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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/04/25 in tutte le aree
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ma che domande sono? nel manuale del collezionista c'è scritto il valore minimo delle monete da mettere in collezione? anche 1 centesimo di euro che mi manca e mi ritrovo di resto lo metto in collezione, e vale 1 centesimo! e se lo trovo per terra, lo raccolgo pure!5 punti
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Moneta in conservazione piacevole con usura uniforme e contorno con spigoli consunti. Come spesso capita il R/ è meglio conservato del D/. Posto il mio esemplare per confronto e condivisione (già fatto diverse volte su questo forum) con rosetta al contorno sovrapposta alla T di FERT:4 punti
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Io ho scritto una email alla redazione del Regionale della Lombardia Ho fatto riferimento al servizio di stamane ed ho chiesto se domen7ca ripartirà il Mercatino del Cordusio Al venerdì illustrano le iniziative del fine settimana. Chissà se si informeremo in tal senso. Poi vedo di cercare gli indirizzi email delle redazione di quotidiani online locali e scriverò anche a loro. Sperem4 punti
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Buon Pomeriggio a Tutti, condivido questa moneta di Vittorio Emanuele II° da due lire italiane del 1860 - zecca di Firenze, aggiudicazione d'asta di poco tempo fa. La sua conservazione è modesta, ma per cortesia vorrei conoscere anche il vostro parere. In allegato le prime due foto sono quelle della casa d'asta. Grazie per l'attenzione.3 punti
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Lo scavo archeologico di un grande mausoleo romano tra le colline moreniche del Garda, a Monzambano (Mantova) si inserisce nell'ambito della recente scoperta di altri edifici simili nelle vicinanze, a Goito (MN) e a Calvatone (CR). un interessante oggetto di studio per l'archeologia romana in Italia settentrionale3 punti
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Wow, che fortuna. Quando un soldino antico dell'”economista pazzo” ti cambia la vita. Lo vede brillare nella terra umida. E’ rarissimo. Lo sai quanto ha guadagnato chi lo ha trovato? Con chi ha dovuto dividere il guadagno? Che fine ha fatto il reperto? A quando risale? Redazione4 Dicembre 2025 Nella terra bruna, brilla un oggetto che riflette il sole. E’ giallo, d’un giallo pregiato, intenso, che accresce la potenza delle proprie vibrazioni, grazie al contrasto con il fondo nero delle zolle, ricco di humus e di umidità. Un padre, i suoi figli e un piccolo disco dorato: la scoperta ha mostrato come il passato possa assumere un valore concreto e trasformativo nel presente. Ma voi italiani, no. Astenetevi. Non cercate. Da voi, tutto è proibito. Forse dovete ridiscutere – in chiave liberale – il ruolo del cittadino con lo Stato. Le possibilità di collaborazione e di interazione. Il reciproco rispetto. Be’, molti italiani dicono che gli inglesi distruggono gli strati archeologici, cercando nei campi. Gli inglesi rispondono: noi non distruggiamo nulla, perchè gli aratri hanno già sconvolto il sottosuolo. Piuttosto recuperiamo un reperto, destinato ad essere distrutto dal trattore. Ricerca sì, ricerca no? Statalismo degli ultimi decenni o Stato davvero liberale? Spetta a voi decidere. Michael Leigh-Mallory, ex ecologo e appassionato di storia, decide di riprendere in mano il suo metal detector, strumento rimasto inattivo per oltre dieci anni. Il luogo scelto per la passeggiata familiare è Hemyock, villaggio del Devon, Inghilterra sud-occidentale, caratterizzato da campagne ondulate e insediamenti rurali di lunga memoria storica; la località dista circa 50 km da Exeter, città di radici romane e medievali, facilmente identificabile per la sua imponente cattedrale e il ruolo strategico nei traffici e nelle campagne militari del Medioevo. Durante l’uscita, un segnale tenue a pochi centimetri dal suolo rivela un penny d’oro perfettamente conservato, simile a un’atttuale monetra britannica da 20 pence o a 10 centesimi di euro. Leigh-Mallory reupera l’oggetto, prende le coordinate del punto di ritrovamento, scatta una foto e la condivide in un gruppo Facebook di appassionati, parte della rete britannica di detectoristi, tra cui spicca il The Metal Detectives Group, noto per coordinare ritrovamenti, effettuare identificazioni precise e fornire supporto numismatico altamente specializzato. Pochi minuti dopo, Gregory Edmund, senior specialist di Spink & Son, riconosce immediatamente il reperto: si tratta di un penny d’oro di Enrico III, coniato nel 1257, uno dei rari esperimenti inglesi di moneta aurea “moderna”. La moneta è stata realizzata dal maestro William of Gloucester utilizzando oro proveniente dal Nord Africa, un dettaglio che testimonia la rete di scambi e la circolazione di metalli preziosi nel XIII secolo. Sul recto campeggia l’immagine del re sul trono, barba piena e corona alta, con la leggenda HENRICVS REX III, mentre sul verso una lunga croce, completata da stelle e fleurs-de-lis (gigli), indica il valore nominale di venti denari d’argento. L’uso dell’oro, superiore al valore legale della moneta – alla gente conveniva fonderle e venederle queste monete come oro perchè guadagnavano di più così, come materia prima che cambiare la moneta o utilizzarla per acquisti – rendeva però l’esperimento fallimentare: molte di queste monete furono fuse o ritirate e solo otto esemplari erano giunti fino ai nostri giorni prima della scoperta di Hemyock. Era un’operazione da economista pazzo. Che voleva cantare il proprio Re, non tenendo conto dell’avidità umana. Molto concrete sono, invece,le regole attuali per chi trova tesori Secondo il Treasure Act 1996, normativa britannica di riferimento per il rinvenimento di oggetti antichi, qualsiasi scoperta definita “treasure” deve essere notificata immediatamente alle autorità competenti; la legge stabilisce criteri di valutazione, divisione del ricavato e possibilità di acquisizione da parte dei musei. Nel caso del penny, il museo locale ha declinato l’acquisizione per mancanza di spazio espositivo e la moneta è stata quindi “disclaimata”, consentendo a Leigh-Mallory e al proprietario del terreno di condividere l’intero ricavato dell’asta. L’asta presso Spink, Londra ha batuto l’offerta finale a 648.000 sterline (circa 740.000 €), cifra record per una moneta medievale inglese. Parte del ricavato è stata trasformata in NFT destinati a iniziative di ricerca oncologica, creando un ponte sorprendente tra un reperto del XIII secolo e la tecnologia contemporanea. Leigh-Mallory ha destinato il suo guadagno ai fondi universitari dei figli, Emily e Harry, già appassionati di archeologia e storia. Il ritrovamento del raro penny, con il suo record di valore, è uno dei pochi esempi in cui un singolo ritrovamento amatoriale possa incidere concretamente sulla vita di una famiglia e dimostra come la conoscenza, la pazienza e la curiosità possano trasformarsi in ricchezza storica ed economica. Al confronto con altri grandi ritrovamenti mondiali con metal detector, il penny di Hemyock occupa comunque un posto di rilievo: la pepita australiana “Hand of Faith” del 1980, 875 once troy d’oro, venduta per circa 1,3 milioni di dollari australiani; il tesoro anglosassone di Lenborough del 2014, oltre 5.000 monete d’oro e argento per un valore stimato superiore a 3 milioni di sterline; il tesoro romano di Hoxne del 1992, con centinaia di monete e oggetti di lusso valutati circa 1,7 milioni di sterline; e varie scoperte romane o medievali in Scandinavia e negli Stati Uniti, ciascuna con valori variabili da decine a centinaia di migliaia di euro. Questo confronto dimostra come, pur essendo un singolo oggetto, il penny di Hemyock si collochi ai vertici della classifica dei ritrovamenti più redditizi, rappresentando un caso raro in cui la passione per il metal detecting produce un impatto concreto sia storico che economico. Il ritrovamento, pur casuale nella forma, illumina aspetti complessi della storia medievale: le emissioni auree di Enrico III, la gestione economica di metalli preziosi, i traffici mediterranei di oro, le campagne militari gallesi e la sperimentazione monetaria che spesso sfuggiva alle logiche immediate del mercato. In definitiva, il metal detecting si conferma come pratica in grado di rivelare la stratificazione del tempo, di aprire finestre su secoli di storia, combinando serendipità, conoscenza scientifica e consapevolezza culturale. A Hemyock, sotto pochi centimetri di terra, il tempo ha atteso un padre con un detector e i suoi figli curiosi, pronto a svelare un piccolo miracolo dorato e a ricordarci che il passato può cambiare il futuro in modi straordinari e concreti. https://www.stilearte.it/penny-trovato-henrico-iii/3 punti
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Murat, secondo Pietro Colletta, si "Recise alquanti de' suoi capelli; li avvolse nel foglio; e 'l consegnò aperto al Capitano Stratti." Da P. Colletta, Pochi fatti su Gioacchino Murat, p. 60. Prendendo per buone tali parole, dubito che l'ex re di Napoli lasciò come ricordo dei capelli posticci.2 punti
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Due piccoli indiani Un titolo che fa il verso a quello della discussione sul Buffalo nickel https://www.lamoneta.it/topic/85347-cinque-piccoli-indiani/ a sua volta ispirato al capolavoro di Agatha Christie. Ma gli indiani "sospettati" di aver fatto da modello per le monete di Bela Lyon Pratt, non furono cinque, come per il nickel, e nemmeno i dieci della Christie, ma soltanto due Il primo, era il capo Hollow Horn Bear, dei Lakotà Brulè, che prestò il suo volto (sebbene fosse già morto da nove anni ), anche a un francobollo da 14 centesimi del 1922, e a un military payment certificate da 10 dollari del 1970. Il secondo, e forse più probabile (alcuni testi citano solo lui), è il capo Thundercloud, un Blackfoot, ritratto anche da famosi pittori come Remington e Sargent e per anni modello presso la Art Students League. Scegliete il vostro preferito petronius2 punti
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Dovrebbe essere un quadrante romano di questa tipologia, prova a confrontarlo https://www.tinianumismatica.com/prodotto/quadrante-lamia-silivs-annivs-ric-422/2 punti
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Ma non tutti gli anni, anzi. Le quarter eagles da 2 dollari e mezzo (così è riportato il valore sulla moneta), furono coniate ininterrottamente dal 1908 al 1915, poi ci fu una lunga pausa. La produzione riprese solo nel 1925, per proseguire fino al 1929, quando cessò definitivamente. In tutto furono coniate 7.252.088 monete, in oro .900, con un diametro di 18 mm. e un peso di 4,18 grammi. Le zecche interessate alla produzione furono quella di Philadelphia, tutti gli anni, e, solo nel 1911, 1914, 1925, Denver. Le Indian Head Quarter Eagles sono generalmente trattate come monete di borsa, tranne le altissime conservazioni e le monete proof coniate in piccole quantità per i collezionisti nella Zecca di Philadelphia, dal 1908 al 1915. (foto da Heritage Auctions - PCGS MS65) Le half eagles da 5 dollari, furono coniate in quantità quasi doppia rispetto alle quarter eagles, 14.079.143 esemplari, ma gli anni interessati alla produzione furono di meno. Si iniziò infatti sempre nel 1908, si proseguì fino al 1916, ma poi la produzione si fermò, per riprendere solo nel 1929, con appena 662.000 esemplari. Poi, la fine. Le monete, sempre in oro .900, hanno un diametro di 21,6 mm. e un peso di 8,359 grammi. Le zecche di produzione sono state Philadelphia, Denver, San Francisco e, solo nel 1909, New Orleans. E proprio a quest'ultima Zecca, che quell'anno cessò definitivamente l'attività (34.200 le half eagles coniate), appartiene l'esemplare probabilmente più quotato. Stimato da PCGS in conservazione MS66, ha realizzato in asta Heritage del gennaio 2011 (da cui proviene la foto) ben 690.000 dollari Infine, in tutte le monete, sia da 5 che da 2,5 dollari, il marchio di zecca (D per Denver, S per San Francisco, O per New Orleans), compare al rovescio, in basso, sulla sinistra, davanti alla punta delle frecce. petronius2 punti
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Come già detto perchè là fu in parte depositato dopo la seconda guerra mondiale da vari paesi. Nel caso di quelli europei era come contributo alla garanzia della fissità del cambio delle valute locali, all'epoca ridotte di fatto a "espressioni" del dollaro, che era la vera valuta dal continente. Questo fu anche uno dei motivi per cui fin dagli anni '50 si prese a parlare di unione monetaria europea: fra le altre cose necessarie bisognava anche arrivare ad avere una vera valuta europea invece del dollaro camuffato da valute nazionali buone solo alla finta dell'indipendenza.1 punto
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Qualsiasi moneta del regno io possa avere, sono sicuro che ne avrebbe una più bella! 😁 frutto della dedizione e impegno, c'è poco da fare1 punto
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Buongiorno a tutti. Appena ricevuto. Dati ponderali: diam. 17,3 peso 0,71 Chiedo a @savoiardo conferma classificazione MIR 15a e se possibile la classificazione del nuovo Cudazzo. Grazie1 punto
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Ho una certa esperienza nel restauro cartaceo (differente da quello numismatico). Ho provato ma abbandonato immediatamente quando ho visto che non riuscivo a rimuovere nulla1 punto
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Sì, sì sono d'accordo e comunque da riconoscere che l'esemplare di @El Chupacabra, è nettamente superiore.1 punto
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Un saluto a tutti gli appassionati della zecca di Napoli! Quest'oggi ho il piacere di mostrarvi il mio ultimo acquisto, proveniente dall'asta Ranieri 20. Si tratta di un bell'esemplare di 2 lire 1813 di Gioacchino Murat. Nonostante in collezione avessi già un altro esemplare della stessa tipologia in alta conservazione, ho voluto comunque puntarla perché sono rimasto impressionato dalla condizione dei rilievi. In particolare, come potete vedere, la basetta è davvero molto forte. Alla fine, non avendo riscontrato una concorrenza particolarmente decisa, sono riuscito ad aggiudicarmela ad una cifra inferiore alle mie aspettative (per una volta! 😅). Mi auguro che piaccia anche a voi. Vi segnalo, inoltre, una piccola particolarità. Il motto in incuso è: DIO PROTEGGL REGNO ❀ Mancano, dunque, la E finale di PROTEGGE e la I di IL.1 punto
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Da Alessandria in Egitto, 2 esemplari di diobolo in AE al nome di Domiziano : il 1^ con al rovescio Alessandria con copricapo elefantino ed il 2^ con al rovescio delfino cin ancora . Saranno entrambi a giorni, il 15 Dicembre, in vendita Savoca Herakles 4, rispettivamente ai nn. 71 e 72 .1 punto
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Ciao @Ronak, ti ringrazio. Effettivamente è quasi migliore il bordo del resto, anch'io direi intorno al BB+1 punto
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Beh!per 5 euro mi è capitato di acquistare monete rarissime o anche inedite,il problema di questa moneta non è il valore,come ho scritto poc'anzi se un collezionista vuole incentrarsi principalmente sulla zecca di Napoli o solo su Ferdinando II difficilmente metterà in collezione una moneta bucata,a meno che non sia estremamente rara, mentre se un collezionista raccoglie monete di diverse zecche e di diverse epoche allora può anche accontentarsi... Poi ognuno ha i suoi gusti,io personalmente acquisterei qualcosa di meglio...1 punto
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Certo, metto nella mia raccolta quelle a 50 cent 1 euro figuriamoci una da 5 euro, avrà un posto d'onore.1 punto
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Molto belle le rosette! Da trovare cosí é già difficilino... é sicuramente sopra la media. Per la conservazione, anche se ci vado perdendo la mano non facendo tanta pratica, direi BB-SpL. Complimenti Alan😉 Saluti... Ronak1 punto
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In perfetta tariffa corrispondenze tra sindaci o podestà, piego che doveva viaggiare aperto o sottofascia, affrancato con un bellissimo 25c verde scuro effige di V.E.III della colonia italiana Etiopia emissione del 1936. Annullato da un altrettanto bello e nitido annullo di Addis Abeba Arrivi e Partenze del 17.3.38. Affrancatura importante di valore, quotata 50€ + gli annulli. Si , .. trasmissione di uno stato di famiglia dal governatorato di Addis Abeba al Comune di Borgo San Lorenzo (Firenze). OTTIMO !1 punto
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fino alla vigenza della garanzia in oro fisico della monetazione nazionale, essendo una economia rilevante, l'Italia DOVEVA avere riserve rilevanti. anche quando si è passati al valore fiduciario della Lira, si è mantenuta ed ampliata la riserva aurea a garanzia della svalutazione continua della lira.1 punto
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A me piace molto nel complesso...tranne qualche colpetto albordo....siamo vicinissimi a SPL1 punto
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Grazie! Forse dipende dal mio telefono, nel caso mi scuso, ma non riesco a ingrandire le immagini e a leggere. Comunque per i libri di numismatica vi suggerisco anche di vedere www.biblionumis.it molto fornito.1 punto
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Ottimo consiglio, sono d'accordo.1 punto
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Se ti riferisci all'impronta digitale, nulla di rilevante. E' causata dal maneggio della moneta da qualcuno che aveva le dita sporche...1 punto
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Corretto, adesso vediamo se dalle parole si passa ai fatti. Diversamente, per chi abita a Milano, sapremo quando e come tenerne conto.1 punto
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Dove ride duca T or è = doveri d'educatore. Buonanotte!1 punto
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Altra moneta che ho il piacere di far vedere è questo Mezzo Grosso di Carlo Il, catalogato sul MIR come II tipo (405a) e poi sul Cudazzo spostato come I tipo (472a) e segnalato come "di Savoia". Moneta con un importante pedigree, ex collezione Dolivo, venduto nell'asta M&M del 1963 a 500 franchi svizzeri per la prima volta, siccome sino ad allora era una moneta inedita, pubblicata sui volumi del Simonetti (che la segnalava unica), poi sul Biaggi e da Mario Traina sui suoi speciali di CN. In questi sei decenni passati da allora diversi esemplari sono poi stati rintracciati, resta comunque una moneta alquanto rara e mancante in molte collezioni. Battuta nella zecca di Chambéry da Pierre Balligny a seguito dell'ordinanza del 21 ottobre 1508.1 punto
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Apprezzo tantissimo quello che hai scritto e ringrazio chi ha piacere a leggere quello che io scrivo, il condividere la passione e cercare di aiutare chi si avvicina alle Savoia oltre che restituire quello che hanno insegnato a me ad altri per me è un piacere .. anzi, più che un piacere!1 punto
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Alessandro Giaccardi Le monete infamanti di Ferdinando II di Borbone. Collana ‘Nummus et Historia’ XLIII – Associazione Culturale Italia Numismatica. Ed. 2025. Pagine 48, illustrazioni a colori, f.to 17x24cm. € 10,00 (gratuito ai Soci ACIN iscritti nel 2022) Dall’Indice: Introduzione. Il Re Bomba Nessuna moneta rivoluzionaria per la Sicilia Le contromarche L’intendente, il sottintendente e l’ispettore I periodici dell’epoca I documenti dell’epoca Catalogo Tabelle Collezioni e vendite esaminate Bibliografia Salutoni odjob1 punto
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Ora ha cambiato locatione ed è tutto all'interno del Palapanini è sostanzialmente uguale a bologna San Lazzaro, sia come dimensione che come disposizione, con le monete a sinistra e il resto dall'altra parte1 punto
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Ciao a tutti, soprattutto ai neofiti come me 🙂. Posto foto di due denari che condividono "identici conii"di quello della discussione. Alcune considerazioni su questi due nuovi esemplari. Quello della discussione, ribadisco il mio parere già espresso nella stessa, è prodotto per fusione percui falso. Così come, sempre da quanto mi comunicano le foto, a mio parere anche questi due nuovi esemplari.. Monete prodotte in serie quindi ci saranno sicuramente altri esemplari in giro, forse anche coniati ma non autentici. In campana perché tranne che per lo stile del ritratto di Adriano un pò desueto potrebbero essere più insidiosi 🙂.1 punto
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Credo possibile che la letterina sia stata recapitata attraverso altra persona.. forse quella Lucrezia menzionata, ecco il perché della minuziosità della busta, forse la mini bustina fu spedita all' interno di una missiva più grande..??... proprio alla suddetta Lucrezia..?? Non ha prezzo un inizio di questo tipo. E' proprio vero ... quello che si ha nella bocca e negli occhi si ha nel cuore. 💓 Ce la facciamo entrare lo stesso nella Filatelia... la letterina a Luisa in qualche modo e' arrivata, .. quindi un servizio postale c'è stato anche se non quello ufficiale. "Lucrezia Poste Segrete". 🧐1 punto
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Nelle piccole cose a volte sono nascoste vere delizie. Lettera in perfetta tariffa per l'interno con 20c rosa (Augusto) + 30c seppia (Colombo), emissioni del 1938 della serie "Proclamazione dell' Impero".... ... annullati in partenza da un meccanizzato con linee ondulate di NAPOLI FERR. CORRISPONDENZE del 27 VII 39 XVII a.e.f. bello nitido ... .... annullo di arrivo di POTENZA CORRISPONDENZE ORDINARIE del 28.7.39. Affrancatura di valore, il 20c e' quotato 10/12€ e il 30c 14/16€. OTTIMA SCELTA !!! La lettera di Suor Maria è di una semplicità deliziosa e struggente che commuove, ...solo una religiosa poteva toccare l' animo con tanta semplicità. """ DIO SOLO ! In alto a sx e' il perfetto inizio""". Che il Signore abbia in gloria l' Anima di Suor Maria. Qui per la sensibilità di chi legge c'è quel valore aggiunto che non è in nessun catalogo. Caro @dareios it trovi sempre cose eccezionali !!! VERAMENTE BELLA.1 punto
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Interessante cartolina illustrata in perfetta tariffa per l' estero 'solo firma e data ' con 20c arancio tipo Michetti volto a dx. Questo Francobollo ha avuto due emissioni con diversi valori, una nel 1916 con dentellatura 13e1/2 x 13e3/4 ed una nel 1917 con dentellatura 14. L' emissione del 1917 è di qualche millimetro piu' alta dell' altra, quindi se non possiedi un odontometro per misurare la dentellatura ti basta confrontare il Francobollo della cartolina con un altro Michetti. E' annullato con un meccanizzato corona doppio cerchio con linee ondulate di MILANO CENTRO del 15 V 1923 bello nitido. Cartolina e affrancatura interessante bella anche l' immagine del Duomo color seppia.1 punto
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Ciao @Ajax bronzo greco di Apameia in Frigia a nome dei magistrati Aristo. e Kephis. https://www.acsearch.info/search.html?id=147620571 punto
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1- errore macroscopico nella classificazione, non esiste IMBURI (4 volte di seguito un perito non può farlo!) 2- aprire e sfogliare il PAUTASSO, testo di riferimento (poi si accorgono delle differenze) 3- dare un'occhiata a questi schemi dei falsi (un perito dovrebbe accorgersi dopo questi suggerimenti)1 punto
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Preziosi. Vetri. Monete depositate per l’Aldilà. Un imponente sarcofago romano in pietra calcarea, rinvenuto perfettamente sigillato nel cuore di Budapest, ha restituito un quadro straordinario della vita e della morte di un individuo appartenente alla classe sociale elevata del tardo Impero Romano. Al suo interno sono stati scoperti i resti scheletrici di una giovane donna, accompagnati da un corredo funerario di notevole valore: vasi di vetro intatti, una pietra preziosa d’ambra, 140 monete e oggetti ornamentali di bronzo e osso, tutti elementi che suggeriscono la cura e l’attenzione riservata al defunto. Il sarcofago, databile al IV secolo d.C., appare realizzato ad hoc, distinguendosi dal frequente riuso di materiali più antichi, prassi comune nel periodo tardo-romano. La scoperta è avvenuta nel distretto di Óbuda, corrispondente all’antica città di Aquincum, fondata dalla tribù celtica degli Eravisci nel I secolo a.C. Dopo la sconfitta degli Eravisci nel 12 a.C., i Romani trasformarono l’insediamento in un castrum militare, poi ampliato come città civile, integrata pienamente nella rete urbana dell’Impero. La posizione strategica lungo il limes del Danubio rese Aquincum un centro vitale per il commercio, la logistica militare e le attività artigianali e industriali. Entro la fine del II secolo, la città contava circa 30.000 abitanti, vantando strutture pubbliche imponenti: terme, acquedotti, due anfiteatri, templi e santuari, oltre a residenze private di lusso e al palazzo del governatore, fulcro dell’amministrazione provinciale. L’area in cui il sarcofago è stato ritrovato era stata precedentemente occupata da abitazioni abbandonate nel III secolo, trasformate successivamente in spazio funerario. Mentre altre otto tombe furono individuate nella stessa zona, nessuna raggiungeva la complessità e l’eleganza di questo sarcofago. La struttura è caratterizzata da un coperchio ancora fissato con staffature di ferro e piombo fuso, un deterrente efficace contro i saccheggiatori che ne garantì la conservazione intatta fino all’intervento della squadra di archeologi del Museo Storico di Budapest, che utilizzarono attrezzature specializzate per sollevarlo senza danneggiarlo. All’interno, dopo la rimozione di pochi centimetri di argilla penetrati attraverso il sigillo, gli esperti hanno documentato una serie di oggetti che riflettono sia la ricchezza materiale sia le credenze simboliche della defunta: forcine in osso, statuette in bronzo raffiguranti divinità minori o animali protettivi, un frammento di ambra, un vaso di vetro verde chiaro accompagnato da una piccola ciotola, e tracce di tessuto con filo d’oro, probabilmente parte di un abito o di un sudario decorativo. L’analisi dei resti ossei e dei manufatti indica che la donna era giovane e apparteneva a un ambiente di alto rango sociale, capace di accedere a materiali preziosi e a pratiche funerarie elaborate. Il ritrovamento offre anche spunti di riflessione sul ruolo dei sarcofagi in pietra nella cultura funeraria romana. Questi manufatti erano spesso indicatori di status: la scelta di pietra calcarea resistente, la cura nella sigillatura e la ricchezza dei corredi erano tutte manifestazioni tangibili della memoria sociale del defunto. In particolare nel IV secolo, periodo di transizione in cui l’Impero Romano affrontava mutamenti politici e sociali, la realizzazione di sarcofagi personalizzati rifletteva il desiderio di conservare identità e prestigio oltre la morte. L’uso di materiali durevoli e di tecniche di fissaggio complesse aveva anche una funzione pratica: proteggere il corpo dai saccheggi e preservare il corredo funerario, elementi fondamentali per i rituali di commemorazione. Il contesto urbano di Aquincum permette di inserire la scoperta in una trama più ampia di vita cittadina, attività economiche e pratiche sociali. La città, grazie alle sue industrie e al suo commercio lungo il Danubio, favoriva la circolazione di beni preziosi come vetro, metalli e pietre semi-preziose, facilmente rintracciabili nei corredi funerari. Le tombe rinvenute negli edifici riconvertiti testimoniano un uso pragmatico dello spazio urbano in declino, con la scelta di sepolture più elaborate riservate a chi deteneva ancora un certo prestigio, mentre la maggior parte della popolazione doveva accontentarsi di soluzioni più modeste. I reperti e i resti scheletrici saranno ora analizzati con tecniche osteologiche, archeometriche e di conservazione, presso il Museo di Storia di Budapest, offrendo non solo informazioni sul singolo individuo, ma anche sulla vita quotidiana, la dieta, le pratiche funerarie e il commercio di beni di lusso nell’Europa centrale romana. La scoperta di questo sarcofago sigillato, così intatto, costituisce una testimonianza straordinaria del rapporto tra memoria, status e ritualità nell’epoca tardo-romana, illuminando il modo in cui la città di Aquincum e i suoi abitanti cercavano di preservare il prestigio individuale e familiare in un mondo in trasformazione. https://www.stilearte.it/mio-dio-ricchezza-e-lacrime-cosa-abbiamo-trovato-nei-giorni-scorsi-nel-sarcofago-romano-che-non-era-stato-mai-aperto/ Sealed Roman sarcophagus opened in Budapest http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-opened-430x286.jpgA massive Roman limestone sarcophagus found still sealed in Budapest has been opened revealing the skeletal remains of a woman and dozens of valuable grave goods, including intact glass vessels, an amber gemstone and 140 coins. It dates to the 4th century, a period when people often reused old sarcophagi, but this one was made specifically for the deceased. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-lid-removed-430x286.jpgThe sarcophagus was discovered in an excavation of the Óbuda district, the site of the ancient city of Aquincum. Founded by the Celtic Eravisci tribe in the 1st century B.C., the settlement was converted into a Roman military castrum and associated civilian city by Rome after its defeat of the Eravisci in 12 B.C. Its strategic location on the Danube limes made Aquincum a hive of military and commercial activity. It was made the capital of the imperial province of Pannonia Inferior in 103 A.D., and by the end of the 2nd century had grown to a city of 30,000 with public baths, an aqueduct, two amphitheaters, temples and sanctuaries, extensive industry (pottery making, metalwork, fabric dying, food production), the governor’s palace and other luxury domiciles for wealthy residents and city officials. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Clay-removed-from-opened-sarcophagus-430x286.jpgThe massive size and quality of the sarcophagus and the objects it contain mark the deceased as one of those wealthy residents. It was discovered among the remains of houses abandoned in the 3rd century that were later repurposed as a burial ground. Eight other graves were found in the area, but none of them were as elaborate, richly furnished or well-preserved as the sarcophagus. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Archaeologists-examine-intact-glass-vessel-200x163.jpgThe lid was still fixed in place, clamped to the sarcophagus with iron brackets and molten lead. It must have been an intimidating prospect for looters, because the sarcophagus was never disturbed until the team of archaeologists from the Budapest History Museum and heavy machinery lifted the lid. Ahttp://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Glass-bowl-200x156.jpgn initial excavation inside the coffin at the site removed 1.5 inches of clay that had seeped through the seal. Archaeologists found a bone hairpin, bronze figurines, a piece of amber, 140 coins, a light green glass vase with a matching small bowl and traces of a textile with gold thread. The size of the bones and the nature of the artifacts indicate the deceased was a young woman. The skeletal remains and the artifacts will now be analyzed and conserved at the Budapest History Museum. http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Skull-and-bones-found-in-sarcophagus-200x133.jpg http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Jewelry-in-sarcophagus-200x213.jpg http://www.thehistoryblog.com/wp-content/uploads/2025/11/Sarcophagus-artifacts-200x142.jpg https://www.thehistoryblog.com/archives/747071 punto
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