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Imitazioni e barbarizzazioni tra Metaponto e Crotone


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Una moneta di tipologia anomala figura tra gli esemplari della collezione dell’American Numismatic Society di New York:

D/ Testa femminile volta a s. con capelli rialzati e trattenuti da larga benda.

R/ ϘPO a s. Tripode con collo sormontato da tre anse. A d., spiga (fig. 1).

Fig. 1

SNG ANS 3, 349 (gr. 7,37)

KroANS3_349_ha.jpg

 

L’esemplare viene attribuito dagli editori della Sylloge alla zecca di Crotone, qualificata sul piano epigrafico dalla presenza dell’etnico e a livello tipologico dalla scelta del tripode. Ad avallare tale ipotesi si pone il dato tecnico relativo agli incroci di conio (R/) con due stateri della serie Aquila/Tripode (figg. 2-3).

Fig. 2

 SNG Ashmolean, 1512

0502_1512.jpg

 

Fig. 3

BFA, E-Auction 32, 2016, 130

image00130.jpg

 

Avulso dalla tipologia crotoniate, che non esibisce mai teste femminili sulle serie in metallo pregiato, ad eccezione di quelle contrassegnate da Hera Lakinia abbinata ad Herakles al R/, il pezzo rappresenta a tutt'oggi un unicum e pertanto meritevole di attenzione.

A dispetto del grado di rarità, scarso è tuttavia risultato l’interesse degli studiosi per l’esemplare in oggetto. La bibliografia numismatica appare limitata ad alcune notazioni della Johnston che se ne occupa – seppur indirettamente – in riferimento alle le produzioni metapontine considerate “non ufficiali” (Johnston 1984, p. 68). Al loro interno la studiosa richiama l’attenzione su una moneta di “imitazione” (n. 541, imitazione del n. 471) legata da un incrocio di R/ ad un pezzo suberato (n. 540; imitazione del n. 471 R/) che a sua volta condivide il conio di D/ con il n. 539 (gr. 5,38; imitazione del n. 495), anch'esso suberato. L’esemplare n. 541, attualmente nella collezione Lloyd (ex Sambon, 13/3/1923, 115: gr. 7,00), non sembrerebbe invece presentare tracce di suberatura.

Nel corso sue ricerche la Johnston ricorda di aver notato due esemplari di Crotone - l’uno nella collezione Jameson (n. 428: gr. 5,72), l’altro nella coll. Newell (ex Naville, IV, 169: gr. 7,36) – che si ricollegavano al conio metapontino. E tale relazione, come appurò successivamente la studiosa, risiedeva nel dato tecnico: la testa femminile del conio n. 541 di Metaponto presentava identità di conio con quella degli esemplari crotoniati (figg. 4-5).

Fig. 4

              METAPONTO   (Jonston 1984, pl. 42-43)            

image.png.1da657973c764f9075acd656a817cb12.png

 

                                                                                                                    M E T A P O N T O           CROTONE

                                                                                                       D/539--------D/540      D/541-------D/ANS 349

                                                                                                        suber.         suber.     imitaz.

                                                                                                         R/539         R/540-----R/541        R/ANS 349

 

Fig. 5 

LHS Numismatik AG, 100, 2007, 108 

(Noe 471, imitata dalla n. 541)

MetaN471f-7.66.jpg

 

 

Ne risulta un quadro articolato e per alcuni versi anomalo:

-   a Metaponto esemplari suberati e di “imitazione” sarebbero stati battuti dagli stessi coni

-   Metaponto e Crotone si relazionano in una sorta di produzione di carattere speculare non ufficiale: la prima emette monete che riproducono in modo grossolano tipi di più alto pregio artistico (541 imita 471), la seconda reimpiega in corso di battitura un conio metapontino di imitazione al D/ associandovi il tipo locale (R/ tripode) di una serie diversa.

 Per la scarsa esecuzione nell'incisione dei coni, l’es. n. 541 di Metaponto e quello di Crotone (ANS 349) si qualificano a giudizio della Johnston come “ancient counterfeits made illicity” più che imitazioni (o barbarizzazioni) o pezzi prodotti a scopo “sperimentale”.

Benché possibile, l’ipotesi della studiosa è quantomeno opinabile. La contraddirebbe non solo il dato ponderale (n. 541: gr. 7,00; ANS 349: gr. 7,37) che non si discosta poi eccessivamente dall’alleggerimento che a partire dalla metà del V secolo a.C. investe lo statere acheo-corinzio, imperniato su un valore di gr. 7,76 ca, (cd. nomos italiotikòs), ma soprattutto il caso di Crotone che abbina ad un conio di imitazione di Metaponto (ANS 349 D/) uno di carattere “ordinario” (ANS 349 R/), regolarmente impiegato nella produzione di serie argentee non contraffatte (figg. 2-3).

 Mi chiedo pertanto se i due casi succitati (Noe 541 e ANS 349), che non presentano segni di contraffazione (suberatura, metallo alterato, ecc.), possano davvero qualificarsi come iniziative fraudolente o se piuttosto la scarsa qualità del tipo non vada ricercata nell'impiego di maestranze dotate di non positive abilità tecniche e forse non specializzate.

Che poi nel corso della produzione “regolare” la zecca mettesse in circolazione monete suberate per esigenze diverse (difficoltà nell’approapprovvigionamento del metallo, ecc.) è un fenomeno ampiamente attestato. Gli studi più recenti sui coni di Taranto (Fischer-Bossert 1999) e di Sibari (Spagnoli 2013, pp. 202 s.), per restare in Magna Grecia, hanno documentato non pochi casi di monete in metallo vile ricoperte da un velo d’argento battute dagli stessi coni di monete “autentiche”.

Si tratta di una pratica che trae origine da un passato assai remoto, come testimoniano esemplari suberati in elettro della Ionia asiatica ma anche monete argentee a corso internazionale, come quelle di Atene, di Egina e di Corinto.

 

 

 

image.png

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Censito in Rutter H.N.Italy al n. 2158, un triobolo di Crotone con testa femminile al diritto, nella tipologia con al rovescio Eracle bambino con serpenti, più o meno coeva allo statere in origine di discussione .

per questo statere, nell'accostamento della testa femminile ai tipi di Metaponto, si può pure considerare  che la spiga al rovescio è anche il simbolo cittadino di Metaponto ? 

001 Rutter H.N.Italy n. 2158.jpg

002 MagnaGraeciaCoins.jpg

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Non è semplice dare una risposta.

A Metaponto la spiga costituisce il tipo monetale, l’emblema civico che rimane stabile nel corso dei secoli connotando le serie incuse e quelle a doppio rilievo. A Crotone la spiga è un simbolo e la valenza dei simboli si presta ad interpretazioni eterogenee (contrassegno di officina? immagine riferibile al principale? rapporti politico-commerciali con altre città?).

Certamente non mancano all'interno della monetazione crotoniate in metallo pregiato (stateri e divisionali in AR) simboli che sembrerebbero ricondurre al repertorio tipologico metapontino (nn. 1-9), benché la loro attestazione su serie diverse ed il lungo arco cronologico ricoperto (fine V-inizi III secolo a.C.) renda arduo precisarne il valore funzionale. Mi riferisco, oltre alla spiga, all'immagine del chicco, che contrassegna almeno due emissioni, una delle quali (n. 2) riporta al R/ le lettere ME (Metaponto? Contrassegno di officina?).

 

1)      NAC AG, 13 (1998), 197

KroBasel_197_ha.jpg

 

2)      Gemini, III (2007), 44

SNGANS_336.jpg

 

3)      SNG Ashmolean, 1512

0502_1512.jpg


 

4)      BFA, E-Auction 32 (2016), 130

image00130.jpg 

 

5)      NAC  AG, K (2000), 1084 (triobolo)

KroNACK_1084_ha.jpg

 

6)      NAC AG 13 (1998), 202

 KroBasel_202_ha.jpg

 

7)      SNG ANS 3, 357

KroANS3_357_ha.jpg

 

8. CNG, 109 (2018), 50 

thumb00050.jpg

 

9)      Roma Numismatics Ltd. XIV, 2017, 40

b72909fc-6909-478e-820e-8eb13dfa6917.jpg

 

 

 

 

 

 

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