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IGNORED

La Nave di Enea


Legio II Italica

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Da diversi giorni sto rileggendo , a distanza di molti anni , Procopio di Cesarea e la sua Guerra Gotica , formidabile trattato storico di un periodo nero e tristissimo per l’ Italia , desolata di uomini e di risorse , alla merce’ delle scorribande e lotte tra Goti e Bizantini ; utile per rimembrare l’ interesse personale e per condividere alcuni passaggi interessanti del libro con gli amici del Forum ; di alcuni passi ne abbiamo gia’ parlato , ora che sono giunto quasi alla fine del libro , rileggendolo , mi e’ tornato alla memoria un passo della Storia in cui Procopio racconta di essere stato accompagnato dai pochi Romani del VI secolo residenti in Citta' , che a stento vivevano ancora nell’ Urbe , a visitare lungo le rive del Tevere un arsenale navale o Navalia , dove pare essere stata conservata la nave di Enea con la quale l’ eroe Troiano arrivo’ sulle rive del Lazio , circa 15 secoli prima dei fatti narrati , per compiere il suo destino .
Procopio inizia il suo racconto della visita all’ arsenale e alla nave , facendo prima gli elogi ai Romani dell’ epoca , come quelli , tra tutti i popoli , piu’ amanti della propria Citta’ , e cosi’ prosegue , Libro IV , Tomo XXII :

“Eppure piu’ di ogni altro popolo , a nostra notizia , i Romani sono affezionati alla loro citta’ e si dan premura di mantenere e di conservare ogni cosa patria , perche’ nulla dell’ antica bellezza di Roma vada perduto . Ed invero , per quanto lungamente subissero l’ influsso barbarico , riuscirono a salvare gli edifici pubblici e la maggior parte dei pubblici ornamenti , quanti per si gran tratto di tempo , grazie al genio dei loro autori , poterono resistere , benche’ trasandati , come pure quanti monumenti o ricordi rimanessero della loro prosapia , fra i quali la nave di Enea , fondatore della citta’ , esiste tuttavia , spettacolo oltre ogni credere interessante . Per quella fecero nel mezzo della citta’ un cantiere sulla riva del Tevere , ove collocata da quel tempo , la conservano . Come essa sia fatta io , che l’ho vista , vengo a riferire . Ha un solo ordine di remi quella nave ed e’ assai estesa . Misura in lunghezza centoventi piedi e in larghezza venticinque ( circa 36 metri per 7,5 metri ) , ed e’ alta tanto e’ possibile senza impedire la manovra dei remi . I legni che la compongono non sono ne’ incollati fra loro ne’ tenuti insieme per mezzo di ferri , ma sono tutti quanti di un solo pezzo , fatti sopra ogni credere ottimamente e quali a nostra notizia , non se ne vider mai se non in quella sola nave . Poiche’ la carena cavata da un sol tronco va da poppa a prua insensibilmente divenendo cava in modo mirabile e quindi nuovamente a poco a poco ridiviene retta e protesa . Tutte le grosse costole poi , che vengono adattate alla carena , si estendono ciascuna dall’ uno all’ altro fianco della nave , ed anche queste partendo da ambedue i bordi , si adagiano formando una curva d’assai bella forma , in conformita’ della curvatura della nave , sia che la natura stessa secondo i bisogni del loro uso abbia dato a quei legni gia’ da se quel taglio e quella curvatura , sia che , con arte manuale e con altri ordigni , di piani fossero quei regoli fatti curvi . Inoltre ognuna delle tavole partendo dalla cima alla poppa giunge all’ altra estremita’della nave , tutta di un sol pezzo e fornita di chiodi di ferro unicamente all’uopo d’essere commessa con la travatura in modo da formare la parete . Questa nave cosi’ fatta e’ mirabile a vedere piu’ di quello che possa dirvi in parole ; ed invero tutte le opere straordinarie sono sempre per natura difficili a descrivere , e tanto superiori al linguaggio quanto lo sono all’ ordinario pensiero . Di questi legni non ve n’e’ uno che sia imputridito , niuno che si vegga tarlato , ma quella nave sana in tutto ed integra come se uscisse pur ora dalle mani dell’ artefice , quale egli fosse , conservasi mirabilmente fino a questi giorni ; e tanto sia detto di questa nave di Enea“

Da questa lunga testimonianza e descrizione della nave di Enea , che in alcuni punti appare a noi un po’ confusa , come esplicitamente ammette Procopio per la difficolta’ a ben descriverla con parole , si comprende come Procopio fosse emozionato di trovarsi d’innanzi ad un reperto storico eccezionale e molto antico , che i Romani avevano conservato nel migliore dei modi in un arsenale lungo le rive del Tevere , a ricordo del mitico fondatore della stirpe della Citta’ ; risulta comunque strano ed intrigante che nessuno storico antico latino o greco , prima di Procopio , abbia mai accennato all’ esistenza di questa nave , ma un eventuale passo scritto che trattava di questo antico e storico reperto , potrebbe essersi perso nei meandri del tempo e delle distruzioni avvenute alla fine dell' Impero . Esistevano comunque a Roma antica alcuni Navalia lungo il percorso cittadino del Tevere , ed uno di questi potrebbe avere ospitato la nave di Enea , due dei piu’ grandi erano , uno presso le falde del colle Aventino dove venivano scaricati principalmente i marmi , un altro a Campo Marzio vicino il Ponte di Elio Adriano e forse ne esisteva un secondo sempre in Campo Marzio , al Porto di Ripetta , poi ve n’erano altri minori ; uno di questi grandi Navalia potrebbe avere ospitato la nave di Enea . Altra considerazione che nasce dallo scritto di Procopio e’ l’ affermazione che fa riguardo alla scrupolosa conservazione e al mantenimento , pur nelle difficolta’ dei tempi , degli antichi monumenti ed ornamenti di Roma , da parte dei Romani della sua epoca ; questa notizia contrasta e contraddice in parte la tradizione storica ufficiale che ci narra di distruzioni religiose indiscriminate degli antichi Templi pagani , di statue antiche , ritenute demoni dai Cristiani e di quant’ altro di simile , da quando la religione cristiana divenne religione ufficiale di Stato , chissa’ quale sara’ stata la verita’ piu’ reale .

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Nella immensa serie monetale imperiale romana esistono delle rare rappresentazioni di singole navi ad un solo ordine di remi che potrebbero assomigliare alla descrizione della Nave di Enea fatta da Procopio nel suo libro sulla guerra gotica , questa serie monetale e' un po' piu' frequente sotto Adriano , meno di quella emessa sotto Alletto e Postumo ; i sesterzi di Adriano in particolare sono piu' dettagliati e ci riproducono una nave ad un ordine di remi con la legenda : Felicitati Aug PP Cos III , la legenda Felicitati non ci aiuta a capire il legame con la nave rappresentata sul sesterzio , potrebbe essere solo una "Felicitati" legata a qualche situazione o evento particolare accaduto sotto Adriano e non entrare nulla con la Nave di Enea , ma non avendo dati certi di cosa in realta' rappresenti la nave sul sesterzio , e' possibile che sia una immagine di quella di Enea descritta da Procopio ; attendo i vostri graditi e competenti pareri in merito .

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Modificato da Legio II Italica
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@@Legio II Italica,

Ciao Claudio, anche quest' articolo è decisamente interessante...non sapevo dell'esistenza della nave di Enea...

Saluti Eliodoro

Grazie @@eliodoro , se non si legge Procopio che e' l' unico storico che ne parla , come lo ero anche io , penso che nessuno ne sia al corrente . Coinvolgente invece potrebbe essere la relazione tra la rappresentazione sul sesterzio e la nave di Enea , ma purtoppo credo che non lo sapremo mai . Ciao

Claudio

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Pianta dei ruderi dei Navalia della Marmorata , sotto il colle Aventino e ricostruzione ideale di un Navalia .

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@@Legio II Italica,

Ciao Claudio, il fatto interessante, ritengo che sia la conservazione, da parte di Romani, di un'antica nave che se non attribuibile, con certezza, ad Enea, ben poteva essere troiana o di altre popolazioni precedenti ai Romani stessi..

Bella la ricostruzione dei Navalia di Marmorata...

Saluti

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Roma non fu costruita in un giorno, e nemmeno fu demolita in un giorno. La chiesa cattolica impiegò secoli per spogliare prima, e demolire dopo, quello che con amorevoli cure fu preservato dai cittadini comuni. Celebre il detto : "Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini". Quello che non fecero i barbari, fecero i Barberini.

Modificato da ramon_fonst
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Una interessante raffigurazione e riproduzione scultorea cinquecentesca , di un originale romano in marmo di nave , forse rappresentante una galera o forse una copia in piccolo della nave di Enea , si trova attualmente a Roma in Piazza della Navicella , sul Celio , davanti la Chiesa di Santa Maria in Domnica .

Una descrizione piu' approfondita tratta da Wikipedia :

"In epoca romana nei pressi del colle Celio sorgevano i Castra misenatium, il quartiere del reparto di marinai della flotta di stanza a capo Miseno, il cui principale incarico, quando non era impegnato in attività militari in mare, era quello di manovrare il velarium, l'enorme tenda che copriva il Colosseo e che, manovrato da un sistema di funi e carrucole, serviva a riparare il pubblico dal sole e dalle intemperie durante lo svolgimento degli spettacoli.
Secondo la tradizione i marinai del castra avrebbero fatto realizzare un modello marmoreo di una barca, per offrirlo (una sorta di ex voto) alla dea Iside, protettrice dei naviganti. Un'altra versione attribuisce la paternità dell'ex voto ai soldati del Castra peregrina (alloggi riservati, tra l'altro, ai militari di passaggio a Roma) per ringraziare la dea per uno scampato naufragio.
Andato perduto durante il Medioevo, i resti del modello furono ritrovati all'inizio del XVI secolo nei pressi della basilica di Santa Maria in Domnica. Prima che andassero di nuovo definitivamente perduti, papa Leone X incaricò lo scultore Andrea Sansovino di farne una copia che, tra il 1518 e il 1519, fu collocata davanti all'entrata della chiesa[1], inizialmente posizionata con la prua rivolta al porticato della stessa, adagiata su un'alta base rettangolare ornata con le insegne papali ed un'epigrafe celebrativa.
Si tratta della rappresentazione, in marmo bianco e travertino, di una galera romana, poggiata su due scalmi. Il ponte è delimitato da un corrimano sostenuto da nove mensole alternate ad altrettanti boccaporti. Particolarmente caratteristica la testa di cinghiale posta a decorazione della prua della nave, mentre sulla poppa è riprodotto il castello.
Nessun acquedotto dell'epoca (e per molto tempo a seguire) raggiungeva però il colle Celio, e la “Navicella” rimase per diversi secoli solo un originale ornamento della piazzetta antistante la basilica. Soltanto nel 1931, quando ormai tutta la città era servita dagli acquedotti, un ramo secondario dell'Acqua Felice fu collegato alla scultura, che venne quindi restaurata, orientata nella posizione attuale (con la prua verso il centro storico della città) e trasformata in fontana, con l'aggiunta di una piscina sottostante a livello stradale, di forma ovale, ornata da un mosaico con figure di pesci e imbarcazioni, inserita in un'area di rispetto rettangolare bombata sui lati minori. L'acqua fuoriesce da uno zampillo al centro del ponte, da cui precipita nella piscina scorrendo lungo le murate . Restaurata tra il 2003 e il 2004, nel 2005 ha subito un grave atto vandalico nella zona di prua, sulla quale si è però intervenuto con successo"

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Modificato da Legio II Italica
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Considerando la usurata copia cinquecentesca della nave , riprodotta da un originale romano , e' inquietante la somiglianza con le nave coniata sui sesterzi di Adriano sopra riportati . A questo punto le ipotesi di cosa questa nave possa rappresentare , sono due , od e' veramente la rappresentazione di una semplice galera posta come voto alla Dea Iside , dai marinai di Capo Miseno , ma allora che nesso ha con la coniazione di Adriano ? oppure potrebbe veramente essere una rappresentazione in copia ridotta della nave di Enea descritta da Procopio .

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