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  1. ARES III

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/22/25 in tutte le aree

  1. P.S. Tutti gli accorgimenti dei quali hai letto sopra non avevano al 1509 significato, giacchè il Banco Giro non era stato ancora creato e quindi aggio e sopraggio non hanno ragione di essere.
    2 punti
  2. Buongiorno a tutti/e , in questa giornata nevosa , piovosa e fredda, condivido la mia ultima acquisizione calda e cioccolatosa . Appena l' ho vista mi è piaciuta proprio per quello, oltre per la tipologia di moneta. Buona serata .
    2 punti
  3. Ciao Silvia Prima di tutto bisogna contestualizzare la moneta ed il periodo. Sono certo che quanto ho scritto precedentemente, ti sia resa conto di quanto difficile era "far di conto" sulle monete, non avevano un valore fiduciario come quelle odierne, ma valevano per come erano fatte ..... peso e metallo! Da quanto scrivi, il testatore lascia 10 Ducati ad ogni familiare, specificando che ciascun Ducato vale 31 Grossi; siamo nel 1509 e il Ducato d'argento ancora non esiste, quindi ci riferiamo al Ducato d'oro che, solo pochi anni dopo si comincerà a chiamare Zecchino. Il Testatore fa la correlazione tra Ducati e Grossi; non Piccoli o Bagattini o Soldi o Lire. Vuol dire che, benché non coniati più oltre il 1470, i Grossi erano ancora una moneta conosciuta in quell'anno ed usata per far di conto in quel periodo. Successivamente si preferirà a comparare i Ducati, Ducatoni, Ducatelli e Scudi in Lire, Soldi e/o Piccoli. Ovviamente il rapporto tra Ducato d'oro e Grosso, non era fisso e quindi nei Domumenti si doveva sempre specificare il controvalore ad una certa data, così che non ci fossero soluzioni arbitrarie e svantaggiose per gli eredi, né si poteva applicare un valore speculando sul tempo e l'inflazione. Alla nascita nel Ducato d'oro (1284) il suo controvalore era di 18 Grossi, ma già nel 1328 ne valeva 24. Più che probabile che al 1509 ne valesse 31, non fosse altro che per la svalutazione dell'argento sull'oro. Spero di essere stato chiaro. Saluti luciano
    2 punti
  4. @Ajax c'è più di qualche variante,controlla tu moneta in mano https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/search/browse?q=Pergamum+senate
    2 punti
  5. Ciao @Ajax bronzo provinciale di Pergamo in Misia https://www.acsearch.info/search.html?id=12597655
    2 punti
  6. Direi sia evidente. Purtroppo non è classificabile perché non parliamo di hairlines ma di accanimento su questa povera moneta. Comprai agli inizi un 40 lire Milano di Napoleone con lo stesso problema. Così brillante! Sembrava nuovo così lucidato a specchio. Lo ho ancora. Mi ricorda che prima di comprare devo pensare bene. Ora so che è "gioielleria" e vale il prezzo del fino contenuto. Io colleziono sovrane e sinceramente non ci spenderei nemmeno il fino per questa. I particolari dei rilievi più alti (sempre che ci fossero) sono stati asportati. In zecca erano così: Detto ciò se a te piace ed hai speso il fino va anche bene. Ognuno è re a casa sua. Mi spiace fare il guastafeste ma meglio sapere sempre la verità. Come spesso, anche personalmente, suggerito in passato, meglio chiedere prima di acquistare. Buona domenica
    2 punti
  7. La avevo già, ma per 70 centesimi mi dispiaceva lasciarla nella ciotola..
    2 punti
  8. ... e tutto tace. Secondo me aspettano che noi pensionati si prenda la tredicesima dall'INPS a inizio mese prossimo.
    2 punti
  9. Denario serrato della Claudia CLAUDIA - Ti. Claudius Ti.f. Ap.n. Nero (79 a.C.) Denario. B. 5/6 Syd. 770 Cr. 383/1 A.V. 185 D/ Busto di Diana con arco e faretra R/ La Vittoria su biga. Ag 3,56 g 19 mm • Bella patina BB÷SPL Una particolarità del dritto che raffigura il busto di Diana è la parte terminale a testa di cervo dell’arco che la dea tiene in spalla con la faretra. S.C sono le iniziali di “Senatus Consulto”. Il vero significato del dritto non è noto, sebbene possa essere un'allusione alle origini sabine dei Claudiani. Al rovescio la Vittoria alata che guida una biga al galoppo a destra, con in mano una corona, le redini e una foglia di palma. Sotto i cavalli A•XXXXV (numero di controllo) e in esergo una parte della scritta su due righe TI • CLA(VD) • [TI • F/(AP) • N] (“Tiberius Claudius Tiberii Filius Appii Nepos”). La moneta è classificata Crawford 383/1. Notare che "Ti. Claudius Ti.f. Ap.n. Nero" all’inizio della didascalia si riferisce al politico e monetario romano della Repubblica che ha coniato un denario d'argento serrato nel 79 a.C. Questa persona ("Ti." sta per Tiberio, "f." per filius (figlio di), e "Ap.n." per Aponius nepos (nipote di Aponius)) era il nonno dell'imperatore Tiberio e deve essere distinta dall'imperatore con il medesimo nome Tiberio Claudio Nerone che gli succedette. apollonia
    2 punti
  10. E' un riferimento a cosa faceva chi ha ideato la "moneta".
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  11. Si si...in bachecaaaaaaa🤣
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  12. Preziosi. Vetri. Monete depositate per l’Aldilà. Un imponente sarcofago romano in pietra calcarea, rinvenuto perfettamente sigillato nel cuore di Budapest, ha restituito un quadro straordinario della vita e della morte di un individuo appartenente alla classe sociale elevata del tardo Impero Romano. Al suo interno sono stati scoperti i resti scheletrici di una giovane donna, accompagnati da un corredo funerario di notevole valore: vasi di vetro intatti, una pietra preziosa d’ambra, 140 monete e oggetti ornamentali di bronzo e osso, tutti elementi che suggeriscono la cura e l’attenzione riservata al defunto. Il sarcofago, databile al IV secolo d.C., appare realizzato ad hoc, distinguendosi dal frequente riuso di materiali più antichi, prassi comune nel periodo tardo-romano. La scoperta è avvenuta nel distretto di Óbuda, corrispondente all’antica città di Aquincum, fondata dalla tribù celtica degli Eravisci nel I secolo a.C. Dopo la sconfitta degli Eravisci nel 12 a.C., i Romani trasformarono l’insediamento in un castrum militare, poi ampliato come città civile, integrata pienamente nella rete urbana dell’Impero. La posizione strategica lungo il limes del Danubio rese Aquincum un centro vitale per il commercio, la logistica militare e le attività artigianali e industriali. Entro la fine del II secolo, la città contava circa 30.000 abitanti, vantando strutture pubbliche imponenti: terme, acquedotti, due anfiteatri, templi e santuari, oltre a residenze private di lusso e al palazzo del governatore, fulcro dell’amministrazione provinciale. L’area in cui il sarcofago è stato ritrovato era stata precedentemente occupata da abitazioni abbandonate nel III secolo, trasformate successivamente in spazio funerario. Mentre altre otto tombe furono individuate nella stessa zona, nessuna raggiungeva la complessità e l’eleganza di questo sarcofago. La struttura è caratterizzata da un coperchio ancora fissato con staffature di ferro e piombo fuso, un deterrente efficace contro i saccheggiatori che ne garantì la conservazione intatta fino all’intervento della squadra di archeologi del Museo Storico di Budapest, che utilizzarono attrezzature specializzate per sollevarlo senza danneggiarlo. All’interno, dopo la rimozione di pochi centimetri di argilla penetrati attraverso il sigillo, gli esperti hanno documentato una serie di oggetti che riflettono sia la ricchezza materiale sia le credenze simboliche della defunta: forcine in osso, statuette in bronzo raffiguranti divinità minori o animali protettivi, un frammento di ambra, un vaso di vetro verde chiaro accompagnato da una piccola ciotola, e tracce di tessuto con filo d’oro, probabilmente parte di un abito o di un sudario decorativo. L’analisi dei resti ossei e dei manufatti indica che la donna era giovane e apparteneva a un ambiente di alto rango sociale, capace di accedere a materiali preziosi e a pratiche funerarie elaborate. Il ritrovamento offre anche spunti di riflessione sul ruolo dei sarcofagi in pietra nella cultura funeraria romana. Questi manufatti erano spesso indicatori di status: la scelta di pietra calcarea resistente, la cura nella sigillatura e la ricchezza dei corredi erano tutte manifestazioni tangibili della memoria sociale del defunto. In particolare nel IV secolo, periodo di transizione in cui l’Impero Romano affrontava mutamenti politici e sociali, la realizzazione di sarcofagi personalizzati rifletteva il desiderio di conservare identità e prestigio oltre la morte. L’uso di materiali durevoli e di tecniche di fissaggio complesse aveva anche una funzione pratica: proteggere il corpo dai saccheggi e preservare il corredo funerario, elementi fondamentali per i rituali di commemorazione. Il contesto urbano di Aquincum permette di inserire la scoperta in una trama più ampia di vita cittadina, attività economiche e pratiche sociali. La città, grazie alle sue industrie e al suo commercio lungo il Danubio, favoriva la circolazione di beni preziosi come vetro, metalli e pietre semi-preziose, facilmente rintracciabili nei corredi funerari. Le tombe rinvenute negli edifici riconvertiti testimoniano un uso pragmatico dello spazio urbano in declino, con la scelta di sepolture più elaborate riservate a chi deteneva ancora un certo prestigio, mentre la maggior parte della popolazione doveva accontentarsi di soluzioni più modeste. I reperti e i resti scheletrici saranno ora analizzati con tecniche osteologiche, archeometriche e di conservazione, presso il Museo di Storia di Budapest, offrendo non solo informazioni sul singolo individuo, ma anche sulla vita quotidiana, la dieta, le pratiche funerarie e il commercio di beni di lusso nell’Europa centrale romana. La scoperta di questo sarcofago sigillato, così intatto, costituisce una testimonianza straordinaria del rapporto tra memoria, status e ritualità nell’epoca tardo-romana, illuminando il modo in cui la città di Aquincum e i suoi abitanti cercavano di preservare il prestigio individuale e familiare in un mondo in trasformazione. https://www.stilearte.it/mio-dio-ricchezza-e-lacrime-cosa-abbiamo-trovato-nei-giorni-scorsi-nel-sarcofago-romano-che-non-era-stato-mai-aperto/ Sealed Roman sarcophagus opened in Budapest http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-opened-430x286.jpgA massive Roman limestone sarcophagus found still sealed in Budapest has been opened revealing the skeletal remains of a woman and dozens of valuable grave goods, including intact glass vessels, an amber gemstone and 140 coins. It dates to the 4th century, a period when people often reused old sarcophagi, but this one was made specifically for the deceased. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-lid-removed-430x286.jpgThe sarcophagus was discovered in an excavation of the Óbuda district, the site of the ancient city of Aquincum. Founded by the Celtic Eravisci tribe in the 1st century B.C., the settlement was converted into a Roman military castrum and associated civilian city by Rome after its defeat of the Eravisci in 12 B.C. Its strategic location on the Danube limes made Aquincum a hive of military and commercial activity. It was made the capital of the imperial province of Pannonia Inferior in 103 A.D., and by the end of the 2nd century had grown to a city of 30,000 with public baths, an aqueduct, two amphitheaters, temples and sanctuaries, extensive industry (pottery making, metalwork, fabric dying, food production), the governor’s palace and other luxury domiciles for wealthy residents and city officials. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Clay-removed-from-opened-sarcophagus-430x286.jpgThe massive size and quality of the sarcophagus and the objects it contain mark the deceased as one of those wealthy residents. It was discovered among the remains of houses abandoned in the 3rd century that were later repurposed as a burial ground. Eight other graves were found in the area, but none of them were as elaborate, richly furnished or well-preserved as the sarcophagus. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Archaeologists-examine-intact-glass-vessel-200x163.jpgThe lid was still fixed in place, clamped to the sarcophagus with iron brackets and molten lead. It must have been an intimidating prospect for looters, because the sarcophagus was never disturbed until the team of archaeologists from the Budapest History Museum and heavy machinery lifted the lid. Ahttp://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Glass-bowl-200x156.jpgn initial excavation inside the coffin at the site removed 1.5 inches of clay that had seeped through the seal. Archaeologists found a bone hairpin, bronze figurines, a piece of amber, 140 coins, a light green glass vase with a matching small bowl and traces of a textile with gold thread. The size of the bones and the nature of the artifacts indicate the deceased was a young woman. The skeletal remains and the artifacts will now be analyzed and conserved at the Budapest History Museum. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Skull-and-bones-found-in-sarcophagus-200x133.jpg http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Jewelry-in-sarcophagus-200x213.jpg http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-artifacts-200x142.jpg https://www.thehistoryblog.com/archives/74707
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  13. In ogni caso dalla forma si capisce benissimo 😁
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  14. Secondo me la classificazione è Munt.15. Avevo aperto una discussione sul Grosso della S.V.1740 in quanto "necessiterebbe" di una riclassificazione più chiara...... Ricordo che ci sono 4 tipi di Dritto che sono le combinazione tra l'impugnatura delle chiavi oblunga o tonda e la data con il 40 romano XXXX oppure XL. ci sono anche 4 tipi di rovesci : Colomba tra RAGGI, FIAMMELLE, RAGGI SOTTO FIAMMELLE, NUBI. In "Teoria" possiamo avere 16 combinazioni differenti, se poi aggiungiamo che ho censito 3 varianti di Rovesci nel tipo "tra Nubi" diventano 18....... Ho sempre sostenuto che la Sede Vacante del 1740 è una collezione a se visto che ci sono 36 monete diverse che la rappresentano !
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  15. Denario serrato della Mamilia MAMILIA - C. Mamilius Limetanus (82 a.C.) Denario. B. 6 Syd. 741 Cr. 362/1 A.V. 374 D/ Busto di Mercurio; dietro un caduceo R/ Ulisse viene riconosciuto dal suo cane Argo. Ag 3,82 g 20 mm BB Al dritto il busto drappeggiato di Ermes/Mercurio con elmo alato e alle spalle il caduceo e una lettera di controllo, qui poco visibile (N?). Al rovescio Ulisse, vestito con pileo e abito da marinaio, che appoggiandosi al bastone tende la mano destra verso il suo cane Argo che abbaia in segno di saluto. La legenda “C MAMIL” a sinistra e “LIMETAN” a destra fa riferimento al nome della persona che ha autorizzato la coniazione della moneta "Caius Mamilius Limetanus" (Gaio Mamilio Limetano). Riferimento bibliografico: Crawford 362/1. Il momento in cui il vecchio cane Argo riconosce il suo padrone al ritorno a casa, travestito da mendicante, è così descritto nel libro 17 dell’Odissea di Omero: "Appena si accorse / del lontano da tempo Ulisse vicino, abbassò le orecchie; / batté forte, e con la coda diede un lieto segno / di ringraziamento, impotente ad alzarsi, / e ad avvicinarsi al suo padrone come un tempo. / Ulisse, notando la sua presenza, si asciugò una lacrima / Inosservata. /. . . Allora il suo destino lasciò / il vecchio Argo, non appena ebbe vissuto abbastanza a lungo da vedere / Ulisse tornare dopo vent’anni in salute.” (Om. Od. 17.290). Alla fine, avendo rivisto il suo padrone dopo tanti anni, il vecchio cane muore. apollonia
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  16. IN ostrica riconterrà N e I = i nostri cari conterranei. Buona giornata!
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  17. A suo tempo dovresti aver ricevuto una mail da CFN con la nuova procedura di registrazione. Se non l'hai ricevuta è forse perché eri nella lista dei "dormienti". Nessun vantaggio per i vecchi clienti ... vai sul sito e registrati
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  18. I vecchi iscritti hanno già potuto iscriversi al nuovo sito ed effettuare i primi acquisti, mentre ancora non si sa quando partiranno le nuove iscrizioni: questo è l'unico vantaggio dei vecchi iscritti È lecito pensare che, quando le iscrizioni saranno possibili per i nuovi utenti, non ci sarà alcuna differenza fra vecchi e nuovi utenti, e tutti avranno le stesse possibilità di acquistare quello che vogliono
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  19. Ieri avevo lasciato quest'altra meraviglia senza un commento che lo merita solo per la targhetta pubblicitaria dedicata ai sigari toscani, che adoro ..anche fumati in pipa. La cartolina è in perfetta tariffa per l'interno con cinque parole di convenevoli, affrancata con il 20c carminio Giulio Cesare della sempre bella, longeva e onnipresente in questo periodo serie Imperiale. Annullato dal meccanizzato con targhetta pubblicitaria di NAPOLI FERROVIA ore: 20-21 del 19 XII 30 IX a.e.f. Questa targhetta pubblicitaria è rara nitida e EXTRA BELLA, con l' immagine della cartolina + l' affrancatura e tutto l' insieme fa di questo esemplare una cartolina non Comune. Non sono riuscito a trovare altre immagini di questo annullo, solo immagini della pubblicità dell' epoca del Sigaretto Roma.
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  20. Bella moneta con un bel lustro! Complimenti @Alex79
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  21. In una calda mattina di luglio, durante lavori su un laghetto al Tetney Golf Club, nel Lincolnshire, emerge così un sarcofago di tronco d’albero, risalente a circa 4.000 anni fa, contenente i resti di un uomo dell’età del Bronzo sepolto con un’ascia. Quel giorno, il terreno rivela molto più di ciò che chi lo calpestava: sotto il limo e la ghiaia si cela una pagina perduta della preistoria. Non un delitto recente, quindi. Poliziotti e archeologi, in conciliabolo, lo confermano. Il laghetto dell’impianto di golf e, a destra, il materiale ligneo della bara dalla forma di barca e di tronco d’albero La delicatezza del legno, ancora imbevuto d’acqua, ha reso la situazione critica: appena esposto all’aria, avrebbe potuto disgregarsi in poche ore. Grazie a un finanziamento di circa £70.000 da Historic England, è stato possibile mettere in sicurezza la bara, conservandola dapprima in cold‑storage, per poi trasferirla al York Archaeological Trust per una conservazione specialistica. Il cofano misura circa 3 metri di lunghezza per 1 metro di larghezza, più o meno le dimensioni di una vecchia cabina telefonica. È stato ricavato da un’unica quercia a crescita rapida, utilizzando una tecnica detta “split‑timber”: il tronco veniva prima diviso longitudinalmente e poi scavato dall’interno. Anche parte del coperchio è sopravvissuta, suggerendo che originariamente la bara potesse essere chiusa quasi ermeticamente. Nel peso, si stima che il cofano arrivasse a circa mezzo tonnellata. Nel sarcofago è stato trovato il corpo di un uomo, dotato di un’ascia con la testa in pietra e un manico di legno ancora ben conservato. Secondo gli archeologi, questo oggetto non era semplicemente uno strumento, ma un simbolo di autorità: solo una dozzina di asce simili sono note in Gran Bretagna con il manico intatto. L’analisi osteologica ha suggerito che l’individuo avesse un’altezza di circa 1,75‑1,76 m, un valore notevole per l’epoca, e mostrava segni di osteoartrite, segno di intense attività fisiche durante la vita. L’accetta-mazzetta. Probabilmente, oltre ad essere un piccolo strumento di difesa-offesa, costituiva, per la sua bellezza, un simbolo di potere, simile a quello di uno scettro Uno degli aspetti più affascinanti della sepoltura è l’uso di materiale vegetale al suo interno. Gli studiosi hanno recuperato muschio, gemme, foglie di tasso o giuniper, nonché nocciole, che potrebbero essere state collocate come offerta alimentare. La presenza di gemme suggerisce che la deposizione sia avvenuta in tardo primavera, poiché molte piante a quell’epoca producono gemme. Il muschio potrebbe aver formato un letto morbido per il corpo, mentre le foglie di tasso o giuniper hanno un forte valore simbolico e rituale. Sebbene il legno provenga da un albero a crescita rapida, che rende difficile l’uso della dendrocronologia per una datazione precisa, gli archeologi stanno lavorando su una combinazione di radiocarbonio (C‑14) e wiggle matching, che confronta variazioni di anelli con le curve radiocarboniche per restringere il momento in cui l’albero fu abbattuto. Inoltre, sono previste analisi isotopiche sui denti dell’individuo, che potrebbero rivelare se proveniva dalla zona o da più lontano, offrendo dati su mobilità, provenienza e identità geografica. Una volta estratto, il legno è stato trasportato in celle frigorifere speciali per rallentare il processo di disidratazione e degradazione. Poi è passato al laboratorio della York Archaeological Trust, dove gli specialisti di conservazione del legno acquoso si attivati per stabilizzarlo con tecniche adatte a materiali estremamente fragili. Il processo è lento e meticoloso: il cofano, per via delle sue dimensioni, richiederà anni per essere completamente trattato. Il sito della sepoltura non è isolato: rientra in un cimitero di tumuli (round barrow cemetery) dell’età del Bronzo, protetto come Scheduled Monument. Il complesso comprende almeno otto barrow, disposti su una cima ghiaiosa presso le sponde marshy della costa del Lincolnshire. Secondo studi di paesaggio, l’area di Tetney non era solo luogo di sepoltura, ma parte di un paesaggio rituale più vasto, collegato ad altre evidenze funerarie dell’epoca. L’importanza di un albero maturo (la quercia usata per la bara) e la laboriosa costruzione del sarcofago indicano che la sua produzione aveva un valore simbolico molto forte: secondo un recente articolo del Proceedings of the Prehistoric Society, i log‑coffin funerari erano un modo per contenere e avvolgere il corpo, ma anche per trasformare l’identità del defunto, collegandolo direttamente alla vita dell’albero. Scavata nella quercia La bara di Tetney è un’evidenza potente di come l’elite del Bronzo esprimesse status, identità e ritualità attraverso la morte. La scelta del tronco di quercia, la costruzione complessa, la presenza dell’ascia ben conservata, il letto vegetale e l’offerta alimentare riflettono una concezione rituale della sepoltura molto raffinata. Non è solo un luogo di riposo: è un monumento vivo, carico di simboli, memoria e potere. https://www.stilearte.it/stupore-e-meraviglia-nel-campo-di-golf-pala-meccanica-draga-il-laghetto-sincaglia-e-un-enorme-tronco-fatto-a-scatola-non-e-un-delitto-appare-un-uomo-di-4mila-fa-con-unascia-cosa-dicono-le/
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  22. In bachecaaaaaaaa🤣
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  23. Di nuovo a Roma, usata per comprare un pezzo di pizza 2 Euro commemorativo del 2024 del Vaticano Tommaso d’Aquino. Di regola non dovrebbe essere in circolazione, a quanto so vengono vendute solo nei folder.
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  24. @Alan Sinclair Grazie per la foto! @SS-12 Grazie!
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  25. Buongiorno comlimenti ottimo esemplare.
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  26. Il Contorno é il taglio😉, il bordo é la "circonferenza".
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  27. Io a dire il vero ho iniziato l’approccio alla numismatica nel lontano 2002 proprio collezionando euro! Smisi poi di dedicarmi agli euro intorno al 2009 quando ormai uscivano una marea di commemorative ed ero sempre più deluso dalla qualità delle monete. L’interesse per le Coin card e in generale per gli euro è un piccolo ritorno di fiamma per i bei tempi che furono. Pensate che una delle poche Coin card che possiedo fu quella greca del 2004, la prima di una due euro commemorativa (tra l’altro secondo me anche una delle più belle in generale)
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  28. Avrei voluto chiudere l'anno col mio esordio in questo fantastico thread, ma purtroppo l'unico telefono che ho a disposizione per gli orrori si rifiuta di spedire le foto per il postaggio su internet. Spero di riuscire a risolvere in tempo il problema.
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  29. Esatto. Sono intervenuto solo per stimolare l’approfondimento. Per capire come realmente stanno le cose. Ma teniamo anche conto dei cataloghi, compilati da chi passa la vita nello studio delle monete…Ti saluto caramente. Buona notte.
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  30. Molti anni dopo.... aggiungo la mia....
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  32. Ti ringrazio per la stima e la fiducia, buona serata, ciao Borgho
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  33. Per le piastre del 1804 non è possibile prescindere dagli studi di Carlo Prota "La riforma monetaria del 1804-05 di Ferdinando IV di Borbone" e di Giovanni Bovi, "Le monete napoletane del 1804". Entrambi gli Autori pubblicano ed esaminano documeni d'epoca, ma incomprensibilmente il Bovi - sebbene avesse consultato la busta 13659 del Ministero delle finanze - gli sfuggì un incartamento datato al 3 settembre 1804 (il primo in ordine cronologico che si conosca) redatto dalla Regia camera della Sommaria. La particolarità di questo documento sta nella realizzazione di una piastra coniata appositamente per il re da sottoporgli per l'approvazione e che sino ad oggi risultava inedita. Possiamo leggere: "Il contorno dovrebbe rifarsi, ed in vece del motto, che presentemente si legge adversus fraudatores, sarebbe molto meglio adattato il seguente Cura optimi Principis." Il testo continua con il suggerimento di modifiche da apportarsi nella qualità dell'incisione dei caratteri e nella scelta delle legende. Si spiegano anche le ragioni della posizione delle sigle del maestro di zecca e l'omissione della firma di altri ufficiali: "Le lettere iniziali del nome, e cognome del Maestro di Zecca D. Luigi Diodati situarsi non già ai fianchi delle Vostre Regali Armi, ma al di sotto delle medesime, con proporzionarle allo spazio, che vi è sottoposto, senzanche nella moneta v'incidono altre lettere iniziali di altri individui della Zecca, perché altrimenti non risalterebbe il campo della moneta." Il testo chiude con l'attesa dell'approvazione regia. Osservando le poche piastre del 1804 arrivate sino a noi, sembra proprio che il re abbia acolto il parere della Regia camera della Sommaria.
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  34. Un grazie sincero per le belle parole... e ripetiamo anche qui il motto " prima i libri, poi francobolli e la storia postale, monete e carta moneta".
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  35. Ciao, si tratta di un dupondio dell'imperatore Traiano con la personificazione della dea della Fortuna stante sul rovescio. Posto foto di esemplare della stessa tipologia per catalogazione 🙂
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  36. Ciao @Ajax quella stella mi ha ricordato qualcosa dei crociati... mi sembra una mezza contraffazione di questa frazione di denaro di Boemondo III per Antiochia... https://www.acsearch.info/search.html?term="Bohemond+iii"++antioch+fraction+star&category=1-2&lot=&date_from=&date_to=&thesaurus=1&images=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1&currency=usd&order=0
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  37. Martedì 25 novembre dalle ore 20:45 al CCNM (via Kramer, 32 Milano. Citofono SEIDIPIU'), conferenza su "Le oselle del doge Francesco Morosini il Peloponnesiaco" tenuta da Andrea Costantini. La conferenza che avrà inizio dalle ore 21:00 potrà anche essere seguita da remoto, i link da utilizzare per seguire la conferenza verranno comunicati il mercoledì prima della conferenza.
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  38. Speravo che almeno con le monete d'oro i cataloghi avessero una valenza. Siamo invece alla stessa utilità di quelli per le banconote, valori esorbitanti ma prezzi completamente fuori mercato. Grazie per le risposte
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  39. Le monete a imitazione o contraffatte solitamente differivano dal originale per il contenuto di metallo fino, quindi le zecche chiamate minori avevano guadagno nel produrre queste monete ed "inondare" i ducati più importanti, come quello di Milano, con moneta di meno valore e di conseguenza destabilizzare l'economia, tanto da come postato emettere grida contro la circolazione di queste monete e costringere in molti casi a produrre nuove monete. In merito a come riconoscere i quattrini delle differenti zecche di seguito la composizione delle armi presenti nello stemma al rovescio Bozzolo - 1° e 4° leone rampante a s. 2° e 3° aquila volta a d. Desana - 1° e 4° aquila volta a s. 2° e 3° leone rampante a s. Maccagno - 1° e 4° aquila bicipite 2° e 3° leone rampante a s. Messerano - 1° e 4° leone rampate a s. 2° e 3° aquila bicipite
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  40. Oggi, una buona parte delle Indian Head Eagles sono considerate semplici monete di borsa, e vengono scambiate a peso, con il consueto premio del 10-15% sul valore del fino comune a tutte le monete d'oro americane. Non mancano naturalmente alcune emissione rare, come il 1911di Denver, o il 1920 e 1930 di San Francisco, ma c'è una moneta, che per il suo fascino e la sua storia si eleva al disopra di tutte le altre. E non poteva essere che quella dell'ultimo anno di coniazione, il 1933 Quella fu davvero Non per il vino come nel film di Ridley Scott, ma per la monetazione americana. Il 1933 fu davvero un'annata cruciale, che poi sia stata anche ottima, dipende dai punti di vista Lo è stata, sicuramente, per gli storici della numismatica, che hanno avuto e hanno un sacco di storie da raccontare, e anche per i fortunati che sono riusciti ad avere a prezzo di saldo (il facciale ) una delle pochissime Eagles che hanno potuto lasciare la Zecca di Philadelphia prima dell'entrata in vigore degli ordini esecutivi di FD Roosevelt. Lo è stata senz'altro meno per gli (incauti?) acquirenti (o eredi) di una Double Eagle di quell'anno che, dopo averla pagata fior di quattrini, e averne spesi molti di più in lunghe cause legali, sono stati costretti (tutti, tranne uno) a restituirla al governo, senza nulla ricevere in cambio Questa storia l'abbiamo già raccontata in una lunga discussione di 21 pagine, protrattasi per più di 10 anni https://www.lamoneta.it/topic/73794-unaquila-da-7-milioni-di-dollari/ e che non può dirsi ancora conclusa, poiché prima o poi l'unica moneta legalizzata tornerà in asta, e molto probabilmente stabilirà un nuovo record di vendita. Ma potrebbero addirittura saltar fuori nuove monete. Delle 25 che Israel Switt ha sempre dichiarato di aver acquistato dal cassiere della Zecca di Philadelphia nel 1933, ne mancherebbero ancora due all'appello, ma che fossero davvero 25 c'è solo la parola di "Izzy" ad affermarlo, non esistono testimonianze né, tantomeno, documentazione scritta... e se fossero state di più? Per non dire che Switt potrebbe non essere stato il solo ad avere la possibilità di acquistare queste monete. Anche se non è mai emerso alcun riscontro in merito e, per quanto ne so, nemmeno voci minimamente attendibili, io credo non si debba del tutto escludere la possibilità che qualcuno, fino ad oggi ignoto a tutti, abbia ricevuto dalla stessa fonte, il cassiere della Zecca, una o più di queste monete... chissà La storia delle monete da 10 dollari del 1933 è, invece, molto più semplice, e anche più breve: basterà un solo post per raccontarla... il prossimo petronius
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  41. E ancora 1 ör del 1639, della regina Cristina di Svezia. Qui siamo a 52,39 grammi
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  42. Indian Head Eagle Alla decisione definitiva sui disegni seguì un'accesa discussione sui rilievi, più o meno accentuati, da dare alle monete: potete leggerne i dettagli nella discussione sui 20 dollari linkata sopra. Alla fine prevalse la linea della Zecca, cioè di Barber: Eagles e Doule Eagles sarebbero state coniate con rilievi normali, e non in altorilievo come avrebbero voluto Roosevelt e Saint-Gaudens. Il quale, per il disegno del dritto dei 10 dollari, rilavorò la testa della Vittoria Alata del monumento a Sherman (vedi post #16). Ma, sebbene il lavoro originale, in linea con la ritrattistica classica, presentasse una testa laureata, Roosevelt chiese che questa venisse sostituita con un copricapo piumato dei Nativi Americani. Così il Presidente in una lettera a Saint-Gaudens del 14 marzo 1907: "Sono così felice che vi piaccia una testa di Liberty con il copricapo piumato. Davvero il copricapo piumato può essere considerato come il berretto tradizionale della libertà, tanto quanto il berretto frigio; e dopotutto, è la nostra libertà, non quella che gli antichi Greci e Romani chiamavano erroneamente con quel titolo, e abbiamo diritto a un tipico copricapo Americano per la signora". Ed ecco allora il profilo della Lady volto a sinistra, con il suo copricapo indiano, sulla cui fascia compare la scritta LIBERTY. In alto, nel giro, 13 stelle, in basso la data. (foto da Heritage Auctions - PCGS MS65+) Sul contorno della moneta, dal 1907 al 1911, ci sono 46 stelle in rilievo, a rappresentare gli stati dell'Unione: diventeranno 48 dal 1912, con l'entrata di Arizona e New Mexico. La moneta, così come tutte quelle da 10 dollari emesse a partire dal 1838, è in oro .900, con un peso di 16,718 gr. e un diametro di 27 mm. Continua...
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  43. Perchè se notate bene, non è ben centrata il bordo è regolare Il Generale sono io..non facciamo scherzi😂
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  44. Cercando in rete un Sesterzio imperiale mi sono imbattuto per caso in questo link che tratta di un "unicum" sesterzio repubblicano . La notizia e' recente , e' apparsa su Cronaca Numismatica di Settembre 2021 , ma forse non tutti , come me , la conoscono . Coniato nell’84 a.C., questo inedito sesterzio a nome di C. Licinius L. f. Macer ha suscitato scalpore alla sua apparizione sul mercato numismatico a cura della redazione | Circa un anno fa passava sul mercato una moneta di Roma repubblicana del tutto eccezionale, il sesterzio in argento dell’84 a.C. (mm 12, g 0,87) a nome di C. Licinius L. f. Macer, un tipo unico nel suo genere e di cui vale la pena raccontare la storia. A metterla in asta, la ditta britannica Roma Numismatics Ltd. il 29 ottobre 2020, nella sua asta n. 20, al lotto 416. Da una base di 9000 sterline, la moneta ne ha realizzate alla fine ben 15.000 a motivo della sua unicità. Al dritto, la moneta reca una testa maschile gallica barbuta a destra, con capelli arruffati e baffi prominenti, trafitta (o sovrapposta) a un dardo (o ad una lancia ritualmente piegata?) ; al rovescio è raffigurato invece uno stendardo legionario con terminale a forma di cinghiale verso destra; l’iscrizione barrata IIS (il segno di valore) si trova a destra; C. LIC-INI. L F MA-CER è infine scritto in due righe in esergo. Il sesterzio d’argento dell’84. a.C., unico esemplare noto di questo tipo, passato in asta nel 2020 Inedita al Crawford, al Sydenham, al BMCRR e a tutti gli altri testi del settore, era giudicata dagli estensori come “unica e di notevole importanza numismatica”. Appartenuta alla Long Valley Collection, la moneta era stata acquisita in precedenza da Roma Numismatics Ltd. e proveniva da Artemide Aste, “con dettagliato report di analisi XRF sia del metallo che dei prodotti di corrosione che dimostra la perfetta coerenza con le monete dell’epoca”. Ma perché tante indagini su questo esemplare? Intanto perchè il C. Licinius Macer responsabile dell’emissione di questo sesterzio d’argento è da dentificare con lo storico e annalista più volte citato da Tito Livio: uno dei tresviri monetales con C. Cassius e L. Salinator nell’84 a.C.; tribuno nel 73 a.C.; pretore nel 68 a.C.; messo sotto accusa per estorsione da Cicerone nel 66 a.C., si tolse la vita per evitare la pubblica vergogna. Macer è noto per aver scritto una storia di Roma in sedici libri, ora perduti, che lo stesso Tito Livio consultò pur mettendone in dubbio l’affidabilità, suggerendo l’autore aveva travisato gli eventi per glorificare i i propri antenati. Il sistema della moneta repubblicana venne formalizzato dalla Lex Clodia, promulgata nel 101 a.C. circa, e dalla Lex Papiria nel di circa un decennio dopo, anche se, come spesso accade, le date di queste leggi sono dedotte ma per nulla certe. La Lex Clodia legalizzò le emissioni esistenti di vittoriati mentre il motivo della Lex Papiria fu di autorizzare l’emissione di denominazioni in bronzo su uno standard molto ridotto. Al peso quasi pari alla metà dei bronzi preesistenti, le nuove monete recavano di conseguenza la legenda L.P.D.A.P. (lege Papiria de assis/aeris pondere), identificandoli chiaramente come moneta a corso corretto e legale sotto l’autorità della Lex Papiria. Contemporaneamente si compiva la rinascita del sesterzio, che non veniva coniato da oltre un secolo; dato il periodo di tempo durante il quale questa denominazione era stata abbandonata, Crawford sostiene che un’apposita legge potrebbe essere stata necessaria per assicurarne la rinascita e l’accettazione. Non stupisce quindi che la Lex Papiria sestertii emanata sotto D. Silanus e L. Piso Frugi riporti anche la formula E.L.P. (e lege Papiria). Crawford sostiene inoltre ragionevolmente che “la Lex Papiria potrebbe essere stata ritenuta valida a fornire l’autorizzazione all’emissione del sesterzio d’argento fino alla fine della Repubblica”. Anche se la quantità di sesterzi d’argento coniati negli anni Quaranta del I secolo a.C. non fa menzione esplicita della legge, come nel caso della moneta qui presentata. Il rovescio con il segno di valofe della IIS barrata e l’insegna legionaria con all’estremità un cinghiale; in esergo il nome del magistrato L’indicazione di valore del sesterzio sulle prime monete d’argento romane era comunemente resa con la sigla IIS (due assi e un semisse = due assi e mezzo = un quarto di denario). Così, quando il denaro fu rivalutato a 16 assi, il sesterzio fu rivalutato a 4 assi. È facile intuire che, abbandonata la formula E.L.P., la denominazione doveva essere resa in forma chiara: quindi che l’uso di IIS (barrato in orizzontale) è quello di denotare un valore di 4 assi, non di 2,5 assi (indicato con IIS). La notazione IIS barrata è attestata come di uso comune in epoca romana, di certo nel 79 d.C. se non prima. Per un esempio, su un graffito di Pompei, in cui si offre una ricompensa per un articolo perduto, si legge: “Una pentola di rame è stata presa da questa bottega. Chi la riporterà riceverà 65 sesterzi. Se qualcuno consegnerà il ladro [il resto dell’iscrizione è illeggibile]” e la notazione del sesterzio con la barra orizzontale è chi.ara. Al dritto del sesterzio d’argento, un profilo di guerriero gallico la cui testa è trafitta (?) da un’arma appuntita e ripiegata Molto interessante, inoltre, l’iconografia. Che il dritto sia anepigrafe non è insolito, così come lo erano i sesterzi di L. Calpurnius Piso Frugi nel 90 a.C. Che il tipo sembri essere la testa di un guerriero gallico trafitta da una lancia o da un’arma appuntita è piuttosto sorprendente. Soltanto due altri denari, a nome di M. Sergius Silus e di L. Titurius Sabinus, infatti recano immagini altrettanto raccapriccianti: il primo raffigurante un cavaliere romano che solleva una testa mozzata, e il secondo che ci mostra la sfortunata Tarpeia schiacciata a morte dai soldati sabini (leggi qui per saperne di più). Forse l’intento era quello di raffigurare l’arma in secondo piano dietro la testa, piuttosto che attraverso di essa. In questo caso c’è la possibilità che l’immagine sia collegata alle pratiche celtiche di piegare ritualmente le armi prima di depositarle nelle tombe o come ex voto nei santuari. In ogni caso la testa del guerriero gallico e lo stendardo legionario sul verso, appaiono uno dei tanti riferimenti, velati o espliciti, alle gesta degli antenati dello sfortunato magistrato monetale C. Licinius L. f. Macer. Tratto da : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=0615e56391a923b9JmltdHM9MTY4MDM5MzYwMCZpZ3VpZD0xZTk5MDAzMi1hNTdiLTYyZjUtMjZmYS0xMjU0YTQ0YzYzNTkmaW5zaWQ9NTE0Mw&ptn=3&hsh=3&fclid=1e990032-a57b-62f5-26fa-1254a44c6359&psq=sesterzio+in+argento&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cuY3JvbmFjYW51bWlzbWF0aWNhLmNvbS9zdG9yaWEtZS1zaW1ib2xpLWRpLXVuLXNlc3Rlcnppby1kYXJnZW50by11bmljby1uZWxsYS1zdG9yaWEtZGktcm9tYS8&ntb=1
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