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I contenuti con la più alta reputazione dal 06/23/25 in tutte le aree
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Buon pomeriggio passeggiatina al Serafico, in cerca di ciotole. Solo pochi banchi ne avevano. Da uno ci stava la ciotola a 1 euro per tre monete, pescato queste:8 punti
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Mio nonno paterno ( Giordano ) era sergente maggiore degli alpini, divisione Julia battaglione Vicenza ( se ne salvò qualche decina e persero anche la bandiera ) Ferito fu fatto prigioniero dei russi ed internato in campo di concentramento dove morì. Lo stato italiano lo ha elargito con la medaglia d'argento al v.m.6 punti
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Oggi ciotola abbastanza ricca, comincio con questi tre pezzi in ottima conservazione da 2, 5 e 10 centesimi del Congo Belga5 punti
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Buonasera Genny, @gennydbmoney certamente che si, anche se non credo che servirà a molto. Approfitto del post per citare pure i due curatori della Sezione @sandokan e @borghobaffo e naturalmente tutti coloro i quali possono aiutarmi. Grazie sempre in anticipo, Sergio.5 punti
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Buonasera a tutti, la mia Napoletana di Oggi è uno schieramento di granate di Rame Borbonico. Messi insieme fanno la loro sporca figura, conservazione non proprio il top ma sono comunque il frutto di anni di collezionismo. A me piacciono così come sono, sicuramente avrei potuto comprarne di meno, spendendo gli stessi stessi soldi e avendo dei pezzi migliori. Ormai è andata così, facciamo progetti per il futuro. Vediamoli. Saluti Alberto5 punti
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Buon caldo Pomeriggio Amici della Filatelia, piccola nota storica : tra Bologna e Imola, lungo la via Emilia che dal capoluogo va verso est, scorre il confine storico tra l'Emilia e la Romagna. Prima dell'unità nazionale, invece, il termine Emilia era riservato ai Ducati padani di Parma e Modena, mentre con Romagne si identificava il territorio soggetto allo stato pontificio, che comprendeva quindi anche Bologna. In seguito agli sviluppi della Seconda Guerra d'Indipendenza ( dal 27/4 al 12/7/1859 ), le Romagne riuscirono a liberarsi dal dominio del Papa e formarono un governo provvisorio in attesa di riunirsi al Regno di Vittorio Emanuele II°. Una delle azioni che sancì l'indipendenza di queste provincie fu l'emissione di una serie di francobolli che andavano a sostituire quelli emessi dallo Stato Pontificio : un atto fortemente simbolico in virtù dell'importanza che questi avevano per le comunicazione dell'epoca. Oggi condivido questo francobollo di colore giallo paglia da 2 bajocchi del 01.09.1859 - catalogo Sassone 3, non annullato, siglato sul retro dal perito filatelico Paolo Vaccari, classificato qualità A . Stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 120 esemplari. Grazie dell'attenzione. SEGUIRA' PROSSIMO STATO PREUNITARIO ...5 punti
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Buonasera Gapox, di seguito posto la pagina introduttiva della mia collezione di Tessere di Riconoscimento Postale, se poi ti fa piacere a te o a qualche altro amico di vederne qualcuna le posto, sono tante pertanto ad eventuale richiesta, saluti Posto questa tessera che è probabilmente unica,5 punti
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Secondo me bisognerebbe creare una nuova sezione dedicata da aggiugere alle esistenti dove andranno a confluire le discussioni come questa in corso, almeno così ogni tanto si vanno a rileggere per allentare la tensione Una sezione tipo:5 punti
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Questa cartolina è uno dei pochi oggetti acquistati da me "ad ogni costo" tradotto in strapagata perchè penso che ogni collezionista (che si rispetti 😅) almeno una volta nella vita!!!gli si sia chiusa "la vena" che porta il sangue al cervello e pagato con la pancia e non la razionalità. Squadra italiana ai giochi olimpici 1924 che arrivò solo ai quarti di finale,eliminata 2-1 dalla Svizzera.4 punti
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Eccomi di nuovo qua per avere opinioni su questa cartolina col suo timbro posta da campo,il testo sono le parole di rassicurazione di un figlio alla propria madre ma della storia postale e militare che ci stà dietro mi sà ho bisogno di aiuto...lascio spazio a chi sicuramente ne sà più di me!!!4 punti
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Buon afoso pomeriggio Amici Filatelisti, oggi vorrei parlarvi un po' del Ducato di Modena unitamente ad un suo francobollo. Il Congresso di Vienna (1815) restaurò i vincoli dinastici nel Ducato di Modena dopo il periodo napoleonico. Quando vennero emesse le prime affrancature ( 1 Giugno 1852 ), il Ducato comprendeva le province di Modena, Reggio, Massa e Carrara, la Lunigiana, la Garfagnana, Frignano e Guastalla. Nel 1852 è sovrano il Duca Francesco V° d'Austria-Este, in carica dal 1846 al 11 Giugno 1859, data d'inizio del suo esilio. Il 18 Marzo 1860 a seguito del plebiscito tutto il territorio dell'ex Ducato venne annesso al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II°. Veniamo al francobollo da 5 . centesimi emesso il 1° Giugno 1852 : di colore verde, al centro l'aquila estense sormontata dalla corona ducale, versione con punto dopo la cifra. Senza annullo, stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 240 esemplari. A rovescio vistose tracce di gomma screpolata, sigla perito fil. Paolo Vaccari. Sassone 7. Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' ALTRO STATO PREUNITARIO ...4 punti
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L'amico caravelle82 ha proposto una A/R del del Regno mod. 23 I (interno) oggetto postale che per affrancatura che per tipo di modello, in alta tiratura è da considerarsi molto comune, ma sia lui che l'amico @PostOffice hanno ben detto che questa collezione è una branchia della Storia Postale Diacronica che riserva, se seguita con molta attenzione, delle gran belle sorprese, e per la quantità differente di moduli e delle affrancature, vi allego un link dove potrete vedere la mia collezione è vi auguro possiate divertirvi nello sgogliarla, un saluto a tutti http://expo.fsfi.it/bergamofil2021/exhibits/41PetriniN2x5aVda.pdf4 punti
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Fu anche per contrastare l'operato di Templeton Reid (e altri), che il governo federale alla fine concesse la costruzione non di una, ma di ben due filiali della Zecca, a non troppa distanza l'una dall'altra. Anche la Zecca di Dahlonega, così come quella di Charlotte, venne autorizzata con il Mint Act del 3 marzo 1835, e anch'essa "for the coinage of gold only". E così come a Charlotte, non furono pochi i problemi e i ritardi nella costruzione, ma finalmente, il 12 febbraio 1838, il Sovrintendente di Dahlonega potè annunciare che "Questo è il giorno in cui incominciano le operazioni della filiale della Zecca." Non fu proprio così. Anche qui come a Charlotte, problemi sia tecnici (la difficoltà di generare una pressione del vapore sufficiente a far funzionare i macchinari), che burocratici, ritardarono l'inizio della produzione, al punto che i depositanti dell'oro, non potendo ancora ricevere in cambio le monete, dovettero, o accettare un certificato riscuotibile in monete a Philadelphia o tornare a Dahlonega dopo che il loro oro era stato testato e coniato, diverse settimane dopo. Perché, sebbene l'oro avesse incominciato ad affluire quasi immediatamente dopo l'apertura ufficiale della Zecca in febbraio, le prime monete furono coniate soltanto il 12 aprile 1838. Quel giorno, uscirono dalle presse 80 half eagles, le prime di complessive 20.583 coniate nel primo anno di produzione. Il Sovrintendente di Dahlonega scrisse al Direttore della Zecca, Patterson: "Potreste forse considerare presuntuoso da parte mia affermare che ritengo la nostra moneta pari a qualsiasi altra realizzata al mondo, sia per la sua bellezza che per la precisione delle sue parti tecniche." Giudicate voi (foto da Heritage Auctions) Il disegno è quello Classic Head di William Kneass, già descritto a proposito di Charlotte, e anche qui, sotto la troncatura del collo della Lady, compare il marchio di Zecca... la D di Dahlonega petronius4 punti
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Buongiorno,girerei la domanda a @nikita_ che è molto ferrato su queste monete e potrebbe essere utile per il suo progetto qui sul sito...4 punti
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La Zecca di Dahlonega La città di Dahlonega è il capoluogo della contea di Lumpkin, nel centro-nord della Georgia, non lontana da Atlanta, capitale dello Stato. Nei primi anni '30 dell'Ottocento, però, Atlanta non esisteva ancora (il primo nucleo cittadino sarà fondato nel 1837), e a Dahlonega c'era a malapena quello che poteva essere descritto come una città. Quello che portò alla costruzione di una Zecca in quel villaggio sonnolento, fu la scoperta dell'oro, grandi quantità d'oro, nel nordest della Georgia. Esistono diverse storie popolari sull'inizio della corsa all'oro in Georgia, ma in realtà nessuno sa con certezza chi abbia fatto la prima scoperta e quando. Secondo un aneddoto, John Witheroods trovò una pepita da tre once lungo il Duke's Creek nella contea di Habersham (oggi contea di White ). Un altro aneddoto narra che Jesse Hogan, un cercatore d'oro della Carolina del Nord, trovò oro a Ward's Creek, vicino Dahlonega. Un altro ancora, racconta di un giovane Benjamin Parks che trova una pietra dall'aspetto insolito mentre è alla ricerca di cervi a ovest del fiume Chestatee, nel 1828. Nonostante la popolarità di questi racconti, non si trovano prove documentate della presenza di oro in Georgia fino al 1° agosto 1829, quando un giornale di Milledgeville , il Georgia Journal , pubblicò il seguente articolo: ORO! Un gentiluomo di primissima reputazione nella contea di Habersham ci scrive in data 22 luglio: "Due miniere d'oro sono state appena scoperte in questa contea e si stanno preparando a mettere a frutto questi tesori nascosti della terra". Sembra quindi che ciò che avevamo a lungo atteso si sia finalmente avverato, ovvero che la regione aurifera della Carolina del Nord e del Sud si sarebbe estesa fino alla Georgia. Verso la fine del 1829, la Georgia settentrionale fu inondata da migliaia di cercatori d'oro. Il Niles' Register riportò nella primavera del 1830 che quattromila minatori lavoravano lungo il solo Yahoola Creek. Così veniva ricordata la scoperta, alla fine del secolo, sull'Atlanta Constitution (15 luglio 1894): "La notizia si diffuse, con un'eccitazione mai vista prima. Nel giro di pochi giorni sembrò che il mondo intero ne avesse sentito parlare, perché uomini arrivarono da ogni stato di cui avessi mai sentito parlare. Arrivarono a piedi, a cavallo e su carri, comportandosi più come pazzi che altro. Per tutta la strada da dove ora sorge Dahlonega fino a Nuckollsville c'erano uomini che setacciavano i torrenti e scavavano buchi nei pendii." petronius4 punti
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... è un nuovo inizio Sembrava proprio che la gloriosa Zecca di Charlotte fosse avviata a una mesta demolizione, ma per fortuna non tutti erano d'accordo. Tra i più contrari c'era una donna, Mary Myers Dwelle, che aveva sempre desiderato che Charlotte avesse un museo d'arte, e la storica Zecca sembrava l'ideale. Lei e altri tennero discorsi in città per stimolare proteste e azioni concrete, ma i loro progetti di conservazione furono respinti. Tentarono allora un'altra strada. La Dwelle, riunito un comitato composto da dodici suoi amici, mentre gli operai finivano di rimuovere tetto, finestre e porte, si offerse di acquistare mattoni, pietre e altri pezzi: l'obiettivo era quello di ricostruire la Zecca, con i materiali originali, in un altro luogo. L'impresa incaricata della demolizione chiese 1500 dollari per tutti i mattoni e le pietre, a patto che gli acquirenti si occupassero anche del loro trasporto nel nuovo sito scelto. Non erano moltissimi soldi, ma nemmeno pochi, considerando che si era nel pieno della Grande Depressione, e nonostante numerose offerte (nella maggior parte dei casi 5 o 10 dollari) la cifra non fu raggiunta. Fu fatta una controfferta, con i soldi che si era riusciti a raccogliere, 950 dollari... e venne accettata L'architetto Martin E. Boyer offrì i suoi servizi per il restauro dell'edificio su un terreno di tre acri donato da un filantropo. Boyer contrassegnò ogni pietra durante lo smantellamento dell'edificio e ne supervisionò attentamente la ricostruzione. Grazie anche alla concessione di fondi federali per la ricostruzione della zecca come museo, i lavori furono ultimati nel 1936, e finalmente il North Carolina ebbe il suo primo museo d'arte In questa foto di quell'anno, vediamo Mary Myers Dwelle (seduta, con gli occhiali) e tre sue amiche facenti parte del comitato per la salvaguardia della Zecca. E non poteva mancare l'historical marker che segnala come la Zecca sorgesse a pochi piedi a sudovest, venne rasa al suolo nel 1933, e ricostruita come museo d'arte tre miglia a est. Così come non può mancare una foto di quello che oggi è l'ingresso posteriore del museo, ricostruito come appariva nel suo periodo di massimo splendore come filiale della Zecca degli Stati Uniti E per chi, trovandosi da quelle parti, volesse visitarlo: https://www-mintmuseum-org.translate.goog/plan-your-visit/mint-museum-randolph/? petronius4 punti
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Amici Filatelisti, Buona giornata. Oggi condivido il penultimo francobollo stati preunitari, del Ducato di Parma-Piacenza. Nota storica introduttiva : con la morte di Maria Luigia d'Asburgo-Lorena nel Dicembre del 1847 il ducato che comprendeva le province di Parma, Piacenza e della Lunigiana parmense, torna ai Borbone Parma. Carlo II° di Borbone governa fino alla prima guerra d'Indipendenza del 1848 quando abdica in favore del figlio Carlo III° che morirà a Parma in un attentato nel 1854. Tornando su Maria Luigia d'Asburgo-Lorena, credo che meriti di essere menzionata per : essere stata imperatrice consorte dei francesi dal 1810 al 1814 in quanto moglie di Napoleone I° e duchessa regnante di Parma-Piacenza e Guastalla dal 1814 al 1847 per decisione del congresso di Vienna. Cenno numismatico : nel 1819 Maria Luigia introduce nel ducato la monetazione decimale e sono le prime monete decimali coniate in Italia ( belle e tutte nella zecca di Milano ), dopo il periodo napoleonico. Il francobollo : emesso nel 1852 esemplare rosa da 15 centesimi con annullo ( il colore rosa con l'ingrandimento fotografico si schiarisce verso il bianco ). Al centro giglio borbonico sormontato dalla corona ducale, stampa tipografica in nero su carta a macchina colorata, fogli da 80 esemplari. Sassone 3, sul retro sigla perito filatelico Paolo Vaccari. Grazie per l'attenzione. SEGUIRA' ULTIMO STATO PREUNITARIO, IL REGNO DI SARDEGNA ...3 punti
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I vetri di Roma imperiale. Gli straordinari reperti dagli scavi di Adria Vetri dal I secolo a.C. al I d.C. dagli scavi archeologici di Adria. Una straordinaria quantità di reperti di altissima qualità, per lo più integri, al museo nazionale. Alcuni dalle collezioni più antiche, valorizzati da una spettacolare parete espositiva, altri scavati nel loro contesto e mostrati scientificamente con il resto del corredo3 punti
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Per il collezionismo bisogna mettere via ogni mese un piccolo budget che verrà poi usato quando se ne presenta l' occasione. Se non si hanno velleità di pizzerie e ristoranti ogni fine settimana e non si spendono denari inutili per concerti musicali o biglietti dello stadio, generalmente chi ha uno stipendio puo' avere un giusto budget ogni mese. Qualsiasi collezionista avra' strapagato qualcosa e avra' sottopagato altro.. e' nella natura delle cose.. le spese devono essere ragionate e controllate e non deve essere o diventare una malattia altrimenti non si gode poi appieno di quello che si acquista. Almeno per me funziona così. La cartolina è comunque bella, complimenti.3 punti
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Annoiare? Chi non vuole acculturarsi può passare oltre...non è il mio caso che adoro leggere la storia raccontata attraverso questi ritrovamenti. Grazie3 punti
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La Divisione San Marco finisce l' addestramento in Germania nel luglio del 1944 e sempre nel luglio 1944 inizia il trasferimento in Italia. Inizio attività nel 4.8.1944 in Liguria, .. e l' 1.10.1944 in Garfagnana.. quindi alla data della nostra cartolina il milite scriveva si da una zona di operazioni. Confermo quanto correttamente detto da fapetri che la 3° Divisione San Marco ebbe la posta da campo A. Sperando di non annoiare metto una piccola cronistoria della Divisione San Marco: La Divisione venne inizialmente denominata "3^ divisione di fanteria". Nel gennaio 1944 si trasforma in "3^ divisione granatieri" e infine nel marzo 1944 diventa la "3^ divisione di fanteria di marina "San Marco"". E' la prima unità a avere i ranghi al completo e la prima a iniziare l'addestramento. Alcuni reparti vengono addestrati nel campo di Heuberg. In Aprile la Divisione schierava 12.000 uomini, nelle seguenti formazioni: 5° Reggimento Granatieri su tre Battaglioni e 16 Compagnie; 6° Reggimento Granatieri su tre Battaglioni e 16 Compagnie; 3° Reggimento Artiglieria su 4 Gruppi e 12 Batterie; 3° Gruppo Esploratori su tre Squadroni Pesanti; 3^ Compagnia contro carri; 3° Battaglione Pionieri su tre Compagnie; 3° Battaglione Collegamenti su due Compagnie; 3° Battaglione complementi su 5 Compagnie. IMPIEGO IN ITALIA (dall'agosto 1944 all'aprile 1945) A cominciare dalla terza decade di Luglio 1944 l'unità viene trasferita in Italia. E' la seconda unità a rientrare in Italia. Le viene assegnato il fronte della riviera di Ponente di circa 90 Km Il 7 Agosto entra in linea tra Palazzo Fabiani, Arenzano, fino a S.Remo. Dal 4 Agosto 44 al 30 Marzo 1945 impegnata in operazioni antipartigiane anche se il suo compito principale rimase quello di "tutelare le posizioni nel litorale ligure per difenderlo da un possibile sbarco alleato". Nell'Ottobre 44 due battaglioni vengono inviati sulla linea gotica a rafforzare lo schieramento italo-germanico. Si tratta del II Battaglione del 6° Reggimento e il III Battaglione del 5° Reggimento. Questa formazione, per il periodo dal 16 ottobre 44 al 27 aprile 45, seguì le sorti dei reparti della Monterosa in Garfagnana. Il mattino del 25 Aprile la Divisione ripiega verso il Ticino-Po. Il 30 Aprile 1945 si arrende nella zona Mortara-Vigevano-Pavia. Durante l'impiego in Italia i reparti divisionali continuarono a utilizzare gli annulli con la dicitura "Posta da Campo A". Talvolta si riscontrano lettere con annulli della Feldpost tedesca o con annulli della posta civile italiana. Cartolina importante anche economicamente, in quanto il periodo postale molto particolare fu molto breve, RARA.3 punti
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E' cambiato il livello culturale, ..oggi si crede solamente al libero mercato ""senza etica"", senza altre valenze culturali. ..siamo una società che tratta gli onesti come dei fessi e i disonesti come persone da rispettare.. cosa pretendiamo. Del valore dei francobolli personalmente mi interessa meno di niente, ci sono francobolli che valgono 2c di catalogo che mi divertono tantissimo. Il gronchi rosa penso che sia anche un brutto francobollo che non ho mai cercato, oggetto di una speculazione tutta italiana. Chi colleziona per investimento in realtà non è un collezionista.. e' uno che fa business e non sa e non ha capito nulla di questo hobby. In Italia in particolare ho notato molto provincialismo, avidità e grettezza nel collezionismo, vi garantisco che all'estero primeggiano altre valenze. Mi fermo qui.3 punti
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Ricordiamoci sempre che il “Padovanino” non è nato così, tanto per fare ….è nato da una richiesta spasmodica da parte dei collezionisti , del pezzo eccezionale o eccezionalmente raro….quindi “ nihil novum….”3 punti
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Buongiorno, lo catalogherei come Boehringer gruppo II, serie V, 58 (V31/R26). Il gruppo II è quello appena successivo alla serie dei primi tetradrammi con quadriga lenta e testina in incuso, per intenderci. Il conio R26 della testa di Aretusa compare oltre che con il conio V30 (Boehringer 55) anche nella precedente serie IV con il conio V26 (Boehringer 42), dove la nike veste quella fascia che possiamo chiamare tenia. Questi gli esemplari censiti: ES3 punti
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Aggiungo qualche esemplare. Prima serie (senza punto dopo la cifra) Seconda serie ( con punto dopo le cifre) Segnatasse Governo provvisorio3 punti
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Mi sembra che sia opinabile un po' tutto, anche ciò che lei definisce scientificamente centellinato. Scientificamente centellinato, ma da chi? Se solo da lei, pur col massimo rispetto per i suoi studi, mi pare che si possa classificare le monete sulla base di studi attuali, non necessariamente ed esclusivamente solo sui suoi. L'amico Antonino ha riportato correttamente un riferimento al Mir. Ora, si può rivedere e aggiornare tutto ed il contrario di tutto, ma non penso che il riferimento riportato possa essere definito non corretto. Aspettiamo fiduciosi ogni aggiornamento, ogni progresso scientifico, ma mi permetto di ricordare che un riferimento diventa davvero scientifico quando l'esperimento (lo studio in questo caso) diventa replicabile e verificabile anche e soprattutto da persone diverse da chi formula una nuova ipotesi. Non entro invece sul discorso della zecca, quale che sia, perché ne so troppo poco e direi certamente delle cose inesatte e non utili alla discussione. Cordialità.3 punti
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Buonasera a tutti, appena passato all'asta Sartor questo bellissimo grano del 1637 con solo la data al rovescio... https://www.deamoneta.com/auctions/view/1050/493 punti
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Bisogna anche tener conto nella monetazione Medicea, come per altre zecche di tale periodo storico, ma specie in questa che conosco molto bene, che monete che hanno 4/5 secoli, in questo caso del 500, un spl vero è un grado molto alto, non vi sono e non se ne conoscono in fdc..poi oggi vi è anche un abuso del grading a tutti i costi..3 punti
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Cartolina in franchigia militare con scritta "zona di operazioni sprovvista di bolli" con timbro lineare di battaglione/compagnia + timbro di posta militare n.152, questi due timbri garantivano la franchigia alla cartolina e la non tassazione a destino. L' ufficio di posta militare n.152 alla data del 29.4.1942 (data del nostro timbro di P.M.) si trovava in Russia. Piccola cronistoria: Assegnata alla 52° divisione di fanteria autotrasportabile "Torino", nel gennaio febbraio 1942 sostiene combattimenti nella zona di Izium. Nel luglio 1942 si sposta a Voroscilovgrad e poi sul Don. Il 17 dicembre inizia l' attacco russo nel settore. Il 20 dicembre 1942 e' costretta a ripiegare con la Pasubio e la Ravenna. Il 21 dicembre aspri combattimenti sul fiume Tichaja dove e' accerchiata nella conca di Arbusowka. Il 25 dicembre 1942 tenta di aprirsi un varco combattendo. Il 26 dicembre si unisce alle unità dette "blocco nord" che difendono Tschertkowo. Dal 17.12.1942 al 25.12.1942 partecipa alla 2nda battaglia del Don. Nel 1943 la sera del 15 gennaio riesce a rompere l'accerchiamento, i resti della Torino 1.600 uomini il 17 gennaio raggiungono Belovodsk nelle retrovie finalmente in salvo. Rientra in Italia nel marzo 1943. Scrivendo questa breve cronistoria ho sperato sin dall' inizio in un lieto fine, speriamo veramente che Vittorio se la sia cavata. Questo materiale è gia' commovente di suo, gli errori grammaticali lo rendono ancora piu' vero. SEGUE......3 punti
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Non ti serve “quello bravo”. Le differenze con l’originale sono talmente plateali che basta un banalissimo raffronto con un minimo di impegno. Sforzati di capire da te senza appoggiarti a pareri esterni… almeno in casi così platealmente banali3 punti
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Le terre della Georgia in cui era stato scoperto l'oro, appartenevano alla nazione Cherokee, sulla base di un trattato con il governo degli Stati Uniti. I Cherokee naturalmente non gradivano molto queste intrusioni nel loro territorio, e non mancarono di farlo presente: così uno scrittore sul Cherokee Phoenix: "I nostri vicini che non rispettano la legge e non hanno rispetto per le leggi dell'umanità stanno ora mietendo un raccolto abbondante... Siamo un popolo abusato." Ma sembrava che più i Cherokee protestavano, più i minatori arrivavano con entusiasmo: di come andò a finire, abbiamo parlato qui Anche in Georgia, così come in North Carolina, si presentò ben presto il problema di cosa farne dell'oro raccolto. Inviarlo presso la Zecca di Philadelphia era, come abbiamo visto, difficile e rischioso. Così, in attesa delle decisioni del governo federale, un intraprendente artigiano pensò bene di aprire in loco una sua propria Zecca. Si chiamava Templeton Reid, e anche di lui abbiamo già parlato. Qui, possiamo solo aggiungere l'immancabile historical marker , sul luogo in cui sorgeva la Zecca di Templeton Reid. petronius3 punti
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in un insolito mercatino del mercoledì mattina, ben 1 euro per 5 monete in totale. 50 e 100 lire 1974, 20 lire 1979, 200 lire 1985 tutte di San Marino e 1 lira 1941, che il Gigante mi dice di essere anche NC (che per 20 centesimi, anche se già la avevo, non la ho lasciata, visto che forse è in condizioni migliori di quella pagata ben 2 euro).3 punti
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LA RISCOSSA DI ROMA In Italia, la guerra contro Annibale versava in situazione di stallo: i Romani pressavano i Cartaginesi, negando loro libertà di manovra, ma non trovavano l’occasione per sconfiggerli; i Cartaginesi riuscivano ancora a sconfiggere i Romani in battaglia, quando ne avevano l’occasione, ma per carenza di risorse umane non riuscivano a sfruttare il vantaggio. Serviva una svolta. _______________________ Alla fine del 211 a.C. il Senato decise di inviare un nuovo generale in Hispania (dove il territorio ancora controllato da Roma era limitato alla sola zona circostante Tarraco, odierna Tarragona) ma - non sapendo chi nominare - delegò la scelta al popolo. I comizî centuriati diedero allora una risposta unanime: Publio Cornelio Scipione, figlio dell’omonimo generale ucciso da Asdrubale. Alla fine del 210[1] il giovane (aveva solo 25 anni) si presentò a Tarraco con i poteri di proconsole; trascorse l’inverno a rincuorare i soldati demoralizzati e nella primavera del 209 si mosse per combattere i Cartaginesi. L’esercito cartaginese in Hispania poteva contare su forze tre volte superiori a quelle romane, ma proprio per questo aveva dovuto svernare diviso in tre accampamenti separati. Quando Scipione mise in marcia il suo esercito, non rivelò ad alcuno dove intendesse colpire; tutti però (gli amici, e le spie nemiche) immaginavano che avrebbe assalito l’accampamento punico più vicino. Egli invece si diresse a marce forzate verso sud, penetrò per oltre 500 km nel cuore del territorio nemico e portò il suo esercito direttamente di fronte alle mura di Qart Hadasht. Scipione infatti, come sua prima mossa, voleva riuscire là dove Annibale aveva fallito: espugnare la capitale nemica. La città era ritenuta inespugnabile, in quanto circondata su tre lati dal mare e da una laguna; il governatore schierò allora la sua guarnigione sulle possenti mura che difendevano il quarto lato, e attese che i tre eserciti punici convergessero a schiacciare i Romani. Ma i soldati Romani non attaccarono i bastioni difesi dalla guarnigione cartaginese: camminarono sull’acqua della laguna, guidati personalmente da Scipione, e scalarono le mura nel punto in cui erano prive di difesa, senza essere visti. A molti sembrò un prodigio divino; in realtà il proconsole - nei mesi invernali - aveva interrogato i pescatori e studiato i venti e le maree, scoprendo che periodicamente emergeva un guado. Qart Hadasht, l’imprendibile capitale dei Barca, fu conquistata in poche ore. Scipione si appropriò così dell’oro e delle derrate che vi erano immagazzinati; inoltre liberò i molti nobili ispanici là tenuti ostaggio, guadagnando l’amicizia delle rispettive tribù alla causa di Roma. La città fu ridenominata Nova Carthago. Nei tre anni successivi (208-206 a.C.) Scipione completò la conquista dell’Hispania, cacciandone definitivamente i Cartaginesi. _______________________ Durante il loro dominio in Hispania i Cartaginesi avevano coniato, nella zecca di Qart Hadasht, diverse monete in bronzo raffiguranti al dritto un dio barbuto (Melqart o Tanit). Su alcune di esse, tuttavia, il ritratto al dritto è privo di barba; di questi ritratti glabri esistono due stili differenti, uno chiaramente punico, l'altro invece romano. Un numismatico[2] ha ipotizzato che il primo sia un ritratto di Annibale (o comunque di un Barcide), mentre il secondo altri non possa essere che Scipione: probabilmente, per un breve periodo successivo alla conquista della città, la zecca sarebbe rimasta in funzione sotto il controllo romano e, in segno di omaggio, i monetieri locali emisero bronzi con il ritratto di Scipione, anziché di Annibale. Durante la Repubblica, i Romani avevano un tabù in campo numismatico: ritenevano assolutamente vietato rappresentare il ritratto di un essere umano ancora vivo sulle monete, perché questa era una prerogativa dei re (e, notoriamente, l’istituto della monarchia fu sempre aborrito dal popolo romano, dopo la cacciata dei Tarquini). Sino al 44 a.C. si verificheranno quindi solo due eccezioni a questa regola ferrea, rese possibili dal fatto che le relative emissioni avvenissero in terra straniera (si trattava, cioè, di monetazione “provinciale”[3]): questi bronzi e (alcuni anni dopo) lo statere emesso per Tito Quinto Flaminino. _______________________ Un esercito punico, forte di 20.000 soldati più 10.000 mercenari galli, riuscì a sfuggire dall’Hispania e, agli ordini di Asdrubale (fratello di Annibale), si diresse verso l’Italia. Qui la situazione di Annibale si era fatta difficile: dopo che Roma aveva riconquistato Agrigento (nel 210 a.C.) e Taranto (nel 209), egli aveva disperato bisogno di rinforzi. Nel 207 a.C., pertanto, il generale cartaginese si asserragliò a Canosa, attendendo di potersi ricongiungere con il fratello e le sue truppe. Quell’anno, quindi, i due consoli romani furono destinati uno, Claudio Nerone, a tenere a bada Annibale, l’altro, Marco Livio Salinatore, a cercare di intercettare e fermare Asdrubale. Fu in questo contesto che i Romani portarono a termine un’altra incredibile manovra tattica, culminata nella battaglia del Metauro. Successe che i soldati di Nerone catturarono una staffetta cartaginese, che portava un messaggio con cui Asdrubale voleva invitare il fratello a ricongiungere i loro due eserciti a Fano, ove egli si stava dirigendo. Il console, intuito il pericolo e l’urgenza di reagire, prese una decisione coraggiosa: lasciò un piccolo contingente a fronteggiare Annibale, con l’ordine di eseguire manovre giornaliere (per fare finta di essere ancora molto numerosi), e con il resto dell’esercito marciò da Teanum Apulum (città non più esistente, vicino Foggia) a Sena Gallica (attuale Senigallia). Fu una marcia incredibile, eseguita solo col buio (per sfuggire alle spie cartaginesi): in otto notti i legionarî coprirono circa 500 km, con una media di oltre 60 km a notte[4]. A Sena Gallica le legioni dei due consoli si riunirono e riuscirono a schiacciare l’esercito di Asdrubale, presso il fiume Metauro; dopodiché Nerone, con la stessa velocità con cui era giunto, tornò a Canosa, ove fece informare Annibale (che non si era neanche accorto della sua assenza) che suo fratello Asdrubale era finalmente arrivato, consegnandogliene la testa. _______________________ Nel 204 a.C. Scipione prese un’altra decisione strategica rivoluzionaria: portare la guerra direttamente a Cartagine, come mezzo secolo prima aveva cercato di fare Attilio Regolo. Questa impresa fu ancora più straordinaria, per il fatto che egli volle compierla insieme ai reietti; si fece infatti assegnare il comando delle legiones Cannenses, ancora stanziate in Sicilia: sarebbero stati loro, i soldati umiliati da Annibale e scampati al massacro di Canne, che proprio Scipione stesso aveva convinto 12 anni prima a non tradire Roma, a lavare l’onore della patria debellando la città nemica. Scipione e le legiones Cannenses sbarcarono in terra d’Africa e sconfissero ripetutamente i Cartaginesi. Il senato punico, terrorizzato, ordinò che Annibale lasciasse l’Italia, dove per oltre 15 anni aveva seminato morte e distruzione, e accorresse a difendere la capitale. Così fu: i due condottieri si incontrarono di persona nel 202, da soli, su una collina presso Zama; dopo essersi parlati tornarono nei ranghi dei rispettivi eserciti e si scontrarono in una delle battaglie decisive per le sorti della storia dell’Occidente. Com’è noto, vinse Scipione, e fu quindi soprannominato “l’Africano”. La guerra era finita; Annibale fuggì in esilio, mettendosi al servizio dei reami del Vicino Oriente. Scipione combatté in seguito un’altra guerra vittoriosa, contro il regno di Siria. Accusato dai suoi avversari politici di essersi appropriato di parte del bottino di guerra, abbandonò sdegnosamente Roma in volontario esilio; morì di malattia nel 183 a.C. a Liternum (odierna Villa Literno). Sembra che il suo grande avversario, Annibale, sia morto suicida quello stesso anno, in Bitinia (nella penisola anatolica). Publio Cornelio Scipione l’Africano non fu mai sconfitto, in battaglia. Anni dopo la sua morte un’altra moneta, questa volta un denario ufficiale della Repubblica, riproporrà il suo ritratto. NOTE [1] Non è chiaro, nelle fonti, se la nomina di Scipione a proconsole sia avvenuta già a fine 211 o (come sembra più probabile) nel 210; di conseguenza, non è chiaro se egli abbia iniziato le operazioni militari nel 210 o nel 209. [2] Robinson, Essays in Roman Coinage Presented to Harold Mattingly. [3] In realtà, le monete d’oro di Flaminino sono censite nel RRC (RRC 548/1); Crawford tuttavia le elenca alla fine del suo catalogo, anziché collocarle in ordine cronologico, proprio perché egli stesso dubita che possano considerarsi repubblicane “ufficiali” anziché “provinciali”. [4] Questa velocità fu resa possibile dal fatto che i Romani non si portarono al seguito le salmerie, in quanto ottennero cibo e acqua dalle popolazioni che attraversavano (le quali, secondo le fonti, li accorsero esultanti, stufe delle razzie di Annibale). Nondimeno, questa resta una delle marce a piedi più veloci di tutta la storia militare. ILLUSTRAZIONI Ricostruzione pittorica di Qart Hadasht Bronzi con il presunto ritratto di Scipione: sopra, moneta del valore di 1 calco (SNG BM Spain 127 e 128); sotto, moneta da 1/5 di calco (SNG BM Spain 127 e 129)3 punti
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Ricevuta l'ultima pubblicazione della Rivista Italiana di Numismatica, volume CXXVI del 2025 Nel link la possibilità di scaricare gli abstracts: https://www.socnumit.org/indici-e-archivio-storico-della-rivista-italiana-di-numismatica/#2025 Volume CXXVI (2025) Materiali J. Marcer, Presenze monetali di età preromana nel Veneto settentrionale: materiali e problemi. M. Asolati, S. Alagab Abdullah, Mezza libbra d’oro: un medaglione da 36 solidi di Leone I (457-474 d.C.) dalla Cirenaica. Saggi Critici A. Gennari, Gli Æ3/4 a nome di Valentiniano III del terzo periodo (440-455 d.C.). Considerazioni circa il presunto coinvolgimento della zecca di Roma per le monete RIC X 2140-2164, e sulla datazione di alcune monete del periodo proto-vandalo. F. Scatolini, Un interessante 20 nummi con legenda “XЄPCWNOC” e considerazioni sulla produzione monetaria per Cherson (secc. VI-VII d.C.). L. Oddone, D. Ferro, W. Ferro, M. Manfredi, Il denaro rinforzato degli Aleramici del Vasto, Marchesi di Savona (Mar Sagona): datazione, zecca di emissione, circolazione e varianti epigrafiche. S. Perfetto, Un grosso a nome di Federico II: l’ultima sortita sveva in moneta? M.A.M. Nassar, La zecca medievale di Chiusi (secc. XIII-XIV). Aggiornamenti storico-numismatici ed uno studio sui conî. A. Toffanin, Una proposta teorico-metodologica per la definizione di una cronologia delle emissioni di moneta argentea nella Signoria e nel Ducato di Milano (1330-1535). A. Zaffaroni, Dal marco di Troyes al marco di Piemonte. La questione ponderale della monetazione sabauda pre-decimale (XII sec. – 1816). Note M.E. Gatto, Il tesoretto di antoniniani di Cassano Magnago (VA), 1926. Discussioni, Recensioni e Segnalazioni T.M. Lucchelli, Vita di un santuario attraverso le monete: i rinvenimenti numismatici da Pietrabbondante [S. Boccardi, Pietrabbondante. I rinvenimenti numismatici dalle campagne di scavo 1959-2019, Roma 2023]. M. Asolati, Gettoni e tessere in età antica e post antica: una riscoperta d’interesse [A. Crisà (a cura di), Tokens, Value and Identity. Exploring monetiform objects in antiquity and the Middle Ages, Bruxelles 2021]. G. Gorini: B. Callegher, Following the Coins from the Excavations at Khirbet Qumran (1951-1956) and Aïn Feshkha (1956-1958), Göttingen 2024. Necrologi R. G., Guido Crapanzano (1938-2023)3 punti
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Ho trovato questa busta commemorativa sul viaggio del 1978 tra i vari porti italiani...3 punti
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Buonasera, Questa è l'ultima moneta dell'imperatore Costantino entrata nella mia collezione. È un follis per la zecca di Eraclea, un 18 mm per 2,31 grammi. Nel dettaglio, Costantino I il Grande, Augusto 306(310)–337. AE Follis, (327/329), Eraclea, II officina Dritto: CONSTAN-TINVS AVG. Testa diademata rivolta a destra, con il volto rivolto verso l'alto. Rovescio: D N CONSTANTINI MAX AVG attorno a corona d'alloro con VOT XXX; in basso SMHB. RIC 92 La particolarità, sta proprio nella nsolita raffigurazione della testa dell'imperatore, curiosa ente rivolta verso l'alto... Che ne pensate?3 punti
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Buonasera a tutti, ci troviamo a Napoli nel 1835 sono ormai 4 anni che il ritratto di Ferdinando II di Borbone ci sorride con un luccichio dalle argentee Piastre da 120 Grana o 12Carlini come più ci aggrada chiamarle. È una fresca Serata dove dopo il tramonto è piacevole passeggiare e salutare (con un inchino e togliere per un attimo il cappello) le Dame che passeggiano accompagnate. Le voci in piazza parlano del Colera, che ormai ha raggiunto la penisola ma che sembra ancora così lontano. Si parla del più e del meno, ma Raffaele ha un pensiero, non il solo ma quello che in quel momento è il più forte, quello che non lo lascia dormire la notte. L'amore per una Donna. Ottico di professione ma frequentatore dei salotti Partenopei e proprio in occasione di una visita una sera di Settembre del 1835 compone la canzone "Te vojo bene assaje". Nemmeno il tempo di scriverla che viene cantata alla presenza della Signora da un Tenore accompagnato da un coro, la serata andava sempre più riscaldano gli animi e alle due di notte all'ultima strofa ecco che si unisce un secondo coro, sono i popolani che da sotto le finestre intonano le strofe. Inutile dirvi che fu molto commovente per Raffaele una simile partecipazione. La canzone divenne da lì a poco proprietà di tutti i partenopei che la canticchiavano ad ogni angolo di strada. Riporto in aggiunta un contributo web della sempre più presente IA. "Te voglio bene assaje" è una celebre canzone napoletana, scritta da Raffaele Sacco nel 1835. La melodia è attribuita a Gaetano Donizetti, anche se alcuni fonti la attribuiscono a Filippo Campanella o Giuseppe Torrenti. La canzone divenne famosa dopo la sua esibizione alla festa di Piedigrotta nel 1839. Autore e contesto: • Raffaele Sacco, un ottico napoletano, scrisse il testo della canzone, ispirato da una relazione con una donna. • La canzone fu pubblicata nel volume "Cetra Partenopea" con il titolo "Intercalare improvvisato". • Viene considerata la prima canzone napoletana ad essere stata presentata alla festa di Piedigrotta, una celebrazione popolare. Melodia: • L'attribuzione della musica a Gaetano Donizetti è dibattuta, con alcune fonti che suggeriscono Filippo Campanella o Giuseppe Torrenti come possibili autori. • Donizetti si trovava a Napoli nel 1835, in concomitanza con la composizione della canzone, ma nel 1839 era già a Parigi, rendendo incerta la sua paternità. Successo e influenza: • "Te voglio bene assaje" ebbe un grande successo, vendendo più di 180.000 copie e ispirando numerose versioni. • La canzone divenne popolare tra la gente e fu cantata in vari contesti, dai salotti alle strade, e si diffuse rapidamente a Napoli. • Esiste anche una versione modificata della canzone, con un testo sacro, richiesta dal cardinale Riario Sforza. • La canzone è considerata un classico della canzone napoletana e ha ispirato diverse interpretazioni nel corso degli anni. "Te voglio bene assaje" è un esempio significativo della canzone napoletana dell'Ottocento, con una storia affascinante e un'attribuzione musicale ancora oggetto di discussione. Ho trovato citazioni anche in un bel libro digitalizzato disponibile in rete. "Luci e Ombre di Napoli" di Salvatore Di Giacomo. E altre info nel sito web del Prof. Angelo Martino. Saluti Alberto3 punti
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L'ho trovata! 100 franchi del 1955 del Protettorato della Saar😁3 punti
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Non posso che ringraziare l’Autore per aver reso giustizia al maestro delle prove Giuseppe Mannara, caduto nell’oblio per sessant’anni. L’ultimo a far cenno di tale ufficiale di zecca fu Michele Pannuti nel lontano 1964 e grazie a delle ricerche d’archivio ne è stata confermata la sua presenza nell’officina monetaria partenopea. Inoltre, nel Manuale sono state pubblicate per la prima volta i disegni dei progetti dei 5 e 2,5 grana del 1796 descritti – ma non pubblicati – da Carlo Prota su un numero del BCNN. Allego la prima pagina di un documento (ma ve ne sono molti altri) dove è indicato chiaramente il nostro maestro delle prove. Archivio di Stato di Napoli, Ministero delle finanze, fascio 2141.2 punti
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Stamattina in una ciotola di monete a 0,33€ l'una sono riuscito a trovare questa moneta molto interessante... 1 Kyat 1975 della Repubblica Socialista dell'Unione della Birmania 1974-19882 punti
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@Litra68 con piacere. Apriró una discussione in settimana e lo mostrerò senz’altro.2 punti
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E' un problema comune a tutti, e va anche detto che le tecniche d'infinocchiamento sono molto evolute rispetto ai decenni passati, anche perchè oggi si avvalgono di strumenti preziosi come gli stramaledetti social network. Del resto siamo noi stessi (intendo in generale) a non voler rinunciare a queste porcherie pur essendo ormai nota la loro pericolosità.2 punti
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Perche’ mai? e’ una notizia eccellente per il ns mercato dell’arte penalizzato finora da una delle piu’ alte aliquote iva in europa.2 punti
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SAlve,posso fare un'ipotesi stante le condizioni non ottimali e la legenda svanita di cui leggo solo una S:Tetrico 2 con la Spes,imitazione barbarica.altri esperti mi smentiranno2 punti
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"È vero che il valore percepito può variare soggettivamente, ma nel mondo reale esistono parametri oggettivi che ne delimitano la portata. La sua moneta da 200 lire potrà anche avere per lei un valore affettivo o simbolico inestimabile, ma sul mercato numismatico resta, salvo rarissime eccezioni, un oggetto privo di reale interesse economico. Confondere la percezione personale con il valore effettivo è un sofisma che non regge all’analisi razionale." Massimo.2 punti
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