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  1. Carissimi, in queste calme (e calde!) giornate agostane sono felice di condividere per la prima volta con voi un acquisto di diversi mesi fa, che mi ha spinto a fare un approfondimento sul tesoro "della centrale a gas" di Limoges scoperto nel 1926. Sul forum ho notato diverse discussioni volte a raccogliere informazioni sul tesoro in oggetto (ad es. qui IL TESORETTO DI LIMOGES). Spero queste mie righe possano essere utili per tutta l'utenza. La moneta La moneta, acquistata in "retail" presso la francese CGB (Comptoir Général de la Bourse), è un comunissimo denario di Settimio Severo (RIC 150) dal peso di 3.28 gr e dal diametro di 19.5 mm. Al diritto, un ritratto dell'imperatore ancora gradevole, con legenda SEVERUS AUG PART MAX. Al rovescio, la Vittoria alata che sorvola uno scudo posto su un cippo, e la legenda PM TR P VIII COS III PP. Di seguito una foto (credits Cgb.fr). La moneta era messa in vendita insieme a un cartellino identificativo da collezione, di cui vi posto le foto qui di seguito, con catalogazione di Occo (rif. p. 274 linea 8). Era la prima volta che acquistavo una moneta con "pedigree" e, intrigato da questo fatto, mi sono subito messo a cercare notizie sul tesoro. Tuttavia, come altri prima di me, inizialmente non sono riuscito a trovare informazioni rilevanti e di "prima mano". Poi un giorno, consultando il sito "Coin hoards of the Roman Empire" (https://chre.ashmus.ox.ac.uk/reference/1155), mi è apparso il nome di un tale Henri HUGON, che avrebbe scritto un articolo a riguardo nella rivista "BSAHL" del 1927. Facendo ricerche su tale Hugon, mi sono imbattuto nella Société Archéologique et Historique du Limousin (SAHL), di cui tale Hugon faceva parte. Ho finalmente compreso che la B di BSAHL stava per "Bollettino", e sono riuscito a trovare sul sito della Biblioteca Nazionale di Francia, il "Bulletin de la Société" del 1927, in cui figura lo studio di Henri Hugon, che fu incaricato insieme ai Sig.ri Delage e Martinaud di realizzare l'analisi del tesoro. Il Bollettino del 1927 è leggibile e scaricabile al seguente link (https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k6552329x/f66.item). Lo studio sul tesoro va da p. 60 a p. 71. Il tesoretto "della centrale del gas" di Limoges (1926). Di seguito una mia sintesi dello studio realizzato dal Sig. Henry Hugon, pubblicato nel 1927. Il tesoro è stato scoperto il 7 maggio 1926 à Limoges, presso i terreni appartenenti alla Società anonima del gas e dell'elettricità di Lione, proprietaria anche della centrale a gas di Limoges. Durante dei lavori edili, gli operai della Società urtano una giara di tipo "dolium" alta 40 cm, che si rompe e rivela il suo contenuto ossidato. Compreso il contenuto, gli operai presenti (non sappiamo quanti) si riempiono le tasche di denari e disperdono dunque una parte del tesoro (ancora oggi si ignora il numero totale delle monete disperse in quei primi momenti). Alcune monete verranno in seguito recuperate dalla Società in cambio del pagamento di una somma in denaro per il ritrovamento. La cosa interessante è che, per calcolare il peso dell'argento contenuto nei denari (e quantificare l'indennizzo), la Società farà analizzare il metallo contenuto in alcuni denari presi a campione. Questo il risultato: Denario Settimio Severo: AR 48.7% Denario Julia Domna: AR 48.8% Denario Caracalla: AR 47.3% Denario Geta: AR 45.1% Denario Alessandro Severo: AR 37.8% Denario Julia Mamea: AR 36.7% Raccolto l'insieme, la Società incarica la SAHL di realizzare un inventario dettagliato della scoperta. Purtroppo, l'articolo pubblicato nel bollettino non fornisce nel dettaglio le tipologie dei denari trovati, ma soltanto un riassunto del numero di monete e tipologie per imperatore. In totale sono state trovate 6.393 monete, tutti denari d'argento tranne quattro antoniani, che vanno da Antonino Pio a Postumo. I tre personaggi più presenti sono Caracalla (2.126 denari, 16 tipologie di diritto e 72 di rovescio), Settimio Severo (1.453 denari, 6 tipologie di diritto e 55 di rovescio) e Julia Domna (1.031 denari, 5 tipologie di diritto e 28 di rovescio). Ad eccezione di Annia Faustina, è presente tutta la dinastia severiana. Di seguito la tabella riassuntiva. Hugon nell'articolo precisa di aver realizzato un inventario più dettagliato per l'insieme delle tipologie, consegnato alla Società del gas e in duplice 2copia alla SAHL, di cui tuttvia non sono riuscito a trovare traccia in internet. In compenso, Hugon descrive in maniera narrativa alcuni dei pezzi più rari trovati nella giara: alcune monete di Pertinace, Clodio Albino, ma sopratutto un denario "ibrido" (mule?) mai recensito, con al diritto il busto di Settimio Severo e al rovescio il busto e i titoli di Caracalla infante. Data la presenza dei quattro antoniani (1 di Treboniano Gallo, due di Valeriano e uno di Postumo), Hugon ipotizza l'esistenza di almeno un'altra giara andata perduta, contenente le monete più contemporanee di chi ha nascosto il tesoro. Infatti, i lavori di scavo hanno permesso di stabilire che la giara era stata posta in un ampio spazio scavato in una parete di tufo. Un crollo parziale di questa cavità avrebbe permesso a questa giara di denari di non essere vista e quindi di rimanere dov'era. Realizzato lo studio, Hugon accenna che una parte del tesoro fu donata dalla Società a diversi musei d'oltralpe, senza però dare maggiori dettagli. Incrociando queste informazioni con quelle riportate nel seguente articolo del "Corpus des Trésors Monétaires Antiques de la France", p. 76, (https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bd6t5370037z.image) possiamo avere un'idea più dettagliata del numero di monete donate: 324 monete al Museo municipale di Limoges, altrettante al Museo nazionale delle Antichità di Lione e al Museo delle antichità di Parigi. 16 al piccolo Museo di Gueret e 15 alla "Società degli Antiquari di Poitiers". In totale, circa un migliaio di monete furono donate al "pubblico", le restanti sono rimaste alla Società negli uffici centrali di Lione e nella Centrale a gas di Limoges. Non sono riuscito a trovare maggiori informazioni sulle tipologie dei pezzi donati ai musei. Inoltre, non ho trovato notizie sul destino che gli abbia fatto fare la Società del gas: le ha vendute in asta? Le ha distribuite agli azionisti? Sono state tenute dall'Amministratore delegato o dal Direttore della centrale di Limoges come "bonus"? L'insieme di queste ipotesi? Secondo Hugon, la scoperta del tesoro di Limoges ha posto le basi per ridisegnare la storia della regione. Fino a quel momento infatti, nella regione dell'antica Augustoritum (Limoges) non erano stati ritrovati tesori importanti, e questo aveva spinto numerosi studiosi a ipotizzare un declino della città per cause naturali. Hugon nel suo studio ipotizza invece come il tesoro della centrale a gas sia da inquadrare negli anni turbolenti dell'ascesa di Postumo (di cui è stata trovata una singola moneta nel ripostiglio) e della nascita "dell'impero delle Gallie". Due parole vorrei spenderle sul numismatico Henri Hugon, classico erudito di fine Ottocento, che fu chiamato a gestire la classificazione del tesoretto. Alto funzionario pubblico francese, diventa Direttore Generale dell'Agricoltura in Tunisia, all'epoca protettorato francese. In Tunisia, scrive il primo trattato di numismatica del Paese, "Numismatique Beylicale", che diventerà la referenza per le monete dei Bey di Tunisi. In pensione, va a vivere nel limosino dove si dedica interamente alle attività storico-archeologiche della SAHL, di cui diventerà presidente. Mi sembrava giusto rendergli omaggio. I "passaggi" della moneta e l'etichetta da collezione Un altro fatto curioso ma importante riguarda i vari passaggi che la moneta ha effettuato. CGB nel pedigree aveva inserito unicamente la provenienza dal tesoretto di Limoges. Tuttavia, sono riuscito a individuare almeno due altri passaggi: nel 2017, è stata messa all'asta dal sito "La galerie des monnaies .fr" che ha gestito la vendita di un ampio lotto di monete romane per conto della casa d'aste Prado Falques di Marsiglia (Monnaies Romaines LES SÉVÈRES (193-235 après J.-C.). Insieme alla mia moneta, altri 50 pregevoli pezzi provenienti dallo stesso tesoro. La cosa interessante, tuttavia, è che tra queste 51 monete figura anche il denario con al diritto il busto di Settimio Severo e al rovescio il busto di Caracalla infante, considerato un ibrido unico, descritto nello studio di Hugon (vedi sopra) come il pezzo più raro trovato nella giara. Con ragionevole certezza, pensavo poter affermare che questo lotto di monete, (tra cui anche la mia), facesse parte di quelle catagolate da Hugon nel 1926, poi "tenute" dalla Società del gas di Limoges e quindi disperse chissà come. Poi però ho notato che tra le monete esitate, figura un denario di Gordiano Africano, non recensito dallo studio di Hugon: che fosse una delle monete intascate dagli operai e acquistate dal collezionista? Che ci sia stato un errore in sede di inventario da parte di Hugon? Nel frattempo, ho scritto una email al sito "La galerie des monnaies", chiedendo se potessero rivelare maggiori dettagli sulla provenienza del lotto di monete in questione. Vi farò sapere se dovessero mai rispondermi (tentar non nuoce). Alcune delle monete vendute nel dicembre 2017 sono riapparse nel 2018 da CGB, tra cui il denario ibrido/mule con i busti di Settimio Severo e Caracalla, che ha rivenduto nella Live auction del 5 giugno 2018. Nel 2024, la mia moneta insieme ad altre 8 (sempre tutte precedentemente passate da Prado Falques/La galerie des monnaies) è poi riapparsa tale e quale nell'E-Auction 8 di MDC del 9 marzo 2024. CGB ha nuovamente fatto incetta e le ha acquistate tutte e messe in boutique. Cercando in rete, sono riuscito a trovare un'altra etichetta di una moneta proveniente dalla stessa collezione esitata da Prado Falques e poi da MDC (Finally: a type I've wanted for years! - Roman Empire - Numis Forums), e un'altra etichetta del 1914 che potrebbe essere dello stesso collezionista, proprio su questo forum (https://www.lamoneta.it/topic/169001-aureliano-comune-ma-con-pedigree/#comment-2120863), che però non ho ritrovato sul catalogo online "La galerie des monnaies" del 6 dicembre 2017. Considerazioni personali finali Mi sono divertito molto a fare queste richerche. Questo è stato uno dei primi acquisti e mi ha spinto ad approfondire tanti aspetti non prettamente "numismatici" che però mi hanno ugualmente entusiasmato. Credo di aver pagato un po' troppo (200 EUR), soprattutto considerata la tipologia e qualità di conservazione della moneta. Cercando i vari "passaggi" del pezzo ho infatti notato come solamente nel marzo 2024, nell'asta MDC, il prezzo di aggiudicazione fu di soli 50 EUR. Forse i prezzi MDC erano un po' bassi, ma quello che ho pagato trovo sia un tantino alto. In compenso, la moneta mi piace molto e ha una storia particolare da raccontare (oltre alla storia initrinseca della sua coniazione). Spero questo mio (lungo) intervento vi abbia entusiasmato quanto ha entusiasmato me scriverlo. Rimango ovviamente in attesa di commenti, info aggiuntive, considerazioni o critiche. Grazie mille per l'attenzione e un caro saluto a tutti. K
    10 punti
  2. Volevo brevemente ricollegarmi a questa discussione per una recente esperienza personale da riportare. Ho acquistato una moneta in asta Heritage, di basso costo. A parte i diritti d'asta abbastanza sostenuti, la cosa più seccante è stata una spesa per la spedizione di quasi 70 dollari, che rappresentavano quasi il 50% del prezzo della moneta, per non parlare degli oltre 50 euro di spese per il bonifico bancario, una vera e propria rapina. Ma pazienza! La cosa invece interessante, che si ricollega a questa discussione, è stata l'IVA. Onestamente non pensavo che l'aliquota ridotta fosse applicata immediatamente, pertanto ho inviato al corriere e conseguentemente alla dogana la solita dichiarazione che richiedeva un aliquota pari al 10%, unitamente a tutta la documentazione che provava le spese di acquisto (per loro nel valore c'è anche la spedizione e l'assicurazione, purtroppo...). Sorprendentemente, sono stato ricontattato dal corriere, il quale mi ha chiesto di rifare la dichiarazione, chiedendo l'aliquota del 5%, poiché questa è andata a sostituire la precedente del 10%. Pertanto, notizia positiva immagino per tutti, posso dire che anche sulle monete è applicata la nuova aliquota agevolata. Per chi dovesse avere bisogno della bozza del testo della dichiarazione da inviare in dogana, questo è quello che mi è stato fornito dal corriere stesso: "Il sottoscritto (cognome, nome e codice fiscale)__________ con riferimento alla spedizione n. awb____________ Dichiara trattasi di ___________, Dichiara altresi' che tale merce, in quanto avente valore numismatico rientra nell’allegato della tabella prevista dal D.L. n. 95/2025, e' soggetta ad IVA al 5%".
    9 punti
  3. Come anzidetto il Regno è in un periodo di stanca. Ma esistono delle eccezioni, specialmente se ricerchi esemplari oggettivamente di altissima qualità. Ci sono fior di conio e Fior di Conio. Il secondo, cioè quello degno di tale qualità (quello brillante e tagliente) è difficile da trovare, in particolar modo su alcune tipologie e su diversi grandi moduli, come ad esempio lo Scudo “Cinquantenario” o “Quadriga Briosa”. Non parliamo poi se si cercano esemplari con una bella patina SANA e magari anche BELLA, magari con segni di contatto limitati. Ti faccio un esempio pratico. 2 Lire 1911 “Cinquantenario”. Moneta quasi introvabile in Fior di Conio (osserva le maiuscole!). Di solito un fior di conio (osserva le minuscole), si attesta sui 350/500€ (dipende da quanto è bello). Quello che avevo in collezione, lavato, ma molto molto molto bello, ha realizzato 900€ più diritti. https://sima.bidinside.com/it/lot/1556/regno-dtitalia-vittorio-emanuele-iii-/ Un secondo esemplare, sempre della mia collezione, ben patinato, ma meno brillante, ha realizzato 460€ più diritti. https://sima.bidinside.com/it/lot/1557/regno-dtitalia-vittorio-emanuele-iii-/ Al di là del portafogli, quello che più serve, e che raccomando, SEMPRE, è di imparare a valutare da sé la qualità delle monete.
    8 punti
  4. Premesso che sono completamente d’accordo sul fatto che mantenere la privacy sul prezzo d’acquisto sia assolutamente comprensibile, capisco però molto bene anche la motivazione espressa da skuby. Anche io, nelle sezioni nelle quali scrivo abitualmente (preunitarie e Regno) a volte, per aiutare l’utente a essere più consapevole del suo acquisto, mi limito a scrivere un più generico “spero tu non l’abbia pagata troppo…”, proprio per cercare di capire l’eventuale prezzo d’acquisto semmai l’utente decidesse di condividerlo. Aiutare qualcuno meno esperto, a mio parere, significa anche renderlo maggiormente consapevole del “giusto” valore commerciale dell’esemplare acquistato. Come ex collezionista, anche io ho fatto i miei sbagli (anche grandi e importanti). È un percorso quindi che facciamo tutti… Tanto premesso, persino io, nella mia profonda inesperienza di queste tipologie, avevo notato le visibilissime tracce di cancro e i campi ritoccati (soprattutto dietro la testa come accennato da @vitellio, che ringrazio per la sua analisi molto chiara perché mi permette di imparare moltissimo). Sono stati menzionati alcuni prezzi (75, 100 euro) che seppur è stato specificato che sono a titolo di esempio, CREDO volessero esprimere questo stesso mio concetto, ovvero: se l’hai pagata “il giusto” / “non eccessivamente”, non sono quei 20 o 30 euro in più o in meno il problema. Certo, mi rendo conto che vedere non apprezzato il proprio acquisto sia molto sconfortante. Anche a me è capitato. Credo sia capitato a tutti agli inizi… Il fascino storico è indiscutibile e anche io ho apprezzato il tuo post iniziale sotto questo aspetto, ma purtroppo questa passione ci costa anche molti sacrifici, quindi, non “demonizzerei” a prescindere chi, più preparato, cerca, in un modo o nell’altro (cioè con più o meno tatto, ma di certo non con malizia. Siamo tutti diversi, e ognuno può avere il proprio modo di porsi, che può essere più o meno schietto) di capire meglio questo aspetto, sicuramente molto spinoso ma, visti i tempi e i sacrifici che ci sono dietro agli stipendi, molto importante. Non conosco il mercato, men che meno di questa tipologia. Di certo è stato un acquisto rilevante vista la rarità della moneta per cui, @Rufilius, ti inviterei a vedere i pareri “un po ruvidi” sopra espressi in maniera più distaccata, così come la moneta stessa. È vero, da collezionista mi rendo conto che questo sia qualcosa di difficile, ma ti assicuro che è di grande beneficio. Non è una cosa che scrivo solo qui, ma molto spesso lo ribadisco anche nelle sezioni che abitualmente frequento. un cordiale saluto, Fabrizio
    8 punti
  5. @Adelchi66 Ti chiarisco due aspetti fondamentali: Guadagno personale: se davvero il forum fosse legato esclusivamente a un ritorno economico (che, tra l’altro, non sarebbe neppure un reato visto che è comunque un servizio di cui usufruisci), non avresti comunque ragione. In quel caso non vedresti 3 banner, ma 200, con popup e pubblicità invasive su ogni singolo paragrafo del forum, così come accade altrove. La realtà è che qui la pubblicità è ridotta al minimo indispensabile. Servizio reciproco: Che ti piaccia o no, il forum esiste perché qualcuno lo mantiene, lo aggiorna e paga i costi da 25 anni. Ma è vero anche che vive grazie ai contenuti degli utenti e all’impegno gratuito dello staff che lo tiene in ordine. È un insieme di ingranaggi che fanno funzionare una community di queste dimensioni: ben diverso dall'orologio con un solo ingranaggio da te descritto, senza lancette né quadrante. Sono tutte figure indispensabili, se manca la prima il forum chiude, se manca la seconda il forum è vuoto, se manca la terza il forum è anarchia. Non è difficile da comprendere. Donazioni e sostenibilità: tutte le donazioni sono volontarie e nessuno è obbligato a pagare nulla. Tu stesso puoi continuare a usare il forum gratuitamente, come fai dal 2006 “senza mai cacciare una lira”, e potrai anche vantarti di questo risultato. Potrai farlo finché ci sarà la possibilità di pagare i costi. E quei costi, ti piaccia o no, sono sostenuti anche dagli utenti che hanno deciso di contribuire spontaneamente. Non perché sono stupidi, come cerchi di farli passare. Per questo, ti chiedo almeno di rispettare chi sceglie di “investire 5 / 10 € l’anno” (questa è la media delle donazioni degli utenti) per sostenere il forum. Non sono ingenui né vittime di chissà quale arricchimento personale del sottoscritto. Semplicemente questo è il modello che permette al forum di essere online da un quarto di secolo. Se non fosse sostenibile, oggi non saremmo nemmeno qui a discuterne. Ora però basta, non intendo continuare questa discussione con te. Continua pure a mantenere la linea di pensiero del 2006, non mi interessa. Se hai altro da dirmi "per smuovere" le acque (de che?) scrivimi in privato. Questa torna ad essere una segnalazione di problemi tecnici sullo "scrolling da cellulare".
    7 punti
  6. Premessa storica: Il Parco Archeologico di Castelseprio comprende i resti di un castrum sviluppatosi nel V secolo d.C. su preesistenze militari del IV secolo d.C., con la pievana di San Giovanni e gli edifici abitativi e di servizio. Il castrum è circondato da poderose mura di cinta turrite, che difendono anche l’avamposto di fondovalle conosciuto come Monastero di Torba. All’esterno delle mura si trovano il borgo e l’oratorio di Santa Maria foris portas, monumento fra i più singolari e importanti dell’Alto Medioevo per l’eccezionale ciclo pittorico dell’abside orientale. Il territorio di Castelseprio è frequentato dalla pre-protostoria (X-IX/VIII secolo a.C.) alla fine del XVI secolo quando le funzioni pievane del complesso della basilica di S. Giovanni e del suo battistero si estinguono per il generale abbandono del luogo, passando alla vicina chiesa di Carnago. Un’epopea lunga e gloriosa, che ha i suoi epicentri nell’età gota (V/VI secolo), quando Castelseprio diviene un importante castrum del sistema fortificato subalpino, con collegamenti di ampio raggio; in epoca longobarda (fine VI secolo-774) e, in seguito, carolingia, quando diviene il centro giuridico-amministrativo di un ampio territorio. Castelseprio venne distrutto nel 1287 dai Visconti, e successivamente abbandonato definitivamente nel XVI/XVII secolo d.C. Il complesso del castrum e del borgo, assieme ad altre sei località italiane, fa parte del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, iscritto dal 2011 nella lista del Patrimonio Culturale Mondiale. Nota personale: amo il luogo avendoci lavorato nei tempi che furono. La News: Una nuova scoperta potrebbe far luce sulle origini della città Durante la campagna di scavo presso la “casa medievale” gli archeologi hanno fatto una scoperta inaspettata: mai si era trovato un edificio così antico a Castelseprio. Castelseprio era un’antica città dotata di possenti mura, torri, case e chiese. L’insediamento fu distrutto nel 1287 durante la guerra tra i Visconti di Milano e i Della Torre per il controllo del territorio. Prima di quel fatidico anno, l’abitato era il capoluogo del Seprio, un importante distretto territoriale oggi compreso tra l’Alto Milanese e il Varesotto. Sotto i re longobardi aveva raggiunto straordinarie vette di splendore. In un momento storico ancora oggi non chiarito, tra VI e X secolo, un pittore venuto dall’Oriente aveva dipinto i suggestivi e misteriosi affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas, oggi ritenuti un capolavoro dell’arte medievale. A riprova della sua straordinaria importanza, il sito è entrato nel 2011 nella lista dei beni UNESCO e dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Fino a qualche settimana fa pochissimo si sapeva sulla storia più antica di Castelseprio e non era noto il periodo di fondazione della città. La IX campagna di scavi presso la “casa medievale”, conclusa il 25 luglio 2025, ha in parte chiarito questo mistero. Gli archeologi, che avevano trovato nelle precedenti campagne resti di abitazioni di epoca basso medievale, longobarda e gota, infatti, hanno fatto una scoperta inaspettata: hanno portato alla luce i resti di un edificio databile tra IV e V secolo. Si tratta di un rinvenimento molto importante, in quanto sino a oggi in nessun altro scavo del Parco era stata trovata una struttura così antica. Essa permette di affermare che l’insediamento di Castelseprio nacque prima del Medioevo, in un momento in cui ancora l’Impero Romano esisteva. «Siamo lieti di annunciare», afferma il Direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone, «questa fondamentale scoperta, che testimonia come la corretta gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una preziosa e costante attività di studio e ricerca. Le mie più sentite congratulazioni al team di professori e archeologi, veri protagonisti di questa scoperta». «Grazie a questo scavo», sottolinea il Direttore del Parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, «saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento. La scoperta si inserisce all’interno di un articolato panorama di scavi e ricerche che a cadenza annuale vengono condotte dalla Direzione del Parco e vari Atenei. Grazie a queste attività il Parco di Castelseprio sta confermando e arricchendo il suo ruolo come imprescindibile punto di riferimento nel panorama della ricerca archeologica». «Potremmo essere in presenza», aggiunge il Sindaco di Castelseprio Silvano Martelozzo, «di una scoperta molto rilevante, che arricchisce la storia e il valore del Parco Archeologico da sempre principale punto di riferimento culturale del nostro territorio. Auspico che questo ritrovamento possa essere l’inizio di ulteriori campagne di scavo, che permetteranno in un prossimo futuro di comprendere meglio l’illustre passato di Castelseprio». Le ricerche sono ancora in corso e nei prossimi mesi sarà possibile proporre un inquadramento cronologico e un’ipotesi ricostruttiva più precisa di questo edificio. Sin dal mese di agosto la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, attiverà visite guidate aperte al pubblico per consentire di partecipare “in diretta” a questa importante scoperta e al lavoro degli archeologi. Lo scavo della “casa medievale” è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano in regime concessione ministeriale e in partenariato con Direzione regionale musei nazionali Lombardia, Provincia di Varese e Comune di Castelseprio, sotto la direzione del prof. Marco Sannazaro. Vi partecipano personale docente e studenti dell’Università Cattolica e professionisti esterni. Le indagini sono finanziate con fondi messi a disposizione da Università Cattolica, Fondazione comunitaria del Varesotto, i Rotary club Tradate e Busto, Gallarate, Legnano, Regione Lombardia (Avviso cultura 2025; progetto “La Casa medievale: vita nel castrum in età gota”). fonte: https://museilombardia.cultura.gov.it/eventi-musei/i-romani-a-castelseprio/ Castelseprio, gli scavi rivelano resti di un edificio del IV - V secolo. Mai qui una struttura così antica Durante la IX campagna di scavi che si è conclusa il 25 luglio 2025 nel Parco Archeologico di Castelseprio, in provincia di Varese, presso la cosiddetta casa medievale, gli archeologi hanno fatto una scoperta sorprendente: i resti di un edificio databile tra il IV e il V secolo. Fino a oggi, infatti, nel Parco non era mai stata individuata una struttura così antica. Questo rinvenimento permette di affermare che l’origine di Castelseprio risale a un’epoca anteriore al Medioevo, quando l’Impero Romano esisteva ancora. Le indagini degli anni passati avevano portato alla luce tracce di abitazioni di età basso medievale, longobarda e gota, ma mai di un periodo tanto remoto. Le ricerche proseguono e nei prossimi mesi sarà possibile definire una cronologia più precisa e proporre una ricostruzione dell’edificio. Intanto, da agosto, la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia attiverà visite guidate che consentiranno al pubblico di partecipare “in diretta” alle attività degli archeologi e di assistere a questa scoperta di eccezionale rilievo. Castelseprio era un’antica città fortificata, dotata di mura, torri, abitazioni e chiese, distrutta nel 1287 durante la guerra tra i Visconti di Milano e i Della Torre. Prima della sua rovina, l’insediamento era il capoluogo del distretto del Seprio, corrispondente oggi all’area tra l’Alto Milanese e il Varesotto, e aveva raggiunto il massimo splendore sotto i re longobardi. Tra VI e X secolo, un pittore proveniente dall’Oriente affrescò la chiesa di Santa Maria foris portas, creando un capolavoro dell’arte medievale riconosciuto nel 2011 dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Lo scavo della “casa medievale” è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano con concessione ministeriale, in collaborazione con la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, la Provincia di Varese e il Comune di Castelseprio, sotto la direzione del professor Marco Sannazaro. Hanno preso parte all’impresa docenti, studenti dell’Università Cattolica e professionisti esterni, con il sostegno finanziario dell’Università Cattolica, della Fondazione comunitaria del Varesotto, dei Rotary club Tradate e Busto, Gallarate, Legnano e della Regione Lombardia (Avviso cultura 2025, progetto “La Casa medievale: vita nel castrum in età gota”). “Siamo lieti di annunciare”, ha affermato il Direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone, “questa fondamentale scoperta, che testimonia come la corretta gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una preziosa e costante attività di studio e ricerca. Le mie più sentite congratulazioni al team di professori e archeologi, veri protagonisti di questa scoperta”. “Grazie a questo scavo”, ha sottolineato il Direttore del Parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, “saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento. La scoperta si inserisce all’interno di un articolato panorama di scavi e ricerche che a cadenza annuale vengono condotte dalla Direzione del Parco e vari Atenei. Grazie a queste attività il Parco di Castelseprio sta confermando e arricchendo il suo ruolo come imprescindibile punto di riferimento nel panorama della ricerca archeologica”. “Potremmo essere in presenza”, ha aggiunto il Sindaco di Castelseprio Silvano Martelozzo, “di una scoperta molto rilevante, che arricchisce la storia e il valore del Parco Archeologico da sempre principale punto di riferimento culturale del nostro territorio. Auspico che questo ritrovamento possa essere l’inizio di ulteriori campagne di scavo, che permetteranno in un prossimo futuro di comprendere meglio l’illustre passato di Castelseprio”. Castelseprio, gli scavi rivelano resti di un edificio del IV - V secolo. Mai qui una struttura così antica Fonte: https://www.finestresullarte.info/archeologia/castelseprio-rinvenuti-resti-di-edificio-databile-tra-iv-e-v-secolo Castelseprio (sito Unesco), sotto la casa medievale spunta la città romana: «Scoperta sorprendente» di Andrea Camurani I nuovi scavi riscrivono la storia di uno dei quattro siti Unesco in provincia di Varese. Il sindaco: «Si apre un nuovo capitolo, anche se c’è ancora molto da scavare e probabilmente da scoprire» Una scoperta definita «sorprendente» dagli stessi archeologi che hanno trovato resti di un insediamento romano databile fra il IV e il V secolo a Castelseprio, in provincia di Varese, centro divenuto nel 2011 «patrimonio dell’umanità», cioè uno dei ben quattro siti Unesco che si trovano nella provincia di Varese (gli altri sono Sacro Monte, Isolino Virginia e comprensorio paleontologico del Monte San Giorgio) considerato fra i più importanti al mondo di epoca altomedievale. Una sorta di «porta» temporale si è aperta sotto gli scavi della «casa medievale»: a fine luglio si è conclusa la nona campagna archeologica e gli studiosi — che avevano già trovato resti di abitazioni di epoca basso medievale, longobarda e gota — hanno portato alla luce vestigia romane. Oggi Castelseprio è un paese di 1.300 abitanti, ma secoli fa era un’antica città fortificata distrutta nel 1287 su ordine dell’arcivescovo Ottone Visconti durante la sanguinosa guerra tra i Visconti e i Della Torre per il controllo del territorio. Prima di quell’anno l’abitato era il capoluogo del Seprio importante distretto territoriale e di culto oggi compreso tra l’Alto Milanese e il Varesotto. Sotto i re longobardi aveva raggiunto straordinarie vette di splendore. In un momento storico ancora non chiarito, tra VI e X secolo, un pittore venuto dall’Oriente aveva dipinto i suggestivi e misteriosi affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas, oggi ritenuti un capolavoro dell’arte medievale. Le ricerche sono ancora in corso e nei prossimi mesi sarà possibile proporre un inquadramento cronologico e un’ipotesi ricostruttiva più precisa dell’edificio scoperto ma già da questo mese la direzione regionale Musei nazionali Lombardia ha attivato visite guidate aperte al pubblico per consentire di partecipare «in diretta» a questa importante scoperta e al lavoro degli archeologi. La scoperta retrodata le origini del sito Lo scavo della «casa medievale» è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano in regime di concessione ministeriale e in partenariato con Direzione regionale musei nazionali Lombardia, Provincia di Varese e Comune di Castelseprio, sotto la direzione del professor Marco Sannazaro (partecipano docenti e studenti della Cattolica, e professionisti esterni). «Una scoperta fondamentale che testimonia come la gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una costante attività di studio e ricerca», spiega il direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone. Secondo il direttore del parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, «grazie a questo scavo saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento». Ma come l’hanno presa i residenti? Si sentono forse un po’ più romani che goti? Sorride il sindaco Silvano Martelozzo: «La scoperta è molto importante sul piano culturale: si apre un nuovo capitolo, anche se c’è ancora molto da scavare, e probabilmente da scoprire. Ci attendiamo un possibile risvolto anche sul versante turistico». fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_agosto_17/castelseprio-sito-unesco-sotto-la-casa-medievale-spunta-la-citta-romana-scoperta-sorprendente-86b70058-f368-426a-bb72-bf4fa3799xlk.shtml
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  7. Moneta effettivamente slabbata MS63. Anche se c'è da dire che la luce della foto effettivamente non sia il massimo, a me non da una piacevole sensazione di altissima qualità. Nel granding americano gli avrei dato un 62. Forse sarà per il conio un po usurato, la superficie del modellato e i dettagli mi sembrano impastati. Per il rovescio su questa moneta osservo sempre la parte posteriore e il dorso del cavallo in primo piano. Con tutti i dubbi che la foto oggettivamente comporta, non mi trasmette una sensazione di metallo "untouched". Per confronto allego una moneta in FdC. (ex Negrini 38, ex listino Mazzarino). Anche se la foto non è in altissima conservazione è tuttavia sufficiente per poterne apprezzare la bellezza dell'esemplare. I dettagli sopra citati in questo esemplare sono non solo meglio definiti, ma soprattutto presentano una pulizia nel modellato, nei campi e in generale nel metallo, molto piacevoli. Confrontate la zona del cavallo sopra citata come qui appaia più fresca, più "pulita". Certamente l’esemplare in oggetto rimane una moneta gradevole, ma secondo me non è da farci "follie". La patina non mi convince pienamente. Occhio al ciglio, qualche tacchetta ce l'ha. Ciao, si, questi dettagli sono coniati "quasi evanescenti" per capirci. Ti allego un ritaglio in alta risoluzione di un esemplare in alta qualità dove puoi osservare il rilievo "un po meglio". Mi spiace fare sempre il guastafeste e smorzare l'entusiamo. Ma la "bava di conio", molto spesso chiamata in causa, non è questa. Se proprio vogliamo chiamarla così, questa dovrebbe essere un sottilissimo bavero di metallo, molto “tagliente”, ma che per la sua sottigliezza spezza come appena tocca qualcosa. Quello che si vede nella foto non è altro che un normale esubero di metallo scaturito all'atto della battitura della pressa. Lo troviamo anche in esemplari in bassa conservazione. Allego delle foto prese da ebay per rendere l'idea. Il modo migliore per constatare l'altissima conservazione rimane sempre la brillantezza del metallo e la "pulizia" del modellato. Problemi di coniazione (come debolezze di conio, riscontrabili in queste tipologie) potrebbero falsare la regolarità di dettagli e rilievi; per questo motivo non è mai consigliabile giudicare la conservazione unicamente su questi parametri
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  8. @Adelchi66 Il problema è che si parla di cose che non si conoscono. Sai quanto costa mantenere 300gb di dati con picchi di traffico di migliaia utenti connessi? Sai quanto costano le licenze? Le VPS per i backup? No credo proprio di no. 3 banner, perché di questo parliamo, non possono essere definiti "decadenza", i banner sono sul corriere della sera, su repubblica, sull'ansa... Poi c'è modo è modo cosa? Ogni qual volta che c'è stato un problema questo è stato risolto o se non sono riuscito a risolverlo, come nel caso della pubblicità redirect, ho rimosso i banner. Sono 25 anni che questo forum è concesso a titolo gratuito e non si regge con lo spirito santo, ma con qualche banner e qualche donazione. In pratica, per chiarire meglio il concetto, sono 25 anni che qualcuno paga per te, quindi ringrazia quei pochi banner e tutti i supporter che hanno tirato fuori l'aes signatum. Persone che hanno capito cosa significa "autofinanziamento" e soprattutto non l'hanno scambiata per decadenza. ======== ======== Tornando agli utenti collaborativi, questo problema di scroll si presenta solo su telefoni android o tra voi con il problema c'è anche qualche iphone?
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  9. Qualche incongruenza stilistica e formale c’è: mancano il fusto dell’insegna a sinistra e manca la linea al di sopra del COS e non sono spiegabili con una occlusione di conio o con una elisione dei due particolari per via delle perfette condizioni dei relativi campi , quindi non c’erano all’origine…. Il che farebbe pensare ad una imitazione non ben compresa della rappresentazione del rovescio. Anche il ritratto ha le sue stranezze, senza considerare i 10 anni tra il rovescio censito di settimio e il dritto di Lucilla… potrebbe essere un mule tardivo, ma sarei più propenso per un altro mule falso , come diversi altri apparsi negli ultimi tempi , fatto per spillare un po’ di soldi a qualche collezionista in cerca del pezzo esclusivo .
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  10. Un lungo litorale con imponente scoglio sormontato da torre aragonese, fino verso inizio 1900 una isola, poi da decenni spiaggiata nell' arenile e circondata, stagionalmente, da lunghe, ordinate file di ombrelloni . Una vecchia, piccola città rivierasca della Calabria tirrenica : ad oggi, da 55 anni, luogo delle mie vacanze estive .
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  11. Quando si postano le proprie monete chiedendone un parere ci si espone inevitabilmente ai commenti degli altri utenti che possono essere positivi oppure negativi. Ad alcuni occorre sapere il valore economico per esprimere un giudizio, ad altri è sufficiente lo stato di conservazione. Non c'è nulla di male in tutto questo e non si può pretendere sempre il "bello", "ottimo acquisto", "complimenti" perché non funziona così. Io trovo questo sesterzio interessante nella rappresentazione al rovescio ma molto lavorato e oltretutto affetto da possibili focolai di cancro del bronzo. Non lo comprerei nemmeno per 100 euro, perché nel prezzo sono inclusi anche i problemi, poco importa se viene da un venditore professionale.
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  12. Buonasera...giusto per risollevare questa "discussione/carrellata" di monete napoletane...vi propongo questa...patina marrone-blu bella antica...qualche traccia di malachite, ma un 3 grana con un bel pò di dignità. Dignità nonostante le debolezze e le fratture di conio...ma trattasi di moneta rara, e mio avviso tutto sommato ben conservata. Parlavo con alcuni amici, di come provvederò a metterla in bagno con olio di vaselina puro e cercherò di togliere quelle intrusioni di malachite...per il resto un 3 grana ◇rombo...in questo caso spostato verso l'alto, rami senza bacche, punto di compasso bello evidente e come dicevo fratture di conio che a memoria ho visto solo su un altro esemplare esitato da Ranieri, molto più bello di questo ma con il secondo 1 di 1810 rotto come questo... a memoria ricordo solo questi due ... già il rombetto dopo GRANA nei cataloghi la fa r2...ma da collezionista scrivo che sono più comuni i rombi allineati con GRANA e quelli posti dopo date con le cifre cicciotte... a voi la moneta... leggerò e guarderò volentieri foto di altri esemplari uguali p.s. la posterò anche nella mia discussione "maniacale" ...noche
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  13. IL PRIMO TRIUMVIRATO I Romani, benché fossero una società guerriera, svilupparono una teoria del bellum iustum, cioè della “guerra conforme al diritto “; sappiamo infatti da Cicerone che un bellum era considerato “iniustum … atque inpium” ( “contrario al diritto e al volere degli dei”) se iniziato senza giusta causa (ad esempio, respingere un’invasione, difendere popoli alleati o vendicare l’uccisione di cittadini) o comunque senza aver preventivamente tentato, tramite ambasciatori, una conciliazione pacifica[1]. Sebbene sia oggi evidente che le regole del bellum iustum siano state spesso applicate con ipocrisia e che la spinta espansionistica di Roma sia stata alimentata da vere guerre di annessione, scatenate per motivi pretestuosi, il fatto stesso che in un’epoca così remota i Romani abbiano elaborato una dottrina giuridica tesa a limitare i conflitti, dichiarando contrarî al volere divino quelli scatenati per mera volontà di dominio[2], costituisce un grande merito per la loro cultura. Nel 62 a.C. Gaio Giulio Cesare, trovandosi a Gades (odierna Cadice) durante l’anno della sua pretura[3], vide una statua di Alessandro Magno e scoppiò in lacrime, frustrato del fatto che - pur avendo superato l’età del grande condottiero macedone - non avesse compiuto alcuna impresa gloriosa: egli aspirava dunque alla fama, ma sapeva di poter solo sperare che, prima o poi, gli si presentasse l’occasione di combattere un bellum iustum. __________________ Nel 60 a.C. Cesare, saputo che Pompeo, deluso dal Senato, cercava di stipulare un’alleanza politica con Crasso, si propose da mediatore. I tre allora raggiunsero un accordo passato alla storia come “primo triumvirato” (anche se aveva la natura di un mero patto fra privati): Pompeo, con la sua fama, e Crasso, con le sue ricchezze, avrebbero sostenuto la candidatura di Cesare al consolato per il 59; in cambio egli, dopo l’elezione, avrebbe promosso leggi per ottenere quanto agognato dai suoi due alleati, ossia l’assegnazione di terre ai veterani di Pompeo e riforme economiche favorevoli all’ordo equestris (il ceto dei cavalieri; di fatto, in termini moderni, la borghesia commerciale). A margine, per rinforzare l’alleanza, Pompeo sposò Giulia, unica figlia di Cesare. Il patto ebbe successo: Cesare assunse il consolato nel 59 e promosse un programma di riforme rivoluzionario, aiutando non solo i veterani e i cavalieri, ma anche i cittadini più poveri. Una delle leggi del 59 incaricò Cesare stesso di governare per i 5 anni successivi (dal 58 a.C. al 54 compreso), come proconsole, le province della Gallia Cisalpina e dell'Illirico, presidiate da tre legioni; fu poi aggiunta la provincia della Gallia Narbonense (il cui governatore era deceduto), ove era presente un’ulteriore legione, la X[4]. Cesare era un signorino: amava vestire alla moda, passava ore ad acconciarsi e a curare la propria immagine, si dedicava alla vita mondana ed era noto perché aveva molte relazioni amorose (fra cui, come s’è detto, quella con Servilia), alcune delle quali - si mormorava - omosessuali; pertanto, quando in Senato dichiarò che avrebbe compiuto grandi imprese militari, un suo detrattore rispose: “Non sarà facile, per una donna”. Clodio aspirava candidarsi a tribuno della plebe, ma come patrizio non poteva e aveva allora deciso di farsi adottare da un plebeo. La rinuncia allo status patrizio, quasi assurda per la mentalità dell’epoca, aveva implicazioni di natura religiosa (molte funzioni cultuali erano riservate ai soli patrizî), per cui occorreva il preventivo assenso del pontifex maximus; glie lo diede nel 59 lo stesso Cesare (che era stato eletto al sommo sacerdozio nel 63, alla morte del balbuziente Metello). I due divennero così alleati politici, malgrado i dissapori causati dalla vicenda di Pompea, e Clodio fu eletto tribuno per il 58. __________________ Agli inizi del 58 a C., prima di lasciare Roma, Cesare volle assicurarsi che i maggiori esponenti degli optimates fossero allontanati dall’Urbe, onde evitare che approfittassero per esautorarlo dal comando (com’era successo a Silla e Lucullo). Il suo più intransigente avversario politico era Marco Porcio Catone, ed era un avversario scomodo: assolutamente onesto, privo di vizî, incorruttibile, imparziale e non ricattabile, voleva incarnare con inflessibilità e intransigenza le antiche virtù romane e si ispirava al nonno, il celeberrimo Censore, passato alla storia per il carattere severo, l’austero moralismo e le battaglie contro il lusso e il decadimento dei costumi. Cesare ottenne che il Senato lo inviasse a Cipro, quale primo governatore della neonata provincia e Catone, che era fratello uterino di Servilia, portò con sé il nipote Bruto (che nel frattempo si era fatto adottare da un altro parente di cui noi nulla sappiamo e, pertanto, aveva mutato il nome da Marco Giunio Bruto a Quinto Servilio Cepione Bruto[5]), una persona volubile e travagliata, amante della filosofia, della poesia e dell’arte, che subiva l’influenza e le pressioni dell’inflessibile zio senza, tuttavia, averne lo spessore morale. Clodio provvide invece a far allontanare un altro importante esponente degli optimates, Cicerone (di cui si considerava nemico personale): fece infatti approvare un plebiscito che lo condannava all’esilio. __________________ Nel 58 a.C. tornò a Roma vittorioso e assunse la carica di edile curule Marco Emilio Scauro, che era aveva combattuto in Oriente con Pompeo[6]. Nel 62 il Senato, malgrado la sua giovane età (aveva solo 20 anni), lo aveva incaricato di fermare Areta III, re di Nabatea, che aveva invaso la Giudea, regno vassallo di Roma; Scauro aveva condotto una campagna militare fulminea, sbarcando ad Alessandria, ponendo l’assedio Petra, capitale del regno nemico e accettando la resa di Areta solo dopo che aveva pagato un riscatto di 40 talenti. La sua impresa fu quindi celebrata su un particolarissimo denario di quell’anno, RRC 422/1. Si tratta di una moneta ricca di iscrizioni[7]: quelle del dritto ci informano che fu emessa dagli edili curuli (fatto eccezionale) su autorizzazione del Senato (EX S.C) per commemorare la sconfitta di Areta (REX ARETAS, raffigurato in ginocchio, a fianco del suo cammello, mentre offre un ramoscello d'ulivo) a opera di Scauro (M. SCAVR, AED CVR). Al rovescio invece l’altro edile curule, Publio Plauzio Hypseo (P. HVPSAEVS, AED. CVR) celebra la conquista di Priverno (PREIVER CAPTVM) compiuta nella seconda metà del IV secolo a.C. da un suo antenato, il console Gaio Plauzio Hypseo (C. HVPSAE. COS). La particolarità di questa emissione non è solo nella complessità grafica, ma anche nel fatto che segna un ulteriore passo avanti nella lunga evoluzione dell’iconografia monetale romana: per la prima volta, infatti, non viene più raffigurato un evento passato, allegoria di fatti contemporanei (come nel caso di Ulisse o di Marsia), né una rappresentazione genericamente allusiva al presente (come nel caso del trionfo di Mario e della statua equestre di Silla), ma direttamente un evento contemporaneo, con tanto di didascalia (REX ARETAS): si tratta di una piccola rivoluzione. La fine di Scauro sarà ingloriosa: pretore nel 56 a.C., poi governatore della Sardegna, accusato di estorsione (de repetundis) nel 54 si salverà solo grazie alla difesa di Cicerone; nuovamente accusato di brogli elettorali nel 53, sarà invece condannato ed esiliato. I rotoli del Mar Morto fanno cenno alla sua morte. __________________ Il 28 marzo del 58 a.C., mentre ancora era a Roma, Cesare venne a sapere che 370.000 Elvezi[8], di cui 90.000 soldati, lasciate le loro terre si dirigevano verso la Gallia Narbonense; era praticamente sicuro che l’avrebbero razziata. Si compì allora di nuovo l’incredibile trasformazione già manifestatasi con Silla e Lucullo: il nobilotto romano amante del lusso, dell’ozio e della vita dissoluta cambiò pelle repentinamente, dimostrandosi un soldato capace, coriaceo, determinato e coraggioso. Da allora e per tutti i 14 anni successivi Cesare, la “donna” ritenuta incapace di affrontare il pericolo, insieme ai suoi soldati avrebbe marciato a piedi, sopportato il gelo, dormito sul terreno nudo, mangiato radici selvatiche e combattuto in prima fila. Il proconsole lasciò Roma con la massima urgenza e dopo soli 5 giorni (tempo impensabilmente breve per l’epoca, sintomo di galoppate sfrenate) fu in Gallia Narbonense, ove fronteggiò gli Elvezi con la sola X legione; sopraggiunte infine le altre tre legioni a sua disposizione, li sconfisse in battaglia e li costrinse a tornare nelle loro terre d’origine. Stupiti da questa inaspettata vittoria, gli stessi Galli gli chiesero di ricacciare un altro invasore, i Germani del re Ariovisto, che aveva occupato il nord della Gallia. Cesare capì che era la sua tanto attesa occasione di combattere un bellum iustum; inviò due ambascerie al re, ma quegli rispose che i Romani non dovevano intromettersi e che le minacce di Cesare non lo spaventavano, perché “nessuno aveva combattuto contro Ariovisto senza subire una disfatta. Attaccasse pure quando voleva: si sarebbe reso conto del valore degli invitti Germani”; inoltre, “se era Cesare a volere qualcosa, toccava a lui andare da Ariovisto”. I legionarî avvertirono Cesare che non avrebbero accettato di combattere contro i Germani, descritti come guerrieri possenti, di statura imponente e ferocia impareggiabile; Cesare non si scompose: ribattè che se così era, avrebbe marciato contro di loro con la sola X legione, che era la più valorosa. Questa dichiarazione colse di sorpresa tutti i soldati: inorgogliti, i legionarî della X non osarono contraddirlo; umiliati, quelli delle altre legioni si dissero altrettanto pronti a combattere. Il proconsole accettò l’invito di Ariovisto e si recò a parlargli scortato solo da un manipolo di legionari della X che, per l’occasione, furono fatti montare a cavallo; da allora, la legione fu soprannominata Equestris e passò alla storia come la preferita di Cesare. I colloqui tuttavia fallirono e si giunse a battaglia: fu una vittoria schiacciante dei Romani, grazie anche a un tempestivo intervento della cavalleria comandata dal giovane Publio Licinio Crasso, figlio del triumviro. Il vittorioso intervento contro i Germani rese Cesare, di fatto, il protettore della Gallia: era il primo passo per diventarne il conquistatore. Lasciò le legioni[9] sparse sul territorio e sconfisse, una per volta, le popolazioni che, avendo capito il pericolo di perdere la propria libertà, gli si ribellarono contro, soprattutto, i Belgi (nel 57 a.C.) e i Veneti, tribù dell’attuale Bretagna (nel 56). Questi ultimi in particolare, popolo di marinai, furono sconfitti grazie a una serie di battaglie navali brillantemente condotte da un altro validissimo generale di Cesare, Decimo Giunio Bruto Albino (non imparentato, malgrado il nome, con Bruto figlio di Servilia). Memore delle accuse rivolte a Lucullo di portare avanti la guerra senza motivo, Cesare inviò periodicamente al Senato sintetici e obiettivi “resoconti sull’andamento della guerra in Gallia”, commentarii de bello Gallico: scritti con stile asciutto e lineare, venivano letti in pubblico e finirono per essere apprezzati e attesi dal popolo, appassionatosi al racconto di quegli avvenimenti in terre lontane e selvagge. I commentarii saranno poi raccolti in un unico libro che diverrà uno dei testi più famosi della letteratura occidentale, il De Bello Gallico. __________________ Durante l’anno in cui fu tribuno, Clodio promosse molte leggi tese a limitare il potere del Senato, a vantaggio delle assemblee popolari. Nel 57 a.C., terminata la carica, per evitare che l'aristocrazia senatoria facesse invalidare le sue riforme raccolse attorno a sé una banda di violenti facinorosi, con cui scatenò numerosi disordini facendo insorgere, nell'Urbe, un clima di terrore e violenza. Gli si oppose allora un tribuno della plebe di quell’anno, Tito Annio Milone, suo acerrimo nemico e vicino alle posizioni degli optimates, che organizzò un’altra banda armata per contrastare, con altrettanta violenza e spregiudicatezza, quella di Clodio. Nel frattempo Pompeo si crucciava del rischio di essere messo in ombra dalle grandi imprese belliche di Cesare; non essendo capace di costruirsi un base politica propria si riavvicinò agli optimates e al Senato. Grazie al suo appoggio passò una legge che consentiva il ritorno di Cicerone dall'esilio; l'oratore sbarcò a Brindisi il 5 agosto del 57 e trovò ad accoglierlo, oltre ad amici e familiari, la sua adorata figlia Tullia (da lui affettuosamente chiamata Tulliola) che, quel giorno, festeggiava il compleanno. Alla fine del 57 una grave emergenza colpì Roma: dalle importazioni non giungeva più grano sufficiente a sfamare il popolo. Gli optimates diedero la colpa a Clodio: infatti una sua lex frumentaria aveva reso del tutto gratuite le distribuzioni di grano ai poveri[10] (che sino allora, e dal tempo dei Gracchi, erano state fatte a prezzo calmierato) e si affermò che ne era conseguita una crescita incontrollata della domanda; per converso, i populares sostennero che la penuria fosse stata creata ad arte dai loro avversari, per sabotare proprio la legge in questione. Sull’orlo di nuovi scontri di piazza, il Senato incaricò Pompeo di risolvere il problema, affidandogli per 5 anni la cura annonae (ossia la gestione degli approvvigionamenti). Il triumviro si dedicò all’incarico con la passione e la competenza che gli erano proprie: girò personalmente i mercati di frumento del Mediterraneo facendo affluire a Roma grandi quantità di grano; divenne famosa l’occasione in cui, salito a bordo di una nave mercantile e pretendendo che salpasse malgrado una bufera in arrivo, spiegò al capitano che “navigare necesse est, vivere non est necesse”. __________________ In quegli anni, probabilmente nel 56 a.C., fu triumviro monetale Fausto Silla, figlio del defunto dittatore. Egli emise un denario, RRC 426/1, che celebra l’azione con cui il padre era riuscito a farsi consegnare l’infido Giugurta: al rovescio è infatti raffigurato Bocco, in ginocchio, che offre un ramo d’ulivo a Silla (identificato dalla didascalia FELIX), mentre lo stesso Giugurta giace, in ginocchio anch’egli, con le mani legate dietro la schiena, in segno di impotenza dinanzi al potere di Roma. Sappiamo che la medesima scena fu scolpita su un bassorilievo d’oro che Bocco inviò a Roma (e Silla offrì al popolo, con una cerimonia al Campidoglio che fece infuriare Mario) ed era impressa sul sigillo personale dello stesso Silla. Al dritto della moneta è invece raffigurata Venere, dea prediletta dal dittatore. __________________ Nel 56 a.C., conclusa la campagna contro i Veneti, Cesare tornò in Italia e incontrò gli altri triumviri a Lucca, con l’intento di confermare e rinsaldare l’alleanza stipulata quattro anni priva. Fu allora deciso che Crasso e Pompeo si sarebbero ricandidati al consolato per il 55 e Cesare li avrebbe aiutati, mandando a votare un gran numero dei suoi soldati; terminato il consolato Pompeo avrebbe assunto il governatorato delle colonie iberiche, Crasso invece della Siria, da cui voleva lanciare una campagna militare contro i Parti. A Cesare, invece, sarebbe stato rinnovato per altri 5 anni il mandato nelle Gallie. L’accordo funzionò e Pompeo e Crasso furono eletti consoli. Pompeo ne approfittò per inaugurare un’opera pubblica assolutamente grandiosa, da lui stesso voluta, finanziata e avviata 6 anni prima. Occorre premettere, al riguardo, che a Roma gli spettacoli teatrali erano molto amati ma il Senato aveva vietato di realizzare teatri in muratura, temendo che diventassero un covo di sediziosi; ogni anno, pertanto, venivano costruite e poi smontate strutture provvisorie in legno. Pompeo ideò uno stratagemma: fece costruire un tempio dedicato a Venere Vincitrice, sopra a un’immensa scalinata di pianta semicircolare; scalinata talmente ampia che, sui suoi gradini, potevano sedersi 40.000 cittadini, rivolti verso la base. La scalinata andò così a costituire, di fatto, il primo teatro in muratura dell’Urbe, il Teatro di Pompeo, di cui l’odierna Via di Grotta Pinta ripete il tracciato semicircolare. Ma non era finito: davanti alla scalinata-teatro si estendeva un grande giardino rettangolare, ornato di statue e circondato da un porticato che arrivava sino all’attuale Largo Argentina; qui si ergeva un sontuoso edificio destinato a ospitare le riunioni del Senato, la Curia di Pompeo, al cui interno campeggiava una grande statua di Pompeo stesso che reggeva il globo (gesto che simboleggiava il dominio sul mondo). __________________ Nel 55 a.C. fu emessa un’ingente quantità di denarî, stimata in 19 milioni di pezzi, molti dei quali peraltro riportavano la legenda S.C., indicatrice di emissioni straordinarie, ordinate dal Senato. Si ritiene che questa grande emissione sia stata fatta per pagare gli approvvigionamenti eccezionali di grano, che Pompeo, sempre attento nell’espletamento della cura annonae, stava facendo affluire a Roma. Una di esse, RRC 427/2, è firmata da Gaio Memmio (probabilmente, il figlio della sorella di Pompeo Magno) e reca, al dritto, il ritratto di un anziano barbuto con lo sguardo solenne, che la didascalia identifica in QVIRINVS. Si tratta quindi di Quirino, antichissimo dio sabino; secondo Bernoulli (ma Crawford non concorda) sarebbe qui rappresentata la statua di Romolo (al quale fu, in epoca tarda, associato il dio Quirino: “Romulum quem quidam eundem esse Quirinum putant” riferisce Cicerone) che, secondo le fonti, esisteva al Campidoglio. Al rovescio è invece rappresentata Cerere e la legenda ricorda che i primi giochi dedicati alla dea furono indetti da un Memmio, edile curule, antenato del monetale: MEMMIVS AED. CERIALIA PREIMVS FECIT. Altro denario interessante del 55 a.C. è RRC 428/3, firmato da tale Quinto Cassio, che raffigura al dritto il ritratto di un giovane con lo scettro sulla spalla e al rovescio l’aquila ad ali spiegate, con il fulmine negli artigli, affiancata da un lituo e un vaso sacrificale. Come ha osservato Amisano, sono questi gli elementi potenza militare di Roma: l’esercito (l’aquila, simbolo delle legioni e del favore a esse accordato da Giove), la potenza delle armi (il fulmine, strumento di Giove), l’attività augurale con cui il comandante accertava il favore degli dei (il lituo), la religiosità delle truppe (il vaso), la disciplina (lo scettro) e la scelta del caso favorevole (il Bonus Eventus, in cui egli identifica il ritratto al dritto; Crawford ritiene invece che sia il Genius Populi Romani). Terza moneta di interesse, è il denario RRC 430/1, che raffigura Venere al dritto e un cavaliere in armatura al rovescio. Reca la legenda S.C ed è firmata, al retro, da P. CRASSVS. M. F, ossia il giovane e valoroso comandante di cavalleria, figlio del triumviro, artefice della storica vittoria su Ariovisto. _____________________ Nel frattempo in Gallia continuavano i combattimenti. Nel 55 a.C. altri popoli germanici vi penetrarono, ma Cesare fu rapido nel fronteggiarli e, quando essi si rifiutarono di ritirarsi, ne fece grande strage attaccandoli a tradimento; ordinò poi alle legioni di costruire un ponte di legno sul Reno, vera meraviglia di ingegneria campale (il fiume è largo più di 500 metri), e condusse una spedizione punitiva in Germania, al termine della quale il ponte fu smontato. Decise allora di spingersi ove nessun Romano aveva mai messo piede, nella misteriosa isola di Britannia, con il pretesto che i suoi abitanti avevano aiutato le ribellioni dei Galli; fece costruire ottanta navi e, con esse, portò due legioni nell’attuale penisola del Kent. L’esercito dei Britanni tuttavia li aspettava sulla costa e i legionari avevano timore a sbarcare; li convinse l’aquilifero della X che si buttò in acqua gridando “Desilite, commilitones, nisi vultis aquilam hostibus prodere”[11] ( “Sbarcate, commilitoni, se non volete abbandonare l’aquila ai nemici”). I Britanni furono ripetutamente sconfitti e siglarono un trattato di pace; pago del risultato ottenuto, Cesare tornò in Gallia. A Roma la narrazione delle spedizioni e delle vittorie conseguite in Germania e, soprattutto, nella lontana e misteriosa Britannia suscitarono grande scalpore; fu infatti, per l’epoca, uno sforzo organizzativo, militare e tecnologico impressionante. Catone invece (che era tornato a Roma) rimase sconcertato dalla notizia della strage dei Germani e propose per Cesare una punizione severissima, ma il Senato, al contrario, decretò a suo favore un ringraziamento pubblico. Nel 54 a.C. giunse in Gallia anche il figlio di una cugina di secondo grado di Cesare, Marco Antonio. Orfano di padre aveva trascorso la gioventù in povertà e dissolutezza, ma nel 57 in Siria aveva dimostrando non comuni capacità militari; Cesare lo aveva allora chiamato alle sue dipendenze e il giovane dimostrò subito grandi doti di coraggio, abilità tattica e aggressività in battaglia. Quello stesso anno Cesare decise di tornare in Britannia, dato che gli abitanti dell’isola avevano tradito il trattato di pace. Questa volta si mosse con ben 800 navi e 5 legioni; fu attaccato dai Britanni del re Cassivellauno, li sconfisse in due diverse battaglie e decise di portare la guerra nell’entroterra nemico, con un attacco fulmineo al di là del Tamigi. Cassivellauno si arrese, accettando di inviare periodicamente a Roma un tributo e degli ostaggi; Cesare di nuovo tornò in Gallia ma lasciò sull’isola una rete di alleanze che sarà sfruttata un secolo dopo dagli eserciti dell’impero, quando torneranno per conquistarla definitivamente. __________________ Nel 54 a.C. Bruto, tornato da Cipro, fu triumviro monetale ed emise il denario RRC 433/2, che raffigura i due grandi tirannicidi del passato suoi antenati: al dritto Lucio Bruto, al rovescio Servilio Ahala, entrambi identificati da una didascalia. Egli voleva così proporsi come il paladino della legittimità repubblicana contro la tirannide e il suo messaggio era rivolto contro Pompeo, che stava assumendo atteggiamenti autoritarî. Sappiamo da Plutarco che nel 44 a.C., per incitare Bruto ad aderire alla congiura contro Cesare, gli furono recapitati biglietti anonimi con scritto “Tu non sei un vero Bruto”, “Oh se Bruto fosse vivo!” e “Bruto tu dormi”: chi gli scriveva, chiaramente, lo esortava a onorare la promessa implicitamente fatta con questa moneta. Vale la pena, qui, fare una considerazione sulla differente statura storica di Cesare e di due dei suoi principali oppositori, Pompeo e Bruto. Il primo risultò sempre coerente nel suo disegno politico, nel perseguimento dei suoi obiettivi e nel tentativo di mantener salde le sue alleanze; gli altri, invece, si schierarono ora con lui, ora contro di lui e arrivarono anche (come attesta questa moneta) a detestarsi reciprocamente. Appaiono quindi come due opportunisti, privi di una propria strategia politica, disposti a cambiare schieramenti e alleati mossi solo dalla ricerca della gloria Pompeo, da un animo inquieto e instabile Bruto. Bruto, peraltro, si proponeva come paladino della legittimità, ma (a differenza di suo zio Catone) dimostrò di essere tutt’altro che una persona onesta e integerrima. Nel 53 a.C. infatti si recò con l’incarico di questore in Cilicia; Cicerone, quando due anni dopo giunse in quella stessa provincia come governatore, rimase sconcertato nello scoprire che Bruto vi aveva praticato l’usura arrivando a pretendere un tasso d'interesse del 48%, in aperta violazione alle leggi romane. Tale era stata la disperazione dei suoi debitori che, addirittura, cinque senatori del luogo erano morti per fame, per ripagarlo. Alla permanenza di Cicerone in Cilicia risale l’unica emissione che reca il suo nome: un cistoforo (oggi rarissimo) che reca al rovescio tre legende, M. CICERO PRO COS., AΠA. (abbreviazione di Apamea, città non più esistente, nell’odierna Siria settentrionale) e ΘΕOΠΡOΠOΣ AΠOΛΛΩΝΙΟΥ (Theopropo di Apollonio, il magistrato emittente). __________________ In Gallia alla fine del 54 Ambiorige, re della tribù degli Eburoni, sperimentò una nuova tecnica di guerra: colpire le legioni mentre erano isolate, negli accampamenti invernali. Cinse d'assedio l’accampamento di Atuatuca (odierna Tongeren), convinse con l’inganno i soldati a uscirne, li aggredì e distrusse così un’intera legione; l’aquilifero, Lucio Petrosidio, per non far cadere l’insegna nelle mani nemiche la lanciò lontano, prima di cadere ucciso[12]. Spinto dal successo Ambiorige riprovò la stessa tattica contro un altro accampamento ma il comandante di questo, Quinto Tullio Cicerone (fratello dell’oratore) riuscì a far avvisare Cesare e resistette eroicamente sino al suo arrivo; il proconsole non poté tuttavia evitare che i suoi nemici fuggissero. Contemporaneamente un’altra tribù, i Treviri, attaccarono una terza legione ma il suo comandante, il valentissimo Tito Labieno, li sconfisse duramente malgrado lo svantaggio numerico. Il furore di Cesare per la perdita della legione fu grande: in segno di lutto, promise che non si sarebbe più rasato finché non l’avesse vendicata. Suddivise il suo esercito in tre tronconi e li fece convergere sull’esercito degli Eburoni, chiudendoli in trappola e sconfiggendoli, ma Ambiorige e il suo seguito fuggirono in Germania. Allora, nel 53, fece costruire un nuovo ponte sul Reno e lanciò una seconda spedizione punitiva nel territorio germanico; ritirandosi ordinò di lasciare in piedi il ponte, a perenne monito della potenza romana (a eccezione della parte terminale, abbattuta per impedirne l’uso da parte dei nemici). __________________ Due eventi luttuosi portarono alla rottura del delicato equilibrio politico che manteneva uniti i triumviri. Nel 54 a.C. morì di malattia Giulia, moglie di Pompeo; svaniva così il legame familiare fra lui e Cesare. Nel 53 a.C. morì invece Crasso. Egli infatti, dopo aver preso possesso della provincia di Siria, mosse guerra ai Parti, formalmente per sostenere un pretendente al trono spodestato dal fratello. Poteva valersi di un esercito di 7 legioni, per complessivi 40.000 uomini, e di validi subalterni, fra cui suo figlio Publio, appositamente rientrato dalla Gallia, e Gaio Cassio Longino, un capacissimo generale; poteva inoltre contare sull’alleanza con il re d’Armenia. Crasso ideò allora una manovra strategica a tenaglia: l’esercito armeno sarebbe calato dal nord, mentre quello romano avrebbe tagliato il deserto siriano a sud, entrambi diretti alla capitale nemica. Fu un gravissimo errore: il re dei Parti aveva previsto e prevenuto il suo piano, attaccando direttamente l’Armenia per impedirle di portare aiuto ai Romani; le legioni invece furono fatte penetrare indisturbate in profondità nel deserto e poi, quando furono nei pressi di Carre (odierna Harran), lontano dalla via di fuga dell’Eufrate, attaccate a sorpresa da un nutrito contingente di agili arcieri a cavallo, al comando dell’abilissimo generale Surena. La cavalleria romana tentò un contrattacco, ma cadde in trappola e fu annientata: il suo stesso comandante, Publio figlio del triumviro, fu ucciso. Di fronte a questa tragedia, Crasso apostrofò le truppe con grande contegno, dicendo loro “Questo è un mio lutto personale, o Romani, ma la grande gloria e il grande destino di Roma risiedono in voi … Roma è arrivata a un potere tanto grande non grazie alla fortuna, ma perché i Romani hanno affrontato i pericoli con coraggio e ostinazione”. Malgrado le esortazioni di Crasso, si verificò un fatto unico nella storia della Repubblica: spesso infatti è avvenuto che le legioni siano state sconfitte, sopraffatte e distrutte, oppure si siano arrese al nemico o ribellate al comandante, ma solo a Carre è accaduto che abbiano perso la volontà di combattere. Probabilmente fu una combinazione di cause a determinare questo effetto: la stanchezza della marcia, la sete nel deserto, la superstizione (si erano verificati molti presagi infausti), la sfiducia nel condottiero (Crasso poteva vantare come suo unico successo, seppur rilevante, la vittoria di Porta Collina), la paura di un nemico sfuggente, l’inesperienza (molti soldati erano reclute); fatto sta che l’esercito di Roma, improvvisamente, si rivelò incapace di reagire. Crasso ordinò la ritirata dentro le mura della città fortificata di Carre. A Carre si verificò lo scontro fra il triumviro e Longino: il primo voleva ritirarsi verso nord, per raggiungere le montagne dell’Armenia, il secondo a sud, per tornare in Siria, strada più difficile ma meno prevedibile. Aveva ragione Longino: lo seguirono 10.000 legionarî e riuscirono ad arrivare in Siria, unici sopravvissuti della cruenta battaglia di Carre. Il resto dell’esercito si mosse invece verso nord e fu raggiunto da Surena in persona, che offrì di discutere un armistizio. Crasso subdorò un’altra trappola, ma l’esercito lo obbligò ad accettare; egli allora disse loro: “se vi salverete, riferite a tutti che Crasso cadde perché ingannato dal nemico, non perché tradito dai propri concittadini”. E così fu: l’iniziativa di Surena era un tranello; Crasso fu ucciso e i legionarî sopravvissuti fatti prigionieri. Ormai convinto di aver debellato l’esercito romano Surena attaccò la Siria, deciso a conquistarla, ma Longino, con i suoi pochi e demoralizzati legionarî, lo sconfisse duramente, obbligandolo a tornare in Mesopotamia. Morti Giulia e Crasso, la rivalità tra Cesare e Pompeo degenerò in gelosie e reciproci sospetti; ne approfittò Catone, che architettò una coalizione di optimates, in funzione anticesariana, e convinse Pompeo (che non aveva mai raggiunto l’Hispania, governando scandalosamente le province assegnategli senza allontanarsi da Roma) a svolgere, di nuovo, la funzione di difensore del Senato. __________________ Mentre Romani e Parti combattevano in oriente, a Roma Clodio presentò la sua candidatura per la pretura, Milone quella per il consolato. Il confronto politico fra i due divenne rapidamente uno scontro violento fra le rispettive bande armate, tanto che il Senato dovette sospendere le elezioni e rinviarle ai primi mesi del 52. Il 18 gennaio, tuttavia, i due avversarî si incontrarono casualmente sulla via Appia, presso Bovillae (probabilmente, nell’odierno comune di Marino), entrambi scortati da schiavi armati; ne nacque uno scontro e Clodio rimase ucciso. Quando il suo cadavere fu portato a Roma la folla, inferocita, lo volle cremare nella vecchia sede del Senato, la Curia Hostilia, causando un incendio che la distrusse. Impauriti dall’ondata di violenza incontrollata che ne seguì, il Senato adottò un senatus consultum ultimum (il primo, dall'epoca della congiura di Catilina) e nominò Pompeo consul sine collega incaricandolo di riportare l’ordine in città, cosa che egli fece. Milone, processato, fu condannato all’esilio. __________________ Alla fine del 53 a.C. presso Cenabum (odierna Orleans) i Galli uccisero alcuni commercianti e funzionarî romani. Ne approfittò un nobile della tribù degli Arverni, che si pose a capo di una fazione contraria al dominio di Roma e si fece proclamare re; di lui conosciamo solo più il soprannome, “Potente Re Guerriero”, in lingua celtica “Vercingetorige”[13]. In breve tempo Vercingetorige convinse molte altre tribù a unirsi a un’alleanza anti-romana. Cesare, che si trovava in Gallia Cisalpina, capì immediatamente il pericolo: raggiunse velocemente Narbo e da là, fra i mesi di gennaio e febbraio del 52, con una mossa audace e imprevedibile attraversò i valichi innevati delle montagne Cevenne, in pieno territorio nemico, ricongiungendosi con le legioni stanziate più a nord prima che restassero isolate. Riunite le truppe, il proconsole mosse contro gli insorti ma Vercingetorige, capito che il tallone d’Achille delle legioni era la possibilità di approvvigionarsi di cibo presso i grandi agglomerati urbani, distrusse tutte le città galliche che si trovavano sul loro cammino. Una sola città fu risparmiata, Avarico (odierna Bourges), e quando Cesare vi giunse la cinse d’assedio; probabilmente questa mossa fu prevista dallo stesso Vercingetorige[14], che sperava così di inchiodare le legioni nel lungo e logorante assedio di una città ritenuta inespugnabile, ma aveva sottovalutato i Romani. Le legioni riuscirono a costruire un terrapieno alto quanto le possenti mura di Avarico e, così, la conquistarono; le scorte di cibo che vi trovarono permisero ai soldati di sopravvivere alla guerra di logoramento. Malgrado questo insuccesso, il prestigio di Vercingetorige cresceva di giorno in giorno e riuscì a portare dalla propria parte anche gli Edui, una delle più potenti tribù galliche che era, da circa un secolo, fedele alleata di Roma; ormai, quasi tutti i popoli della Gallia erano uniti contro l’invasore. Lo scontro fra esercito romano e gallico si ebbe presso Gergovia, capitale degli Averni (città non più esistente), e fu una sconfitta per Cesare. Un secondo gruppo di legioni si trovava a Lutetia (attuale Parigi), ai comandi di Labieno; Cesare, rimasto senza alleati, capì che era necessario riunire tutte le sue truppe e gli ordinò di avvicinarsi. Labieno si trovò circondato da nemici, a causa dell’improvvisa sollevazione di tribù sino allora rimaste pacifiche, ma seppe rompere l’accerchiamento e si ricongiunse a Cesare presso Agendicum (attuale Sens); l’esercito romano comprendeva ora 11 o 12 legioni, prive però di truppe ausiliarie, e quindi ammontava a soli 50.000 soldati. Impossibilitato a difendersi in un territorio divenuto interamente ostile, Cesare cercò di ritirarsi presso la provincia della Gallia Narbonense e allora Vercingentorige commise un errore fatale: credette che le legioni fossero ormai stremate, dalla fame e dai combattimenti, e potessero essere definitivamente debellate; le affrontò così con un esercito quasi doppio, 80.000 soldati, ma fu sconfitto e si rinchiuse nella piazzaforte di Alesia (cittadina non più esistente), in attesa che arrivasse l’esercito di rinforzo, forte di 250.000 combattenti. Cesare capì che lì si giocava il tutto per tutto: cinse la collina di Alesia con una linea fortificata, per impedire la fuga di Vercingetorige, e poi fece costruire una seconda linea fortificata più ampia e più esterna, per difendersi dai rinforzi che sarebbero giunti; dopo di che, attese. Lo aiutavano molti validissimi generali: fra gli altri, Tito Labieno, Marco Antonio, Decimo Giunio Bruto Albino e un homo novus, Gaio Trebonio. L’esercito di rinforzo arrivò forse a inizî ottobre e coordinò i suoi attacchi con quello chiuso ad Alesia. Per giorni interi le fortificazioni dei Romani, al tempo stesso assedianti e assediati, furono assalite contemporaneamente dall’interno e dall’esterno; in questa situazione, “I Romani erano terrorizzati dal grido che si alzava alle loro spalle mentre combattevano, poiché capivano che il pericolo dipendeva dal valore di coloro che proteggevano le loro spalle”[15]. Il momento più critico si ebbe quando 60.000 soldati galli, scelti fra i più valorosi, assaltarono il campo romano posto a settentrione, che rappresentava il punto più debole della cinta fortificata; intervenne Cesare personalmente e, per essere riconosciuto dalle sue truppe, cinse il mantello rosso (simbolo del suo imperium proconsolare), incurante del fatto che lo rendeva visibile anche al nemico. Malgrado l’enorme sproporzione di forze (50.000 legionarî contro 330.000 Celti), le difese romane ressero. L’esercito di rinforzo si ritirò e si disperse, i Galli sopravvissuti tornarono alle loro tribù. Vercingetorige uscì da Alesia, solo, gettò le proprie armi ai piedi di Cesare e si inginocchiò, in segno di resa incondizionata. La Gallia era stata definitivamente conquistata; nel 50 a.C. fu dichiarata provincia romana e divenne una delle regioni più profondamente romanizzate d’Europa. __________________ Nel 51 a.C. morì la sorella di Cesare, Giulia. L'orazione funebre fu pronunciata da suo nipote (figlio della figlia Azia), un giovane di soli 12 anni con lineamenti delicati e grande cultura, Gaio Ottavio Turino. __________________ Cesare sapeva che, quando avesse perso l’imperium proconsolare (che gli garantiva l’immunità processuale), i suoi avversari politici lo avrebbero processato per le molte stragi compiute in Gallia. Pensò allora di candidarsi a console per il 49 a.C. (per assicurarsi nuovamente l’imperium), ma per presentare la sua candidatura avrebbe dovuto entrare a Roma e quindi varcare il pomerium, gesto che avrebbe fatto decadere l’imperium proconsolare. Chiese allora di potersi candidare in absentia, ma il Senato gli negò questa possibilità (sebbene concessa in passato ad altri comandanti militari, come Gaio Mario). Tentò un’altra strada per tutelarsi dalla vendetta dei suoi avversarî: propose che sia lui sia Pompeo sciogliessero tutte le proprie legioni, ma il Senato non acconsentì e, anzi, ingiunse a entrambi di cedere una propria legione a favore di una futura campagna contro i Parti; obbedirono, ma Pompeo cedette proprio quella che aveva precedentemente “prestato” a Cesare, talché questi si vide privato di due legioni. Chiese nuovamente di potersi candidare in absentia, ma la risposta del Senato - sobillato da Catone - fu tranciante: se alla fine del 50 a.C. non avesse sciolto tutte le legioni rimastegli e non si fosse presentato nell’Urbe da privato cittadino sarebbe stato dichiarato hostis publicus. Alcuni tribuni della plebe tentarono di difendere le sue posizioni, ma furono cacciati da Roma. Cesare non aveva più altre strade. Il 10 gennaio del 49 a.C. ordinò a cinque coorti di attraversare in armi il fiume Rubicone, che segnava il confine della sua provincia, e si affidò all’incertezza di una nuova guerra civile: come egli stesso disse, “alea iacta est” ( “il dado è stato lanciato”). NOTE [1] Che effettivamente veniva compiuta (come nei casi, citati, di Brenno, Taranto, Filippo V, Lega Achea, Cimbri e Tigrane II). [2] Come aveva fatto, invece, Alessandro Magno, determinato a raggiungere la fine delle terre emerse. [3] Così dice Plutarco; Svetonio invece colloca il fatto nel 69 a.C., quando Cesare si era già recato nella penisola iberica da questore. [4] In antichità le legioni di Roma erano 4, per console, numerate da I a IV. Quando le esigenze militari crebbero, e con esse il numero delle legioni, l’assegnazione dei numeri fu un po’ caotica; non è quindi sempre semplice determinare se una determinata legione, citata dalle fonti con riferimento a un episodio, sia la stessa citata, con la uguale numerazione, in un altro caso. [5] È probabile che fosse stato privato dei diritti civili per la ribellione del padre (vd. pag. 66) e sia ricorso all’espediente di farsi adottare per ridiventare civis Romanus. [6] Che ne aveva sposato la sorella (subito morta di parto) nell’82 a.C. [7] Alcune lettere possono mancare, nelle molte varianti di questa moneta. [8] Popolazione celtica che abitava l’odierna Confederazione Elvetica; ne facevano parte i Tigurini, già alleati dei Cimbri (vd. pag. 51). [9] Negli anni Cesare aumentò progressivamente il numero delle legioni a sua disposizione (arruolandone di nuove e ricevendone una là distaccata da Pompeo), che arrivarono sino a un massimo di 10. [10] Sappiamo che per finanziarle Clodio destinò un quinto delle tasse, pari a 64 milioni di sesterzî: possiamo così stimare in 80 milioni di denarî (320 milioni di sesterzî) le entrate annue del fisco repubblicano. [11] De Bello Gallico, IV, 22. [12] Alcuni autori moderni ritengono che Petrosidio fosse lo stesso aquilifero autore dello sbarco in Britannia, ma è improbabile: infatti, quello apparteneva alla X legione, che non fu sicuramente distrutta ad Atuatuca (probabilmente, la legione distrutta fu la XIV). [13] Il suffisso -rix, -rigis, comune ad altri nomi tramandatici dal De Bello Gallico (come il predetto Ambiorige), equivale al latino rex, regis e dimostra che questi non sono veri nomi di persona, ma titoli nobiliari o soprannomi. [14] Secondo il De Bello Gallico, invece, Avarico non fu distrutta per ragioni sentimentali, essendo l’antica capitale della tribù dei Biturigi, ma sembra una motivazione inconsistente. [15] De Bello Gallico, VII, 84. ILLUSTRAZIONI 58 a.C, denario RRC 422/1 56 a.C, denario RRC 426/1 Ricostruzione grafica del Teatro di Pompeo e via di Grotta Pinta a Roma, che ne ripete la forma Tre denari del 55 a.C.: nell'ordine, RRC 427/2, RRC 428/3 e RRC 430/1 54 a.C., denario RRC 433/2 51-50 a.C., cistoforo di Cicerone
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  14. Per essere sicuri sulla cristallizzazione bisogna avere la moneta in mano o che ci siano indicatori inconfutabili, tipo l’aspetto della massa che appare da una rottura. La “ pelle di coccodrillo” si replica con shock termici in ambiente acido , o quantomeno se ne ottiene una imitazione molto plausibile , quindi bisogna andarci con i piedi di piombo. Invece, anche dalla foto , si possono individuare le difformità del disegno che , riportate all’epoca della presunta esecuzione, non avrebbero senso di esistere, perché chiunque avrebbe saputo che una insegna ha un palo per piantarla in terra e l’avrebbe replicato nel conio o nella conchiglia , così come avrebbe saputo che il trespolo aveva la linea orizzontale che arrivava a tutto l’esergo, non una sola parte. Sono difformità esecutive che male si adattano ad una realizzazione fatta in epoca coeva o giù di lì e ambiente metropolitano. Potrebbero essere plausibili in una imitativa, ma , di solito, la parte più scorretta in quelle è la legenda( per ovvi motivi di maggiore difficoltà interpretativa) , mentre un disegno comune come una insegna, oggetto ben presente in qualsiasi cultura dell’epoca, difficilmente sarebbe stato eseguito in modo errato. Diverso il discorso se la realizzazione fosse molto posteriore e l’esecutore non avesse avuto ben chiaro cosa doveva rappresentare e neanche che , per una augusta, un rovescio militare fosse estremamente improbabile.
    5 punti
  15. Buongiorno signor @Giovanni Zappia Non si sta rivolgendo all' intelligenza artificiale ma a persone in carne ed ossa, quindi gradiremmo un saluto ,una richiesta SCRITTA e come richiesto dal forum anche dati ponderali....Non è difficile...
    5 punti
  16. Ciao a tutti! Oggi vi presento un bel biglietto da 5 Mark, che faceva parte dei Darlehenskassenscheine - “biglietti della cassa di prestito”, emessi dalla Reichsschuldenverwaltung (Amministrazione del Debito del Reich) durante la Prima Guerra Mondiale. Queste banconote entrarono in circolazione nel 1914-1917, a seconda del taglio e della serie per sostituire le monete d’argento, che erano state accumulate per lo sforzo bellico. Nel caso specifico di questo 5 Mark, l’emissione avvenne nel 1917, come indica la data impressa sul biglietto stesso. Non avevano corso legale, ma tutte le casse pubbliche erano obbligate ad accettarle ed il loro valore era garantito da prestiti su beni industriali e agricoli. Durante la Prima guerra mondiale e nei primi anni della Repubblica di Weimar circolarono ampiamente come valuta parallela al marco d’oro, fino alla fine della valuta nel 1923, poco prima dell’iperinflazione. 5 marchi? Erano la paga giornaliera di un manovale e si potevano comprare circa 4–5 kg di pane di segale. Poi arrivò l'inflazione... Dati stimati sul potere d'acquisto del Goldmark (1913-1923), valori indicativi 1.00, # 1913 0.95, # 1914 - primi effetti guerra 0.90, # 1915 0.85, # 1916 0.80, # 1917 0.70, # 1918 0.55, # 1919 0.40, # 1920 0.25, # 1921 0.10, # 1922 0.01 # 1923 - iperinflazione comunque qualcuno all'epoca si presa la briga di ripararlo e - probabilmente non avendo nulla di meglio sottomano - ha usato due buoni sconto da un pfennig (!) che sicuramente non avevano più alcun valore. Da buon collezionista di numisaltra, io apprezzo più questa variante che non un esemplare intonso e slabbato, l'unica pecca e che non sono riuscito a risalire all'origine delle marche "Fritz Bock", vabbè sarà per la prossima volta. Njk
    5 punti
  17. @Rufilius sbagli se decidi di non postare più le tue belle monete. Al netto dei problemi già evidenziati, la moneta è bella, rara e carica di significato. Significato che hai studiato e sei riuscito a trasmettere nella presentazione del pezzo. Questa moneta ti ha fatto crescere, e con te noi che abbiamo seguito la discussione. Ben vengano le disamine tecniche soprattutto se ben argomentate. @vitellio, che non conosco e non so chi sia ma che spesso interviene in maniera chirurgica, ci ha fatto un'analisi preziosissima, da cui si può solo imparare (soprattutto i neofiti come noi). Sulla questione del prezzo @Pxacaesar, trovo sia abbastanza importante per capire la bontà o meno di un "ultimo acquisto". Lecito e rilevante chiederlo, altrettanto lecito e garbato non esporlo. @vickydog, se il forum sta diventando una vetrina in stile social network, il tuo sarcasmo ("...e si vede") è lo specchio, anzi, permettimi la boutade, "il rovescio della moneta" di questa deriva. I social non sono fatti solo di like e dopamina, ma anche in maniera uguale e contraria di haters... In sostanza, il tuo intervento mi sembra un esatto prodotto di ciò che critichi: un facile sarcasmo (per i miei livelli di tolleranza ci può anche stare) che però obiettivamente non apporta nulla. Un commento da social network, ecco. Detto questo, ringrazio tutti per l'interessante discussione tecnica ma anche per lo scambio di opinioni. Auguro una buona serata.
    5 punti
  18. DE GREGE EPICURI Scusate se intervengo "fuori tempo", ma sono fuori casa e riesco poco a seguire il Forum. Dal punto di vista tecnico, concordo su tutto quanto è stato detto da @vitellius; aggiungerei solo che il cancro, pur essendo attivo, non sembra essere in uno stato avanzato; meglio curarlo, ma penso che ci metterà non poco tempo prima di procedere. La moneta comunque è storicamente interessantissima, oltre che rara-molto rara; io ho interesse per questi aspetti, quindi l'avrei sicuramente comperata, a un prezzo per me ragionevole (ma non mi era mai capitato di vederla!); teniamo conto naturalmente che le preferenze e gli interessi sono molto differenti. Discutere in un Forum sui prezzi di acquisto a molti non piace, e mi pare comprensibile: ha a che fare con la propria disponibilità economica, con la propria esperienza e competenza, e si presta spesso ad interventi sgradevoli; se l'interessato non ne parla spontaneamente, credo sia meglio non chiedere. Che @Rufilius smetta di postare le sue monete è un vero peccato, e spero che non succeda: già ora si vedono pochissime monete di proprietà, ma quasi solo monete tratte da aste o da siti vari, e anche questo ha comportato una perdita di interesse per il Forum (oltre ad altri aspetti sgradevoli, che sono emersi anche in questa discussione).
    5 punti
  19. E' nell'Area 51 in attesa di sdoganamento dell'Aliens Custom Service, diretto dall'agente speciale Fox Mulder.
    5 punti
  20. Buongiorno, ho scaricato e ingrandito le fotografie e osservo che buona parte dei capelli e della corona d'alloro sono stati ravvivati o reincisi sui bordi, come pure molte lettere sia al diritto che al rovescio presentano approfondimenti da incisione (perpendicolari al giro delle lettere) per ravvivarle, come anche al rovescio. Nella zona dietro l'imperatore ( particolarmente evidente tra braccio e testa ) vi sono ritocchi dei fondi effettuati con una punta metallica che ha lasciato delle incisure ( in realtà un po' tutti i fondi sono stati passati). Tutti i ritocchi, incisure, pulizie, rimozioni etc, sono stati purtroppo eseguiti da mano inesperta che ha lasciato evidenti segni... A ore 2 del diritto c'è una corrosione da cancro che sembra ancora molto attiva e a cui presterei molta attenzione e opportune cure ( rimozione manuale, poi risciacquo a lungo in acqua demineralizzata previa asportazione della cera che impregna la moneta e inibizione con benzotriazolo infine riprotezione con cere opportune): Al rovescio sopra la S nel campo altri punti di cancro del bronzo che sarebbero da trattare. Sulle gambe dell'imperatore ci sono due punti che si preannunciano essere problematici, sempre per problemi di cancro, nel prossimo futuro, come anche dubbi vengono a ore sette tra il busto e la legenda. Non escludo altri punticini attivi qua e là, ad esempio nei capelli... Un altro focolaio, apparentemente spento, a h 10 dietro la nuca del diritto. La moneta è comunque autentica, interessante, godibile. Un cordiale saluto a tutti ! Enrico
    5 punti
  21. Cari amici, Recentemente ho ricevuto una segnalazione da parte di un lettore: una rete cinese di contraffazione ha acquistato worldwide le 20 FRANCS W 1815 e le sta ricambiando in serie utilizzando oro come materiale (si dice che il grado di purezza sia compreso tra l'89% e il 93%). Finora, secondo le mie indagini, sono state trovate 12 monete false 20 Francs W 1815 con le stesse caratteristiche. La rete di contraffazione ha prima acquistato una moneta gradata da NGC con il grado XF45 (numero di serie: 4377043-009) e l'ha usata come campione per le ricamature. Poi ha venduto ai buyer A dei "slab" falsi, insieme ad altre 5 monete false non inserite in slab. Successivamente, ha mandato una delle monete false a NGC, che per errore l'ha gradata e inserita in un slab, con il numero di serie 8605412-002. Hanno anche ricambiato questo slab: almeno due slab con lo stesso numero di serie (8605412-002) sono stati venduti rispettivamente ai buyer B e C. Una caratteristica comune di queste monete false è che c'è un evidente buco concavo sotto la lettera "O" della parola "NAPOLEON" sulla faccia anteriore. In allegato sono presenti alcune immagini di queste monete false. L’obiettivo di questa comunicazione è fare sapere che, in futuro, il gruppo di contraffatori non si limiterà a produrre più monete d’oro francesi: se i profitti legati alle monete d’oro italiane saranno sufficientemente alti, tenterà anche di contraffarle. MA Tianyi
    4 punti
  22. Ciao Releo, Queste sono piastre da 50 euro l'una, questo è quello che ho pagato la prima presa su ebay da un venditore francese e la seconda sempre su ebay da un venditore italiano, 50 ero l'una. Ecco, a me non piace parlare di prezzi ma penso che come giustamente dici nessuno per pochi spiccioli si sia messo a fare tutta questa trafila. Le varianti per il Regno delle due Sicilie ci sono ancora, basta solo saperle trovare. Un saluto Raffaele.
    4 punti
  23. Ciao,non è italiana. È un obolo di Gautier de Brienne per il Ducato di Atene. https://www.acsearch.info/search.html?id=12474387 https://www.deamoneta.com/auctions/view/900/744
    4 punti
  24. Lungi da me l'intenzione di entrare in polemica ma affermare che le azioni curative sono soggettive non mi sembra corretto. Soggettive sono le scelte... Ci possono essere metodi più o meno empirici che, a seconda della gravità del fenomeno corrosivo, possono anche dare risultati positivi e ci sono metodi con basi scientifiche, messi a punto, sperimentati ed approvati dai più importanti centri di restauro collegati a soprintendenze e musei. L'ammoniaca è un complessante (come l'edta) e può essere molto utile in fase di pulizia ma non ha capacità inibenti nei confronti della corrosione indotta da cloruri con formazione di nantochite (CuCl). Interventi approfonditi di pulizia meccanica (bisturi, minifrese, matite in fibra) o chimica (ammoniaca o edta) possono dare buoni risultati e risolvere il problema se con tali sistemi si riesce a rimuovere tutti i microscopici prodotti della corrosione ma spesso sono inefficaci, comportano recidive e necessitano di costante osservazione nel tempo. Il metodo ad oggi più efficace, ben sperimentato e disponibile per combattere il cancro del bronzo è quello che prevede, dopo un'accurata pulizia, il bagno o l'applicazione di benzotriazolo in soluzione alcolica. Il benzotriazolo è un prodotto potenzialmente nocivo ma utilizzato per decine di anni anche nello sviluppo fotografico e come anticorrosivo in alcuni detersivi per cui penso si debba sdrammatizzarne l'utilizzo e concentrarsi invece nell'accurata applicazione delle giuste precauzioni descritte nelle schede tecniche. Il benzotriazolo si lega in modo stabile ai prodotti della corrosione del bronzo (fenomeno autocalitico anche in ambiente anaerobico e quindi potenzialmente inarrestabile) formando cristalli insolubili e stabili, senza interagire con la patina originale. Sarà sufficiente, dopo pulizia meccanica o chimica, l'immersione in soluzione alcolica al 6% - 7% per 6 - 24 ore e successivo risciacquo in alcool etilico per avere buona confidenza nella risoluzione del problema. Sarà comunque consigliato mantenere l'oggetto in quarantena per 3 - 6 mesi per scongiurare eventuali recidive (nel caso ripetere il trattamento) e poi applicare uno strato protettivo a base di cera microcristallina anch'essa additivabile con benzotriazolo. Altri metodi "ecologici" sono allo studio da tempo ma o sono difficilmente disponibili o hanno importanti controindicazioni. Io sto sperimentando l'ossalato di sodio con trattamento protettivo a base di idrossido di calcio (calce spenta) che però sembra dare effetti non sempre compatibili con l'aspetto superficiale del manufatto... vedremo... Mario
    4 punti
  25. Altra 56 completamente senza punteggiatura al rovescio. Un saluto a tutti Raffaele.
    4 punti
  26. Buon Ferragosto a tutta la Sezione. Colgo anche l’occasione per comunicare che questo è il mio ultimo post in Sezione avendo raggiunto un accordo per la cessione totale in un unico blocco della mia raccolta “napoletana”. E’ stato un viaggio interessante che non è terminato ma si è semplicemente trasformato per dare lustro alla storia di questa monetazione. Grazie.
    4 punti
  27. Vabbé visto che siamo allegri oggi, se a qualcuno non piace sta moneta,ne approfitto, me la spedisce eh. In pvt dó indirizzo 😗
    4 punti
  28. Non sa riconoscere una moneta greca da una romana però la ritiene autentica... Siamo a posto...
    4 punti
  29. Esatto, poi non chiesto chi è il venditore o quanto esattamente L ha pagata. Te L ho chiesto perché volevo capire, visto che fate sempre riferimento al fatto che siete inesperti e ne capite poco di monetazione, se almeno acquistate con una certa logica. L aspetto economico in una collezione è molto importante, un bravo collezionista lo è anche se acquista bene.
    4 punti
  30. Non seguo queste monetazione ma il mio consiglio dopo aver letto il tread è: riportala al venditore. Non vedo il motivo di tenere una moneta con il cancro e doversi avventurare in restauri. Se il venditore è serio la riprenderà.
    4 punti
  31. Visto le meravigliose discussioni che si sono sviluppate sulle monetazione aurea , volevo proporre qualcosa riguardo le monete d'argento da 12 denari che per il momento hanno ricevuto sporadiche attenzioni . Per questo primo post proporrò una discussione sui Fiorini Vecchi ( I,II,III GRUPPO del bernocchi ) , I ( fiorini nimbo liscio ) II e III ( fiorini con trifoglio ) le prime emissioni , secondo credo tutti gli autori , cominciano in una data compresa tra il 1234 e il 1237 , le prime emissioni presentano un santo stilisticamente arcaico e un giglio con tendenzialmente molto schiacciato . Di questa prima tipologia seppur ci siano molte piccole varianti ho riconosciuto due varianti principali : la prima presenta un santo più grezzo e una lettera A tendenzialmente tagliente la seconda ha un ritratto che credo di vedere più dettagliato e una lettere A smussata . sono presenti alcuni dettagli dissimili nelle scritte e si possono notare due differenze interessanti del braccio e nella mano sinistra , l'inclinazione del braccio destro sul piano trasversale è più chiusa e le dita sembrano ( supper non riesco a trovare esemplari della prima eloquenti ) paiono diverse , un dettaglio che forse potrebbe essere una guida come il famoso piede del S.Giovanni nella monetazione aurea . prima di parlare di quale delle due emissioni può essere considerata più antica propongo di proseguire la lettura e avere una visione d'insieme .
    3 punti
  32. Buongiorno a tutti, Una moneta di Costantino I con un bellissimo color cuoio ed una discreta conservazione: al dritto l'imperatore rivolto a sinistra indossa un elmo e tiene scudo e lancia, mentre al rovescio tiene due stendardi, sempre rivolto a sinistra, con la legenda Principi Iuventutis intorno. La zecca è quella di Londra PLN. Amerei sapere qualcosa in più riguardo a questa moneta, e come sempre grazie a tutti voi. Atexano Peso 3.72 g per 22.9 mm
    3 punti
  33. Ciao,bronzo di Julia Domna per Irenopolis in Cilicia https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/type/84172
    3 punti
  34. Un guerriero di 7,5 centimetri emerge dalla città dei celti: il raro bronzetto armato di Manching svela tecniche, riti di confine e la vita nell’oppidum Sembrava solo un grumo di metallo verde, imprigionato da croste di corrosione. Le radiografie hanno svelato un’altra storia: un guerriero celtico in passo d’attacco, scudo alto, spada tesa, una piccola asola sulla testa come a chiedere di essere appeso. È venuto alla luce a Manching, in Baviera, dentro un fossato che gli archeologi interpretano come limite o canale, e con ceramiche associate al III secolo a.C. Un oggetto minuscolo, 7,5 cm per 55 g, ma raro, complesso e senza paralleli diretti noti: un indizio prezioso per capire come si fondava il bronzo in età lateniana e cosa poteva rappresentare un piccolo guerriero al margine della città. Il luogo e il quadro storico Manching, l’oppidum tra Paar e Danubio; una capitale del mondo celtico dell’Europa centrale L’oppidum di Manching sorge a sud-est di Ingolstadt, tra i fiumi Paar e Danubio. La frequentazione inizia a fine IV secolo a.C.; tra II e I secolo a.C. il sito diventa un centro politico ed economico di primo piano a nord delle Alpi. Attorno al 140/130 a.C. viene costruita la grande cinta muraria e l’insediamento raggiunge circa 400 ettari, con una popolazione stimata fino a 10.000 abitanti. A metà del I secolo a.C. il centro declina gradualmente, con il progressivo ritiro degli abitanti. La scoperta: un cantiere, un fossato, un piccolo capolavoro Scavare per la sicurezza stradale e incontrare un confine antico Tra 2021 e 2024, prima di un intervento sulla statale B16, il Bayerisches Landesamt für Denkmalpflege (BLfD) ha indagato 6.800 m² del settore orientale dell’oppidum, documentando 1.300 contesti e recuperando oltre 40.000 reperti. Il bronzetto è emerso dalla riempitura di un fosso datato al III secolo a.C. Il ritrovamento è stato seguito da indagini conservative e diagnostiche centralizzate a Monaco: più di 15.000 frazioni metalliche recuperate a Manching sono state registrate tramite 2.034 radiografie, un protocollo che oggi consente di leggere tecniche, leghe, difetti e riusi. Un guerriero alto 7,5 cm: iconografia e dettagli Capelli portati all’indietro, baffi, scudo e spada; e un anello in testa come traccia d’uso Liberata dalle incrostazioni, la figurina mostra un guerriero celtico in affondo: scudo al braccio sinistro, spada nella destra, capelli lunghi pettinati all’indietro e baffi. In sommità, una piccola asola fusa in un sol pezzo con la figura suggerisce l’uso come pendente o sospensione (gioiello, insegna personale, elemento di un oggetto composito). L’RX ha rivelato un particolare curioso: la spada è stata colata con un difetto, indizio diretto del comportamento del metallo e dell’alimentazione della colata. Perché è raro Una miniatura «senza paralleli diretti» e di fattura insolitamente fine Le raffigurazioni umane in ambito lateniano esistono, ma bronzetti così minuti, a pieno metallo, con resa dinamica del gesto e dettagli del volto e dei capelli, sono poco comuni nel corpus dell’Europa centrale. A Manching, già noto per altre immagini antropomorfe, questo pezzo spicca per la complessità formale e la finezza dell’esecuzione; gli specialisti lo considerano privo di paralleli diretti nel quadro regionale. La combinazione tra scala ridotta, qualità scultorea e funzione sospesa (l’anello) ne fa un oggetto d’élite, non seriale, probabilmente uscito da una bottega con competenze elevate. Come avveniva la fusione: la cera persa spiegata semplice Dalla cera al bronzo: cosa vuol dire «vollguss», colata piena Il bronzetto è stato realizzato con la tecnica della cera persa («Wachsausschmelzverfahren») in colata piena (vollguss). In pratica: 1) si modella un originale in cera, con tutti i dettagli (capelli, baffi, dita, bordi dello scudo); 2) lo si ingloba in un involucro refrattario (argilla/terra) lasciando canali di colata e di sfiato; 3) si riscalda l’insieme finché la cera fonde ed esce, lasciando il negativo del modello; 4) si versa bronzo liquido (lega di rame con stagno e, talvolta, piombo) che riempie la cavità; 5) a raffreddamento avvenuto si rompe il guscio e si rifinisce. La cera persa può produrre fusioni cave (il bronzo forma una «pelle» attorno a un’anima) o fusioni piene: qui, le radiografie mostrano chiaramente una massa piena, coerente con le dimensioni ridotte dell’oggetto. La colata piena garantisce robustezza e una certa inerzia al tatto, ma richiede controllo dei canali (sprue) e della temperatura per evitare vuoti locali: il difetto della spada è probabilmente dovuto a una alimentazione insufficiente o a un raffreddamento troppo rapido nella parte sottile. Cosa rappresenta: status, protezione, rito? Pendente personale, insegna guerriera o offerta di confine L’anello sommitale suggerisce una sospensione: un ciondolo da portare al collo, fissare a un cinturone, appendere a un finimento equestre o a un elemento ligneo (scudo, cassa, porta). L’iconografia guerriera – gesto d’attacco, scudo e spada – rimanda a valori di status e protezione; in ambito celtico, miniaturizzazioni di armi e figure sono talora legate a sfere votive. Il contesto di rinvenimento in un fossato che fungeva da limite rafforza l’ipotesi di una offerta di confine: un gesto propiziatorio o apotropaico al margine dell’abitato. Non si esclude, tuttavia, un semplice smarrimento o lo scarto di una produzione difettosa rientrata nel ciclo del riciclo. Il laboratorio dentro l’oppidum RX, scarti e riciclo: cosa dicono i metalli di Manching Le indagini BLfD hanno radiografato in totale 2.034 oggetti metallici, parte di oltre 15.000 frazioni recuperate. Oltre a utensili, elementi di finimento e chiodi, la massa degli scarti e delle gocce di colata racconta una produzione e riparazione attiva in bottega, con una cultura del riciclo (ceramica, legno, metalli) che consente di risparmiare risorse e di rifondere sistematicamente. In questo quadro, il bronzetto – nonostante il difetto di colata alla spada – non appare un esercizio da apprendista, ma un manufatto di alto profilo tecnico. Mangiare e vivere a Manching Pesci, bovini, suini; cavalli anziani e greggi per latte e lana La stessa campagna di scavo ha fornito la prima prova archeologica esplicita del consumo di pesce nell’oppidum (lische e squame), accanto a bovini e suini destinati soprattutto alla carne. I cavalli venivano abbattuti in età avanzata – quindi non come alimento primario –, mentre ovini e caprini erano allevati per risorse rinnovabili (lana, latte). Il quadro che emerge è quello di una città specializzata, con aree residenziali e settori artigianali, e una rete di scambi che beneficiava della posizione fluviale. Cronologia e datazione del bronzetto III secolo a.C. per il contesto, tarda età del Ferro per la cultura materiale Il fossato di rinvenimento è datato al III secolo a.C. sulla base del vasellame associato. L’iconografia e la tecnologia rientrano nella tradizione La Tène dell’Europa centro-occidentale. La parabola dell’oppidum – dalla crescita del II secolo a.C. all’apice tra 140/130 a.C. e il declino a metà del I secolo a.C. – offre la cornice per collocare produzione, uso e deposizione del pendente. Un pezzo che apre domande Oggetto personale o gesto collettivo? Arte miniaturizzata o segno magico? Gli specialisti sottolineano l’assenza di paralleli diretti: questo rende il pezzo prezioso proprio perché costringe a riformulare le domande. Chi lo indossava? Un guerriero? Un artigiano che esibiva il proprio saper fare? Un devoto che “portava” il dio della guerra? Gli scavi hanno chiarito molto, ma alcune risposte restano sospese – come il bronzetto, forse appeso a un collo, forse a un finimento – tra identità, protezione e rito. https://stilearte.it/un-guerriero-di-75-centimetri-emerge-dalla-citta-dei-celti-il-raro-bronzetto-armato-di-manching-svela-tecniche-riti-di-confine-e-la-vita-nelloppidum/
    3 punti
  35. 3 punti
  36. Ciao,ci sono stati diversi dibattiti per l' attribuzione di questo ducato a Napoli o Barcellona,io non seguo costantemente Carlo V,ne tantomeno l'oro,ma controllando sul Magliocca mi è subito balzato agli occhi che gli esemplari censiti dal Magliocca presentano la croce al rovescio con le fiamme nei quarti, mentre nel tuo esemplare non ci sono, inoltre non mi sembra di vedere (sempre nei quarti della croce al rovescio) la sigla R del mastro di zecca Luigi Ram (14 gennaio 1528-16 aprile 1546) o la sigla A del mastro di zecca Geronimo Albertino (16 aprile 1546-1548)... Potrebbe essere stato battuto a Barcellona?... Comunque se fai una ricerca in rete troverai diverse discussioni dove si parla proprio di questa moneta...
    3 punti
  37. Scusa ma per post non si capisce bene chi scrive come scrive e perchè e in che senso. Per questo è sempre meglio spendere qualche parola in più per farsi capire e per capire bene la moneta. Nessun problema. L'importante è capire, di solito qui sul Forum si impara sempre qualcosa e ci si aiuta, cosa che nella vita di tutti giorni è sempre più difficile. Purtroppo la Numismatica ha avuto un affluenza di persone ultimamente che dopo due ore e senza libri o maestri credono di aver capito tutto. Non è cosi, non si finisce mai di imparare.🙏🏼
    3 punti
  38. Buongiorno e buon Ferragosto, poiché questo thread è stato la causa della mia recente passione per il Viceregno, voglio condividere i miei acquisti.
    3 punti
  39. La bellissima Scalea, la torre aragonese è torre Talao fatta edificare dal viceré del regno di Napoli Pedro Afan de Ribera d'Alcalà. Buon ferragosto a tutti. Raffaele.
    3 punti
  40. OSPITE D'ONORE A CALABRIA COLLEZIONA! Siamo immensamente orgogliosi di annunciare la partecipazione di un vero gigante della cultura calabrese: Salvatore Rubino! La sua presenza al nostro convegno non è solo quella di un relatore, ma è il simbolo vivente di come la cultura possa e debba unire le generazioni, creando un ponte tra i maestri di ieri e gli studiosi di oggi. Insieme al nostro Direttore Culturale, Nicolò Giaquinta, @jaconico ci guiderà in un viaggio affascinante dal titolo: “Cartamoneta: il potere delle immagini” Un'occasione imperdibile per scoprire i messaggi, i valori e i simboli nascosti nelle banconote che hanno fatto la storia d'Italia! Questa collaborazione speciale lancia un messaggio potente: "Non esistono barriere quando si parla di conoscenza, ma solo la voglia di fare squadra per divulgare la passione!" Come ha detto Nicolò, "La presenza di un maestro come Salvatore è la prova che la lingua della cultura è universale e senza tempo." Non mancate a questo incontro eccezionale, che arricchirà tutti noi! Vi aspettiamo a Rende! 13 e 14 Settembre 2025. Hotel San Francesco - Rende (Cosenza). INGRESSO GRATUITO. Perché anche in Calabria, collezionare è CULTURA!
    3 punti
  41. No, non è così. "Stato di zecca" non significa FDC. Ripropongo per l'ennesima volta il file con le note di @Monetaio .
    3 punti
  42. Il fior di conio come indica la dicitura, è la miglioe moneta prodotta da "quel"conio, quindi sono pochissime le monete in FDC. In Italia , in maniera del tutto arbitraria e errata, vengono messe nel calderone del FDC, anche le monete in Stato zecca o Nuove di conio, cioè monete a tutti gli effetti mai circolate ma che non raggiungono il FDC.
    3 punti
  43. Caro @Ulpianensis mi pare tutto corretto, a parte: - per la coniazione del matapan mi pare che in generale si proprenda invece per il 1194; in base a quanto conosciamo ad oggi, mi pare che comunque rimanga la prima moneta grossa in argento d'italia e non solo; - la coniazione dei primi grossi per Lucca, vista la menzione di Ottone IV nel conio, si ascrive al/dal 1208/09 periodo in cui tra l'altro Ottone passò in città e ne rinnovò anche i privilegi, compreso quello di zecca (ultime proposte, sia di Matzke che mia); Per @numa numa: quella datazione alta al 1172 era dovuta ad una, secondo me e non solo, errata lettura delle fonti (soprattutto genovesi: vedi studi di Desimoni e successivi che lo avevano seguito), che invece citano chiaramente i grossi, così come avviene anche per quelli toscani e più in generale alto-tirrenici, soltanto a partire dal secondo decennio del XIII secolo. Dovresti averla trovata in vecchi articoli; e se vuoi ho affrontato in dettaglio la presentazione e la discussione di queste fonti e documenti di riferimento in diversi contributi, tra monografie e riviste, che penso dovresti avere. Nelle stesse trovi anche alcune indicazioni sulle prime coniazioni di grossi anche in Francia: ad esempio Marsiglia, per la quale abbiamo tra l'altro documenti che le datano con precisione al 1218 (e che valeva 6 denari coronati, proprio come il coevo grosso di Genova, dello stesso peso ed e intrinseco, valeva 6 denari genovesi del tempo ;-)). Ti ricordo comunque che c'era anche una vecchia discussione sui primi grossi sviluppata proprio sul forum in cui ci sono molti dati corretti (anche se poi sempre da verificare con la letteratura scientifica, passata e corrente). Di. nuovo un saluto e buon Ferragosto (anche qui!) MB
    3 punti
  44. Buonasera a tutti, @gennydbmoneyeccomi qua, scusami per averti fatto aspettare tanto, ho problemi con la fotocamera del cellulare e le foto non mi piacciono come sono venute, non restituiscono esattamente quello che vedo in mano. Da visione diretta ti dico che hai ragione, ci sono tre globetti a chiusura della ghirlanda d'alloro. Posto foto anche se come dicevo pessime. Saluti Alberto
    3 punti
  45. Scusa se sono oltremodo pratico, qui l'unica cosa davvero importante e per cui dovresti ringraziare chi te lo segnala, è la presenza del cancro. Può danneggiare le altre monete in tuo possesso. Persino i maneggiamenti passano in secondo piano. Chi te lo segnala ha prestato un servizio gratuito e puntuale mettendo a disposizione la sua esperienza. Tutto il resto sono chiacchiere. La "diagnosi" l'hai avuta, ora come procedere lo decidi tu.
    3 punti
  46. Perché se è pagata un centinaio di Euro le problematiche sono scontate nel prezzo. Se pagata 500 e rotti no. Se si riuscisse a tenere da parte l’orgoglio si andrebbe più avanti sul piano tecnico delle questioni (questo vale per tutte le discussioni). Essere permalosi è come un riflesso distorto: si vedono offese dove non ce ne sono e ci si nasconde dietro la propria sensibilità. Stare sulla difensiva vuol dire non avere una mente aperta. Spesso invece osservo che si pubblicano monete e vi si risponde con tanti sorrisini captatio benevolentiae con il solo scopo di scambiarsi apprezzamenti (like) reciproci e spesso totalmente ingiustificati sul piano tecnico, ma tant’è ne riceverò altri in cambio.
    3 punti
  47. Rare coin from Year Four of the Great Revolt discovered in Jerusalem A bronze coin minted in Jerusalem during the final year before the destruction of the Second Temple in 70 CE, inscribed with the words “For the Redemption of Zion” was discovered during excavations in Jerusalem. The obverse of the coin features a chalice, with ancient Hebrew script: “For the Redemption of Zion”© Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority A bronze coin minted by Jews in Jerusalem during the final year before the destruction of the Second Temple was discovered during archaeological excavations in the Jerusalem Archaeological Garden – Davidson Center conducted by the Israel Antiquities Authority in collaboration with the City of David and Jewish Quarter Reconstruction and Development Company. This rare coin, discovered near the southwest corner of the Temple Mount, was minted during the 4th year of the Great Revolt against the Romans. The obverse side of the coin carries the inscription in ancient Hebrew script: “For the Redemption of Zion”– expressing the heartfelt desire of Jerusalem’s Jews, towards the end of the revolt. Excavations conducted by the Israel Antiquities Authority at this site, now in its sixth season, directed Dr. Yuval Baruch, Dr. Filip Vukosavović and Esther Rakow-Mellet, are revealing impressive, monumental remains ranging from the Second Temple period to the Umayyad period (2nd Century BCE—7th Century CE), and an abundance of finds – some unique. The excavations are financed by the Shalem Project and the City of David Foundation. According to Esther Rakow-Mellet, archaeologist at the Israel Antiquities Authority, “In the last few days an unexpected gift was discovered: Yaniv David Levy, our coin researcher, came here and to his great surprise found a coin, covered in dirt. Already then, we thought from the looks of it that it might be a rare coin. We waited anxiously for several days until it came back from cleaning, and it turned out that it was a greeting from the Jewish rebels in the Year Four of the Great Revolt.” According to Yanniv David Levy, a researcher and curator in the coin department of the Israel Antiquities Authority, “The coin is made of bronze, and its state of preservation is quite good. On its obverse side you can see a model of a goblet, and around it is an inscription in ancient Hebrew script: ‘LeGe’ulat Zion’, ‘For the Redemption of Zion’. On its reverse is a lulav, a palm frond used in the Sukkot festival ritual. Next to it are two etrogs, the citron used in that same ritual. The reverse bears the inscription: ‘Year Four’.” This inscription denotes the number of years since the outbreak of the rebellion and allows us to accurately date the coin to the period between the Hebrew month of Nissan (March-April) of the year 69 CE, and the month of Adar (February-March) of the year 70 CE. According to Levy, “The ‘Year Four’ bronze coins differ from their predecessors. Their size and weight increased significantly, and the earlier rebel coin inscription, ‘For the Freedom (Herut) of Zion’, is replaced by a new inscription – ‘For the Redemption of Zion’. In the research, it is accepted that Great Revolt Year Four coins were minted in Jerusalem under the leadership of Shimon Bar Giora, one of the prominent commanders in the revolt’s last year. Year Four coins are considered relatively rare, given the historical circumstances towards the end of the revolt and its impact on the much-reduced rebel production capabilities. Most of the Year Four coins were discovered in and around Jerusalem. According to Dr. Yuval Baruch, Excavation Director on behalf of the Israel Antiquities Authority, who has researched this site for over 25 years, “The inscription on the coin – “For the Redemption of Zion”, replacing the earlier “For the Liberation of Zion” – indicates a profound change of identity and mindset, and perhaps also reflects the desperate situation of the rebel forces about six months before the fall of Jerusalem on Tisha B’Av, the 9th of the Hebrew month of Av; in August of the year 70 CE. It would seem that in the rebellion’s fourth year, the mood of the rebels now besieged in Jerusalem changed from euphoria and anticipation of freedom at hand, to a dispirited mood and a yearning for redemption. It is also possible that the representatives of the ritual “Four Species’ depicted on the coin, which are symbols of the Sukkot Festival and the ritual national pilgrimage to the Temple, were intended to evoke among the rebels a sense of redemption and anticipation of a hoped-for miracle and happy times.” "Two thousand years after the minting of this coin, we come along a few days before Tisha B'Av and find such a moving testimony to that great destruction, and I think there is nothing more symbolic,” concludes Rakow-Mellet. This unique ancient coin is being presented to the public for the first time during the family tours being held all this summer at the Jay and Jeanie Schottenstein National Campus for the Archaeology of Israel in Jerusalem. https://www.gov.il/en/pages/rare-coin-from-year-four-of-the-great-revolt-discovered-in-jerusalem-31-jul-2025
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  48. Tanti anni fa una moneta che mi piaceva apparve in un'asta americana più volte. Inviai le mie offerte ogni volta, ma inevitabilmente la moneta non mi veniva assegnata, pur essendo (sembrando) venduta per una battuta più della mia. Io offrivo la stessa cifra e la moneta andava a una ventina di dollari più su. La pantomima duro' oltre un anno. Quando apparve l'ultima volta, decisi, ero molto suscettibile, di abbassare il mio limite poco oltre la metà delle altre volte. Incredibile a dirsi, mi fu aggiudicata! Evidentemente, c'era una riserva ma non la voleva nessuno a parte me e alla fine ci eravamo stufati tutti. 😉
    3 punti
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