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Inviato (modificato)

Salve, amici. Nei giorni scorsi, mentre ammiravo le immagini dello splendido tetradramma di Aitna con il Sileno, a quanto pare pezzo unico, ho avuto modo di rendermi conto che la vicenda di Katane-Aitna-Inessa è molto complessa e non chiara. Ho letto che non si sa neanche con certezza dove si trovasse Inessa, di cui, a quanto pare, non restò letteralmente pietra su pietra dopo che la distrussero i Siracusani (S. Maria di Licodia? Altra sede?). Desideravo sapere se sull'argomento ci sono scoperte o notizie più recenti. Inoltre, se è certa l'attribuzione del tetradramma del Sileno a Aitna-Inessa o se, come qualcuno suppone, va attribuito a Katane.

Grazie a chi vorrà rispondere.

Modificato da brischetto

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Inviato

discussione interessante..... che seguirò con piacere. Personalmente so solo che molti licodiesi provano a spacciare (con poche prove a sostegno) di vivere nell'antica inessa/etna :)

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Inviato

discussione interessante..... che seguirò con piacere. Personalmente so solo che molti licodiesi provano a spacciare (con poche prove a sostegno) di vivere nell'antica inessa/etna :)

 

Caro azaad le prove numismatiche ci sono, ma vanno sistemate come un puzzle, all'interno di un territorio piu' ampio, che nel corso degli anni non è stato sufficientemente indagato.

 

Più avanti esporrò la situazione nei dettagli.

 

 

                                                                    continua...................

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  • 2 settimane dopo...
Inviato

Caro Brischetto hai toccato un tema che mi riguarda particolarmente da vicino.

 

Sono infatti uno studente di archeologia dell'Università di Catania, che si occupa ormai da diversi anni, grazie anche all'aiuto dei dati numismatici, dello studio dei diversi centri indigeni-ellenizzati dell'entroterra siciliano. Da quello che ho visto sul forum, il tema è stato già in parte esposto in vecchie discussioni. Il contributo che quindi mi appresto a fornire privilegerà soprattutto l'aspetto archeologico.


Inviato

Annosa questione l'identificazione topografica di Aitna-Inessa, che ha visto nel corso del tempo il contributo scientifico di diversi storici, archeologi e numismatici. La maggior parte dei rinvenimenti numismatici della zecca di Aitna si concentrano principalmente nei territori dei comuni di Paternò e Santa Maria di Licodia. Le poche e discontinue ricerche archeologiche nella zona non hanno mai portato a una identificazione definitiva del sito di Aitna-Inessa, ma solo ipotesi di localizzazione. Allo stato attuale i siti maggiormente indiziati sono: l'acropoli di Paternò, contrada Civita e Poggio Cocola (località conosciuta anche come Poira).

 

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Proposte di identificazione e storia della ricerca archeologica nel territorio

 

A parte qualche breve intervento di scavo da parte di Paolo Orsi agli inizi del '900, la ricerca archeologica nei territori di Paternò e Santa Maria di Licodia ha inizio tra gli anni '50 e '60, con il prof. Giovanni Rizza, già direttore dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Catania. Il docente universitario avviò le prime indagini sistematiche sul terreno in contrada Civita, sull'acropoli di Paternò e in località Poira-Poggio Cocola per l'urgenza di contrastare gli scavi clandestini che in quel periodo stavano assumendo carattere sempre più intensivo.

 

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Contrada Civita

 

Civita è una vasta contrada che si trova tra Paternò e Santa Maria di Licodia, a metà strada tra i due comuni che ne hanno rispettivamente competenza amministrativa. La zona comincia a destare un certo interesse dal punto di vista archeologico solo quando viene visitata regolarmente da Paolo Orsi. L'insediamento di Civita viene spesso identificato, non si sa se a torto o ragione con Inessa-Aitna, la città indigena in cui nel 461 a.C. si rifugiarono i coloni dori cacciati da Catania. Nei secoli passati si conosceva ben poco di questo insediamento, sebbene questo fosse il luogo di provenienza di una famosa statua fittile di Kore, pubblicata nel 1904 da Giulio Emanuele Rizzo.

 

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Le prime ricerche ufficiali nel sito - come già accennato in precedenza - si devono al prof. Rizza il quale effettuò dei saggi di scavo che hanno permesso di individuare l'esistenza di un importante centro indigeno-ellenizzato di facies affina a quella del Mendolito di Adrano. L'area della città si estende su un pianoro lavico, ampio più di 25 ettari, circondato da una poderosa cinta muraria che cinge l'abitato su tre lati. Le abitazioni portate alla luce coprono un arco cronologico che va dall'età arcaica al IV secolo a.C., dimostrando già a partire dal V secolo a.C. l'esistenza di un impianto urbano regolare che rimanda alla presenza stanziale dei greci sul sito.

 

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Alla fine degli anni '50 furono raccolte dentro l'abitato diverse ceramiche e terrecotte votive di tipologia soprattutto calcidese, riferibili ad un santuario di Demetra e Kore, che trovano riscontro tipologico con la stipe votiva di Piazza San Francesco a Catania.

 

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Nello stesso periodo si data all'interno del perimetro urbano il ritrovamento fortuito da parte di un contadino di un prezioso, quanto raro, caduceo di bronzo, oggetto che nell'antichità costituiva l'attributo principale degli ambasciatori. Il caduceo (kerykeion) di civita reca sull'impugnatura l'iscrizione RECINON (dei Reggini) e testimonia dunque un rapporto tra gli abitanti del centro indigeno etneo con quelli della colonia calcidese di Reggio.

 

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Le poche tombe scavate nella necropoli meridionale mostrano decisamente un quadro misto, in cui si ha la presenza di indigeni di rango elevato e sepolture di greci a partire dalla metà del VI secolo a.C. Tra i materiali di spicco provenienti dai corredi tombali si segnala in particolare una cista bronzea a cordoni di produzione etrusca, frammenti di un'armatura e di un elmo e monili in oro e argento.

 

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Gli elementi raccolti nel corso di quelle campagne di scavo permisero di stabilire lo sviluppo cronologico della città, che va dall'età arcaica (facies di Licodia Eubea) alla seconda metà del IV secolo a.C., cioè fino all'età dionigiana, periodo in cui si ipotizzò venisse distrutta, forse da un terremoto. Dopo il IV secolo a.C. non sono note frequentazioni nel sito, infatti in età imperiale, quando la città era ormai in stato di abbandono, i romani vi fecero passare l'acquedotto che da Santa Maria di Licodia portava l'acqua a Catania. Tali dati hanno indotto il prof. Rizza a escludere che si possa trattare di Aitna-Inessa, la città menzionata dalle fonti fino al periodo romano. Le ultime indagini effettuate dalla Soprintendenza di Catania si datano al lontano 1995, avviate anche questa volta "per contrastare un'attività di scavo clandestino particolarmente intensa", ed hanno riportato alla luce i resti di due case, inseribili nello stesso impianto urbano messo in luce in passato.

 

 

                                                                                                                                 continua................

 

 

 

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Inviato

Le pochissime e circoscritte campagne di scavo non hanno mai restituito materiale numismatico. Le uniche monete provenienti ufficialmente dal sito sono quelle scoperte nel 1890 nel cosiddetto ripostiglio di Santa Maria di Licodia, a cui dovrebbe aggiungersi secondo alcuni per luogo di provenienza, il famoso tetradramma di Aitna che a quanto si dice sarebbe stato rinvenuto proprio a Civita.

 

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Ritornando al suddetto ripostiglio, fu casualmente riportato alla luce da un contadino che lavorava la terra e "illustrato magistralmente" nel 1891 da Arthur Evans. Il tesoretto viene considerato "fusione di più nuclei diversi", il cui seppellimento si colloca agli inizi del IV secolo ed in particolare al 370 a.C. (Jenkins), attualmente si trova disperso e alcuni pezzi fanno parte della collezione del Museo dell'Università di Harvard.

 

In esso erano presenti:

  • Messina:    3 tetradrammi
  • Mozia:        1 tetradramma
  • Selinunte:   1 tetradramma
  • Siracusa:  67 decadrammi  (8 di Kimon, 20 di Euainetos)
  •       /           6 tetradrammi
  • Atene:        2 tetradrammi         

e "molti pegasi" di cui si sconosce il numero esatto.

 

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In aperto contrasto alle ipotesi del prof. Rizza è invece un altro grande docente universitario dell'Ateneo catanese, Giacomo Manganaro, noto epigrafista e numismatico che a tal proposito scrive: " Solo attraverso Katane o Naxos monete e un kerykeion (della metà del V secolo) dei Rheginoi potevano arrivare fino ad Aitna-Inessa, se da collocare a Civita presso S. Maria di Licodia, nella quale pare siano state rinvenute litrai sileniche di Aitna e di Katane, quelle di Abakainon e bronzetti di Piakos." Il centro è infatti un importante "feudo di caccia" conosciuto specialmente nell'ambiente degli scavatori clandestini per la ricchezza dei rinvenimenti numismatici. Nel corso del tempo sembra che molte ed importanti siano state le scoperte di monete in questo sito, al riguardo vorrei ricordare che tra gli anni '70 e '80 si era sparsa la voce del presunto ritrovamento proprio a Civita, ma anche a Randazzo di altri esemplari di tetradramma di Aitna. Un'altra prova indiretta dei cospicui ritrovamenti numismatici provenienti dalla zona è costituita dalle numerosissime monete immesse illegalmente nel circuito di vendita internazionale. Tale prova ci viene fornita ulteriormente dal prof. Manganaro che è stato da sempre un acuto e affidabile conoscitore del mercato antiquario e delle sue dinamiche, il quale registra soprattutto negli anni '80 un "pullulare" nelle case d'asta "specialmente estere, di tante monetine in argento della Sicilia greca, con esemplari estremamente rari o inediti". Sulla provenienza di gran parte di queste frazioni d'argento non ci sono dubbi, infatti il prof. Manganaro scrive: "...nel centro anonimo di Civita presso Paternò, identificabile certamente con Aitna-Inessa. Da quest'ultimo centro, setacciato dai clandestini da anni, provengono verosimilmente le manciate di Kerma ricche degli inediti di Katane, mai prima emersi dal suolo catanese" che Christof Bohringer presenta nel 1949 a Berna. Io stesso infatti ho potuto appurare la veridicità di queste parole consultando vecchi cataloghi, soprattutto di case d'asta tedesche e ticinesi, in cui venivano presentate moltissime monete provenienti da Paternò.

 

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Ricapitolando la situazione, secondo la Soprintendenza di Catania i dati cronologici raccolti negli ultimi scavi del 1995 hanno potuto confermare la tesi del prof. Rizza, cioè quella di escludere l'identificazione di Civita con Aitna-Inessa. A tal riguardo la stessa Soprintendenza di Catania scrive: "...a nostro avviso, il dibattito sull'identificazione di Aitna-Inessa è ancora sostanzialmente aperto (non si dimentichino anche i problemi di ordine epigrafico e numismatico)."

Al momento la città di contrada Civita rimane dunque anonima, anche se qualcuno ha voluto identificarla sulla base di elementi numismatici, con l'antica città indigena di Piakos.

 

 

 

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Inviato

Complimenti vivissimi per le interessanti informazioni.

Spero che possa coninuare nella descrizione anche degli altri siti candidati al sito di Aitna-Inessa.


Inviato

Complimenti vivissimi per le interessanti informazioni.

Spero che possa coninuare nella descrizione anche degli altri siti candidati al sito di Aitna-Inessa.

 

La ringrazio Dott. Campana mi fa piacere che l'articolo le sia piaciuto.

Al momento sono impegnato nello studio di alcuni materiali provenienti da un nuovo scavo dell'Università di Catania, più avanti - tempo permettendo - mi dedicherò agli altri siti.


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