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IGNORED

Diario di viaggio 2013


Illyricum65

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Ciao,

tempo fa avevo postato una discussione su un sito romano dell'Illyricum (Burnum) visitato durante le ferie estive in Dalmazia.

Quest'anno le ferie estive hanno avuto due mete: Londra e... Pola (attuale Pula). Due località distanti ed estremamente diverse tra loro... ma entrambe estremamente godibili, nelle debite proporzioni. Interessato alla Storia, vi posto alcune foto su Pola, città dalle origini antiche e con presenze archeologiche riferibili all'epoca romana. L'amico Flavio mi concederà sicuramente questa divagazione...

COLONIA IULIA POLA POLLENTIA HERCULANEA

Con la costituzione in età augustea dell’ ITALIA amministrativa romana, l’Istria venne a fare parte, insieme al Veneto e all’odierno Friuli, della X Regione (successivamente denominata “VENETIA ET HISTRIA”). Il suo confine posto al fiume Arsia (ad est di Pola), divenne così il confine orientale dell’Italia (e tale fu considerato nei secoli successivi, anche nel Medioevo e nel Rinascimento).
Ad Aquileia fu posta la capitale della regione, che oltre alle città istriane annoverava altri centri quali Tergeste (Trieste), Patavium (Padova), Verona, Mantua ( Mantova), Brixia ( Brescia), Tridentum ( Trento), ecc. Era servita dalla Via Flavia, fatta costruire dall' Imperatore Vespasiano nel 78-79 d.C. Io abito a rieste nei pressi del decorso viario di questa antica strada del quale resta come testimonianza solamente il toponimo, essendo stata cancellata dalle vie più moderne che ne ricalcano il tracciato. La strada partiva da Aquileia, allora importantissimo centro, lambiva Trieste e costeggiava il litorale istriano passando per Pola e Tarsatica(Fiume); giungeva infine in Dalmazia, ma si è supposto che dovesse originariamente prolungarsi sino alla Grecia.

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Sezione della TABULA PEUTINGERIANA copia medioevale di una carta romana di età imperiale Vi si leggono Tergeste - Parentio (Parenzo-Porec) - Pola, Alvona (Albona-Labin), il fiume Arsia.

Nel 177 a.C. le truppe romane del console Claudio, dopo lunghe e sanguinose lotte, ebbero la meglio sulle popolazioni Illiriche dell'Istria, comandate dal loro re Epulone, e così da quella data iniziò il lungo periodo in cui la città, come l'Istria tutta, passò sotto l'egida della Pax Romana, nascendo su un colle vicino alla costa a poca distanza da Nesazio (e probabilmente già abitato dalle popolazioni locali),l’abitato pre-romano su altura che svolse probabilmente funzione di capitale della zona istriana. Nel 44 a.C., avendo parteggiato per Bruto e Cassio, venne presa e saccheggiata dai cesariani. Pola infine divenne intorno al 40 a.C. Colonia romana, con un territorio che andava dal Canal di Leme, comprendendo quindi l'odierna Rovigno, al fiume Arsa Avendo subito gravi danni nel turbolento periodo delle guerre civili, venne pressochè ricostruita ed abbellita di insigni monumenti sotto Augusto (27 a.C. - 14 d.C.) a cui probabilmente deve anche il nome di Pietas Julia Pola. Gli storici romani riportano che qui Costantino vi fece giustiziare Crispo (o nella vicina Villa Romana di Medulin).

Nel periodo tardo antico Pola divenne sede episcopale, il primo vescovo di cui si hanno notizie è un certo Antonio (510-511). Mentre l'Impero romano si andava disgregando Pola andò rafforzando le sue mura, cosa che non le evitò il dominio dei Goti dal 493 al 538. La definitiva sconfitta dei Goti avvenne soltanto nel 555 dopo la ventennale guerra Gotica-bizantina. Durante la guerra Pola ospitò per un certo periodo le truppe di Belisario, subendo la costante minaccia della flotta controllata dai Goti. Passata, come il resto dell'Istria, sotto l'Impero Romano d'Oriente, Pola subì l'influsso bizantino, ben evidente nelle sue prime chiese, in particolare nella basilica a tre navate di S. Maria Formosa e nella chiesa del Monastero.

(tratto da http://xoomer.virgilio.it/histria/citta/pola/pola2.htm)

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La città è ricca di vestigia dell’epoca romana, così come l’agro della città è costellato da resti di ville romane rurali e nobiliari;

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Cartina con alcune località del polesano con resti romani

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Centuriazione dell'area polesana

il territorio, abbastanza secco, produceva pietra di costruzione calcarea di qualità, un olio d’oliva che Plinio (Naturalis Historia, XV,8) reputava di ottima qualità, al pari di quello spagnolo della Betica (Andalusia) cosiccome Marziale scrisse che “Uncto Corduba laetior Venafro, Histria nec minus absoluta testa” (“Cordova, tu che sei più fertile dell’untuoso Venafro, e perfetta quanto l’olio d’Istria”). Le anfore di Gaio Lecanio Basso (Console dal 64 d.C. di Fasana d’Istria) sono state ritrovate in Pianura Padana, nel Norico, in Grecia e a Cartagine.

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Stele rappresentante un torchio

Altro prodotto locale apprezzato era il vino.

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L’anfiteatro di Pola (chiamato anche Arena di Pola in croato: Pulska Arena) è per grandezza il sesto nel suo genere. Il suo nome deriva dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani. Tra i polesi il monumento emblema della città, dal grandissimo valore simbolico ed affettivo, è chiamato quindi solitamente Rena, dal dialetto istroveneto.

Venne costruito tra il 2 a.C. ed il 14 d.C. sotto l’imperatore Augusto, prelevando il materiale dalle note cave di pietra situate alla periferia della città ed ancora oggi esistenti. In seguito, l’imperatore Vespasiano, che aveva commissionato il Colosseo a Roma, lo fece ampliare (secondo la leggenda, egli voleva rendere omaggio ad una sua amante del luogo).

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Come il Colosseo, veniva utilizzato prevalentemente per combattimenti di gladiatori o per naumachie (guerre navali). Si presume che sia rimasto intatto, seppure in uno stato di sempre maggiore trascuratezza ed abbandono, fino al XV secolo. In seguito sarebbe stato saltuariamente utilizzato come cava di pietra per alcune costruzioni della Repubblica di Venezia, oltreché degli abitanti locali. Salì infatti all'onore delle cronache nel 1583 quando al Senato veneziano, versando Pola in uno stato di sempre maggior decadenza e desolazione, si propose di smontare l'Arena pezzo per pezzo e di ricostruirla a Venezia.

Viene utilizzato tutt'oggi per manifestazioni teatrali e musicali, analogamente all’Arena di Verona: attualmente, è in grado di ospitare cinquemila spettatori.

L’anfiteatro, in pietra calcarea bianca, è articolato in tre ordini grazie alla sovrapposizione di due serie di archi; una parete alleggerita da aperture quadrangolari corona l’edificio formando il terzo ordine.

Dopo l'ampliamento di Vespasiano, l'ovale della pianta raggiunse le dimensioni di 132,5 m x 105m. Visto dal litorale, ha un'altezza di 32,5 m, ma dato che la costruzione si erge su un pendio, il lato opposto al mare (ad est) è di altezza notevolmente ridotta: presenta solo il secondo ordine, di 72 arcate. Sempre a causa della pendenza del terreno, dalla parte del litorale gli ordini si appoggiano su un massiccio basamento..

In origine la cavea, divisa in due meniani, comprendeva quaranta gradini per ospitare fino a 23.000 spettatori.

Nei sotterranei è allestita la mostra permanente sull'olivicoltura e viticoltura dell'Istria nell'antichità.

Liberamente tratto da Wikypedia e

http://www.ami-pula.hr/it/arheoloski/museo-virtuale/

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L'arco dei Sergi è l’arco trionfale romano della città di Pola. Venne eretto a proprie spese da Salvia Postuma, per commemorare il marito Lucio Sergio Lepido, tribuno della Legio XXIX, che aveva partecipato alla battaglia di Azio ed era stata in seguito soppressa nel 27 a.C. e insieme a lui il padre, omonimo, e il fratello Gaio.

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La datazione della costruzione è attribuita agli anni 25-10 a.C.

La famiglia dei Sergi era e rimase anche in seguito una delle più importanti della colonia. L'arco venne realizzato addossato all'interno di una porta delle mura cittadine, che prese in seguito il nome dei "Porta aurea". Per questo motivo si presenta decorato sul lato verso la città, mentre il lato esterno, visibile solo con la demolizione della porta nel 1829 non era stato rifinito.

L'arco è di piccole dimensioni, con un unico fornice di 8 m di altezza e 4,5 m di larghezza. Il passaggio è fiancheggiato da coppie di colonne corinzie, addossate alla muratura, ma sporgenti per oltre tre quarti della circonferenza. La trabeazione principale sporge al di sopra delle coppie di colonne rispetto alla parte centrale, dove si trova sul fregio l'iscrizione di dedica. Al di sopra della trabeazione l'attico è articolato in tre basamenti, che dovevano sorreggere le statue dei membri della famiglia onorati: al centro quella del tribuno e sui lati quelle dei suoi parenti.

La decorazione è arricchita dai rilievi con Vittorie alate nei pennacchi degli archi, dal fregio con Amorini, ghirlande e bucrani al di sopra delle coppie di colonne, da lesene decorate con intrecci vegetali sul lato interno del passaggio.

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Vista dell'Arco dall'esterno delle mura urbiche. Il semicerchio in pietra visibile nella foto rappresenta il decorso di una torre di difesa (ritengo del III secolo d.C.)

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Il Tempio di Augusto fu eretto tra il 2 a.c. e 14 d.c. sui resti del podio di un precedente santuario edificato tra il 42 e 16 a.C., quando la città di Pietas Iulia lo status di colonia. Costruito nell'ottica di celebrare la neonata istituzione imperiale, che aveva sostituito una repubblica durata quasi cinque secoli, il tempio era dedicato all' imperatore stesso.

Il luogo di culto venne anche dedicato alla dea Roma, poiché Augusto era restio alla costruzione di edifici in suo nome che non fossero dedicati anche alla figura dell'Impero divinizzato, in modo che il passaggio alla nuova forma di governo non sembrasse troppo brusco e radicale.

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Il tempio fu chiuso alla fine del IV secolo IV secolo, quando il Cristianesimo divenne religione di Stato e i culti pagani furono soppressi. Come molti altri edifici simili (tra cui il Pantheon e i due tempietti del Foro Boario) deve la sua preservazione alla trasformazione in chiesa dedicata a Maria durante l' VIII secolo, quando l' Istria venne annessa dai Bizantini. Nel tempo diversi edifici sorsero attorno al tempio, che venne inglobato in un complesso più esteso. Il pronao divenne un loggiato, mentre l'interno venne trasformato in un granaio. Nel XVIII secolo venne trasformato in una stalla, ma con la riscoperta dell'arte classica si propose di trasportare il tempio a Venezia, come eccelso esempio di architettura, insieme all'anfiteatro della stessa città, ma l'idea non venne eseguita a causa dell'alto costo dell'operazione.

L'interno dell'edificio ospita un piccolo museo di lapidi e sculture romane rinvenute durante gli scavi archeologici napoleonici della colonia di Pietas Iulia. Alcune tracce di affreschi sono ancora visibili sui muri della cella.

Un tempio gemello venne costruito nella stessa area, ma già nel XIII secolo l'edificio non era più in buone condizioni, tanto che nel 1296 venne inglobato nell'edificio del Comune. Il retro del tempio è ancora visibile all'esterno del palazzo.

Il tempio misura 8.05 metri in larghezza, 17.5 metri in profondità e 12 metri in altezza e poggia su un alto podio. Una scalinata composta da sette gradini unisce il livello della pavimentazione con quello del pronao.

Il tempio è tetrastilo, ossia con quattro colonne sul fronte principale, e due posizionate lateralmente, per un totale di sei colonne. L'ordine è corinzio, nonostante la scelta atipica di utilizzare colonne a fusto liscio invece che scanalato (come nel Pantheon). La cella ha ai quattro angoli pilastri scanalati, mentre l'ingresso al tempio è decorato con paraste. Il materiale usato per la costruzione dell'edificio è marmo bianco. Il tempio non aveva frontoni decorati, ma solo una dedica scritta a caratteri bronzei sull'architrave, che recitava "Romae et Augusto Caesari Divi F. Patri Patriae".

Nel complesso l'edificio appare slanciato ed elegante, con un forte contrasto tra parti aggettanti e rientranti, in particolar modo a livello del pronao, dove è presente un grande contrasto tra luci ed ombre.

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Porta Gemina - Dvojna vrata -, era un tempo una delle porte che dava accesso alla città romana, costruita tra il II e II secolo.

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E' un'elegante costruzione del II° secolo d.C. a due fornici di tipo gallo-romano, con semicolonne non scanalate e con capitelli compositi.
In alto, sopra una ricca trabeazione, un'iscrizione sostitutiva del timpano, trovata nelle adiacenze e relativa alla costruzione di un acquedotto, fu applicata in epoca più recente. Ricorda il lascito di Lucio Menazio Prisco che servì, oltre alla realizzazione di quest'opera anche a quella degli impianti che conducevano l'acqua del Ninfeo fino ad una cisterna nella parte alta della città. Questi stanziò inoltre per la sola manutenzione 400.000 sesterzi.
La ricca cornice decorata sopra la porta si può spiegare con il fatto che questa conduceva al teatro minore posto nel Campidoglio. Oltre le due arcate si trova un recinto a pianta trapezoidale, aperto verso la città da un solo fornice fiancheggiato da semicolonne.
Porta Gemina fu chiusa dai Veneziani, nel XVI secolo, con una gran massa di materiale da riporto e verso il 1820 si intravvedevano gli intradossi degli archi.
Venne restaurata nel secolo scorso ma ora è mancante del fregio. Fino al 1500 il nome volgare era Porta Zemera. Da Porta Gemina, al tempo di Roma si usciva dalla città per prendere la strada militare che, attraverso il fiume Arsa, conduceva oltre Albona nella Liburnica e nell'Illirico. Nel medioevo, nei pressi della porta, esisteva una piccola chiesetta dedicata a S. Giovanni che, nel 1357, risulta già diroccata. La Porta Gemina venne chiamata anche Porta S. Caterina, per l'immagine della santa che vi era stata posta.

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Porta d’Ercole - Herkulova vrata - Porta d'Ercole del I secolo a.c.

E' la costruzione più antica della cinta difensiva di Pola perchè risale agli ultimi anni della repubblica romana (40 a.C.), contemporanea alla fondazione della colonia, quando i nuovi conquistatori riadattarono, ampliandole, le antiche mura del castelliere. E' anche una delle più antiche porte dell'Italia settentrionale romana.

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La porta è ad unico fornice, è larga 3,60 m ed è senza ornati, all'infuori della testa barbata di Ercole con la sua clava, scolpita nella chiave di volta dell'arco della porta, ormai consunta dai secoli. L'asse della porta forma un angolo di 70 gradi con il fronte delle mura perché segue il percorso della strada pre-romana. Era una delle porte che conduceva ad una delle vie di accesso al colle Capitolino. A sinistra della porta erano riportati i nomi dei duumviri Lucio Cassio Longino e Lucio Calpurnio Pisone o Cesonino.
Il primo fu probabilmente il fratello di Caio Crasso mentre il secondo dovrebbe essere il suocero di Cesare; forse furono i primi duumviri della colonia fondata dopo la morte del dittatore.

E' fiancheggiata da due torri rotonde e nell'arcata possente mostra ancora una reminescenza delle porte etrusche.

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Mausoleo

Al di fuori della cinta muraria, lungo la strada militare per l'Illirico che partiva dalla Porta Gemina, si trova il basamento ottagonale di un monumento funebre databile al I secolo.

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Quanto rimane e ricostruzione dell'elevato

Mosaico romano - grande mosaico risalente al II-III secolo. L'opera rappresenta una scena mitologica in cui Anfione e Zeto (figli di Zeus e Antiope) tentano di attaccare all corna di un toro la zia Dirce (per la sua crudeltà nei confronti della loro madre). Il tappeto del mosaico è grande 12 X 6 m. La superficie del mosaico è divisa in 2 metà di dimensioni uguali con 40 campi raffiguranti il mondo animale. Il mosaico faceva parte di una casa romana del III secolo.

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Infine, il Museo Archeologico dell’Istria di Pola.

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Raccoglie collezioni molto interessanti e provenienti dalla penisola istriana: di età paleolitica (Sandalja e Grotta San Romualdo),

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Scavi a Sandalja

neolitica (sia antico che medio), delle prime età dei metalli con reperti dai “Castellieri” e dalla già citata Nesazio. Da questo sito provengono frammenti reperti di arte statuaria (assenti negli altri siti coevi istriani) di dimensioni ragguardevoli, probabilmente ad imitazione di originali greco/romani. Seguono testimonianze di epoca romana, tardoantica e quindi, medioevale.

http://www.ami-pula.hr/it/

Spero di non avervi annoiato e di avervi fatto conoscere questa città di frontiera dell'Italia romana, sicuramente la maggiore, con Tergeste, dell'area costiera istriano-quarnerina.

Ciao

Illyricum

:)

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Supporter

Buona giornata

Grazie per averci raccontato il tuo "diario di viaggio"; la prossima volta, se ti capita (e sempre che non l'abbia già visitata), fai un giretto a Parenzo.

C'è tanto di "romano"; a parte le varie vestigia e reperti, che non sto ad anticipare :blum: ) anche la strada principale che entra nella cittadina, si chiama ancora "decumanus"....

saluti

luciano

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Ciao Luciano,

Parenzo mi è ben nota, con le sue vie lastricate, la Basilica e i suoi mosaici, i resti romani. Ma ci sono tantissimi luoghi interessanti, pieni di Storia, in questa terra istriana "che te brusa d'estate e te jaza d'inverno" (che ti brucia d'estate e ti ghiaccia d'inverno), come mi disse un contadino istriano per descriverne il clima.

Ma ci sono tante chicche ben meno note e di seguito ne posto alcune:

- le cittadine medievali sui colli, che ricordano quelle dell'Umbria e della Toscana...


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Buie/Buje

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Montona/Motovun

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Piemonte d'Istria/Zavrsje

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Grisignana/Groznjan

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Inviato (modificato)

Cittadine medioevali pressochè preservatesi nel tempo (e partia del glagolitico, la scrittura da cui derivò il cirillico)

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Campanile di Hum

Tabor, ovvero chiese circondate da mura che davano riparo alle popolazioni locali durante le invasioni turche..

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Crastoglie/Hravstovljie e la sua Danza macabra

Castelli abbandonati dopo pestilenze del XVII secolo

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Duecastelli/Dvigrad

La splendida Rovigno, costruita su un'isola durante il periodo protostorico e nel tempo collegata alla terraferma

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Rovigno - veduta aerea

Modificato da Illyricum65
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Inviato (modificato)

Per l'epoca romana vi segnalo la Villa di Loron:

http://www.archeologia.unipd.it/loron/index.html

Una delle mie mete estive preferite è Valle d'Istria/Bale tra Rovigno e Pola, la romana Vallis, sede di un castrum a presidio della Via Flavia su un lieve rilievo già sede di abitato preistorico.

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Nei pressi sorse anche un villaggio neolitico (noto ma non investigato) ad altri abitati protostorici. La zona fu abitata abbastanza intensamente in epoca romana; il suo porto era sede di ville rustiche e nel campeggio sono presenti i resti della chiesetta tardoantica di San Polo (San Paolo).

Queste sono solo alcune località che mi son venute in mente...

E ricordatevi... non sono del comitato turistico locale! :D

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Bellissime immagini e cittadine interessanti. Grazie Illyricum, trasporterai nel tempo tutti coloro che visiteranno la tua discussione.

Ciao, Giò

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