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Sistemi ponderali


Matteo91

Risposte migliori

Ciao a tutti :)

Pensavo che potrebbe essere interessante stilare una sorta di elenco dei sistemi ponderali diffusi nel mondo greco e provare a indicare i luoghi in cui erano diffusi.

Un primo elenco è possibile trarlo dal sito di roth37, precisamente in fondo a questa discussione: http://www.roth37.it/COINS/Alex/alex_monetazione.html.

I principali sistemi ponderali sono: l'eginetico, l'euboico-attico e il corinzio. Altri sistemi ricordati sono quelli di Corcyra, Chio e Rodi, Samo, Tracia e Macedonia e infine il fenicio.

Esistono altri sistemi ponderali oltre a quelli citati?

Detto questo, passerei ad analizzarli singolarmente, partendo dalla definizione della base ponderale del mondo antico: il talento.

Il talento si divide in mine.

In Grecia il talento è diviso in 60 mine e la mina in 100 dracme.

La dracma si divide in 6 oboli.

L'obolo è pari a 2 emioboli e 4 tetartemori.

Procedendo secondo l'ordine del link riportato, il primo sistema ponderale che analizzerei è quello Eginetico:

Sistema ponderale Eginetico

Talento 36.960Kg

Dracma 6,16g

Didramma (o statere) 12,32g

Veniamo ora alla questione di maggior interesse, ovvero alla diffusione di questo sistema.

Sicuramente troviamo Egina, di cui si è già ampiamente discusso per colpa mia ( :D).

In internet ho trovato esempi di statere, dracma, emidracma, obolo ed emiobolo. Non ho trovato alcun diobolo e tetartemori; spero che qualcuno possa colmare la lacuna.

Allego una tabella con i pesi di alcuni esemplari trovati in rete:

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Ed ecco una foto con una rappresentazione molto approssimativa delle dimensioni delle monete:

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Mi ripeto, la rappresentazione è molto approssimativa perchè ho utilizzato diametri trovati in rete e non realmente corrispondenti alle monete in questione. Inoltre non era il diamentro la misura di riferimento per il valore, ma ovviamente il peso. Quindi l'immagine potrebbe anche essere superflua, utile solo per il "colpo d'occhio" ;)

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Il sistema Eginetico era diffuso anche in Beozia, ma non riuscirò a scriverne prima di domani. Spero comunque possano esserci alcuni spunti interessanti in questo tipo di discussione.

Matteo.

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Matteo buona sera da nonno cesare a te ed al forum; ti allego una traduzione, molto libera, che può essere forse di aiuto; ciao e buona serata

Titolo: Primitive methods of exchange by barter

Fonte: Coins of ancient

Autore: Barclay Vincent Head

  1. Metodo primitivo di scambio: il baratto

Le scienze numismatiche sono state a lungo viste come un ramo particolare dell’archeologia anche se spesso hanno coperto un campo di ricerca più vasto della stessa archeologia classica, intesa nel senso stretto della parola.

Non v’è dubbio alcuno che per molti secoli, prima dell’invenzione della moneta, gli scambi di merce avvenissero attraverso il baratto: puro e semplice e che il valore degli oggetti in transazione fosse stimato sulla base della produzione agricola e pastorale; più in particolare: Buoi e pecore.

Resti di questa antica usanza li ritroviamo nel nome che vari popoli hanno successivamente dato alla moneta: “Pecunia” da Pecus ovvero pecora, per i latini; “Fee” da Foraggio per gli inglesi e dalla stessa radice: “Vieh” per i tedeschi.

Per gli indiani “Ripia” deriva dal Sanscritto ed il significato è: “Bestiame”

Il passo successivo di questo primordiale metodo di scambio fu il tentativo di semplificare le transazioni commerciali sostituendo il possesso del bue o delle pecore con elementi più maneggevoli cui veniva arbitrariamente attribuito un valore equivalente.

Il raggiungimento di questo stato transizionale, nello sviluppo del commercio è stato mirabilmente descritto da Aristotele: “ Il commercio ricavò beneficio dalla acquisizione di merci che scarseggiavano nello stato e dall’esportazione di quelle risorse che erano in eccesso, per questi scambi si rese necessario ricorrere ad una valuta.

Dato che il baratto in natura non era facile si scelse, di comune accordo, di dare ed accettare di ricevere oggetti più facilmente maneggiabili.

Questi oggetti erano inizialmente costituiti da pezzi di Ferro od Argento, valutabili a peso e successivamente su di essi vennero riportati dei segni che ne indicavano e garantivano il valore”

In Italia e Sicilia, nelle contrattazioni, al bue si erano sostituiti Rame e/o Bronzo mentre nel Peloponneso gli Spartani si dice abbiano utilizzato il Ferro, successivamente altre città greche adottarono questo sistema per gli scambi commerciali.

D’altro canto nell’Est, già da tempi immemorabili si usava comunemente, per le transazioni: Oro, Argento od altri metalli il cui valore di riferimento, tra gli uni e gli altri era stato ben definito.

Abramo si dice sia stato uomo molto ricco, possedeva armenti oltre ad Argento ed Oro in quantità, considerando l’acquisto che fece delle cave di Macphelah per le quali sembra aver pagato ad Ephron il peso in Argento, pubblicamente dichiarato dal figlio di Heth, di 1.000 Shekels, normalmente utilizzati dai mercanti.

Che l’Oro ad Ur in Caldea fosse più che abbondante è provato anche dalle donazioni fatte ai templi del luogo, dagli scavi fatti da Taylor nel 1855, nella vicina Abu Shahrein.

Questi templi che datano dal periodo di Abramo sembrano essere stati riccamente adornati nei basamenti con Oro e pietre preziose che sono state poi ritrovate disseminate nei magazzini.

Giacchè nella Caldea non ci sono sabbie aurifere né filoni d’Oro quest’ultimo dev’essere stato importato dai commercianti di cui Isaiah dice: “ …dichiaravano che importavano Oro via mare, dall’India attraverso il Golfo Persico, mediante le navi di Ur come sta scritto nelle iscrizioni in cuneiforme”

Sia l’Oro che l’Argento, in quei lontani tempi, venivano impiegati in Oriente come unità di valore tuttavia, dal Vecchio Testamento non si ha notizia di moneta coniata, almeno sino al tempo dei Persiani.

L’Oro e l’Argento che i mercanti utilizzavano nelle loro transazioni veniva pesato con la bilancia; a titolo di esempio sappiamo che David dette ad Ornam, per la trebbiatura dei suoi campi, il peso di seicento Shekel d’Oro.

Non di meno è probabile che per transazioni di modesta entità non si facesse ricorso alla bilancia per pesare l’Oro o l’Argento; ma che si utilizzassero piccoli pezzi di metallo, con peso predeterminato che tuttavia non avendo un marchio ufficiale che ne garantisse il peso né l’autorità emittente non possono essere considerati “Moneta”

Queste piccole barrette o pezzi d’Oro od Argento erano utilizzati per le transazioni correnti ed il loro peso veniva regolato sulla base del peso dello Shekel o della Mina.

Quanto sopra ci porta a prendere in considerazione gli standard di peso utilizzati in Oriente per i metalli prezioni, prima dell’invenzione della moneta.

2 – I sistemi metrici: Egiziano, Babilonese ed Assiro.

Gli antichi scritti sul peso e sulla moneta per la maggior parte non sono affidabili od in gran parte intelleggibili e non consentono di fare luce sulle emissioni in Oro, Argento e Bronzo, fortunatamente si sono preservati e sono giunti sino a noi, pesi in Piombo e pietra che rappresentano un prezioso e sicuro riferimento.

2-1 Sistema Egizio

Focalizziamoci in primis sull’Egitto, il più antico e civilizzato paese del mondo antico: ma giacchè il sistema dei pesi prevalente nella valle del Nilo non sembra aver influito più di tanto sulla monetazione dei Greci riteniamo di non doverci addentrare nei particolari della metrologia egizia; tuttavia non possiamo tacere che

nelle iscrizioni che si vedono sui muri del tempio di Karnak compaiono due denominazioni di peso: Uten e Kat.

La relazione che intercorre tra i due pesi ci è nota attraverso un passaggio del “Papiro di Harris” che riporta gli annali di Ramesses 3° ca. il 3.000 A.Ch.

Da questo passo del papiro si scopre che l’Uten era eguale a 10 Kats ed un peso a forma di serpente, ben conservato e rinvenuto assieme al papiro di Harris, porta la scritta: “ Cinque kats del tesoro di On” il suo peso è di 698 gr.

Ammettendo una leggera perdita di peso dovuta alle abrasioni del tempo possiamo azzardare che il peso originale fosse di 700 gr. e pertanto l’unità era costituita da 700/5 = 140 gr. per il Kat e conseguentemente 1.400 gr per l’Uten.

Il Sig. Bortolotti nel suo. “ Del primitivo cubito egiziano” ritiene che l’Uten sia esattamente la millesima parte del peso del cubito cubo dell’acqua del Nilo; essendo il cubito in questione, non il cubito ordinario di 20,66 inches; ma una misura che viene chiamata: “Primitivo pollice egiziano” equivalente alla lunghezza di 17,17 inches.

Accanto a questo Uten di 1.400 gr. esiste anche una forma più pesante di cui sono stati ritrovati molti esemplari negli scavi eseguiti da Mr. Petrie sul sito di Neucratis.

Bortolotti suggerisce che lo standard di peso dell’Uten pesante sia di 1.486 gr. e che derivi dalla millesima parte del peso del cubito cubo reale di acqua del Nilo, della lunghezza di 20,66 inches.

Mr Petrie è tuttavia dell’avviso che il peso dell’Uten pesante non possa aver superato 1.436 – 1.450 gr e questo nonostante siano stati ritrovati esemplari di 1.530 e più grammi.

In pratica non si conosce alcuna distinzione tra Uten pesante e Uten leggero con ogni probabilità la forma leggera è da considerarsi una variante locale della più comune forma pesante.

2-2 Sistema Babilonese ed Assiro

Come noto i Caldei ed i Babilonesi eccedevano particolarmente nelle scienze matematiche ed astronomiche.

Dice il Prof. Rawlinson “ Nella vasta e monotona pianura della bassa mesopotamia dove il paesaggio immobile anche con la variazione delle ore e delle stagioni offre poche attrazioni, ciò che di più attrae l’attenzione, con il cielo sereno, l’atmosfera secca e l’orizzonte basso è la facilità di poter osservare”

Il risultato di queste informazioni è riportato, in caratteri cuneiformi, su tavolette di argilla, poi indurite e conservate un tempo nell’archivio della città più importante: Babilonia.

Molte di queste tavolette si trovano oggi al British Museum.

Quando Alessandro Magno occupò la città, inviò ad Aristotile tutte le tavolette contenenti le informazioni che era riuscito a trovare e che andavano indietro nel tempo sino al 2234 A.Ch.

Studi recenti sulla natura di queste iscrizioni, indicano che con ogni probabilità in esse sono contenute le basi dell’intera struttura del sistema metrologico babilonese.

I Babilonesi dividevano il giorno in 24 ore ciascuna delle quali contava 60 minuti ed ogni minuto 60 secondi; un metodo di misura del tempo da allora mai abbandonato e che venne utilizzato dai babilonesi come primo principio della scienza astronomica.

Le misure babilonesi di capacità e peso erano basate su una stessa unità di misura come il tempo e lo spazio. E giacchè ritenevano di aver determinato la lunghezza dell’ora equinoziale dal gocciolamento dell’acqua allo stesso modo avevano fissato il peso del: Talento; Mina e Shekel nonché le loro misure di capacità attraverso il peso o la quantità d’acqua che riusciva a passare da un recipiente ad un altro in un determinato spazio di tempo.

Dal momento che l’ora è costituitra da 60 minuti ed ogni minuto da 60 secondi anche il Talento doveva essere costituito da 60 Mine ed una Mina da 60 Shekels.

La divisione sessagesimale è caratteristica della matematica babilonese mentre il sistema di pesi e misure su base decimale lo è dell’Egitto e della Francia attuale.

Il sistema sessagesimale è più vantaggioso, rispetto al sistema decimale in quanto il numero 60 ( 22.3.5) è più divisibile del numero 10(2.5).

Più o meno nel 1300 A.Ch. l’impero Assiro superò in importanza l’impero Babilonese.

La cultura e le scienze dei Caldei non vennero abbandonate; ma anzi trasmesse, attraverso le conquiste ed il commercio Assiro, da Ninive all’Occidente sino alle coste del Mediterraneo.

Siamo così giunti a considerare gli ultimi reperti che una trentina di anni fa che Mr. Layard scoprì e portò a casa dalle rovine dell’antica Ninive.

Si tratta di un certo numero di leoni in bronzo, di varie dimensioni, che si possono oggi ammirare al British Museum e con loro anche un certo numero di oggetti in pietra a forma di anatra.

I leoni presentano, sul dietro dell’animale, un ansa e solitamente due iscrizioni: in carattere cuneiforme la prima, in aramaico la seconda.

Questi scritti riportano i nomi dei Re di Assiria o di Babilonia in cui anatre e leoni furono fabbricati con lo scopo di rappresentare l’unità o la frazione di Mina cui si riferiscono.

Sulla originalità dei reperti non ci sono dubbi e si ritiene che rappresentino standard di peso depositati nei palazzi reali, come del resto suggerisce l’iscrizione riportata su alcuni di loro e come si legge, in carattere cuneiforme, su tre tra i più antichi pezzi a forma d’anatra.

  1. Palazzo di Irba Merodach, Re di Babilonia ( ca. 1.500 A.Ch.); 30 Mine peso gr 15.060,5 cui corrisponde una mina di 502 gr.
  2. Trenta Mine di Nabu-Suma-Libur Re dell’Assiria ( non è nota la data) peso gr 14.589; il pezzo presenta una piccola sbrecciatura il chè fa supporre che l’originale avesse peso eguale al precedente.
  3. Dieci Mine a nome di Dungi che secondo Geo Smith fu Re di Babilonia nel 2.000 A.Ch. peso gr 4.986 che porta il peso della Mina a 498,6 gr.

Sui tre leoni compare invece la scritta:

  1. Palazzo di Salmanazar ( ca. 850 A.Ch.) Re del paese: due Mine del Re in carattere cuneiforme e due Mine, peso del paese, in aramaico. Peso gr 1.992 da cui il peso della Mina a 996 gr.
  2. Palazzo di Tiglath-Pileser ( ca 747 A.Ch.) Re del paese: due Mine in carattere cuneiforme; peso 946 gr che portano il valore unitario della Mina a 473 gr.
  3. Cinque mine del Re in carattere cuneiforme e cinque Mine, peso del paese, in aramaico. Peso 5.042 gr per un valore unitario della Mina pari a 1.008 gr.

L’intera serie di questi antichi pesi fu sottoposta ad un più approfondito esame , con bilancia di precisione, da parte del Dipartimento degli Standard ed i risultati furono poi pubblicati da Mr. W.H. Chisholm nel “Minth Annual Report of the wanden of the Standard 1874 – 52 “ dov’è possibile trovare la lista completa di tutti i pesi rinvenuti.

La maggior parte dei pezzi più importanti erano già stati pesati molti anni prima e bisogna dire che i risultati della revisione confermano i valori a suo tempo riportati da Queipo ed ultimamente dal Dr. J. Brandis.

Uno sguardo alla lista dei pesi ci ha messo nella convinzione che dovevano esistere contemporaneamente, nel periodo che va dal 2000 A.Ch. al 625 A.Ch. due diversi tipi di Mina; la mina più pesante sembra essere il doppio di quella leggera e Brandis indica che il loro peso doveva essere di: 1.010 gr. e 505 gr. rispettivamente.

Qualcuno ha suggerito che la Mina leggera dovesse essere collegata all’Impero Babilonese mentre la pesante all’Assiro anche se non ci sono prove che lo confermino nondimeno sembra che l’uso della Mina pesante, rispetto alla leggera, sia più esteso in Siria a giudicare dal fatto che la maggior parte dei pesi che appartengono al sistema Mina pesante presentano, in aggiunta all’iscrizione in cuneiforme, quella in aramaico che dev’essere stata aggiunta per rendere il peso accettabile ai mercanti siriani e fenici che commerciavano tra Assiria e Mesopotamia da una parte e gli empori fenici dall’altra.

3 – I commercianti fenici

Il commercio fenicio fu sostanzialmente un commercio di trasporto; le ricche e ricamate stoffe di Babilonia e gli altri prodotti orientali venivano accuratamente riposte in ceste confezionate con legno di cedro, avviate lungo la costa e dai mercati costieri di Tiro e Sidone imbarcate sui legni fenici ed inviate a Cipro, alle coste dell’Egeo e da questi verso i mercati dell’estremo Occidente, è per questo motivo che la città di Tiro fu indicata da Ezechiele come “Mercato popolare” delle molte isole.

In quei lontani tempi i Fenici, come gli Egiziani, i Greci e gli Ebrei con cui essi trattavano, erano privi di un loro peculiare sistema di pesi e misure per cui avevano adottato, le principali unità di conto del sistema Assiro Babilonese, in particolare, per la valutazione del valore della merce, veniva utilizzata la sessantesima parte della Mina.

Il sistema sessagesimale era estraneo alle consuetudini fenice, tuttavia questo popolo non ebbe difficoltà ad accettare come unità di peso la sessantesima parte della Mina o Shekel anche se non accettarono, nella sua intierezza, il sistema sessagesimale; ma si inventarono una nuova Mina costituita da 50 Shekel al posto dei 60 canonici.

Il Talento,il peso più elevato del sistema non subì trasformazioni e rimase al valore di 60 Mine, pertanto secondo il sistema Fenicio – Greco:

  • La Mina equivaleva a 50 Shekel ( o Stateri)
  • Il Talento a 60 Mine di 50 Shekel ovvero (60x50) 3.000 Shekel o Stateri

Lo Shekel ereditato da Ebrei e Fenici dall’Oriente sembra fosse la sessantesima parte della Mina pesante Assiro Babilonese mentre la Mina leggera sembra sia stata trasmessa all’Occidente, per una qualche ragione che ancora non ci è soddisfacientemente chiara, attraverso un percorso che passando attraverso l’Asia Minore è giunto sino alla Lidia.

4 – I Lidici

Dice E. Centius: “ I lidi divennero sulla terraferma ciò che i Fenici furono via mare: mediatori tra Asia e Grecia”

Si da per certo che sin dai tempi della guerra di Troia e per secoli successivi, il paese dei Lidi fosse uno stato vassallo dei Re di Assiria, tuttavia una iscrizione assira ci informa che i Re assiri, prima di Assurbanipal ( 666 A.Ch.), non conoscevano né l’Asia Minore nè le terre ad Ovest di Halys e che lo stesso Assurbanipal ricevette una ambasceria di Gige, Re di Lydia, un paese lontano di cui i predecessori di Assurbanipal mai avevano sentito parlare.

Che nei tempi precedenti ci siano stati contatti tra lidici ed assiri è probabile, ma non certo.

Il Prof. Sayce è dell’opinione che i mediatori tra: Lidia ( Occidente) ed Assiria

( Oriente) siano stati i popoli chamati: Kheta od Hittiti.

Secondo questa teoria la capitale degli Hittiti: Carchemish poi Hierapoli sull’Eufrate, fu il centro di convergenza ove le arti e la civiltà assira incontrarono le espressioni monumentali caratteristiche dell’Asia Minore centrale.

Attorno al 1400 A.Ch. gli Hittiti raggiunsero, come nazione, l’acme dello splendore e della potenza e rappresentarono il punto di connessione tra Lydia ed Assiria.

Fu attraverso questi contatti che i lidici acquisirono la metrologia di peso assiria che poco dopo prese in Lydia la forma di lingotto stampato o se vogliamo di moneta; ma il perché in Lidya si sia affermata la Mina leggera, piuttosto che la pesante , rimane un mistero.

Sappiamo che su uno dei pesi assiri è scritto in caratteri cuneiformi “Peso di Carchemish” pertanto se le moderne ipotesi sulla dominazione Hittita in Asia Minore hanno un qualche fondamento questo fatto può significare che gli Hittiti trasportarono questi pesi in Frigia ed in Lidya e la conferma viene dal fatto che le prime monete battute in Lidya si accordano allo standard della Mina leggera degli Assiri.

Per concludere le due unità di peso Babilonesi sembra siano giunte in Occidente sino alle sponde del Mar Egeo attraverso due diversi percorsi: lo Shekel pesante attraverso la Fenicia, quello leggero per opera dei Lidici attraverso Carhemish

5 – L’invenzione della moneta in Lidya

Sorprende come le popolazioni Orientali abbiano potuto commerciare ed operare transazioni senza l’utilizzo di un tipo regolare di monetazione tanto più che era loro familiare l’utilizzo dei metalli preziosi.

Da Erodoto scopriamo che “I Lidici furono la prima nazione ad introdurre l’uso di monete d’Oro ed Argento”

Da quel po’ che sappiamo sul carattere di questo popolo deduciamo che il loro istinto commerciale dev’essere stato molto sviluppato, supportato sia dalla posizione geografica che occupavano sul territorio, che dalla frequentazione che avevano con i popoli confinanti dell’Asia Minore, dell’Oriente e della Grecia.

Quando l’Impero Assiro entrò in crisi, la Lidya sotto la spinta della dinastia dei Mermnandi conobbe una nuova fase di vitalità e di sviluppo.

La politica dei nuovi regnanti fu quella di estendere i propri domini verso Occidente sino ad acquisire il possesso dei paesi rivieraschi dell’Egeo; fu questo l’obbiettivo di Gige, fondatore della Dinastia dei Mermnandi nel 700 ca. A.Ch. che creando una testa di ponte sull’Ellesponto si proponeva di estendere il suo dominio sull’intera costa ionica.

Il tentativo di espansione portò i Lidici a diretto contatto con le città Greche dell’Asia che a loro volta, sin da tempi remoti, erano in rapporto, per la verità non sempre amichevole, con i Fenici dai quali appresero: la numerazione, i pesi, le misure, l’uso dell’alfabeto e tra le tante cose si ha ragione di credere che abbiano acquisito anche la sessantesima parte della Mina pesante Assiro-babilonese che l’adottarono come loro unità di peso: Statere.

D’altro canto i Lidici avevano acquisito dagli Hittiti di Carchemish la sessantesima parte della Mina leggera, dunque le due unità di peso babilonesi, quella pesante e quella leggera, s’incontrarono nuovamente, dopo aver fatto percorsi diversi, quando i Lidici del Regno di Gige entrarono in contatto con le città costiere della Grecia e quelle delle vallate occidentali dell’Asia Minore, sul confine tra Est ed Ovest.

Il regno di Gige, fondatore del nuovo Impero, per distinguerlo dal più antico popolo dei Lidici dev’essere condiderato come il primo a batter moneta.

L’opulenza del monarca, in termini di metalli preziosi, traspare dalla munificenza dei doni offerti all’oracolo di Delfi sotto forma di coppe d’Oro ed Argentee urne, in quantità tale quale i Greci mai avevano visto prima.

Il tutto, in conformità con lo spirito di un monarca come Gige il cui scopo primario era quello di estendere i domini del suo impero verso Occidente e nello stesso tempo, tenere sotto il suo controllo le linee di comunicazione con l’Oriente. Dalla sua capitale: Sardi, situata sulle pendici del Tmlus e sulle rive del Pactolus, siti entrambe ricchi d’Oro egli potè spingersi attraverso le vie carovaniere dell’Est sino nel cuore della Mesopotamia e giù, giù, nelle vallate fluviali dell’Ovest sino al mare con il prezioso materiale raccolto nelle sabbie aurifere del Pactolus e negli scavi delle colline circostanti.

5 – 1 L’elettro in Lidya

Le prime monete della Lidya furono confezionate con questo prezioso materiale,

ed ebbero forma di lingotto ovale, ufficialmente impresso, da un lato a garanzia del peso e del valore.

Per le zone occupate dell’Oriente lo standard che regolava la moneta fu quello della Mina leggera mentre per l’Occidente e le città Greche della costa, lo standard adottato fu quello della Mina pesante che, dal popolo che la trasmise possiamo definire “ Fenicia” lasciando la dicitura “Babilonese” al peso della leggera utilizzata dai paesi vicini dell’Eufrate.

Le prime monete della Lidya erano costituite da una particolare lega metallica che i Greci chiamavano: Oro bianco (Erode) ovvero Elettro (Sofocle).

La lega è in effetti un eutectico naturale costituito da Oro ed Argento che nell’antichità era considerato come un metallo a sé e veniva ricavato in grande quantità dal lavaggio delle sabbie del fiume Pactolo oppure dalle miniere che si trovano sui declivi del Tmlus e del Sipylus.

Hultsch (1882) nel Metrologie, 2° ed. pag 579 individua la composizione media nel 73% di Oro e 27% di Argento.

Questa lega si poneva in relazione con l’Oro puro, in rapporto diverso da quello che ha l’Argento, infatti mentre il rapporto Argento/Oro era di 13,3: 1 quello dell’Elettro con l’Argento era considerato 10:1 o giù di lì.

L’Elettro presentava molti altri vantaggi nell’utilizzo monetario, rispetto all’Oro puro; in primis una maggiore durata, essendo la lega più dura e meno soggetta alle ingiurie ed ai guasti del tempo, poi perché è un prodotto naturale quindi subito disponibile all’uso, terzo perché, come abbiamo visto, avendo un rapporto di cambio con l’Argento di 10:1 rendeva superfluo l’uso di un diverso standard di peso per i due metalli e consentiva a chi era incaricato dell’emissione di poter utilizzare una sola serie di pesi ed un sistema decimale di facile comprensione e nella pratica più semplice.

Sotto questo aspetto l’utilizzo a peso, in accordo al rapporto con l’Argento prevedeva che: un Talento, una Mina od uno Statere di Elettro avessero il valore di 10 Talenti, 10 Mine o 10 Stateri di Argento dello stesso peso.

Il peso dello Statere in Elettro, in ogni distretto, dipendeva dallo standard in uso per i lingotti d’Argento ovvero per l’Argento in forma di barrette o mattonelle oblunghe.

Nella pratica, per la circolazione, veniva apposta la stampigliatura al metallo più pregiato per cui l’Elettro rappresentava un peso di Argento non coniato dieci volte maggiore ed alla fin fine era un valore più facile da trasportare.

Le basi per passare dal peso alla’realizzazione della moneta in Oro od Argento c’erano tutte e ci sono buone ragioni per supporre che entrambe questi metalli siano stati utilizzati in Lidya per coniare monete già prima del tempo di Creso (568 . 554 A.Ch)

Le città Greche che punteggiavano la costa e le isole dell’Asia Minore non tardarono ad adottare e promuovere l’invenzione Lidica della moneta e si deve ai Greci della ionica Mileto e delle città vicine la sostituzione, sulle monete dei lidici, dei segni indicanti il valore della moneta, con disegni artistici ed iscrizioni che riportavano il nome della città o dell’autorità emittente.

La stampigliatura ufficiale che distingue i primi stateri in Elettro, dai meri lingotti iniziali era dovuta alla impressione di un simbolo sulla piccola massa di metallo ovoidale o dischetto predisposto a ricevere il colpo di martello con cui si praticava il sigillo.

Successivamente l’arte fece capolino nell’incisione di una faccia della moneta: il dritto, riportando le sembianze od il simbolo della divinità locale sotto i cui auspici la moneta era stata coniata, in un chiaro coinvolgimento di fede a testimonianza della purezza e del peso della moneta.

Questo simbolo, stemma o tipologia, com’è stata definita, di solito era inizialmente costituita dalla figura di un animale o dalla sua protome, ovvero da oggetti inanimati; teste e figure di Dei comparvero successivamente, quelle poche attribuibili al periodo iniziale essendo rare.

Sul rovescio della moneta non compare inizialmente un simbolo; ma solo una depressione quadrangolare, comunemente chiamata: “Quadrato incusso” prodotta dal sostegno che veniva utilizzato per tenere fermo il pezzo, durante la fase di riscaldamento al rosso necessaria per ricevere l’impressione sul dritto del simbolo.

6 – La Mina d’Argento Babilonese e Fenicia.

In quei primi tempi l’Argento non veniva quasi mai utilizzato a peso come invece si faceva con l’Oro il cui rapporto con l’Argento era stabilito in 13,3:1 né si ha notizia di eventuali fluttuazioni tra i due metalli, come avviene ai giorni nostri.

Come conseguenza di questa standardizzazione dei cambi fu l’introduzione in Asia, per la prima volta, della doppia monetazione o bimetallismo.

Da rilevare che negli scambi non era semplice equiparare un peso di Oro con 13,3 barre di Argento dello stesso peso per questo si fece ricorso ad un sistema di comparazione tra Talento; Mina e Shekel d’Oro con gli stessi valori in Argento.

Derivazione dei pesi monetali

(Mina d’Oro Assiro - Babilonese)

Pesante Leggera

Mina 15.600 grani 7.800 grani

Shekel (1/60 Mina) 260 grani 130 grani

Standard di Argento derivati dalla Mina d’Oro pesante

Shekel d’Oro………………………………………….…260 grani

Corrispondenza Argento ( 260 grani x 13,3)…….……3.458 grani

Shekel Argento 3.458 grani/15…………………….……230 grani

Dallo Shekel di Argento di 230 grani si può ricostruire lo standard Fenico o Greco Asiatico: Statere…………………………………………230 grani

Mina di 50 Stateri…………………….…….11.500 grani

Talento di 60 Mine (3.000 Stateri)….…….690.000 grani

Standard di Argento derivate dalla Mina d’Oro leggera

Shekel d’Oro………………………………………….…130 grani

Corrispondenza Argento ( 130 grani x 13,3)…….……1.729 grani

Shekel Argento 1.729 grani/10………………………..172,9 grani

Dallo Shekel di Argento di 172,9 grani si può ricostruire lo standard Babilonese, Lidico e Persiano:Siglo di ½ Statere…………………….…86,45 grani

Statere…….. …………………………...172,9 grani

Mina di 50 Stateri………………………8.645 grani

Talento di 60 Mine (3.000 Stateri)…...518.700 grani

Gli schemi di cui sopra debbono ovviamente essere considerati con giusta approssimazione; le monete trovate in alcuni paesi hanno denunziato peso maggiore che in altri era mediamente più basso.

Si noti come in Asia Minore, nel periodo che vide le prime coniazioni, lo Statere d’Oro pesante ( 260 grani) è stato ritrovato in varie città: da Teos verso Nord e verso le coste della Propontis.

Lo Statere d’Oro leggero ( 130 grani) in Lidia e Samos.

Lo Statere in Elettro, sullo standard Fenicio in Argento, a Mileto; ma anche in altri luoghi lungo la costa occidentale dell’Asia Minore, come pure in Lydia; mai tuttavia a peso pieno.

Lo Statere in Elettro od Argento, sullo standard Babilonese, si ritrova per lo più in Lidya mentre lo Statere in Argento, sul piede dello standard Fenicio, sulle coste occidentali dell’Asia Minore.

7 – Migrazione degli standard di peso dall’Asia all’Europa.

Abbiamo visto come dal Tigri e dall’Eufrate gli standards con cui era pesato il metallo prezioso, avevano trovato la via di propagazione verso il Mar Egeo. Lo standard pesante sul mare,ad opera dei Fenici; quello leggero, via terra attraverso la Lydia.

Vediamo adesso come passò alla Grecia Europea per tracciare le vie di penetrazione, dall’Asia Minore: Alla Grecia; alla Macedonia ed alle colonie Greche Occidentali.

Queste vie possono ricondursi a tre: la strada del Sud, quella del centro e la via del Nord.

7 – 1 – La via del Sud

Lo Schekel derivato dallo standard Fenicio, o come lo chiamarono i Greci: Statere pesava inizialmente, con tutta probabilità 230 grani; ma questo prima dell’avvento della moneta, successivamente sia gli stateri in Elettro che quelli in Argento superavano raramente i 220 grani.

7 – 1- 1 Primi commerci Fenici con il Peloponneso.

Dice Herodoto:” I Fenici, dopo aver lasciato il paese nel quale abitavano, si avventuraronoin lunghi viaggi spingendo le loro navi verso le coste dell’Assiria e dell’Egitto; sbarcarono in molti luoghi della costa sino a giungere ad Argo, la città all’epoca più prospera tra quelle dell’Hellade.

Qui esposero le proprie mercanzie e continuarono a commerciare con i nativi per cinque o sei giorni ed alla fine, dopo aver venduto quasi tutto,attirarono sulla spiaggia molte donne e tra queste la figlia del re Inaco, il cui nome era Io e mentre le altre donne erano attorno alla poppa delle navi, intente alle compere, rapirono Io” dandoci un quadro del tipo di commercio effettuato dai Fenici nel Peloponneso.

Queste fiere o mercati avvenivano, con tutta probabilità ad intervalli regolari ed in certi siti i Fenici avevano addirittura creato strutture permanenti.

La prima cosa che le popolazioni Greche della costa impararono dalla costante abitudine di fare affari con i mercanti stranieri fu l’uso dei pesi che i Fenici offrivano alle popolazioni locali in cambio di preziosi ornamenti in Oro ed Argento.

Con questo sistema i Fenici furono forse i primi ad introdursi nel Peloponneso.

Furono poi gli stessi Greci a trasformarsi in un popolo marinarono ed un po’ alla volta sostituirono, sulle coste della Grecia Europea, i Fenici; ma la lezione che i marinai orientali avevano loro impartito non furono dimenticate.

Nondimeno come capita sempre quando manca l’autorità di uno stato, a regolare il peso che i Fenici avevano introdotto nel Peloponneso, questi subì ben presto una graduale riduzione anche a seguito dell’interferenza dello Statere di Egina, la prima fra tutte le monete che può definirsi: “Europea”.

7 – 1- 2 Pheidone di argo introduce la moneta nella Grecia Europea.

La prima coniazione della moneta in Egina la si deve a Feidone, Re di Argo sulla cui data del regno le opinioni ancora non sono concordi.

Il cronista Parian la pone nella prima metà del nono secolo; altra autorità, sembra meglio informata, ritiene che abbia avuto luogo dopo l’ottava olimpiade (748 A.Ch.) mentre Weissenborn ed E. Curtius sono propensi per tempi più recenti: 668 A.Ch.

Herodoto fa mensione di un tiranno di Argo chiamato: Pheidone il cui figlio corteggiò a lungo Agariste, la figlia di Cleistene di Sicyon.

Il regno di questo Pheidone sembra debba porsi attorno al 600 A.Ch. per cui come si vede è difficile stabilire con certezza quale tra queste date discordanti sia quella giusta; in ogni caso tutte le segnalazioni portano alla conclusione che fu Pheidone di Argo ad introdurre per primo nella Grecia Europea: Misure, Pesi e Monete ed è oramai certoche le prime monete globulari di Egina, fatte coniare da Pheidone, furono le prime della Grecia.

Si osservi come nessuna delle monete Eginetiche sia più antica delle prime monete in Elettro della Lydia, conseguentemente l’introduzione della moneta nel Peloponneso deve essere avvenuta dopo il 700 A.Ch. quindi Pheidone non fu l’inventore della moneta in quanto già prima di lui le coste e le isole dell’Egeo avevano conosciuto quelle coniate nel giallo pallido Elettro dalla Lydia e dalla Ionia.

La monetazione in Elettro non era corrente nel Poeloponneso e Curtius, nella sua “Storia della Grecia” mette in risalto le difficoltà che incontravano i mercanti nelle transazioni con il Peloponneso.

Lo standard di peso che i trafficanti peloponnesiaci avevano ricevuto dai Fenici, nel corso di due secoli aveva subito un considerevole calo.

Pheidone accettò la validità di questi pesi, così come li aveva trovati nel 600 A.Ch. e sulla base del peso Fenicio ridotto, emise un sistema di pesi e monete suo proprio che fu detto Pheidoniano o più generalmente: Eginetico, dall’Isola di Egina appunto che faceva parte dei domini di Pheidone e che ospitò la prima zecca del Peloponneso.

7 – 1- 3 Ad Egina la prima zecca Europea.

A dispetto della migrazione dei Dori che investì la Grecia, Egina continuò a mantenersi nell’orbita del commercio marittimo Fenicio.

L’Afrodite di Egina, nella sua qualità di “Dea del Commercio” e come tale promotrice di incontri internazionali si identificava con la Dea Fenicia Astarte.

Il santuario di quest’ultima era posto al centro di ogni insediamento Fenicio sia sulla costa che sulle isole del mare Egeo e tutte le attività del commercio, industria, pesca od estrazione mineraria, era posto sotto la sua protezione.

Fu attraverso questa via che il sistema di pesi del metallo prezioso giunse alla Grecia dal mare.

Quando le spedizioni marittime si svilupparono con più frequenza ed i miglioramenti nelle costruzioni navali consentirono una maggiore frequentazione del bacino del Mediterraneo, apparve evidente l’ineguatezza del sistema di scambio basato sul “baratto”

I sacerdoti delle divinità proitrettrici del commercio introdussero allora i metalli come misura del valore; furono con tutta probabilità, i primi depositari del metallo prezioso che marcarono con il simbolo caro ai loro Dei e lo conservarono nel “tesoro del Tempio”

Il simbolo posto sulle verghe Eginetiche fu la “Tartaruga di mare” creatura cara ad Afrodite nel cui tempio persino gli sgabelli di legno avevano questa forma e la Dea stessa era spesso rappresentata in piedi sul carapace della tartaruga.

Pheidone trovò nei santuari dell’isola di Egina la materia prima per operare l’introduzione della moneta nel Peloponneso e nell’Isola di Egina istituì la prima zecca che come simbolo, impresse nelle monete coniate l’immagine della tartaruga, sacra alla Dea fenicia del mare e successivamente, a ricordo e testimoninaza del vecchio sistema utilizzato per la monetazione fece conservare, nel tempio della Dea Hera ad Argo gli esemplari di moneta sino ad allora utilizzati: le ben più ingombranti barre di Ferro e/o di Bronzo.

7 – 1- 4 Lo standard eginetico.

Il peso dello Statere, nello standard eginetico, a giudicare dalle monete che ci sono sin qui pervenute, sembra che sia stato fissato a 194 grani.

Questo standard, in un primo momento, trovò grande diffusione non solo nel Peloponneso, ma anche in molte isole stato quali: Ceos; Naxos; Siphnos e Creta, lo troviamo inoltre in tutti quei paesi dell’Asia Centrale che coniavano moneta: Tassaglia, Phocide e Beozia; ma non a Corinto, Atene o nell’Eubea anche se sembra che ad Atene, al tempo di Solone ( 590 A.Ch.) la moneta eginetica abbia circolato comunemente.

Sembra anche che questo standard abbia attraversato il mare e sia passato nelle colonie calcidiche fondate in Italia ed in Sicilia.

Anche la moneta di Corcyra, seppure ridotta, seguì lo standard eginetico.

Al Nord troviamo questo standard ad Abdera ed in Tracia e sporadicamente lo si incontra anche in Asia Minore a Cyme, Theos, Cuidus, Calenderis ed anche in Cipro.

Dopo l’età di Alessandro fu sostituito, nella maggior parte dei territori; ma non in tutti, dal sistema Attico in qualche luogo infatti continuò ad essere adottato anche dopo la conquista romana.

7 – 2 La via del Centro

E’ quella attraverso cui lo Statere d’Oro babilonese di 130 grani approdò, via mare, nell’isola di Eubea da cui prese il nome di “Standard Euboico” allo stesso modo con cui lo Standard Fenicio era diventato, nella Grecia Europea, lo Standard Eginetico.

Le più importanti città commerciali dell’isola di Eubea, nell’ottavo e settimo secolo A.Ch. erano: Chalcis ed Eretria.

Questi due centri, sebbene per il numuero di abitanti non avessero potuto rivaleggiare con le più famose Corinto ed Atene, ebbero tuttavia, in quel lontano tempo, maggiore influenza nell’espandere la cultura e le idee della Grecia nel mondo civilizzato.

Queste due città furono le grandi rivali di Mileto, sul mare ed era dai porti di queste città che le navi salpavano verso nuove mete coloniali occidentali poste sulle coste Italiane e della Sicilia mentre nuovi coloni si irradiavano al Nord verso la Tracia e la Macedonia.

Fu al Nord, nella penisola della Calcidiche, ricca di baie ospitali che i coloni di Chalcis fondarono numerose città e chiamarono l’intera regione con il nome della madrepatria: Calcidiche.

Le colonie di Eretria, la rivale di Chalcis, erano molto meno popolose e per lo più situate sul promontorio di Pallene ed ai piedi del monte Athos.

Queste due città dell’Eubea: Chalcis ed Eretria furono le città ioniche della Grecia Europea più intraprendenti, di poco inferiori a Samos e Mileto in Asia; le loro navi solcarono il mare e portarono il minerale di Rame dell’Eubea, di cui Chalcis era famosa e con il cui nome fu noto il metallo sulle coste dell’Asia Minore, della Tracia, dell’Italia e della Sicilia, derivandone in cambio i prodotti originari di ogni territorio visitato: Oro dall’Est; Elettro dalla Lydia ed in particolare Argento dalle montagne della Calcidiche, nella cui regione Calcis aveva fondato non meno di trentadue città, senza contare quelle di cui era madrepatria Eretria.

7 – 2- 1 Lo Standard Euboico

Lo standard con il quale gli Euboici pesavano l’Argento fu importato probabilmente da Samos ed era quello della mina d’Oro Assiro Babilonese leggera il cui Shekel o Statere pesava 130 grani.

Gli Euboici non avevano Oro, o ne avevano molto poco, sì che trasferirono il peso usato in Asia per l’Oro, all’Argento di cui erano ricchi, portando allo stesso tempo il peso unitario a 135 grani. e dall’Eubea questo standard si sparse su vaste aree del mondo Greco attraverso l’estesa rete commerciale intrapresa dalle due città.

Tutto questo avvenne presumibilmente attorno all’ottavo secolo e prima che iniziasse la guerra che vide coinvolte Eretria contro Chalcis, per il controllo del territorio di Lelantum, situato tra le due città.

7 – 2- 2 La Guerra di Lelantum

La guerra che è passata alla storia come “Guerra di Lelantum” e che assunse poi un carattere di generalità, nella realtà si svolse nel contesto di supremazia marittima con cui si fissarono gli interessi commerciali delle due città rivali.

Quasi tutte le più importanti città della Grecia si schierarono dall’una o dall’altra parte e l’intero Mare Egeo divenne il vasto teatro in cui si svolse la querelle.

Corinto fu dalla parte di Chalcis mentre Corcira parteggiò per Eretria; in Asia Minore Samos e Mileto si schirarono da parti opposte.

Una tale separazione dell’intera Grecia in due diversi schieramenti dovett’essere il motivo per interessi commerciali diversi tra stati vicini, i vantaggi di alcuni essendo limitati dall’appartenenza all’uno od all’altro schiramento; la guerra stessa di Lelantian mostra come debbono esserci state, nell’ottavo secolo A.Ch. contatti frequenti tra l’Eubea e la prospicente costa Asiatica.

Non si sa da quale porto asiatico sia approdato in Eubea il peso d’Oro Babilonese; ma ci sono buone ragioni per ritenere che sia giunto da Samos.

Quest’isola fu, nell’ottavo secolo e per molto tempo ancora, una tra le maggiori potenze marittime dell’Egeo.

La sua posizione geografica contribuì senza dubbio ad accrescere la sua importanza come scalo commerciale marittimo e la pose tra i più importanti centri di scambio tra Asia Minore ed i paesi costieri della Ionia proponendola come via preferenziale tra i due continenti e punto di lancio verso i più lontani paesi occidentali.

Furono le navi di Samos che per prime varcarono le “Colonne d’Ercole” e furono i suoi marinai che fecero conoscere ai Greci il fenomeno delle maree.

La teoria secondo cui Samos sia stata il porto da cui gli Euboici derivarono il peso dello Standard d’Oro Babilonese che poi applicarono all’Argento, si basa sulla identità di peso ( circa 44 grani ), rilevato sia su alcune monete in Elettro, ritrovate sull’isola di Samos che sulle prime monete euboiche.

L’Eubea e Samos devono essere state due tra le principali città colonizzatrici del Mar Egeo.

Quando le città dell’Eubea iniziarono a battere moneta per proprio conto, lo fecero come aveva fatto Pheidone nel Peloponneso, con lo standard che era diventato loro abituale, esattamente come aveva fatto Pheidone che nel Peloponneso utilizzò lo standard Fenicio ridotto che era prevalente al tempo del suo dominio.

7 – 2- 3 Corinto

Tra Peloponneso ed Eubea si trovano le due grandi città di Corinto ed Atene

Corinto, come ha sottolineato E.Curtius e l’Eubea furono da sempre intimamente legate; ovunque troviamo colonne corinzie, sia in Etolia che in Corcyra, in Tracia od in Italia lì, mescolato al corinzio, quasi sempre si trova anche un qualche elemento euboico ed è questa la ragione principe per cui le prime monete corinzie furono battute sullo standard euboico; si noti bene: l’Euboico, non l’Eginetico come ci si sarebbe dovuto attendere, data la vicinanza di Corinto al Peloponneso e dal suo antico legame con il mondo Fenicio, dal cui paese era derivato il culto della Dea Afrodite.

La felice posizione geografica di Corinto, con i suoi due porti affacciati verso Oriente l’uno, volto ad Occidente l’altro, la rendevano capace di estendere i suoi commerci in tutte le direzioni e di pari passo con il commercio corinzio, anche la stupenda argentea moneta, coniata sul piede euboico, acquistava popolarità sia a Nord del golfo di Corinto che attraverso il mare, nell’isola di Sicilia.

Sul dritto della moneta compare il “Pegaso alato” e la “Kappa” Ϙ lettera iniziale del nome della città; sul rovescio inizialmente comparve il quadrato incusso, a forma di svastica, sostituito poi dalla testa di Pallade.

Questa moneta, data la presenza del Pegaso alato fu chiamata: πώλοι mentre lo statere eginetico prese il nome di: χελώναι.

Diversamente dalle prime monete dell’Eubea gli staeri di Corinto non erano divisi in due; ma in tre dracme e la ragione di questa suddivisione dev’essere stata fatta per equiparare la moneta Corinzia all’Eginetica che circolava nei vicini stati del Peloponneso.

La dracma corinzia di 45 grani, terza parte dello statere, veniva cambiata con una emidracma eginetica, ovvero con la quarta parte dello statere eginetico.

I pesi non corrispondono esattamente, erano tuttavia sufficientemente usufruibili per il commercio spicciolo.

Il sistema corinzio di dividere lo statere in tre parti prevalse anche nella Chalcidiche fino a quando fu in uso lo standard Euboico, con la differenza che mentre a Corinto le tridracme erano di 135 grani e le dracme di conseguenza di 45 grani, nei paesi chalcidici circolavano distateri od esadracme di 270 grani il cui sesto o dracma corrispondeva a 45 grani.

Secondo il Dr. Imhoff-Blummer il sistema Corinzio di divisione per tre o per sei dovette essere esteso anche alle colonie Chalcidiche della Sicilia e dell’Italia: Reggio, Himera, Zancle e Naxus dove le prime coniazioni erano costituite da pezzi da 90 grani e 15 grani che dovrebbero conseguentemente chiamarsi terzi e diciottesimi del Distatere Euboico-Attico da 270 grani; ma potrebbero anche chiamarsi: Dracme ed Oboli Eginetici rispettivamente.

7 – 2- 4 Atene

Passando adesso a considerare la monetazione di Atene non possimo tacere l’antica tradizione che vede, come ricorda Plutarco, le prime monete ateniesi coniate da Teseo, con sopra l’impronta del toro.

La moneta in questione al di là dello stile artistico e della mancanza del segno di zecca o dell’autorità emittente, sembra essere antecedente al tempo di Solone.

Prima di questi le didracme eginetiche pesavano mediamente 194 grani e pare che siano state le sole a circolare nell’Attica, in Beozia e nel Peloponneso; ma non esistendo monete Ateniesi con lo standard di peso eginetico nè ci sono prove di moneta ateniese prima del tempo di Solone; rimane il dubbio espresso dalla tradizione orale.

Dopo l’introduzione della moneta coniata, nella Grecia Europea, sembra che i soli grandi centri commerciali che le abbiano prodotte siano stati: Egina, Corinto e Chalcis.

Atene, come abbiamo visto non fu inizialmente una ricca ed opulenta città commerciale, almeno sino alla riforma di Solone, al contrario il paese era carico di debiti ed ogni attività del paese era pesantemente ipotecata.

Una delle più importanti misure operate da Solone per dare aiuto alla massa di popolazione ateniese indigente e pesantemente condizionata dai debiti, fu l’istituzione del “Seisachtheia”

Per meglio comprendere ciò che questa misura fu occorre aggiungere che ad Atene, per la prima volta, fu aperta una zecca che coniava monete della città sullo stile Euboico.

Il decreto prevedeva che tutti i debiti, contratti in moneta eginetica, potessero essere onorati con moneta Attica con risparmio, per il debitore, del 27%

Chi avesse avuto un debito di 100 Dracme Eginetiche ( una Mina) poteva estinguere il debito con 100 Dracme Euboico Attiche ( una Mina) della nuova moneta voluta da Solone il cui contenuto in metallo pregiato era il 73% rispetto alla Mina eginetica.

Dice Plutarco:” έκατόν γάρ έποίησε δραχμών τήν μνάν πρότερον έβδομήκοντα καί τριών οΰσαν ΰστ άριθμώ μέν ίσον, δυνάμει δ’έλαττον άποδιδόντων ώϕελείσθαι μέν τούς έκτίνοντας μεγάλα, μηδέν δέ βλάπτεσθαι

τούς χομιζομένους”

Le monete Ateniesi di Solone si distinguevano per la costanza del peso e la purezza del metallo infatti i 270 grani previsti dallo standard euboico, per il Tetradracma avevano, nella moneta Ateniese, minore deviazione standard rispetto alle emissioni, battute sulla base del peso Euboico, di altre città.

Il risultato fu una più che favorevole accoglienza del mercato e la preferenza della moneta ateniese rispetto alle altre.

Per riassumere l’Ellade, dopo il tempo di Solone, indipendentemente dal quadro delle alleanze politiche, si trovò divisa tra standard Eginetico ed Euboico con leggera prevalenza dell’Attico sull’Eginetico, se non nella Grecia stessa, certamente nelle colonie Occidentali.

L’impronta riportata sulle prime monete di Atene era simile a quella delle prime monetazioni Greche a carattere puramente religioso; sul dritto compare la testa di Atena, la Dea protrettrice della città e sul rovescio la civetta, animale a lei sacro, il ramoscello di olivo e la dicitura: ΑΘΕ

Da rilevare come la moneta ateniese sia stata la prima in cui al posto del quadrato incusso compare una impronta anche sul rovescio.

Queste monete erano chiamate dal popolo: κόραι, πάρθενοι oppure γλαϋκες proprio per i disegni che riportavano.

La sorprendente ripresa di Atene, dopo le guerre Persiane e la rapida estensione del suo impero, dettero alla moneta ateniese un prestigio pressochè universale.

Dopo la caduta di Egina, più o meno verso la metà del quinto secolo, Atene e Corinto diventarono, con le loro coniazioni in Argento, le città più importanti della Grecia Europea, le “civette” Ateniesi giunsero sino nel più lontano Oriente mentre i “cavalli” di Corinto presero la via dell’Italia e della Sicilia dove i Corinzi erano presenti addirittura in numero maggiore, rispetto alla madrepatria.

A questo carattere quasi internazionale del tetradracma Ateniese è da ascrivere uno dei fatti più strani dell’intera serie della numismatica antica e cioè che le monete ateniesi non cambiarono mai il loro stile.

Gli Ateniesi, più che amanti dell’arte erano in primo luogo mercanti, poi artisti e con ogni probabilità non desideravano affatto modificare l’aspetto della loro moneta nel timore che i “Barbari” con cui essi trattavano commercialmente, trovassero difficoltà ad accettare la novità di stile; è per questo che l’arte della moneta Ateniese rimase, sino al tempo di Filippo il Macedone, quella che era stata al tempo delle guerre Persiane.

Ad eccezione di Atene nessun altra città della Grecia ripropose fedelmente, nel tempo, l’arte di conio iniziale.

Abbiamo sin qui tracciato l’iter dello standard di argento Fenicio verso Occidente ed il suo attestarsi nel Peloponneso, della sua forma deteriorata detta: eginetica; abbiamo anche visto come lo standard d’Oro Babilinese sia stato trasmesso dall’Asia Minore all’Eubea, a Corinto ed ad Atene, trasformandosi nella Grecia Europea, nello standard d’Argento Euboico – Corinzio ed Euboico – Attico distinguibili solo nel sistema divisionale rispettivamente: 3 e 6 per il Corinzio e 2; 4 per l’Attico.

Dalla Calcidiche e Tessaglia nel Nord, a Creta e Cirene nel Sud, le prime monete appartengono all’uno od all’altro di questi due standard: Aeginetico od Euboico.

Rivolgiamo adesso la nostra attenzione alla sponda Nord del Mare Egeo: alla Tracia ed alla Macedonia per verificare in quei posti l’origine della monetazione, ma prima di puntualizzare le due vie attraverso cui la moneta coniata è passata dall’Asia Minore alla Tracia dobbiamo tornare indietro per un attimo ed analizzare lo standard di Argento che è stato indicato come: Babilonese, Lidico o Persiano.

7 – 2- 5 Lo Standar Persiano - Babilonese

Lo shekel, ovvero la 50° parte della Mina ha un peso di ca. 173 grani e tale lo si ritrova in tutte le prime monete della costa Sud dell’Asia Minore: dal golfo di Issus sino alla Lycia ed è anche certo che fu utilizzato per l’Elettro in Lydia, probabilmente prima del tempo di Gige e per l’Argento al tempo di Creso; ma anche, nell’ultimo periodo, lungo le coste Nord dell’Asia Minore.

Se si fa eccezione per i paesi della costa occidentale dell’asia Minore questo peso sembra che abbia trovato largo uso e consenso dal Mar Nero nel Nord, sino a Sud all’isola di Cipro.

Non è da escludere che le cosiddette: Mine Babilonesi in Argento fossero in uso anche nella Troade, nel periodo in cui datano i tesori sepolti, scoperti da Schliemann ed ancor prima dell’invenzione della moneta coniata.

Facevano parte di quel tesoro sei barre piatte o cunei in Argento, lunghe 2,7 – 3,1 cm. e larghe circa 0,8 cm.

(n.d.t. Da rilevare che anche le prime monete indiane sono costituite da barrette di Ag … approfondire necesse est)

Il peso singolo di questi oggetti era rispettivamente: 171; 173; 173; 174; 183 e 190 grammi; la barra più pesante, che è anche la meglio conservata, ha un peso maggiore di ca. 3 gr. per effetto dell’ossidazione e delle incrostazioni.

Supponendo che il suo peso ab origine sia stato di 187 grammi ovvero 2.885 grani, potrebbe aver rappresentato il terzo della Mina Babilonese di Argento che, era divisa per 3 e per 6 e non per 2 – 4.

L’equivalente di tutti e sei i pezzi con ogni probabilità era di due Mine di Argento.

Se si accetta la mia proposta di identificare la Mina di Carchemish con la Mina di Argento Babilonese leggera di 2645 – 2656 grani, che era simile alla Mina utilizzata nella Troade nel 14° secolo A.Ch. (la probabile data dell’interamento del tesoro) può essere considerata una prova effettiva quanto riportato in un testo egiziano coevo: Il Poema di Pentaur in cui sono menzionati, come alleati dei Kheta (Ittiti) i popoli di Hium; Pedaso, Dardano; Mysia e Lycia nella guerra che si svolse contro Ramesse 2° più o meno al tempo della guerra di Troia.

Tutto questo per dimostrare come le popolazioni dell’Asia Minore Centrale ed Occidentale ricevettero dall’Est non solo l’Arte e la Religione; ma anche i pesi e le misure.

Sulla tavoletta di argilla, scritta in cuneiforme assiro si fa riferimento ad una Mina di Argento chiamata: “Mina di Carchemish” e si presume che questo peso sia passato dalla Cilicia alla Lydia, alla Phrigia e nella Troade e che le sei barrette in Argento, trovate da Scliemann nel tesoro di Troia, raprresentino, nel loro insieme il valore di due Mine di Carchemish.

7 – 3 La via del Nord dalla Phrigia alla Tracia

Lo standard Babilonese con il suo Statere da 173 grani passò dall’Asia Minore all’Europa attaverso il Nord: dalla Phrigia alla Tracia.

I Traci ed i Phrigi erano popoli legati da vincoli di parentela ed i riti religiosi di queste tribù intimamente connessi.

Il nome di origine Tracia dato a Bacco: Sabazio è lo stesso utilizzato dai Phrigi; pare che entrambe queste tribù si siano incrociate sin dai tempi preistorici ed a loro si debba il culto, trasportato in Europa, di Bacco.

Le prime argentee monete della Tracia erano Stateri del peso di ca. 160 grani che è una forma deteriorata dello statere Babilonese, cui veniva applicato il sistema divisionale per 3 o per 6.

Le monete provano dunque che queste tribù adottarono la Mina d’Argento Babilonese che, come abbiamo visto, era predominante nell’Asia Minore Centrale.

La connessione tra templi,divinità e l’origine della monetazione, è un punto sul quale ritorneremo, è invece necessario ricordare adesso come le tipologie di queste prime monete della Tracia riflettano il credo religioso del paese e più specificatamente i selvaggi riti orgiastici che venivano celebrati sulle montagne della Tracia e della Phrigia in onore del Dio: Bacco Sabazio.

Non ci sono più dubbi sul fatto che le tribù minerarie della Tracia, che si erano stabilite sui pendii del monte Pangeum, siano poi migrate verso la Phrigia e che abbiano portato con sé in Europa, lo standard d’Argento Babilonese.

Non sorprenderebbe il fatto che tra le tribù, il cui commercio era costituito dai metalli preziosi, possa essere stata adottata una valuta che ben presto raggiunse la costa ed immaginiamo che questo possa essere avvenuto nel corso del sesto secolo A.Ch.

Possiamo considerare il punto di partenza della monetazione la regione di Pangaeau con il suo porto: Neapolis e la vicina isola di Thasos; da qui gradatamente si estese verso Occidente, nelle pianure della bassa Macedonia dove lo Statere in Argento da 170 – 150 grani, al tempo di Filippo, padre di Alessandro, divenne la moneta principale accoppiandosi allo statere di 224 grani (Statere Fenicio) anch’esso penetrato in Macedonia e Tracia in periodi antecedenti.

7 – 3 - 1 La via del Nord dalla Ionia alla Tracia

Già abbiamo detto dello standard di peso Fenicio per l’Argento e della sua apparizione nel Peloponneso dove, dopo un graduale deterioramento, si assestò definitivamente con la denominazione di:” Standard Eginetico”

Nei porti del Mare Ionico invece, lo Statere Fenicio rimase più vicino al suo peso originale; si fa qui riferimento all’Elettro, prima cioè del settimo secolo A.Ch. la moneta in Argento venne dopo.

I primi stateri in Elettro avevano uno standard di peso di ca. 220 grani e sono tra le prime monete che sono giunte sino a noi; il rovescio è caratterizzato dalla particolare tripla indentizione costituita da una depressione oblunga incussa tra due quadrate.

Il principale sito di coniazione di monete fu, in questa regione la grande, commerciale e colonizzatrice città di Mileto e da questa città o più probabilmente dalla vicina Teos, lo Statere Fenicio raggiunse Abdera, colonia di Teos e la più importante città costiera dela Tracia.

Il tipo dello Statere e del Distatere di Argento di Abdera è costituito dal “Grifone” ed è questo anche il tipo che campeggia sulla monetazione di Teos a riprova che la moneta di Abdera deriva da Teos, anche se le monete emesse da questa città sono decisamente più leggere.

Da Abdera, attraverso le vallate del fiume Nesto e Strimone, lo Statere Fenicio-Ionico passò all’interno della Tracia ove avean dimora la tribù pelasgica del Bisalto ed i Traci: Edoni ed Odomanti.

Tutti questi popoli, durante il mezzo secolo che precedette l’invasione Persiana, coniarono moneta d’Argento sullo standard Fenicio.

Quando, subito dopo la ritirata dei Persiani, Alessandro 1° di Macedonia conquistò il territorio dei Bisalti, così ricco in miniere di Argento che si dice fosse in grado di produrre un Talento al giorno di metallo pregiato, ne adottò sia il tipo che il peso della moneta con la varainte di sostituire il suo nome a quello dei Bisalti.

7 – 3 - 2 La Macedonia

Durante il secolo, tra il Regno Macedone di Alessandro 1° e l’ascesa di Filippo 2° la monetazione rimase improntata a quella di Abdera che al Nord era al centro dell’attività commerciale.

Quando lo standard Fenicio si istaurò in Persia, il peso dello Statere passò da 230 a 170 grani.

Nello stesso periodo le città della Calcidiche abbandonarono, quasi all’unisono, lo Standard Euboico Corinzio per il Fenicio.

Non è facile spiegare il perché di questo repentino cambiamento; ma il fatto nondimenno non è privo di interesse giacchè definisce il corso del commercio.

Quando Filippo salì al trono riorganizzò i suoi domini e la moneta introducendo nuovamente lo standard Fenicio per la monetazione in Argento, mentre per gli Stateri d’Oro adottò il peso Euboico Attico di 135 grani perché erano appena più leggeri della rivale monetazione d’Oro Persiana.

L’adozione del sistema a due Standard: uno per lOro, l’altro per l’Argento, derivò a Filippo dall’Asia dove vi si era fatto ricorso per contenere artificialmente le fluttuazioni dell’Oro rispetto all’Argento.

Fu l’immenso flusso del metallo giallo, proveniente dalle nuove miniere aperte dal Re, a dimostrare l’inutilità del sistema a due standard.

L’Oro, a dispetto del sistema bimetallico istaurato da Filippo che si basava su di un valore relativo rispetto all’Argento, non si discostava molto dal reale valore di mercato, tanto che iniziò a perdere rapidamente valore.

Come conseguenza la divisa in Argento, forzata a passare di mano a meno del suo valore reale, veniva fusa ed esportata come “lega” scomparendo dalla circolazione.

Abbiamo buone ragioni di ritenere che questa rarefazione della moneta in Argento di Filippo abbia avuto luogo quando il Giovane Alessandro 3°, poi Magno lo sostituì sul trono della Macedonia, non si può altrimenti giustificare l’improvvisa variazione di cambio nello standard che si verificò all’inizio del suo regnare.

Non ebbe tempo per tornare ad uno standard unico; ma nonostante abbia coniato monete sia in Oro che Argento non ci sono dubbi sul fatto che si orientò verso una standardizzazione monometallica basato più sull’Argento che sull’Oro.

La rapida caduta di valore dell’Oro, iniziatasi con Filippo venne accelerata dalla immissione sul mercato di auree monete confezionate con i proventi dalla scoperta delle miniere e l’acquisizione dei tesori del Gran Re di Persia che Alessandro immise sul mercato sotto forma di Stateri con al dritto la testa di Pallade ed al rovescio la Vittoria.

Significativo è il fatto che Alessandro non cercò di mantenere artificialmente elevato il valore dell’Oro; ma coniò sia l’Oro che l’Argento secondo il peso Attico, ne è dimostrazione il fatto che non venne fatto alcun tentativo di fissare, come aveva fatto Filippo, il numero delle Dracme di Argento che potevano essere scambiate con uno Statere d’Oro che fu lasciato libero di fluttuare, da luogo a luogo, a seconda la legge della domanda e dell’offerta.

Dopo aver passato brevemente in rassegna le origini e la trasmissione dall’Asia alla Grecia Europea, dei quattro principali Standard di Argento: l’Eginetico; l’Euboico-Attico, il Babilonese ed il Fenicio, riteniamo utile ricapitolare i percorsi attraverso cui i quattro Standard, originati dalla Babilonia trovarono il modo di giungere in Europa.

  1. La via del Sud: Partendo da Sidone e Tiro, passando poi da una stazione fenicia all’altra, attraverso il Mare di Creta sino al Peloponneso ed Egina, lo Statere Fenicio d’Argento di 236 - 220 grani si ridusse gradualmente nello Statere Eginetico di 194 – 180 grani.
  2. La via centrale ci porta direttamente, attraverso il Mare di Samos, all’Eubea, a Corinto ed Atene; attraverso questa strada il peso d’Oro leggero Babilonese di 130 grani passò in Europa e divenne il peso Standard per l’Argento noto come: Statere d’Argento Euboico (Attico o Corinzio) di 135- 125 grani.
  3. La via del Nord si diversificò in due diversi percorsi:
  1. Dalla Phrigia, attrverso l’Ellesponto finì per assestarsi in Tracia dove il vecchio Statere d’Argento Babilonese di 173 grani si fissò nei territori della Pangea, come Statere del peso di 150 grani.
  2. Attraverso il mare di Mileto e le altre città dell’Asia Minore Occidentale, sino ad Abdera, nella Tracia lo Statere Fenicio di 260-220 grani penetrò in Macedonia dando qui luogo, nell’ultimo periodo, allo Standard Macedone di 224 grani.

Un ultimo appunto; abbiamo in precedenza parlato dell’origine dei vari sistemi di peso che furono adottati nell’Asia Minore ed in Grecia e non possiamo passare sotto silenzio l’ingegnoso sistema proposto da M. Michel Sontzo nel saggio: “Sistemi monetari primitivi dell’Asia Minore e della Grecia” (Bucarest 1884) in cui l’autore ritiene che gli standard: Lidico; Aeginetico ed Euboico derivino dall’Uten Egizio, fissato a 1496 grani di Argento mentre fa derivare lo standard Foceo d’Oro e gli standards Persiano e Fenicio in Argento dalla Mina Assira.

M. Sontzo presuppone che in Lidia siano state utilizzate, molto prima dell’invenzione della moneta, barre di Argento del peso dell’Uten Egiziano

(N. d.T.Il pensiero ritorna alle argentee barrette utilizzate in India agli albori di questa civiltà) e che quando in Asia Minore divenne preponderante l’influenza Assira, i Lidici inserirono il sistema sessagesimale sul peso Egizio dando così origine ad una nuova Mina d’Oro equivalente a 60 Uten di Argento.

1 Uten (10 Kats) = 1496 grani di Argento

1496 grani di Argento/13,3 (Rapporto Ag/Au) = 112,5 grani di Oro

112,5 grani di Oro = 10 Kats di 149,6 grani di Argento = 1 Uten

225,0 grani di Oro = 20 Kats di 149,6 grani di Argento = 2 Uten (Statere)

6.750 grani di Oro = 600 Kats di 149,6 grani di Argento = 60 Uten (Mina)

Lo statere di 225 grani venne assunto dai Lidici come unità di peso per l’Oro mentre per l’Argento fu adottato l’equivalente della sua ventesima parte: 149 grani di Argento.

Questa unità la ritroviamo con il suo peso intero, salvo poche rare, eccezioni, sia in Lidia che in Tracia e con peso ridotto a 135 grani come base dei sistemi: Euboico - Attico e Corinzio.

Come l’unità dell’Argento di 149 grani rappresentava per i Lidici, la 20° parte dell’unità di peso dell’Oro così lo statere Eginetico in Argento di ca. 199 grani era la 15° parte dello statere d’Oro di 225 grani.

D’altro canto M. Sontzo accetta la derivazione degli standard di Argento Persiano e Fenicio dalla Mina d’Oro leggera Assira di 7.800 grani la cui 30° parte (260 grani) rappresenta lo statere d’Oro della Phocea e la 60° parte (130 grani) il Darico Persiano.

L’equivalente in Argento della 20° parte del pezzo d’Oro Phoceo da 260 grani si identifica con lo Statere Persiano in Argento di 173 grani mentre la 15° parte è rappresentata dallo Statere Fenicio di 230 grani.

Quanto sopra, espresso in forma tabulare, diventa:

Mina d’Oro Lidica ed Euboica

6.750 grani d’Oro = 60 Uten o 600 Kats di Argento

1/60 = 112,5 grani d’Oro = 1 Uten o 10 Kats di Argento di 149 grani

1/30 = 225 grani d’Oro = 2 Uten o 20 Kats di Argento di 149 grani

Statere Lidico

1/20 = 149 grani Ag 1/15 = 199 grani Ag

Statere primitivo da cui è derivato lo Statere Eginetico

Statere Euboico – Attico da 135 grani

Mina d’Oro leggera Assira

7.800 grani d’Oro

1/60 = 130 grani d’Oro = Darico Persiano d’Oro

1/30 = 260 grani d’Oro = Statere di Phocea

1/20 = 173 grani d’Argento 1/15 = 230 grani d’argento

Statere d’Argento Persiano Statere d’argento Fenicio


Il punto debole delle argomentazioni di M. Sontzo sta nel fatto che egli non fa differenza alcuna tra il valore dell’oro pallido (Elettro) che contiene dal 20% al 30% di Argento e l’Oro puro o meglio raffinato; trascura di fatto l’esistenza dell’Elettro e considera i primi stateri lidici in Elettro come se fossero in proporzione 13,3: 1 con l’Oro, praticamente come l’Argento.

E’ stato chiaramente dimostrato da Brandis ed altri che già dal tempo di Sofocle, l’Elettro od Oro bianco era visto come una varietà particolare di Oro, con un suo proprio valore in funzione sia della quantità d’Oro che di quella d’Argento in esso contenuta; Sofocle contrappone l’Elettro di Sardis all’Oro indiano ed anche Erodoto fa distinzione tra Oro bianco ed Oro per non parlare di Plinio e degli altri scrittori, sia Greci che Romani.

Gli Stateri in elettro della Lidia e di Mileto da 225 grani, peso nella realtà mai raggiunto, non sono equiparabili ai 2.980 grani di Argento dei 20 Kats egiziani; ma rappresentando solamente 2.250 grani sono paragonabili ai 10 stateri di Argento Fenici di 225 grani, ovvero 15 pezzi da 150 grani.

Il fatto che siano state effettivamente ritrovate, in alcuni territori della Licia e della Tracia, monete da 150 grani non ci pone tuttavia nella certezza di definire se tali monete siano effettivamente da considerarsi di origine Egizia (Kats) o se trattasi di una forma di statere in Argento Babilonese da 170 grani, degradatasi nel tempo.

8 Ulteriore trasmigrazione del sistema di peso in Sicilia e nell’Occidente.

Sino a questo punto abbiamo considerato il solo bacino del Mare Egeo, diamo adesso uno sguardo verso Ovest per seguire le tracce dell’espansione Greca lungo le coste dell’Italia e della Sicilia, verso le Gallie e la Spagna.

8 – 1 Colonie calcidiche Occidentali

I primi Greci che giunsero in Sicilia si dice che appartenessero agli stati dell’Eubea, per lo più provenienti da Calcis e la più antica colonia occidentale dell’Italia fu Cuma, il cui nome diriva da Cyme, città dell’Eubea.

A lungo Cuma rimase un solitario avamposto ellenico che da una altura, a Nord della baia dell’odierna Napoli si affacciava, in segno di sfida, sull’infido ed ancora sconosciuto Mare Occidentale.

I coloni continuarono tuttavia a tenere ancora contatti con la madre patria e verso la fine dell’ottavo secolo i Calcidesi rivolsero, ancora una volta, la loro attenzione all’Occidente e tentarono il ricongiungimento con i concittadini e parenti cumani i quali, d’altro canto non si mostrarono entusiasti né tantomeno ben disposti ad aiutarli nella fondazione di nuove colonie sulla nuova terra; ma pensarono invece ad incrementare i loro commerci tra l’Egeo ed Mare Etrusco.

Per raggiungere questo scopo era loro essenziale assicurarsi che le navi calcidiche potessero avere assicurato il passaggio libero attraverso lo stretto che separa la Sicila dal continente ed è per questo motivo che favorirono la fondazione delle città gemelle di Zancle e Reggio, sulla costa siciliana l’una, sul continente l’altra.

Gli arsenali delle città gemelle erano a disposizione, non solo delle navi calcidesi; ma di tutte le imbarcazioni che fossero riuscite a passare impunemente tra Scilla e Cariddi.

Naxus; Catania e Leontini, ai piedi dell’Etna ed Himera sulla costa Nord della Sicilia, completano la serie delle colonie Occidentali alla cui fondazione contribuirono in maniera tangibile i marinai calcidesi.

E’ stato giustamente fatto osservare che le prime monete di: Cuma, Reggio, Naxus, Zanche ed Himera ( Catania e Leontini, in quel primo periodo, ancora non si erano dotate di moneta propria) seguirono tutte, per l’emissione delle loro dracme, lo standard Eginetico anziché quello Euboico, come ci si sarebbe dovuto aspettare.

Si pensa che questo abbia potuto essere per il fatto che le prime colonie calcidiche in Italia furono costituite non solo dai Calcidesi.

Abbiamo visto come Calcis fosse il porto di imbarco e la città sotto i cui auspici i coloni organizzavano la spedizione; ma i coloni possono aver avuto altra estrazione e provenire da altre isole della Grecia ove preponderante era lo Standard Eginetico.

Le ragioni che avevano indotto gli Euboici ad adottare, nella loro stessa isola e nella vicina Tracia lo statere da 135 grani od il distatere da 270 grani possono non essere state ritenute valide dai coloni occidentali che trovarono più conveniente utilizzare lo Standard Eginetico dal momento che Egina era ancora uno dei maggiori scali marittimi dell’epoca e le sue monete avevano tanto vasta circolazione.

Le tracce della presenza dello standard Eginetico si possono trovare nel sistema di peso delle più antiche monete di Corcyra che, sebbene colonia di Corinto, non accettò mai lo Standard Corinzio - Euboico; ma sin dall’inizio preferì coniare con quello Eginetici.

Per tornare all’Italia ed alla Sicilia, le prime monete delle colonie calcidiche erano essenzialmente diverse dalle contemporanee monete Greche; si presentavano appiattite e circolari diversamente dalle globulari od a forma ogivale caratteristiche della monetazione di Egina e delle città della costa dell’Asia Minore ed erano più somiglianti alle monete coeve di Corinto e delle colonie Achee della Magna Grecia.

Analizziamo adesso le coniazioni di questo raggruppamento di città.

8 – 2 Colonie Achee della Magna Grecia

Le più famose tra le città ch’ebbero origine dagli Achei furono: Sibari, fondata nel 720 A.Ch. e Crotone nel 710 A.Ch.

Entrambe si ergevano sulla costa di quel grande golfo che prese il nome dalla città dorica di Taranto; Sibari nella parte più bassa della regione, alla confluenza dei fiumi: Sibari e Crazio mentre Crotone si trovava a circa cinque miglia più a Sud sopra una altura posta sul promontaorio di Licina dove, nel bel mezzo di una foresta di pini, sorgeva il tempio di Hera Licina meta del pellegrinaggio annuale di tutti gli Italici Greci.

8 – 2 – 1 Sibari

Sibari, nel volgere di un secolo e mezzo raggiunse le più alte vette del potere, della ricchezza ed una sorprendente grandezza; la sua popolazione, esclusi gli schiavi, è riportato che ammontasse a più di 300.000 abitanti ed il numero dei cavalieri, tutti appartenenti al ceto più ricco che era in grado di procurarsi il cavallo e l’equipaggiamento necessario, erano non meno di cinquemila.

La lussuria e l’effeminatezza in cui normalmente viveva la maggior parte della popolazione ha fatto della parola “Sibarita” il simbolo, in ogni tempo, per tutti coloro che vivono in queste particolari condizioni di spregiudicatezza.

Il come si sia potuti giungere a questo modo di vivere è stato analizzato da M. Lenemart che ha individuato la risposta al problema nel fatto che Sibari, come del resto anche Corinto, si trovi su un istmo tra due mari lo Ionio ad Est e l’Etrusco ad Ovest.

L’Etruria tra l’ottavo ed il sesto secolo A.Ch. rappresentava lo sbocco mercantile più attivo, per gli articoli Orientali e Greco-Asiatici di lusso quali: stoffe pregiate e preziosi vasi confezionati in metallo con decorazioni finemente eseguite; come contropartita gli etruschi offrivano minerali di Rame el il Ferro delle loro miniere.

Sibari, con il suo territorio esposto sui due mari era luogo di incontro per gli scambi tra venditore ed acquirente.

I venditori di Mileto, da una parte mandavano le loro navi al porto di Sibari mentre i mercanti etruschi approdavano al porto di Laüs, una dipendenza di Sibari posta nella parte Occidentale dell’istmo.

Sibari traeva così vantaggio dalle trattative, proponendosi come intermediaria e senza doversi spostare dal territorio; ma solamente facendo affluire le merci da una parte all’altra della città.

L’insicurezza del mare Etrusco, infestato dai pirati Cartaginesi unita al fatto di cui già abbiamo fatto cenno e cioè la presenza lungo lo stretto di Sicilia di città calcidesi, permetteva ai Sibariti praticamente il monopolio del trasporto delle merci attraverso il territorio.

Fu questo monopolio collegato alla contrattazione ed allo scambio delle merci che fece di Sibari, in tempi brevi, una città ricca e popolosa… la più popolosa del mondo antico e la più depravata.

8 – 2 – 2 Crotone

Crotone, la rivale Achea anch’essa situata nella regione, fu per più di un secolo seconda in importanza e graduatamente si trovò coinvolta nelle medesime condizioni di lussuria ed effeminatezza quando cercò di occupare il palcoscenico della grande politica e fu solo grazie all’influenza del grande Pitagora da Samiano se potè riacquistare la religiosità degli antichi padri.

Circa la metà del sesto secolo A.Ch. Crotone sotto la guida dei seguaci di Pitagora, improvvisamente assurse a posizione di comando delle città Greche dell’Italia del Sud fatto che portò alla sanguinosa guerra con Sibari conclusasi con la totale distruzione di quest’ultima da parte dei Crotinesi ( 510 A.Ch.)

Dalla rarità delle monete di Sibari che sono state ritrovate, rispetto a quelle della contemporanea Crotone, possiamo dedurre che durante il primo secolo e mezzo della sua storia Sibari portò avanti i suoi enormi commerci senza praticamente l’aiuto di una sua propria moneta.

La coniazione apparve pressochè simultaneamente in tutte le città Greche del Sud Italia durante il periodo della supremazia di Crotone, ancora qualche tempo prima della distruzione di Sibari.

8 – 2 – 3 Monete della confederazione Achea in Italia

Pare certo che l’uso di coniare moneta venisse introdotto, nelle città Greche della Magna Grecia, mentre al governo di queste città erano i seguaci di Pitagora il cui obbiettivo sembra essere stato quello di riunire in una unica nazione tutti i Greci d’Italia.

Progetti di questa portata fanno sorgere non poche perplessità tra chi studia la numismatica dell’Italia del Sud del sesto secolo A.Ch.

Le monete di queste città presentano caratteri distintivi che costituiscono di per sé una classe a parte, diversa da tutte le altre ed all’apparenza sembra che appartengano ad una confederazione, sono cioè una moneta in cui ogni singola città partecipante, mentre presenta una propria particolate tipologia, nondimeno mantiene una stretta uniformità di: materiali, dimensione, peso e valore della moneta, le une rispetto alle altre città della lega.

La produzione delle prime monete Achee in Italia è peculiare; sul dritto compare la tipologia della città emittente, in rilievo mentre sul rovescio compare la stessa tipologia; ma in incusso.

Queste monete si distinguono da quelle della Grecia Classica e dell’Asia Minore per la loro forma circolare, per la battitura leggera e per l’aspetto scifato.

Lo standard ed il sistema divisionale che seguono è quello Corinzio, qualche volta ridotto; lo statere in buona conservazione pesa ca. 126 grani ed il suo terzo, o dracma circa 42 grani.

Il fatto che le colonie Achee in Italia abbiano iniziato a battere monete per proprio conto prendendo a modello la moneta di Corinto, piuttosto che quella asiatica od Eginetica sta semplicemente ad indicare che il corso degli affari tra queste città e l’Asia passava principalmente attraverso il Golfo e l’istmo di Corinto e non, in linea diretta, da Sibari a Mileto.

A quel tempo si evitava il viaggio in mare aperto sia a causa della pirateria che dei fortunali e la marineria non si sentì mai in acque inquiete percorrendo questa rotta che mai dette particolari problemi.

Il primo commercio con l’Italia e la Sicilia dev’essere stato praticamente nelle mani di Corinto e da Corinto le città Achee ebbero l’idea di coniare moneta ovviamente utilizzando come modello, per quelle dell’Italia del Sud, le corinzie.

Fu dalle monete corinzie che presero il sottile ed appiattito dischetto metallico che è caratteristica delle emissiono di questa federazione di stati e ben presto da Corinto presero anche l’idea di porre sul rovescio della moneta l’immagine incussa che rappresenta lo sviluppo dell’abitudine corinzia di porre un modello geometrico sul rovescio delle loro monete.

Delle città che presero parte alla emissione federale nota come: Coniazione incussa della Magna Grecia, ci piace menzionare le seguenti.

Nel Nord: la città Dorica di Taranto, anche se solo eccezionalmente in quanto la maggiore parte delle coniazioni di questa grande città appartiene ad una diversa categoria; poi Metaponto e Siris assieme con Sibari o con Pixus, sul mare Tirreno e quest’ultima unione prova che Siris ebbe relazioni commerciali attraverso i fiumi che attraversano le sue valli sino alla costa Occidentale; successivamente Sibari singolarmente od assieme a Siris, nel Nord e Crotone nel Sud.

Crotone da parte sua fu qualche volta unita a Sibari, tal’altra a Pandosia città che si trova all’interno, lungo le montagne del piccolo fiume Acheronte, un affluente del Cratis; altre volte con Temesa all’Est, sul Mar Tirreno.

Ultima all’estremo Sud fu Caulonia.

I paesi del Mar Tirreno: Temesa, Laüs e Pixus che parteciparono a queste coniazioni sembrano essere state subalterne a Crotone, Sibari e Siris.

Poseidonia (Successivamente Paestum, al confine con la Campania ebbe una coniazione con caratteri misti; le prime monete, con il rovescio incusso, era simili a quelle prodotte dalle città Achee anche se appartenevano, come sistema di pesi, a quello prevalente in Campania (Statere di 118 grani) mentre successivamente persero la caratteristica dell’icusso anche se continuarono a seguire lo standard Acheo ed il divisionale per tre.

8 – 2 – 4 Taranto

Taranto, come Poseidonia sembra abbiano ricevuto l’impulso a coniar moneta dalle città dell’unione Achea tanto è vero che i primi stateri appartengono alla serie incussa anche se dopo breve tempo il carattere delle monete Tarantine cambiò nettamente; lo statere non fu più coniato sotto forma di dischetto sottile incusso sul rovescio; ma in una forma più spessa e compatta con entrambe le facce in rilievo.

Il peso rimase assestato sui 126 grani ma il sistema divisionale cambiò da tre a due.

Le monete di Taranto sono leggermente diverse da quelle dell’Unione Achea e per lo più classificate come: Euboico – Attiche piuttosto che Euboico – Corinzie

8 – 2 – 5 Sicilia

Da rilevare che la moneta Tarantina somiglia a quella Siracusana e delle altre città della Sicilia ove la moneta principe era il Tetradracma Attico da 270 grani seguito dalla Didracma di 135 grani e dalla Dracma di 67 grani.

Occorre fare una eccezione per il primo periodo ove nei paesi Calcidici di Naxus, Zanche ed Himera, come già abbiamo avuto modo di dire, era in uso la Dracma Eginetica da 90 grani, uso che durò sino al 500 A.Ch. quando il Tetradracma Attico iniziò a prender campo.

8 – 2 – 6 Locri Epizephiri

Di Locri Epizephirian che con Reggio condivideva l’estremità meridionale della penisola Italiana, le prime monete che ci sono pervenute sono Stateri Corinzi da 135 grani contrassegnati dal Pegaso e dall’iscrizione:ΛΟΚ ovvero ΛΟΚΡΩΝ, le successive seguono lo standard Italico ( 120 – 115 grani).

8 – 2 – 7 Reggio

Altre città dell’area italiana che non appartengono all’Unione monetaria Achea, furono: Reggio che come già abbiamo visto iniziò la monetazione con ogni probabilità non prima del 530 A.Ch. sulla base dello Standard Eginetico.

Nel 500 A.Ch. Reggio assieme a Zancle seguite da Messina, nella vicina Sicilia e dalle altre due colonie Calcidesi: Himera e Naxus simultaneamente, di concerto con Siracusa, e con tutte le altre città della Sicilia, iniziarono a coniare moneta.

8 – 2 – 8 Campania

Passiamo adesso a considerare le coniazioni della costa Campana, da Velia e Poseidonia da Sud, sino a Napoli e Cuma al Nord.

Lo standard Campano sembra derivato direttamente dall’Asia Minore.

La città di Velia fu fondata da fuggitivi Focesi nel 540 A.Ch e non ci sono dubbi sul fatto che portarono con loro la Dracma Focese di 59 grani, standard tipicamente asiatico come la tipologia con il leone che divora la preda; per altro è questa la moneta cui allude Aristotile.

Momsen è tuttavia dell’opinione che tarentina (νόμος) sia la Didracma di circa 127 grani e bisogna convenire che il tipo di Taras, su delfino è più frequente sulla didracma che sulla pezzatura inferiore.

8 – 2 – 9 Gallia

Procedendo da Populonia, in direzione Nord Ovest sulle coste liguri raggiungiamo le coste della Gallia senza incontrare una sola città di cui si sia a conoscenza che abbia battuto moneta nel tempo antico, sino a raggiungere le colonie Focee di Massalia o Massilia (l’odierna Marsiglia).

In prossimità di questo sito nel 1867: ad Auriol venne ritrovato un tesoretto di 2.130 piccole monete Greche di stile arcaico, coniate in Argento che comprendeva 25 diverse tipologie.

Ritrovamenti meno consistenti di monete simili sono state successivamente rinvenute a Volterra, in Toscana e sulla costa Est della Spagna.

Tutte queste monetine non portano segni di scrittura e pertanto non possono essere attriubuite con certezza assoluta; un punto truttavia sembra chiaro e cioè che a giudicare dalla grande varietà di tipologia, debbono essere state le monete di singole città e con ogni probabilità la risposta alla carenza di specie monetarie confederate di cui i paesi Focei di Velia in Italia, Massilia in Gallia ed Emporiae in Spagna erano membri.

Il peso standard cui queste poche, interessanti piccole monete appartengono è quello Foceo il cui statere pesa circa 220 grani, o poco meno.

Queste monete sono da considerare come la 12° parte ovvero: Oboli da 18 grani.

La costa della Catalogna sembra rappresentare i limite Occidentale oltre il quale l’uso della moneta non penetrò almeno sino a tempi a noi più recenti.

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