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I contenuti con la più alta reputazione dal 11/28/25 in tutte le aree
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Vorrei ringraziare tutti per l'aiuto che mi avete dato nell'identificazione delle monete che ho pubblicato su questo Forum. Auguro a tutti un felice Natale e un 2026 pieno di salute. Cordiali saluti dai Paesi Bassi , Ajax14 punti
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Per chi volesse approfondire le monete infamanti di Ferdinando II, propongo la lettura del mio libriccino edito dall'Associazione Culturale Italia Numismatica per la collana Nummus et Historia XLIII. Dal risvolto di copertina: L’esegesi delle inedite carte conservate nell’Archivio di Stato di Napoli e lo studio dei periodici panormiti, hanno permesso all’autore di poter descrivere nel dettaglio le monete contromarcate di Ferdinando II di Borbone. Il Re bomba fu talmente odiato dai siciliani che non esitarono a sfregiarlo con parole ingiuriose sulle sue stesse monete. I documenti raccontano di indagini, perquisizioni, sequestri e arresti condotti dalla polizia borbonica e, con l’attento studio delle fonti documentarie e monetarie, è stato possibile poter distinguere le contromarche autentiche da quelle contraffatte. Inoltre, per catalogare le ventisette monete – tutte illustrate e alcune delle quali inedite – la ricerca è stata estesa a collezioni private e pubbliche rintracciando, per le sole monete risultanti uniche, passaggi di vendita e di proprietà. Per acquisti potere rivolgervi al sottoscritto o all'editore.13 punti
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Sto leggendo i vostri interventi di pulizia sulle monete e sinceramente rimango esterrefatto! Smac, soda caustica, gomma da cancellare e chi più ne ha più ne metta! Vi meravigliate che un'oncia in argento rimane segnata con una gomma, e cos'altro poteva succedere? Le monete, per principio, "non si puliscono"! Se sono sporche, basta sol un po' di sapone di Marsiglia, un bagno in acqua demineralizzata, a volte una goccia di acetone puro o di benzina rettificata, quando non se ne può fare a meno. Ho fatto diversi interventi di restauro conservativo, ma su monete che praticamente erano date per perse, e con le adeguate attrezzature e con molta pazienza hanno ripreso vita, ma senza pretendere che tornassero allo stato zecca. La pulizia rapida, non è amica delle monete. A volte per riportare in vita un pezzo ci vogliono decine di giorni, molte ore al microscopio, imparare ad usare nel giusto modo un bisturi senza lasciare il minimo segno sul metallo.11 punti
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Ebbene si... mi è successo... I fatti sono semplici: mia moglie si è intrufolata sul forum e ha chiesto tutte le informazioni che le erano necessarie per regalarmi un monetiere per il mio compleanno... grazie a chiunque le abbia fornito consigli!10 punti
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Buongiorno a tutti gli amici del forum. Ormai siamo alle porte del Natale e quest'anno sono riuscito a farmi un bel regalo numismatico. Ho, dunque, il piacere di mostrarvi questo bel soldo del 1808 zecca di Milano, una moneta sulla carta comune ma che in questa conservazione, con questi rilievi, con un rame rosso del genere e senza particolari difetti di conio (debolezze, strappi, ecc.) diventa assai ostica da reperire. Purtroppo presenta qualche lieve segnetto a livello del volto di Napoleone, altrimenti sarebbe stato un esemplare davvero eccezionale. Ad ogni modo, mi auguro che sia di vostro gradimento!10 punti
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Oggi sono stato al Cordusio con mio figlio, complici le ferie natalizie pochi banchi e pochi visitatori. Ho davvero gustato ritrovare alcuni commercianti e alcuni clienti, scambiare due chiacchiere, curiosare origliando le più divertenti chiacchiere altrui. Abbiamo anche acquistato due monetine! Un bel regalo natalizio!10 punti
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Anche se con leggero ritardo celebro i vent'anni di permanenza su lamoneta, che partì con la mia iscrizione l'11 luglio 2005. Dunque, ad essere sincero non so che somma generale tirarne. Ho avuto tanto dal forum, su questo non c'è il minimo dubbio: ho incontrato persone simpatiche e di gran competenza che mi hanno insegnato molto, nell'ambito di una comunità insostituibile se si vogliono ampliare le proprie conoscenze e competenze numismatiche (questo specialmente per gli asociali come me, a cui manco per l'anticamera del cervello passerebbe di entrare a far parte di circoli / raduni numismatici). Io nel mio piccolo qualche contributo l'ho dato, ma spesso ho anche contribuito involontariamente a portare un certo "casino", questo in particolare per la mia dannata tendenza a discutere di politica, che per quanto m'impegni fatico a tenere a freno. Che dire... prima o poi arriverà la fine. La morte mi leverà di mezzo e avrò pure io il titolo di "numismatico per sempre", oppure il mondo finirà e il titolo lo acquisiremo tutti onorario nell'aldilà (ovviamente continueremo a collezionare monete anche nell'aldilà), ma fra inevitabili alti e bassi almeno per me l'esperienza è stata - ed è ancora - ampiamente positiva, perciò non posso che ringraziare tutti. [Allego un piccolo sondaggio anonimo che, se volete, mi aiuterà a capire di più qual è stato il mio impatto sulla comunità]10 punti
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Ad un mese esatto dalla chiusura del Giubileo 2025, che avverrà il prossimo 6 gennaio 2026 con la solenne cerimonia di chiusura della Porta Santa di San Pietro che segna la fine ufficiale dell'Anno Santo, questa sera vi presento una moneta coniata esattamente 500 anni fa ed emessa proprio per commemorare la chiusura del giubileo 1525, quando al soglio di Pietro regnava papa Clemente VII, al secolo Giulio de Medici. Clemente VII (1523-1534), Roma, Quarto di Ducato. Munt 27, CNI 13, MIR 794/1. D/ Busto a sinistra imberbe, con piviale fiorato e fibbia ovale. . CLEMENS . VII . PONTIFEX . MAX . R/ . IVBI // LAEVM // . VII . // CLVSIT . in corona d'alloro a mazzetti di tre foglie e due bacche, saliente ai lati e legata in alto e in basso Peso: 9.43 g. Traccia di foro abilmente otturato. Si tratta di una moneta a mio avviso di grande fascino, pur presentando una iconografia piuttosto modesta sia nella composizione che nella qualità dell'incisione. Senza ombra di dubbio, questo quarto di ducato è da considerare moneta di esimia rarità. Questo esemplare infatti ha un glorioso pedigree alle sue spalle, che ho ricostruito quando è nuovamente apparso sul mercato, nell'asta NAC 147 del giugno 2024 (lotto 416). Proviene infatti dall'asta Finarte del 1970, lotto 119 e successivamente dalla vendita Montenapoleone 1 del 1982, lotto 142 (due delle aste "storiche" per le monete papali). È ricomparso poi molti anni dopo nell'asta Varesi 52, lotto 1009. Si tratta pertanto sempre del medesimo esemplare e dalle mie ricerche non mi risulta nessun altro passaggio sul mercato né che un altro esemplare sia annoverato tra le più importanti collezioni di monete papali. Si tratta tra le altre cose proprio dell'esemplare illustrato sia sul Muntoni che sul MIR. Questa moneta presenta una curiosa particolarità. Al rovescio viene infatti indicato IUBILAEUM VII CLUSIT, cioè "Chiuse il VII Giubileo". L'incisore dei coni, tuttavia, è caduto in un inspiegabile errore indicando nella legenda il Giubileo del 1525 come il settimo, a partire dal primo indetto da Bonifacio VIII nell'anno 1300, quando invece si trattava dell'ottavo. Chissà se Clemente VII, in questi stessi giorni di 500 anni fa, nel pieno delle celebrazioni di uno degli eventi più importanti della cristianità, avrebbe mai immaginato che solo due anni dopo, sempre negli stessi giorni di quel dicembre 1527, sarebbe stato costretto a fuggire da Roma attraversando il "Passetto" travestito da mendicante per mettersi in salvo dalla furia distruttrice dei Lanzichenecchi in quello che passò alla storia come il "Sacco di Roma". Michele10 punti
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Con l’ascesa al trono di Ferdinando II di Borbone – avvenuta nel 1830 alla morte del padre Francesco I – fu necessario promulgare il decreto n. 268 del 27 aprile 1831 (Decreto che stabilisce il tipo delle monete di novella coniazione) che abrogò il decreto n. 100 del 21 marzo 1825 (Decreto sulla coniazione delle nuove monete) e modificò la legge n. 1176 del 20 aprile 1818 (Legge che prescrive il sistema monetario del regno) e il decreto n. 633 del 15 aprile 1826 (Decreto che prescrive la coniazione delle dupla di oro). L’unico studioso che abbia affrontato l’argomento sulla variazione dello stemma nelle monete di Ferdinando II è stato Giovanni Bovi. Egli trascrive un documento rintracciato nell’Archivio di Stato di Napoli nel fondo “Amministrazione generale delle monete”, ma che attualmente risulta fuori consultazione. A differenza del dott. Bovi, sono riuscito a esaminare più carte afferenti il solo rovescio per le nuove monete da dodici e sei carlini del Borbone, nonché a visionare (e qui pubblicare) il disegno del progetto. Francesco I morì l’8 novembre del 1830 e già l’11 dello stesso mese Ferdinando II ordinò che “si formino gli abbozzi del novello conio delle monete […] veduti i quali si riserba di dare le difinitive Sovrane risoluzioni.” Un documento assolutamente identico a quello pubblicato dal Bovi è stato da me rintracciato nel fondo del Ministero delle finanze, busta 6514, fascicolo 649, che qui trascrivo in parte: io sarei di avviso che in questa occasione si formasse il rovescio, dov’è impresso lo Stemma Reale, più semplice ed uniforme al disegno che mi do l’onore di acchiuderle. Con ciò si verrebbero a togliere i reali ordini Cavallereschi che attualmente nello stemma sono pendenti, ed anche le foglie di olivo che circondano lo stemma. L’esperienza ha fatto conoscere che questi ornati formano una confusione nell’incisione, e tale che l’impressione non viene così sicura e precisa, come sono quasi tutte le monete straniere, la maggior parte delle quali sono tutte semplici senza ornamenti e decorazioni. Anche nel nostro Regno così si è sempre praticato fino all’anno 1805, né questa semplicità che io propongo si oppone punto alla legge monetaria de’ 20 Aprile 1818, tuttavia in vigore, mentre in essa si prescrive che la moneta debba contenere nel rovescio la semplici Reali Armi, e non altro. Ad ogni modo V. E. si potrà compiacere di rassegnare il tutto alla Maestà del Re nostro Augusto Padrone, acciò degnandogli di uniformarsi a questa mia idea, ed approvando il modello, possa io, per la mia parte, darvi piena esecuzione. Queste parole provengono dalla penna di Prospero de Rosa (direttore dell’Amministrazione generale delle monete) vergate in data 29 novembre 1830 e indirizzate a Giovanni d’Andrea, Ministro Segretario di Stato delle finanze. Il costo delle matrici e dei punzoni dei dritti e di rovesci dei dodici e sei carlini ammontarono a ducati 675: 450 per la matrice e il punzone del dritto e del rovescio dei dodici carlini, 225 per la matrice e il punzone del dritto e del rovescio dei sei carlini. I conti furono trasmessi dal cav. Filippo Rega al de Rosa che li rese noti al Ministro Segretario di Stato delle finanze. In ogni caso, le monete non furono coniate prima del dicembre del 1830, giacché sarebbero stati necessari quattro mesi per la realizzazione del materiale creatore; inoltre venne stabilito che sino a fine anno si sarebbe proceduto con le impronte di Francesco I. Il 22 dicembre 1830, dopo che il re accolse il progetto del rovescio delle nuove monete in argento, il de Rosa informò il ministro d’Andrea dell’approvazione regia e chiese allo stesso un anticipo di ducati duecento per la costruzione dei coni e per altre spese. Ma nell’aprile del 1831 le nuove monete non furono ancora coniate poiché si attendeva l’autorizzazione da parte delo stesso ministro e l’entrata in vigore del decreto del 27 aprile 1831 prescrivente le nuove monete di oro, argento e rame a nome del nuovo re. Bibliografia Archivio di Stato di Napoli, Ministero delle finanze, busta 6514, fascicolo 649. Bovi, Giovanni, “Notizie sui rovesci delle monete di Ferdinando II e di Francesco II”, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, anno LXI, gennaio-dicembre 1976, pp. 53-56. Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle Due Sicilie, anni 1825, 1826 e 1831. De Majo, Silvio, “Francesco I di Borbone, re delle Due Sicilie”, in Dizionario biografico degli italiani, ed. on line. Maucieri, Danilo, Leggi e decreti monetari del Regno delle Due Sicilie (8 dicembre 1816 - 6 settembre 1860) – Con appendice sugli articoli del codice penale borbonico riguardanti falsi e falsari, Associazione Culturale Italia Numismatica, Nummus et historia, XIII, 2007, s.l. Disegno del progetto dello stemma del rovescio senza alcun ornamento Autografo di Prospero de Rosa, ideatore dello stemma semplificato8 punti
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Buongiorno a tutti Domenica si ricomincia Abbiamo l’autorizzazione dal Comune Vi aspettiamo utti8 punti
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Alessandro Giaccardi Le monete infamanti di Ferdinando II di Borbone. Collana ‘Nummus et Historia’ XLIII – Associazione Culturale Italia Numismatica. Ed. 2025. Pagine 48, illustrazioni a colori, f.to 17x24cm. € 10,00 (gratuito ai Soci ACIN iscritti nel 2022) Dall’Indice: Introduzione. Il Re Bomba Nessuna moneta rivoluzionaria per la Sicilia Le contromarche L’intendente, il sottintendente e l’ispettore I periodici dell’epoca I documenti dell’epoca Catalogo Tabelle Collezioni e vendite esaminate Bibliografia Salutoni odjob8 punti
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ho fatto un espositore che va sul monetiere deve essere solo lucidato8 punti
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Anch'esso dall'asta Nomisma Aste di Natale, ed è stato un regalo che mi sono fatto. Ottimo pedigree e conservazione molto buona (FDC) con bellissima patina: Ex asta Montenapoleone 1 (coll. Santamaria) del 25/02/1982, lotto 608. La moneta è più rara di quanto in genere riportato e non facile da ritrovare in alta conservazione; è l'ultimo testone emesso a Roma da questo papa. Buon Natale a tutti i forumisti!7 punti
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Un sereno e felice Natale a tutti i Lamonetiani! Immaginando di non essere l'unico ad essermi fatto da solo un bel regalo numismatico di Natale, voi cosa vi siete regalati (o per i più fortunati, cosa avete ricevuto di bello)? Io mi sono regalato un bel volume, Mario Traina - le monete italiane del secolo XVIII - i Savoia Saluti e ancora Buon Natale!7 punti
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Buongiorno. Condivido questa medaglia in bronzo, che celebra la liberazione di Daniele Manin, che fu presidente della repubblica di Venezia nel 1848/49. Aggiungo alcuni frammenti trovati nel web. Daniele Manin nacque a Venezia il 3 giugno 1804 in campo Sant’Agostino da famiglia ebraica convertita al cristianesimo. Gli storici si dividono sul cognome originario: secondo alcuni fu Fonseca, secondo altri Medina. Quando fu battezzato gli fu imposto il cognome del padrino, come si usava all’epoca, fratello dell’ultimo Doge della Serenissima, Ludovico Manin. La madre fu Anna Maria Bellotto di Padova dalla quale ereditò una caratteristica profondamente veneta, la semplicità, quel suo modo di porsi che portò lo statista francese Ippolito Carnot a definirlo “eroe di saggezza, di coraggio e di semplicità”. Laureatosi giovanissimo avvocato, seguendo le orme paterne, apre uno studio legale in Campo San Paternian (oggi Campo Manin). Il 18 gennaio 1848 assieme a Nicolò Tommaseo viene arrestato dalle autorità austriache: il loro arresto diventa la scintilla che fa incendiare Venezia. Diventa il Presidente della Repubblica Veneta, protagonista indiscusso dei diciassette mesi di straordinaria intensità. La medaglia ricorda il momento della liberazione di Manin, sullo sfondo il ponte dei Sospiri. In seguito Manin andò con la famiglia in esilio a Parigi dove muore il 22 settembre 1857. La medaglia. Al dritto DANIELE MANIN busto di profilo e sotto le sigle A FABRIS D'UDINE F Al rovescio LIBERATO DAL POPOLO IL XVII MARZO LIBERATORE DEL POPOLO IL XXIII MARZO XDCCCXLVIII ☆ VENEZIA ☆ al centro Manin portato in trionfo dalla folla. Buona vigilia a tutti. iloveimg-compressed (1).zip iloveimg-compressed.zip7 punti
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Intanto faccio gli auguri agli amici del forum, siamo sotto le feste, che porti un buon anno di belle monete a tutti! Tornando alla moneta, la posto dopo tanto che non mettevo piú nulla, visto che adesso sembrano andare di moda i talleri Medicei e che le conservazioni portano alle stelle anche date meno rare, qui si unisce la raritá del Tondello con una patina tendente al blue e la notevole conservazione (credo tra le piú belle di sempre del 1611). La moneta ha inoltre una particolaritá, qui non ho potuto caricare al max della potenza le foto, ma un idea la rende.. La sua particolaritá è nella legenda, riporta al diritto DU invece di DUX e per ora è il solo esemplare che ho trovato con tale particolare. I coni sono del Tarchiani e con Cosimo II raggiungono a parer mio il max della bellezza sui Talleri dei vari granduchi e dei vari incisori. Per non parlare appunto delle piastre del Cosimo II per Firenze dove l'incisione e il ritratto e dettagli lasciano aprire la bocca.. Come per tutte le monete Medicee, conservate Ve ne sono poche e per alcune date non vi sono. Un saluto Buon Natale FoFo7 punti
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Martedì 13 gennaio dalle ore 20:45 al CCNM (via Kramer, 32 Milano. Citofono SEIDIPIU'), conferenza di Antonio Rimoldi su "Le monete milanesi di Filippo II dal 1554 al 1577". Antonio Rimoldi è uno studioso, collezionista e commerciante numismatico specializzato nella variegata monetazione milanese. Al suo attivo diverse pubblicazioni, sia di carattere scientifico che divulgativo, questa sua ultima pubblicazione è il prosieguo della collana di monografie, il primo volume dedicato alle monete milanesi di Carlo V, dedicata alla monetazione milanese nel periodo spagnolo. La conferenza che avrà inizio dalle ore 21:00 potrà anche essere seguita da remoto, i link da utilizzare per seguire la conferenza verranno comunicati nei primi giorni di gennaio.7 punti
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Salve, come da titolo, volevo informare i collezionisti di aver rintracciato negli archivi delle aste l'immagine di una piastra 1795 che presenta lo stesso identico conio della variante SIGILIAR. Si tratta di una piastra coniata prima della rottura di conio al D/ che si è poi manifestata come un esubero di metallo biforcuto all'estremità superiore della lettera C di SICILIAR. Jean Elsen & ses Fils, Auction 118, Lot 1224 A questo punto, non credo che sia necessario aggiungere altro - anche perché - per onestà intellettuale, dovrei anche ricordare che negli anni passati ne abbiamo già discusso a lungo, tra favorevoli e contrari... dove io stesso mi collocavo tra i favorevoli, propenso a credere alla tesi di Pierpaolo Irpino, e cioè al punzone di una lettera "G" speculare creato ad hoc per quella specifica piastra. Così oggi, posso affermare con assoluta certezza, che questa specifica piastra 1795 non ha nulla a che fare con l'ipotetico simbolismo massonico e che, questa piastra andrebbe necessariamente rimossa da tutti i cataloghi su cui è riportata come variante "SIGILIAR".7 punti
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Segnalo l'uscita de nel libro oltre a trattare il 400 veneziano è stato inserito in calce un "aggiunte e correzioni" dove trovare esemplari non catalogati, aggiunte di varianti e correzzioni (appunto) ai libri precedenti che compongono la serie: Le monete della Serenissima Alla pagina dell'editore si può trovare un breve estratto con cui potersi fare un'idea di come sia strutturato il lavoro7 punti
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Buongiorno a tutti. Condivido un mio acquisto di pochi giorni fa. Un 20 Lire di Vittorio Emanuele II, Regno di Sardegna, del 1851, zecca di Genova. Moneta comune, con tiratura 295.792 esemplari. La perizia, anno 2004, è di Emilio Tevere (1946-2014). Acquistata praticamente a peso d'oro, giusto qualche Euro in più, diciamo il costo della perizia: sono molto contento che la perizia sia di Tevere. Queste, invece, sono le immagini della casa d’aste:7 punti
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Segnalo la pubblicazione nel n°21 del Notiziario del Portale Numismatico dello Stato dedicato al medagliere del palazzo ducale di Mantova. Il medagliere oggetto di questa pubblicazione è composto da più di 11000 monete e medaglie conservate nelle raccolte di proprietà del comune di Mantova e affidate per la conservazione al museo di palazzo ducale (una parte consistente delle collezioni comunali è conservata ed esposta nella sezione gonzaghesca di Palazzo Te). I cataloghi dei materiali sono suddivisi in: monete classiche (A. Biasion); monete medievali e moderne (M. Bazzini); medaglie e placchette (S. Pennestrì). Nei cataloghi viene presentata e descritta una selezione dei materiali presenti nelle collezioni di palazzo ducale. Il n°21 del Notiziario è liberamente scaricabile dal sito in collegamento https://www.medaglieri.numismaticadellostato.it/static/notiziario/Notiziario_21_2025.pdf Mario Mario7 punti
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@Alexio85, il Grano 1790 A.P. non è difficile da trovare in conservazione migliore di quello che hai fatto vedere. Concordo in pieno con @didrachm. Molto raro trovarli in alta conservazione, come questo esemplare che faceva parte della mia raccolta.6 punti
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Siete pregati di non prendermi troppo in giro per le mie doti artistiche, voglio vedere voi a disegnare sullo schermo del telefono col dito cosa sapete fare…😂😂😂😂6 punti
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Buonasera. Condivido un mio recente acquisto di dicembre. Si tratta di un 6.400 Reis (anche detta 1 Peca; Reis è il plurale di Real) dell'anno 1780 coniato a Rio de Janeiro quando il Brasile era una colonia del Regno del Portogallo. La moneta pesa 14.34 g, 22 carati, tiratura 343.000 esemplari, presa a poco più del peso dell'oro contenuto. Al dritto troviamo i ritratti, in pieno stile Ancien Régime, della Regina regnante Maria I di Braganza e di suo marito il Re consorte Pietro III: Pietro era lo zio, il fratello del padre di Maria. Maria I salì al trono nel 1777 e verrà soprannominata "a Louca", cioè la pazza, poiché la sua salute mentale andò peggiorando fino ad impedirle di regnare. Al rovescio troviamo lo stemma del Portogallo, con al centro la croce realizzata mediante cinque scudi azzurri contenenti ciascuno cinque bisanti. Pregevole é l'uso di superfici lisce e ruvide (in fotografia purtroppo si vedono poco), come nel velluto della corona o nelle parti in secondo piano, cioè più profonde, dello scudo o anche in alcune pieghe del vestito della Regina. Altre due immagini con una diversa angolazione.6 punti
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Moneta tra le più comuni delle emissioni di Sede Vacante se proveniente da montatura o in bassa conservazione, ma incredibilmente rara se ben conservata e senza ritocchi. Recentemente son riuscito ad aggiungere un esemplare molto gradevole in collezione, dopo svariati anni di attesa. M6 punti
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Buonasera. Un tornese 1599 con data e rovescio ben conservato per Filippo II di Spsgna. Postumo dunque. Sul ritratto, il punto per centrare la moneta? Cosa non perfettamente riuscita :)) Moneta che non si vede spesso. Graditi i pareri. Buona serata. Cristiano.6 punti
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La dichiarazione del venditore mi sembra molto chiara, e' un falso creato per l' alto valore di catalogo che avrebbe generato il 5 lire. La busta e' correttamente affrancata con il 45c + il 20c come raccomandata 2° porto per l' interno.... il 5 lire viene completamente a sconvolgere la tariffa. Quindi in questi casi sempre controllare la tariffa. Tra l'altro chi ha creato questo falso postale e' un bell'ignorantone che ha guardato solo al valore di catalogo del 5 lire creando una tariffa a dir poco assurda..in quegli anni un porto era di 20c ogni 20g, quindi quanti porti poteva avere una raccomandata per l' interno, quanto avrebbe dovuto pesare per essere affrancata per 5,65 lire..??? Questa è la dimostrazione che la furbizia non è MAI sinonimo di intelligenza. In questo caso il furbone ha sacrificato un 5 lire molto decentrato, cosa non rara per queste emissioni, creando questo falsone di storia postale. Altro indizio lampante sono gli annulli, in quegli anni gli impiegati postali annullavano con MOLTA attenzione i francobolli, in quanto una disattenzione sarebbe costata sanzioni se non il posto di lavoro, non come oggi che non annullano quasi piu' nulla, figuriamoci poi su un Francobollo con l' alto valore facciale di 5 lire, ..... guardate come gli annulli genuini sono ben centrati sul 20c e sul 45c, ....e invece sul 5 lire e' appena colpito nell' angolo, .... ovviamente veniva più difficile creare un falso annullo completo. Conclusione, la busta secondo il mio umile parere non merita l' acquisto, all' infuori che non venga venduta ad un prezzo molto basso, nel caso di acquisto anche ad un prezzo molto basso deve essere lasciata così com'è, a riprova che si e' creato un falso di storia Postale POCO INTELLIGENTE !!!6 punti
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Buongiorno, vedendo la totalità della busta, ma anche il frammento dava dubbi, ma la busta era correttamente affrancata per 65 cent. il 5 lire avrebbe dovuto coprite tantissimi porti di peso e di almeno di Assicurata, la busta è di piccolo formato (un doppio porto) e non è Assicurata, sopra il 5 dovrebbe esserci una stelletta che non cè, personalmente la ritengo contraffatta e male saluti6 punti
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Finalmente ieri ho trovato una ciotolina interessante. 1) 300 Reis Brasiliani del 1938 - Emissione commemorativa del compositore Carlo Gomes 2) 1 Att thailandese del 1895, zecca di Bruxelles6 punti
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Buongiorno a tutti presento oggi questa moneta da 5 kronen (corone) del Liechtenstein, anno 1900, coniata in 5.000 esemplari, millesimo più raro (il Bobba la indicava R2) dopo le 64 monete di prova coniate nel 1898. Il Principato del Liechtenstein adottò gli standard della monetazione Austro-Ungarica fino al 1918, quando adottò come riferimento la monetazione svizzera a causa dell'instabilità monetaria e della svalutazione della corona. La moneta in oggetto risponde quindi ai ponderali austriaci di 36 mm per 24 grammi (questa è di 24,04 grammi). Il successivo 5 franchi del 1924, invece, sarà emesso secondo gli standard UML (25 g per 37mm). Al dritto riporta l'effige di Johann II Furst von Liechtenstein, principe sovrano del tempo, e al rovescio lo stemma del Principato di Liechtenstein, che corrisponde a quello della famiglia dei Principi von und zu Liechtenstein della linea di Gundacker, oltre al valore nominale 5 KR e al millesimo 1900. nel taglio si trova in incuso la scritta * KLAR * UND * FEST * * *. la moneta conserva tutti i rilievi e un discreto lustro, nonostante siano presenti alcuni segnetti da contatto al dritto e dei piccoli colpetti al bordo. inserisco prima le due foto fatte dal venditore e successivamente due foto fatte da me. saluti, Carlo6 punti
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Eccolo. Si tratta di un Coronato di Ferdinando I d'Aragona con "C" gotica sotto la croce e dietro il busto. Gr. 3,89. Saluti.6 punti
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L'autrice dell'articolo avrà visto cose che noi umani non potremmo mai immaginare: banconote in fiamme al largo dei bastioni di Orione, ha visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.... ma prima andate a cambiare le banconote a 10 euro in monete.6 punti
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Buongiorno a tutti. Sono finalmente arrivate le mie aggiudicazioni della splendida asta Cambi/Crippa di Novembre di quest'anno. Asta importante per i collezionisti sabaudi e che rimarrà per molto tempo nella nostra memoria, visto che si trattava di una collezione importante di un conosciuto collezionista torinese, tante monete erano fotografate sui volumi di riferimento e molte avevano un importante pedigree. Sono riuscito a portare a casa un paio di "monetine" anche se sarebbe stata l'occasione di acquistare molti più esemplari, purtroppo la mia disponibilità finanziaria non è senza limiti e alcuni pezzi erano fuori budget ed altri non ho voluto neanche mettermi in fila nell'acquisizione. Resta di fatto che questo Cavallotto Stretto sono riuscito a portalo a casa, era una tipologia che inseguivo da tempo e questa volta non mi è scappato, anzi, è rimasto ad un prezzo molto conveniente il che mi rende ancora più soddisfatto. Presentato al lotto n. 188 era indicato come 1587 T, mentre era invece prodotto nella zecca di Nizza (anche meno reperibile rispetto Torino), era segnalato anche erroneamente che fosse pubblicato dal Biaggi, ma questo esemplare invece non è presente. Pensavo di vedere pubblicate qui sul forum più monete di quell'asta, invece sono rimasto deluso, ma le mie le voglio condividere e spero di avere dei commenti, positivi o negativi!6 punti
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Nelle piccole cose a volte sono nascoste vere delizie. Lettera in perfetta tariffa per l'interno con 20c rosa (Augusto) + 30c seppia (Colombo), emissioni del 1938 della serie "Proclamazione dell' Impero".... ... annullati in partenza da un meccanizzato con linee ondulate di NAPOLI FERR. CORRISPONDENZE del 27 VII 39 XVII a.e.f. bello nitido ... .... annullo di arrivo di POTENZA CORRISPONDENZE ORDINARIE del 28.7.39. Affrancatura di valore, il 20c e' quotato 10/12€ e il 30c 14/16€. OTTIMA SCELTA !!! La lettera di Suor Maria è di una semplicità deliziosa e struggente che commuove, ...solo una religiosa poteva toccare l' animo con tanta semplicità. """ DIO SOLO ! In alto a sx e' il perfetto inizio""". Che il Signore abbia in gloria l' Anima di Suor Maria. Qui per la sensibilità di chi legge c'è quel valore aggiunto che non è in nessun catalogo. Caro @dareios it trovi sempre cose eccezionali !!! VERAMENTE BELLA.6 punti
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Nel 40 a.C. i Parti, approfittando della debolezza di Roma, dissanguata dalle guerre civili e lacerata dalle divisioni conseguenti alla morte di Cesare, invasero le province orientali e dilagarono attraverso la penisola anatolica sino al mare Egeo. Li guidava un traditore, Quinto Labieno, figlio di quel Tito Labieno che, sebbene descritto da Plutarco come “amico tra i più intimi e luogotenente di Cesare, che aveva lottato al suo fianco con grande coraggio durante tutte le guerre in Gallia”, aveva abbandonato il suo comandante per schierarsi prima con Pompeo Magno, poi coi suoi figli. Quinto Labieno aveva peraltro guadagnato alla causa partica le truppe lasciate a presidio della Siria, consentendo così anche l’occupazione di quella provincia. I Parti gli avevano affidato il comando del proprio esercito, ossia quella stessa cavalleria che solo tre anni prima aveva annientato le legioni di Crasso nella devastante battaglia di Carre; per questo, quando emise un proprio denario fece apporre al dritto il suo ritratto, al rovescio un cavallo partico con arco e faretra appesi alla sella. Ciò che colpisce di questa moneta è la legenda, ove egli si definiva PARTHICVS: questi cognomina infatti venivano assegnati a chi debellava un nemico (come nei casi di “Africano”, “Emiliano”, “Asiageno”, “Turino”), non certo a chi si vendeva a lui. Non solo Labieno era un traditore, non solo si vantava di essere un traditore, ma derideva la tradizione guerriera dell’Urbe. Nel 39 a.C. sbarcò nella provincia d’Asia Publio Ventidio Basso, generale incaricato da Marco Antonio di ricacciare i Parti fuori dai confini dei territori romani, con 11 legioni di veterani. Per finanziare la sua campagna militare egli emise allora l’altro dei denari illustrati, che reca al dritto il ritratto di Antonio stesso, al rovescio l’immagine di Giove stante con lo scettro in mano e la propria firma, P.VENTIDI PONT.IMP. Ventidio venne a contato con l’esercito nemico in Cilicia, presso il Monte Tauro (una delle cime della catena che porta lo stesso nome), e lo sconfisse duramente, uccidendo il traditore Quinto Labieno. La sua cavalleria, mandata poi in avanscoperta, si imbatté in un altro contingente partico ai confini della Siria, presso il Monte Amano (attuali Monti Nur, ai confini tra Turchia e Siria); stava per essere sopraffatta, quando sopraggiunse Ventidio stesso con le legioni infliggendo ai Parti una nuova, cocente sconfitta. I Parti si ritirarono allora dalla Siria, ove Ventidio fece acquartierare le sue truppe per trascorrere l’ormai incipiente inverno. Nella primavera del 38 a.C. Pacoro, re dei Parti, decise di reagire duramente contro Ventidio. Predispose un contingente molto numeroso dei temutissimi arcieri a cavallo, gli stessi che nel 53 a.C. avevano fatto strage delle legioni di Crasso, e degli altrettanto feroci catafratti, reparti di cavalleria corazzata capaci di travolgere e scompaginare le fila della fanteria, e ne assunse personalmente il comando. Partì dal suo regno in primavera; Ventidio, informato dalle sue spie degli spostamenti di truppe nemiche e necessitato a riunire le sue legioni (sparse nei diversi accampamenti invernali) prima di poterle affrontare, riuscì, con un’efficace attività di controinformazione, a far pervenire a Pacoro false indicazioni di un’incipiente imboscata romana, convincendolo a intraprendere un percorso più lungo del necessario. I Parti raggiunsero così i Romani solo il 9 giugno, anniversario della battaglia di Carre, e li trovarono trincerati dietro le proprie fortificazioni sulle pendici del Monte Gindaro (nell’attuale Siria settentrionale), paralizzati dalla paura. Decisero quindi di attaccarli e gli arcieri a cavallo si gettarono contro di loro, seppure in salita; avrebbero rinovellato le epiche gesta compiute 15 anni prima. Era una trappola. Al momento opportuno le porte degli accampamenti romani si aprirono e i legionari eruppero correndo - in discesa - contro la cavalleria nemica, armi in pugno. La manovra riuscì alla perfezione; presi alla sprovvista, i cavalieri non ebbero il tempo di colpirli, né di manovrare in ritirata; presi da panico si sbandarono, ostacolandosi a vicenda, galoppando gli uni contro gli altri. Molti non sopravvissero ai gladi dei Romani e agli zoccoli dei commilitoni, gli altri tornarono verso la posizione del loro re. Nella loro travolgente marcia, le legioni raggiunsero così il nerbo dell’esercito partico dove i catafratti, che erano rimasti in attesa alla base del pendio (non potevano caricare in salita, con il peso delle loro corazze), si strinsero in una formidabile formazione difensiva con al centro il re e la guardia reale: un muro di metallo, contro cui i legionari si sarebbero sicuramente schiantati. Ma i legionari non li raggiunsero. Si fermarono e li circondarono, fuori dalla portata degli archi dei pochi arcieri rimasti, A questo punto, dagli accampamenti romani sovrastanti cominciarono a volare le pietre e le glandae plumbae (“ghiande di piombo”) scagliate dai frombolieri greci e cretesi che Ventidio aveva arruolato e portato seco proprio attendendo quell’occasione. Velocissimi, i proiettili cominciarono a tempestare cavalli e cavalieri, ancor più efficaci in quanto arrivavano da postazioni sopraelevate, ferendo gli animali e disarcionando gli uomini; circondati dalle legioni, i Parti non sapevano come reagire. Quando fu il momento, la pioggia di pietra e metallo si interruppe all’improvviso e le legioni, levato un alto grido, si gettarono da tutti i lati contro le fila dei Parti, ormai miseramente scompaginate e composte per lo più da cavalieri appiedati, impacciati nei movimenti. L’attacco romano mirò direttamente contro la guardia reale; malgrado la sua accanita resistenza alla fine essa dovette soccombere e, quando un centurione levò alta la testa del re morto, le poche sacche di resistenza partica si sbandarono definitivamente. Chi aveva ancora un cavallo fuggì nella direzione del ponte sull’Eufrate, deciso a tornare in patria; ma le soprese di Ventidio non erano ancora finite: la cavalleria romana era stata tenuta in attesa proprio in previsione di una fuga in quella direzione e sbarrò la strada ai Parti, impedendo loro di guadagnare la salvezza. Nello stesso giorno in cui i Parti avevano sconfitto le legioni di Crasso uccidendo il triumviro, i Romani avevano debellato i cavalieri di Pacoro uccidendo il re. Ventidio, tornato a Roma, il 27 novembre del 38 a.C. celebrò il trionfo. Come disse Plutarco, “Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti”. Lui, se lo avesse voluto, avrebbe potuto fregiarsi del cognomen Parthicus, che Labieno aveva infangato.6 punti
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Come classifichereste questo ducatone di Filippo II sul Crippa vol. III ? grazie per gli eventuali interventi5 punti
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Buon pomeriggio a tutti! Quest'oggi condivido con voi un mio recente acquisto, si tratta di un Soldo per la Principesca Contea di Gorizia e Gradisca battuto nel 1800 durante il regno dell'ultimo Sacro Romano Imperatore Francesco II d'Asburgo-Lorena presso la Zecca di Gunzburg (H). La moneta in questione, classificata come comune, versa, a mio parere, in condizioni più che buone. Il conio presenta: al dritto, lo stemma coronato della Contea di Gorizia e Gradisca, formato dal leone rampante goriziano e dalle bande di Aquileia entro un ornato. Al rovescio, invece, entro un cartiglio riccamente decorato sono poste, su quattro righe, le scritte 1 SOLDO, il millesimo 1800 ed il marchio di zecca H. Il 1800, millesimo impresso su questa moneta, fu un anno significativo per la monarchia asburgica, una sorta di "crinale storico" in cui le ambizioni del Sacro Romano Impero si scontrarono con l'inarrestabile ascesa del Generale francese Napoleone Bonaparte il quale, rientrato a Parigi dall'Egitto nel 1799, riuscì, con il Colpo di Stato del 18 Brumaio, a farsi nominare Primo Console della Repubblica Francese. In breve tempo, Napoleone Bonaparte organizzò e diresse con successo un audace attraversamento delle Alpi volto a prendere alle spalle l'esercito asburgico intento ad assediare le truppe francesi bloccate a Genova. Il momento di massima tensione, però, si ebbe il 14 Giugno 1800 nella piana di Alessandria con la celebre Battaglia di Marengo. Inizialmente, le truppe del Sacro Romano Impero guidate dal Generale von Melas sembrarono avere la meglio, tanto che il comandante, sicuro dell'esito vittorioso della battaglia, lasciò il campo anzitempo. Fu però il tempestivo arrivo dei rinforzi francesi a trasformare quel successo in una rovinosa disfatta per gli imperiali. Questo scontro non fu una semplice sconfitta militare, ma un cataclisma politico: con la successiva "Convenzione di Alessandria", gli Asburgo furono costretti a rinunciare definitivamente al Ducato di Milano e a ritirare le proprie guarnigioni da gran parte del Nord Italia facendole convergere tutte a Mantova divise in tre colonne. Mentre l'influenza asburgica in Italia vacillava, il colpo di grazia giunse alla fine dell'anno sul fronte tedesco: la sconfitta subita a Hohenlinden nel mese di Dicembre per mano del generale Moreau annientò ogni residua speranza di riscossa, costringendo l'imperatore Francesco II d'Asburgo-Lorena a piegarsi alle dure condizioni della Pace di Lunéville. Quel passaggio segnò l'eclissi definitiva del predominio asburgico in Europa centrale e in Italia, anticipando la crisi che avrebbe portato, di lì a pochi anni, al tramonto formale del millenario Sacro Romano Impero in favore della più modesta, seppur resiliente, dignità imperiale austriaca. Colgo l'occasione per augurare a tutti i lettori un sereno Natale!5 punti
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Devo dire che questa esperienza mi sta facendo capire meglio quanto tenessi al Cordusio. Nonostante anch'io negli ultimi anni abbia molto approfittato di Internet, il fatto di avere un mercato fisico dove poter osservare dal vero le cose, anche senza comprare, è un elemento di grande importanza. Conosco il mercato da quand'ero ragazzino, da quando il mio lattaio di fiducia del negozietto di alimentari vicino alla mia rimpiantissima vecchia casa dell'epoca me ne parlò e mi svelò la sua posizione. Con lui spesso discutevo di monete e mi teneva da parte quelle "strane" perchè sapeva che mi piacevano. Ebbene, il pensiero che quel luogo dove ho iniziato seriamente la mia carriera di collezionista potesse finire nei ricordi del passato come il lattaio mi ha messo più a disagio di quanto pensassi.5 punti
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È un falso serbo ... Con questo rovescio abbinano ogni tanto un dritto di Zenonide e ogni tanto un dritto di Nepote... Orribile.... Originali c'è ne sono a decine... E il monogramma è di lei, non di Zenone Nel mio ultimo libro ho suddiviso anche diverse zecche ... Quelle di Nicomedia e Cizico sono oggi indiscutibili5 punti
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Buonasera a tutti. Per me un altra ipotesi potrebbe essere quella del conio modificato. Mi spiego. Forse in zecca, per un motivo a noi ignoto, abbiano modificato il conio punzonando in un secondo tempo sulla C "incriminata" il prolungamento e il cosiddetto "triscele". D'altronde le lettere in legenda con il triscele su questo tipo di monete è cosa normale. La I la H la F la R vado a memoria sono così. Quindi esisterebbero esemplari coniati prima e esemplari coniati dopo. Io onestamente in tanti anni di "controllo" (perché è una variante che mi manca) su siti on line non ho mai visto un eseplare di "transizione", cioè con fratture o esuberi nella vicinanza della G Che poi le lettere in legenda con il "triscele" all'estremità in questa monetazione sono cosa comune lo sappiamo tutti, e guarda caso il presunto esubero è identico a quelli di serie. Per me resta una bella variante o curiosità (chiamatela come meglio credete) e vorrei che restasse censita nei cataloghi. Saluti, Sergio.5 punti
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A cominciare dal rifiuto di una commissione d'inchiesta neutrale subito proposta dagli spagnoli. Poi, dopo che quanto restava del Maine era stato praticamente dimenticato per anni nel porto de L'Avana, nel 1911 si decise di recuperarlo. Dal 16 giugno 1911, il relitto del Maine fu racchiuso in un bacino provvisorio realizzato a tempo di record dall’US Army Engineers Corp per mezzo di cassoni di fondazione (coffer dams) affiancati, e le operazioni di recupero si conclusero rapidamente entro lo stesso anno. Ma le modalità di recupero non furono tali da permettere un'obiettiva analisi dell’incidente, in quanto il recupero aveva solo lo scopo di riaffermare il potere e il riscatto della US Navy, non certo il chiarimento dei fatti e delle dinamiche. E questo, naturalmente, non mancò di alimentare le teorie complottiste Il relitto del Maine fu poi rimorchiato dal porto de L'Avana, e affondato circa 4 miglia al largo nel canale della Florida, ma alcune parti vennero conservate e musealizzate. L’albero maestro è oggi al centro del Cimitero di Arlington (Virginia), dove riposano anche i resti delle vittime del Maine, l’albero di trinchetto è all’Accademia di Annapolis (Maryland), mentre il timone è ancora conservato sulla piazza d'ingresso del vecchio arsenale de L’Avana. In questa cartolina del 1911 (da collezione privata), vediamo la rimozione delle componenti di prora del Maine danneggiate dall'esplosione. Un soggetto che oggi sarebbe considerato di dubbio gusto, ma all'epoca le sensibilità erano diverse, e così la cartolina non solo fu stampata, ma qualcuno la comprò e la mandò in giro per il mondo. Da L'Avana ad Amburgo (è scritta in tedesco), via New York, spedita da L'Avana il 4 agosto 1911 alle 9 del mattino E' stato possibile seguire la prima parte del suo viaggio, fino a New York. Imbarcata, con ogni probabilità, sul piroscafo Saratoga della Ward Line (New York and Cuba Mail Steamship Company), partito da L'Avana il 5 agosto, e arrivato a New York tre giorni dopo, 8 agosto 1911. Da lì in poi diventa impossibile tracciare il percorso, a causa delle troppe variabili, ma se la cartolina è subito ripartita con una nave che andava direttamente in Germania, è stata con molta probabilità consegnata al destinatario non più tardi di 12-13 giorni dalla partenza da New York, impiegando quindi in tutto, poco più di due settimane. Oggi, probabilmente, ci vorrebbe di più, ma allora le poste funzionavano Dal punto di vista filatelico, la cartolina presenta una particolarità interessante, un'affrancatura fuori tariffa. E' stata affrancata con due francobolli, da 1 e 2 centavos, raffiguranti, rispettivamente, Bartolomé Masó e Máximo Gómez, ma in realtà sarebbe stato sufficiente il secondo. Due centavos era infatti la tariffa corretta per una cartolina diretta all'estero. Molto probabilmente il mittente lo ignorava, o forse avrà pensato che affrancandola con un centavo in più, sarebbe arrivata prima petronius5 punti
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Buonasera @AncientCoinnoisseur Grazie per la segnalazione. Ho ricontrollato i vari testi di riferimento che riportano questa moneta ed effettivamente il diametro di 11 mm non l’ho trovato scritto da nessuna parte. Già la semplice misurazione con righello sulla foto del catalogo d’asta NAC 83 (per quanto approssimativa) ci riporta un diametro di 16 mm. Complimenti per l’elaborato calcolo che ti ha portato già a ipotizzare che l’aureo dovrebbe avere un diametro di almeno 15 mm. Riguardo alle quattro monete conosciute: 1) Nel ricontrollare le precedenti vendite dell’aureo presente in NAC 83 del 2015 (link al catalogo: https://www.acsearch.info/search.html?id=2469198 ) ho trovato che la moneta (con un pedigree eccezionale) ha un diametro di 16 mm. Il diametro non viene menzionato in NAC 5 del 1992, in Cahn-Hess del 1933 (collezione Haeberlin), e in Rollin & Feuardent del 1887 (collezione Ponton D'Amecourt), ma è presente invece in Hirsch XXI del 1908, di cui allego una scansione (da dire che la gran parte dei lotti in questo catalogo d’asta hanno sia il peso sia il diametro). Hirsch XXI del 16/11/1908 (Sammlung Consul Weber) lotto 248 2) La foto dell’aureo della Biblioteca Apostolica Vaticana (da me inserita nel catalogo) l’ho presa dal testo di Giancarlo Alteri “Di alcune emissioni straordinarie coniate durante la repubblica romana” del 2005, piccolo volume che riporta alcune monete presenti nel Medagliere Vaticano (di cui l'Alteri ne era, o forse lo è ancora, il direttore responsabile). Nella scheda si riporta un diametro di 17,50 mm. 3) Ho ripreso anche il testo del Bahrfeldt “ Die Römische Goldmünzenprägung” del 1923 il quale riporta, per i quattro esemplari censiti un diametro di 16-17 mm. Allego il testo e la tavola fotografica dove sono presenti tutte e quatto gli aurei (compreso quello del Museo Nazionale di Roma). 4) Infine l'aureo del British Musem: nel catalogo online sulla monetazione romano repubblicana non viene riportato il diametro. https://www.britishmuseum.org/collection/object/C_R-8061 Riguardo all’ultima foto che hai inserito (con un aureo del giuramento e l’aureo da XXX assi) purtroppo nelle tavole del Barhfeldt non sono stati riportati nè lo statere nè il mezzo statere della collezione Gnecchi (confluita poi nel Museo Nazionale di Roma): ma a questo punto sapendo che l’aureo da XXX assi ha un diametro tra i 16-17 mm, la moneta a sinistra è sicuramento uno statere che ha un diametro di 18-19 mm (mentre il mezzo statere è tra i 14-15 mm). Ho corretto la scheda inserendo il valore di 16-17 mm. Grazie ancora per la segnalazione.5 punti
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Tanto per metterla in battuta, nessuno si offenda, tutto questo mi ha piacevolmente riportato agli anni della fanciullezza, nei quali ci si metteva ogni tanto ad osservare le nuvole, cercando di dare ad ognuna una forma conosciuta.5 punti
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Salve @modulo_largo , forse potresti aver gia' letto la Storia Augusta nel passo che tratta di Macriano padre nel capitolo delle Vite dei 30 tiranni , nel qual caso riporto le pagine del testo antico a conoscenza di chi non possiede la Storia Augusta ; questo passo non risponde a favore o contro la tua richiesta , pero' lo considero utile per meglio inquadrare il periodo storico subito dopo la sconfitta di Valeriano , spero si legga decentemente bene . Saluti P.S. Macriano padre , essendo stato stato eletto Imperatore dai soldati insieme ai suoi due figli , che poi divennero Augusti , e' probabile , ma non dimostrato , che qualche zecca orientale in questo frangente abbia emesso qualche rara moneta a nome di Macriano padre , ma che per svariati motivi non sia giunta fino a noi .5 punti
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Moneta in conservazione piacevole con usura uniforme e contorno con spigoli consunti. Come spesso capita il R/ è meglio conservato del D/. Posto il mio esemplare per confronto e condivisione (già fatto diverse volte su questo forum) con rosetta al contorno sovrapposta alla T di FERT:5 punti
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ma che domande sono? nel manuale del collezionista c'è scritto il valore minimo delle monete da mettere in collezione? anche 1 centesimo di euro che mi manca e mi ritrovo di resto lo metto in collezione, e vale 1 centesimo! e se lo trovo per terra, lo raccolgo pure!5 punti
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Altra moneta che ho il piacere di far vedere è questo Mezzo Grosso di Carlo Il, catalogato sul MIR come II tipo (405a) e poi sul Cudazzo spostato come I tipo (472a) e segnalato come "di Savoia". Moneta con un importante pedigree, ex collezione Dolivo, venduto nell'asta M&M del 1963 a 500 franchi svizzeri per la prima volta, siccome sino ad allora era una moneta inedita, pubblicata sui volumi del Simonetti (che la segnalava unica), poi sul Biaggi e da Mario Traina sui suoi speciali di CN. In questi sei decenni passati da allora diversi esemplari sono poi stati rintracciati, resta comunque una moneta alquanto rara e mancante in molte collezioni. Battuta nella zecca di Chambéry da Pierre Balligny a seguito dell'ordinanza del 21 ottobre 1508.5 punti
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Buongiorno a tutti!! In questo caso, parlerei di fusione moderna, lo si evince dai bordi lisciati e lavorati ( da medaglia ), questa pratica era diffusa anche nelle fusioni ottocentesche. Mi stanno lasciando molto perplesso le monete che sta postando @Atexano Tutti, nella nostra esperienza collezionistica siamo incappati in falsi ma, nel suo caso la percentuale è abbastanza elevata;motivo per cui,lo consiglierei di attenzionare bene le sue fonti di rifornimento, di diffidare dai facili affari magari presentati come " provenienza da vecchia collezione " e di diffidare anche dai lotti multipli perché, quasi sempre vengono venduti senza nessuna garanzia Ci tengo a precisare che il mio, vuole essere solo un consiglio,per cui spero che l' interessato lo accetti con serenità, anche per evitargli ulteriori screzi nel suo contesto familiare. Lo consiglio anche di studiare un po' per acquisire un minimo di esperienza per poi magari procedere con gli acquisti motivo per cui,credo che al momento gli farebbe bene una pausa di riflessione.5 punti
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