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Inviato

@Caio Ottavio

Ciao Raffaele.....ti faccio i miei complimenti per lo scritto, davvero molto scorrevole e ben dettagliato....finalmente ho riscoperto che non sono il solo che studia queste monete .... Da subito ho capito che non avevi letto ciò che tempo fa (2012) scrissi in questa discussione.....dal post 130/131 a seguire....qualche volta dagli una letta ... è un bel pozzo di notizie inedite...che dovrebbero cambiare qualcosa nella monetazione vicereale.

Comunque...in gamba...ci sei arrivato da solo.

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Inviato

Grazie articolo molto interessante e ben scritto. Mi interessa soprattutto il discorso sulle sigle. Ti pongo una domanda ma perché la G deve per forza essere in monogramma?  poi hai mai sentirò parlare di un tre cinquine tipo 1 con solo G ? Io ne ho viste due. Come le spieghi? 


Inviato (modificato)

Grazie a tutti per l'attenzione che mi avete gentilmente concesso: la trattazione di questa moneta mi premeva già da un po' di tempo e alla fine ho deciso di parlarne qui con voi.

@Rex Neap stavo per taggarti. :D Il periodo del Vicereame mi ha sempre attirato, anche se non mi sono mai avventurato con disquisizioni troppo approfondite o innovative. Qualche volta, quando trovo una moneta su cui organizzare un discorso, magari faccio qualche ricerca e provo a mettere insieme qualcosa. Hai perfettamente ragione quando dici che non ero a conoscenza della discussione che mi hai segnalato perché è effettivamente così, non la conoscevo. Però ho recuperato e me la sto leggendo un po' al giorno. Ho notato che siamo arrivati alla stessa conclusione sulla sigla presunta G dietro il busto al diritto di questo tarì: a questo punto credo che le nostre ipotesi in merito inizino a consolidarsi. Grazie per l'attenzione.

Ringrazio anche @Fabrizio Proietti per il suo commento. Sarò felice di risponderti sul discorso sigle e sulle domande che poni, o almeno ci provo. Di per sé, se consideriamo questa sigla come lettera G allora non siamo dinanzi ad un monogramma. Quest'ultimo, per definizione, è un carattere che scaturisce dall'unione di due o più lettere (o, in certi casi, anche parole). La singola lettera non forma quindi monogramma. Il monogramma serve soprattutto per contrassegnare qualcosa: in questo caso la presunta G indica la "paternità" tecnico-amministrativa dell'opera, ovvero della moneta. Oltre alla lettera G ho parlato di monogramma perché molti ufficiali di Zecca siglavano all'epoca le monete con la propria iniziale (e quindi lettera singola), oppure, con una certa frequenza, anche con monogrammi. Nel 1600, cioè l'anno in cui fu coniato questo tarì, come ho già detto, a Napoli era Maestro di Zecca, cioè responsabile dell'istituto in sé e dell'attività che vi si svolgeva, Giovanni Antonio Fasulo, mentre Maestro di Prova, suo sottoposto, era Gaspare Giuno. Giovanni Antonio Fasulo, come ho detto sopra, siglava le proprie monete in due modi diversi, ma sempre adoperando un monogramma: IAF usando la dizione latina e GF usando quella italiana. Gaspare Giuno, invece, siglava le monete con la sola iniziale G. Ora, mi sono trovato d'accordo con l'ipotesi di @Rex Neap che la sigla dietro la testa è il monogramma GF del Fasulo e non solo la G di Giuno per diversi motivi che vado ad elencare: 1) La cronologia: nel 1600, Maestro di Zecca era solo e soltanto il Fasulo: nessun altro poteva siglare le monete al suo posto (diverso è il discorso delle monete con assenza di sigle: in questi casi non abbiamo nessuna lettera, né del Maestro di Zecca, né di nessun altro funzionario di Zecca. Al limite possiamo considerare la croce posta sotto il busto). 2) Lo stile delle lettere: se confrontiamo questa presunta G con altre sigle del Fasulo espresse in GF su altre monete napoletane coeve notiamo che la G è "tagliata" al centro da un tratto verticale più grande e uno orizzontale più piccolo, cioè la F. La F fatta in questo modo si fa a sovrascrivere in parte alla G (è questo il concetto fondamentale della definizione di monogramma), generando a volte, negli esemplari meno leggibili, delle perplessità sull'interpretazione della sigla stessa. Ebbene, ho riscontrato anche qui il trattino orizzontale della F. 3) In quella posizione, cioè dietro al busto, nel campo, poteva comparire solo (ma non esclusivamente) la sigla del Maestro di Zecca; come ho già detto, se si fosse trattato della sigla del Maestro di Prova non sarebbe stata isolata lì dove doveva trovarsi quella del suo superiore. Ma, come avviene nell'esempio del carlino P.R. 16a (dello stesso anno del nostro tarì), la sigla del Maestro di Prova Giuno si trova sotto il busto, mentre quella del Maestro di Zecca è dietro la testa. E poi, mi chiedo, che senso aveva far apporre la sigla del Giuno da solo al posto di quella del Fasulo che ne aveva tutti i diritti? La cosa non mi torna per niente. Quindi, da qui sono scaturite le mie osservazioni e, poi, le conclusioni. Venendo alle tre cinquine che citi, ti riferisci a quelle con scettro di questo tipo: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIII/21? L'unica tipologia che ha tra le sigle la G è la W-FIII/21-3. Allora, in questo caso non ci sono particolari dubbi sulla lettura: IAF come già ho accennato è la sigla del Maestro di Zecca Giovanni Antonio Fasulo in dizione latina, mentre la G a cui ti riferisci è la sigla del Maestro di Prova Francesco Antonio Giuno (dal 6 giugno 1609 al 1617). In questo caso, lo stile non fa pensare che la G intersechi altre lettere e quindi nessun monogramma che la coinvolga. Ergo, sigla del Maestro di Prova. Nel nostro caso, invece, la G interseca la F. Poi, ci sono tutte le altre ragioni esposte finora che supportano la conclusione a cui sono giunto. Spero di aver risposto in modo adeguato ai tuoi quesiti, in modo da farti meglio comprendere l'analisi effettuata in torno a questo tarì e all'aspetto sigle.     

Modificato da Caio Ottavio

Inviato

Non vorrei sbagliare ma probabilmente la "tre cinquine di primo tipo" ,a cui fa riferimento@Fabrizio Proietti ,sono quelle con la croce sul R .

Inviato
1 ora fa, morellino dice:

Non vorrei sbagliare ma probabilmente la "tre cinquine di primo tipo" ,a cui fa riferimento@Fabrizio Proietti ,sono quelle con la croce sul R .

Grazie @morellino per il commento: sinceramente, seguendo le sigle, questo tipo di tre cinquine è posteriore rispetto a quello con scettro. Comunque, anche per le tre cinquine con croce al rovescio le sigle sono FC/C (Pannuti-Riccio, p. 143, n° 21), non G. A questo punto servirebbero delle immagini per capire a cosa si riferisce di preciso @Fabrizio Proietti: discutere così, senza un fondamento o punto di riferimento, non credo sia molto costruttivo, anche perché si potrebbe dire tutto e niente...vediamo se riusciamo ad argomentare un po'.

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Inviato

Ciao@Caio Ottavio:
Il D'Andrea/Andreani lo considera come primo tipo,probabilmente seguendo la cronologia del Cagiati ed indica le sigle IAF e C.
Ci tengo a precisare che la mia "esperienza" in merito è minima, essendomi avvicinato a questa monetazione da poche settimane e,sicuramente farò molti errori..

Inviato
14 hours ago, Caio Ottavio said:

Grazie a tutti per l'attenzione che mi avete gentilmente concesso: la trattazione di questa moneta mi premeva già da un po' di tempo e alla fine ho deciso di parlarne qui con voi.

@Rex Neap stavo per taggarti. :D Il periodo del Vicereame mi ha sempre attirato, anche se non mi sono mai avventurato con disquisizioni troppo approfondite o innovative. Qualche volta, quando trovo una moneta su cui organizzare un discorso, magari faccio qualche ricerca e provo a mettere insieme qualcosa. Hai perfettamente ragione quando dici che non ero a conoscenza della discussione che mi hai segnalato perché è effettivamente così, non la conoscevo. Però ho recuperato e me la sto leggendo un po' al giorno. Ho notato che siamo arrivati alla stessa conclusione sulla sigla presunta G dietro il busto al diritto di questo tarì: a questo punto credo che le nostre ipotesi in merito inizino a consolidarsi. Grazie per l'attenzione.

Ringrazio anche @Fabrizio Proietti per il suo commento. Sarò felice di risponderti sul discorso sigle e sulle domande che poni, o almeno ci provo. Di per sé, se consideriamo questa sigla come lettera G allora non siamo dinanzi ad un monogramma. Quest'ultimo, per definizione, è un carattere che scaturisce dall'unione di due o più lettere (o, in certi casi, anche parole). La singola lettera non forma quindi monogramma. Il monogramma serve soprattutto per contrassegnare qualcosa: in questo caso la presunta G indica la "paternità" tecnico-amministrativa dell'opera, ovvero della moneta. Oltre alla lettera G ho parlato di monogramma perché molti ufficiali di Zecca siglavano all'epoca le monete con la propria iniziale (e quindi lettera singola), oppure, con una certa frequenza, anche con monogrammi. Nel 1600, cioè l'anno in cui fu coniato questo tarì, come ho già detto, a Napoli era Maestro di Zecca, cioè responsabile dell'istituto in sé e dell'attività che vi si svolgeva, Giovanni Antonio Fasulo, mentre Maestro di Prova, suo sottoposto, era Gaspare Giuno. Giovanni Antonio Fasulo, come ho detto sopra, siglava le proprie monete in due modi diversi, ma sempre adoperando un monogramma: IAF usando la dizione latina e GF usando quella italiana. Gaspare Giuno, invece, siglava le monete con la sola iniziale G. Ora, mi sono trovato d'accordo con l'ipotesi di @Rex Neap che la sigla dietro la testa è il monogramma GF del Fasulo e non solo la G di Giuno per diversi motivi che vado ad elencare: 1) La cronologia: nel 1600, Maestro di Zecca era solo e soltanto il Fasulo: nessun altro poteva siglare le monete al suo posto (diverso è il discorso delle monete con assenza di sigle: in questi casi non abbiamo nessuna lettera, né del Maestro di Zecca, né di nessun altro funzionario di Zecca. Al limite possiamo considerare la croce posta sotto il busto). 2) Lo stile delle lettere: se confrontiamo questa presunta G con altre sigle del Fasulo espresse in GF su altre monete napoletane coeve notiamo che la G è "tagliata" al centro da un tratto verticale più grande e uno orizzontale più piccolo, cioè la F. La F fatta in questo modo si fa a sovrascrivere in parte alla G (è questo il concetto fondamentale della definizione di monogramma), generando a volte, negli esemplari meno leggibili, delle perplessità sull'interpretazione della sigla stessa. Ebbene, ho riscontrato anche qui il trattino orizzontale della F. 3) In quella posizione, cioè dietro al busto, nel campo, poteva comparire solo (ma non esclusivamente) la sigla del Maestro di Zecca; come ho già detto, se si fosse trattato della sigla del Maestro di Prova non sarebbe stata isolata lì dove doveva trovarsi quella del suo superiore. Ma, come avviene nell'esempio del carlino P.R. 16a (dello stesso anno del nostro tarì), la sigla del Maestro di Prova Giuno si trova sotto il busto, mentre quella del Maestro di Zecca è dietro la testa. E poi, mi chiedo, che senso aveva far apporre la sigla del Giuno da solo al posto di quella del Fasulo che ne aveva tutti i diritti? La cosa non mi torna per niente. Quindi, da qui sono scaturite le mie osservazioni e, poi, le conclusioni. Venendo alle tre cinquine che citi, ti riferisci a quelle con scettro di questo tipo: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIII/21? L'unica tipologia che ha tra le sigle la G è la W-FIII/21-3. Allora, in questo caso non ci sono particolari dubbi sulla lettura: IAF come già ho accennato è la sigla del Maestro di Zecca Giovanni Antonio Fasulo in dizione latina, mentre la G a cui ti riferisci è la sigla del Maestro di Prova Francesco Antonio Giuno (dal 6 giugno 1609 al 1617). In questo caso, lo stile non fa pensare che la G intersechi altre lettere e quindi nessun monogramma che la coinvolga. Ergo, sigla del Maestro di Prova. Nel nostro caso, invece, la G interseca la F. Poi, ci sono tutte le altre ragioni esposte finora che supportano la conclusione a cui sono giunto. Spero di aver risposto in modo adeguato ai tuoi quesiti, in modo da farti meglio comprendere l'analisi effettuata in torno a questo tarì e all'aspetto sigle.     

Grazie per la gentilissima risposta molto dettagliata. Effettivamente io faccio riferimento alle tre cinquine con scettro. Personalmente ne ho trovata una senza IAF ma solo G. ora provo a mandarti una foto. Inoltre chiedendo in giro ne è saltata un'altra fuori. in ogni caso in nessuna delle due si riscontra tosatura basandosi sul peso. 

 

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Inviato

Grazie @Fabrizio Proietti per questo particolare: la G si vede bene e dall'altro lato c'è un globetto. Se il peso è pieno possiamo dire con una certa sicurezza che non vi è stata tosatura. Ora è più comprensibile il discorso. Potresti mettere le foto di entrambi i lati per intero? Grazie ancora.

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Inviato

Ti mando le foto appena torno a casa. Si il peso è pieno da manuale.


Inviato
1 minuto fa, Fabrizio Proietti dice:

Ti mando le foto appena torno a casa. Si il peso è pieno da manuale.

Certo, appena puoi ce le mostri, così possiamo capire meglio il discorso sigle su questo 3 cinquine.


Inviato

Dopo una breve ricerca sul web, ecco che trovo le foto delle 3 cinquine, forse si tratta proprio dello stesso esemplare di @Fabrizio Proietti. Le inserisco in attesa delle altre.

d.JPGrov.JPG

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Inviato (modificato)

Si esatto é quella. 

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Modificato da Fabrizio Proietti

Inviato (modificato)

Grazie per le foto @Fabrizio Proietti. Effettivamente, si ha l'impressione che ci sia solo la lettera G, mentre non si vede la solita IAF per il Maestro di Zecca che si doveva trovate dall'altra parte del fiocco: qui invece vedo un globetto. Mi sembra che sia passata un'altra moneta simile, ma più malmessa nella zona delle sigle in quest'asta: https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=708&lot=1284

Ex CNG 96, lotto 1284: ITALY, Napoli (Regno). Filippo III di Spagna. 1598-1621. AR 3 Cinquine (17mm, 2.00 g, 12h). Napoli (Naples) mint. Struck 1598-1621. PHIL/III (apostrophe stop) D G R/HISP in three lines within wreath / Crowned scepter, entwined with olive branch and grain ears; PAX ET VBER TAS in two lines across fields; all within laurel wreath. Cf. CNI XX 449 (for type); Pannuti-Riccio 20; MIR 212. VF, toned.  Ex Archer M. Huntington Collection (HSA 1001.1.26690).

image01284[1].jpg

 

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Mi sembra quella che ho visto io. Manon ne sono sicuro ho visto solo il particolare. Avete ipotesi su questa G?


Inviato

@Rex Neap tu cosa ne pensi? Non posso fare a meno di ricordare un tuo articolo dedicato a questa tipologia di Filippo III apparso sulla rivista digitale OMNI n° 10 del luglio di quest'anno. Forse la sua lettura gioverebbe.

Non vorrei però che si andasse fuori tema: vorrei rammentare che avevo iniziato la discussione sul tarì con le cornucopie, non sulle tre cinquine. Una piccola divagazione ci può stare, stiamo pur sempre ragionando su delle sigle pertinenti, però preferirei fosse rapida e che poi si ritornasse a parlare della moneta inizialmente in oggetto.

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Inviato

Mi dispiace per la divagazione. Del tarì con cornucopia conosco davvero poco mi ritiro dalla discussione e leggo volentieri. 


Inviato
2 minuti fa, Fabrizio Proietti dice:

Mi dispiace per la divagazione. Del tarì con cornucopia conosco davvero poco mi ritiro dalla discussione e leggo volentieri. 

No, non preoccuparti, non intendevo dire che la divagazione non è stata pertinente o non era consentita: anzi, portiamo avanti il discorso su queste sigle, che comunque sono collegate con il tarì, poi magari invece delle tre cinquine torniamo a parlare della moneta iniziale, per ritornare in tema. Anche perché sono due tipologie differenti coniate in due anni diversi. Quindi, continua pure a seguire come stavi facendo. ^_^


Inviato

Ciao Raffaele...e anche a Fabrizio....e a tutti; per me quello di dx....è il globetto che compone il fogliame.....e la sigle del mastro è un pò più sotto.

L'ipotesi della G è sempre quella: è la sigla del mastro di prova, se c'è quella ci deve essere anche quella del mastro di zecca...che poi qui non si vede è un altro conto. 

P.S. mi sembra di aver già risposto all'ipotesi, su questo ritaglio di moneta......in altri lidi....!!

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Inviato (modificato)

Ciao Pietro, grazie per la puntuale risposta: mi premeva avere un tuo parere in merito. In effetti, sembra strano che ci sia solo la G del Maestro di Prova, il discorso non torna per i motivi già esposti nei miei precedenti messaggi. Ho avuto poi modo di leggere sia il tuo articolo (ti faccio i miei complimenti perché l'ho trovato davvero molto interessante), che ho citato sopra, sia alcune discussioni su questo nominale e sulle sue sigle che ho trovato in giro, pure qui sul Forum. Anche io credo che il globetto faccia parte del fogliame della corona, perché ve ne sono altri identici disposti tra le foglie. Quindi, spero che il quesito di @Fabrizio Proietti abbia trovato una giusta spiegazione anche e soprattutto grazie a questo tuo ultimo intervento. :) 

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Bellissima discussione..complimenti  a tutti i partecipanti..riguardo le 3 cinquine..a me sembra chiaro che vi sia un'unica lettera la G e non essendo  tosata, è  evidente  la mancanza della sigla del fasulo.bravissimo @fabrizio proietti per l'occhio al momento  dell'acquisto. ..saluti eliodoro 


Inviato

Mi è capitata casualmente..a proposito di origini delle due cornucopie..Non è utile al merito della discussione ma una semplice curiosità..

Inviato
7 ore fa, eliodoro dice:

Bellissima discussione..complimenti  a tutti i partecipanti..riguardo le 3 cinquine..a me sembra chiaro che vi sia un'unica lettera la G e non essendo  tosata, è  evidente  la mancanza della sigla del fasulo.bravissimo @fabrizio proietti per l'occhio al momento  dell'acquisto. ..saluti eliodoro 

Grazie @eliodoro per l'intervento. Per le tre cinquine, è giusto concludere che è visibile solo la lettera G del Maestro di Prova Giuno, mentre dall'altro lato, all'altezza della corona, non è visibile la sigla IAF e non perché la moneta sia stata tosata. L'ipotesi espressa da @Rex Neap per spiegare tale mancanza mi sembra convincente: se c'è la G ci doveva essere anche IAF è semplicemente stata messa più in basso, quindi non allineata con la G vicino alla corona. Può essere accaduto, quindi, che sia andata fuori tondello e non sia più visibile. D'altronde, il caso di @Fabrizio Proietti non è l'unico noto, com'è emerso da questa discussione. Resta comunque una moneta bella e particolare, sicuramente un ottimo acquisto partendo già dal fatto che non presenta tosature ed è quindi integra.

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