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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/25/25 in tutte le aree
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Buongiorno, Un suggestivo denario di Adriano con al rovescio la luna crescente che "avvolge" una stella con sette punte. Al centro del rovescio ci sono inoltre due punti: uno ben evidente posizionato alla fine di una delle punte ed un altro più piccolo posizionato a nord est (ore 2) dello stesso, e non capisco se facciano parte del disegno o siano dovuti ad imperfezioni del conio. I rilievi dovevano essere molto pronunciati in quanto anche dopo evidente circolazione sono ancora alti sul piano, specie la luna. Per quanto riguarda il dritto siamo di fronte ad un busto laureato piuttosto che una testa, poiché alla sinistra della figura (la parte destra della moneta) c'è un lieve drappeggio. Il metallo è un ottimo argento, molto lucido, che esalta il contrasto chiaro/scuro dei dettagli. Il significato di questo denario, o meglio quello che rappresenta, non è ben chiaro; c'è chi parla di una eclissi, chi parla di luna e venere e chi ancora di luna e sole. L'unica cosa certa è che quello che oggi riconosciamo come un simbolo connesso all'Islam, ha in realtà una ben più lontana origine da ricercarsi tra i denari repubblicani, se non (forse) tra le monete greche. Misure 3,46 g per 19,3 m Atexano2 punti
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Perché “ andrebbe richiusa” ? Perché se ne perda la memoria? Per discrezione ? Non capisco… non mi pare che tutti questi scrupoli di riservatezza siano stati applicati , neanche da chi li invoca adesso, in altre discussioni similari in cui erano implicati ,in casi simili , altri nominativi… anzi: se ne invocava a gran voce la pubblica gogna , e quelli che urlavano più forte erano proprio gli stessi che adesso sussurrano e chiedono discrezione e privacy…. Non è che adesso sono coinvolti amici degli amici e le altre volte invece no? Sarebbe un bel l’esempio di doppiopesismo e ipocrisia… non che di questi comportamenti non ne fossimo mai stati testimoni in passato, ma reiterare mi pare sconveniente2 punti
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Nel febbraio 1933, la Zecca di Philadelphia coniò 312.500 Eagles da 10 dollari. Una quantità rispettabile, che faceva seguito a quella monstre dell'anno precedente, ben 4.463.000 esemplari. Quando arrivarono gli ordini esecutivi di Roosevelt, queste monete, al pari delle Double Eagles dello stesso anno, furono rifuse. Ma, come per le doppie, alcuni esemplari sono sopravvissuti e, a differenze di quelle, possono essere legalmente detenuti e commercializzati. Anzi, nessuno ha mai messo in dubbio questa cosa... come è possibile? Come abbiamo scritto nella discussione sulle Double Eagles, era prassi abituale che commercianti o collezionisti si recassero presso la Zecca per avere le monete di nuova emissione prima del loro rilascio ufficiale per la circolazione. Forse non era una cosa del tutto corretta, ma non aveva mai creato problemi, poiché di lì a poco tutte le monete erano state regolarmente rilasciate, e tutti avevano potuto averle. Ma nel 1933 non andò così. Israel Switt riuscì ad ottenere 25 Double Eagles, ma a uscire dalla Zecca furono anche quattro Eagles, acquistate non si sa da chi. La differenza, sta nel fatto che quest'ultime sarebbero state rilasciate PRIMA che gli ordini esecutivi di Roosevelt diventassero operativi, e a riprova di questo, la loro vendita fu regolarmente annotata nei registri della Zecca. Poi, non si sa per quali vie anche altre Eagles volarono via: si stima che oggi quelle disponibili siano tra 35 e 40. Ma poiché a quel punto era impossibile distinguere le monete rilasciate legalmente da quelle uscite chissà come, la questione della loro legalità non è mai stata posta dal governo. Nel processo per le Double Eagles dei Langbord, che abbiamo raccontato in dettaglio nell'altra discussione, l'avvocato degli eredi di Switt pose a David Tripp, probabilmente il massimo esperto delle Double Eagles 1933, proprio questa questione: "Che relazione c'è tra le doppie aquile del 1933 e le aquile d'oro da 10 dollari "Indian Head" del 1933, a cui il governo non si è opposto? Nonostante i registri della Zecca mostrino che solo quattro aquile d'oro da 10 dollari "Indian Head" del 1933 abbiano lasciato legalmente la Zecca, si stima che oggi ne siano disponibili ben 35. Tuttavia, le aquile da 10 dollari non sono soggette a confisca, a differenza delle doppie aquile del 1933." Tripp ribatté che le aquile da 10 dollari del 1933 differivano dalle doppie aquile da 20 dollari del 1933 in quanto nessuna di queste aveva lasciato la Zecca con mezzi legittimi, mentre "una volta aperta la porta della stalla attraverso la distribuzione legale delle aquile da 10 dollari del 1933, era diventato impossibile distinguere le monete legittime da quelle illegittime." Amen Oggi, le Eagles del 1933 sono sicuramente monete di grande rarità, ma le loro quotazioni, oltre a non avvicinare minimamente il record dell'unica Double Eagle legale, sono anche molto lontane dagli altri "miti" della monetazione statunitense, come il dollaro 1804 o il V-nickel 1913. A quanto ne so (ma potrei non essere sufficientemente aggiornato), nessuna di esse ha finora raggiunto il milione di dollari, anzi, molte, anche in alta conservazione (lo sono tutte, non avendo mai di fatto circolato), vengono via per meno della metà: bastano 3-400.000 dollari e vi togliete lo sfizio La moneta in foto, da Heritage Auctions, è invece una delle più costose. Stimata in conservazione MS65 da PCGS, nel 2015 ha realizzato 822.500 dollari Chissà, potrebbe essere proprio lei, quando prima o poi tornerà sul mercato, la prima a superare la fatidica soglia del milione petronius2 punti
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Medaglia devozionale, bronzo/ ottone, con piolini a ore 3,6,9, della fine del XVI inizio XVII sec., probabile produzione romana. D/ Gesù Bambino in piedi stante, ignudo, che regge il glob crucigero in alto con la mano DX e lo scettro nella SX, ornato da teste di cherubini.- R/ Maria con le braccia aperte e lo sguardo rivolto verso il cielo, nella veste in basso si intravede la testa di un cherubino? Credo che la scritta sia rivolta a Gesù (beato figlio), ma dalla foto non riesco a leggere bene, comunque medaglia rara e interessante è la prima che vedo con questa particolare iconografia! Ciao Borgho1 punto
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E' una iconografia molto suggestiva e simbolica che celebra una ricorrenza astronomica piuttosto rara tra luna e la costellazione del Leone che si verificò poco dopo che Adriano divenne imperatore, un segno celeste di ottimo auspicio, come se gli dei lo sostenessero. Anche il crescente con le sette stelle lo è ma ha un significato differente, di armonia ed equilibrio, infatti venne raffigurato verso la fine del suo regno, anziché agli esordi. Soltanto che di nuovo -personalmente e parlando da foto- scusa ma la moneta mi desta diverse perplessità, tra cui una certa porosità, dettagli morbidi o che si perdono sul fondo, accumuli di materiale, la legenda irregolare, il bordo, la perlinatura al rovescio irregolare...a parte la sommità della capigliatura che salta agli occhi. Con queste foto non la comprerei. Non credo provenga da un rinomato venditore/casa d'aste, ma che si tratti di una fusione moderna.1 punto
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Vedo che proprio non riesci ad uscire dal labirinto mentale di una certa posizione sociale. Se uno fa volumi modesti, per come è la tassazione diretta e indiretta di una azienda, non riuscirà, probabilmente, neanche a restare aperto…. Allo stato non interessa nulla che tu sia un buon samaritano: lui applica i suoi carichi fissi e va e inabili , poi sta a te fare in modo da guadagnare abbastanza da coprirli… e non solo: per legge non è ammesso neanche scendere sotto una certa percentuale di ricarico, altrimenti rischi che ipotizzino che lavori al nero , se nonostante il basso ricavo riesci a stare aperto lo stesso. Quanto al ricarico aziendale ridotto, vorrei capire perché dovrebbe portare i privati a consegnarti più materiali… Non è che stai facendo confusione tra commercianti e case d’asta? perché sono due categorie molto diverse con protocolli legislativi differenti. Prima di lanciarsi in affermazioni populistiche, sarebbe il caso di informarsi di cosa si sta parlando e non aprire bocca alla sanfasó come al solito….tanto per ribadire lo scarso concetto che si ha per una categoria ….1 punto
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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il 24 novembre 2025, emette due francobolli ordinari appartenenti alla serie tematica le Eccellenze del patrimonio culturale italiano dedicati agli Archivi di Stato. Tiratura: duecentomila-venticinque carte-valori postali per ogni francobollo. Indicazione tariffaria: B zona 1. Descrizione del francobollo Le vignette raffigurano, rispettivamente, il Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, sede dell'Archivio di Stato di Roma, e una pagina miniata del Codice di Santa Marta, custodito presso l'Archivio di Stato di Napoli, che mostra la figura di Santa Marta vestita d’azzurro con un mantello rosso e il capo coperto da un velo, con alle spalle la Tarasca, il mostro che ha sconfitto. Completano i francobolli le legende “ARCHIVI DI STATO”, “ARCHIVIO DI STATO DI ROMA”, “COMPLESSO DI SANT’IVO ALLA SAPIENZA”, “ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI” e “CODICE DI SANTA MARTA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B ZONA 1”. Bozzetti: Maria Carmela Perrini, Archivio di Stato di Roma e Emanuela L’Abate, Archivio di Stato di Napoli. I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia; colori: cinque; carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, con imbiancante ottico; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft mono-siliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato tracciatura: 37 × 46 mm.; dentellatura: 11, effettuata con fustellatura. Per Archivio di Stato di Roma Formato carta: 30 × 40 mm.; formato stampa: 26 × 36 mm.. Per Archivio di Stato di Napoli Formato carta e formato stampa: 30 × 40 mm.. Caratteristiche del foglio Il foglio contiene quarantacinque esemplari. Sulla cimosa, la riproduzione monocromatica del logo MIMIT1 punto
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Ciao. Preso atto della notizia, non vedo, allo stato, quale ulteriore contributo utile alla discussione (che poi, in realtà, non sarebbe neppure una discussione) possiamo fornire noi Utenti del Forum sulla vicenda. Detto ciò, penso che in attesa degli sviluppi giudiziari ufficiali e salvo che non si voglia utilizzare questo topic a mò di bacheca per fornire all'utenza gli eventuali futuri aggiornamenti giornalistici, si potrebbe anche chiudere. In questa fase che altro ci sarebbe da scrivere? M.1 punto
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Incipit: ἐξετάζω46 «Ho mantenuto la promessa: vi avrei informato alla fine del giudizio. Ora posso farlo, con la certezza che la verità documentale ha prevalso.» Il giovane avvocato e la nuova generazione Ho scelto di affidarmi a un giovane avvocato, animato dal desiderio di apprendere e di misurarsi con la complessità di una vicenda che richiedeva rigore documentale e chiarezza metodologica. La sua preparazione giuridica e la sua umiltà hanno dimostrato che la competenza, unita alla serietà, può prevalere sugli errori di chi si presenta come esperto senza esserlo. La prova documentale e il ruolo del perito Non ho mai ritenuto necessario assumere un perito, poiché esistevano già le fatture, documentazione probatoria che in giudizio si è rivelata decisiva. Un perito da me interpellato, al solo leggere le affermazioni dell’ausiliario dei Carabinieri circa l’“unicità acclarabile” delle monete — concetto ambiguo e privo di reale fondamento — pretendeva quindicimila euro per una perizia difensiva. Dopo gli esposti che ho presentato, e grazie ai richiami del giudice, lo stesso perito ha dovuto riconoscere che tutte le monete erano state acquistate legalmente. I precedenti avvocati e l’accusa di diffamazione Alcuni avvocati che mi avevano assistito si sono ritirati, ritenendo che i miei scritti critici nei confronti dei Carabinieri fossero diffamatori e mi avrebbero condotto in galera. I fatti hanno dimostrato il contrario: la mia difesa era fondata su documenti e contestazioni precise, e l’esito giudiziario ha confermato la correttezza della mia posizione. Una lezione di vita Da questa vicenda traggo una riflessione più ampia: nella vita sono necessarie due cose, non mentire e avere il coraggio di esprimere le proprie verità quando si è convinti. Il futuro del giovane avvocato Il giovane avvocato che mi ha assistito si è mostrato umile anche nelle pretese di pagamento della sua parcella, segno di serietà e rispetto per il cliente. Mi auguro sinceramente che abbia il meritato successo nella vita, perché ha dimostrato che la preparazione giuridica, unita all’onestà, può ancora fare la differenza. La perizia difensiva e la pretesa economica Per una perizia difensiva, a seguito delle affermazioni dell’ausiliario dei Carabinieri secondo cui le monete sarebbero state “uniche, di cui non esiste doppione”, il perito da me interpellato, al solo leggere tali parole, pretendeva quindicimila euro. Una richiesta che dimostra quanto la teoria dell’“unicità acclarabile” fosse più fonte di speculazione che di reale fondamento scientifico. Firma: ἐξετάζω461 punto
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Oggi, una buona parte delle Indian Head Eagles sono considerate semplici monete di borsa, e vengono scambiate a peso, con il consueto premio del 10-15% sul valore del fino comune a tutte le monete d'oro americane. Non mancano naturalmente alcune emissione rare, come il 1911di Denver, o il 1920 e 1930 di San Francisco, ma c'è una moneta, che per il suo fascino e la sua storia si eleva al disopra di tutte le altre. E non poteva essere che quella dell'ultimo anno di coniazione, il 1933 Quella fu davvero Non per il vino come nel film di Ridley Scott, ma per la monetazione americana. Il 1933 fu davvero un'annata cruciale, che poi sia stata anche ottima, dipende dai punti di vista Lo è stata, sicuramente, per gli storici della numismatica, che hanno avuto e hanno un sacco di storie da raccontare, e anche per i fortunati che sono riusciti ad avere a prezzo di saldo (il facciale ) una delle pochissime Eagles che hanno potuto lasciare la Zecca di Philadelphia prima dell'entrata in vigore degli ordini esecutivi di FD Roosevelt. Lo è stata senz'altro meno per gli (incauti?) acquirenti (o eredi) di una Double Eagle di quell'anno che, dopo averla pagata fior di quattrini, e averne spesi molti di più in lunghe cause legali, sono stati costretti (tutti, tranne uno) a restituirla al governo, senza nulla ricevere in cambio Questa storia l'abbiamo già raccontata in una lunga discussione di 21 pagine, protrattasi per più di 10 anni https://www.lamoneta.it/topic/73794-unaquila-da-7-milioni-di-dollari/ e che non può dirsi ancora conclusa, poiché prima o poi l'unica moneta legalizzata tornerà in asta, e molto probabilmente stabilirà un nuovo record di vendita. Ma potrebbero addirittura saltar fuori nuove monete. Delle 25 che Israel Switt ha sempre dichiarato di aver acquistato dal cassiere della Zecca di Philadelphia nel 1933, ne mancherebbero ancora due all'appello, ma che fossero davvero 25 c'è solo la parola di "Izzy" ad affermarlo, non esistono testimonianze né, tantomeno, documentazione scritta... e se fossero state di più? Per non dire che Switt potrebbe non essere stato il solo ad avere la possibilità di acquistare queste monete. Anche se non è mai emerso alcun riscontro in merito e, per quanto ne so, nemmeno voci minimamente attendibili, io credo non si debba del tutto escludere la possibilità che qualcuno, fino ad oggi ignoto a tutti, abbia ricevuto dalla stessa fonte, il cassiere della Zecca, una o più di queste monete... chissà La storia delle monete da 10 dollari del 1933 è, invece, molto più semplice, e anche più breve: basterà un solo post per raccontarla... il prossimo petronius1 punto
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Saint-Gaudens disegnò l'aquila in piedi sul rovescio della moneta da 10 dollari ispirandosi all' "aquila di Zeus", presente su alcune monete dell'Egitto tolemaico (Tolomeo V Epifane - Tetradracma 202-200 a.C. - da Wildwinds) L'aquila di Saint-Gaudens guarda a sinistra, arroccata in cima a un fascio di frecce attorno al quale si curva un ramoscello d'ulivo. Nel giro, in alto UNITED STATES OF AMERICA, in basso il valore, TEN DOLLARS. Nel campo motto E PLURIBUS UNUM. (1907 - Rovescio moneta del post precedente) Sulle monete da 10 dollari (e anche da 20) coniate nel 1907 e 1908, non compare il motto religioso IN GOD WE TRUST, sempre presente dal 1866. Fu, anche questa, una decisione di Roosevelt. Non che il Presidente non avesse fiducia in Dio, anzi, ne aveva talmente tanta che si irritava nel vedere come spesso i suoi concittadini non mostrassero affatto quel rispetto che, secondo lui, era dovuto al motto. Così spiegava le sue ragioni in una lettera del 13 novembre 1907: "Quando la questione delle nuove monete è venuta fuori, abbiamo consultato le leggi esistenti e abbiamo visto che non c'erano obblighi di scrivere il motto IN GOD WE TRUST sulle monete. Poiché è però ormai consuetudine, anche senza obbligo legale, di mettere l'iscrizione potrei anche liberamente approvarla. Ma il fatto che l'approvo, non significa che ordino di metterla. Naturalmente, la decisione di cambiare la legge è assolutamente nelle mani del Congresso, e qualunque indicazione del Congresso sarà immediatamente seguita. Ma al momento, come ho già detto, non vi sono obblighi di legge riguardo l'iscrizione. La mia opinione in merito è dovuta alla mia ferma convinzione che scrivere il motto sulle monete, o usarlo in qualche modo simile, non solo non avrebbe un effetto positivo pratico, ma sarebbe al contrario spunto per un'irriverenza pericolosamente vicina al sacrilegio. Riguardo la scritta sulle monete, abbiamo già un'esperienza pratica. In tutta la mia vita, non ho mai sentito nessuno parlare con reverenza del motto sulle monete, o mostrare affetto o grande emozione per esso, ma al contrario ho sentito letteralmente centinaia di volte che esso è stato usato come un'occasione, un incitamento a battute ridicole, ed è cosa sopra tutte indesiderabile che una frase di così elevato valore possa dare luogo a simili brutture." A quanto pare, però, era l'unico a pensarla così: non appena non fu più Presidente, già a partire dalla fine del 1908, il motto tornò a comparire sulle monete, per rimanervi fino al termine della produzione nel 1933. (1910 - da Heritage Auctions - NGC PR65+) La coniazione delle Eagles proseguì ininterrottamente fino al 1916, si interruppe nel 1917 a causa dell'entrata degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, per poi riprendere, per un solo anno, nel 1920. Un'ulteriore ripresa, e subito dopo un nuovo stop, ci fu nel 1926, poi le Eagles furono ancora coniate nel 1930, 1932 e 1933, quando la produzione cessò per sempre a causa del Gold Reserve Act di un altro Roosevelt, Franklin Delano, lontano cugino del primo. In totale, furono prodotte 14.869.363 monete, di cui 483.456 senza motto religioso nei primi due anni. Le Zecche interessate alla produzione furono Philadelphia (nessun marchio di zecca), Denver (marchio D) e San Francisco (marchio S). Il marchio di zecca, nelle monete senza motto coniate a Denver nel 1908, è posizionato al rovescio, sopra la punta sinistra del ramo d'ulivo mentre in quelle con motto, coniate a Denver e San Francisco, è spostato leggermente più in basso, a sinistra della punta delle frecce. petronius1 punto
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Ma il momento più toccante e virtuoso di sabato a Milano Numismatica e’ stata l’iniziativa per i giovani di Quelli del Cordusio, iniziativa ripetuta da sempre ogni anno e che quest’anno ha previsto il dono oltre della moneta ai giovani di un libro. Riteniamo che l’abbinata 1 libro, 1 moneta sia quella che possa creare più passioni e più consapevolezza verso il giovane per la storia, la cultura e la numismatica. Se vedrete tutto il video che e’ sui social ci sarà anche il triste ricordo del nostro amico numismatico Marco Boscolo mancato a soli 34 anni. Con l’occasione, grazie all’aiuto di un collezionista amico di Marco, ho potuto dare una medaglietta che doveva essere spedita a lui, a un altro giovane meritevole Lorenzo Palanca in un passaggio di testimone tra giovani veramente da libro cuore, non dimenticheremo Marco !1 punto
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Come anticipato da @coinzh, NOMOS 21 è finalmente online. La moneta in questione è al lotto n. 187: https://www.sixbid.com/en/nomos-ag/7886/greek/6447531/greek-ionia?term&orderCol=lot_number&orderDirection=asc&priceFrom&displayMode=large&auctionSessions=&sidebarIsSticky=false Parto con una considerazione venale. Noto che il prezzo base è notevole: 120.000 CHF, pari a circa 112.000€. Mi ricorda un altro "esordio" di un inedito in elettro, che partiva da una base di 125.000 GBP. per poi essere venduto, dopo vari tentativi a 56.000 GBP: https://www.lamoneta.it/topic/157597-una-controversa-moneta-di-aliatte-ii/page/3/ La moneta è stata sottoposta a un esame della composizione della lega, che ha evidenziato un 50% di oro e un 47% di argento, oltre piccole percentuali di altri metalli. Questo risultato è compatibile con la lega delle prime monete in elettro, che presenta una percentuale di argento superiore a quella che si troverebbe in natura e, pertanto, indicatrice di una lega artificiale. La moneta è stata studiata da Wolfgang Fischer - Bossert il quale sembrerebbe dover pubblicare uno studio che comprende la moneta in questione e sottomultipli della medesima serie. Di questa serie soltanto lo statere e il terzo di statere sarebbero pezzi unici; gli altri nominali più piccoli (1/6, 1/12 e 1/24 di statere), invece, sembrerebbero essere noti in più esemplari. Se non ho interpretato male, Fischer - Bossert ipotizza che il dritto potrebbe essere stato coniato utilizzando un conio pensato per nominali più piccoli. In particolare la coniazione sarebbe stata suddivisa in due fasi: con un primo "colpo" sarebbe stato coniata la figura del leone posizionato in basso, con il secondo "colpo" la figura in alto (e quindi con un altro conio?). Vi prego di correggermi, in caso mi sbagliassi. Si tratterebbe di una tecnica non idonea a coniare un gran numero di monete e, quindi, circoscrivibile soltanto a una fase iniziale della storia della moneta. A margine, segnalo che qualcosa di altrettanto particolare (anche se completamente diverso) lo avevo descritto qui: https://www.lamoneta.it/topic/141592-particolare-tecnica-di-coniazione/ A testimonianza del fatto che il conio della figura inferiore sia stato pensato per nominali più piccoli, Uta Wartenberg ha notato che il sesto di statere di CNG 97, lotto 211, condivide lo stesso conio: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=2658011 punto
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Credo di aver risolto il mistero dei falsi acquistati dal collezionista tedesco. Ho incrociato un po' di dati come un investigatore, e sono arrivato alla conclusione che molto probabilmente dietro i nomi: Filippo, Filippo Gemund e Franceschino si possa celare in realtà un unico personaggio che si identifica esclusivamente con Filippo Franceschino di Aitnacoins o con qualcuno a lui vicino. Dalla pagina ebay di Filippo Franceschino sono infatti riusciuto a risalire al luogo in cui si trova la sua attività commerciale, una piccola cittadina tedesca chiamata Schleiden, ed ho notato che proprio accanto la sudetta cittadina si trova un altro comune chiamato Gemund, quindi verosimilmente il nome "Gemund" non indica un cognome, bensì una località. Ricapitolando la situazione, credo che il trucchetto dei nomi tutti apparentemente diversi ma nello stesso tempo riconducibili alla stesa persona, sia stato utilizzato apposta per depistare sull'origine comune delle monete.1 punto
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