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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/25/25 in tutte le aree

  1. Buongiorno, Un suggestivo denario di Adriano con al rovescio la luna crescente che "avvolge" una stella con sette punte. Al centro del rovescio ci sono inoltre due punti: uno ben evidente posizionato alla fine di una delle punte ed un altro più piccolo posizionato a nord est (ore 2) dello stesso, e non capisco se facciano parte del disegno o siano dovuti ad imperfezioni del conio. I rilievi dovevano essere molto pronunciati in quanto anche dopo evidente circolazione sono ancora alti sul piano, specie la luna. Per quanto riguarda il dritto siamo di fronte ad un busto laureato piuttosto che una testa, poiché alla sinistra della figura (la parte destra della moneta) c'è un lieve drappeggio. Il metallo è un ottimo argento, molto lucido, che esalta il contrasto chiaro/scuro dei dettagli. Il significato di questo denario, o meglio quello che rappresenta, non è ben chiaro; c'è chi parla di una eclissi, chi parla di luna e venere e chi ancora di luna e sole. L'unica cosa certa è che quello che oggi riconosciamo come un simbolo connesso all'Islam, ha in realtà una ben più lontana origine da ricercarsi tra i denari repubblicani, se non (forse) tra le monete greche. Misure 3,46 g per 19,3 m Atexano
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  2. E' una iconografia molto suggestiva e simbolica che celebra una ricorrenza astronomica piuttosto rara tra luna e la costellazione del Leone che si verificò poco dopo che Adriano divenne imperatore, un segno celeste di ottimo auspicio, come se gli dei lo sostenessero. Anche il crescente con le sette stelle lo è ma ha un significato differente, di armonia ed equilibrio, infatti venne raffigurato verso la fine del suo regno, anziché agli esordi. Soltanto che di nuovo -personalmente e parlando da foto- scusa ma la moneta mi desta diverse perplessità, tra cui una certa porosità, dettagli morbidi o che si perdono sul fondo, accumuli di materiale, la legenda irregolare, il bordo, la perlinatura al rovescio irregolare...a parte la sommità della capigliatura che salta agli occhi. Con queste foto non la comprerei. Non credo provenga da un rinomato venditore/casa d'aste, ma che si tratti di una fusione moderna.
    1 punto
  3. Perché “ andrebbe richiusa” ? Perché se ne perda la memoria? Per discrezione ? Non capisco… non mi pare che tutti questi scrupoli di riservatezza siano stati applicati , neanche da chi li invoca adesso, in altre discussioni similari in cui erano implicati ,in casi simili , altri nominativi… anzi: se ne invocava a gran voce la pubblica gogna , e quelli che urlavano più forte erano proprio gli stessi che adesso sussurrano e chiedono discrezione e privacy…. Non è che adesso sono coinvolti amici degli amici e le altre volte invece no? Sarebbe un bel l’esempio di doppiopesismo e ipocrisia… non che di questi comportamenti non ne fossimo mai stati testimoni in passato, ma reiterare mi pare sconveniente
    1 punto
  4. Nel febbraio 1933, la Zecca di Philadelphia coniò 312.500 Eagles da 10 dollari. Una quantità rispettabile, che faceva seguito a quella monstre dell'anno precedente, ben 4.463.000 esemplari. Quando arrivarono gli ordini esecutivi di Roosevelt, queste monete, al pari delle Double Eagles dello stesso anno, furono rifuse. Ma, come per le doppie, alcuni esemplari sono sopravvissuti e, a differenze di quelle, possono essere legalmente detenuti e commercializzati. Anzi, nessuno ha mai messo in dubbio questa cosa... come è possibile? Come abbiamo scritto nella discussione sulle Double Eagles, era prassi abituale che commercianti o collezionisti si recassero presso la Zecca per avere le monete di nuova emissione prima del loro rilascio ufficiale per la circolazione. Forse non era una cosa del tutto corretta, ma non aveva mai creato problemi, poiché di lì a poco tutte le monete erano state regolarmente rilasciate, e tutti avevano potuto averle. Ma nel 1933 non andò così. Israel Switt riuscì ad ottenere 25 Double Eagles, ma a uscire dalla Zecca furono anche quattro Eagles, acquistate non si sa da chi. La differenza, sta nel fatto che quest'ultime sarebbero state rilasciate PRIMA che gli ordini esecutivi di Roosevelt diventassero operativi, e a riprova di questo, la loro vendita fu regolarmente annotata nei registri della Zecca. Poi, non si sa per quali vie anche altre Eagles volarono via: si stima che oggi quelle disponibili siano tra 35 e 40. Ma poiché a quel punto era impossibile distinguere le monete rilasciate legalmente da quelle uscite chissà come, la questione della loro legalità non è mai stata posta dal governo. Nel processo per le Double Eagles dei Langbord, che abbiamo raccontato in dettaglio nell'altra discussione, l'avvocato degli eredi di Switt pose a David Tripp, probabilmente il massimo esperto delle Double Eagles 1933, proprio questa questione: "Che relazione c'è tra le doppie aquile del 1933 e le aquile d'oro da 10 dollari "Indian Head" del 1933, a cui il governo non si è opposto? Nonostante i registri della Zecca mostrino che solo quattro aquile d'oro da 10 dollari "Indian Head" del 1933 abbiano lasciato legalmente la Zecca, si stima che oggi ne siano disponibili ben 35. Tuttavia, le aquile da 10 dollari non sono soggette a confisca, a differenza delle doppie aquile del 1933." Tripp ribatté che le aquile da 10 dollari del 1933 differivano dalle doppie aquile da 20 dollari del 1933 in quanto nessuna di queste aveva lasciato la Zecca con mezzi legittimi, mentre "una volta aperta la porta della stalla attraverso la distribuzione legale delle aquile da 10 dollari del 1933, era diventato impossibile distinguere le monete legittime da quelle illegittime." Amen Oggi, le Eagles del 1933 sono sicuramente monete di grande rarità, ma le loro quotazioni, oltre a non avvicinare minimamente il record dell'unica Double Eagle legale, sono anche molto lontane dagli altri "miti" della monetazione statunitense, come il dollaro 1804 o il V-nickel 1913. A quanto ne so (ma potrei non essere sufficientemente aggiornato), nessuna di esse ha finora raggiunto il milione di dollari, anzi, molte, anche in alta conservazione (lo sono tutte, non avendo mai di fatto circolato), vengono via per meno della metà: bastano 3-400.000 dollari e vi togliete lo sfizio La moneta in foto, da Heritage Auctions, è invece una delle più costose. Stimata in conservazione MS65 da PCGS, nel 2015 ha realizzato 822.500 dollari Chissà, potrebbe essere proprio lei, quando prima o poi tornerà sul mercato, la prima a superare la fatidica soglia del milione petronius
    1 punto
  5. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il 24 novembre 2025, emette due francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica le Eccellenze del patrimonio culturale italiano dedicati agli Archivi di Stato. Tiratura: duecentomila-venticinque carte-valori postali per ogni francobollo. Indicazione tariffaria: B zona 1. Descrizione del francobollo Le vignette raffigurano, rispettivamente, il Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, sede dell'Archivio di Stato di Roma, e una pagina miniata del Codice di Santa Marta, custodito presso l'Archivio di Stato di Napoli, che mostra la figura di Santa Marta vestita d’azzurro con un mantello rosso e il capo coperto da un velo, con alle spalle la Tarasca, il mostro che ha sconfitto. Completano i francobolli le legende “ARCHIVI DI STATO”, “ARCHIVIO DI STATO DI ROMA”, “COMPLESSO DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA”, “ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI” e “CODICE DI SANTA MARTA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1”. Bozzetti: Maria Carmela Perrini, Archivio di Stato di Roma e Emanuela L’Abate, Archivio di Stato di Napoli. I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia; colori: cinque; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft mono-siliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato tracciatura: 37 × 46 mm.; dentellatura: 11, effettuata con fustellatura. Per Archivio di Stato di Roma Formato carta: 30 × 40 mm.; formato stampa: 26 × 36 mm.. Per Archivio di Stato di Napoli Formato carta e formato stampa: 30 × 40 mm.. Caratteristiche del foglio Il foglio contiene quarantacinque esemplari. Sulla cimosa, la riproduzione monocromatica del logo MIMIT
    1 punto
  6. Come anticipato da @coinzh, NOMOS 21 è finalmente online. La moneta in questione è al lotto n. 187: https://www.sixbid.com/en/nomos-ag/7886/greek/6447531/greek-ionia?term&orderCol=lot_number&orderDirection=asc&priceFrom&displayMode=large&auctionSessions=&sidebarIsSticky=false Parto con una considerazione venale. Noto che il prezzo base è notevole: 120.000 CHF, pari a circa 112.000€. Mi ricorda un altro "esordio" di un inedito in elettro, che partiva da una base di 125.000 GBP. per poi essere venduto, dopo vari tentativi a 56.000 GBP: https://www.lamoneta.it/topic/157597-una-controversa-moneta-di-aliatte-ii/page/3/ La moneta è stata sottoposta a un esame della composizione della lega, che ha evidenziato un 50% di oro e un 47% di argento, oltre piccole percentuali di altri metalli. Questo risultato è compatibile con la lega delle prime monete in elettro, che presenta una percentuale di argento superiore a quella che si troverebbe in natura e, pertanto, indicatrice di una lega artificiale. La moneta è stata studiata da Wolfgang Fischer - Bossert il quale sembrerebbe dover pubblicare uno studio che comprende la moneta in questione e sottomultipli della medesima serie. Di questa serie soltanto lo statere e il terzo di statere sarebbero pezzi unici; gli altri nominali più piccoli (1/6, 1/12 e 1/24 di statere), invece, sembrerebbero essere noti in più esemplari. Se non ho interpretato male, Fischer - Bossert ipotizza che il dritto potrebbe essere stato coniato utilizzando un conio pensato per nominali più piccoli. In particolare la coniazione sarebbe stata suddivisa in due fasi: con un primo "colpo" sarebbe stato coniata la figura del leone posizionato in basso, con il secondo "colpo" la figura in alto (e quindi con un altro conio?). Vi prego di correggermi, in caso mi sbagliassi. Si tratterebbe di una tecnica non idonea a coniare un gran numero di monete e, quindi, circoscrivibile soltanto a una fase iniziale della storia della moneta. A margine, segnalo che qualcosa di altrettanto particolare (anche se completamente diverso) lo avevo descritto qui: https://www.lamoneta.it/topic/141592-particolare-tecnica-di-coniazione/ A testimonianza del fatto che il conio della figura inferiore sia stato pensato per nominali più piccoli, Uta Wartenberg ha notato che il sesto di statere di CNG 97, lotto 211, condivide lo stesso conio: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=265801
    1 punto
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