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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/27/25 in tutte le aree
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Altre immagini della serata Volevamo ringraziare Andrea Costantini per la sua disponibilità e bravura nell'esporre i concetti non solo numismatici ma anche storici di questo valoroso condottiero. Un ringraziamento anche a tutte le persone che in questo anno ci hanno seguito, in presenza o da remoto, con interesse le nostre conferenze...ci impegneremo per il prossimo anno con un calendario di conferenze sempre di ottimo livello coinvolgendo relatori accademici ed amanti della numismatica.5 punti
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Grazie a tutti, Perhaps obvious if you look at the logo of my website, but the coins of Syracuse are my absolute favorite especially the litra. Since Boehringer's magnum opus is no longer under copyright I though to translate it https://www.lelouch.net/articles/die-munzen-von-syrakus, and reformat the catalog into an easier version. Hopefully it will be useful to everyone.5 punti
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Prese tre monetine a 2 euro (su mia stima e con un "ti pago la prossima volta" - né io avevo spiccioli né lei resto).3 punti
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Salve. Condivido la mia piastra 1807 di Giuseppe Napoleone. Si differenzia dalla precedente già presente in questa discussione perché riporta il 7 della data ribattuto su un 6. Peso: gr.27,54. Ringrazio per l'attenzione. Saluti.3 punti
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Benché tutti molto belli e non comuni questo annullo della Rinascente del 1924 e' particolare e sicuramente piu' raro degli altri, mi ha colpito per il termine "Bonetteria", pensavo ad un errore ma invece sembrerebbero essere calzature e prodotti attinenti. Non dimentichiamo poi che il nome "Rinascente" fu dato da Gabriele D'Annunzio ai suddetti grandi magazzini.3 punti
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Ciao a tutti, a proposito di annulli pubblicitari, ne ho qualcuno anch'io su frammento, però alcuni sono molto sbiaditi.3 punti
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Segnalo la pubblicazione della mia monografia dal titolo "Le monete milanesi di Filippo II – Volume I – Dal 1554 al 1577". L'Opera tratta ed illustra tutte le emissioni di Filippo II di Spagna coniate dalla zecca di Milano, fino al 1577. Seguirà in futuro la pubblicazione di un secondo volume per le emissioni del periodo 1577-1598. I materiali sono ordinati secondo un'inedita impostazione cronologica, creando così una vera e propria narrazione di queste prestigiose emissioni tanto apprezzate sia dai numismatici sia dagli storici dell'arte. Numerose le novità presentate, tra cui spiccano nuove identificazioni (basate su fonti archivistiche d'epoca) e la descrizione di varietà inedite. L'acquisto dell'Opera è possibile unicamente presso il sito dell'Editore, Amazon e le principali librerie online. Titolo: Le monete milanesi di Filippo II – Volume I – Dal 1554 al 1577 Autore: Antonio Rimoldi ISBN 9791224037354 141 pagine Immagini a colori Formato 17x24 cm Copertina rigida Pagine in carta patinata da 130g/m2 Prezzo di copertina: 55,00 € + spedizione2 punti
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Vorrei partecipare su questa discussione: Dite che mi accetteranno? Alle loro condizioni si Condizioni? quali? Un rito di passaggio da superare E in che consiste? Una grossa moneta in CU CU è il simbolo del rame! Tradotto: 'una grossa moneta in rame' Superato il rito di passaggio? No, è proprio in CU !2 punti
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Buona sera Selly, la serie W235 appartiene al contingente del 23 gennaio 1962 che va da W223 a W244 ed è il più raro tra i tre decreti delle sostitutive. Il Crapanzano-Giulianini lo dà R2 mentre il Gigante R3. Tuttavia la conservazione penalizza moltissimo essendo un MB, grado valutato tra i 15 e i 18€.2 punti
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Repubblica di Turchia - 50.000 Lira (moneta commemorativa Vertice Mondiale sull'alimentazione di Roma) - Materiale: Ottone nichelato, peso 11,78 grammi, diametro 28 millimetri. Anno 1996. Zecca di Istanbul.2 punti
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Dove c'è posto per 1 c'è posto anche per 2, dove c'è posto per 2 c'è posto anche per 3 e vai fino ad arrivare al numero di utenti che stanno nella nostra stessa situazione, il paradosso è che questo sistema da sempre problemi ma sta sempre li, ha i suoi santi in paradiso perchè in una situazione normale l'avrebbero già cambiato o fatto funzionare a dovere. Un sistema di pagamento che non regge x richieste mi da la sensazione che abbia la RAM di un PC di casa....2 punti
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Il 16.3.25 come da tabella tariffaria il costo aumenta da 30c a 40c, (sei giorni dopo la tua cartolina postale del 10.3.25), infatti nella cartolina postale del 21.4.25 abbiamo un'integrazione del 10c rosso Leoni all' affrancatura. Le tariffe postali negli anni 1924-25 appartengono ad un periodo tempestoso. Furono gli anni in cui l’inflazione toccò uno dei suoi massimi, e, anche per spedire una lettera, il costo aumentò sino ad una cifra che fu poi raggiunta di nuovo solo alla fine del 1943. L’anno esaminato si divide in due periodi tariffari. Nel primo, dal 1 gennaio 1924 al 15 marzo 1925 (ma tutte le tariffe ricordate erano già in vigore dal 1 gennaio 1923), spedire una lettera costava 50c a porto e con 1 lira si poteva richiedere anche il diritto di raccomandazione. L’espresso scontava 60c (oltre, ovviamente, ai 50c della lettera semplice). Costo dimezzato, ma non per i diritti accessori, per le lettere all’interno del distretto (per intenderci, città per città… e immediati dintorni). Stampe e cartoline con sola firma pagavano 10c , aumentati a 15c per le cartoline in distretto o con cinque parole (anni in cui i postelegrafonici dovevano contare le parole, oggi non si mettono neanche più gli annulli ! ). Con 20c s’inviava un biglietto da visita, mentre, con 25c si poteva spedire una fattura o si scriveva ad un militare e con 30c infine, si poteva scrivere quanto si voleva su una cartolina e farla recapitare in tutta l’Italia.2 punti
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Nel 40 a.C. i Parti, approfittando della debolezza di Roma, dissanguata dalle guerre civili e lacerata dalle divisioni conseguenti alla morte di Cesare, invasero le province orientali e dilagarono attraverso la penisola anatolica sino al mare Egeo. Li guidava un traditore, Quinto Labieno, figlio di quel Tito Labieno che, sebbene descritto da Plutarco come “amico tra i più intimi e luogotenente di Cesare, che aveva lottato al suo fianco con grande coraggio durante tutte le guerre in Gallia”, aveva abbandonato il suo comandante per schierarsi prima con Pompeo Magno, poi coi suoi figli. Quinto Labieno aveva peraltro guadagnato alla causa partica le truppe lasciate a presidio della Siria, consentendo così anche l’occupazione di quella provincia. I Parti gli avevano affidato il comando del proprio esercito, ossia quella stessa cavalleria che solo tre anni prima aveva annientato le legioni di Crasso nella devastante battaglia di Carre; per questo, quando emise un proprio denario fece apporre al dritto il suo ritratto, al rovescio un cavallo partico con arco e faretra appesi alla sella. Ciò che colpisce di questa moneta è la legenda, ove egli si definiva PARTHICVS: questi cognomina infatti venivano assegnati a chi debellava un nemico (come nei casi di “Africano”, “Emiliano”, “Asiageno”, “Turino”), non certo a chi si vendeva a lui. Non solo Labieno era un traditore, non solo si vantava di essere un traditore, ma derideva la tradizione guerriera dell’Urbe. Nel 39 a.C. sbarcò nella provincia d’Asia Publio Ventidio Basso, generale incaricato da Marco Antonio di ricacciare i Parti fuori dai confini dei territori romani, con 11 legioni di veterani. Per finanziare la sua campagna militare egli emise allora l’altro dei denari illustrati, che reca al dritto il ritratto di Antonio stesso, al rovescio l’immagine di Giove stante con lo scettro in mano e la propria firma, P.VENTIDI PONT.IMP. Ventidio venne a contato con l’esercito nemico in Cilicia, presso il Monte Tauro (una delle cime della catena che porta lo stesso nome), e lo sconfisse duramente, uccidendo il traditore Quinto Labieno. La sua cavalleria, mandata poi in avanscoperta, si imbatté in un altro contingente partico ai confini della Siria, presso il Monte Amano (attuali Monti Nur, ai confini tra Turchia e Siria); stava per essere sopraffatta, quando sopraggiunse Ventidio stesso con le legioni infliggendo ai Parti una nuova, cocente sconfitta. I Parti si ritirarono allora dalla Siria, ove Ventidio fece acquartierare le sue truppe per trascorrere l’ormai incipiente inverno. Nella primavera del 38 a.C. Pacoro, re dei Parti, decise di reagire duramente contro Ventidio. Predispose un contingente molto numeroso dei temutissimi arcieri a cavallo, gli stessi che nel 53 a.C. avevano fatto strage delle legioni di Crasso, e degli altrettanto feroci catafratti, reparti di cavalleria corazzata capaci di travolgere e scompaginare le fila della fanteria, e ne assunse personalmente il comando. Partì dal suo regno in primavera; Ventidio, informato dalle sue spie degli spostamenti di truppe nemiche e necessitato a riunire le sue legioni (sparse nei diversi accampamenti invernali) prima di poterle affrontare, riuscì, con un’efficace attività di controinformazione, a far pervenire a Pacoro false indicazioni di un’incipiente imboscata romana, convincendolo a intraprendere un percorso più lungo del necessario. I Parti raggiunsero così i Romani solo il 9 giugno, anniversario della battaglia di Carre, e li trovarono trincerati dietro le proprie fortificazioni sulle pendici del Monte Gindaro (nell’attuale Siria settentrionale), paralizzati dalla paura. Decisero quindi di attaccarli e gli arcieri a cavallo si gettarono contro di loro, seppure in salita; avrebbero rinovellato le epiche gesta compiute 15 anni prima. Era una trappola. Al momento opportuno le porte degli accampamenti romani si aprirono e i legionari eruppero correndo - in discesa - contro la cavalleria nemica, armi in pugno. La manovra riuscì alla perfezione; presi alla sprovvista, i cavalieri non ebbero il tempo di colpirli, né di manovrare in ritirata; presi da panico si sbandarono, ostacolandosi a vicenda, galoppando gli uni contro gli altri. Molti non sopravvissero ai gladi dei Romani e agli zoccoli dei commilitoni, gli altri tornarono verso la posizione del loro re. Nella loro travolgente marcia, le legioni raggiunsero così il nerbo dell’esercito partico dove i catafratti, che erano rimasti in attesa alla base del pendio (non potevano caricare in salita, con il peso delle loro corazze), si strinsero in una formidabile formazione difensiva con al centro il re e la guardia reale: un muro di metallo, contro cui i legionari si sarebbero sicuramente schiantati. Ma i legionari non li raggiunsero. Si fermarono e li circondarono, fuori dalla portata degli archi dei pochi arcieri rimasti, A questo punto, dagli accampamenti romani sovrastanti cominciarono a volare le pietre e le glandae plumbae (“ghiande di piombo”) scagliate dai frombolieri greci e cretesi che Ventidio aveva arruolato e portato seco proprio attendendo quell’occasione. Velocissimi, i proiettili cominciarono a tempestare cavalli e cavalieri, ancor più efficaci in quanto arrivavano da postazioni sopraelevate, ferendo gli animali e disarcionando gli uomini; circondati dalle legioni, i Parti non sapevano come reagire. Quando fu il momento, la pioggia di pietra e metallo si interruppe all’improvviso e le legioni, levato un alto grido, si gettarono da tutti i lati contro le fila dei Parti, ormai miseramente scompaginate e composte per lo più da cavalieri appiedati, impacciati nei movimenti. L’attacco romano mirò direttamente contro la guardia reale; malgrado la sua accanita resistenza alla fine essa dovette soccombere e, quando un centurione levò alta la testa del re morto, le poche sacche di resistenza partica si sbandarono definitivamente. Chi aveva ancora un cavallo fuggì nella direzione del ponte sull’Eufrate, deciso a tornare in patria; ma le soprese di Ventidio non erano ancora finite: la cavalleria romana era stata tenuta in attesa proprio in previsione di una fuga in quella direzione e sbarrò la strada ai Parti, impedendo loro di guadagnare la salvezza. Nello stesso giorno in cui i Parti avevano sconfitto le legioni di Crasso uccidendo il triumviro, i Romani avevano debellato i cavalieri di Pacoro uccidendo il re. Ventidio, tornato a Roma, il 27 novembre del 38 a.C. celebrò il trionfo. Come disse Plutarco, “Ventidio è l'unico generale romano che ad oggi abbia celebrato un trionfo sui Parti”. Lui, se lo avesse voluto, avrebbe potuto fregiarsi del cognomen Parthicus, che Labieno aveva infangato.2 punti
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Certo, .. sarebbe una collezione tematica eccezionalmente bella. Gli annulli nitidi sono ovviamente più interessanti, ma vorrei puntualizzare che anche gli annulli meno nitidi ma leggibili e visibili non sono da tralasciare. Questo e' ancora oggi un collezionismo di nicchia ma ho buone speranze per il futuro. Ricordo che le targhette sono veramente molte, gli unici cataloghi che le elencano sono l'Ornaghi e il Bartolomasi per l' Italia, sono cataloghi non piu' editi quasi introvabili, l' ultima edizione dell' Ornaghi è del 1974 credo, e del Bartolomasi meta' anni sessanta, quindi anche i valori di catalogo sono obsoleti, esistono poi delle pubblicazioni dell'A.N.C.A.I Associazione Nazionale Collezionisti Annullamenti Italiani, ma sono solo per i soci. Quando un collezionismo è di nicchia diventa difficile anche trovare testi di riferimento attuali, ecco perché quando si trovano i cataloghi vanno acquistati.. anche se vecchi danno comunque un riferimento sulla rarità.. poi il valore con un pochino di esperienza viene contestualizzato al presente.2 punti
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Io ringrazio tutti i partecipanti e il CCNM per avermi dato la possibilità di contribuire alle attività con il mio intervento. E' sempre fonte di arricchimento il confronto con voi e anche stimolo per nuovi approfondimenti e ricerche. Luciano @417sonia è sempre molto modesto, ma davvero è fonte di informazioni veraci e sottili e per noi venetici grande veterano! Sono stato contento che sei venuto di persona! Grazie anche a tutti i partecipanti che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi!!!A presto!2 punti
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Seguita on line tutta d'un fiato (meglio... Di un fià). Complimenti al nostro @Andrea Costa sempre preparatissimo, coinvolgente ed appassionante.2 punti
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Buongiorno a tutti cari amici. Oggi vorrei mostrarvi questa bella medaglia coniata in bronzo sotto il regno di Umberto I nel 1900 per commemorare l'epidemia di vaiolo a Napoli e il soccorso recato dal sovrano alla popolazione colpita nel 1884. Diametro 40 mm, coniata da Johnson e incisa da Lancellotte Croce Marcelle Renè. Cosa ne pensate? Grazie a chi mi farà l'onore di intervenire. Auriate1 punto
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Complimenti Antonio libro interessantissimo e fatto veramente molto bene, con delle foto magnifiche.1 punto
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Eh sì, quella dove era stata messa, Zecche straniere, è per le monete estere dal 1500 al 1800 Spostata.1 punto
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Ma se non funziona il sistema di pagamento , non funziona per nessuno , quindi credo proprio che nessuno sia riuscito a completare l'operazione Nel dettaglio non sono riportate le spese , ma il totale ridice1 punto
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Salve. Condivido tre monete di Giuseppe Napoleone. Una piastra del 1806 ( gr. 27,50, mm. 37,9- Magliocca pag. 238, n. 402, R2 ), una piastra del 1807 (gr.27,52, mm.38,5,- Magliocca pag. 238, n. 403, R ) ed una del 1808 ( gr. 27,42, mm.38,00- Magliocca pag. 238, n. 404, NC ). La 1806, al rovescio, presenta una piccola escrescenza di metallo simile all'angolo di un 7, 7 che poi troviamo sul tipo dell'anno successivo negli esemplari con la data ribattuta (7 su 6). Il mezzo anello passante dell'ancora é appena accennato. Questa piastra, fra le tre, è quella più difficilmente reperibile in buona conservazione. Nella mia 1807 la data non è ribattuta ed il 7 è allineato agli altri numeri della data. Si trova a sinistra, mentre il valore si trova a destra (come avviene normalmente, eccezion fatta per un unico rarissimo tipo che riporta la data a destra ed il valore a sinistra). Il ciuffo dei capelli del sovrano è più folto rispetto al ciuffo presente nella 1806. L'ancora è con mezzo anello passante ed è sostenuta dal braccio di una sirena. L'altra sirena è con timone nella mano destra. Le due sirene, insieme, sostengono lo stemma coronato con al centro aquila imperiale ad ali spiegate. Piastra 1808: tipo II, ancora con mezzo anello, come nella 1807. Ciuffo del sovrano un po' meno folto che nella 1807, ma più folto rispetto alla 1806, comunque diverso da quello delle altre due ( almeno così mi sembra). Per quanto riguarda, invece, la struttura della corona, essa è identica per la 1806 e 1807, varia leggermente in alcuni particolari nella 1808. Pubblico dritto e rovescio delle tre monete, ma aggiungo una foto in cui le tre monete sono insieme ed affiancate, al fine di facilitare dei confronti. Ringrazio tutti per l'attenzione. Saluti.1 punto
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Mi dispiace ma ho terminato i "mi piace"1 punto
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Hanno messo l'immagine della divisionale 2025 con il link al negozio sulla home page......... poi vai al negozio e non c'è nulla...... a questo punto penso che siano proprio improvvisati e senza speranza1 punto
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Ciao, nemmeno io li seguivo prima,ma sai l'appetito vien mangiando 😁 Ciao e grazie, no non è frattura e non è cancro del bronzo,almeno ho provato e non sfarina1 punto
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E' una banconota molto bella, piace molto anche a me, peccato che nel tuo esemplare siano presenti quelle macchie deturpanti, che ne rovinano a mio parere l'aspetto generale, ma l'importante ovviamente è che piaccia a te🙂.1 punto
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Bella e in buone conservazione, peccato che nella prima foto a ore 9/10 ci sia una "frattura" (non so bene come definirla) e la macchioline sulla M (può essere malattia del bronzo?) . Comunque bella , buona giornata Bell'acquisto1 punto
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@Lelouch yours is an absolutely useful work both for scholars and collectors - thanks and congratulations! I wonder if the same arrangement could be done for the other seminal work on Syracusan issues redacted by the finnish scholar Lauri Tudeer: Tudeer, Lauri O. Th. (1913), Die Tetradrachmenprägung von Syrakus in der Periode der Signierenden Künstler, Berlin, 1913 the text has already been translated into English by Fischer Bossert in an edition published by the American Numismatic Society Coins, Artists, and Tyrants: Syracuse in the Time of the Peloponnesian War, ANS 2017. a rearrangement of the various subsequent issues in the online format you applied the Boheringer text would indeed be invaluable and perfect the scholarly references available on line for Syracusan coins 😊1 punto
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Beh ma non solo in Germánia e’ tantissimo non circolano monete di altre leghe ovviamente. Pero’ che bello poterle usare così, sinceramente son stato mille volte in Germania ma non ci ho mai fatto caso. In realtà forse e’ la nazione mi stupisce meno , d’altronde in alcuni paesini ancora usano il marco tedesco (Chiaramente per gioco ma lo usano, tanto potra’ essere cambiato per sempre in Banca centrale quindi di fatto chi li ha ancora non li dà via, rendendo possibile cio’ che ho scritto sopra) Sono sempre stati un mondo a sé all’interno dei loro confini per la monetazione. Molto bella questa cosa , grazie per la testimonianza @ART e’ vero anche questo: quando si parla del nostro amato Dio denaro anche un piccolo partìcolare puo’ bastare per spedirci agli inferi😁😁😂😂”1 punto
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Quando si parla di Soldi dobbiamo essere precisi come professori di matematica che scrivono equazioni alla lavagna! 😁 In linea di massima è così, ma come sappiamo esistono anche le monete da collezione in metalli poveri che quindi non avrebbero problemi teorici ad essere spese al facciale, come i 3 € sloveni. Ci sono stati 3 € sloveni e 5 € austriaci capitati di resto nei rispettivi stati, ma sono sempre casi sporadici.1 punto
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Scusandomi in anticipo per le non eccellenti foto ecco qua il mio primo orrore, avuto di resto. E' un vero abominio creato ad arte da qualche orrore di uomo. Non aggiungo ulteriori commenti su questo individuo, che non ha il diritto di essere incluso nella famiglia homo sapiens sapiens ma semmai in quella dell'homo deficiens deficiens, e di essere ferocemente punito. E lo sarà, cedetemi, perchè non sfuggirà alla giusta malasorte di chi commette atti osceni come questi. Lui è implacabile quando lo si maltratta.1 punto
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Esaurito il discorso sulle monete da 10 dollari, torniamo ad occuparci della "guida spirituale" di questa discussione, Theodore Roosevelt. Personaggio, come abbiamo in parte già visto, dalla personalità complessa e, a volte, contraddittoria. Ad esempio, sebbene sia stato un convinto conservazionista, che ha ampliato la rete di aree protette degli Stati Uniti creando 150 milioni di acri tra foreste, riserve e parchi nazionali, e dato il via alla creazione del servizio forestale statunitense, è stato anche, fin da ragazzo, un appassionato cacciatore, tanto da Una passione che non lo abbandonò mai, fino all'ultimo, culminata, nel 1909-1910, in un famoso, e da molti criticato, safari africano, nel corso del quale la spedizione da lui guidata uccise o catturò oltre 11.000 animali di ogni specie, dagli insetti agli elefanti. Ne parleremo meglio più avanti, ora invece raccontiamo una storia di caccia, probabilmente già nota a molti, dai risvolti esclusivamente positivi, e i cui effetti permangono ancora oggi... chi di noi, da bambino, non ha mai giocato con un orsacchiotto di peluche? Teddy Bear Il 14 novembre 1902, Roosevelt partecipò a una battuta di caccia all'orso nei pressi di Onward, Mississippi. Il governatore dello stato, Andrew H. Longino, lo aveva invitato, ma a differenza degli altri cacciatori del gruppo, Theodore non aveva individuato nemmeno un orso. A un certo punto, gli assistenti di Roosevelt catturarono e legarono a un salice un orso bruno di 109 kg., chiamarono il Presidente e gli suggerirono di sparargli. Considerando l'accaduto estremamente antisportivo, Roosevelt si rifiutò decisamente di farlo. Si racconta che abbia detto: "Ho cacciato selvaggina in tutta l'America e sono orgoglioso di essere un cacciatore. Ma non potrei essere orgoglioso di me stesso se sparassi a un orso vecchio, stanco e sfinito legato a un albero." La notizia dell'accaduto si diffuse rapidamente attraverso articoli di giornale in tutto il paese. Un famoso vignettista politico, Clifford Berryman, riprese il rifiuto del Presidente di sparare all'orso e lo usò come metafora per l'indecisione di Roosevelt su una disputa sui confini del Mississippi. La vignetta di Berryman apparve sul Washington Post il 16 novembre 1902, divenendo presto famosa in tutti gli Stati Uniti (Roosevelt fu una manna per i vignettisti e i caricaturisti della sua epoca approfondiremo più avanti anche questo aspetto). Morris Michtom, proprietario di un negozio di dolciumi di Brooklyn, vide la vignetta e gli venne un'idea. Lui e sua moglie Rose realizzavano anche animali di peluche, e Michtom decise di creare un orsetto di peluche e dedicarlo al presidente che si era rifiutato di sparare a un orso. Lo chiamò "Teddy's Bear". Morris Michtom scrisse a Roosevelt, per chiedergli il permesso di chiamarlo così. Suo figlio, Benjamin Michtom, disse che, sebbene Roosevelt avesse accettato di prestare il suo nome alla nuova invenzione, dubitava che avrebbe mai avuto un grande impatto nel settore dei giocattoli. Nel 1903 nacque la Ideal Toy Company, che presto sarebbe diventata un'azienda multimilionaria. Nel 1908, l'orsetto era diventato un giocattolo così popolare che un reverendo del Michigan avvertì che sostituire le bambole con orsacchiotti di peluche avrebbe distrutto l'istinto materno nelle bambine Continua...1 punto
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Complimenti ad @Andrea Costa per l'interessante conferenza. Abbiamo avuto modo di conoscere questo "super" Doge e le sue gesta, ammirando magnifiche oselle che narrano i fatti del tempo (o che li lodano successivamente). Del Morosini si può dir di tutto ma non che stesse con le mani in mano! Grazie come sempre al CCNM per l'organizzazione.1 punto
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Chiudere la discussione? E perché? Quando mai ricapiterà di trovare in una discussione tanta moderazione e tanti buoni sentimenti? 😘1 punto
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Dal fotografo @giancarlone alcuni momenti della conferenza1 punto
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Perché “ andrebbe richiusa” ? Perché se ne perda la memoria? Per discrezione ? Non capisco… non mi pare che tutti questi scrupoli di riservatezza siano stati applicati , neanche da chi li invoca adesso, in altre discussioni similari in cui erano implicati ,in casi simili , altri nominativi… anzi: se ne invocava a gran voce la pubblica gogna , e quelli che urlavano più forte erano proprio gli stessi che adesso sussurrano e chiedono discrezione e privacy…. Non è che adesso sono coinvolti amici degli amici e le altre volte invece no? Sarebbe un bel l’esempio di doppiopesismo e ipocrisia… non che di questi comportamenti non ne fossimo mai stati testimoni in passato, ma reiterare mi pare sconveniente1 punto
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Ho letto Termoli, Campobasso, Bari, Napoli, Taranto, Benevento, Potenza e Moliterno. Che giro avrà fatto questa busta priva del foglietto interno? Il nostro caro amico @PostOffice sicuramente lo saprà. Grazie1 punto
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Ed ecco gli esemplari che sono riuscito ad aggiungere alla mia raccolta:1 punto
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Ecco un piccolo follow up alla discussione: recentemente su eBay sono passati due esemplari molto interessanti: ~13 (munt.159), con un rovescio molto simile al ~9 - con lettere piccole. Di questo dritto non ne ho censito passaggi durante la ricerca, e di fatto l’unica immagine disponibile era quella del Muntoni, poi riutilizzata per il MIR. Ed una terza variante del dritto del Muntoni 156 oltre alle 2 censite (~19, ~20), con rovescio conforme.1 punto
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