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I contenuti con la più alta reputazione dal 07/03/25 in Risposte

  1. Per l'apertura si devono sbloccare due sistemi di chiusura nascosti... poi... 58 cassetti per un totale di 800 spazi per monete di diversi diametri... Mario P.S. e il lavoro continua...
    20 punti
  2. Ora del secondo monetiere! (forse il mio preferito). Me lo aggiudicai su eBay.co.uk circa un anno fa per due spicci. Il vero problema fu il trasporto (ritiro a mano come unica opzione), essendo di un peso disumano per via della copertura in vetro di ogni singolo cassetto, e per via delle dimensioni tutt’altro che convenienti (lungo 1 metro e 50 circa). Logicamente, le dimensioni erano indicate in “feet”, motivo della mia sbadata sottostima della grandezza di questo mobile! Dopo uno sforzo disumano e l’aiuto di qualche amico son riuscito a portarmelo a casa. Monetiere in quercia anni ‘30
    14 punti
  3. Ciao a tutti, oggi vorrei condividere con voi una moneta "bruttina", parlo dal punto di vista estetico, è innegabile che ne abbia passate parecchie, per il resto sia dal punto di vista numismatico che storico è tutt'altro che "bruttina", almeno per me. In ogni caso, viste le mie possibilità e il budget che mi sono prefissato per la mia passione numismatica, era l'unica che potevo mettere in collezione e considerando che non l'avevo mai vista ad un costo "umano" non ho saputo resistere. Si tratta come avrete capito al titolo del post di un denario con ritratto di Gaio Giulio Cesare. Prima di tornare alla moneta vorrei però fare un'ulteriore premessa e chiedo perdono se magari è troppo lunga, senza assolutamente nessun intento polemico e nel rispetto delle opinioni di tutti, ma secondo me doverosa, ho letto ultimamente alcuni post in cui si diceva che il forum secondo alcuni era diventato una vetrina per le collezioni, per richieste un pò futili e che si era perso l'obbiettivo storico/divulgativo di una volta. Per quanto mi riguarda sono poco più di 2 anni che mi trovo sul forum (ho iniziato a collezionare in maniera seria solo pochi mesi prima...) e quindi come era una volta posso solo immaginarlo da alcuni post incredibili dai quali tanto ho imparato, è un pò come quando guardi il Colosseo a Roma, rimani basito e puoi solo immaginare come era e cosa rappresentava veramente. Detto questo tuttavia mi sento di ribadire come mi sono sempre trovato a casa qui e quanto sia bello condividere la passione con qualcuno che magari non vedrai mai (sono contento che comunque qualcuno l'ho conosciuto con molto piacere anche di persona) ma che ti capisce e come durante una pausa caffè o alla fine di una lunga e faticosa giornata sia bello vedere le monete degli altri e confrontarsi con loro su pregi, difetti, storia e curiosità varie. Ci tengo a dire che non mi sono sentito personalmente coinvolto in questo tipo di "accuse" in quanto ho una collezione talmente modesta che non credo che abbia dato fastidio a qualcuno se metto una monetuzza ogni tanto, questo però negli ultimi tempi mi ha un po' frenato (sono un tipo ansioso e mi preoccupo sempre troppo di tutto) e alcune monete le ho lasciate nel vassoio solo per me, mi è dispiaciuto ma così è stato, penserete "non si sarà perso nulla" oppure "chi ti credi di essere" o anche "ma quanto la fai lunga", ci mancherebbe avete ragione, ma l'ho solo detto per cercare di spiegarvi come mi sono sentito. Ripeto, nessun intento polemico, solo un'esternazione della realtà in cui mi sono trovato e quello che ho sentito da utente relativamente nuovo dopo aver letto quelle discussioni. Detto questo, anche troppo ammetto, ho deciso di tornare su questi "schermi" per mostrarvi la moneta "bruttina" di cui sopra, questo post più che uno showcase potete considerarlo un "emotion-case", metteteci che è proprio il mese di luglio, metteteci che è arrivata oggi in ufficio (il corriere mi conosce quindi quando gli resta comodo mi lascia i pacchi in ufficio) non attesa perchè non avevo ricevuto la notifica dal mio venditore di fiducia (non credo l'abbia fatto apposta altrimenti sarebbe perfido :D), quando mi sono trovato fra le mani la busta e poi la moneta ho cominciato a tremare dall'emozione e ci manca poco che scoppio a piangere, i colleghi hanno pensato fossi impazzito ma mi conoscono ormai 😅 Avere finalmente una moneta di Cesare, con il suo ritratto (quanto mi risulta è stato il primo ad essere autorizzato dal senato ad aver la sua faccia su una moneta mentre era ancora in vita), coniata nell'anno della sua morte, anzi a pochi mesi dalla stessa, mi trasmette un'emozione fortissima e per me, che sono appassionato principalmente della dinastia Giulio-Claudia, è un pezzo importantissimo che si aggiunge alla collezione. Ma ecco il denario in questione: Gaio Giulio Cesare, Denario, Roma, 44 a.C., Crawford 480/5b 2.76g X 18mm, Argento D/ CAESAR IMP; testa laureata di Giulio Cesare; dietro, una stella. R/ P SEPVLLIVS - MACER; Venere con Vittoria e scettro. Spero di essere riuscito a trasmettervi un pò di quella emozione che ho provato nel tenere questo incredibile pezzo di storia fra le mani, visto che la storia di Cesare è molto nota e ci sono molti post, libri e articoli sulla sua figura e sulle sue monete (non per ultimo quello bellissimo proprio sulle monete con i suoi ritratti presente nel notiziario allegato all'ultimo numero di Monete Antiche), ho scelto di portare il discorso più sul fatto emotivo approfittando proprio di questo anche per far le considerazioni di cui sopra. Parlando di questo autorizzo (non che ce ne sia bisogno ma per dire che da parte mia non seguirà nessuna rimostranza nel caso) fin da ora i moderatori, nel caso lo ritenessero opportuno, a cancellare la parte del post che va da "Prima di tornare alla moneta" a "utente relativamente nuovo dopo aver letto quelle discussioni." se ritengono quanto detto non appropriato oppure potenzialmente a rischio di flame, non credo, ma in caso... Grazie a tutti per l'attenzione e per i vostri sempre graditi interventi. Matteo
    13 punti
  4. Io non apprezzo abbastanza le monete "gialle", non so perché, ma se devo fare un "sacrificio" economico (cioè decido di spendere dei soldi per una moneta ) preferisco sempre un argento o una mistura piuttosto che un oro. In questo caso però mi è stata proposta una doppia di Vittorio Amedeo III che faceva parte della collezione di un mio amico mancato purtroppo troppo presto, e il fatto di poter mettere in collezione un suo pezzo che mi ricorderà sempre di lui mi ha condizionato tantissimo e non ho praticamente pensato due volte a portarla a casa. È la data più comune, ma la conservazione è buona, il buon Domenico aveva gusto sulle monete, il peso di 9,12 gr. centrato e nessun difetto che ne infici la qualità. Vorrei sentire anche altri pareri, per quello che si può dire da una foto e sapendo che l'oro è difficile da fotografare per me... tanto io la guarderò sempre con lo stesso affetto che avevo per il possessore precedente.
    12 punti
  5. Cari amici, dopo più di 4 anni di lavoro ho il piacere, con non poca emozione, di dirvi che entro poche settimane il mio volume di revisione del RIC X (solo bronzo) sarà disponibile. oltre a dover ringraziare un'infinità di persone, incluse alcune di questo sito, e il forum stesso!, ho l'onore di avere una prefazione scritta nientemeno che da Michele Asolati! il volume è circa 330 pagine, con ben più di 1000 monete censite e tutte con fotografia... in bianco e nero per vedere meglio i dettagli ... e poi tutte a colori a dimensione naturale in 22 tavole finali. spero di aggiornarvi quanto prima grazie a tutti Alain Gennari
    12 punti
  6. Buongiorno a tutti! Vivo ormai nel Regno Unito da oltre dieci anni e, in questo periodo, sono riuscito a raccogliere diversi monetieri antichi. Si trovano con relativa facilità e, sorprendentemente, a prezzi molto più bassi rispetto a quelli che riscontravo in Italia: ad esempio, un bel monetiere con decine di cassetti (magari un po’ vissuto) si può acquistare senza problemi per meno di 100-150 sterline. Questa abbondanza riflette una diffusa passione collezionistica che, qui in Gran Bretagna, ha avuto un’enorme popolarità dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni ’50 del Novecento, ma che si è quasi completamente estinta nel XXI secolo. Da appassionato di storia naturale, posso confermare che anche le cassettiere specializzate per entomologia, geologia, paleontologia (e così via) sono altrettanto comuni. Lo stesso vale per le collezioni ornitologiche, in particolare quelle di uova; oggi, naturalmente, vietate. Personalmente non sono mai stato un grande estimatore dei monetieri con scomparti rotondi, i cosiddetti “tipo inglese”. Proprio per questo, anche se con un po’ di fatica, ho cercato di raccogliere porta monete con scomparti più simili a quelli a cui siamo tutti più abituati, cioè di forma quadrata. Nei commenti a questa discussione pubblicherò le foto dei tre porta monete che possiedo e invito chiunque sia interessato a partecipare, condividendo il proprio metodo di conservazione delle monete o lo stile del proprio monetiere. Martin
    10 punti
  7. Il primo “monetiere” si tratta di un porta vetrini da microscopio del 1850 (circa) in mogano, che ho convertito in porta monete usando un metodo non invasivo - asticelle di balsa tagliate su misura senza usare né colle né chiodi (aggiungerò più dettagli nella prossima risposta).
    10 punti
  8. Anche Venezia ? Si. E Pavia, e Mantova ? Si si. Anche Lucca Pisa Siena Firenze ? Si si si. E Roma ? Anche Roma ... Tutte le coniamo, tutte ...
    10 punti
  9. Piano piano la collezione si allarga 😊
    9 punti
  10. Salve a tutti Ieri sera ho intervistato mia nonna (di 93 anni ad oggi (2025) ma con ancora una grande memoria e lucidità) sulle monete del Regno anni '20/30. Le ho fatto vedere qualche pezzo e le ho chiesto cosa riconosceva e cosa ci si comprava. La zona era il bergamasco. Ricordava come fosse ieri le api e le spighe (soprattutto il 10 centesimi ape), ha detto che erano le monete che più le davano da bambina e ci comprava caramelle e liquirizia. Un pacchettino di liquerizia costava 10 centesimi. Ricordava bene anche i 20 centesimi libertà librata, i 50 centesimi leoni ed i buoni da 1 lira e 2 lire. Ricordava bene i 10 lire biga (che ha detto che erano tanti soldi) ma non benissimo i 5 lire aquilotto, che ha riconosciuto a fatica e solo dalla testa. Ricordava molto bene anche la lira impero ma non aveva invece mai visto la 2 lire impero (in effetti le tirature più basse rispetto alla lira suggeriscono che fossero meno comuni da vedere). Non ricordava neanche con mia grande sorpresa i 10 e 5 centesimi impero, e poco o niente i 20 e 50 centesimi impero. Non aveva mai visto invece, ma non mi sorprende affatto, visto quanto furono tesorizzate e le esigue tirature, le 10 e 5 lire impero in argento. Infine come immaginavo non ricordava assolutamente le monete precedenti gli anni '20, a parte i 20 centesimi esagono che ha detto che non le erano nuovi. Ho trovato veramente molto interessante questo piccolo spaccato di vita quotidiana. Mi sono reso conto improvvisamente di quanto sia difficile ormai trovare una testimonianza di questo tipo di queste monete e che purtroppo lo sarà sempre di più.
    9 punti
  11. ho il piacere di segnalarvi la prossima uscita di: The bronze Coinage in the Roman Empire from 395 AD to Anastasius La moneta in bronzo nell'Impero Romano dal 395 d.C. ad Anastasio Alain Gennari A più di trent’anni dalla pubblicazione del decimo volume del RIC, The Roman Imperial Coinage, il volume si presenta come una revisione ragionata delle emissioni monetarie in bronzo per il periodo dall’anno 395 al regno di Anastasio. Il volume presenta almeno un’immagine per ogni tipologia, zecca, officina e singola variante, permettendo allo studioso, ma anche al semplice appassionato, di catalogare agevolmente una moneta tra ben più di mille censite. Le monete, e le numerosissime varianti presentate, seguono una numerazione coerente e sovrapponibile con il volume di Kent del 1994. 328 pagine a colori, formato foglio A4 € 80,00
    9 punti
  12. Nella gloriosa e glorificata città di Falsopolis, che tutti conoscono per la sua lunga tradizione di imbrogli, tarocchi e salsicce finte, sorgeva un edificio maestoso e bislacco: "la Zecca Nazionale della Fregnaccia e del Paradosso". Il direttore della Zecca era un tale Commendator Lupigno, mezzo lupo e mezzo ragioniere, col monocolo su un occhio e un francobollo falso sull’altro. Dicevano fosse stato assunto per concorso, ma nessuno aveva mai visto il bando, né il concorso, né tantomeno la laurea (che lui custodiva gelosamente dentro una bottiglia di birra vuota). Alla Zecca si stampava di tutto: banconote false da 3,14 Pi-dollari, aurei di cartapesta dorata col ritratto di Cesare che fa l’occhiolino, e persino francobolli che profumavano di truffa e mandorle amare. Ogni martedì e giovedì, comparivano all’ingresso della Zecca due visitatori fissi: il Gatto e la Volpe, in doppiopetto elegante ma con le tasche bucate. - Direttore Lupigno, oggi ci serve un lotto di monete commemorative da vendere ai turisti del paese dei Balocchi, - miagolava il Gatto, lisciandosi i baffi tinti. - Ma stavolta fatele un po’ più durevoli, che l’ultima volta si sono sciolte con la pioggia, - guaiva la Volpe, mentre cercava di rivendere una moneta-biscotto a un piccione. Il Commendator Lupigno annuiva, rideva col naso, e ordinava ai suoi operai (tutti ex-magi di professione, ora specializzati in calligrafia contraffatta) di preparare un bel conio con su scritto: “Repubblica di Falsopolis – Valida fino a prova contraria”. E così Falsopolis prosperava, tra illusioni fiscali, fabbriche di specchi per le allodole e banche in cui si depositavano sogni a interesse variabile. Un giorno però arrivò un bambino - o almeno pareva tale - chiamato Veritino, con gli occhi grandi e lucenti come due talleri di Maria Teresa e un’aria da non farsi fregare nemmeno da due scimmie ammaestrate. Bussò alla Zecca e chiese: - Posso vedere come si fanno le monete? Il Commendator Lupigno sbiancò come una banconota finita in lavatrice. Il Gatto si nascose sotto una zeppa di bolle di sapone, la Volpe cominciò a cantare l’inno nazionale al contrario per confondere l’uditorio. Ma Veritino li guardò e disse: - Lo sapevo! Questa città è una truffa col campanello! Detto questo, estrasse una lente d’ingrandimento grossa come un piatto e li smascherò tutti con un solo sguardo. Ma Falsopolis, si sa, è resiliente. E mentre il Gatto e la Volpe scappavano su una gigantesca moneta di sughero usandola come una zattera e il Commendator Lupigno si rifugiava sotto la scrivania a falsificare le sue dimissioni, la città già preparava un nuovo piano: vendere souvenir di Veritino eroe nazionale, fatti rigorosamente in plastica contraffatta e ricoperti d’oro alimentare. E la morale? Se ti regalano una moneta di Falsopolis... non morderla: potrebbe morderti lei. njk
    9 punti
  13. Salve,se posso dare un contributo all'incipit di Rufilius,anche io seguo il sito quasi dalla nascita e quello che mi frenava dall'iscrivermi è la scarsa conoscenza dell'uso del computer lontana dalla mia forma mentis,poi qualche mese fa per aiutare un utente l'ho fatto attirandomi qualche critica nei miei interventi per avere scritto come parlo e volevo recedere.Comunque.se non fosse per utenti come Pino,Ajax ,Paxcaesar e tanti altri che postano le loro monete,e veri appassionati che rispondono,cito per tutti Ale75,molte discussioni specifiche languirebbero.finale:meglio qualche svarione in più,ma fatto notare con tatto che niente.ripeto,non si nasce imparati e siamo qui per rilassarci
    9 punti
  14. @mero mixtoque imperio Io non so se hai mai letto "Allegro ma non troppo" di Carlo Maria Cipolla: In questo saggio, Cipolla esplora con un approccio umoristico, come la scarsità e la ricerca di beni quotidiani, in particolare il pepe, abbiano influenzato eventi storici cruciali e lo sviluppo economico nel Medioevo. Argomenta in modo giocoso che persino la mancanza di pepe, noto afrodisiaco, potrebbe aver contribuito allo spopolamento altomedievale e che l'idea di ricompense celesti aiutò le persone a sopportare la carenza di pepe sulla terra. Connette la domanda di tali merci alla crescita del commercio, a conflitti come la Guerra dei Cent'anni per il controllo dei vigneti e persino alla nascita del Rinascimento. Come potrai intendere è una critica radicale all'assolutismo nell'interpretazione delle fonti storiche: l'autore riesce a dimostrare che l'Impero Romano si è estinto a causa dell'avvelenamento da piombo utilizzando le fonti come pretesto per riscrivere una storia assurda. Quando si toccano sistemi complessi, e si smontano costrutti che hanno riscontro in una serie infinita di altri ambiti, dal diritto medievale alle storie locali, e dunque centinaia di migliaia di studi specialistici protratti nel tempo, ritengo che le fonti debbano essere molto più sostenute di una citazione di una moneta in alcuni documenti (che avendo letto il tuo studio sulle monete senesi e quello sui Tornesi mi paiono le uniche giustificazioni addotte). Alla fine si tratta di riscrivere la storia sotto vari punti di vista. Come sappiamo bene è sempre difficile distinguere univocamente tra moneta di conto e moneta reale, e nell'ambito della moneta reale tra emissioni regolari e contraffazioni; se poi ci mettiamo a disquisire sui nomi attribuiti alle monete da mercanti, cambiavalute & co. veramente il gioco diventa inaffidabile. A mio modesto parere, le tue proposte non mi sembrano sufficientemente sostenute dalle fonti. Sono curioso di leggere l'articolo sulla RIN, appena mi arriverà la rivista. Per mio modo di vedere, l'unica fonte che giustificherebbe una simile tesi sarebbe una fonte normativa che, da parte dell'autorità imperiale o di un'autorità delegata, deleghi ad un'altra zecca la coniazione. Sino ad oggi non conosco però casi simili, per cui mi sembra inopportuno aprire una strada di indagine ed una serie di ipotesi e speculazioni su una tesi che sinceramente non mi pare assolutamente che goda di un fondamento giustificatamente documentato. Se ci fossero altre fonti che non ho colto, mi farebbe piacere parlarne, ma ti chiederei di citarle puntualmente e di chiarirne il contenuto evidenziando i passaggi testuali, perchè sino ad adesso non ho trovato niente di convincente. Un saluto, Magdi
    9 punti
  15. No ... fermati. Approfitta di questa discussione per illustrarci compiutamente il tuo pensiero e le conclusioni che hai tratto dai tuoi studi. Io ho cercato, a seguito di un'altra discussione, di informarmi, di studiare, di ragionare, ... non sono riuscito a capire le tue argomentazioni; probabilmente per la mia ignoranza dell'argomento in discussione ( la zecca di Napoli è ben lontana dai miei interessi e dalle mie conoscenze) o forse per una mia ignoranza più generica. Ma vedo che alri ammettono una simile ignoranza, ed è inevitabile concludere che forse gli errori sono tuoi di conclusione e non nostri di comprensione. Ma siamo tutti appassionati di numismatica e desiderosi di apprendere. Sappiamo che c'è sempre qualcosa in numismatica che attende chi ha la fortuna di trovare, o chi ha la capacità di comprendere, e chi ha la bravura di divulgare. Ripeto, io ammetto la mia ignoranza, vedo che è condivisa da altri ... per cui aiutaci, spiegaci, chiariscici quello che hai scoperto. E' questo il fine di ogni studioso. Quando citi articoli che hai scritto, che non portano però ad una documentazione precisa e consultabile, finiscono per sembrare citazioni autoreferenziali. Mi sembra così e mi scuso con te se non è così. Attualmente chiunque può scrivere un libro o un articolo, autopubblicati o anche in collane che non hanno serie modalità di controllo. Non è lo scrivere che che fa lo studioso, è lo scrivere cose corrette e vere e documentate, ed anche scrivere ciò che può essere compreso e verificato da altri. Può darsi che studiosi della zecca di Napoli, e studiosi delle "monete forestire" battute a Napoli abbiano compreso ed approvato quello che io ed altri per ignoranza non abbiamo capito, ma siamo in un importante Forum di divulgazione numismatica, e siamo interessati a capire; fermati e spiega meglio. Grazie.
    9 punti
  16. Sono sempre stato attratto dagli stipi antichi e dai monetieri delle raccolte pubbliche. Ho sempre seguito con attenzione tutti i lavori proposti da altri utenti del forum. Ora questo ulteriore e bell'intervento mi stimola a condividere la mia recente esperienza. Al Fitzwilliam Museum di Cambridge sono conservati alcuni medaglieri di fattura decisamente interessante. Uno in particolare mi ha colpito e nel 2014 Lucia Travaini ne ha pubblicato un'immagine su Panorama Numismatico che di seguito allego... (altre immagini sono disponibili online). Questo esemplare e i medaglieri di palazzo reale di Torino hanno fatto da stimolo e da guida al mio personale progetto (definizione impropria perché non ho utilizzato un progetto preciso), maturato nel corso delle chiusure per covid ma realizzato a partire da metà 2023. Volendomi ispirare ad un modello architettonico reale e possibilmente rigoroso, ho cercato monete, mosaici o altri oggetti con rappresentazioni attendibili del tempio di Giunone Moneta storicamente presente sul Campidoglio e all'origine del nome stesso degli oggetti della nostra passione. L'unico concreto riferimento attendibile per il tempio in questione è risultato essere un frammento di balaustra rinvenuto ad Ostia Antica, descritto e studiato da Giovanni Becatti (Bullettino della comm. arch. com. di Roma LXXI, 1943 - 1945) e oggi visibile nella sala VI del museo del parco archeologico di Ostia Antica. Trovato un riferimento storico e architettonico, ho optato per soluzioni tecniche discutibili dal punto di vista "economico" ma sfidanti dal punto di vista personale. Essenze lignee esclusivamente locali ottenute da assi o tronchi grezzi (alcuni con oltre 30 anni di stagionatura); in particolare ho utilizzato legno di pero e noce per le superfici esterne e per le strutture portanti; pioppo e larice per le superfici non visibili; pioppo e pero per cassetti e scomparti interni. Assemblaggi a incastri con utilizzo esclusivo di colla "animale" e incastri fissati con spinotti di legno (ho utilizzato solo 5 chiodi, per i cardini, e 4 viti in ottone). Per la verniciatura (solo superfici a vista): tinte ottenute da gherigli di noce e vernice a base di gommalacca stesa a pennello (superfici molto piccole o "mosse") e tampone. Lavorazione esclusivamente manuale di tutti i pezzi, dalla sezionatura dei tronchi, alla sgrossatura, fino al taglio di precisione, realizzazione degli incastri e di tutte le decorazioni... senza utilizzo di energia elettrica (unica eccezione la lavorazione al tornio delle colonne... ma a mia parziale discolpa... il tornio è autocostruito). Il fine ultimo? Realizzare un monetiere la cui realizzazione sia difficilmente collocabile, anche da occhio esperto, in un'epoca precisa... Per farla breve... di seguito il risultato finale... segue
    8 punti
  17. Al suo interno ho rinvenuto dei cartellini antichi spettacolari, non saprei se coevi con il monetiere o ancora più vecchi. Inoltre, ho deciso di utilizzare dei cartellini gommati anni 50 (reperiti in un grosso lotto che trovai in un mercatino) per etichettare i cassetti, scelta sicuramente molto estetica!
    8 punti
  18. Ora non mi viene in mente se ci furono emissioni di francobolli in merito alla tubercolosi, probabilmente si ma non mi sovviene quando.. ... ci furono comunque molte emissioni "erinnofile" quindi non di francobolli ma bensì di chiudilettera non emessi dallo Stato come i francobolli ma da organizzazioni private.. ..venivano emessi come parte di campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi dalla Federazione Italiana Fascista per la lotta contro la tubercolosi, iniziarono nel 1931 e continuarono fino al 1940. Alla tua domanda deve essere chiaro che servivano esclusivamente a raccogliere fondi e mai potevano essere utilizzati per affrancare la posta in quanto non erano dei francobolli ma "erinnofili" quindi etichette. Sotto posto alcuni esempi dove sono anche su buste viaggiate ma sempre come etichette erinnofile mai come francobolli per affrancare: Questi erinnofili sono molto interessanti e hanno un loro collezionismo, personalmente io ne sono molto affascinato e li colleziono avidamente. Molti sono più rari dei francobolli in quanto non sopravvissuti e non giunti a noi, al contrario dei francobolli non si conoscono le tirature di questi erinnofili e questo li rende piu' rari. Sono comunque parte della Filatelia a pieno titolo. Spero di essere stato utile e di aver chiarito.
    8 punti
  19. Perchè? Nessuno ha il monopolio, non sul forum. Arka # slow numismatics
    8 punti
  20. Ciao a tutti! Ho visto ultimamente alcune foto di banconote in controluce, appoggiate su di una tavoletta luminosa, oggetto che di recente appare andare molto di moda (e naturalmente ne ho una anch'io😁). Mi sembrava che la fotocamera fosse ingannata dalla troppa luce, così ho pensato ad un metodo per focalizzare di più sulla banconota e meno sulla tavoletta. Il mio risultato: Ho usato degli elementi scuri, sagomati allo scopo, che si possono avvicinare ai bordi, verso gli angoli e che si adattano così a biglietti di ogni dimensione: l'arancione è solo per scopo dimostrativo, devono essere entrambi neri o come minimo scuri e neutri. Per avere un buon effetto in translucenza, penso che i più fortunati di voi possano un po' abbassare le avvolgibili o chiudere le tapparelle, i poveracci come me che hanno troppi lucernari devono improvvisare: qui la mia reflex montata sul cavalletto, la tavoletta è a terra ed il tutto viene coperto da un telo, neanche fossimo a far foto come nel Far West. Questo mio esperimento è solo un piccolo spunto: divertitevi a commentare, modificare o migliorare il tutto! njk PS: per le foto a luce radente mi sto organizzando, ma il metodo sembra essere molto complicato.
    7 punti
  21. Buon Pomeriggio a tutti, oggi ho finalmente ricevuto la moneta da 20 kreuzer - Tirolo - del 1809 in argento 0.583 emessa dalla zecca di Hall. Fu coniata durante la rivolta della popolazione tirolese fedele all'Imperatore d'Austria Francesco II° dopo che il Tirolo fu annesso al Regno di Baviera nel 1805 con l'appoggio di Napoleone I°. Il patriota Andreas Hofer ( 1767-1810 ) locandiere ed allevatore di cavalli proclamatosi reggente del Tirolo, fu a capo della ribellione e dopo alcune battaglie vinte contro le truppe bavaresi, fu tradito da un suo compaesano e catturato dalle truppe francesi e giustiziato nei pressi di Mantova. Nel libro di Alessandro Volpi "Andreas Hofer e la sollevazione del Tirolo" Milano 1856, nel capitolo della fucilazione del rivoltoso si legge a proposito di Hofer : " getta una moneta d'argento da carantani venti ( appunto la moneta da 20 kreuzer oggetto di questa discussione ), coniata durante la sua dittatura, al caporale che gli si era avvicinato, colla raccomandazione di sparar bene; e poscia guardando i tiratori ad alta voce prorompe - Fate fuoco -. Alcune testimonianze ( forse anche romanzate ) riportano che la prima scarica non fu sufficiente per uccidere Hofer ed egli disse : " come sparate male ! " Le genti del Tirolo lo considerano un eroe nazionale simbolo di orgoglio e resistenza, tale da dedicargli l'inno del Tirolo, monumenti e manifestazioni. La moneta che è in conservazione medio-alta, pesa 6,58 grammi e misura 28 mm di diametro, a diritto presenta l'aquila tirolese nella versione ali in rilievo, in leggenda GEFURSTETE GRAFSCHAFT TIROL = contea principesca del Tirolo. A rovescio il valore, ornamenti, 1809, in leggenda NACH DEM CONVENTIONS FUSS = dopo il trambusto della convention In allegato le prime due foto del venditore, poi le mie. Grazie.
    7 punti
  22. Il problema è che se vogliamo condividere in modo strutturato della numismatica è necessario studiare i conii, i tondelli, e tutti i dettagli del caso con la bibliografia in mano. Le impressioni non aiutano i neofiti, a volte ingannano, nei casi difficili, e potenzialmente danneggiano terzi interessati a vario titolo. Buone monete e buone ferie ES
    7 punti
  23. Buonasera a tutti, Moneta giunta sana e salva.
    7 punti
  24. In merito al giudizio negativo gratuito (risposta #83) ricevuto in questa discussione dal nostro ormai noto amico, vorrei spendere solo poche parole di chiarimento, essendo stato menzionato esplicitamente, affinché ci si renda conto di quanto commenti così avventati, sbandierati in questo modo con l’unico obiettivo di denigrare pubblicamente il lavoro di studiosi che i libri li aprono e li consultano con un certo criterio, vagliandone i contenuti con spirito critico (e non si limitano soltanto a citare se stessi in maniera alquanto ossessiva e autoreferenziale, con contorno per lo più di studi ottocenteschi, se non precedenti – sempre utili e interessanti, per carità, ma ormai alquanto superati sotto molti aspetti e i cui contenuti vanno sempre “maneggiati” con la dovuta cura e cautela) siano del tutto insignificanti. In tal caso, il suddetto giudizio risulta essere talmente superficiale che non può essere neanche considerato veramente ostile, come pure voleva apparire inizialmente, per due semplici motivi: da un lato, esso mi viene mosso da una persona che, pur nutrendo delle velleità di ordine scientifico, non riesce a superare, con la sua produzione, i confini imposti dal pur sano e lodevole dilettantismo, in quanto non ho mai potuto individuare nelle sue ricerche l’adozione di un serio metodo scientifico (il che gli è stato fatto notare da più parti, da ultimo anche in questa discussione alla risposta #76, con cui sono perfettamente d’accordo e che mette in evidenza, lucidamente, delle criticità oggettive). Il problema è di rilevanza fondamentale, in quanto, in assenza di metodo, buona parte delle basi su cui dovrebbe poggiare un contributo di un certo livello si sgretolano, portando via con sé gran parte dei relativi contenuti. Purtroppo, questa problematica, che il Nostro tenta sempre di scrollarsi di dosso facendola passare molto frettolosamente e di nuovo superficialmente per “aria fritta” (ma vedo che chi è addentro alla materia e sa come muoversi in ambito accademico insiste sui miei stessi punti e di ciò me ne rallegro), era stata già da me ampiamente analizzata in altra discussione sempre qui sul Forum: https://www.lamoneta.it/topic/230490-l%E2%80%99augustale-federiciano-nuove-prospettive/page/3/, risposta #61. In tal modo, si finisce per non avere gli strumenti necessari (o, al limite, per non padroneggiarli in maniera consapevole) per avanzare critiche circostanziate e costruttive, libere da interessi personali. Così, si finisce solo per generare, come in questo caso, delle vuote invettive, assimilabili più che altro ad attacchi mirati ad personam. Dall’altro, invece, questo stesso commento negativo mi viene rivolto dalla medesima persona che, sempre chiusa nel suo guscio dilettantistico, non si limita solo a peccare di mancanza di metodo, come abbiamo appena visto, ma che fa anche sfoggio di manifeste e gravissime lacune in campo paleografico ed epigrafico, aree – queste – in cui giustamente egli si addentra (ma con quali risultati?), da ultimo, nel suo recente contributo che, credo, molti di noi hanno potuto leggere sulla RIN di quest’anno. Sfortunatamente, a causa dei ritardi nella sua consegna, ho potuto leggere il saggio del Nostro solo negli ultimi due giorni ed è per questo motivo che, di conseguenza, questa mia nota vede la luce in ritardo. Mi riferisco a S. PERFETTO, Un grosso a nome di Federico II: l’ultima sortita sveva in moneta?, in «Rivista Italiana di Numismatica e Scienze Affini», 126 (2025), pp. 155-173. Tra i vari contenuti che ho avuto modo di leggervi all’interno, uno su tutti mi ha colpito: un piccolo ma essenziale dettaglio, uno di quei particolari che aiutano a valutare meglio lo spessore di un contributo scientifico. A p. 168, il nostro autore, prendendo lucciole per lanterne, confonde alcuni tratti di abbreviazione che compaiono nella legenda di rovescio dei grossi a nome di Federico II, posti al centro della sua trattazione, per (e cito testualmente) «segni appartenenti a qualche lettera di una precedente moneta»; sempre dalla stessa pagina: «la parte che fuoriesce [ovvero il tratto di abbreviazione scambiato dal Nostro per il rimasuglio di una lettera di un precedente sottotipo monetale] potrebbe corrispondere alla parte superiore della E di GE [qui il riferimento è alla legenda dei grossi pavesi da lui illustrati a p. 167, fig. 8]» (!!!). Per capire meglio, basta osservare le monete raffigurate alla p. 162, fig. 5 e i relativi ingrandimenti a p. 168, fig. 9. Ora, senza avventurarmi in una recensione troppo articolata della restante parte dei contenuti (argomenti che, almeno in parte, per quanto riguarda Napoli, avrò modo di approfondire in un mio prossimo saggio di imminente pubblicazione), per evitare una simile gravissima caduta (che ha avuto ovviamente dei risvolti non secondari nello sviluppo delle sue argomentazioni, le quali, alla luce di quanto vado notando, perdono totalmente di significato), sarebbe stato sufficiente aprire un qualsiasi manuale di paleografia, se proprio il nostro autore non ricordava come riconoscere i segni di abbreviazione su un documento medievale (scritto o monetale che esso sia), per rendersi conto che quei trattini che sovrastavano le lettere della legenda sul rovescio del grosso federiciano indicavano il classico segno «delle abbreviature per contrazione» (G. BATTELLI, Lezioni di paleografia, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, p. 108). Altro che «segni appartenenti a qualche lettera di una precedente moneta»!!! Concludo, scusandomi per essermi dilungato nuovamente (il nostro Simonluca mi detesta perché, come già sottolineato altre volte, non ho il dono della sintesi), accodandomi a quanti se lo sono già chiesto, e mi domando secondo quali criteri valutativi sia stato possibile accettare che una tale ricerca, condotta evidentemente in maniera alquanto raffazzonata e poco accorta, sia finita per essere ospitata tra le pagine di una rivista come la RIN. A questo punto, anche il referee che valuta i saggi proposti di volta in volta a riviste scientifiche o di fascia A dovrebbe prestare maggiore attenzione ai contenuti da analizzare e, qualora riscontri dei limiti nei propri strumenti o conoscenze valutative, tramite gli organi competenti (comitato scientifico, redazione, ecc.), dovrebbe quantomeno avere il buon senso di mettersi in contatto con altri studiosi accreditati, i quali, attraverso un semplice dialogo di poche battute e un pacifico quanto costruttivo confronto, potrebbero evitare che, mediante strafalcioni come questo, anche le riviste di un certo prestigio ne paghino le eventuali ripercussioni in termini di reputazione e credibilità scientifiche.
    7 punti
  25. Hello , Just to clarify . As I mentioned it , this object was found near a Roman site and not in the protected area itself . Searching with a metaldetector is permitted in The Netherlands to a depth of 30 cm , provited you have permission of the landowner. Searching on a area designated as archaeological sites is prohibeted.This find does not fall under that category regarding the find spot. Regards , Ajax . ( member of the Archaeological Group of Heemkundekring Bergh . Numismatic expert : BVW - Forum )
    7 punti
  26. La mancanza di risposte specifiche a domande specifiche ha creato una forte curiosità tra molti utenti che vorrebbero conoscere meglio le fonti e la loro interpretazione. Nulla a che vedere con un ''branco''. Arka # slow numismatics
    7 punti
  27. Buongiorno. In questo contributo che presentai sul forum qualche anno fa puoi trovare un catalogo preliminare delle monete con gli etnici di Crotone e Pandosia. Colgo l'occasione per annunciare che ho in corso lo studio sistematico delle monete di Pandosia (comprese quelle a legenda Cro-Pando) finalizzato all'edizione del corpus. Ho consegnato da poco ad una nota rivista di numismatica un saggio preliminare di questo studio che dovrebbe essere pubblicato (salvo imprevisti) entro il prossimo anno. Vi terrò aggiornati.
    7 punti
  28. A richiesta degi appassionati, pubblico l'indice del Gazzettino:: La pre-copia in fase di rilettura e correzione:
    7 punti
  29. In questo caso non si tratta di teorie che la comunità culturale non è pronta ad accogliere, teorie comunque suffragate da prove sperimentali... no, qui si tratta di una pratica costante e reiterata in molteplici occasioni di far dire alle fonti ciò che le fonti non dicono, cioè una chiara ed evidente forzatura, non si tratta neanche di una cattiva o sbagliata interpretazione, ma vista la reiterazione del metodo in più contributi c'è proprio il tentativo evidente di inventarsi nuove attribuzioni e "scoperte" di sana pianta, non so se per vanità personale o anche per favorire certi interessi nel mercato del collezionismo, non mi stupirei di vedere in qualche futura asta tarì, augustali e magari pure fiorini e ducati coniati a Napoli...
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  30. Ecco l’ultimo arrivo, mi piacevano conio, usura e… prezzo xd
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  31. Assolutamente! Però… però… Non dimentichiamoci che in mezzo ci sono state due guerre che hanno sconvolto “equilibri più o meno consolidati” sia quotidiani che economici. Secondo me non è irrealistica l’idea che qualche Scudo potesse essere stato speso per acquistare beni di prima necessità alla borsa nera. Durante gli ultimi anni della seconda guerra i prezzi erano divenuti assolutamente folli (qualcosa lo accenna anche Moravia nella “ciociara”, non so se l’avete letto). Crolli finanziari (che purtroppo sono state una triste realtà per molte famiglie) potrebbero aver costretto qualche famiglia a barattare Scudi (o chissà… magari anche qualche moneta aurea, tipo aquila sabauda, aratrice o qualche emissione commemorativa) per acquistare cibarie, vestiario, legna per scaldarsi… o peggio ancora, liberare qualcuno o salvare delle vite. Tu se hai modo, chiedilo comunque a tua nonna, magari mostrandogli delle foto. Mio papà, classe 1926 e figlio di contadini, ad esempio ricordava bene le 5 lire fecondità (sembra assurdo vista la tiratura esigua, sopratutto perché non se la passavano bene economicamente anche se il cibo in tavola non mancava mai). Ricordava poco gli aquilotti, mai viste le 10 lire impero e le lire con la quadriga. Ovviamente degli argenti di grande modulo manco a parlarne, mentre ricordava benissimo tutti i centesimi (distintamente mi parlava delle api, delle spighe e dei leoni e dei buoni delle lire, ma, sempre stranamente, non era tanto convinto di ricordare quelli della serie impero). Aveva invece chiara memoria delle banconote (specie le 500 e mille lire barbetti, chiaramente viste maneggiarle a estranei dalla famiglia ). Insomma, le stranezze nel racconto non potrebbero mancare Mi raccontava spesso di un episodio che ricordava benissimo. Era a scuola, e la sua maestra aveva un “grandissimo problema”: cambiare una banconota da 500 lire Barbetti (delle Capranesi non aveva assolutamente memoria); Ebbene, nessuno che aveva una tal somma dietro. Facendo due calcoli, avrebbe dovuto avere al massimo 10 anni, quindi, sempre al massimo, era il 1936. Noi collezioniamo questi capolavori monetali, ma a volte non pensiamo alla triste storia di cui sono stati testimoni silenti.
    6 punti
  32. Non ho resistito al fascino di questa sovrana bella bella di condizioni che da tempo cercavo E nemmeno a questo marengo napoleonico variante sei stelle bellino di condizioni 😊
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  33. Di recente apparizione sul noto sito, questo bel falso d'epoca ottenuto per coniazione di un Tornesi 10 del 1825 di Francesco I . Molto rari i falsi d'epoca coniati di questa tipologia, questo personalmente è il primo che mi capita di vedere di questo stile...ne conosco un esemplare ottenuto per fusione...molto ben realizzato, in Collezione dell'Amico @ferdinandoII. Peso molto calante dovuto a tondello sottile, taglio liscio.
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  34. Io focalizzerei la questione su un altro aspetto: fermo restando che la Guardia di Finanza fa il suo dovere e su questo non ci piove, io punterei il dito sull'alta rapacità fiscale dello Stato Italiano sulle imprese, rapacità che non si è verificata nemmeno quando l'Italia ha avuto il vicereame spagnolo. Sentiamo i mass media parlare delle guerre, e di Trump, ma non si sente mai parlare che lo Stato "abbassi" le tasse(anche la tassazione sulle famiglie è molto alta). Le tasse dovrebbero andare spese, da parte dello Stato, in beni e servizi al cittadino, andrebbe migliorata la Sanità pubblica, ma invece vanno tutte ai Parlamentari. Con questo altissimo prelievo fiscale le imprese non crescono e men che meno le ditte che trattano la vendita di Numismatica. Se lo Stato diminuisse SENSIBILMENTE, il prelievo fiscale alle imprese, ci sarebbe meno "nero" e chi oggi viene additato come un"malfattore" che vende senza regolare partita IVA sarebbe invogliato a registrarsi all'Agenzia delle Entrate ed alla Camera di Commercio per aprire un'attività. Stamani riflettevo anche su quest'altro problema: il commerciante non ha ferie pagate . Altro problema ancora: il commerciante versa contributi all'INPS per una pensione che non riceverà o se , per miracolo, la riceverà, perchè riesce a giungere all'età pensionabile(bisogna vedere come ci arriva)percepirà quel tanto che basta per comprarsi i lacci delle scarpe. Non mi si tiri fuori la stronzata che se lo Stato Italiano aumenta le tasse è perchè c'è evasione: lo Stato Italiano è stato sempre in deficit , dall'istituzione della Repubblica. Inoltre, o la gente paga le tasse o vive, per la stragrande maggioranza e così. Non sono stronzi quelli che spostano le sedi fiscali all'estero: lo Stato lo permette e loro lo fanno. Quindi io ritengo che vada puntato l'indice sull'alto prelievo fiscale, altrimenti dire" io pago le tasse e quello no" è una guerra fra poveri . odjob
    6 punti
  35. Buongiorno a tutti gli appassionati di Cavalli e simpatizzanti. Ritornando alla lettera y usata al posto delle V(U) segnalata da Domenico @Oppiano. Riporto come promesso foto dei miei esemplari. Ne ho solo due con questa particolarità su 60 esemplari in collezione. Saluti Alberto
    6 punti
  36. Si tratta dello stesso esemplare passato nel 2019 nell'asta Antykwariat Numizmatycny auctio n 21 del 26/10/2019... https://www.numisbids.com/sale/3424/lot/?lot=537 con base d'asta di circa 1738 € (7000 Zloty) e aggiudicato a 120500 Zloty = 32433 € per facilitarne il confronto... Mario
    6 punti
  37. LA PRIMA GUERRA MITRIDATICA L’area settentrionale della penisola anatolica era sede di un altro ricco e potente regno ellenistico, il Ponto, retto dal 111 a.C. da un uomo risoluto e determinato, Mitridate VI Eupatore. Questi, sebbene mantenesse rapporti diplomatici amichevoli con la Repubblica, mal ne sopportava le ingerenze: desiderava infatti espandere il proprio dominio assorbendo i deboli regni contigui, a cominciare da Bitinia e Cappadocia, che però erano protetti da Roma. Uno storico romano[1] riferisce che “insuperbito da un'enorme ambizione, ardeva dal desiderio di occupare l'intera Asia e se poteva anche l'Europa. Gli davano speranza i nostri problemi: credeva che fosse il momento favorevole, poiché eravamo distratti dalle guerre civili e in lontananza Mario, Silla, Sertorio che mostravano indifeso il fianco del dominio [romano]”. Nell’89 a.C. Mitridate detronizzò, per la terza volta, i regnanti di Bitinia e Cappadocia, sostituendoli con proprî adepti. Se nelle due occasioni precedenti Roma aveva avviato trattive diplomatiche per giungere a un accordo, questa volta gli dichiarò guerra; poiché tuttavia, impegnata nel bellum sociale, potè inviare solo truppe alleate, i primi scontri furono vinti dal re del Ponto che rapidamente, nel corso dell’88, riuscì a occupare quasi tutta la penisola anatolica, compresa la provincia d’Asia ove fece uccidere tutti gli Italici presenti, compresi almeno 80.000 Romani (Plutarco dice, addirittura, 150.000). L’esercito pontico passò allora in Grecia (che nel frattempo era stata riorganizzata come provincia separata, con il nome di Acaia) e, nel corso dell’87, ne prese il controllo: alcune città, a cominciare da Atene, gli si consegnarono spontaneamente, tradendo Roma. _________________ A Roma fu eletto console, per l’88 a.C., Lucio Cornelio Silla, che per il suo nobilissimo lignaggio era divenuto il campione degli optimates, la fazione che voleva conservare i privilegi tradizionali dell’aristocrazia opponendosi ai populares, ben rappresentati dall’altro eroe di guerra, Mario, i quali invece perseguivano riforme a favore delle classi sociali più povere. Il Senato incaricò Silla di condurre la guerra contro Mitridate e il console riuscì, malgrado il perdurante bellum sociale, ad arruolare ed equipaggiare 5 legioni (circa 20.000 uomini, cui nei Balcani si sarebbero aggiunti altrettanti alleati), accampate in Campania. Tuttavia un tribuno della plebe di parte mariana, Publio Sulpicio Rufo, occupò il Foro con seicento suoi scagnozzi, minacciò Silla (che, per aver salva la vita, fuggì presso il suo esercito) e fece approvare una legge per togliergli la conduzione della guerra e affidarla a Mario. Silla, allora, assunse un’iniziativa sino ad allora inconcepibile: chiese ai suoi soldati se fossero disposti a marciare contro Roma. Nessun uomo in armi poteva varcare il pomerium, sacro confine di Roma; nessun soldato aveva mai calpestato il sacro suolo dell’Urbe[2]; i proconsoli perdevano addirittura l’imperium, se entravano in città, mentre i consoli potevano permanerci (per esercitare il governo) ma dovevano far rimuovere le asce dai fasci portati dai littori. Fra gli ufficiali solo un questore fu disposto a seguirlo, il trentenne Lucio Licinio Lucullo, di cui Silla apprezzava le doti di mitezza, coraggio, rettitudine morale e sagacia, avendolo avuto come tribuno militare durante il bellum sociale; i soldati, invece, accettarono di mettersi in marcia. Fu così che il console compì il sacrilegio: entrò in armi a Roma, alla testa dei suoi soldati, fece uccidere Rufo (mentre Mario scappava dalla città) e si fece riconfermare come comandante della campagna contro Mitridate. Presiedette poi all’elezione dei nuovi consoli, che risultarono due persone neutrali, una delle quali era Lucio Cornelio Cinna. Così ristabilito l’ordine in patria, nell’87 a.C. Silla partì per la guerra. _________________ Sappiamo dalle fonti che Lucullo fu incaricato da Silla di emettere monete per finanziare la campagna militare, monete che i contemporanei definirono “luculliani”; non sappiamo tuttavia quali fossero. Una prima ipotesi è che i “luculliani” siano i denarî dell’emissione RRC 375/2, che Crawford data all’81 a.C. ma, secondo Pedroni[3], potrebbe essere anticipata all’87 e attribuita a Lucullo. Si tratta di monete molto belle, la cui iconografia presenta tre caratteristiche interessanti: la legenda Q (che indica che furono emesse da un questore, quale appunto Lucullo era); il ritratto di Venere, che Silla invocava come propria protettrice (ritratto che compare qui per la prima volta[4], ma diventerà poi un simbolo diffuso di fortuna, potere e legittimazione); soprattutto, due cornucopie affiancate. Queste sono una peculiarità, dato che una sola cornucopia, simbolo di prosperità, è presente anche su altre monete ma la rappresentazione di una coppia è tipica dell’Egitto. Tale stranezza si potrebbe spiegare ricordando che un Tolomeo Alessandro nominò suo erede[5] il popolo di Roma ove, quindi, arrivarono ingenti quantità di metallo prezioso; se si trattasse di Tolomeo X, deceduto nell’88, la tempistica sarebbe compatibile con l’impiego di questo stesso metallo per emettere i denarî in esame[6], coniati a Roma nei primi mesi dell’87 (prima, cioè, che Lucullo partisse per la guerra) oppure in Grecia, nei mesi successivi. In alternativa, i “luculliani” potrebbero essere stati emessi in Grecia come monetazione provinciale e si identificherebbero, allora, in alcune tetradracme che ripetono l’iconografia tradizionale di Atene (Atena al dritto e una civetta su un’anfora con “A” al rovescio) ma presentano due strani monogrammi, composti uno dalle lettere ΑΡΜ, l’altro da ΜΤΑ. Una possibile interpretazione, infatti, è che siano lettere greche (talché P si legge R) e significhino la prima Marci, la seconda tamiou, “del questore”; infatti il tesoriere di Lucio Licinio Lucullo in Grecia era suo fratello[7], Marco Terenzio Varrone Lucullo. _________________ Silla sbarcò in Epiro e, di là, mosse direttamente contro Atene: il suo primo obiettivo era infatti punire la polis che aveva tradito Roma e si era consegnata al nemico. Atene cadde nei primi mesi dell’86 a.C., all’esito di un duro assedio; la vendetta di Silla fu spietata: la città fu saccheggiata e i suoi abitanti uccisi o venduti schiavi[8]. L’esercito pontico, benché tre volte più grande di quello romano (120.000 soldati contro 40.000), fuggì verso la Macedonia; arrivato tuttavia nei pressi della cittadina di Cheronea, fu bloccato per tre giorni dalla fiera e accanita resistenza di un piccolissimo contingente romano, comandato dal legato proquestore di quella provincia, Quintus Bruttius Sura. Egli infatti “affrontò Archelao [comandante dell’esercito pontico], che dilagava attraverso la Macedonia come un torrente in piena, con il massimo vigore. Disputarono tre battaglie nei pressi di Cheronea. Archelao fu sconfitto e costretto a ripiegare verso il mare. Poi [arrivò] Lucio Licinio Lucullo [che] ordinò [a Sura] di rientrare nella sua provincia, poiché stava giungendo Lucio Cornelio Silla”[9]. _________________ Il coraggioso Sura, che grazie alla sua capacità e determinazione salvò la Macedonia e diede a Silla il tempo di raggiungere il nemico, firmò le ultime emissioni provinciali con legenda ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ[10]: si tratta di bellissime tetradracme e dracme che uniscono elementi locali e romani. Il dritto infatti riporta il ritratto di Alessandro Magno, che era tradizionale sulle tetradracme macedoni, con la legenda in alfabeto greco. Il rovescio, invece, propone un’iconografia tipicamente romana, ossia (attorno alla clava, simbolo di Ercole) gli strumenti dell’esazione delle tasse (compito dei questori), ossia la cesta, in cui veniva deposto il denaro raccolto, e la sella, su cui il magistrato sedeva durante la riscossione; inoltre, la legenda è in latino, SVVRA LEG. PRO Q. Ulteriore particolare d’interesse, al dritto a volte queste monete recano la sigla ΣΙ: si ritiene che sia un numerale, 16, e indichi il tasso di equivalenza (vigente all’epoca) tra una tetradracma e 16 sesterzî; costituisce quindi una prova aggiuntiva dell’integrazione della monetazione provinciale in quella “ufficiale” repubblicana e del fatto (già evidenziato) che stranamente, i valori e i prezzi venivano espressi in sesterzî, anziché in denarî. Oltre a queste ultime emissioni con legenda ΜΑΚΕΔΟΝΩΝ, continuarono a essere coniate monete, soprattutto in bronzo, con il nome della città emittente. Thessalonica, in particolare, proseguì a produrre gli assi con Giano e i centauri al rovescio, ma con un peso estremamente ribassato rispetto a quelli del secolo precedente. _________________ Silla, che stava inseguendo Archelao, lo raggiunse così a Cheronea e ivi lo affrontò in battaglia. Dapprima i Pontici lanciarono contro i nemici i loro terribili carri falcati[11], ma le disciplinatissime schiere romane furono pronte a scansarsi, facendoli passare senza danni, “per poi batter loro le mani, scoppiando a ridere e chiedendo un bis, come sono soliti fare alle corse nel circo”[12]. Si arrivò allora allo scontro di fanteria e i Pontici stavano per avere la meglio, grazie al loro numero preponderante, quando Silla diede nuova prova del suo genio: aveva infatti mantenuto da parte (forse, per la prima volta nella storia militare dell’Occidente) una riserva tattica e la fece intervenire al momento opportuno, rovesciando le sorti della battaglia. Di 120.000 soldati pontici, ne sopravvissero 10.000; di 40.000 romani, ne morirono 13. I legionarî, sull’onda dell’entusiasmo, acclamarono Silla imperator[13]; a perenne memoria della sua vittoria, egli fece erigere due grandi trofei d’armi sul campo di battaglia. Archelao e nemici superstiti fuggirono incontro a un altro esercito pontico, che stava sopraggiungendo in loro soccorso forte di altri 80.000 uomini; si accamparono in posizione favorevole a Orcomeno (distante solo 15 km da Cheronea). Ma quando giunsero le legioni, fu un’altra tremenda sconfitta. Silla progettò di passare in Asia, ma non disponeva di una flotta per contrastare quella pontica; incaricò allora Lucullo di trovargliene una. Lo zelante questore non esitò e, incurante del pericolo di essere catturato, viaggiò su piccole barche a vela recandosi presso gli alleati di Roma, Creta prima, poi Cirene, Alessandria, Cipro e infine Rodi e chiedendo loro di fornire alla Repubblica navi e marinai. _________________ A Roma il console Cinna abbandonò la sua posizione di neutralità schierandosi apertamente a favore dei mariani, intanto rientrati in città. Ci furono scontri, a seguito dei quali il Senato decretò la destituzione di Cinna; questa iniziativa fu tuttavia un errore, facendolo apparire una vittima e procurandogli molti seguaci. Si formarono così due opposti eserciti, prossimi a scontrarsi: quello dei mariani, comandati da Cinna, dallo stesso Mario e da un loro devoto collaboratore, Quinto Sertorio, cui si unirono gli ultimi ribelli sanniti e lucani; e quello del Senato, condotto da Gneo Pompeo Strabone e da Quinto Cecilio Metello Pio (figlio dell’omonimo che aveva iniziato la guerra contro Giugurta). La fortuna arrise ai mariani: Pompeo e molti suoi soldati morirono per una violenta epidemia, mentre i legionari di Metello si rifiutarono di combattere contro i concittadini. Cinna e Mario (che aveva ormai 70 anni e, secondo alcuni storici, soffriva probabilmente di una malattia mentale[14]) presero allora il controllo di Roma, fecero grande strage dei nemici e si auto nominarono consoli per l’86 a.C.; Mario tuttavia morì pochi giorni dopo e fu sostituito da Lucio Valerio Flacco. _________________ Una delle più gravi emergenze che Cinna dovette affrontare fu la crisi monetaria: dopo anni di bellum sociale e guerra civile, i Romani erano ormai oberati dai debiti e la fiducia dei creditori era compromessa dalla circolazione di una quantità esagerata di denarî suberati. Si definiscono “suberate”[15] monete realizzate da un tondello di bronzo, ricoperto con uno strato di argento fuso subito prima della coniazione; i due metalli aderiscono e il prodotto finale sembra d’argento massiccio[16] (anche se, a parità di dimensioni, pesa di meno). Per effetto della legge di Gresham[17] oggi abbiamo pochi suberati e, quindi, ci è difficile capire quando ne siano stati emessi di più; però è stato rilevato[18] che i segni di controllo[19] si concentrano sulle monete datate tra il 126 e il 63 a.C., facendoci dedurre che l'emissione di suberati si sia concentrata in quegli anni di grave crisi sociale. Possiamo immaginare lo sconforto che creava, nella gente, il costante dubbio di avere tra le mani monete "cattive", non tesaurizzabili. I consoli intervennero con una serie di provvedimenti: sappiamo di una legge che permise ai debitori di pagare solo un quarto dei loro debiti; sembra inoltre che un’altra abbia vietato l’emissione dei suberati[20] e che sia stata creata una magistratura ad hoc, per ritirare i suberati dalla circolazione. Nell’85 a.C. un monetiere - tale Manio Fonteio - emise denarî, RRC 353/1 e 353/2, che presentano al dritto la sigla AP (in monogramma) oppure la legenda EX. A.P.: evidentemente, pur di far fronte alla necessità di immettere in circolazione grandi quantità di monete di buon argento, si fece di nuovo ricorso all’argentum publicum, forse alimentato dal lascito di Tolomeo Alessandro (essendo comunque difficile immaginare che fosse stato tutto utilizzato da Lucullo). È interessante, di queste monete, anche l’iconografia: al dritto è raffigurata una testa di Apollo con un fulmine, che si ritiene essere Apollo Vejove, a sua volta reinterpretazione tarda di un’antica divinità italica, Vejove appunto. Vejove era un dio infernale[21] e presiedeva alla potenza distruttrice della natura, alle paludi mortifere, agli eventi vulcanici, al fulmine distruttore: una scelta eloquente, in anni di guerra civile. Al rovescio è invece raffigurato un fanciullo (forse Cupido?) che cavalca una capra, con due pilei in cielo (berretti simbolo dei Dioscuri, assunti in cielo dopo la morte) e, in esergo, un tirso (bastone sacro, in uso ai seguaci di Dioniso): non si capisce bene a cosa queste figure alludano. _________________ Silla fu dichiarato hostis publicus e a fine 86 lo stesso Flacco partì, con due legioni, per andare a sollevarlo dal comando (e forse ucciderlo). Giunto nell’85 a Bisanzio, tuttavia, fu tradito e ucciso dal suo comandante della cavalleria, Gaio Flavio Fimbria, che condusse le truppe in Anatolia ove - malgrado le ridotte dimensioni del suo esercito (8.000 legionarî) - riuscì a mettere in fuga lo stesso Mitridate, ormai a corto di soldati, fino a bloccarlo nella cittadina costiera di Pitane. Fimbria chiese allora l’aiuto di Lucullo (che, nel frattempo, era tornato alla testa di un’imponente flotta alleata e aveva distrutto il grosso delle navi pontiche), per evitare che il re nemico fuggisse via mare, ma quegli rifiutò di aiutare un traditore e si riunì a Silla, nel Chersoneso. Braccato da Fimbria, Mitridate chiese che Silla lo raggiungesse in Asia Minore, per trattare la pace. Silla decise allora di rinunciare all’intenzione di debellarlo, perchè temeva che la sua posizione diventasse insostenibile dopo che era stato abbandonato dal governo di Roma, e accettò l’invito; passò in Anatolia e incontrò il re del Ponto ordinandogli di restituire tutti i territorî, le ricchezze e i prigionieri acquisiti con la guerra. Mitridate accettò e si ritirò nei confini del suo regno; si concludeva così, nell’85 a.C., la prima guerra mitridatica. Fimbria si suicidò; alle due legioni che lo avevano seguito, da allora denominate Fimbrianae, fu vietato di tornare in patria (come già era successo con le Cannensis). _________________ Rimasto senza i finanziamenti del Senato, Silla decise di emettere moneta imperatoriale per pagare le sue truppe; grazie a questa sua iniziativa abbiamo due delle più belle monete mai emesse dalla Repubblica, l’aureo RRC 359/1 e il denario RRC 359/2, assolutamente identici tra loro (tranne, ovviamente, il metallo). Occorre qui narrare un antefatto. Quando nel 479 a.C. l’esercito greco aveva sconfitto a Platea quello persiano di Serse, ne aveva saccheggiato l’accampamento traendone molto oro e argento; a titolo di ringraziamento verso gli dei, un decimo era stato inviato ai santuari di Olimpia e Delfi. Nell’86 Silla, dopo aver conquistato Atene, per dare dimostrazione del suo disprezzo verso il nemico (e financo verso i suoi dei) aveva fatto saccheggiare i due templi, sottraendone i lingotti. Nell’84, tornato in Grecia, diede ordine di usare quegli stessi lingotti per produrre denarî e, per la prima volta dopo oltre un secolo, aurei. Quando si prendono in mano queste monete, si rimira metallo che è giunto in Europa nel 480 a.C., al seguito di Serse; ha assistito alla disfatta dei Persiani; è rimasto nei più sacri templi greci mentre l’Ellade conosceva il massimo splendore; è passato nelle mani di Silla quando respingeva un nuovo invasore orientale, Mitridate; è stato infine ceduto ai suoi soldati, che torneranno in Italia per combattere la guerra civile. Quanta storia! Le monete in questione presentano al dritto Venere, la dea il cui favore aveva permesso a Silla di prevalere in tutte le sue battaglie, e Cupido, suo figlio, che le porge una palma, simbolo di vittoria; si tratta quindi di Venus Victrix, la versione “guerriera” della dea, piuttosto che quella “amorosa”. La legenda reca L. SVLLA. Al rovescio sono invece pubblicizzati i meriti guerreschi di Silla, con la rappresentazione dei due trofei eretti a Cheronea e la legenda, IMPER. ITERVM, “acclamato imperator due volte” (sembra infatti che Silla avesse già ricevuto un’acclamazione imperatoriale nel 96 a.C., durante una campagna in Cilicia). Fra l’altro, è la prima volta che il titolo di imperator compare su una moneta. In mezzo ai due trofei sono raffigurati la brocca e il lituum (bastone rituale) usati dagli àuguri; è probabile che con tali simboli Silla (che nell’84 non era augure) volesse riaffermare la legittimità del suo comando, a onta della dichiarazione di hostis publicus. Infatti, l’attribuzione dell’imperium veniva fatta con una lex curiata, cui dovevano appunto presiedere gli àuguri. Con queste monete Silla pagò i suoi legionari, prima di tornare in Italia. Afferma Plutarco, a proposito del suo ritorno: “Veniva Silla con ira gravissima”; l'iconografia scelta per questi aurei e denarî conferma questa frase. _________________ Cinna si auto proclamò console anche per l’85 e per l’84, ma nell’84, mentre si preparava a combattere Silla prossimo a rientrare in patria, fu ucciso dai suoi stessi soldati. L’anno successivo sua figlia Cornelia Cinna, che aveva solo 13 anni, andò in sposa al flamen dialis, sacerdote preposto al culto di Giove Capitolino, che di anni ne aveva 17. Era il nipote delle due sorelle Giulia che avevano sposato, rispettivamente, Mario e Silla; si chiamava, come il padre e come il nonno, Gaio Giulio Cesare. NOTE [1] Epitome a Tito Livio, I, 40.3-4. L’autore sarebbe tale Lucio Anneo Floro, uno storico vissuto forse a cavallo tra I e II secolo d.C. [2] Infatti la vicenda del centurione che nel 390 a.C. aveva intimato ai Romani di ricostruire Roma nella sua naturale sede (vd. pag. 11) si era svolta nel Foro che ricadeva, all’epoca, all’esterno del pomerium (il quale, in origine, era limitato al solo colle Palatino). [3] L’eredità di Tolomeo e le monete di Silla, in “Pomoerivm 3”. [4] Per la precisione, un ritratto dubitativamente attribuito a lei compare anche sull’aes grave RRC 14/2; inoltre la sua figura in biga (non, quindi, il ritratto) è presente su un denario della gens Iulia (RRC 258/1), che vantava di discendere da essa. [5] Nel 30 a.C. Ottaviano userà questo testamento come pretesto per annettere l’Egitto. [6] L’alternativa è che si trattasse di suo figlio, Tolomeo XI Alessandro, ucciso dal suo stesso popolo nell’80 a.C., dopo pochi giorni di regno (fra l’88 e l’80 regnò invece Tolomeo IX, fratello di Tolomeo X). [7] Era infatti nato come Marco Licinio Lucullo e aveva mutato il nomen (nonché assunto un secondo cognomen) a seguito di adozione. [8] Silla, tuttavia, diede prova di quella che si sarebbe rivelata una peculiarità del suo agire: malgrado la sua ferocia, restava rispettoso della legge. Egli infatti perdonò coloro che, pur avendo combattuto per Atene, non potevano essere considerati responsabili di tradimento contro Roma perché non avevano avuto la cittadinanza romana né altri vincoli di fedeltà all’Urbe. [9] Plutarco, Vita di Silla, 11. [10] Giova precisare che monete identiche a quelle di Sura (cambia solo la legenda al rovescio, AESILLAS Q.) furono firmate anche, negli stessi anni, da un altro magistrato in servizio nella stessa provincia, il questore Aesillas. [11] Carri da guerra muniti, davanti e ai lati, di lunghe lame. [12] Plutarco, Vita di Silla, 18. [13] Imperator, che letteralmente significa “colui che esercita [sottinteso: in modo corretto] il comando militare [ossia, l’imperium]”, era in quest’epoca un titolo solo onorifico, ma molto ambìto; gli eserciti, infatti, lo tributavano spontaneamente al loro comandante se dimostrava di meritarlo grazie una vittoria eclatante. L’acclamazione dava poi diritto all’imperator di celebrare il trionfo (altro onore estremamente ambìto dai Romani) al termine della guerra, previo però nulla osta del Senato. [14] Fra l’altro, anziché rientrare a casa propria, si accampò con una tenda militare nel Foro. [15] Da “sub aes”, “sotto [c’è] il bronzo”. [16] A distanza di secoli, tuttavia, i metalli possono separarsi e tendere a staccarsi. Questo è il motivo per cui, oggi, abbiamo alcuni suberati che si “sfogliano”, perdendo pezzetti di argento. Al giorno d'oggi, grazie anche al basso costo dell'argento, la suberazione (operazione più complessa della mera argentatura) è più costosa della produzione di monete d’argento; ne consegue che, paradossalmente, oggi un suberato offre più garanzie di essere una moneta autentica (nel senso che esiste effettivamente da 2.000 anni). [17] Trattasi di un fenomeno sociale (osservato e teorizzato nel XVI secolo dal banchiere Grescham) per il quale, quando circolano due monete che presentano il medesimo valore nominale, ma una ha un valore intrinseco superiore, quest'ultima (cosiddetta moneta “buona”) viene tesaurizzata mentre l'altra (“cattiva”) diviene il principale strumento di spesa (perché tutti preferiscono darla via non appena qualcuno è disponibile ad accettarla). Ciò comporta che la moneta “cattiva” circola fino a usurarsi del tutto ed essere buttata via, mentre quella “buona” viene raccolta in tesoretti. Gli effetti pratici sono due: sul momento, circola prevalentemente la moneta “cattiva” (come se la “buona” non esistesse); ai posteri, invece, perviene soprattutto la “buona”, grazie al ritrovamento dei ripostigli. [18] Witschonke, The use of die marks on Roman Republican coinage, in “Revue Belge Numismatique”, 2012. [19] Piccole incisioni che i nummularii (ossia i banchieri) facevano sulla superficie delle monete, per verificare l’eventuale presenza di bronzo sottostante e scegliere, così, le monete “buone” da tesaurizzare. [20] Si discute, oggi, se i suberati fossero all’epoca monete false (come ritiene Crawford), magari realizzate dagli stessi operai della zecca (che, così, potevano portarsi via l’argento avanzato), oppure venissero realizzati, almeno in parte, dallo stesso governo, per sopperire alla carenza di argento (Debernardi, Plated coins, false coins?, in “Revue Numismatique” 2010, è favorevole a questa ipotesi). Sembra che siano state emanate numerose leggi per vietarli (oltre che da Cinna, da Silla e da Cesare), peraltro senza successo (come dimostrano i pur pochi che ci sono giunti), ma forse proprio queste leggi dimostrano che era una prassi normale. [21] Il prefisso *ve- è attestato in antichissime parole italiche per indicare la versione ostile del sostantivo che segue (come nel nome del Vesuvio), talché Ve-Jove va interpretato come il “Giove cattivo” la cui ira è necessario cercare di placare. ILLUSTRAZIONI Denario RRC 375/2 Tetradracma di Marcus Lucullus Tetradracma di Sura Asse Giano/centauri di Thessalonica, del peso di 4,7 g Denario RRC 353/1 Denario RRC 359/2
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  38. Buongiorno @Rufilius non sono un esperto ma un appassionato come dice @Antonino1951, che ringrazio per la citazione. Come dicevo l altro giorno nella sezione identificazioni a @Pino 66 ,che condivide in pieno la tua passione anche per le monete malandate, per me tutti in tondelli belli e brutti che siano hanno una storia e il poter mostare o identificare ciascuno di loro è un emozione indescrivibile anche se la moneta è di un altro. E poi come dicevo sempre a lui ,il cercare un identificazione, nello "scartabellare" cataloghi apre un mondo e ci fa imparare ancora di più. Quindi dico anche a te,continua così 😊
    6 punti
  39. Buongiorno a Tutti, tempo fa ho acquistato questo Asse di Marco Aurelio per il quale volevo chiedere a Voi Esperti di questa monetazione, un parere. Il venditore si è enunciato per zecca di Roma, emissione 162-163 d.c. Leggero paludamento sulla spalla sinistra. La moneta pesa grammi 10,60 e misura al D 25,62 millimetri, conservazione splendida. Vi chiedo per cortesia cosa ne pensate ed anche se secondo voi la conservazione potrebbe corrispondere. Grazie.
    6 punti
  40. La moneta è certamente diversa, senza dubbio alcuno. I particolari che non tornano sono molti, alcuni ben evidenziati da Fabrizio (@ilnumismatico). Vorrei però considerare una prospettiva diversa. L'esergo di rovescio (con l'anno 1690 in numeri romani) presenta una trama di fondo che nella grande maggioranza degli esemplari appare come una specie di irregolare rigatura orizzontale, mentre in pochi altri testoni, ma soprattutto nelle quadruple dello stesso soggetto, è puntinata (vedi foto con 1-2-3 rigatura e 5-6 puntinatura, 4 quadrupla puntinata). La foto che allego mostra particolari presi da monete provenienti da varie aste (indicate) e quello dell'attuale discussione: l'esemplare NAC 81 (1) è rigato, quello di niko (6) è puntinato, dunque ben differenziabile. Queste monete, come molte altre dell'epoca, sono state coniate con conii rotanti (o basculanti) e non so se con un'unica impronta o più di una per cilindro rotante. Data l'identità delle impronte delle monete che, salvo per il particolare in questione, non sembrano differenziabili, sarei propenso a considerare unica l'impronta sul cilindro, e la varietà rigata vs. puntinata in rapporto ad una pulizia del conio stesso (conio puntinato: nuovo; conio rigato: pulito in fase tardiva - è verosimile che le quadruple siano state coniate con conii nuovi, perciò puntinate). Con un rettangolo tratteggiato in rosso nelle foto 1-2-3 evidenzio quella che pare una piccola frattura di conio, che manca negli esemplari 4-5-6 che pertanto sembrerebbero coniati prima (conio nuovo, appunto). Incidentalmente: le quadruple "rigate" sono verosimilmente false in quanto prodotte con un conio ricavato per transfer-die da testoni "rigati".
    6 punti
  41. Concordo! Per esempio a me questa discussione ha suscitato molto interesse. Mi piacerebbe conoscere cosa riporta la ASP, Regia Cancelleria, vol. 72, Conto di coniazione di ducati veneti contraffatti, (Palermo, 28 giugno 1438); ff. 81v-82r], circa l'occasionale emissione di ducati veneti contraffatti. @mero mixtoque imperio riesce a condividere il testo? È molto interessante questo riferimento per quanto occasionale ed interessa chiaramente anche chi è più vicino alla monetazione veneziana come me. Mi eviretebbe la trafila per chiedere una copia a Palermo... Per quanto riguarda la nota ASNA, RCS, Museo, 99 A 27, 23 giugno 1442, f. 9v-10v "pro Giliforte De Ursa" credo, è la mia opinione, che non sia da sola sufficiente per trarre conclusioni considerato che quanto riportato non è di univoca interpretazione se non forzando in un modo o nell'altro. Io ritengo personalmente nell'altro. Sempre in questa discussione veniva riferito sempre da @mero mixtoque imperio di una fonte che evidenziava che la coniazione dei ducati aragonesi aveva la funzione di sostituire quelli veneziani. Di quale fonte si tratta? Questo per capire anche in base alle ipotesi e alle fonti: -Imitazione/contraffazione di ducati veneziani nella zecca di Palermo - mi interessa verificare cosa riporta esattamente la fonte sul conto di coniazione dei ducati veneti contraffatti. Il fenomeno dell'imitazione dei ducati veneziani è ben documentato per altre zecche in particolare orientali. Interessante se sia stato fatto a Palermo presso una zecca ufficiale. -Utilizzo di ducati veneziani coniati a Venezia in ambito aragonese per compensare la mancata esistenza concreta del taglio del ducato aragonese fino alla sua effettiva prima coniazione? Quali sono le fonti che testimoniano tale uso? Nelle note aragonesi noto che si fa spesso riferimento al termine ducatis venetis ma non trovo dirimente perché anche altre valute foreste avrebbero potuto essere usate come ducati. Esiste una fonte che chiarisce il privilegio alla valuta veneziana? -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di imitazioni di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, senza autorizzazione del governo veneziano? Esiste una fonte che riporta tale prassi? La fonte del privilegio per Giliforte de Ursa non mi convince per i motivi già accennati. Esiste un'altra o altre fonti al riguardo? Mio pensiero, da serenissimo, trovo strano che non sussista o non sia documetata una formale protesta dell'autorità veneziana. Non mi risulta che autorevoli studiosi di numismatica riportino tale evento in effetti eclatante da un punto di vista sia storico che socio-politico. -Produzione diretta presso la zecca ufficiale di Napoli di ducati veneziani uguali in tutto e per tutto a quelli coniati a Venezia, con autorizzazione o placet di Venezia? Questa ipotesi la troverei personalmente assurda e fantascientifica. Il contrario mi sconvolgerebbe. Un fatto del genere sarebbe sicuramente ben documentato e non mi risulta che esista, altresi nelle fonti veneziane di quel periodo. Ora non è tanto per essere conservatori ma solo per capire, almeno per quanto mi riguarda...
    6 punti
  42. Quello che avevo già di Tornesi 5, presenta la P senza punto e i rami più lunghi. Diametro sempre 29 mm
    5 punti
  43. Buona domenica, È la più bella perché mi mancava e la cercavo da tempo in alta conservazione : Ferdinando IV Tornesi 5 , 1798 variante di conio con punto dopo la P. del PERGER. Diametro 29 mm Taglio a treccia.
    5 punti
  44. Buongiorno a tutti, anche oggi facciamo un salto indietro, nel Regno delle Due Sicilie nel 1850. Riporto interessante riassunto della sempre più Utile IA. Fonte web. E la mia Piastra di Ferdinando II di Borbone millesimo 1850. La usiamo per stratificazione come si fa in Archeologia. Nel contesto della rivoluzione industriale, Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, mostrò un certo fermento industriale, ma in modo meno marcato rispetto ad altre aree europee. Sebbene non si possa parlare di una vera e propria "rivoluzione industriale" a Napoli nel 1850 nello stesso senso di Londra o Manchester, ci furono importanti sviluppi in alcuni settori. Sviluppo industriale a Napoli nel 1850: • Settore estrattivo e chimico: Il Regno delle Due Sicilie, con Napoli come centro, aveva un'importante produzione di zolfo in Sicilia, che rappresentava una risorsa strategica a livello mondiale. Questa produzione alimentava l'industria chimica, con fabbriche che sorgevano a Napoli e dintorni per la produzione di amido, cloruro di calce, acido nitrico, acido muriatico, acido solforico e colori chimici. • Altri settori: Oltre all'industria chimica, a Napoli e nel Regno si svilupparono anche industrie legate alla lavorazione del rame, come una fabbrica a Laurignano (Cosenza) dove si fondeva e batteva il rame (aperta nel 1850) secondo un articolo di www.lenuoveere.it. C'era anche una presenza di attività artigianali e terziarie, oltre a una forte componente agricola. • Politica economica borbonica: La politica economica del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone mirava a diversificare l'economia, favorendo l'industria e l'artigianato, oltre all'agricoltura. • Condizioni generali: Nonostante questi sviluppi, il Regno delle Due Sicilie, e quindi anche Napoli, non raggiunse il livello di industrializzazione di altre aree europee. Le infrastrutture, come le ferrovie, erano meno sviluppate e la concentrazione di capitale e innovazione era minore rispetto ai centri industriali più avanzati. In sintesi, il 1850 a Napoli vide una crescita industriale, ma più in termini di sviluppo di specifici settori (come quello estrattivo e chimico) che di una vera e propria rivoluzione industriale come quella che stava avvenendo in altre parti d'Europa. Per chi volesse approfondire ed aggiungere qualcosa la discussione è per tutti, postate anche le vostre del 1850 a corredo. Saluti Alberto
    5 punti
  45. Innocenzo Xll l'ultimo papa barbuto. Dopo di lui, la barba scompare dalla faccia dei papa
    5 punti
  46. Non è che usi la stessa condotta quando leggi antichi documenti? Limitandoti alle righe che ti suscitano interesse e ignorando i contesti?
    5 punti
  47. Buongiorno a tutti La risposta a questa domanda spesso la trovo sfogliando decine di album di francobolli offerti a pochissimi euro che forse nessuno voleva più. All'interno solitamente sono stati tolti i francobolli di maggiore valore per essere poi riproposti penso singolarmente... (spesso vedi gli spazi vuoti) In questi album vedi tutto il lavoro e la passione di chi ha collezionato, alcuni devo dire che sono veramente bravi e precisi a descrive e catalogare i francobolli e poi ti chiedi: é possibile che tutto questo lavoro ora vale così poco? Poi penso al collezionista che ha creato tutto questo e lo immagino mentre trascorre bellissimi momenti collegando momenti storici, culturali e studiando con passione... Ora questo album è nelle di qualche atro appassionato che ne apprezzerà il lavoro e dico: il suo lavoro è stato molto importante e utile... e la storia del francobollo continua. 😊
    5 punti
  48. Secession Quick Step Secessione a passo veloce. Il Sud, tutto il Sud e nient'altro che il Sud E' un canto patriottico, scritto da tale Herman L. Schreiner, un cantautore di Macon, Georgia, per celebrare la decisione del suo Stato di unire le forze con il Sud nella battaglia contro l'Unione. Da notare il serpente a sonagli, la cui simbologia abbiamo illustrato qui Lo Stato della Georgia, infatti, aderisce alla secessione il 19 gennaio 1861. La cosa, inizialmente, come già per Charlotte, non ebbe alcun effetto sull'attività della Zecca di Dahlonega. C'era un nuovo Sovrintendente, George Kellogg, insediatosi nell'ottobre precedente, che mantenne la normale corrispondenza con il Direttore Snowden, mentre i depositi di oro e la produzione di monete continuavano al ritmo abituale. Sebbene Kellogg fosse un georgiano, inizialmente non sembrava disposto ad abbracciare la causa del Sud. Come confermò il Direttore Snowden al Segretario al Tesoro, Salmon P. Chase: "Nonostante i fermenti rivoluzionari nello Stato della Georgia, la Zecca di Dahlonega continua a considerare se stessa come una filiale della Zecca degli Stati Uniti." Probabilmente, Snowden e Chase non erano al corrente del fatto che la Convenzione Secessionista della Georgia aveva reclamato la propria giurisdizione su tutte le proprietà del governo degli Stati Uniti nello Stato Al contrario Kellogg, fiutando il vento del cambiamento politico, informò i nuovi governanti Confederati della sua disponibilità a "dimettersi in qualsiasi momento e ricevere un nuovo incarico sotto la Confederazione del Sud." Si appellò anche al Segretario al Tesoro della Confederazione, Christopher Memminger, per mantenere la sua posizione. Dopodiché, si dimise formalmente dall'incarico sotto il governo degli Stati Uniti il 25 aprile 1861. Nel fare questo, era chiaro che Kellogg si aspettasse di essere rinominato nello stesso incarico, e che le operazioni della Zecca sarebbero continuate. Continua (anche noi )
    5 punti
  49. ERRATA CORRIGE. Nell'indice (ecco perché dobbiamo sempre verificare più volte!) è riportato il titolo dell'articolo di Ballauri-Maio "Le Piastre di Francesco I di Borbone (Studio dei conii)" pubblicato nel Gazzettino #11, mentre qui nel #12 si tratta del nuovo "LA PIASTRA 1838 DI FERDINANDO II". Ringraziamo gli autori per la segnalazione e ci scusiamo per il disguido.
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