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IGNORED

Indovinello del 10.03.2021


apollonia

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Salve e buona ricerca.

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Ho trovato, ma quasi per caso, le lettere che credevo di indovinare erano tutte false, allora lascio gli altri giocare un pò con questa moneta. Apollonia, sei diabolico! 

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Per il dritto devo cercare ma al rovescio sembra proprio "apollonian deity sitting on the toilet while taking the roll of sacred paper". Sbaglio ? Scusate ma non ho resistito. E' troppo divertente l'apparente serietà di questi indovinelli. Anche io lascio spazio ai più esperti della materia.


 

 

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A nice remark from a professional WC cleaner.

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La moneta dell'indovinello è stata venduta in un’asta del mese scorso.

Rovescio di un esemplare di un’asta di un paio d’anni fa.

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apollonia

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54 minuti fa, okt dice:

E' lei? Ma non partecipo alla gara.

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Può essere: dipende dalla raffigurazione mitologica sul diritto.

apollonia

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@okt: Si , è lei. Dei Nettuni seduti a destra sulle provinciali, c’è ne sono pochi.

Per il resto, quante stragi da quando gli uomini immaginarono degli dei vendicativi e permalosi quanto loro. ?

 

 

 

 

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Potrei vedere il diritto?

apollonia

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La moneta dell’indovinello è quella battuta alla Roma Numismatics E-Sale 80 del 4 febbraio.

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Roman Provincial
P. Tadius Chilo and C. Iulius Nicephorus, as duoviri, Æ 24mm of Corinth, Corinthia. Circa 43/2 BC. Bellerophon advancing to right, head reverted, leading Pegasus to right with bridle, porch to right; [CORINTHV]M in exergue / Poseidon seated to right on rock, resting on long trident; [P TADI CHILO C, IVLI NICEP II VIR] to left and right. RPC I 1117; BCD Corinth 318; BMC 483. 8.14g, 24mm, 11h.
Good Fine. Rare.
From the Vitangelo Collection.

Starting price: 24 GBP - Estimate: 40 GBP - Result: 60 GBP

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Esemplare pubblicato sul Bollettino di Numismatica dello Stato 51-52 https://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/BdN/pdf/BOLLNUM-51-52.pdf

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P Tadi Chilio, C Iuli Nicep IIviri (43/42 a.C.) Asse, bronzo con piombo Zecca: CORINTHUS (43/42 a.C.) D/ Bellerofonte con petaso e clamide incedente a d., rivolto indietro trascina per le briglie Pegaso a d.; davanti, portico; in esergo, CORINTHVM R/ Poseidone nudo seduto su roccia a d., appoggiato a un lungo tridente; davanti, P·TADI·CHILO; dietro, C·IVLI·NICEP·IIVIR Bibl.: RPC I 1117; Amandry 1988, II, pp. 123-124; BMC 483-484 254. g 6,64 mm 22,5 90° inv. 109329 D/ In esergo, [C]ORINTH[VM] R/ Davanti, [P·TADI·CHILO]; dietro, C·IVLI·NICEP·IIVIR

 

Moneta importante dal punto di vista mitologico e storico in quanto coniata sotto due magistrati romani locali circa al tempo dell'assassinio di Giulio Cesare.

Riguardo alla mitologia si potrebbe proporre un indovinello sulla relazione fra i personaggi raffigurati sulle due facce del bronzo.

Resto in attesa di risposte.

apollonia

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Se nessuno dà una risposta lo farò io.

apollonia

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Secondo la mitologia Pegaso, il bellissimo cavallo alato che i Greci credevano portasse i fulmini e le altre armi di Zeus, nacque dal sangue di Medusa quando fu decapitata da Perseo. La paternità di Pegaso è attribuita a Poseidone in quanto si racconta che il dio del mare, innamoratosi di Medusa, custode del tempio di Atena, la sedusse proprio all’interno del tempio. Atena, arrabbiata per questo atto, trasformò Medusa in un orribile mostro con la testa ricoperta di serpenti e la maledizione di trasformare in pietra ogni essere vivente che guardava il suo viso.

Bellerofonte, l’eroe che uccise la Chimera e il re di Corinto Bellero (da cui il nome), secondo la versione di Omero era della famiglia reale di Corinto in quanto figlio di Glauco e di Eurinome, ma secondo Igino e Pindaro sarebbe stato invece uno dei numerosi figli di Poseidone.

Se è vero il mito che vuole Poseidone il padre divino di Bellerofonte, questi e Pegaso condividono un’origine comune e sono quindi fratellastri.

apollonia

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Appena uscito dal corpo di Medusa quando Perseo le troncò con la falce il capo, Pegaso subito s'innalza all’Olimpo dove porta a Zeus il fulmine e il tuono. Come il cavallo creato da Poseidone nella gara con Atena simboleggia il mare, così questo posidonio cavallo alato simboleggia l'acqua celeste, le nuvole che salgono dal mare al cielo.

L'unione di Bellerofonte con Pegaso è a Corinto e viene consacrata anche su molte monete. Come Bellerofonte sia venuto in possesso di Pegaso la leggenda narra in varia maniera. Ora egli trova il cavallo presso la fonte Pirene, ora è Poseidone che glie ne fa un dono, ora è Atena Calinitide che mette al cavallo il freno e lo dona all'eroe: bella e quanto mai poetica la versione riferita da Pindaro nell'Olimpica 13ª, secondo la quale Bellerofonte, dopo parecchi vani tentativi di mettere il freno all'alato cavallo, per consiglio del vate Poliido va a dormire nel tempio d'Atena; ed ecco la dea gli appare in sogno e gli porge un bel freno e gli raccomanda di sacrificare al padre suo, Poseidone Domatore: si desta Bellerofonte e si trova a lato il freno; corre allora a raccontare il tutto a Poliido, e questi lo consiglia di dedicare un'ara ad Atena Ippia. È da notare che l'Atena la quale, secondo questa leggenda, porta il freno a Bellerofonte è l'Atena Cianegide, divinità del temporale: siamo dunque sempre nello stesso ciclo mitico.

Sul dorso dell'alato cavallo Pegaso, Bellerofonte compie la più terribile delle sue imprese, la lotta contro la Chimera, figlia di Tifone e di Echidna, i quali rappresentano gli aspetti terribili e malefici delle grandi perturbazioni atmosferiche; la Chimera stessa è da mettere in relazione con le furie temporalesche. Nel combattimento di Bellerofonte con la Chimera torna dunque il motivo del combattimento del cavaliere celeste contro i celesti mostri, motivo notissimo non solo alla mitologia greca, ma, ad esempio, anche all'indiana e alla germanica; è la lotta delle potenze atmosferiche benefiche e malefiche, col trionfo delle prime.

Dalla vita celeste l'eroe scade poi alla mortale; alla derivazione diretta da Poseidone o all'antichissima ipostasi addirittura di Poseidone, sottentra allora una costante protezione da parte del nume, il quale tra l'altro in parecchie antiche rappresentazioni figurate assiste alla lotta di Bellerofonte con la Chimera. E cominciano le complicate vicende umane dell'eroe, il quale da Preto viene mandato in Licia. L'intervento di Preto, principe argivo, deve spiegarsi col fatto che Argo doveva dominare anche su Efira (Corinto); ma la forma più recente della leggenda, sorta quando Corinto era indipendente, deve motivare quell'intervento in altro modo, e racconta che Bellerofonte, avendo ucciso un tale Bellero (poi anche, invece di Bellero, il proprio fratello Deliade o Pirene o Alcimene), deve fuggire da Corinto: si reca a Tirinto e Preto l'ospita e lo purifica. La moglie di Preto (Antea in Omero, Stenebea nei tragici) s'innamora del bellissimo eroe, il quale però non cede alle lusinghe. La donna lo accusa allora al marito (tratti comuni questi anche alla leggenda di Peleo, d'Ippolito, ecc.) come se egli avesse tentato di corromperla: Preto non osa metterlo a morte, ma lo invia al proprio suocero in Licia, latore di alcune tavolette scritte. Il re di Licia (anonimo in Omero, Iobate nei tragici) fa per nove giorni festose accoglienze all'eroe, ma al decimo, legge le tavolette e conosce il desiderio del genero. Manda allora Bellerofonte prima contro la Chimera, poi contro i Solimi, poi contro le Amazzoni, e da ultimo gli tende egli stesso un agguato con i suoi più prodi guerrieri. Ma Bellerofonte esce vincitore da ogni prova: comprende allora il re ch'egli è innocente e rampollo di stirpe divina e gli dà in moglie la propria figlia (Filonoe o Casandra o Alcimene o Anticlea) e divide con lui il regno. Da Bellerofonte e dalla figlia di Iobate nascono Isandro e Ippoloco (quest'ultimo, padre del noto Glauco omerico) e la figlia Laodamia, che di Zeus dà in luce Sarpedonte. Una leggenda svolta da Euripide nella sua Stenebea parla della vendetta di Bellerofonte sulla moglie di Preto.

L'ultima parte della vita di Bellerofonte è infelice: Omero dice semplicemente che, quand'egli venne in odio ai numi, si diede ad errare per la pianura Alea evitando ogni incontro umano: la leggenda posteriore invece narra ch'egli tentò di volare fino al Monte Olimpo per la sua ambizione di diventare immortale, ma Zeus, per punire la sua insolenza, mandò un tafano che punse Pegaso e il cavallo sgroppò, facendo precipitare il cavaliere sulla Terra. La fine di Bellerofonte venne svolta da Euripide nel suo “Bellerofonte”.

Dopo la morte dell'eroe che ebbe culto in Licia e in Corinto, dove in un bosco di cipressi gli fu dedicato un sacro recinto, il cavallo alato ritornò sull’Olimpo dove Zeus lo utilizzò per trascinare nel cielo il suo mitico carro che trasportava le folgori. Anche Aurora, la dea dell’alba, a volte cavalcò Pegaso tenendo la torcia per scacciare la notte e cominciare la giornata. Gli dei amavano il cavallo e, come ricompensa per il suo servizio, Zeus lo trasformò in una nube di stelle che divenne una costellazione con il suo nome, visibile dalla Terra nel cielo notturno.

Adattato da https://www.treccani.it/enciclopedia/bellerofonte_(Enciclopedia-Italiana)/

apollonia

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Giovenale firma con inglese e tedesco ok.jpg

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