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MIR Italia Meridionale Continentale


Risposte migliori

Guardando un pò la monetazione angioina, oggi mi sono accorto di una incongruenza riguardante un denaro di Carlo I d'Angiò. Sul MIR Sicilia, la moneta di cui parlo, è catalogata al n.161, la foto è la stessa riportata sullo Spahr al n.38, fin qui tutto ok. Ma guardando il MIR Italia Meridionale Continentale, ho notato che la moneta riportata al n.345 (secondo il mio parere), è la stessa del MIR Sicilia. Cambia la zecca e il grado di rarità da NC a R3, il chè non è poco. Gradirei una smentita o una conferma da parte dei compilatori del catalogo, in modo che non ci siano dubbi in chi ha bisogno di catalogare quel tipo di moneta. Naturalmente possono intervenire tutti gli altri esperti di questa monetazione.

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  • 2 mesi dopo...

@dareios it

effettivamente c'è qualcosa che non và. Sul D'Andrea "Le monete medioevali della Puglia" lo inquadra come Brindisi o Messina grado R, e sul D'Andrea "Le monete siciliane dai normanni agli angioini" sempre Brindisi o Messina grado C. Lo Spahr non lo considera raro. Quindi si passa da C a R3 !!??

Chi può chiarire la questione?

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Ciao @@claudioc47

questo Denaro di Carlo d'Angiò è ,a mio parere ,R2.Forse potrebbe essere anche R3 ma case d'asta che trattino la vendita di Denari medievali non ve ne sono molte.In tal caso,oltre a far riferimento alle case d'asta che trattano la vendita di questi Denari si può fare riferimento ad ebay e,regolandoci in tal senso,possiamo dire che la moneta è un R2.

Forse,se ci fossero più case d'asta che trattassero la vendita di questi Denari medievali potremmo avere un'idea migliore sul grado di rarità della moneta.

Voglio dire che può darsi che la tipologia,non ha attrattive verso gli acquirenti e pur essendo disponibile fra diversi venditori,non viene proposta in vendita.

Non dimentichiamoci che c'è poco guadagno sulle monete medievali di questo genere per le case d'asta.

--Salutoni

-odjob

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Grazie ma non sono Dottore.....

La monetazione del periodo svevo ed angioino è piuttosto complessa e, in molti casi, di non facile attribuzione per quanto concerne le zecche.

Non è infatti difficile riscontrare, anche su opere di rilievo, attribuzioni incerte. Sullo stesso Spahr, probabilmente la massima autorità sulla monetazione siciliana, tali indicazioni sono spesso mancanti ("zecche diverse") o generiche ("Messina o Brindisi").

In taluni casi la stessa moneta è stata sicuramente battuta nelle due zecche, quindi non è errato trovarla descritta in due tomi distinti del MIR o del CNI e dell'Andreani.

Difficile poi stabilire l'effettiva rarità delle monete medievali di biglione. Trattandosi di esemplari spesso sottovalutati dagli stessi commercianti e Case d'Asta, possono transitare in completo "anonimato", magari in contesti mal descritti come i lotti multipli, così da rendere talvolta fuorviante la convinzione che ci facciamo della loro rarità (se non la trovo vuol dire che è rara......ma è poi realmente così ?).

Quando ho stilato il MIR sulla monetazione della Sicilia mi sono avvalso principalmente dello Spahr anche per le rarità e questo autore, come già è stato scritto, non la riporta rara. Se però dovessi fare una ricerca sui cataloghi d'asta o su alcuni motori di ricerca non ne troverei con facilità (anzi, CA manco ne riporta); in questo caso sarei portato a credere che si tratti di un pezzo molto raro.

Personalmente ritengo invece che sia moneta che non vada oltre il grado di R e, prudenzialmente, l'ho classificata come NC

Buona giornata

Alberto

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@Alberto Varesi

perfettamente chiaro il criterio di gradazione della rarità esplicitato e l'attribuzione prudenziale di rarità NC (io, inconsapevolmente, nel cartellino del monetiere avevo dato lo stesso grado, vista la variabiltià dei vari autori), però reputo che si sarebbe dovuto dare lo stesso grado su entrambe i tomi e non due gradi così differenti fra loro, proprio in funzione del chiarissimo ragionamento da lei esposto.

Cordiali saluti

Claudio

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