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  1. PARTE I La lettura dell’interessante volume di Jeffrey M. Hurwit, Artists and Signatures in Ancient Greece, Cambridge 2015, all'interno del quale il capitolo IV viene dedicato alla documentazione numismatica (Coins, p. 39 ss.) ha stimolato le riflessioni che seguono, incentrate sulla presenza e funzione di firme “estese” apposte su monete da artisti attivi in Magna Grecia, in particolare a Metaponto e ad Heraklea. Le testimonianze relative alle signatures degli incisori in forma estesa sui documenti monetali, ben attestate in Grecia e in Sicilia, risultano invece alquanto esigue in Magna Grecia e peraltro condensate in ambito lucano entro un arco cronologico compreso tra la fine del V e gli inizi del III secolo a.C. circa. Ad essere interessate, seppur con modalità differenziate, sono poleis dislocate sia sulla paralia tirrenica che su quella ionica: Velia (Kleudoros e Philistion; tavv. A-B), Poseidonia (Dossennos; tav. C), Thurii (Molossos; tav. D), Heraklea (Aristoxenos; v. infra) e Metaponto (Aristoxenos; v. infra). Tav. A CNG 102, 2016, 69 (Kleudoros) Tav. B Roma Numismatics Ltd, 7.4.2016, 33 (Philistion) Tav. C NAC AG 13, 1998, 16 (Dossennos) Tav. D NAC 106 (part II), 2018, 1170 (Molossos) Tra questi nomi, come si nota, si distingue quello di Aristoxenos in quanto allo stato attuale risulta l’unico incisore ad aver apposto la sua firma sui tipi monetali di almeno due zecche (Metaponto ed Heraklea) e, come vedremo, con una certa prossimità cronologica (v. R. Vollkommer, Künstlerlexikon der Antike, I, München-Leipzig 2001, s.v. Aristoxenos, 93 s. con bibl. prec.).
  2. È recentemente apparso sul mercato antiquario un nominale eneo di Crotone datato dopo il primo quarto del IV secolo a.C. e contrassegnato dai seguenti tipi: D/ Tripode, KPO R/ Chicco, MET CNG 115, 16.09.2020, 23 BRUTTIUM, Kroton. Circa 375-325 BC. Æ (11.5mm, 1.74 g, 11h). Alliance issue with Temesa. Tripod; KP-O flanking / Barley grain; T-EM (retrograde) flanking. CNG 53, lot 82 var. (legends), otherwise unpublished, but cf. Rutter, South, pl. 33, 11 and HN Italy 2204 for a similar, but earlier, issue. Dark green patina. VF. Extremely rare. From the Martinez Collection, purchased at the Verona Numismatic Conference, September 2005. Nella scheda informativa l’esemplare viene ricondotto ad un’alleanza (!) tra Crotone e Temesa (!) quest'ultima identificata dalla legenda presente al rovescio, considerata retrograda e letta pertanto nella forma TEM (!). Viene poi evidenziata la sostanziale unicità del pezzo se si escludono esemplari affini per tipologia (ma non sul piano epigrafico) apparsi sul mercato antiquario (e.g. CNG 53, 15.3.2000, 82) o presi in esame da Rutter (Rutter 1979, pl. 33, 11 e HN 2204). Un riesame degli elementi interni della moneta, congiuntamente ad un più ampio spoglio bibliografico, consente di apportare alcune puntualizzazioni. a) Le legende presenti su ambo i lati presentano disposizione e ductus speculari. Entrambe si compongono di tre lettere di cui le prime due contigue e disposte su un lato del tipo mentre l’ultima distanziata e collocata sul lato opposto (KP-O al D/ e ME-T al R/). Ne consegue che se la legenda del D/ deve inequivocabilmente leggersi KPO, quella del R/ va interpreta necessariamente come MET più che TEM. La forma TEM (riconducibile a Temesa), benché notoriamente attestata, compare in epoca ben più antica del IV secolo, investendo peraltro solo il metallo prezioso (AR). Né la frammentarietà delle fonti storiche e della documentazione archeologica conserva memoria dell’ipotizzata alleanza Crotone-Temesa nel secondo quarto del IV secolo a.C. b) Allo stato attuale della documentazione la moneta risulta effettivamente un unicum e pertanto di non facile inquadramento cronologico. Qualche osservazione è tuttavia possibile. Sia Metaponto che Crotone emettono monete in bronzo contrassegnate da tripode/chicco. Per Metaponto, in particolare, le serie interessate (figg. 1, 2) sono quelle del tipo HN 1638 (= Johnston 1989, 2), datate nell'ultimo quarto del V secolo a.C., il cui livello ponderale abbraccia valori compresi tra 2.4 e 1.5 gr.: D/ Tripode, MET R/ Chicco, HE o TE (figg. 1-2) Fig. 1 - Savoca Numismatik, 9th Blue Auction, 25.8.2018, 33 (erroneamente attribuita a Crotone; gr. 2, 36) Fig. 2 - Münzen & Medaillen GmbH (DE), 17, 4.10.2005, 49 (gr. 2,19) Gli esemplari, diversificati dalle sigle sul R/, appaiono omogenei sotto il profilo iconografico per la resa del tripode con anello centrale di grosse dimensioni e anse laterali rese di profilo. Ad essi possono aggiungersi i pezzi illustrati da Attianese provenienti dal commercio antiquario (Attianese 2005, 121-122, nn. 8-9) che per elementi iconografici, epigrafici (sigla TE al R/) e ponderali - gr. 2,20; gr. 1,60 (consunta) - sembrerebbero riferibili alla zecca metapontina più che a quella crotoniate. Per Crotone la situazione appare più complessa. Gli esemplari con tripode/chicco (Rutter 1979, gruppo III; Taliercio 1993, fase 1. III; HN 2204), appaiono ascrivibili alla più antica fase della monetazione in bronzo crotoniate (ca. 420-410/5 a.C.), contraddistinta dall'uso del koppa arcaico (fig. 3). L’esiguità dei pezzi finora noti (2 ess.: gr. 1,73; 1,04) non consente di definire con certezza il livello ponderale che, in ogni caso, appare più basso rispetto a quello degli esemplari di Metaponto con analoga tipologia, come sembrerebbe documentare il pezzo recentemente apparso sul mercato antiquario (fig. 4: gr. 1,68). Fig. 3 - Rutter 1979, pl. XXXIII, 11 (gr. 1,73) Fig. 4 - Auktionshaus H. D. Rauch GmbH, E-Auction 35, 17.9.2020, 53 (gr. 1,68) Questi elementi, benché non esaustivi e ancorati all'esigenza di una base statistica più ampia, consentono forse di meglio precisare la cronologia dell’esemplare KPO-MET. Se da un lato la presenza del kappa esclude per CNG una collocazione nelle fasi iniziali della produzione enea, dall'altro anche la datazione al 375-325 presenta alcune criticità. Le serie collocate da Rutter in questo ambito temporale (HN, 2211-2216), corrispondenti alla terza fase della classificazione proposta dalla Taliercio, differiscono dalla moneta in esame sia per elementi tipologici (testa di Athena/aquila su testa di cervo; Aquila stante o su testa di ariete/tripode con alto collo) ed epigrafici (presenza di lettere e sigle), sia per il livello ponderale decisamente più elevato (da gr. 26 a gr. 3 circa). A ciò si aggiunge la presenza di un duplice etnico, che costituisce un elemento di originalità all'interno della monetazione enea della polis e che non trova alcun riscontro all'interno delle serie citate. Affinità tipologiche ed epigrafiche si rilevano invece con alcune serie di stateri in argento, talora legati da incroci di conio, contrassegnati dall’Herakles oikistàs (fig. 5) o dai tipi tripode/tripode (fig. 6) e Aquila su capitello ionico/tripode (figg. 7-8), sia per la costante presenza del chicco, sia per la comparsa di lettere e sigle (E, ME). La moneta con Herakles OIKIMTAM (oikistàs) si rivela di particolare interesse in quanto il conio di D/ è lo stesso che batte alcuni esemplari con Apollo e Python (fig. 9), datati da Stazio nel periodo della spedizione ateniese in Sicilia (Stazio 1984, 386 s.), dove però la legenda del R/ - KPOTON - documenta la progressiva ma non ancora definitiva transizione all'alfabeto ionico. Fig. 5 - CNG, MbS 58, 19.9.2001, 84 Fig. 6 - CNG, E-A 380, 10.8.2016, 39 Fig. 7 - Gemini, LLC, III, 9.1.2007, 44 Fig. 8 - RN, 18, 29.9.2019, 491 Fig. 9 - CNG, E-A 472, 15.7.2020, 474 Se pertanto le corrispondenze sul piano tipologico ed epigrafico non sono casuali, si potrebbe proporre per la moneta di bronzo con tripode, KPO/chicco, MET un inquadramento tra lo scorcio del V secolo ed il primo decennio del IV, nel periodo immediatamente successivo al momento iniziale della produzione enea della città (gruppi I-II Rutter: 420-410/05 a.C.). Restano ovviamente da indagare le motivazioni che indussero Crotone a riprodurre in questo periodo tipo (chicco) e legenda (MET) propri di un’altra città e l’unicità del pezzo impone le dovute cautele in proposito. Si può tuttavia osservare che agli esordi della monetazione in bronzo sia Crotone che Metaponto non sembrano esenti da consonanze sul piano tipologico: Crotone adotta un tipo (chicco) proprio di Metaponto, che a sua volta riprende il tripode (crotoniate?) su serie databili nell’ultimo quarto del V secolo (HN 1637-1638 = Johnston 1989, 1-2; fig. 10). Tali serie, assegnate a Metaponto da Rutter e Johnston, vengono invece attribuite a Crotone da Attianese (2005, 334-338) che ipotizza un’alleanza tra le due città “verso la seconda metà del IV secolo per rapporti non solo politici, ma tanto più economici e commerciali” (p. 338). Fig. 10 - BFA, E-a 73, 14.9.2019, 131 (gr. 4,06) Per concludere una considerazione di ordine metodologico. La compresenza di tipi (e/o legende come nel caso dell’es. CNG) riferibili a città diverse sulla stessa moneta non si traduce, sic et simpliciter, in un’“alleanza” tra due centri. Tanto più che il tripode raffigurato sulle serie enee metapontine del tipo HN 1637-8 (fig. 9), proprio per l’assenza di etnico, non necessariamente costituisce un esplicito riferimento a Crotone. Potrebbe ad esempio sottintendere un richiamo ad Apollo, quest’ultimo peraltro raffigurato sul D/ di una serie bronzea di Metaponto e richiamato al R/ proprio dal tripode associato al tipo e alla legenda di metapontini (fig. 11). Fig. 11 - Münzen & Medaillen GmbH (DE), 30, 28.5.2009, 11 Bisogna, pertanto, prestare la dovuta attenzione nell'interpretazione storica del dato numismatico, soprattutto in assenza di opportuna documentazione storiografica e/o quando non si dispone di solidi ed incontrovertibili elementi di giudizio. Nel caso dell’esemplare a legenda KPO-MET poi, anche a voler seguire (dubitativamente) l’ipotesi dell’“alleanza”, andrebbero definiti tempi e modi della stessa, peraltro un contesto, quale quello proposto dai compilatori (375-325 a.C.), segnato dall'occupazione dionigiana di Crotone e da una serie di eventi destabilizzanti per la città. Riferimenti: Attianese 2005 = P. Attianese. Kroton. Le monete di bronzo, Soveria Mannelli 2005 HN = N.K. Rutter et alii, Historia Numorum. Italy, London 2001 Johnston 1989 = A. Johnston, The Bronze Coinage of Metapontum, in G. Le Rider (cur.), Kraay-Mørkholm essays. Numismatic studies in Memory of C.M. Kraay and O. Mørkholm, Louvain-la-Neuve 1989, 121-136. Rutter 1979 = South Italy and Messana, in Le origini della monetazione di bronzo in Sicilia e in Magna Grecia, Atti del VI Convegno del Centro Internazionale di Studi Numismatici di Napoli - Napoli 1977, Roma 1979, 193-223 Stazio 1984 = A. Stazio, Problemi della monetazione di Crotone, in Crotone, Atti del XXIII Conv. di Studi sulla Magna Grecia (Taranto-Crotone 1983), Taranto 1984, 369-398. Taliercio 1993 = M. Taliercio Mensitieri, Problemi della monetazione in bronzo di Crotone, in A. Mele (cur.), Crotone e la sua storia tra il IV e il III secolo a.C. (Napoli 1987), Napoli 1993, 111-129.
  3. Una moneta di tipologia anomala figura tra gli esemplari della collezione dell’American Numismatic Society di New York: D/ Testa femminile volta a s. con capelli rialzati e trattenuti da larga benda. R/ ϘPO a s. Tripode con collo sormontato da tre anse. A d., spiga (fig. 1). Fig. 1 SNG ANS 3, 349 (gr. 7,37) L’esemplare viene attribuito dagli editori della Sylloge alla zecca di Crotone, qualificata sul piano epigrafico dalla presenza dell’etnico e a livello tipologico dalla scelta del tripode. Ad avallare tale ipotesi si pone il dato tecnico relativo agli incroci di conio (R/) con due stateri della serie Aquila/Tripode (figg. 2-3). Fig. 2 SNG Ashmolean, 1512 Fig. 3 BFA, E-Auction 32, 2016, 130 Avulso dalla tipologia crotoniate, che non esibisce mai teste femminili sulle serie in metallo pregiato, ad eccezione di quelle contrassegnate da Hera Lakinia abbinata ad Herakles al R/, il pezzo rappresenta a tutt'oggi un unicum e pertanto meritevole di attenzione. A dispetto del grado di rarità, scarso è tuttavia risultato l’interesse degli studiosi per l’esemplare in oggetto. La bibliografia numismatica appare limitata ad alcune notazioni della Johnston che se ne occupa – seppur indirettamente – in riferimento alle le produzioni metapontine considerate “non ufficiali” (Johnston 1984, p. 68). Al loro interno la studiosa richiama l’attenzione su una moneta di “imitazione” (n. 541, imitazione del n. 471) legata da un incrocio di R/ ad un pezzo suberato (n. 540; imitazione del n. 471 R/) che a sua volta condivide il conio di D/ con il n. 539 (gr. 5,38; imitazione del n. 495), anch'esso suberato. L’esemplare n. 541, attualmente nella collezione Lloyd (ex Sambon, 13/3/1923, 115: gr. 7,00), non sembrerebbe invece presentare tracce di suberatura. Nel corso sue ricerche la Johnston ricorda di aver notato due esemplari di Crotone - l’uno nella collezione Jameson (n. 428: gr. 5,72), l’altro nella coll. Newell (ex Naville, IV, 169: gr. 7,36) – che si ricollegavano al conio metapontino. E tale relazione, come appurò successivamente la studiosa, risiedeva nel dato tecnico: la testa femminile del conio n. 541 di Metaponto presentava identità di conio con quella degli esemplari crotoniati (figg. 4-5). Fig. 4 METAPONTO (Jonston 1984, pl. 42-43) M E T A P O N T O CROTONE D/539--------D/540 D/541-------D/ANS 349 suber. suber. imitaz. R/539 R/540-----R/541 R/ANS 349 Fig. 5 LHS Numismatik AG, 100, 2007, 108 (Noe 471, imitata dalla n. 541) Ne risulta un quadro articolato e per alcuni versi anomalo: - a Metaponto esemplari suberati e di “imitazione” sarebbero stati battuti dagli stessi coni - Metaponto e Crotone si relazionano in una sorta di produzione di carattere speculare non ufficiale: la prima emette monete che riproducono in modo grossolano tipi di più alto pregio artistico (541 imita 471), la seconda reimpiega in corso di battitura un conio metapontino di imitazione al D/ associandovi il tipo locale (R/ tripode) di una serie diversa. Per la scarsa esecuzione nell'incisione dei coni, l’es. n. 541 di Metaponto e quello di Crotone (ANS 349) si qualificano a giudizio della Johnston come “ancient counterfeits made illicity” più che imitazioni (o barbarizzazioni) o pezzi prodotti a scopo “sperimentale”. Benché possibile, l’ipotesi della studiosa è quantomeno opinabile. La contraddirebbe non solo il dato ponderale (n. 541: gr. 7,00; ANS 349: gr. 7,37) che non si discosta poi eccessivamente dall’alleggerimento che a partire dalla metà del V secolo a.C. investe lo statere acheo-corinzio, imperniato su un valore di gr. 7,76 ca, (cd. nomos italiotikòs), ma soprattutto il caso di Crotone che abbina ad un conio di imitazione di Metaponto (ANS 349 D/) uno di carattere “ordinario” (ANS 349 R/), regolarmente impiegato nella produzione di serie argentee non contraffatte (figg. 2-3). Mi chiedo pertanto se i due casi succitati (Noe 541 e ANS 349), che non presentano segni di contraffazione (suberatura, metallo alterato, ecc.), possano davvero qualificarsi come iniziative fraudolente o se piuttosto la scarsa qualità del tipo non vada ricercata nell'impiego di maestranze dotate di non positive abilità tecniche e forse non specializzate. Che poi nel corso della produzione “regolare” la zecca mettesse in circolazione monete suberate per esigenze diverse (difficoltà nell’approapprovvigionamento del metallo, ecc.) è un fenomeno ampiamente attestato. Gli studi più recenti sui coni di Taranto (Fischer-Bossert 1999) e di Sibari (Spagnoli 2013, pp. 202 s.), per restare in Magna Grecia, hanno documentato non pochi casi di monete in metallo vile ricoperte da un velo d’argento battute dagli stessi coni di monete “autentiche”. Si tratta di una pratica che trae origine da un passato assai remoto, come testimoniano esemplari suberati in elettro della Ionia asiatica ma anche monete argentee a corso internazionale, come quelle di Atene, di Egina e di Corinto.
  4. Dal web un raro esemplare metapontino con iscr. METABO (del tipo Noe 452) riconducibile a Metabos, nome barbaro di Metaponto secondo Stefano Bizantino (s.v. Metapontion), riferibile all'eroe eponimo di Metaponto per Ecateo (F 84 Jacoby) e di cui pare esistesse in città un heroon (Antioco, 555 F 12 Jacoby). Spink, Auc. 18006, 25/9/2018, 1005 (Professor John Griffith collection) (Noe 476) D/ T. di Demetra a s. adorna di collana e con capelli rialzati e raccolti in spesse trecce che circondano la testa. A d., dietro il collo, . R/ METABO a s. su base lineare. Spiga a sei grani con foglia ricurva a d. La stessa leggenda compare sullo statere Noe, n. 452 D/ T. di Demetra a s. con capelli rialzati e adorni di diadema decorato con serto d’ulivo. A s., NIKA; a d., dietro il collo, . R/ METABO a s. Spiga a sette grani con foglia ricurva a d. Noe-Johnston 1984, pl. 34-35, 452 La n. 452 è tratta da un conio di D/ rilavorato che ha battuto anche gli ess. 450-1 che tuttavia presentano al R/, rispettivamente, le leggende e . La n. 476, anch'essa “deepened by recutting”, proviene dallo stesso conio di D/ dei nn. 472 e 475 che si differenziano per la forma dell’etnico al R/ (). Entrambe le monete vengono collocate dalla Johnston nella classe VII che include serie contraddistinte dalla t. di Demetra (Noe 449, 450-2, 467-71, 495, 472-6, 501-6), di Dioniso (Noe 453-9, 464-6) e di Pan (Noe 460-3) databili nel secondo quarto del IV secolo a.C. (ca. 375-350) se non qualche decennio dopo.
  5. Buongiorno, mi sono iscritto per chiedere aiuto a risolvere un rompicapo che sto cercando di capire ormai da tanto tempo. Sono in possesso di una moneta di bronzo (l'unica purtroppo) del peso di 6,5 gr e con diametro di 2 - 2,3 cm. Quello che non riesco a capire consiste nel fatto che non si riesce a trovarne una identica ne su Internet ne sui cataloghi online di aste per attribuirne la zecca. Quello che sono riuscito a capire sono i simboli rappresentati sulle due facciate. Una (la spiga) si riferisce alla antica città di Metaponto (peraltro richiamato con scritta META retrograda sul campo destro della spiga e sulla sinistra con un piccolo simbolo sulla estremità che non riesco a capire di cosa si tratta), l'altra facciata riporta una figura nuda stante, con braccia allargate e con cervo sul campo destro, sul campo sinistro leggibile le lettere YA , forse dall'etnico KAYA che dovrebbe stare per Caulonia se non erro). Le mie domande sono le seguenti : - Come mai le due città che coniavano monete autonomamente si ritrovano su una unica moneta con i simboli propri ? - E' possibile che non esiste altro esemplare della moneta ? - Che grado di rarità può avere ? Ringrazio anticipatamente a quanti di Voi ( più esperti di me ) riescono a darmi una mano.
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