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Acquedotti romani


Illyricum65

Risposte migliori

Ciao,

per farmi perdonare :blush: da Flavio del ”doppione” sul Museo del Comacchio ho deciso di postare qualcosa di storico… di casa mia.

Si tratta dei resti di uno degli’acquedotti romani dell’antica Tergeste, così ho modo di parlarvi un po’ della Trieste romana. Questa fu colonizzata alla metà del I secolo a.C. in epoca cesariana (Regio X Venetia et Histria), ed è probabile che la fortezza principale fosse situata sulle pendici del colle di San Giusto. E’ probabile che questo colle o quello contiguo (San Vito) fosse già sede di un abitato protostorico su altura (Castelliere) del quale resterebbero scarsissime tracce in seguito ai rimaneggiamenti dovuti alle costruzioni posteriori .

I Tergestini sono menzionati nel De bello Gallico di Giulio Cesare, a proposito di una precedente invasione forse di Giapidi: "Chiamò T. Labieno e mandò la legione quindicesima (che aveva svernato con lui) nella Gallia Cisalpina, a tutela delle colonie dei cittadini romani, per evitare che incorressero, per incursioni di barbari, in qualche danno simile a quello che nell'estate precedente era toccato ai Tergestini che, inaspettatamente, avevano subito irruzioni e rapine. (CAES. Gall. 8.24)”.

Tergestum fu citata poi da Strabone, geografo attivo in età augustea, che la definì come Phrourion (avamposto militare) con funzioni di difesa e di snodo commerciale. Tergeste si sviluppò e prosperò in epoca imperiale. Il nucleo abitativo nel 33°.C. venne cinto da alte mura (ancora visibile la porta meridionale, il cosiddetto Arco di Riccardo, da Ottaviano Augusto (murum turresque fecit) e venne arricchito da importanti costruzioni quali il Foro ed il Teatro. La cerchia muraria racchiudeva una ristretta area di forma irregolare: la parte alta era occupata dagli edifici pubblici, mentre era ad uso abitativo la zona che scendeva fino alla riva del mare, dove si trovavano le strutture portuali e il teatro. Le modeste dimensioni dell'area urbana racchiusa dalle mura ha indotto a considerare Tergeste come una città di servizi, in cui prevalevano gli edifici di carattere pubblico, punto di aggregazione amministrativo, economico e religioso di una popolazione residente per lo più in villaggi e ville sul territorio.

L'assetto urbano conobbe in epoca neroniana-flavia (54-96 d.C.) una ridefinizione unitaria per quanto riguarda il nucleo monumentale composto da Foro, Basilica, Propileo e Arco di Riccardo. In seguito la città venne arricchita dalla risistemazione del Teatro intrapresa all'inizio dell'età traianea (102-106). Nel II secolo poi si ebbero ancora alcuni interventi di ristrutturazione e abbellimento, in particolare nell’epoca di Adriano e di Marco Aurelio, come la ricostruzione della Basilica forense (167-168) e altri edifici dei quali rimangono unicamente le testimonianze epigrafiche.

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Modificato da Illyricum65
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La cittadina si sviluppava lungo le pendici del colle di San Giusto

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e poteva giovare di piccoli rii che scorrevano nelle vallecole della zona arenacea addossata al crinale carsico; ben presto però si rese necessaria la costruzione di due acquedotti (se non tre). Uno ripercorreva in parte il tracciato del cosiddetto ”Acquedotto teresiano” (costruito dalla regina asburgica)

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e raccoglieva le acque di alcuni ruscelli minori per dirigersi verso Tergeste nei pressi del Teatro Romano. L’ altro invece partiva dalla località di Bagnoli per arrivare fino in via Madonna del Mare sfruttando al dorsale arenacea su cui insiste l’odierno quartiere di San Giacomo. Del primo, distrutto dai Longobardi e ricostruito e ampliato da Maria Teresa d'Austria non ci restano tracce ma, del secondo, lungo 17 km e in grado di fornire 5800 m3 d'acqua al giorno, sono stati rinvenuti più tratti.

Ecco alcuni link su quello teresiano:

http://digilander.libero.it/apesaro/data/teresian.htm

http://www.sastrieste.it/SitoSAS/Cavita5.html

http://www.atrieste.eu/FotoMacondo/sotterranei.pdf

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Il primo tratto visibile è presso le sorgenti, nella Val Rosandra, una caratteristica vallata che presenta caratteristiche alpine pur avendo un’altezza di 100 mt s.l.m. (infatti è sede del più basso rifugio alpino d’Italia) e che tutti i triestini chiamano familiarmente "Valle".

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Vista parziale della valle.

Sul fondo scorre il torrente della Rosandra: la sorgente della Rosandra viene chiamata anche Clìnciza dal nome sloveno del fiume, Glinščica.

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Il ruscello nel fondovalle

I Romani la chiamavano Fons Oppia e la valorizzarono costruendo già nel I secolo un acquedotto lungo circa 15 chilometri che giungeva fino al centro di Trieste. Sembra che nelle grotte sui fianchi della vallata ci fossero vedette militari perenni a guardia del manufatto e della strada adiacente (e taluni studiosi hanno proposto che ci fosse una torre a presidio del transito). Come tutte le costruzioni romane, anche questo acquedotto funzionò molto a lungo, forse addirittura fino al VI o VII secolo, quando venne danneggiato intenzionalmente. Molto più tardi, nel XVIII era comunque ancora tanto conservato che l'amministrazione comunale triestina prese in considerazione un suo eventuale restauro per rifornire d'acqua potabile la città che stava crescendo velocemente. L'idea fu poi abbandonata quando si iniziò a sfruttare altre fonti limitrofe alla città. Oggi, soltanto un centinaio di metri dell'antico acquedotto romano restano ancora a testimoniare questa poderosa costruzione di un'altra epoca. Alcuni tratti hanno restituito semplici sepolture tardo antiche a testimonianza del riuso del manufatto.

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Per quel che se so, nei pressi della fonte (fatta brillare nel II conflitto bellico) vennero rinvenute delle monete romane, analogamente a quanto avvenuto nel vicino Antro di Bagnoli: la tipologia di questa grotta (cavità con risorgiva) e la presenza delle monete potrebbero far pensare ad un luogo di culto.

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Le monete potrebbero, inoltre, costituire un elemento di datazione dell'acquedotto che attraversava la zona di Bagnoli in età romana. Le monete (30 assi) furono recuperate nel 1963 in seguito ad un nubifragio che provocò la piena del torrente Rosandra, furono conservate presso privati e verosimilmente solo in parte consegnate alla Soprintendenza. Rintracciate e studiate da Flego e Zupancic nel 1986, più recentemente sono state prese in esame da Callegher. (Callegher 2010; Durigon 1999; Flego, Zupancic 1987, 1991).

http://progetti.divulgando.eu/criga/scheda.php?anagrafe=76

In alcuni testi si ipotizza che anche quest’altra risorgiva alimentasse l’acquedotto tergestino.

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Dopo alcuni chilometri sono stati rinvenuti nel 1976-77 resti dell’acquedotto nel rione di San Sergio che giacciono sotto delle palazzine dell’edilizia pubblica e sono conservati in un antiquarium.

Si conserva un tratto del condotto che originariamente correva interrato, con rivestimento interno in opus signinum che lo rendeva impermeabile; nell’Antiquarium sono visibili un segmento del canale ed uno dei cinque pozzetti di ispezione sulla volta della conduttura, nonché il materiale archeologico rinvenuto negli scavi.

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A monte dell’acquedotto sono stati individuati anche i resti di una villa romana.

Un tratto è stato poi intercettato dalla costruzione di una strada a scorrimento veloce (Via Brigata Casale). Poi… nulla.

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Come detto, gran parte dell’acquedotto è stato distrutto dall’urbanizzazione successiva all’epoca romana.

In alcuni punti, a San Giacomo, son stati evidenziate strutture ricollegabili al manufatto (toponimo “Via del Muraglione”) che verosimilmente passava per il colle di San Giusto per poi scendere verso il mare. Il suddetto colle ha un’altimetria sommitale di circa 58 m s.l.m., la fonte attorno ai 92, pertanto si può dire che nell’arco di 15 km il dislivello è di 34 m, pari a circa il 2,2 %.

Ma poco dopo aver iniziato il percorso in discesa, in una zona fittamente urbanizzata, vennero trovati tratti dell’acquedotto:

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"…Si può quindi immaginare l'interesse su­scitato dal ritrovamento di un ramo agibile di queste gallerie all'interno del centro abitato, passaggio già intravisto in precedenza (1760), ma solo ora esplorato dall'Ufficio Tecnico Comunale. Questa "galleria d'acqua", come venne definita dai tecnici comunali (Vedi a proposi­to il disegno "Situation Plan Der Romischer Wasser Gallerie" (1805), Archivio di Stato di Trieste, I.R. Direzione delle Fabbriche, Ar­chivio Piani, busta 368), fu percorsa fin dove possibile e venne accertato che si trattava della parte terminale dell'acquedotto roma­no di Bagnali, che un tempo portava l'acqua del Torrente Rosandra dall'omonima valle all'antica Tergeste…

… E' interessante rilevare come il toponimo della strada adiacente a quella dell'ingresso, via della Galleria, ricordi il lontano rinveni­mento del cunicolo alla fine del 1700. Il passaggio si presenta a sezione rettangolare, con le pareti costituite da pietre squa­drate di arenaria ed il soffitto formato da grandi lastre orizzontali, sempre di arenaria. Solo in quattro brevi tratti, il soffitto è formato da una volta ad arco in mattoni. L'altezza varia da un minimo di 1,1 m ad un massimo di 3 m, mentre la larghezza rimane abba­stanza costante (da 60 a 90 cm). La galleria si dirige, in leggera discesa, verso il mare ed originariamente doveva raggiungere, come scritto nelle vecchie rela­zioni, un fontanone ora non più rintracciabi­le. La nostra esplorazione è proseguita per circa 150 m, fino alla base di un altro pozzet­to di ispezione, in corrispondenza di un ab­bassamento della volta dove i depositi e l'acqua hanno precluso ulteriori avanzamen­ti."

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Un tratto ipogeo in Via della Valle

http://www.boegan.it/studi-e-ricerche/storia/lacquedotto-romano-di-bagnoli/

Spero di aver catturato la vostra attenzione... e aver saldato il debito con Flavio! :D

Ciao

Illyricum

:)

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Spero di aver catturato la vostra attenzione... e aver saldato il debito con Flavio! :D

Carissimo Illyricum, ammesso (e non concesso) che Tu avessi un debito con il sottoscritto, beh...allora posso affermare che è stato saldato con larga abbondanza d'interessi :D .

Tutti gli argomenti che riguardano l'archeologia della Tua splendida regione (e della Tua altrettanto splendida città) sono per me di grande interesse, come ben sai, e certamente hai catturato la mia attenzione.

Ricordo bene i resti dell'acquedotto romano in Val Rosandra e che bella escursione fu per me.

Approfitto per una domanda, anche se un pò OT rispetto all'argomento.

Qualche anno addietro mi recai in visita ai ruderi della cosiddetta "casa romana della torre piezometrica", presso Sistiana.

Si tratta, come certamente sai, di un sito archeologico inizialmente classificato come generica villa romana, ma in seguito meglio definito come struttura adibita ad attività produttive e risalente all'epoca della prima romanizzazione dell'area (attribuzione ulteriormente ribaduta nel recente convegno "l'architettura privata ad Aquileia in età romana" e relativi atti).

Ricordo che raggiungere il suddetto sito archeologico fu una vera impresa e, una volta giunto sul posto, il totale abbandono dello stesso (allora letteralmente ricoperto dalla vegetazione, tanto da risultare a malapena visibili le strutture murarie ed assolutamente illeggibile la planimetria della casa) provocò in me, più che disappunto, vera e propria malinconia.

In questo link l'argomento di cui parlo, con alcune foto che, vedo, risalgono, più o meno, al periodo della mia visita (però in periodo autunnale, quindi con visibilità del sito molto migliore rispetto alla mia visita estiva).

http://www.carsosegreto.it/2008/11/la-casa-romana-di-sistiana.html

Non sono più tornato in loco; che Tu sappia, qualcosa è cambiato in meglio ?

Ciao, ed un rinnovato ringraziamento per i contributi che apporti a questa sezione :) .

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Caro Flavio,

grazie delle belle parole per la mia terra. :D

Non sono più tornato in loco; che Tu sappia, qualcosa è cambiato in meglio ?

è da mo' che non passo presso la Torre Piezometrica. Ritengo comunque che la situazione non possa che essere peggiorata visto l'incalzare della vegetazione carsica e la scarsa (o... nulla, più realisticamente ;( ) manutenzione.

La zona è molto interessante:

a me piace molto l'atmosfera della Grotta del Mitreo

http://www.carsosegreto.it/2009/12/il-mitreo-di-duino.html

http://www.turismofvg.it/Siti-Archeologici/Grotta-del-Mitreo

http://it.wikipedia.org/wiki/Mitreo_di_Duino

http://www.fsrfvg.it/?p=2616

un luogo che dovrebbe essere inserito in un circuito turistico e valorizzato, con resti che testimoniano una frequentazione ininterrotta dal Neolitico fino all'epoca romana.

La casa con i mosaici (mansio?) nei pressi dell'acquedotto Randaccio

http://www.gruppo.acegas-aps.it/gall_randaccio/galleria.html

http://books.google.it/books?id=NjL2KGsO2KwC&pg=PA448&lpg=PA448&dq=mansio+randaccio&source=bl&ots=1ynj_hU6td&sig=ttb-w0e94NuXd_zmPQTVDpdbPHM&hl=it&sa=X&ei=nOSMUq7jGcOM4ASatYFg&ved=0CDIQ6AEwAA#v=onepage&q=mansio%20randaccio&f=false

pagina 448, visitabile solo su richiesta.

Poi ci sono le suggestive foci del Timavo (Lacus Timavi) note anche ai romani e sede di culto (tempio di Diomede non rinvenuto ma del quale è nota la presenza da fonti storiche)

http://www.duecastelli.com/dove/la-foce-del-timavo-punto-dincontro-tra-storia-e-mito

http://www.liceopetrarcats.it/old_site/sperimentazione/sitocarso/timavo.htm

http://xoomer.virgilio.it/wjerman/appunti/dei.htm

Inoltre nei pressi è stato rinvenuto il dinosauro Antonio (Villaggio del Pescatore) e resti di Homo Erectus (nel riparo di Visogliano)

http://www.gssg.it/multimedia/mostre-fotografiche/mostra-depositi-riempimento/riparo-di-visogliano-1/

http://www.gssg.it/multimedia/mostre-fotografiche/mostra-depositi-riempimento/riparo-di-visogliano-2/

E poi tanti altri siti che per motivi di sintesi mi astengo dall'esporre...

Ciao

Illyricum

:)

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Il mitreo di Duino di cui tu parli ha ancora quel foro sulla rete da cui è possibile accedere in qualsiasi momento... per quanto riguarda la "villa", la vegetazione non fa altro che aumentare la velocità di invecchiamento dei pochi ruderi. che peccato. senza aggiungere lo stato deprecabile in cui si trovano il teatro romano di Tergeste ed i vari resti di via Donota e della Trieste romana. ricordo che pochissimi anni fa in piazzetta S. Lucia hanno trovato resti notevoli di una domus romana del I secolo, in corrispondenza dell'allora litorale che in tempi romani correva a circa 40-50 m da quello attuale, con mosaici splendidi che ho avuto la fortuna di vedere, e pure qualche tomba a inumazione con un tesoretto di monete romane (pubblicato? chi lo sa?). si parla del 2008. tutto è stato ricoperto in vista della costruzione di un parcheggio privato, e consideriamo che sono terreni del vescovo.. mi astengo dal continuare. ora non si vede più niente, il poco recuperato è finito ad aquileia credo, ma è davvero un peccato.

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Il mitreo di Duino di cui tu parli ha ancora quel foro sulla rete da cui è possibile accedere in qualsiasi momento... per quanto riguarda la "villa", la vegetazione non fa altro che aumentare la velocità di invecchiamento dei pochi ruderi. che peccato. senza aggiungere lo stato deprecabile in cui si trovano il teatro romano di Tergeste ed i vari resti di via Donota e della Trieste romana. ricordo che pochissimi anni fa in piazzetta S. Lucia hanno trovato resti notevoli di una domus romana del I secolo, in corrispondenza dell'allora litorale che in tempi romani correva a circa 40-50 m da quello attuale, con mosaici splendidi che ho avuto la fortuna di vedere, e pure qualche tomba a inumazione con un tesoretto di monete romane (pubblicato? chi lo sa?). si parla del 2008. tutto è stato ricoperto in vista della costruzione di un parcheggio privato, e consideriamo che sono terreni del vescovo.. mi astengo dal continuare. ora non si vede più niente, il poco recuperato è finito ad aquileia credo, ma è davvero un peccato.

Qualcosuccia c'è qua

http://www2.units.it/crosada/

http://www.attiasita.it/Asita2008/Pdf/288.pdf

Per coloro che non sanno di che si tratti (la maggior parte di coloro che leggeranno questo post) il Progetto Urban era mirato alla riqualificazione della zona storica di Trieste (detta Cavana-Cittavecchia) e dove possibile a eseguire saggi di scavo ad indagare le sottostanti testimonianze medioevali e romane (l'area è quella dell'abitato romano, tardoantico e medioevale).

Un paio d'anni fa c'era una presentazione di parte dei risultati di scavo (Palazzo Sartorio se non erro) ma non ero riuscito a passare...

Il discorso è sempre quello: bisognerebbe investire per divulgare e pubblicizzare quanto scoperto - ne sarebbero certo lieti gli archeologi - ma con i fondi attuali non è possibile farlo.

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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era affascinante vedere decine di metri di molo romano ancora intatti (con tanto di bitte di marmo) che correvano la sotto, e pensare che il margine del mare ora si trova a decine e decine di metri più in là.. grazie delle info cmq, anche se sono ovviamente apprezzabili per intero solo dai triestini. ciaociao

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http://www.carsosegreto.it/2008/11/la-casa-romana-di-sistiana.html

Non sono più tornato in loco; che Tu sappia, qualcosa è cambiato in meglio ?

La mia ultima visita risale alla scorsa primavera (è una zona che frequento nella stagione degli asparagi :) ) la situazione era più o meno quella delle foto del link, sembrava però ripulita di recente e il cartello indicatore ripristinato, comunque non valorizzata come dovrebbe. Nelle vicinanze si possono osservare alcune cisterne di raccolta dell'acqua piovana (la zona è priva di corsi d'acqua), presumibilmente risalenti alla stessa epoca, purtroppo sono abbandonate a se stesse e piene di rifiuti...

Se capita un weekend di bel tempo cercherò di farci un salto e di fare qualche foto, anche dello splendido panorama del golfo che si gode da quel punto.

Si potrebbe organizzare una gita con Illyricum e Gigetto, che ne dite?

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  • 6 anni dopo...

Aggiornamento.

Acquedotto romano, emerso un nuovo tratto in Val Rosandra

Questo tratto di canalizzazione, in ottimo stato di conservazione, fa parte dell’infrastruttura che in epoca romana convogliava le acque del torrente Rosandra-Glinščica dalla fonte Oppia-Zvirk all’antica città di Tergeste.

Nel mese di aprile sono proseguite nella frazione di Bagnoli Superiore le indagini archeologiche preventive che hanno interessato un settore dell’acquedotto romano della Val Rosandra-Dolina Glinščice, in vista di lavori di messa in sicurezza del versante roccioso che sovrasta la strada diretta a Bagnoli centro, a cui esso corre parallelo.

L’intervento è stato effettuato da ArcheoTest S.r.l. sotto la direzione del Funzionario archeologo Paola Ventura per la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Fvg, su commissione del Comune di San Dorligo della Valle-Občina Dolina.

Questo tratto di canalizzazione, emerso in ottimo stato di conservazione al di sotto di un esiguo strato di terreno, fa parte dell’infrastruttura che in epoca romana convogliava le acque del torrente Rosandra-Glinščica dalla fonte Oppia-Zvirk all’antica città di Tergeste, lungo un percorso di circa 17 km. Questa è la prima volta che un tratto così lungo dell’acquedotto -quasi 100 metri - viene indagato scientificamente, anche se le precedenti ricerche, condotte a più riprese, ne hanno riportato in luce diversi segmenti, alcuni dei quali lasciati a vista: il tratto all’interno della Riserva della Val Rosandra-Dolina Glinščice, quello in una struttura ricettiva nel centro di Bagnoli, e quello presso l’Antiquarium di Borgo San Sergio a Trieste.

I recenti scavi del tratto di Bagnoli Superiore hanno permesso di acquisire nuovi dati utili alla conoscenza tecnica dell’antico manufatto idraulico, realizzato a metà del I sec. d.C., e della sua storia sino all’epoca medievale quando, ormai privo della sua funzione originaria e della volta di copertura, fu qui riutilizzato come fondazione per la costruzione di un edificio soprastante.

Le prime indagini e ipotesi interpretative
Sono state analizzate e comprese tutte le fasi di messa in opera della struttura, dalla preparazione del substrato roccioso alla realizzazione della volta di copertura, rilevando i vari espedienti tecnologici impiegati dai costruttori antichi. Di particolare interesse risulta un deposito di calcare di 40 cm di spessore, interno alla struttura, contemporaneo all’epoca in cui l’acquedotto era ancora in uso, che sarà sottoposto a ulteriori indagini valutative. Ad esso si sovrapponevano gli accumuli terrosi che hanno completamente ostruito l’acquedotto dopo la sua definitiva defunzionalizzazione, prima del crollo e spoglio della volta di copertura.

Un’importante novità riguarda i fenomeni di riutilizzo della struttura antica: non si sono qui infatti trovati altri casi di inumazioni di epoca tardoantica o medievale, già rilevati in altri punti, ma si è scoperto un vero e proprio edificio, che si è inserito trasversalmente rispetto alla canalizzazione, demolendo parzialmente le spallette e sfruttandone il fondo. È riconoscibile un unico vano (dimensioni conservate 5 per 4,50 m, ma che si estendeva ulteriormente sia a valle che a monte), con muratura in grossi ciottoli arrotondati privi di legante e una pavimentazione pure realizzata in pietrame arrotondato, a cui si accedeva con una sorta di scalino, in quanto collocata a un livello più basso rispetto all’esterno. Si è riconosciuto inoltre un probabile percorso di accesso da sud-ovest e una base di focolare.

La datazione dell’edificio è fornita dai frammenti di ceramica da fuoco, maiolica e graffita arcaica, databili all’ultimo quarto del Trecento.
Più incerta rimane la sua destinazione d’uso. La sequenza stratigrafica individuata ha permesso di escludere un suo utilizzo residenziale, supportando piuttosto l’idea di una sua funzione come posto di controllo della viabilità di fondovalle, in contatto acustico e visivo col soprastante castello di Moccò. Una seconda ipotesi vede la struttura medievale utilizzata come fabbrica in relazione all’attività dei numerosi mulini distribuiti nel Medioevo lungo il corso del torrente Rosandra-Glinščica.

Proseguono i restauri nel tratto in Val Rosandra-Dolina Glinščice
Riprenderanno inoltre il prossimo 11 maggio i lavori di restauro e valorizzazione condotti dalla Soprintendenza sui resti emergenti dell’acquedotto romano della Val Rosandra-Dolina Glinščice, iniziati l’anno scorso, che hanno già visto la realizzazione di un trattamento consolidante delle parti della costruzione, piedritti e volte, e dei resti del rivestimento interno in cocciopesto cementizio.

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Acquedotto romano emerso in Val Rosandra, a Maggio inizio restauro

Ciao

Illyricum

;)

 

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  • 3 settimane dopo...
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