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La circolazione monetaria nello Stato Pontificio


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Inviato (modificato)

Salve a tutti. Avrei delle curiosità riguardo l'argomento del titolo. In particolare, tanto per cominciare, mi piacerebbe sapere se una volta morto un Papa, e con la messa in circolazione delle monete del successore, le monete del pontefice precedente venivano progressivamente ritirate oppure restavano normalmente in circolazione finché logore.

Un'altra questione riguarda il valore dei vari tagli, ovvero quel che si poteva acquistare con essi. Il quattrino, la moneta di minor valore, cosa poteva comprare nella quotidianità di allora? Ed il baiocco? E lo scudo? Sarebbe interessante qualche fonte dell'epoca, fermo restando - ovviamente - che la risposta varia in base al secolo dal momento che doveva pur esserci una inflazione, seppur piccola. 

Infine, le monete in oro: circolavano effettivamente? Lo chiedo perché le tirature riportate nei cataloghi, almeno riguardo l'Ottocento, sembrano abbastanza esigue. Molte monete peraltro dovevano avere un valore enorme, come il 10 scudi ed il 100 Lire di Pio IX. Ma in generale, comunque, non mi riferisco solo all'Ottocento.

Modificato da Mr. Coin

Inviato (modificato)
10 ore fa, Mr. Coin dice:

Salve a tutti. Avrei delle curiosità riguardo l'argomento del titolo. In particolare, tanto per cominciare, mi piacerebbe sapere se una volta morto un Papa, e con la messa in circolazione delle monete del successore, le monete del pontefice precedente venivano progressivamente ritirate oppure restavano normalmente in circolazione finché logore.

Un'altra questione riguarda il valore dei vari tagli, ovvero quel che si poteva acquistare con essi. Il quattrino, la moneta di minor valore, cosa poteva comprare nella quotidianità di allora? Ed il baiocco? E lo scudo? Sarebbe interessante qualche fonte dell'epoca, fermo restando - ovviamente - che la risposta varia in base al secolo dal momento che doveva pur esserci una inflazione, seppur piccola. 

Infine, le monete in oro: circolavano effettivamente? Lo chiedo perché le tirature riportate nei cataloghi, almeno riguardo l'Ottocento, sembrano abbastanza esigue. Molte monete peraltro dovevano avere un valore enorme, come il 10 scudi ed il 100 Lire di Pio IX. Ma in generale, comunque, non mi riferisco solo all'Ottocento.

Ciao, 

le monete continuavano il loro uso normalmente anche con i  successivi pontefici,  venivano ritirate quando non erano più adatte alla circolazione;

se fossero stare ritirate all'elezione del successore, sarebbero tutte  rarissime, oggi invece vi è sul mercato un abbondante offerta di monete papali di svariati pontefici ( salvo  le rarità dovute a pontificati brevissimi o emissioni  esigue fin dall'inizio). 

Certamente nei secoli la moneta si è inflazionata, in modo relativamente modesto ( lungi dai parametri inflazionistici di questi ultimi nostri cinquant'anni).

Le monete d'oro circolavano? Certamente altrimenti per cosa le avrebbero coniate?

Dici che le monete nell'ottocento ebbero una coniazione esigua,  a me non  risulta, per esempio:

Pio VII  in anni di crisi politica ( Napoleone)  le doppie  in certi anni furono coniate  in 180.000 esemplari, quantitativo di tutto rispetto per uno stato "relativamente" piccolo e poco importante a livello economico, nella compagine  degli stati italiani;

Pio IX  a parte i 10 scudi, che in effetti fu coniato  relativamente in numero esiguo, 5 e sopratutto i  2.5 ebbero coniazioni abbondanti, si notano  tra i millesimi  coniazioni da  100.000 fino a 758.000, coniazioni che a livello numerico non furono neppure raggiunte dal più ben potente ed economicamente superiore Regno di Sardegna.

In riferimento alla monetazione decimale, bisogna tener conto che dopo il 1860, lo Stato Pontificio, era oramai "ridotto" a meno dell'attuale estensione del Lazio,  comunque nonostante questo le emissioni auree da 100 e 50 furono numericamente superiori, a quelle degli stessi anni del Regno d'Italia. Il valore "enorme" a cui ti fai riferimento parlando delle 100 lire era pari alle 100 lire del Regno, e comunque valevano ne più me meno di cinque marenghi!

saluti

TIBERIVS

Modificato da TIBERIVS
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  • 2 anni dopo...
Inviato

Buon giorno a tutti, riesumo questa discussione datata perché, studiando le cedole pontificie, mi sono trovato a chiedermi per quale ragione, nel corso del '700, nello Stato Pontificio si patisce una estrema scarsità di moneta in circolazione, fenomeno che, secondo alcuni, dipenderebbe dal fatto che il quantitativo di metallo prezioso (il cosiddetto "fino") delle monete pontificie fosse maggiore rispetto a quello di altre monetazioni. Questo avrebbe comportato la speculazione di chi esportava monete pontificie per cambiarle con monete dal contenuto "fino" minore. Ad esempio, ho letto che:

"...se il denaro contante che si ricavava dal Lotto, invece di essere inviato all’estero, come usava fare la Camera Apostolica, - “per esempio in Toscana, a Genova e a Napoli, per ricavarne l’interesse offerto da coloro ai quali questo danaro viene dato in cambio di biglietti tratti su Roma” -, “fosse [stato] collocato nelle banche pubbliche, esso [avrebbe] pot[uto] porre rimedio alla mancanza di denaro reale”."
(cit. da pag. 38 di Introduzione storico-economica. Il Banco di Santo Spirito dalle origini al 1960 di Luigi De Matteo, Roma, che si trova in rete qui: https://www.academia.edu/6284636/Il_Banco_di_Santo_Spirito_in_Roma_1605-1960_Roma_Banca_di_Roma_2001_ma_2007_pp._180_e-book_Table_of_Contents_intero_volume_indice_e_indice_dei_nomi_)

C'erano altre ragioni oltre la speculazione, che determinarono questa scarsità di circolante? Lo domando perché sappiamo per certo, da numerose fonti e da documenti ufficiali, che lo Stato Pontificio intraprese una politica di svilimento del contenuto di metallo prezioso da molti contemporanei bollata come "peste monetaria", presumo per rimediare alla scarsità di moneta. Ma allora perché sui mercati non si trovavano nemmeno le monete degli Stati esteri, tipo che ne so i ducati, i talleri ecc..? A quando risalgono i primi editti sulla diminuzione del contenuto "fino"?

Scusate le molte, forse troppe domande, ringrazio chiunque voglia dire la sua.


Inviato
Il 25/8/2021 alle 18:09, Orodicarta dice:

Questo avrebbe comportato la speculazione di chi esportava monete pontificie per cambiarle con monete dal contenuto "fino" minore

Perdonate, qui c'è un errore, non le scambiavano con monete ma con cedole pontificie, che al tempo erano molto apprezzate e accettate anche all'estero. Altrimenti non avrebbe senso..

Qualcuno sa qualcosa sulle dinamiche che nel '700 provocarono la scarsità di moneta e la conseguente "peste monetaria" (= abbassamento del contenuto di metallo "fino") nello Stato Pontificio?

Grazie


Inviato
Il 26/8/2021 alle 19:47, Orodicarta dice:

Qualcuno sa qualcosa sulle dinamiche che nel '700 provocarono la scarsità di moneta e la conseguente "peste monetaria" (= abbassamento del contenuto di metallo "fino") nello Stato Pontificio?

Ciao,

la questione è piuttosto complessa ed articolata. Dal punto di vista monetario, la manifestazione più evidente della crisi era la inarrestabile fuoriuscita di moneta dallo Stato Pontificio: le cause di questa fuoriuscita erano essenzialmente due, entrambe collegate fra loro e dipendenti dalla stessa debolezza economica dello Stato: 1) lo "sbilancio" (come dicevano i contemporanei) del commercio,  per cui la moneta usciva in pagamento di merci e servizi che venivano importati e che non erano compensati dalle esportazioni. A questo proposito, anzi, si registrano continui lamenti dei contemporanei circa il fatto che lo Stato, privo di manifatture e con una produzione agricola ritenuta scarsa, era costretto ad importare tutto dall'estero. 2) i cambi monetari con l'estero sfavorevoli, per cui le monete pontificie di valore intrinseco pari a quello delle monete estere venivano valutate, in moneta di conto, meno di esse.

Per quanto riguarda gli strumenti di intervento, in tutti quei casi in cui occorreva ristabilire la parità fra le monete, le autorità avevano due sistemi a disposizione. Il primo consisteva nel variare, con un provvedimento di legge, i rapporti di cambio tra la moneta nazionale e quella estera, oppure variare il valore della moneta reale nazionale in termini di moneta di conto; il secondo sistema consisteva nell'intervenire direttamente sulla moneta reale variandone il peso, la lega o entrambi. 

Per approfondire ti consiglio il volume "Moneta Pontificia: da Innocenzo XI a Gregorio XVI" di Silvana Balbi de Caro e Luigi Londei.

Michele 

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  • Grazie 1

Inviato

Ciao Michele, intanto grazie davvero per la risposta e per il riferimento bibliografico, controllerò se la biblioteca ce l'ha (ho visto in rete e costa uno sproposito...).

Ho passato alcuni giorni a cercare di documentarmi in rete: ho trovato molte fonti che affermano la "scarsezza del numerario" e ne attribuiscono la causa alla speculazione, ma nessuna che ne spieghi la dinamica! Quasi si trattasse di una filastrocca passata di mano in mano col copia-incolla...

Capisco perfettamente il punto 1, ovvero lo "squilibrio" dei commerci, e approfondirò. Quello che mi lascia perplesso è il punto 2. Infatti, ovunque ho trovato l'affermazione opposta, secondo cui cioè il contenuto di "fino" della monetazione pontificia era maggiore rispetto a quella di altri Stati, non minore.

Ti cito ad esempio il Crapanzano, che nel Vol II del catalogo La Cartamoneta Italiana dice: "Queste monete [pontificie], che, come sappiamo, hanno un'alta percentuale di metallo prezioso, vengono però accaparrate e fuse da speculatori e banchieri degli altri Stati, che immettono poi in circolazione nello Stato Pontificio monete con un contenuto di fino inferiore." (pag. 329) Domanda: ma perché allora si generò "scarsità di moneta sonante"? Avrebbe dovuto, al contrario, esserci abbondanza di moneta straniera, che aveva libero corso nello Stato Pontificio, no?

Invece, un contemporaneo francese, de Brosses, nel 1739/'40 raccontava una versione diversa, dicendo che la Camera Apostolica inviava il denaro del Lotto “in Toscana, a Genova e a Napoli, per ricavarne l’interesse offerto da coloro ai quali questo danaro viene dato in cambio di biglietti tratti su Roma” (fonte C. de Brosses, Viaggio in Italia, lettere familiari, 1957, II, lettera XXXVIII, «Al signore abate Cortois», s.d., pp. 29-39). Da quello che capisco io, cambiavano moneta fina con cedole. Ciò è coerente col quadro di scarsità di moneta, però mi suona strano il fatto che, a Genova, Toscana e Napoli, avessero tutte queste cedole pontificie da scambiare.

Non ci capisco granché... Però se hai ragione tu e il titolo delle monete pontificie era minore, allora mi spiego ancora meno la loro scomparsa, dal momento che l'accaparramento avrebbe dovuto riguardare le monete con titolo maggiore. Cioè, se a parità di valore mi trovo in mano una moneta con 29 gr. d'argento e una che invece ne ha 21, che faccio? Tengo la prima e faccio circolare la seconda... Mi sbaglio?

Perdona la logorrea, spero di aver espresso con chiarezza tutta l'oscurità che ho nella mente! :wacko:


Inviato

Buona sera, torno sulla questione perché ho trovato una testimonianza interessante da fonte autorevole (Monaldo Leopardi, padre di Giacomo Leopardi) che racconta la dinamica della scomparsa della moneta legandola all'emissione di cedole allo scoperto e al fenomeno della "peste monetaria": https://it.wikisource.org/wiki/Autobiografia_(Monaldo_Leopardi)/Capitolo_XLII

Siccome Monaldo era un fervente antirivoluzionario, il suo racconto tende ad attribuire la responsabilità di quel dissesto all'arrivo dei francesi, spostandolo temporalmente di almeno una trentina d'anni sotto il pontificato di Pio VI, ma sappiamo che l'abbassamento del titolo avveniva già con Gregorio XII. Sempre il de Brosses:

"Dicono persino che, sotto il regno dell’attuale papa [Gregorio XII], abbiano preso per moltiplicarlo il provvedimento più detestabile tra tutti; quello di abbassarne il titolo: ecco il modo per finire di squalificare tutto di fronte agli stranieri.”

  • Mi piace 1

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