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IGNORED

Emblema della Macedonia del Nord


apollonia

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Salve.

Il simbolo araldico ufficiale del Paese è composto da due ghirlande di tabacco, frumento e bulbi di papavero legate da un nastro decorato con il ricamo di motivi popolari tradizionali macedoni.

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Di notevole pregio è la produzione di papavero da oppio, coltivato nelle aree agricole intorno a Kumanovo, Strunica e Gevgelija e considerato una delle migliori qualità al mondo per l’impiego nell’industria farmaceutica.

Il papavero è stato portato in Macedonia dall'Impero Ottomano nella prima metà del XIX secolo ma già nel periodo ippocratico era conosciuto dai Macedoni. L’esistenza del papavero è menzionata come un ornamento sul tetto del Philippeion eretto ad Olimpia in onore di Filippo. Anche le sue proprietà ipnotiche erano note in questo periodo, come viene menzionato dal precettore di Alessandro Magno, Aristotele.

Un piccolo oggetto in bronzo trovato a Kozani e ora nel Museo di quella città - ovviamente di origine locale e del periodo geometrico (700 a. C.) - conferma che il papavero era conosciuto nella zona. La sezione sferica dell'oggetto presenta una somiglianza con la testa di papavero, recante le caratteristiche tacche per l'estrazione dell'oppio.

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Il Philippeion (lett. "di Filippo") era un tempio di forma circolare nella valle nota come Altis, poco distante da Olimpia, fatto costruire da Filippo II di Macedonia per celebrare la vittoria di Cheronea del 338 a. C. e probabilmente completato da Alessandro Magno dopo la morte del padre. Era composto da un colonnato esterno formato da diciotto colonne in ordine ionico e un colonnato interno di nove colonne in ordine corinzio. Al suo interno ospitava statue criselefantine dello stesso Filippo, di suo padre Aminta, di sua madre Euridice, di sua moglie Olimpiade e di suo figlio Alessandro Magno, opere dello scultore Leocare (l'autore dell'Apollo del belvedere). Presentava sulla sommità un papavero di bronzo a scopo ornamentale che fungeva da collegamento per le travi.

Le proprietà ipnotiche del papavero erano note in quel periodo come viene menzionato da Aristotele, il precettore di Alessandro Magno, che senza dubbio era a conoscenza dell'oppio e dei suoi molteplici usi.

Alessandro Magno, re di Macedonia, introdusse la coltivazione e l'uso dell'oppio in Persia e in India nel 330 a. C., diffondendo in queste due civiltà la conoscenza della droga che utilizzava nelle sue conquiste per aiutare i suoi soldati a combattere coraggiosamente e a morire senza dolore.

Non ho trovato però "poppy heads" raffigurate su monete del Grande.

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Supporter

Data la vicinanza dell'Impero Romano alla Grecia, alla Mesopotamia e all'Egitto, non dovrebbe sorprendere che anche il suo popolo usasse regolarmente l'oppio nello stesso periodo.  Come per le culture sopra menzionate, anche in questo periodo i papaveri da oppio venivano coltivati e raccolti principalmente per uso medicinale.  Venduto ovunque nelle strade, veniva mangiato con il miele per combattere l'amarezza e le donne imbevevano gli assorbenti di lana in soluzioni di oppio per ridurre i dolori mestruali.  I riferimenti letterari continuano, forse in particolare nell'Eneide di Virgilio, dove è indicato come soporifero o aiuto per il sonno.

Il famoso filosofo romano, naturalista e autore, Plinio il Vecchio (23 - 79 d. C.) descriveva anche i molteplici usi della droga, ma ne avvertiva i pericoli.  Questo potrebbe essere uno dei primi casi in cui le qualità di dipendenza dell'oppio sono state notate per la prima volta.

Marco Aurelio, che fu imperatore di Roma dal 161 d.C. al 180 d. C. (ed è spesso considerato il simbolo dell'età dell'oro dell'Impero Romano) era soggetto a mal di testa e stress.  Il più grande medico di Roma, Galeno di Pergamo, gli prescrisse l'oppio per queste condizioni.  Galeno, medico, scrittore e filosofo di origine greca, è spesso lodato come il più grande ricercatore medico dell'antichità. Era ampiamente rispettato e contribuì enormemente alla teoria e alla pratica medica ben oltre la sua vita.  Nonostante le conoscenze accumulate sugli usi e gli effetti dell'oppio, la prescrizione di Marco Aurelio è aumentata nel tempo, forse a causa di una crescente tolleranza.  La dipendenza e l'astinenza non erano ancora concetti medici.

apollonia

Modificato da apollonia
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Un fiore di papavero è illustrato sul rovescio delle banconote da 500 denari della Macedonia emesse nel 1996, 2003, 2009 e 2014.

Banconota da 500 Denari della Macedonia, 1996

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Reverse: Violet poppy flower and plant at left center, black and violet on multicolor underprint.

apollonia

 

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Supporter

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Obverse: 6th century golden death mask, Trebenista, Ohrid at right; gold foil at center

La maschera d'oro è considerata uno dei più importanti reperti rinvenuti nell'antica necropoli nei pressi del villaggio di Trebenista, vicino a Ohrid.

apollonia

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  • 3 settimane dopo...
Il 19/11/2020 alle 11:49, apollonia dice:

Marco Aurelio, che fu imperatore di Roma dal 161 d.C. al 180 d. C. (ed è spesso considerato il simbolo dell'età dell'oro dell'Impero Romano)

Non conosco chi consideri questo , in quanto il simbolo o periodo storico dell' eta' dell' oro dell' Impero romano inizia con Traiano e termina con Antonino Pio , mentre l' epoca storica storica di Marco Aurelio e' percorsa in gran parte da guerre interminabili , persiana prima e germaniche sarmatiche poi , oltre che da pestilenze ; molto difficile considerarla un' eta' dell' oro .

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Supporter
1 ora fa, Agricola dice:

Non conosco chi consideri questo , in quanto il simbolo o periodo storico dell' eta' dell' oro dell' Impero romano inizia con Traiano e termina con Antonino Pio , mentre l' epoca storica storica di Marco Aurelio e' percorsa in gran parte da guerre interminabili , persiana prima e germaniche sarmatiche poi , oltre che da pestilenze ; molto difficile considerarla un' eta' dell' oro .

Non metto in dubbio che sia come tu dici riguardo al periodo storico che vide Marco Aurelio imperatore di Roma.

Personalmente ciò che volevo far presente è che, secondo gli autori moderni, l’imperatore Marco Aurelio era dipendente dall’oppio e più precisamente dalla teriaca che lo conteneva. Lo affermano rifacendosi a quanto riferisce il suo medico Galeno che gli prescriveva una pozione di teriaca diluita in alcool e stemperata in abbondanti dosi di miele per curare i suoi dolori articolari e una serie incredibile di disturbi tra cui sintomi di avvelenamento, cefalee, problemi di vista, epilessia, febbre, ecc.

Galeno ci ha tramandato nei suoi scritti i particolari di questa terapia, compresa una frase che può essere interpretata come un tentativo non riuscito di sospensione. Secondo questa interpretazione del suo testo, Galeno si era reso conto benissimo della facilità con cui si poteva diventare dipendenti dalla teriaca. Era un farmaco che migliorava le funzioni dell’organismo sotto ogni punto di vista. Il paziente, sentendosi meglio, tendeva ad assumere il rimedio per un periodo troppo prolungato e allora si manifestava la dipendenza. Ovvero, per ottenere lo stesso effetto, ce ne voleva sempre di più ed ad un certo punto… non se ne poteva più fare a meno…

apollonia

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Post interessante e ben documentato   @apollonia  : mi era sfuggito perchè accedo raramente ad Araldica .

Aggiungo a margine un vecchio riferimento alla figura di Marco Aurelio, da L. von Matt & H. Kuhner ( I Cesari - 1970 ) .

                                

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  • Grazie 1
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