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  1. L’ampia gamma di materiale numismatico offerto dal mercato antiquario continua a sottoporre all'attenzione di studiosi e appassionati nuovi ed interessanti esemplari. È il caso dell’unicum rappresentato dal divisionale in argento battuto da RN. D/ Tripode con collo sormontato da tre anse di cui la centrale di prospetto e le laterali di profilo. Bordo lineare. R/ Testa d’aquila volta a d.; in basso, . Bordo lineare. AR; gr. 0,72; mm. 10; 9h Roma Numismatics Ltd, E-Sale 55, 18/4/19, 94 (from the inventory of a European dealer) L’esemplare viene attribuito dai compilatori – con riserve – alla zecca di Crotone per motivi essenzialmente tipologici, benché nella scheda a corredo dell’esemplare venga opportunamente segnalata l’unicità del pezzo (Possibly Unique, apparently unpublished in the standard references, no other examples on CoinArchives). In effetti l’accoppiamento tripode/testa d’aquila non risulta attestata all’interno delle emissioni argentee della città mentre contraddistingue una serie in bronzo che per dettagli iconografico-stilistici e dati di rinvenimento sembra collocarsi nell’ultimo quarto del V secolo a.C. (P. Attianese, Kroton. Le monete di bronzo, Soveria Mannelli 2005, 118; Rutter, HN, 2203; M. Taliercio Mensitieri Problemi della monetazione in bronzo di Crotone, in A. Mele cur., Crotone e la sua storia tra IV e III secolo a.C., Napoli 1993, fase I, gruppo III; N.K. Rutter, South Italy and Messana, in Le origini della monetazione di bronzo in Sicilia e in Magna Grecia, Atti del VI Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici di Napoli-Napoli 1977, Napoli 1979, gruppo II). Ben 18 esemplari provengono dal ripostiglio di Gizzeria (IGCH 1913) in associazione con divisionali in AR e AE di Metaponto, Thurii, Velia, Rhegium, Terina e Messana (M. Taliercio Mensitieri, Ripostiglio di Gizzeria, in E. Spagnoli-M. Taliercio Mensitieri, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 195 ss.). Rutter Group II, Gizzeria hoard 1 of 18, pl. XXXIII 10 (www.magnagraecia.nl/coins/Bruttium_map/Kroton_map/jpgs/KroRutter_II_ha.jpg) Per quanto concerne la definizione del nominale, se l’attribuzione a Crotone risulta corretta, il peso di gr. 0,72 all'interno del sistema acheo-corinzio dovrebbe corrispondere al valore del diobolo. Alquanto singolare la presenza della lettera gamma sui divisionali, benché essa non risulti estranea alla monetazione crotoniate, come si evince dalla sua attestazione su stateri inquadrabili nella prima fase a doppio rilievo (440/30-420 a.C.). SNG ANS, 320
  2. Il catalogo della prossima asta Busso Peus (Auction 406) presenta, nella sezione dedicata alle monete greche, uno statere argenteo a rovescio incuso emesso dalla zecca di Sibari (n. 19) nella seconda metà del VI secolo a.C.: D/ VM in esergo. Toro retrospiciente stante a s. su linea di base perlinata tra due linee. Bordo perlinato entro doppio cerchio lineare. R/ Stesso tipo incuso a d. Bordo perlinato. http://www.peus-muen...%20406&losnr=19 Per il ductus retrogrado della leggenda (VM) e la sua collocazione nell’esergo del campo monetale, l’esemplare si colloca all’interno della classe B della classificazione operata da Fabricius nel 1957. Puntualizzazioni in merito e ulteriori proposte di inquadramento delle emissioni sibarite sono state apportate da studi successivi, tuttavia la verifica della loro attendibilità resta ancorata all’auspicabile prossima edizione di un corpus della monetazione di Sibari. La moneta presenta un flan a circolarità irregolare, porzioni del bordo risultano fuori campo e al rovescio si evidenzia una duplicazione di battitura del tipo. Tutti elementi che potrebbero connotare una fase di coniazione scandita un ritmo “affrettato”, con il quale appare forse congruente anche il dato ponderale (gr. 9,63), che allo stato attuale della documentazione appare tra i più elevati (se non il più elevato) tra quelli registrati per la zecca sibarita. Esso rientra nel novero di quei pesi ampiamente eccedenti la soglia di gr. 8,00 ca., su cui appare imperniato il sistema cd. “acheo-corinzio” o “corinzio ridotto”, adottato da quasi tutte colonie achee della Magna Grecia (Sibari, Metaponto, Crotone, Caulonia) a cui si aggiunge in progresso di tempo anche Taranto. Un rapida ricognizione di esemplari, senza alcuna pretesa di compiutezza, può fornire una prima embrionale esemplificazione del fenomeno: Sibari 9,63 Peus Nachf., 406, 25-27.4.2012, 19 9,03 Sambiase 26 9,01 Hirsch, 267, 5.5.2010, 34 8,52 Sambiase 32 8,47 Curinga 76 8,46 LHS Numismatik AG, 100, 23.4.2007, 127 8,43 Künker, 100, 21.6.2005, 5 8,41 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1208 8,41 Gemini LLC, III, 9.1.2007, 38 8,41 Hirsch, 250-251, 8.5.2007, 2 8,40 Künker, 143, 6.10.2008, 50 8,38 Sambiase 39 8,34 Freeman & Sear, Manhattan Sale II, 4.1.2011, 3 8,34 A. Tkalec AG, A. May 2006 (7.5.2006), 20 8,32 Gemini LLC, V, 6.1.2009, 13 8,22 Lanz , München, 125, 28.11.2005, 58 8,21 Sambiase 27 8,20 Curinga 73 8,17 Künker, 111, 18.3.2006, 6047 8,15 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 48 Una situazione analoga emerge dall’analisi della distribuzione dei pesi all’interno delle monetazioni incuse di Metaponto, Crotone e Caulonia: Metaponto 8,38 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1205 8,29 UBS Gold & Numismatics, 63, 6.9.2005, 31 8,28 NAC AG, 29, 11.5.2005, 33 8,26 Curinga 12 8,23 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 43 8,22 Curinga 20 8,21 LHS Numismatik AG, 102, 29.4.2008, 33 8,21 Curinga 16 8,19 NAC AG, 48, 21.10.2008, 10 8,17 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 44 Crotone 9,00 The New York Sale XIV, 10.1.2007, 16 8,91 Curinga 124 8,88 SNG München 1422 8,88 SNG Lloyd 591 8,83 SNG ANS III, 231 8,72 SNG Bud. 524 8,68 S. Stefano di Rogliano 16 8,61 K&M, XXIV, 1984, 38 8,54 Attianese 258 8,53 SNG Sweden I, 13 8,51 SNG ANS III, 237 8,49 SNG Manchester 306 8,47 SNG München 1421 8,45 Attianese 265 8,40 Hess-Leu 53, 1991, 17 8,34 S. Stefano di Rogliano 17 8,33 Attianese 266 8,31 SNG Aarhus 130 8,29 Triton I, 1997, 164 8,27 SNG Tüb. 514 8,19 SNG ANS III, 234 8,18 SNG ANS III, 235 Caulonia 8,77 Noe 2v 8,70 Noe 22a 8,69 Noe 8e 8,54 Noe 9a 8,53 Noe 8h 8,47 Curinga 80 8,47 Curinga 117 8,46 Noe 4b 8,45 Noe 2b 8,44 Curinga 120 8,37 Noe 20c 8,36 CNG MbS 72, 14.6.2006, 126 8,35 Curinga 95 8,33 Curinga 77 8,32 Noe 8l 8,31 Noe 8k 8,27 Noe 57a 8,26 Curinga 79 8,25 Curinga 88 8,24 Noe 1e 8,23 Curinga 109 8,21 Curinga 96 8,20 CNG MbS 72, 14.6.2006, 136 8,21 Curinga 112 8,17 Curinga 113 A questi esemplari si aggiungono gli stateri a leggenda Sirinos-Pux di NAC AG, 54, 24.3.2010, 20 (gr. 8,25) e NAC AG, 59, 4.4.2011, 503 (gr. 8,15) In assenza di uno studio per sequenza di coni non è possibile stabilire se tale fluttuazione ponderale rappresenti un fenomeno occasionale o sia correlata al una specifica tecnica di battitura (al marco ?) adottata dalle zecche. Tuttavia, nel caso di Sinbari, l’attestazione di dracme dal peso anomalo (v. NAC AG, O, 13.5.2004, 1156: gr. 3,18; Künker, 182, 14.3.2011, 57: gr. 2,99) se inquadrate in un sistema di frazionamento ternario dello statere di gr. 8, suggerisce quantomeno di verificare, mediante successivi sviluppi della ricerca e su base statistica più ampia, una certa “versatilità” dei pesi teorici, la cui funzionalità è forse rapportabile al variare delle esigenze monetarie della polis in distinti momenti storici. La ricerca di uno “standard” metrologico resta pertanto una questione dai contorni forse più “fluidi”, “aperta” alla ricezione di nuovi elementi che potrebbero in parte attenuare, in termini ponderali, lo scarto tra sistema euboico-corinzio e quello (acheo-corinzio) in uso nelle poleis magnogreche. In quest’ottica va valutata anche la posizione di Taranto, che per quanto oggetto di posizioni contrastanti in merito al sistema ponderale e al relativo criterio di partizione del nominale maggiore, non appare esente da “esuberi ponderali”: Taranto (riferimenti alla sequenza di Fischer-Bossert) 8,50 FB 9a 8,22 FB 32a 8,15 FB 5a 8,15 FB 9b 8,15 FB 36a 8,15 FB 39a 8,14 FB 25a 8,13 FB 25b 8,13 FB 12a 8,13 FB 19a 8,12 FB 13a 8,12 FB 32b Nota bibliografica Sulla monetazione di Sibari: K. FABRICIUS, Sybaris. Its History and Coinage, in ACIN VIII (Paris 1953), Paris 1957, 65-76. A. STAZIO – E. SPAGNOLI, La moneta, in Sibari e la Sibaritide, Atti Taranto XXXII (Taranto 1992), Napoli 1994, 597-631. F. BARRITTA - B. CARROCCIO, Ritmi di coniazione e storia: elementi per una riconsiderazione della monetazione incusa a Sybaris e nel suo "impero", in NAC, XXXV, 2006, 53-81 Sui ripostigli di Sambiase, Curinga e S.Stefano di Rogliano: E. SPAGNOLI, Ripostiglio di Sambiase. Ripostiglio di Curinga. Ripostiglio di S. Stefano di Rogliano, in E. SPAGNOLI – M. TALIERCIO MENSITIERI, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 9 ss. Per le monetazioni di Caulonia e di Taranto i riferimenti sono rispettivamente a: S.P. NOE, The Coinage of Caulonia, New York 1958. W. FISCHER-BOSSERT, Chronologie der Didrachmenprägung von Tarent 510-280 v. Chr., Berlin-New York 1999.
  3. Sul finire della scorsa estate apparve sul mercato antiquario un divisionale argenteo magnogreco considerato di incerta attribuzione. Roma Numismatics Ltd - E-Live Auction 2, 30.8.2018, lot 49 Uncertain Italian mint (possibly Velia/Hyele?) AR Trihemitartemorion(?). 4th century BC. Head of Athena right, wearing crested Attic helmet / TTT around Y and 2 pellets; all within shallow incuse circle. Unpublished. 0.23g, 8mm, 12h. Giudicata inedita dai compilatori della scheda, la moneta catturò la mia attenzione per la peculiare tipologia del rovescio. Ricordai infatti di aver notato un esemplare analogo tra i materiali del ripostiglio di Montegiordano (CS), chiuso tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. e composto esclusivamente da divisionali in metallo prezioso e vile di zecche magnogreche (Heraklea: 1 AR ; Kroton: 1 AR; zecca incerta: 1 AR; Metapontum: 9 AE). Thurium (da Polosa 2009, p. 43 e p. 48, n. 3) L’esemplare, privo al R/ di altre lettere, veniva (pur con qualche riserva) attribuito dall’editrice del gruzzolo (Polosa 2009) alla zecca di Thurii a motivo dell’immagine di Athena con elmo attico crestato al D/, peculiare delle emissioni della colonia panellenica sin dagli esordi dell’attività monetaria (seconda metà del V sec. a.C.). Tale identificazione, basata essenzialmente sul dato tipologico, mi pare possa ritenersi corretta. Essa, infatti, sembra trovare riscontro in indizi di natura epigrafica, in quanto gli elementi all’interno del nesso TTT potrebbero prestarsi ad una lettura diversa da quella proposta nella scheda dell’esemplare (Y and 2 pellets). Se la lettera nel campo in altro appare inequivocabilmente una ypsilon, i due segni di forma circolare appaiono riconducibili a theta (a s.) ed omicron (a d.) piuttosto che a due pellets, configurandosi come iniziali della legenda thurina (). A ciò si aggiungono i dati tecnici relativi al peso e al modulo, che nei due esemplari si attestano su valori alquanto omogenei (mm 8-7; gr. 0,31; 0,23). Ci troveremmo pertanto di fronte ad un ‘nuovo’ divisionale argenteo di Thurii, la cui esatta identificazione appare tuttavia incerta e peraltro rischiosa, considerata l’esiguità dei pezzi a disposizione. I pesi noti (gr. 0,31; 0,23) appaiono certamente inferiori a quelli dell’obolo, di cui i nostri esemplari costituiscono forse una frazione corrispondente – ma solo come ipotesi di lavoro - al valore di 1 ½ tetartemorion ossia un trihemitartemorion, come rilevano anche i compilatori della scheda. Resterebbe poi da definire il significato delle tre T in nesso (segno di valore? simbolo?). Si tratta di una questione alquanto controversa che ha dato luogo ad una bibliografia litigiosa e che si lega, più in generale, all’annosa problematica della funzione del segno T sulle frazioni magnogreche (Taranto, Crotone, ecc.), sia in argento che in bronzo. Per quest’ultimo, in particolare, andrebbe presa in esame una nota serie enea di Crotone (D/ astro a 16 raggi; R/ clava e arco incrociati, KPO e tre T in nesso), ricondotta con incertezza da Attianese al valore del trikalkos (p.m. gr. 3,26), che reca al R/ un tipo identico (TTT) a quello dei divisionali thurini (Taliercio Mensitieri 1993, p. 116: terza fase, gruppo XXI; Rutter HN 2238: prima metà del III secolo a.C.; Attianese 2005, pp. 278-85, nn. 75-77). Kroton (da Attianese 2005, p. 280) La comparsa della stessa immagine su metallo vile e prezioso potrebbe forse sottendere un sistema di relazioni AR/AE in un’epoca in cui (fine IV-metà III secolo a.C.) il bronzo, che dapprima si associa all’argento con funzione sussidiaria, sembra poi assumere un ruolo del tutto preminente, sostituendo i divisionali in metallo pregiato all’interno dei mercati locali? Abbreviazioni: Attianese 2005 = P. Attianese, Kroton. Le monete di bronzo, Soveria Mannelli 2005. Polosa 2009 = A. Polosa, Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide. Il Medagliere, Paestum 2009. Taliercio Mensitieri 1993 = M. Taliercio Mensitieri, Problemi della monetazione in bronzo di Crotone, in A. Mele (cur.), Crotone e la sua storia tra IV e III secolo a.C. - Napoli 1987, Napoli 1993, pp. 111-129.
  4. cori

    Sybaris

    Diobolo Diobol (0,97 g.), ca. 520- 500 v.Chr. Vs.: Sich umwendender Stier n. r. Rs.: incuse Amphore. SNG ANS 855; SNG Cop. 1395. ss foto tratta da wildwinds ...si solito il toro va per la maggiore, ma questo mi sembra più un cavallo... :D é solo una mia impressione? Marco
  5. In asta BFA del venturo gennaio uno statere di Sybaris (31 mm, 7.44 g, 12h) caratterizzato da una peculiare variante epigrafica: la legenda VM, con ductus retrogrado, presenta un singolare san (M) rovesciato e che non mi pare venga annotato nel volume della Spagnoli (privo di tavole illustrative) sulla produzione monetaria della città, pur rientrando la moneta nella fase B (ca. 530/25-515 a.C.) della sua classificazione per la presenza dell’etnico in esergo al D/. Tale variante, di cui al momento non sono riuscito a trovare puntuali confronti, può forse aggiungere un nuovo e significativo tassello alle coniazioni di questa fase produttiva della zecca. BFA - ACR Auctions, E-Auction 64, 13.1.2019, 95
  6. La cospicua presenza di incusi sul mercato antiquario continua ad apportare nuove ed importanti acquisizioni in merito alla più antica produzione monetaria delle poleis magnogreche. E’ il caso del nomos tarantino a rovescio incuso presentato da CNG-Triton XXII, un esemplare (mm 22.5; gr. 8.01, 11h) contrassegnato dal delfiniere su entrambi i lati e la cui cronologia oscilla tra la fine del VI secolo a.C. (Fischer-Bossert 1999, gruppo 1: 510-500) e la prima decade del successivo (Garraffo 2002: 500-490). Classical Numismatic Group - Triton XXII, 8/1/2019, 5 (from the Gasvoda Collection) (Ex Golden Horn Collection: Stack's, 12/1/2009, lot 2053; ex Lawrence R. Stack Collection: Stack's, 14/1/2008, lot 2007) La serie si pone in successione alle emissioni contrassegnate sia al D/ che al R/ dalla figura maschile con fiore e lira (Hyakinthos?) e a quelle che abbinano tale immagine a quella del delfiniere al R/. Nell'accurata descrizione dell’esemplare, gli editori rilevano la corrispondenza dei conii di D/ e di R/ rispettivamente con i nn. V7-R8 del catalogo di Fischer-Bossert, an unlisted die combination come viene correttamente riportato. Tale notazione appare di grande importanza soprattutto in considerazione della rarità delle serie incuse tarantine per le quali Fischer-Bossert registra appena 6 coni di D/ e 11 di R/ con numerosi incroci che sembrerebbero documentare un ritmo di produzione alquanto intenso e continuo ma di limitata estensione cronologica.
  7. Due esemplari attribuiti a Temesa (già noti) sono recentemente apparsi sul mercato antiquario: Hess-Divo, 335, 6/12/2018, 7 CNG - Triton XXII, 7/1/2019, 106 La serie (apparentemente un’unica coppia di coni) include i seguenti esemplari, che ho catalogato in ordine decrescente su base ponderale fornendo quando possibile il relativo apparato illustrativo (mancano i dati del n. 9 in quanto al momento non sono riuscito a reperirli): 1) 8,16 Hess-Divo 335, 6/12/2018,7 (ex NAC AG,13,1998, 234 ex Peus 407, 2012,141 ex M&M AG 61, 1982, 32) 2) 8,13 NAC 48, 21/10/2008, 22 (ex NAC 8,1995, 107) 3) 8,12 CNG 72,14/6/2006, 170 4) 8,00 CNG - Triton XXII, 8-9/1/2019,106 (ex NGSA IX, 2015, 5 ex Star Collection: LHS 102, 2008, 54 ex Leu 86, 2003, 263) 5) 7,92 Napoli, MN, Sg 6463 ( = G.F. Hill, Becker the Counterfeiter, I, London 1924, p. 64, n. 14 e tav. I, 14 = Garrucci pl. CXVI, 27) 6) 7,80 Parigi, Sambon, Recherches, p. 329 7) 7,12 Londra, BMC Italy, p. 385,1 8 ) 5,90 Yale Univ., inv. 2001.87.30278 9) Jameson 464 NAC 48, 21/10/2008, 22 CNG 72, 14/6/2006, 170 Napoli, MN, coll. Santangelo 6463 Yale Univ., 2001.87.30278 Come giustamente rilevato da Rutter (HN, p. 193), sull'autenticità della serie (apparentemente un’unica coppia di coni), sono state espresse forti perplessità ingenerate, da un lato, dal noto esemplare della collezione Santangelo (n. 5), ritenuto da Hill una realizzazione del falsario tedesco Becker, dall’altro dall’esigua consistenza dei pezzi noti. Esistono tuttavia almeno due esemplari che risultano anteriori all’attività di Becker, come rilevano opportunamente gli editori di CNG 72, 170: As recently as "Historia Nummorum Italy", most scholars dismissed this issue as the product of modern forgers (cf. HN p. 193), because of the Becker forgery of this type (Hill 14), plus the extreme rarity of examples. However, a few known examples are clearly not from Becker's dies (e.g. Basel 234) and the example in F. Carelli's 1812 catalogue (C. Cavedoni, "Francisci Carellii Numorum Italiae Veteris Tabulas CCII" (Leipzig, 1950, pp. iii and 97), which had existed for at least 15 years prior to Becker's forgeries……. Tale dato mi sembra che deponga a favore dell’autenticità della serie, seppur con l’espunzione al suo interno di alcuni esemplari. Ad avallarne la genuinità sembrerebbe porsi anche l’affinità tipologica, già rilevata in più occasioni dalla Caccamo Caltabiano, con la serie di didrammi di Camarina databili agli inizi del V secolo a.C. (ca. 492-485 a.C.). Come si nota l’apparato iconografico di questa serie è alquanto affine a quello crotoniate, fatta eccezione per la sostituzione della palma al tripode, che sembra comunque riproporre lo schema tripartito. Franke-Hirmer, 146
  8. Tra gli esemplari proposti dal catalogo Harlan J. Berk, Ltd. - Buy or Bid Sale 206 del prossimo 15 novembre compare un interessante nucleo di monete magnogreche. Si tratta di 19 stateri in argento di cui 17 di Taranto (lotti 28-44) e 2 di Metaponto (lotti 45-46). Di seguito riporto le foto degli esemplari seguiti dalla classificazione Vlasto (V) e/o dalla concordanza con il catalogo di Fischer-Bossert (FB). Lot 28 (V 503-FB 777) Lot 29 (FB 672) Lot 30 (FB 785) Lot 31 (FB 747) Lot 32 (FB 729) Lot 33 (V 579-FB 1070) Lot 34 (V 593- FB 1120?) Lot 35 (V 636-FB 923) Lot 36 (V 657-FB 975) Lot 37 (V 657-FB 949) Lot 38 (V 673) Lot 39 (V 666)
  9. Dal web due frazioni crotoniati: Roma Numismatics Ltd., E-Live Auction 4, 29/11/2018, 54 Bruttium, Kroton AR Obol. Circa early 5th Century BC. Tripod / Thunderbolt between two annulets. SNG ANS 333; Weber 1022. 0.76g, 9mm, 10h. Near Very Fine. Very Rare. From a private European Collection. Roma Numismatics Ltd., E-Live Auction 4, 29/11/2018, 55 Bruttium, Kroton AR Diobol. Circa 430-420 BC. Tripod / Thunderbolt between two annulets. Attianese 93; HN Italy 2134; SNG ANS 333.0.48g, 9mm, m10h. Very Fine. Attractive old cabinet tone. From a private European Collection. Entrambi divisionali di Crotone di grande interesse. L’identificazione dei nominali risulta andrebbe tuttavia precisata: Il primo es. (gr. 0, 76) viene classificato come obolo (!), il secondo (gr. 0,48) come diobolo (!). Eppure il modulo del tondello (mm 9 in entrambi) sembrerebbe indicare un unico nominale (diobolo) di cui il primo più leggero per la evidente consunzione. Una breve ricerca sul web e sui principali repertori sillogistici consente di recuperare un discreto numero di esemplari con la medesima tipologia di cui fornisco un breve catalogo che non ha pretese di completezza e risulta pertanto suscettibile di integrazioni: 1. Attianese 375 (gr. 0,87) 2. SNG Cop. 1793 (gr, 0,87; mm 9) 3. *CNG 385, 2016, 53 (gr. 0,84; mm 10) 4. Attianese 376 (gr. 0,84) 5. *CNG 109, 2018, 45 (gr. 0,79; mm 9) 6. Berlin, SM, 1847/7729 (gr. 0,78; mm 9) 7. Parma, Complesso Monumentale della Pilotta, Medagliere, inv. 1141 (gr. 0,77; mm 8,9. V. G. Gargano, Le monete lucane e bruzie nel Medagliere del Complesso Monumentale della Pilotta, in S. Pennestrì (a cura di), Complesso Monumentale della Pilotta. Il Medagliere, Notiziario del Portale Numismatico dello Stato, serie "Medaglieri Italiani", 11.1 – 2018, n. 134) 8. Roma Numismatics Ltd., E-Live Auc. 4, 2018, 54 (gr. 0,76; mm 9) 9. Weber 1022 (gr. 0,75; mm 9) 10. SNG ANS 333 (gr. 0,73; mm 9) 11. CNG 224, 2009, 19 (gr. 0,71; mm 7) 12. *J. Elsen, list 213, 2000, 14 (gr. 0,68; mm 8,2) 13. BMC Italy 62 (gr. 0,67) 14. *CNG, E-Auc. 233, 2010, 101 (gr. 0,58; mm 8 ) 15. Roma Numismatics Ltd., E-Live Auc. 4, 2018, 55 (gr. 0,48; mm 9) Segue l’illustrazione degli esemplari contrassegnati da asterisco. CNG 385, 2016, 53 (diobol: gr. 0,84; mm 10) CNG 109, 2018, 45 (diobol: gr. 0,79; mm 9) J. Elsen, list 213, 2000, 14 (diobol: gr. 0,68 mm 8,2) CNG, E-Auc. 233, 2010, 101 (diobol: gr. 0,58; mm 8 ) Gli esemplari raccolti prefigurano un nucleo compatto per omogeneità ponderale (peso medio gr. 0,74) e caratteristiche tecniche (modulo di mm. 8-10), elementi che sembrerebbero suggerire un'identificazione del nominale come diobolo piuttosto che come obolo, confermando quanto già prospettato da Rutter (HN Italy, 2134). Tale identificazione che sembrerebbe peraltro comprovata dai due cerchietti presenti al rovescio. La raffigurazione del segno del valore (OO) per indicare il nominale non è tutt'altro che estranea al repertorio tipologico crotoniate. Per restare nell’ambito dei dioboli si possono citare quelli con tripode/lepre e due cerchietti - questi ultimi generalmente posti al R/ (a) ma anche al D/ (b) e che in una serie (c) risultano accompagnati al D/ dalla sigla , evidente allusione al nominale - o i più rari dioboli tripode/pegaso OO (d). a) Naville Numismatics Ltd., Live Auction 25, 2016, 44 (gr. 0,83) b) CNG 69, 2005, 59 (gr. 0,81) c) Harlan J. Berk Ltd., 102th buy or bid sale,1998, 135 (gr. 0,71) d) CNG 236, 2010, 16 (gr. 0,76)
  10. Da Artemide Aste, Auction L, 3-4/11/2018, lot 34 un interessante esemplare di Sidion. Nel corso degli anni e in svariate discussioni è stata richiamata sul forum l’attenzione su queste monete di incerta attribuzione e controversa cronologia, di cui è nota un’unica serie in bronzo caratterizzata dai seguenti tipi: D/Testa di Zeus laureato e barbato. R/ . Eracle stante a d. appoggiato alla clava. Uno studio accurato sulla questione fu condotto in anni relativamente recenti da Mangieri, che dà notizia di sette pezzi di Sidion, tutti provenienti da Gravina in Puglia e, in particolare, dalla collina di Botromagno (G. Libero Mangieri, Le monete di Sidion e la circolazione monetaria nel periodo classico-ellenistico a Gravina in Puglia e ad Altamura (BA), RIN CII, 2001, 49-87). Ad essi vanno aggiunti i due esemplari del BMC (citati in nota da Mangieri e segnalati da Rutter, HN Italy, 822) ed alcuni pezzi apparsi sul mercato antiquario per un totale di 14 unità. Di seguito fornisco un breve elenco degli esemplari a me noti che mi auguro gli utenti del forum possano incrementare. Dell’es. n. 14 non sono riuscito a reperire i dati pondometrici. 1. gr. 3,4 BMC Italy, p. 395, 2 2. gr. 2,89 mm 16 Inasta, 15, 29/3/2006, 24 3. gr. 2,8 mm 15,10 Gravina, Botromagno, sporadico (Mangieri 2001, 19) 4. gr. 2,6 mm 15,45 Gravina, Botromagno, sporadico (Mangieri 2001, 20) 5. gr. 2,64 mm 15 Artemide Aste, Auc. L, 3-4/11/2018, 34 6. gr. 2,53 mm 15 CNG 327, 28/5/2014, 124 7. gr. 2,4 mm 16,25 Gravina, Botromagno, sporadico (Mangieri 2001, 21) 8. gr. 2,3 mm 15,70 Gravina, c.da Lamacolma, sporadico (Mangieri 2001, 22) 9. gr. 2,3 mm 15,70 Gravina, c.da Lamacolma, sporadico (Mangieri 2001, 23) 10. gr. 2,2 mm 15,90 Gravina, Botromagno, sporadico (Mangieri 2001, 24) 11. gr. 2,17 BMC Italy, p. 395, 1 12. gr. 1,83 mm 14 Bertolami, E-auction 39, 15/2/2017, 20 13. gr. 1,2 mm 11,30 Gravina, Strada S.Stefano, sporadico, non integro (Mangieri 2001, 25) 14. Artemide Aste, XVIII, 9/12/2007, 5 Un ulteriore esemplare (inedito) segnalato da Mangieri fu rinvenuto in una cisterna in associazione con materiale archeologico non successivo al primo quarto del III secolo a.C. (Mangieri 2001, p. 57 e nota 25). L’emissione si presenta omogenea sotto il profilo ponderale. Fatta eccezione per gli ess. n. 12 (gr. 1,83) e n. 13 (non integro), i pesi si distribuiscono tra gr. 3,4 e gr. 2,17 con un peso medio di gr. 2,73 circa. Il modulo dei tondelli risulta compreso tra mm. 16-14, con un addensamento intorno a mm. 15. Sembrerebbe pertanto trattarsi di un unico nominale privo di articolazioni interne. L’autorità emittente, Sidion, viene identificata con l’antica Silvium, corrispondente all'attuale sito di Botromagno nei pressi di Gravina in Puglia, nella quale Diodoro (XX, 80, 1), unica fonte storica in proposito, ricorda la presenza di un presidio sannita sgominato dai Romani che nel 306 a.C. cinsero d’assedio ed espugnarono il centro. Mangieri inquadra le monete di Sidion in epoca anteriore al 306, nell'ambito delle vicende che caratterizzarono la Magna Grecia nella seconda metà del IV secolo a.C. Per la scarsa consistenza, lo studioso attribuisce all'emissione una valenza politica più che pratica, espressione di quella comunanza di interessi che spinse Sanniti e Tarantini a far fronte comune contro l’espansionismo di Roma in Italia meridionale. Un rapporto già emerso all'epoca in cui (327-6 a.C.) i Neapolitani aprirono le porte ai Romani (Livio VIII, 27) grazie al prevalere di una fazione aristocratica che si oppose al blocco tarantino-sannita, propenso alla resistenza, e consolidatosi nel corso della seconda guerra sannitica. Si sarebbe trattato di un’emissione con cui gli abitanti di Sidion - che analogamente ad altri siti indigeni delle vicinanze probabilmente non avevano mai coniato moneta propria -, avrebbero manifestato alla vigilia dell’assedio (306) la loro totale aderenza al contesto dei rapporti con Taranto in chiave antiromana, come sembrerebbe denunciare la scelta dei tipi, di chiara ispirazione greca (Mangieri 2001, 56-7). A queste considerazioni che sembrerebbero contestualizzare la moneta sostanzialmente in base al dato storico, l’esemplare dell’Asta Artemide consente di apportare nuovi spunti di riflessione desunti dal dato interno. Si tratta infatti dell’unica moneta di questa serie ribattuta su un pezzo di Metaponto, come opportunamente riportato dai compilatori. Tracce della spiga sono visibili in corrispondenza della testa di Zeus unitamente alle lettere della leggenda MET nel campo inferiore. Per quanto resti incerta l’esatta identificazione della serie metaponina in esame in base alle tracce visibili, il peso dell’esemplare (gr. 2,64), le dimensioni del modulo (mm. 15) e la disposizione delle lettere sembrerebbero ricondurre ad emissioni enee della prima metà del III secolo a.C. del tipo Zeus/spiga (Johnston 48; HN 1684) o Demetra/spiga (Johnston 56, 59; HN 1692, 1695). È pur vero che le emissioni in bronzo di Metaponto, abbondanti per intensità e durata, attendono una più puntuale sistemazione, specie a livello cronologico. Se tuttavia la cronologia di Rutter per le serie succitate, che ricalca quella della Johnston, risultasse corretta, le monete di Sidion slitterebbero inequivocabilmente al primo quarto o al massimo alla prima metà del III secolo a.C. come peraltro prospettato già dallo stesso Rutter (n. 822: 300-275 a.C.) seguito da Bertolami e Artemide. Il tutto su uno scenario storico decisamente mutato……
  11. dracma

    Dracme "pesanti"

    Recentemente apparse (o riapparse) sul web, due dramme a rovescio incuso emesse da Caulonia e da Crotone. Allo stato attuale entrambe sembrerebbero registrare, all’interno delle rispettive zecche, i pesi più alti finora documentati per tali divisionali (risp. gr. 2,92 e gr. 2,93), rinviando ad un peso teorico che evidenzia maggiore aderenza allo standard corinzio che a quello di sua diretta filiazione (cd. “acheo-corinzio” o “corinzio ridotto”) in uso nelle colonie achee della Magna Grecia. Tali oscillazioni ponderali, che si riscontrano soprattutto a livello dei nominali maggiori (stateri), rappresentano un fenomeno piuttosto frequente durante la fase più antica della coniazione in Italia meridionale, seppur con modalità differenti. Caulonia Künker, 312, 2018, 2088 (ex Giessener Münzhandlung 146, 2006, 44 ex NAC P, 2005, 1096) Crotone Roma Numismatics Ltd, XVI (2018), 123 (from a private European collection, outside of Italy prior to December 1992)
  12. Una moneta di tipologia anomala figura tra gli esemplari della collezione dell’American Numismatic Society di New York: D/ Testa femminile volta a s. con capelli rialzati e trattenuti da larga benda. R/ ϘPO a s. Tripode con collo sormontato da tre anse. A d., spiga (fig. 1). Fig. 1 SNG ANS 3, 349 (gr. 7,37) L’esemplare viene attribuito dagli editori della Sylloge alla zecca di Crotone, qualificata sul piano epigrafico dalla presenza dell’etnico e a livello tipologico dalla scelta del tripode. Ad avallare tale ipotesi si pone il dato tecnico relativo agli incroci di conio (R/) con due stateri della serie Aquila/Tripode (figg. 2-3). Fig. 2 SNG Ashmolean, 1512 Fig. 3 BFA, E-Auction 32, 2016, 130 Avulso dalla tipologia crotoniate, che non esibisce mai teste femminili sulle serie in metallo pregiato, ad eccezione di quelle contrassegnate da Hera Lakinia abbinata ad Herakles al R/, il pezzo rappresenta a tutt'oggi un unicum e pertanto meritevole di attenzione. A dispetto del grado di rarità, scarso è tuttavia risultato l’interesse degli studiosi per l’esemplare in oggetto. La bibliografia numismatica appare limitata ad alcune notazioni della Johnston che se ne occupa – seppur indirettamente – in riferimento alle le produzioni metapontine considerate “non ufficiali” (Johnston 1984, p. 68). Al loro interno la studiosa richiama l’attenzione su una moneta di “imitazione” (n. 541, imitazione del n. 471) legata da un incrocio di R/ ad un pezzo suberato (n. 540; imitazione del n. 471 R/) che a sua volta condivide il conio di D/ con il n. 539 (gr. 5,38; imitazione del n. 495), anch'esso suberato. L’esemplare n. 541, attualmente nella collezione Lloyd (ex Sambon, 13/3/1923, 115: gr. 7,00), non sembrerebbe invece presentare tracce di suberatura. Nel corso sue ricerche la Johnston ricorda di aver notato due esemplari di Crotone - l’uno nella collezione Jameson (n. 428: gr. 5,72), l’altro nella coll. Newell (ex Naville, IV, 169: gr. 7,36) – che si ricollegavano al conio metapontino. E tale relazione, come appurò successivamente la studiosa, risiedeva nel dato tecnico: la testa femminile del conio n. 541 di Metaponto presentava identità di conio con quella degli esemplari crotoniati (figg. 4-5). Fig. 4 METAPONTO (Jonston 1984, pl. 42-43) M E T A P O N T O CROTONE D/539--------D/540 D/541-------D/ANS 349 suber. suber. imitaz. R/539 R/540-----R/541 R/ANS 349 Fig. 5 LHS Numismatik AG, 100, 2007, 108 (Noe 471, imitata dalla n. 541) Ne risulta un quadro articolato e per alcuni versi anomalo: - a Metaponto esemplari suberati e di “imitazione” sarebbero stati battuti dagli stessi coni - Metaponto e Crotone si relazionano in una sorta di produzione di carattere speculare non ufficiale: la prima emette monete che riproducono in modo grossolano tipi di più alto pregio artistico (541 imita 471), la seconda reimpiega in corso di battitura un conio metapontino di imitazione al D/ associandovi il tipo locale (R/ tripode) di una serie diversa. Per la scarsa esecuzione nell'incisione dei coni, l’es. n. 541 di Metaponto e quello di Crotone (ANS 349) si qualificano a giudizio della Johnston come “ancient counterfeits made illicity” più che imitazioni (o barbarizzazioni) o pezzi prodotti a scopo “sperimentale”. Benché possibile, l’ipotesi della studiosa è quantomeno opinabile. La contraddirebbe non solo il dato ponderale (n. 541: gr. 7,00; ANS 349: gr. 7,37) che non si discosta poi eccessivamente dall’alleggerimento che a partire dalla metà del V secolo a.C. investe lo statere acheo-corinzio, imperniato su un valore di gr. 7,76 ca, (cd. nomos italiotikòs), ma soprattutto il caso di Crotone che abbina ad un conio di imitazione di Metaponto (ANS 349 D/) uno di carattere “ordinario” (ANS 349 R/), regolarmente impiegato nella produzione di serie argentee non contraffatte (figg. 2-3). Mi chiedo pertanto se i due casi succitati (Noe 541 e ANS 349), che non presentano segni di contraffazione (suberatura, metallo alterato, ecc.), possano davvero qualificarsi come iniziative fraudolente o se piuttosto la scarsa qualità del tipo non vada ricercata nell'impiego di maestranze dotate di non positive abilità tecniche e forse non specializzate. Che poi nel corso della produzione “regolare” la zecca mettesse in circolazione monete suberate per esigenze diverse (difficoltà nell’approapprovvigionamento del metallo, ecc.) è un fenomeno ampiamente attestato. Gli studi più recenti sui coni di Taranto (Fischer-Bossert 1999) e di Sibari (Spagnoli 2013, pp. 202 s.), per restare in Magna Grecia, hanno documentato non pochi casi di monete in metallo vile ricoperte da un velo d’argento battute dagli stessi coni di monete “autentiche”. Si tratta di una pratica che trae origine da un passato assai remoto, come testimoniano esemplari suberati in elettro della Ionia asiatica ma anche monete argentee a corso internazionale, come quelle di Atene, di Egina e di Corinto.
  13. Un esemplare di grande interesse verrà battuto nella prossima asta Peus. Si tratta di un piccolo nominale eneo di Velia (gr. 1,32) contrassegnato dai tipi della testa di Atena con elmo attico adorno di corona d’ulivo al D/ e dalla civetta ad ali chiuse su ramo d’ulivo ed etnico [] al R/ (fig. 1). 1) Dr. Busso Peus Nachfolger, Auction 423, 7/11/2018, lot 165 Come annotato dai compilatori della scheda, l’esemplare risulta privo di confronti nella bibliografia relativa alla monetazione velina e, in particolare, nei contributi di Mangieri e di Rutter (G. Libero Mangieri, Velia e la sua monetazione, Lugano 1986; Rutter, HN, 121 s.) Si aggiunge l’assenza di riscontri anche all’interno della collezione Sallusto, il cui segmento più rilevante è rappresentato proprio dal materiale eneo (più di 200 pezzi; v. G. Libero Mangieri, La monetazione di Poseidonia-Paestum e Velia nella collezione Sallusto, “Bollettino di Numismatica”, 46-47, 2006, 3-289). Per una seriazione dell’esemplare bisogna essenzialmente tener conto delle opzioni tipologiche e delle corrispondenze con i nominali maggiori in metallo prezioso (AR). È ben noto che la testa di Atena con elmo attico decorato da un serto di olivo, di eminente derivazione thurina, rappresenta l’elemento di innovazione del III periodo della classificazione Williams, all'interno del quale si attesta in primis sulle dramme, abbinata alla civetta al R/ (fig. 2), e successivamente sui didrammi (fig. 3), contrassegnati al R/ dal tipo del leone che azzanna un cervo (R.T. Williams, The Silver Coinage of Velia, London 1992). 2) Oxford, SNG Ash., 1148 3) NAC AG 13, 1998, 116 A questi elementi si aggiunge il dato ponderale, che sembrerebbe in linea con le frequenze registrate per la prima fase delle emissioni enee della città (HN, 1320) contrassegnate al D/ dalla testa di ninfa (fig. 4) e successivamente da quella di Herakles (fig. 5; HN, 1321-1324). 4) John Morcom Collection (SNG X, 328) 5) Sallusto 1104 (= Mangieri 186) Alla luce di queste brevi riflessioni e se colgono nel segno le corrispondenze tipologiche, hanno ben ragione i compilatori della scheda ad ipotizzare che l’esemplare in oggetto rappresenti “die früheste Bronzemünze” emessa da Velia, la quale, come è noto, fu una delle prime città magnogreche a produrre monete in bronzo a partire dall’ultimo quarto del V secolo a.C. insieme a Thuri e Reghion.
  14. Chaponnière & Firmenich SA, Auction 10, 21/10/2018, lot 6 Calabria. Tarentum. Didrachm 510-540 BC. Sear 224 var.; HN Italy 827. AR. 8.01 g. VF cleaned Transeat la riproduzione fotografica errata per l’inversione dei tipi (la sequenza corretta è: D/delfiniere; R/ippocampo) ed altri "particolari" sarebbe quantomeno opportuno correggere la datazione proposta dal compilatore della scheda.
  15. Recentemente apparso sul mercato antiquario, questo esemplare in bronzo di Terina (fig. 1) appare di eccezionale interesse in quanto rappresenta un unicum: D/Testa femminile (ninfa?) a d. adorna di orecchino. R/ T a s., E a d. Tre crescenti entro corona d’ulivo. Bordo lineare. AE, mm 19. 1 - Gerhard Hirsch Nachfolger, Auction 343, 26/9/2018, 2021 (“Erworben 2011 in Deutschland”) Come riportato dai compilatori della scheda, il pezzo si confronta sul piano iconografico con il n. 128 (gruppo B) della classificazione Holloway-Jenkins (R/ TE entro corona d’ulivo; fig. 2) genericamente datato al IV-III secolo a.C. e noto agli studiosi in un solo esemplare in collezione privata e privo di dati pondometrici (p. 57, n. 128). Un’ulteriore moneta con la medesima tipologia è attestata tra i materiali della collezione Sallusto (n. 1364) conservata a Salerno e pesa gr. 4,60 (dati tratti da Taliercio Mensitieri 1993, p. 150, nt. 122). 2- Holloway-Jenkins 1983, n. 128 Ai pezzi in esame si collega un esemplare in bronzo (unicum) di Parigi (Garrucci 1885, p. 169, n. 29 = De Luynes, 835; fig. 3) di gr. 8,95 con testa di ninfa a s. entro corona d’olivo/Nike a s. seduta su anfora con corona nella mano d. – ignota agli studiosi della monetazione terinea – che ricalca fedelmente la tipologia di alcuni stateri argentei del gruppo B Holloway-Jenkins (nn. 11-15; fig. 4) datati al 440-425 a.C. (Taliercio Mensitieri 1993, p. 150, nt. 122). 3 - Paris, De Luynes, n. 835 4 - NAC AG, Auction 13, 8/10/1998, 237 (Ex Antikenmuseum Basel und Slg. Ludwig, 237) Holloway-Jenkins 15 Gli esemplari di Parigi (gr. 8,95) e coll. Sallusto (gr. 4,60) presentano affinità iconografiche per la presenza della corona di alloro nonché per il rapporto ponderale (2:1). Potrebbe pertanto trattarsi di un’emissione costituita dal doppio e dalla sua metà. Ad essa potrebbe raccordarsi l’esemplare di Hirsch, del quale tuttavia sarebbe auspicabile conoscere il peso per comprendere l’esatta identificazione del nominale. Per quanto concerne la cronologia, i confronti con il gruppo B Holloway-Jenkins, se pertinenti, riporterebbero alla seconda metà del V secolo a.C. ca. Potrebbe trattarsi di una delle più antiche monete in bronzo - se non la più antica - emessa dalla zecca di Terina? Abbreviazioni: Garrucci 1885 = R. Garrucci, Le monete dell’Italia antica, Roma 1885 Holloway-Jenkins 1983 = R.R. Holloway-G.K. Jenkins, Terina, Bellinzona 1983 Taliercio Mensitieri 1993 = M. Taliercio Mensitieri, Problemi monetari di Hipponion e delle città della Brettia tra IV e III sec. a.C., in A. Mele (cur.), Crotone e la sua storia tra VI e III sec. a.C. (Atti del Seminario di studi - Napoli 1987), Napoli 1993, pp. 131-186.
  16. Dal web un raro esemplare metapontino con iscr. METABO (del tipo Noe 452) riconducibile a Metabos, nome barbaro di Metaponto secondo Stefano Bizantino (s.v. Metapontion), riferibile all'eroe eponimo di Metaponto per Ecateo (F 84 Jacoby) e di cui pare esistesse in città un heroon (Antioco, 555 F 12 Jacoby). Spink, Auc. 18006, 25/9/2018, 1005 (Professor John Griffith collection) (Noe 476) D/ T. di Demetra a s. adorna di collana e con capelli rialzati e raccolti in spesse trecce che circondano la testa. A d., dietro il collo, . R/ METABO a s. su base lineare. Spiga a sei grani con foglia ricurva a d. La stessa leggenda compare sullo statere Noe, n. 452 D/ T. di Demetra a s. con capelli rialzati e adorni di diadema decorato con serto d’ulivo. A s., NIKA; a d., dietro il collo, . R/ METABO a s. Spiga a sette grani con foglia ricurva a d. Noe-Johnston 1984, pl. 34-35, 452 La n. 452 è tratta da un conio di D/ rilavorato che ha battuto anche gli ess. 450-1 che tuttavia presentano al R/, rispettivamente, le leggende e . La n. 476, anch'essa “deepened by recutting”, proviene dallo stesso conio di D/ dei nn. 472 e 475 che si differenziano per la forma dell’etnico al R/ (). Entrambe le monete vengono collocate dalla Johnston nella classe VII che include serie contraddistinte dalla t. di Demetra (Noe 449, 450-2, 467-71, 495, 472-6, 501-6), di Dioniso (Noe 453-9, 464-6) e di Pan (Noe 460-3) databili nel secondo quarto del IV secolo a.C. (ca. 375-350) se non qualche decennio dopo.
  17. neretino

    NAP Nardò

    Ciao ragazzi...sono nuovo de sito e mi scuso in anticipo se ho sbagliato sezione o altro. Ho cercato molto nelle tante discussioni del forum un qualcosa che parlasse in riferimento alla mia città NARDO' quindi alla città stato messapica Neriton. Ho delle informazioni importanti dato che con il docente di numismatica dell'università di Lecce Aldo Siciliano stiamo organizzando un convegno sulla zecca di Nardò nel IV sec a.C. nella prossima primavera e mi chiedevo se qui avrei potuto trovare delle informazioni al riguardo. (non si sa mai) siamo riusciti ad entrare in possesso di alcune foto con le monetine della "presunta" zecca neritina che sono site al british museum a londra. Una in bronzo e l'altra in argento.. chi mi aiuta?
  18. dracma

    TIMO.....a Thurium

    Dal web un interessante statere di Thurium della seconda metà del IV secolo a.C. “apparently unpublished” (gr. 7,71; mm. 23) con sigla TIMO al D/ e Nike in volo su toro al R/. Heritage World Coin Auctions, Long Beach Signature Sale 3067, Auction 6/9/2018, lot 30006 (ex Numismatica Genevensis SA, Auction 7, 28/11/2012, lot 131 ex NAC AG, Auction 59, 4-5/4/2011, lot 505) Un esemplare tratto dalla stessa coppia di coni in Naville Numismatics Ltd., Auction 1, 15/6/2013, lot 16 (Ex Triton sale III, 1999, 84 ex NAC 51, March 2009, 534) con al R/ il simbolo dell’astro non più visibile sullo statere precedente. Allo statere vanno probabilmente collegati i trioboli con tipi analoghi al R/. Naville Numismatics Ltd., Auction 2, 21/9/2013, lot 13
  19. La pratica della riconiazione in Magna Grecia e Sicilia ha catalizzato l’interesse degli studiosi sin da tempi lontani. Spetta, infatti, a Sidney P. Noe il merito di aver redatto un breve inventario delle monete italiote riconiate (Overstrikes in Magna Grecia, “ANSMN” 7, 1957), ampliato in progresso di tempo da vari contributi di dettaglio tra cui una particolare menzione spetta al volume di S. Garraffo, Le riconiazioni in Magna Grecia e in Sicilia. Emissioni argentee dal VI al IV secolo a.C., Catania 1984. Il riconoscimento dei sottotipi resta tuttavia un’operazione alquanto complessa per la singolare perizia degli incisori nel rimuovere le immagini sottostanti. Ma non senza qualche défaillance. Tra uno scivolo di conio, una doppia battitura, una rottura del tondello (o del conio), ecc., capitava anche di non riuscire ad rimuovere del tutto gli undertypes, specie in momenti in cui il ritmo di coniazione era particolarmente intenso o per ragioni che ci sfuggono. È il caso dello statere di Metaponto battuto di recente da NAC 106, 9/5/2018, lot 1164. D/ . Testa di Tharragoras con elmo corinzio a s.; a d., K. Bordo perlinato. R/ META a d. Spiga a sette grani con foglia ricurva a s. su cui oggetto poco chiaro (oinochoe?). In basso a d., ON[A]. Statere AR, gr. 7,49 ca. 340-330 a.C. Bibl.: A. Johnston, The Coinage of Metapontum, Part 3, Numismatic Notes and Monographs 164, New York, 1990, A 6.11 I compilatori della scheda rilevano sull’esemplare “interesting traces of overstriking on a Tarentine nomos”. In realtà, per quanto le tracce presenti sulla calotta dell’elmo di Tharragoras appaiano iconograficamente simili alle onde marine cavalcate dal delfiniere tarantino, la loro posizione al margine superiore del campo monetale risulterebbe “anomala”, restringendo eccessivamente lo spazio necessario alla raffigurazione degli altri elementi tipologici. NAC 106, 9/5/2018, lot 153 (= Fisher-Bossert 684t) Propenderei piuttosto per la loro identificazione con i boccoli che fuoriescono dall’elmo di Athena degli stateri corinzi o di tipo corinzio. Artemide Aste, A Collection of Greek Coins, 22/10/2016, 292 (R/) Questi ultimi risultano infatti gli unici undertypes attestati all’interno della classe A Johnston e, in particolare, pegasi corinzi del periodo V Ravel (seconda metà del IV secolo a.C.) e numerario di Anactorium e di Leukas (Johnston III, p. 38) mentre le riconiazioni su stateri magnogreci risultano in questa fase assenti. La presenza di pegasi corinzi, che risulta attestata sottoforma di riconiazione in Magna Grecia già a partire dalla prima fase incusa, attraversa tutto il V e il IV secolo e trova riscontro nel rinvenimento di pegasi in numerosi ripostigli monetali. Ma è solo a partire dal progetto timoleonteo della spedizione in Sicilia (post 344) che il fenomeno assume caratteri di particolare intensità, come documentano, in Magna Grecia, le numerose riconiazioni su numerario corinzio operate dalle zecche di Metaponto e di Taranto e l’emissione di pegasi da parte di Locri, ed in Sicilia la battitura di pegasi ad opera di Leontini e di Siracusa.
  20. L’identificazione di un divisionale, specie nelle articolazioni più basse della scala ponderale, non sempre risulta scontata e sovente presenta nodi problematici che generano interpretazioni contrastanti. È il caso, ad esempio, delle monetazioni della Magna Grecia in cui l’assenza di segni di valore, almeno per la fase più antica, contraddistinta dalla tecnica incusa (seconda metà del VI secolo a.C.), qualifica il dato ponderale come unico elemento di ancoraggio per il riconoscimento delle frazioni, con tutti i limiti che ne derivano. Si tratta, infatti, di una metodologia alquanto rischiosa anche se applicata a monetazioni ascrivibili a sistemi ponderali saldamente noti e che non può prescindere dalla considerazione di molteplici variabili, tra le quali: presenza/assenza dello studio dei coni, frequenze ponderali, stato di conservazione, contesto di rinvenimento, ecc. In tal senso appare emblematica la definizione di “oboli” e di “emioboli” in relazione ad un discreto numero di frazioni crotoniati a R/ incuso recentemente apparse sul mercato antiquario. EMIOBOLI PROVENIENZA METALLO gr mm 1 Nomos AG, Obolos 10, 30.6.18, lot 9 (from an English collection formed before 2005) AR 0,21 10 2 Bertolami Fine Arts - ACR Auctions - Auction 44, 20.4.18, lot 57 AR 0,19 12 3 Roma Numismatics Ltd - Auction XV, 5.4.18, lot 35 (ex Roma Numismatics XII, 29.9.16, lot 50; ex private German collection) AR 0,24 10 4 Savoca Numismatik GmbH & Co. KG, Blue Auction 5, 24.2.18, lot 32 AR 0,18 8 5 Savoca Numismatik GmbH & Co. KG, Blue Auction 5, 24.2.18, lot 33 AR 0,19 10 6 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 44, 3.3.18, lot 51 AR 0,14 11 7 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 32, 7.1.17, lot 69 AR 0,14 10 8 Roma Numismatics Ltd, Auc. XIII, 23.3.17, lot 61 AR 0,15 11 9 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 33, 4.2.17, lot 22 AR 0,20 10 OBOLI PROVENIENZA METALLO gr mm 10 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 46, 2.6.18, lot 52 AR 0,17 11 11 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 46, 2.6.18, lot 53 AR 0,12 10 12 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 45, 5.5.18, lot 79 AR 0,20 10 13 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 45, 5.5.18, lot 80 AR 0,17 10 14 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 44, 3.3.18, lot 50 AR 0,15 12 15 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 43, 3.2.18, lot 43 AR 0,36 10 16 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 39, 26.8.17, lot 41 AR 0,22 10 17 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 39, 26.8.17, lot 42 AR 0,22 10 18 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 39, 26.8.17, lot 44 AR 0,22 10 19 Roma Numismatics Ltd, E-Sale 30, 29.10.16, lot 22 AR 0,36 12 Gli esemplari in esame, più che due nominali distinti, come da definizione dei compilatori, prefigurano un gruppo omogeneo sotto il profilo ponderale (p. max: gr. 0,36; p. min: gr. 0,12; p. medio: gr. 0,19) a cui si aggiunge il dato relativo al modulo (mm 12-10 con l’eccezione dell’es. n. 4: mm 8). Le frequenze ponderali illustrano, con particolare evidenza, una degradazione verso valori inferiori a gr. 20 (10 ess. su 19: nn. 2, 4-11, 13-14), una minore forchetta compresa tra gr. 25-20 (7 ess. su 19: nn. 1, 3, 9, 12, 16, 17-18) e appena 2 ess. di peso superiore a gr. 30 (nn. 15, 19; gr. 0,36). Nell’ambito del sistema ponderale utilizzato da Crotone, cd. “acheo-corinzio” (statere tridrammo di gr. 8,00-7,90 ca.), gli ess. nn. 15 e 19 appaiono senza dubbio identificabili come oboli in relazione al dato ponderale (gr. 0,36). I restanti pezzi risultano in apparenza più problematici: se la media dei valori noti (gr. 0,19) sembrerebbe suggerirne l’identificazione con gli emioboli, lo stato di conservazione appare generalmente compromesso anche se, allo stato attuale della documentazione, non risulta possibile accertarne eventuali cause (prolungata circolazione dei pezzi? condizioni di giacitura?). Si aggiunge lo stato non perfettamente integro di alcuni esemplari, tutti elementi che sembrerebbero indicare valori ponderali in origine più elevati di quelli finora attestati. Pur mancando uno studio analitico sui coni delle monete di Crotone, una ricerca condotta negli anni Ottanta su circa 600 esemplari crotoniati (Stazio 1984, 371 ss.) ha evidenziato che gli unici divisionali coniati dalla zecca nella fase incusa (ca. 530/25- 440/35 a.C.) risultano la dracma e l’obolo, peraltro con indici di attestazione (rispettivamente 7,5% e 1,5%) nettamente sbilanciati a favore del nominale maggiore, che occupa una posizione dominante (statere: 91%). Un dato pressoché coincidente si ricava dal confronto con le emissioni incuse delle poleis magnogreche che adottano il sistema ponderale acheo-corinzio. A Sibari i nominali coniati risultano statere, dracma ed obolo, quest’ultimo peraltro assente nella fase più antica (Fase A: Spagnoli 2013, 318, fig. 14, 29); Metaponto conia stateri, dracme, trioboli, dioboli ed oboli (HN, 131-2); Caulonia emette stateri, dracme, trioboli e dioboli (HN, 164-5). statere dracma triobolo diobolo obolo Sibari ● ● ● Metaponto ● ● ● ● ● Crotone ● ● ● Caulonia ● ● ● ● Si profila dunque un quadro monetario che, pur nella specificità degli assetti strutturali, non sembra contemplare divisionali dell’obolo. Per Crotone, in particolare, giova evidenziare che gli oboli incusi sono complessivamente esigui se rapportati agli stateri, in particolar modo quelli contrassegnati dalla tipologia tripode/tripode, di cui erano noti appena 3 pezzi (tutti definiti “oboli” sebbene due risultino “leggeri”) prima che il mercato antiquario restituisse una più cospicua documentazione: 1) gr. 0,43 (Attianese, Calabria Greca 3, 308, 1604 A = Attianese 1992, 41, n. 27). 2) gr. 0,14 (Gorny & Mosch 204, 2012, 1071; fig. 1) 3) gr. 0,16 (Heidelberger 64, 2014, 37) Fig. 1 Kroton, 1/48 Stater (Gorny & Mosch 204, 2012, 1071) Ulteriori emissioni di oboli incusi avranno luogo solo nella fase con aquila in volo al R/ (fig. 2), che si pone all'inizio del V secolo snodandosi lungo le fasi a tondello medio (510/500-480/70) e stretto (480/70-440/30). Fig. 2 Kroton, obolo (R/ aquila incusa: ACR, Auction E22, 25.11.14, lot 72) In quest’ottica risulta difficilmente ipotizzabile la presenza di emioboli incusi nella produzione crotoniate, considerato peraltro che il dato relativo al modulo degli esemplari in esame (mm 12-10) risulta perfettamente coincidente con quello degli oboli sibariti (Spagnoli 2013, 308), con i quali un ulteriore elemento di confronto si coglie nella frequente attestazione di valori inferiori a gr. 0,30, soprattutto nella fase C, che risulta la più ampiamente documentata a livello di divisionali (coppie di coni nn. 2042, 2044-5, 2050, 2055). Riguardo la cronologia degli esemplari, che i compilatori delle schede pongono tra il 530 e il 510, essa non risulta definibile con esattezza proprio per la mancanza di uno studio sulla sequenza dei coni. Dubito, tuttavia, che si possa proporre per tali divisionali una datazione alta. Varianti paleografiche della leggenda, mutamenti del ductus (progrado/retrogrado, discendente/ascendente), decoro dei bordi e dettagli nella resa iconografica del tipo sembrerebbero prospettare fasi di emissione cronologicamente distinte più che un parallelismo produttivo. Tenuto conto, come afferma Parise, che a Crotone, durante la fase incusa, lo statere occupa una posizione dominante, segno del "privilegiamento degli scambi su scala locale e ad alto livello” (Parise 1998, 71), sembrerebbe più plausibile un inquadramento dei divisionali in esame nell'epoca successiva allo scontro con Sibari (511/10 a.C.), periodo in cui da un lato si incrementa la produzione della dracma e dell’obolo – quest’ultimo raggiunge il 7,5% delle monete emesse –, dall'altro si assiste all'emissione di un gruppo di frazioni a doppio rilievo (trioboli, dioboli, oboli ed emioboli) con tipi diversi su entrambi i lati. Tutti elementi con cui si attua “il passaggio della funzione della moneta da misura del valore e strumento di tesaurizzazione “alla determinazione storica di mezzo di scambio” (Parise 1998, 72). Nota bibliografica Attianese, Calabria Greca 3 = P. Attianese, Calabria Greca. Greek coins of Calabria, III, Santa Severina 1980. Attianese 1992 = P. Attianese, Kroton, ex nummis historia. Dalle monete la storia, il culto, il mito di Crotone, Settingiano 1992. HN =N.K. Rutter, Historia Numorum. Italy, London 2001. Parise 1998 = N.F. Parise, Moneta e Democrazia, in E. Greco (a c. di), Venticinque secoli dopo l'invenzione della democrazia, Paestum 1998, 69-76. Spagnoli 2013 =E. Spagnoli, La prima moneta in Magna Grecia. Il caso di Sibari, Pomigliano d'Arco 2013. Stazio 1984 = A. Stazio, Problemi della monetazione di Crotone, in Crotone (Atti XXIII Conv. di Studi sulla Magna Grecia - Taranto 1983), Taranto 1984, 369-98.
  21. Una interessante frazione d’argento di Crotone è recentemente apparsa in Savoca Numismatik GmbH & Co. KG, Blue Auc. 7, 26/5/2018, lot 12 (Fig. 1). Fig. 1 La moneta viene descritta come segue: Bruttium. Kroton circa 390 BC. Diobol AR 10mm., 0,97g. Head of Persephone right, hair bound in ampyx and sphendone / The Herakliskos Drakonopnigon: the Infant Herakles, nude, crouching facing on rock, head left, strangling a serpent in each hand. BMC Italy -; HNItaly -; SNG ANS -. A giudizio degli editori l’esemplare non troverebbe alcun riscontro nei repertori bibliografici, in particolare nel catalogo del British Museum (BMC), nell’Historia Numorum di Rutter (HNItaly) e nelle collezioni edite dall’American Numismatic Society di New York nella collana Sylloge Nummorum Graecorum (SNG ANS). Se ne può dubitare. Un esame incrociato di dati tratti dal web e dalla documentazione bibliografica ha consentito di censire 7 esemplari del tutto analoghi a quello sopra illustrato e caratterizzati dai seguenti tipi: D/ a d. Testa femminile di profilo con capelli raccolti sulla nuca e adorna di orecchino; a s. foglia di alloro (?). R/ Herakles infante che strozza i serpenti. Di seguito fornisco un breve elenco dei pezzi raccolti ordinato secondo il criterio del décalage ponderale e accompagnato dall'identificazione dei nominali (in corsivo) proposta dai vari editori: 1) gr. 1,22 triobolo Attianese 1992, p. 154, n. 166 2) gr. 1,15 triobol Spink, NumCirc 100, Oct. 1992, 5843 3) gr. 1,14 triobol SNG Aarhus, 156 4) gr. 1,05 triobol or sixth stater SNG ANS III, 419 (Rutter, HN, 2158) 5) gr. 0,99 diobol SNG Cop., 1805 6) gr. 0,97 diobol Savoca Numismatik, Blue Auction 7, 26/5/2018, 12 7) gr. 0,92 diobol SNG Fitzw. IV, 804 Si riporta a titolo esemplificativo l’immagine dell’es. n. 4 (SNG ANS III, 419; Fig. 2) Fig. 2 Come si nota l’instabilità ponderale degli esemplari ha dato origine ad una diffusa incertezza nell'esatta codificazione del nominale. Tuttavia il peso medio calcolato sulla base delle monete note, seppur esigue e non sempre in buona conservazione, indicano un valore di gr. 1,06 circa, dato che sembrerebbe orientare verso un’identificazione dei pezzi come trioboli. Che si tratti di un unico nominale emerge inoltre dalla compattezza tipologica degli esemplari oltre che dall’ omogeneità sul piano tecnico-produttivo (tondelli di mm 11-10 circa). Per l’inquadramento cronologico, in assenza di uno studio sistematico sui coni della monetazione crotoniate, ci si dovrà basare sugli elementi noti. Rutter (HN, 2158) colloca l’emissione dei trioboli in esame in parallelo (o in immediata successione) con gli stateri del tipo Testa di Apollo/Herakles infante che strozza i serpenti (Fig. 3) - di cui ripetono il tipo del rovescio – inquadrandoli, sulla scia di Stazio (Stazio 1984, p. 391 ss.), agli inizi del IV secolo a.C., nel convulso periodo della Lega italiota e della lotta contro i Lucani e Dionigi di Siracusa, a cui si ascrivono anche gli stateri con Hera Lakinia/Herakles seduto su roccia (Fig. 4). Fig. 3 Roma Numismatics Ltd, Auction XI, 7/4/2016, lot 51 Fig. 4 Roma Numismatics Ltd, Auction XV, 5/4/2018, lot 36 Con questa datazione sembra collimare anche il dato epigrafico per la stabilizzazione delle lettere ioniche, in particolare dell’omega in luogo dell’omicron, che sembra verificarsi sulle monetazioni della Magna Grecia non prima della fine del V secolo a.C. Un’ultima considerazione riguarda il tipo della testa femminile, oggetto di svariate interpretazioni (ninfa, Demetra, ecc.). La sua presenza non trova alcun riscontro sulle emissioni in metallo prezioso del periodo, che contemplano tra le divinità solo Hera ed Apollo a cui si aggiunge l’eroe Herakles. Una testa femminile alquanto simile si riscontra invece su una serie in bronzo (Taliercio Mensitieri 1993, fase 3, gruppo XVII) che tuttavia appare di incerta cronologia e in ogni caso più tarda (metà o seconda metà del IV sec. a.C.: Taliercio Mensitieri 1993, p. 124 nota 73; prima metà del III secolo a.C.: Rutter, HN, p. 174) e sulla quale dettagli iconografici e stilistici consentono l’identificazione del tipo con Persefone (Fig. 5). Fig. 5 Savoca Numismatik GmbH & Co. KG, Blue Auction 6, 7/4/2018, lot 27 Non si può pertanto sfuggire alla tentazione di identificare il tipo del D/ proprio con la dea Hera, già associata ad Herakles in una coeva serie monetale e titolare di un culto antichissimo nella colonia achea. Riferimenti bibliografici ATTIANESE 1992 = P. ATTIANESE, Kroton. Ex Nummis Historia, Settingiano 1992 RUTTER, HN = N.K. RUTTER, Historia Numorum. Italy, London 2001. STAZIO 1984 = A. STAZIO, Problemi della monetazione di Crotone, in Crotone, Atti del XXIII Conv. di Studi sulla Magna Grecia (Taranto-Crotone 1983), Taranto 1984, pp. 369-398. STAZIO 1993 = A. STAZIO, La moneta argentea di Crotone, in A. MELE (cur.), Crotone e la sua storia tra il IV e il III secolo a.C. (Napoli 1987), Napoli 1993, pp. 103-109. TALIERCIO MENSITIERI 1993 = M. TALIERCIO MENSITIERI, Problemi della monetazione in bronzo di Crotone, ibidem, pp. 111-129.
  22. Lettere, sigle, monogrammi e simboli, come è noto, caratterizzano svariate fasi della monetazione di Neapolis il cui assetto strutturale, tracciato a grandi linee da Arthur Sambon (Les monnaies antiques de l'Italie, I: Étrurie, Ombrie, Picenum, Samnium, Campanie (Cumes et Naples), Paris 1903) è stato definito e puntualizzato nel volume su La monetazione di Neapolis nella Campania antica (Atti del VII Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici – Napoli 1980), Napoli 1986. A distanza di oltre trent'anni da quel Convegno, la documentazione numismatica relativa alla zecca continua ad ampliarsi, consentendo di acquisire nuovi dati e talora nuovi coni, come nella moneta che si prende in esame. Si tratta del didramma battuto nell’asta Roma Numismatics Ltd, E-Sale 44, 3/3/2018, lot 16, caratterizzato dalla presenza di un monogram unpublished tra le zampe del toro (fig. 1). Fig. 1 Il monogramma, come ipotizzano gli stessi compilatori della scheda, va probabilmente sciolto nella sigla . Si riconoscono facilmente i grafemi della epsilon, gli apici di ipsilon e i tre segmenti orizzontali di csi, il cui tratto verticale è comune alle altre lettere (fig. 2). Fig. 2 Tale sigla compare sulle serie 55 e 56 del I periodo (fase A) della classificazione Cantilena-Giove-Rubino (326/17-310 a.C.) operata nel citato volume sulla monetazione neapolitana. Nella serie 55 (assente in Sambon) la sigla Eux risulta associata ad un D/ caratterizzato dal simbolo della cornucopia, dalla lettera X e dalle lettere AP in legatura. Viene registrato un solo esemplare conservato a Vienna (inv. 1543) di cui purtroppo non viene fornita la riproduzione fotografica. La serie 56 (= Sambon 477) presenta al D/ solo la lettera X, simboli e lettere risultano assenti (figg. 3-4). Fig. 3 - CNG 84, 5/5/2010, lot 52 Fig. 4 - cgb.fr Numismatica Paris, bgr_400649 E’ interessante notare come la sigla Eux contrassegni, spesso associata a TAP (fig. 5), le cosiddette monete campano-tarentine, ma qui entriamo in un campo alquanto insidioso….. Fig. 5 - CNG 61, 25/9/2002, lot 338
  23. pierluigi1590

    Monete antiche info

    buongiorno a tutti, sono nuovo. Dalla collezione di famiglia sono uscite alcune monete di cui non so nulla...pertanto non saprei nemmeno se sono nella sezione corretta. Mi scuso per qualità delle immagini...la tecnologia non fa per me. Seguirò il consiglio di alcuni utenti e acquisterò presto un calibro e una bilancia Peso 8g circa (bilancia da cucina...) Peso 9 g peso 7 g grazie a tutti.
  24. Qohelet

    Sognando 3 monete.

    Buongiorno a tutti. Sono un neofita ultrasettantenne. Completamente ignorante di numismatica, ma innamorato perso della bellezza delle monete di Grecia e Magna Grecia. Ci sono tre monete che sogno di possedere (e sarò grato di ogni segnalazione in proposito) insieme a quella di Taranto che ho regalato anni fa a mia moglie (‘Taras’ lei lo chiama affetuosamente ‘Tarzan’, ma visto che cavalca un delfino va bene uguale). La prima moneta che sogno è di Taranto e mostra un uomo che abbraccia il cavallo ancora montato da un bambino (fantino?). Uomo e cavallo sono intrecciati così strettamente che diventano una cosa sola (Giacosa “ Uomo e cavallo sulla moneta greca” tavola LV in alto). La seconda moneta che sogno è sempre di Taranto e mostra il cavaliere che ha passato la gamba destra oltre l’incollatura del cavallo e si appresta a smontare. (Giacosa tavola LX). La terza moneta infine mostra un cavallo che si è sciolto da ogni vincolo e galoppa libero (ma, sembra anche felice) verso l’infinito. Queste monete guardate in successione : cavallo e cavaliere vittoriosi >> uomo che abbraccia il cavallo >> uomo che scende da cavallo >> cavallo, senza più l’uomo, che galoppa libero … queste monete guardate in successione mi sembra che rappresentino oggi una metafora visiva di quelle che saranno le prossime tappe della mia vita. Chi sia poi io, se l’uomo che scompare oppure il cavallo che galoppa finalmente libero, rimane tutto da scoprire. PS I dettagli tecnici sono : Primo sogno : Taranto 344-334 aC – Statere argento Secondo sogno : Taranto 380 345 aC – Statere argento Terzo sogno : Entella. Mercenari Campani 370-350 aC - Litra
  25. Vorrei fare una domanda su quelle monete della magna Grecia con su la firma apposta aitan o aittan a quanto ammonterebbe il valore di mercato? Di bronzo intendo dato che su wildwinds o altre classifiche non sono riuscito a trovarle.Grazie.
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