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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/16/25 in tutte le aree

  1. Salve, segnalo : Dottorato di Ricerca in “Antike Numismatik” presso l’Università Eberhard Karls di Tübingen Vincenzo La Notte Quest’opera è la pubblicazione della tesi di Dottorato di Ricerca in “Antike Numismatik” presso l’Università Eberhard Karls di Tübingen del dr. Vincenzo La Notte. Il lavoro si articolata in tre parti. La prima tratta della Frentania con cenni sulla sua struttura geomorfologica, sulla sua storia e sulla sua civiltà, a cui si affiancano notizie inerenti alla viabilità e al commercio. Nella seconda è introdotto l’argomento specificatamente numismatico dei sistemi ponderali utilizzati nelle città frentane sedi di zecche. Segue poi l’analisi dei centri che emisero moneta, Frentrum e Larinum. Quest’ultima, a sua volta, ha uno sviluppo bipartito: uno iniziale in cui si delinea la storia cittadina, dalle origini sino alla decadenza della città nel mondo antico, soffermandosi particolarmente sul periodo in cui avvenne la produzione monetale; il secondo, invece, esamina nel dettaglio la monetazione, partendo dalla storia degli studi, passando attraverso un corpus con analisi dei conî e una trattazione dei tipi raffigurati sui nummi, concludendosi con l’analisi della produzione basata sull’esame di eventuali rinvenimenti e riconiazioni, dei sistemi ponderali adottati, con la cronologia. La terza parte concerne i rinvenimenti monetali. È strutturata, a sua volta, in due parti. La prima riguarda i ritrovamenti di monete databili tra il VI e il I secolo a.C. nel territorio della Frentania, distribuiti fra i vari agri che lo componevano, raccogliendo sia materiale inedito, sia edito. La seconda tratta della diffusione di nummi frentani fuori dalla “regione” storica, in modo tale da indagarne aree di maggiore o minore diffusione, eventuali correlazioni con altre regioni e rotte commerciali. Chiudono il lavoro due appendici. La prima, dedicata al problema dell’esistenza della zecca di Pallanum; la seconda, dal titolo “Monete dubbie, erroneamente attribuite o inesistenti”, si occupa di tutto ciò che è stato ascritto, nel corso dei secoli, alle zecche della Frentania, ma non ha ricevuto alcun riscontro con la realtà effettuale. Tale paragrafo supera la semplice dichiarazione di espunzione, ricostruendo altresì la storia di ogni singolo nummo, le differenti attribuzioni e i motivi che hanno condotto l’autore alle sue considerazioni conclusive. La bibliografia consultata copre un periodo che va dal 1450 al 2023. Inoltre, a completamento, si è proceduto all’analisi di materiale archivistico, fra il quale, i quaderni di scavo. Il censimento è costituito da un elenco ragionato, formato da 123 esemplari di Frentrum e 555 di Larinum; per stilarlo sono stati consultati più di 200 istituti culturali italiani ed esteri e si è proceduto allo spoglio del materiale numismatico di circa 60 Case d’Asta dal 2001 al 2023 e di quasi 300 collezioni private esitate nel periodo precedente. 502 pagine a colori, formato foglio A4 € 69,00 https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.edizionidandrea.com/&ved=2ahUKEwjfxdTwtNuPAxVLh_0HHSV5AlMQFnoECCoQAQ&usg=AOvVaw1rZx26Hvtxi2vmuYN3LTiz
    3 punti
  2. Ve ne posto una che avevo tempo fa, virgolette ed alcune eccedenze di conio e con 7 ribattuto.
    3 punti
  3. CVD. Grazie per le conferme
    2 punti
  4. Buongiorno a tutti. Condivido in questa bella discussione la mia 37 "base". Moneta che ha seriamente rischiato di essere migliorata al recente "Calabria Colleziona". Mi scuso fin da ora per la qualità delle foto. A presto, Alessandro
    2 punti
  5. Salve,i coni possono anche subire piccoli aggiustamenti in corso d'opera o piccole diversità per usura o diversa deformazione del tondello sotto il colpo,poi se suberato la risposta del metallo oltre che al colpo anche alla pulizia,mia opinione
    2 punti
  6. Concordo in modo assoluto. Il bambino avrebbe sicuramente meritato la donazione della moneta. In ottemperanza alla legge italiana, il bambino avrebbe dovuto ricevere un corrispettivo in denaro, che probabilmente visto lo scarso valore economico della moneta, gli sarà stato corrisposto sotto forma di gadget. Complimenti al bambino e occasione persa per gli addetti ai lavori. Sono sicuro che una maggiore flessibilità nella concessione di parte di un ritrovamento fortuito implementerebbe più legalità e trasparenza in tale ambito. Leggo infatti spesso di ritrovamenti fortuiti in UK e rarissimi in Italia...questa situazione rileva due possibilità: ritrovamenti fortuiti inferiori in Italia rispetto a UK (per me poco probabile visto il nostro patrimonio storico) oppure omesse denunce (più probabile per gli aspetti legati alle nostre leggi).
    2 punti
  7. LA GUERRA CONTRO I CESARICIDI La morte di Cesare gettò Roma nel caos: i Senatori abbandonarono la Curia, impauriti. Gli stessi cospiratori, che avevano progettato di gettare il cadavere del dittatore nel Tevere, furono presi dal panico e fuggirono; si presentarono al popolo nel Comizio (la piazza del Foro antistante ai rostra), confidando di ottenere dal popolo manifestazioni di giubilo e riconoscenza, ma non fu così e preferirono rifugiarsi sul Campidoglio. Marco Antonio fece portare il cadavere del dittatore a casa; vedendolo passare, la folla ammutolì. La serie RRC 480 comprende ben 22 tipi diversi di monete (oltre a numerosi sottotipi); in molte di esse, tuttavia, il ritratto del dittatore è rappresentato non a testa nuda, bensì con un velo che gli copre il capo. Si ritiene che queste siano state emesse dopo la morte di Cesare: in altri termini, quando si seppe dell’assassinio la produzione continuò, ma gli incisori cambiarono i disegni dei conî aggiungendo il velo che, probabilmente, era un segno di lutto: a conferma di questa interpretazione, c’è un esemplare della stessa serie - RRC 480/22 - che riporta invece il ritratto di Marco Antonio ed ha la barba lunga, chiara manifestazione di lutto secondo la mentalità romana, oltre appunto alla testa velata. _____________________ Scomparsa la guida di Cesare, sulla scena istituzionale si affrontavano tre forze politiche differenti, che cercavano di prevalere l’una sull’altra: i cesariani (oltre a Marco Antonio, Marco Emilio Lepido, figlio dell’omonimo console ribelle), che potevano contare sulla fedeltà dei soldati di Cesare; i cesaricidi, che si proponevano come paladini della libertà repubblicana; l’aristocrazia, guidata da Cicerone, che sperava di ripristinare il governo oligarchico. In questo contesto, il Senato cercò di mantenere le fazioni divise per scongiurare sia l’insorgere di un’ulteriore guerra civile, sia l’ascesa di un nuovo “uomo forte”; questa politica spiega le decisioni, apparentemente contraddittorie, che prese e il caos che ne conseguì. I senatori confermarono quindi la legittimità dei provvedimenti assunti da Cesare (annullarli avrebbe suscitato l’ira dei tanti cui egli aveva assegnato cariche pubbliche: non solo Marco Antonio, ma anche Bruto, Decimo Bruto e Cassio), ma decretarono anche un’amnistia per evitare che i cesaricidi fossero processati per omicidio. Essendo stato deciso che Cesare aveva agito legittimamente (e non, quindi, da tiranno), fu possibile assegnargli l’onore di un funerale pubblico, che venne celebrato il 20 marzo nel Foro; la sua salma fu bruciata presso un piccolo altare eretto dal popolo stesso, che è ancora visibile oggi. A quel punto ne venne letto il testamento; si scoprì che Cesare aveva lasciato 75 denarî a ogni cittadino romano e, a questa notizia, la rabbia popolare contro i cesaricidi esplose incontenibile. Ma c’era anche una sorpresa: il suo erede non era Marco Antonio, come tutti (lui compreso) si aspettavano, bensì Gaio Ottavio Turino; addirittura, Cesare lo aveva anche adottato, talché da quel giorno si sarebbe chiamato Gaio Giulio Cesare Ottaviano. I cesaricidi abbandonarono Roma e quelli cui era stato assegnato (da Cesare stesso) il governatorato di una provincia la raggiunsero: Decimo Bruto in Gallia Cisalpina, Gaio Trebonio in Asia, Gaio Cassio Longino in Siria. Anche Bruto era stato nominato governatore (di Creta), ma preferì fermarsi ad Atene a studiare filosofia. Ottaviano, che si trovava nei Balcani per i preparativi della guerra contro i Parti, capì l’importanza degli eventi: pretese da subito di essere chiamato “Gaio Giulio Cesare” (il cognomen Ottaviano sarà usato solo da Cicerone, nelle sue lettere); sbarcò a Brundisium e, presentatosi ai legionarî là acquartierati come figlio di Cesare, ne ottenne non solo un giuramento di fedeltà, ma anche la consegna del tesoro di guerra (175 milioni di denarî); raggiunse quindi Roma e, siccome Marco Antonio temporeggiava a consegnargli il patrimonio del padre adottivo, provvide con proprie risorse a pagare i 75 denarî che Cesare aveva lasciato ai cives, guadagnandosi grandi consensi. Infine, arruolò un esercito privato (del tutto illegittimo) di 3.000 veterani, assicurando loro uno stipendio annuo di 500 denarî. Il Senato passò allora a contrastate Marco Antonio, che appariva come l’esponente politico più pericoloso. Dapprima Cicerone cercò di farlo allontanare da Roma, pronunciando contro di lui le vementi orazioni denominate “Filippiche” e cercando l’appoggio di Ottaviano. Poi però i senatori, intimoriti da Decimo Bruto, inviarono proprio Marco Antonio a cacciarlo della Gallia Cisalpina; siccome Decimo Bruto non obbedì, Marco Antonio lo cinse d’assedio a Mutina (odierna Modena). Allora il Senato cambiò di nuovo orientamento e, nel 43 a.C., inviò i due nuovi consoli e Ottaviano a muovere guerra contro Marco Antonio. La battaglia di Mutina, nel 43 a.C., fu l’apogeo del caos (Ottaviano, cesariano, combatté contro Marco Antonio, cesariano, per liberare Decimo Bruto, cesaricida) e si concluse in aprile con la sconfitta e la fuga di Marco Antonio, ma anche con la morte dei due i consoli. Nel frattempo, in Oriente, Trebonio fu ucciso da Dolabella che, in qualità di ex console (aveva infatti sostituito Cesare nell’incarico, l’anno prima) pretendeva sottrargli il governatorato della provincia d’Asia; fu il primo dei cesaricidi a morire. Allora il Senato incaricò Cassio (che già si trovava nella penisola anatolica) di combattere Dolabella; al suo arrivo Dolabella fuggì in Siria, per cui Cassio poté insediarsi a Smyrna (attuale Smirne), capitale della provincia d’Asia. In seguito, Dolabella si suicidò. A questo punto Ottaviano riuscì a spostare definitivamente la politica romana a favore della fazione cesariana: tornato a Roma, pretese e ottenne di essere nominato consul suffectus (“console sostituto”, che veniva nominato alla morte di uno dei titolari) unitamente al cugino Quinto Pedio; fece quindi approvare la lex Pedia, che revocava l’amnistia ai cesaricidi, e poi la lex Titia, che nominava lui stesso, Marco Antonio e Lepido triumviri rei publicae constituendae consulari potestate (“triumviri con potere consolare per la ricostituzione dello Stato”) per la durata di 5 anni. I cesaricidi persero ogni speranza di poter vivere pacificamente; Decimo Bruto cercò di fuggire in Gallia, ma fu riconosciuto e ucciso da un alleato di Marco Antonio; Bruto, che ancora si attardava in Grecia, si recò a Smyrna, per preparare una difesa congiunta insieme a Cassio[1]. I processi avviati grazie alla lex Pedia si conclusero con la condanna in contumacia dei cesaricidi e i triumviri si prepararono a muovere guerra contro di loro. _____________________ Bruto e Cassio saccheggiarono le province asiatiche, per costituire un forte esercito da opporre a quello dei triumviri, e fecero emettere moltissimi aurei e denarî con il metallo razziato, fra cui la moneta più famosa di tutto il periodo repubblicano: RRC 508/3, il denario con cui Bruto si vantò di aver ucciso Cesare. Narra Cassio Dione (XLVII, 25) che Bruto “coniò monete su cui era raffigurato un pileo tra due pugnali, per dichiarare, con le figure e anche con la scritta, che egli, d’accordo con Cassio, aveva dato la libertà alla Patria”. RRC 508/3 reca, infatti, il ritratto di Bruto al dritto, un pileus (berretto che veniva posto sul capo degli schiavi affrancati e, quindi, simbolo di libertà) e due pugiones (pugnali da guerra) al rovescio, mentre la legenda recita BRVT. IMP e L. PLAET. CEST (Lucius Plaetorius Cestianus, un monetiere non altrimenti noto) al dritto, EID MAR (idibus martiis, “alle idi di marzo”) al rovescio. Questa iconografia rivela la pochezza e l’ipocrisia di Bruto: è infatti l’apologia di un tradimento, l’unico caso (come ha osservato Belloni) in cui un antagonista politico viene infamato su una moneta; inoltre, Bruto non disdegna di far apporre il proprio ritratto, sebbene avesse ucciso Cesare anche per aver fatto altrettanto. Dopo la sconfitta dei cesaricidi questo denario sarà fatto ritirare dalla circolazione e, quindi, ne sono sopravvissuti pochi esemplari: Campana ha contato 88 esemplari noti ritenuti autentici; in aggiunta a essi, tuttavia, esistono molti falsi, prodotti negli anni perché è un esemplare molto ambito dai collezionisti (nel 2019, un esemplare è stato acquistato a un’asta per 200.000 €, più 50.000 € di spese). ________________________ Marco Antonio, volendosi vendicare delle “Filippiche”, pretese che Cicerone fosse proscritto e, quindi, condannato a morte; Ottaviano, per non far fallire la loro alleanza, non si oppose. Il grande oratore, saputolo, fuggì nella sua villa di Astura (odierna Torre Astura); non sentendosi ancora al sicuro, dopo alcuni giorni si imbarcò per Formia. Fu tuttavia raggiunto e ucciso dai sicarî di Marco Antonio; era il 7 dicembre del 43 a.C. _____________________ Il conflitto tra triumviri e cesaricidi si concluse nell’ottobre del 42 a.C., a Philippi (odierna Kavala, in Grecia settentrionale). Fu uno scontro titanico: combatterono 19 legioni (a ranghi completi) comandate da Ottaviano e Marco Antonio contro 17 legioni (a ranghi ridotti, ma rinforzate da truppe alleate) comandante da Bruto e Cassio; in tutto, compresa la cavalleria, circa 200.000 soldati. Fra quelle le legioni che combattevano per i triumviri erano presenti la X Equestresis (la “favorita di Cesare”) e la VI Ferrata. Il 3 ottobre le truppe di Marco Antonio riuscirono ad aprirsi una strada nelle paludi e attaccarono alle spalle quelle di Cassio, infliggendo loro una grave sconfitta; nel frattempo, tuttavia, le legioni di Bruto assaltarono di sorpresa quelle di Ottaviano, sopraffacendole. A fine giornata la situazione era di nuovo in stallo ma Cassio, credendo che la sconfitta fosse irrecuperabile, si suicidò, lasciando Bruto solo al comando. I due eserciti continuarono a fronteggiarsi sino al 23 ottobre, subendo la fame e le difficoltà che derivavano dalla difficoltà di approvvigionamento; alla fine i soldati di Bruto, esausti per le privazioni, pretesero di scendere a battaglia. Il genio tattico di Marco Antonio fu decisivo: una sua brillante manovra permise di vincere la battaglia; a fine giornata anche Bruto, definitivamente sconfitto, si suicidò. A due anni e mezzo dall’assassinio di Cesare, il disegno dei cesaricidi era definitivamente tramontato, grazie alle abili manovre politiche di Ottaviano (che aveva saputo, fra l’altro, domare e sfruttare la furia bellica di Marco Antonio); di 21 cospiratori ne restava in vita uni solo, tale Gaio Cassio Parmense, un oscuro poeta. Sarà infine rintracciato e messo a morte da Ottaviano nel 31 a.C. _____________________ Dopo la battaglia i due eserciti furono fusi, sotto il comando dei triumviri e i veterani più anziani poterono quindi essere congedati; molti rimasero proprio a Philippi, ove fondarono una colonia. Occorre qui precisare che alcuni legionarî, scelti fra i più fidati e valorosi, avevano il compito di proteggere il comandante in battaglia; alla fine della Repubblica, invalse l’uso di denominare “pretorie” le coorti in cui essi erano inquadrati[2] (perché destinate a proteggere il “pretorio”, ossia l’alloggiamento del comandante[3]). Dopo il 27 a.C. proprio alcuni reduci di coorti pretorie (probabilmente, quelle stesse che erano state incaricate di proteggere Ottaviano), rimasti a vivere a Philippi, emisero un bronzo provinciale che commemorava la battaglia, RPC I 1651; essa reca al dritto l’immagine di una statua della Vittoria (statua che, forse, era stata là innalzata) e la legenda VIC AVG (victoria Augusti), al rovescio tre insegne militari decorate di cornicula e phalerae e la legenda COHOR PRAE PHIL (cohortes praetoriae - Philippi). È interessante notare che manca, nell’iconografia, l’aquila legionaria, perché appunto l’emissione era intitolata ad alcune coorti, non a una intera legione. Alcuni numismatici moderni ritengono che la moneta sia stata emessa durante il principato dello stesso Augusto; altri, sulla base del metallo utilizzato (la cui composizione sembra analoga a quella di metallo presente in miniere macedoni scoperte solo successivamente) ne spostano la datazione all’epoca di Claudio o Nerone NOTE [1] L’incontro fra i due, che poco si sopportavano pur essendo cognati (Tertulla, moglie di Cassio, era figlia di Servilia), non fu sereno; racconta infatti Plutarco che “c'era stata qualche differenza di vedute ed erano state scambiate accuse reciproche … cominciarono a darsi la colpa l'un l'altro; poi passarono a recriminazioni ed accuse. Questo ben presto portò a rimproveri indignati e lacrime e i loro amici, stupiti dalla veemenza e dall'amarezza della loro rabbia, temevano che la lite degenerasse in violenza”. [2] Prendendo spunto da questi reparti, Augusto istituirà nove “coorti pretorie” stanziate in Italia (a Roma, per precisione, all’interno del Castro Pretorio, una fortificazione ancora esistente) e incaricate di proteggere la persona dell’imperatore: si tratta dei celeberrimi “pretoriani”, che avranno un ruolo importante nella storia dell’impero e saranno sciolti da Costantino. [3] È interessante sottolineare come la tenda del comandante di una legione si chiamasse “praetorium”. I Romani erano convinti, che sin dalla sua fondazione, la Repubblica fosse stata governata da due consoli; in realtà, molti storici moderni, studiando le fonti, sono giunti alla conclusione che nei primissimi anni il rex fosse stato sostituito da un unico praetor cui, solo in seguito, furono sovraordinati due consoli (perché la duplicità dell’incarico dava maggiori garanzie contro eventuali derive autoritarie). Il fatto che il luogo da cui veniva comandata una legione (funzione tipica dei consoli, nella storia romana più antica) si chiamasse “[tenda] del pretore” costituisce una reminiscenza di quel tempo remoto, in cui tale comando era invece esercitato da un pretore. ILLUSTRAZIONI 44 a.C., denario RRC 448/13. L’iconografia è analoga a quella di altre monete della serie, ma la testa di Cesare è coperta con un velo. 44 a.C., denario RRC 480/22. Al dritto, Marco Antonio con velo e barba lunga. Al rovescio, un desultor (un tipo di acrobata che si esibiva con due cavalli). 43 a.C., denario RRC 508/3. 27 a.C. - 68 d.C., bronzo RPC I 1651
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  8. Assolutamente a c...o 😂
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  9. Se avete modo usate le carte di credito e non il bancomat perché anche a me anno scorso il bancomat mi dette problemi. Con la carta invece la prende all’istante in mezzo secondo.
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  10. Si per me va bene...le ho aperte entrambe io...e in realtà ho sbagliato a postare su questa discussione...sono un casinista😅
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  11. Con 9 telefoni in coda e’ una pacchia perché a uno ero il numero 72 quindi ho gia’ fatto. Si, confermo. 80 piu’ 30 di spedizione ragazzi. Tutto molto liscio, c’è’ sicuramente meno gente in coda Preso in pieno, il prezzo e’ codesto te lo confermo
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  12. Ancora tutto tace per le nuove emissioni 2025, è una vergogna, più che rinnovamento mi pare una colossale regressione, siamo a fine 2025 e ancora non si sa quando verranno messe in vendita....forse avranno escogitato una nuova tecnica di marketing, nell'anno in corso si vendono le emissioni dell'anno precedente, creando attesa per quelle dell'anno in corso.... mah......
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  13. Guarda annuncio LA MONETA A ROMA E IN ITALIA - 3 VOLUMI LA MONETA A ROMA E IN ITALIA - 3 VOLUMI Opera intonsa di Silvana Balbi De Caro (Banca d'Italia 1993) nella sua custodia rigida ed ancora nella sua scatola protettiva originale Inserzionista nikita_ Date 09/16/25 Prezzo 59.00 EUR Category Cataloghi e libri Autore Anno Editore Pagine 0  
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  14. Erano foto non chiare, da qui é lampante infatti il falso d' epoca, senza veder misure ed altro🙂 Materiale piombo-stagno
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  15. Caro @Pxacaesar, questa volta è tosta. A primo impatto sembrerebbe stessa identità di conio. Poi però ci sono alcune differenze quali la forma del naso (più aquilino sul tuo e più dritto / "greco" sull'altro), il sottomento (più corto sul tuo, più allungato sull'altro ritratto), ma anche la forma e il posizionamento di alcune lettere quali la seconda A (sembra più allungata e posta leggermente sotto l'attaccatura dei capelli dell'augusta rispetto al tuo denario), che trovo difficilmente ascrivibili a diversi livelli di usura tra le due monete. Non riesco a pronunciarmi, ma propendo leggermente per difformità di conio di diritto tra le due monete. Forse occorre una foto più dettagliata del tuo denario? Un caro saluto, K
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  16. Medaglia da rosario, bronzo/ottone, con doppio appiccagnolo, del XVIII sec.- D/ Madonna delle sette spade che rappresentano i sette dolori, in questa medaglia al R/ è rappresentato il 6° dolore, Gesù morto viene deposto tra le braccia di Maria. IL contorno sia al D/ che al R/ è formato da perline.- Ciao Borgho
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  17. In questi casi il valore è soggettivo, un milanese che colleziona questa tematica la pagherebbe sicuramente 20/25 euro, emessa in periodo prebellico probabilmente fu data anche a molti soldati! Ciao Borgho
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  18. Insimma, alla fine della fiera è meglio che rivedano tante cose. Non mi sembra che stiano avendo un seccessone. Hanno ancora un bel po' di monete in vendita..... Penso che in questo modo molto approssimativo ne stiano pagando le conseguenze e stiano decretanto la loro morte. Mi sembra anche che a questo Papa non gliene freghi un fico secco......
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  19. Ciao Gianni Confermo Forte di Edoardo del I tipo per il nostro catalogo ed il MIR https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-EDV/6 Cudazzo lo sposta a Il tipo, il tuo sarebbe il 75d con segno due stellette a sei punte in verticale
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  20. Generazioni a confronto Emissione 1955-1989 ed emissione small 1990-1992
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  21. Salve. Pubblico anche la mia piastra 120 grana 1837. Un caro saluto a tutti.
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  22. A poco più di un anno dalla sua scomparsa mi fa piacere ricordarlo. Vi ringrazio per l' enorme patrimonio culturale che avete condiviso e trasmesso a tutti noi. Un caro saluto, Santi.
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  23. Ciao Cris, Al post 36 anche @gennydbmoney è del tuo stesso parere. Anzi io proporrei, se per voi va bene, di unire le due discussioni così da farla diventare un punto di riferimento per gli appassionati di Murat. Saluto tutti. Raffaele.
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  24. Vista la tipologia di moneta, sarebbe stato bello che la stessa fosse lasciata al bambino. Da noi rimarrà in qualche deposito mentre per il bimbo (vista la correttezza dimostrata consegnandola) sarebbe stata una favola. Come ormai già detto più e più volte, la legge italiana sui ritrovamenti mostra ancora una volta di essere ampaimente da rivedere.
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  25. Condivido volentieri una Mezza doppia di Vittorio Amedeo III del 1774.
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  26. E per concludere, un paio di foto della sala nella quale c’è stato l’evento commerciale. In particolare, una di queste foto è stata scattata intorno alle 19:00, la sala era ancora piena di curiosi. Ricordiamo che questa edizione nella giornata del sabato è durata ininterrottamente dalle 9:00 alle 20:00.
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  27. Oggi giornata conclusiva. Posto con molto piacere varie foto di momenti diversi in cui c’è testimonianza dell’attenzione riservata verso la mostra sui falsi cartacei e verso le monete di Murat da parte di molti collezionisti. In questi giorni mi ha sorpreso piacevolmente anche il gran numero di giovani presenti, molti di essi curiosi. Ma essere curiosi è pur sempre un inizio! Nell’ultima foto sono insieme al Prof. di numismatica dell’Unical, Benedetto Carroccio, autore della relazione conclusiva avvenuta in mattinata.
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  28. ... Questo mi ricorda alcuni colleghi d'ufficio, ne ho un paio che sono ancora FDC! 🤣
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