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Lettere e numeri sulle monete della Grecia antica


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Inviato

Buondì. Seguo il suggerimento di Arka riportando anche in questa sezione la discussione che avevo aperto venerdì in ‘La piazzetta del numismatico’.

 

Il sistema alfabetico utilizzato dai Greci per scrivere i numeri che si diffuse a partire dall'età ellenistica consiste nell'uso delle lettere del loro alfabeto, alle quali viene attribuito un valore numerico convenzionale determinato dalla posizione occupata. Per la codificazione numerica si è reso necessario l'uso di tre lettere arcaiche, stigma, coppa e sampi, oltre alle 24 lettere dell’alfabeto classico, in modo che il sistema numerale poteva disporre delle tre serie di nove lettere ciascuna elencate nel prospetto seguente.

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I numeri da 1 a 10 sono così espressi da una lettera, mentre per quelli da 11 a 19 sono necessarie due lettere, la iota per indicare una decina e una delle prime nove per indicare le unità. Analogamente i numeri da 21 a 29 sono rappresentati dalla lettera kappa (due decine) e da una delle prime nove indicativa delle unità, e così via.

Su alcune monete antiche non vi sono dubbi riguardo al significato numerale di alcune lettere e letterale di altre. Per esempio, le emissioni autonome di Faselide (Licia) di tetradrammi in nome e nei tipi di Alessandro Magno dal 218 al 186 a. C. circa riportano in lettere maiuscole il numero dell’anno civico che parte da 1 (Alpha = c. 218/17 a. C.) e termina con 33 (Lambda Gamma = c. 186/5 a. C.), accompagnato dalla Φ iniziale del nome della città/zecca di Φάσηλις (v. ‘Le monete più attraenti di Alessandro Magno’ in Monete greche: Grecia). Nel mio tetradramma di Faselide (Gorny & Mosch 216), la iota maiuscola nel campo a sinistra del rovescio esprime 10 come anno civico, corrispondente a circa 209/8 a. C.

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LYCIA, Phaselis. Civic issue. Circa 221/0-190 BC. AR Tetradrachm (16.99 g, 30-34 mm). In the name and types of Alexander III of Macedon. Dated CY 10 (circa 209/8 BC). Head of Herakles right, wearing lion skin / Zeus Aëtophoros seated left; in left field, I (date) above Φ. Price 2847; Müller 1185. VF-EF.

E’ vero che la Φ sotto la Iota esprime il valore di 500, ma se le fosse stato attribuito questo significato, non sarebbe stato possibile assegnare la moneta alla zecca di Faselide! Così invece possiamo leggere sulla moneta il luogo e la data di nascita, come nella carta d’identità. Analoghe considerazioni valgono per altre monete di alcune zecche della Panfilia descritte nella discussione succitata.

 

E’ stata avanzata l’ipotesi che le lettere e i monogrammi su una moneta indicassero il quantitativo di pezzi coniati nel processo di produzione ufficiale. In base a tale ipotesi, l’interpretazione delle lettere cerchiate in rosso sul tetradramma della foto è quella riportata in corsivo (v. ‘Quegli strani segni graffiti su alcune monete’ in Monete greche: Grecia).

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Piccolo Δ al diritto: 10 attico = 1.0(00.000) di dracme.

P al rovescio nel campo in alto a sinistra: 100 del sistema ionico = 1.00(0.000) di dracme.

MI al rovescio nel campo in basso a sinistra: M (10.000 del sistema attico) x I (10 del sistema ionico) = 1.000.00(0) di dracme.

Quindi l’ipotesi ‘contabile’ prevede l’uso di un Delta sul diritto e sul rovescio di un Rho e del monogramma MI per indicare, con arbitrari adattamenti applicati caso per caso, lo stesso numero di un milione di dramme in tre zone diverse della moneta. Si può obiettare che i Greci potevano disporre del segno acrofonico M (per μύριοι o Miriade) che moltiplica per 10.000 il numero che lo accompagna, e quindi utilizzare tale segno seguito da un Rho (100) per scrivere 1.000.000 senza dare adito a dubbi. C’è anche da chiedersi poi perché su un tetradramma il numero di pezzi coniati dovesse essere espresso in dramme, quando per scrivere 250.000 bastavano due lettere con l’apice in basso a sinistra, Sigma e Nu, dato che con tale contrassegno il valore delle lettere del prospetto iniziale era moltiplicato per 1000. Come ultima osservazione, se nessuno dei tre segni impressi dal conio aveva a che fare con la zecca o con chi aveva curato la produzione delle monete, come sarebbe stato possibile attribuire il tetradramma alla zecca di Alessandria d’Egitto e stabilire che la testa raffigurata era quella di Tolomeo I Sotere, il primo sovrano dell’Ellenismo a mettere il proprio ritratto su una moneta?

Ma c’è anche da tener presente che sulla stessa moneta vi sono quattro graffiti segnati in rosso nella foto seguente, che nell’ottica dell’ipotesi ‘contabile’ vengono interpretati come riportato in corsivo.

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Al diritto A sormontata da I = 1.000 (A originario di Andania o ,A=1.000 del sistema ionico) x 10 (I) = 1.000.0(00) di dracme.

Al rovescio = 1.000 del sistema attico = 1.000(.000) di dracme;

Al rovescio = 10 del sistema attico = 1.0(00.000) di dracme;

Al rovescio = 1.000 (A originario di Andania o ,A=1.000 del sistema ionico) = 1.000(.000) di dracme.

Tale lettura dei graffiti si basa sul presupposto che essi fossero tracciati dal personale della zecca adibito a marcare ogni moneta appena uscita dal conio, con il risultato che era inciso a mano, in forma diversa, per quattro volte lo stesso numero che il conio aveva impresso una volta sul diritto e due volte sul rovescio.

Boh!

 

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Inviato (modificato)

Le lettere e i monogrammi riportati sulle monete greche non si spiegano sempre allo stesso modo: in alcuni casi indicano il nome del magistrato monetale, in altri casi la città emittente, in altri casi ancora la città emittente e l'anno di coniazione. Vi sono poi dei casi in cui questi monogrammi sono stranamente variabili: per tali casi l'ipotesi che si possa trattare di numeri in sequenza può avere un suo diritto di cittadinanza. Su questo ultimo gruppo di monogrammi, a cui appartengono quelli riportati sulla moneta di Tolemeo I Sotere, allegata al post precedente, è stato già detto tutto quello che c'era da dire nella seguente discussione a cui rimando:

 

 

Modificato da King John
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  • 4 settimane dopo...
Inviato

Fino agli anni 70 del secolo scorso l'uso delle lettere al posto dei numeri arabi veniva usato in Grecia, a quanto ne so, almeno nell'indicazione del numero civico. Quando scrivevo a un amico che abitava al n.1 di una via di Atene usavo il β.
Nello studio del Neogreco si imparava anche questo tipo di numerazione.


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