctesifonte. Invece, il 500 (con l’aquila e la Vittoria che incorona) sarebbe stato coniato dopo la conquista di Ctesifonte, cosa che avrebbe dato poi il titolo di Parthicus Maximus a Lucio Vero. Finito qui? No. Nel guardare altre monete mi sono imbattuto in questi due esemplari (da OCRE): Qui si vede una aquila volta a destra ed una Vittoria volta a sinistra, ma senza corona. Che succede? La corona manca realmente o e’ usura? Non capendo bene ho posto il quesito direttamene al redattore dell’articolo, ovvero Fernando Lopez-Sanchez che molto gentilmente mi ha risposto. La corona, in effetti, manca. Come spiegare le monete, allora? Anche questa sarebbe stata coniata prima della presa di Ctesifonte come evidenziato dalla mancanza della corona che sarebbe quindi l’elemento discriminante tra le due tipologie della moneta: - Senza corona: prima della presa di Ctesifonte - Con corona: dopo la presa di Ctesifonte Che significato dare allora agli esemplari con Vittoria, ma senza corona? Secondo Lopez-Sanchez sarebbero varianti della 501 in cui la Vittoria starebbe semplicemente a indicare che la Legio VI Ferrata era quella direttamente e personalmente guidata da Lucio Vero nella campagna partica (verso la vittoria, appunto). Insomma, vi sarebbe una sorta di continuum tra le due tipologie di denarii. Ho provato, a questo punto, a guardare meglio la moneta di @Erick Morman. Onestamente, non vedo né una aquila ne’ una Vittoria, ne’ tanto meno una corona…. Era a questo che si riferiva quando diceva: Se @Erick Morman e’ d’accordo, proverei a presentare questa sua moneta a Fernando Lopez-Sanchez per vedere che cosa mi dice (prima di mandarmi a stendere per la rottura di cabasisi😆) Ciao e Buon Primo Maggio a tutti, lavoratori e non. Stilicho
    3 punti
  48. Decisamente no! Per monete come questa un ms65 è importante, eccome se lo è. Andarlo a farlo richiudere (costo a parte) potrebbe dirti bene (magari gli assegnano 66; ma potrebbe anche dirti male con un 64. Purtroppo è così). Chiaramente chi colleziona medio / basse conservazioni ha un’ottica diversa, ma questo aspetto, se affrontato con ragionevole onestà e obiettività, dovrebbe alla fin fine esulare dalle solite questioni etiche sul modo di collezionare altrui
    3 punti
  49. "La moneta da 12 lire del 1960 rappresenta un pezzo interessante della storia numismatica italiana. Introdotta durante un periodo di transizione economica e sociale in Italia, questa moneta ha attratto l’interesse di collezionisti e appassionati di storia. Con il passare degli anni, il suo valore è variato notevolmente, influenzato da diversi fattori. Comprendere il valore attuale di questa moneta richiede un’analisi approfondita, che tenga conto delle sue caratteristiche fisiche, del contesto storico e della domanda di mercato. Molte persone si trovano a possedere alcune di queste monete, a volte senza neanche rendersi conto del loro potenziale valore." Signori, chapeau! questo non è il solito articolo spesso definito troppo frettolosamente come "spazzatura", questo è astrazione pura, è arte "La storia numismatica italiana è ricca di eventi significativi, e la moneta da 12 lire del 1960 non fa eccezione. In risposta alle esigenze economiche del paese e all’inflazione crescente del dopoguerra, il governo italiano introdusse nuove monete per facilitare le transazioni quotidiane. La decisione di coniare una moneta da 12 lire fu parte di un tentativo di modernizzare il sistema monetario, riflettendo così i cambiamenti socio-economici in corso. Sulle monete erano raffigurati simboli che rappresentano l’unità e il progresso, elementi fondamentali per un’Italia in ricostruzione. La presenza di questi simboli ha contribuito a conferire a queste monete un valore storico, oltre a quello numismatico. Negli anni, collezionisti e storici hanno iniziato a riconoscere l’importanza di conservare queste monete, non solo per il loro valore materiale, ma anche per il loro significato culturale." In verità, i simboli che illustrano l'articolo sono quelli di una moneta da 10 lire, e nemmeno del 1960 (in quell'anno non ne furono coniate), ma posso ben capire la difficoltà di reperire immagini di questa rara moneta da 12 lire, io stesso le ho cercate senza successo "Determinare il valore attuale di queste monete non è semplice, poiché esso può variare significativamente in base a diversi fattori. Uno di questi è lo stato di conservazione della moneta. Le monete in condizioni impeccabili, indisturbate da segni di usura o ossidazione, possono raggiungere prezzi di mercato più alti rispetto a quelle in condizioni meno favorevoli. Un altro aspetto cruciale è il contesto della domanda e dell’offerta. Negli ultimi anni, il mercato delle monete da collezione ha visto un aumento dell’interesse, con un numero crescente di collezionisti che cercano pezzi unici per arricchire le loro raccolte. Questo ha portato molte monete, incluse quelle da 12 lire del 1960, a incrementare il loro valore." E infine: "È fondamentale, per chi possiede una moneta da 12 lire del 1960, raccogliere quante più informazioni possibili riguardo alla sua provenienza e alla sua condizione per non sottovalutarne il potenziale. Possedere una moneta da 12 lire del 1960 può essere una piccola fortuna o un pezzo di storia da custodire gelosamente." Un genio! https://www.palestraredgym.it/affari/2025/04/28/hai-le-12-lire-del-1960-scopri-il-loro-valore-attuale/ petronius
    3 punti
  50. Ciao! Ho capito chi si cela dietro l'estensore dell'articolo; d'altra parte era tempo che se ne erano perse le tracce; è il fantasmagorico, fantaerudito, immaginifico MAGO ECCHECA'. Strano che questa volta non abbia chiuso la moneta con una bella perizia, gli avrebbe dato più valore.
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