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Monete papali ed iconografia architettonica: "foto metalliche" d'epoca.


ZuoloNomisma

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Innocenzo XII (1691-1700), QUADRUPLA (Munt 1): al R/ la fontana della piazza di Santa Maria in Trastevere.

La fontana della piazza di Santa Maria in Trastevere è una delle più antiche fontane di Roma. Si ha notizia fin dal 1450, quando, per volontà di papa Niccolò V, in occasione del Giubileo risulta l'edificazione di una vasca quadrata, posta su gradini, al centro della quale, su un piedistallo con balaustri, erano due catini circolari di diversa dimensione. Tra il 1496 e il 1501 il primo restauro, ad opera, forse, del Bramante, che aggiunse al catino superstite degli ornamenti a forma di testa di lupo dalle cui fauci l'acqua cadeva nella vasca di base. Alla fine dello stesso XVI secolo si pone un successivo intervento di Giovanni Fontana, che fu talmente radicale da rappresentare, convenzionalmente, la data di edificazione dell'attuale fontana di piazza Santa Maria in Trastevere. Cambiò infatti, tra l'altro, la forma della vasca basale da quadrata ad ottagonale. Un successivo intervento, del 1694, porta la firma di Carlo Fontana, che ampliò la capienza della vasca, realizzandola in travertino, e si concentrò sull'ornamentazione delle quattro grosse conchiglie erette (e voltate stavolta verso l'interno della vasca) da cui far uscire l'acqua, in sostituzione delle precedenti, più piccole.

Si può ben notare come questa straordinaria quadrupla faccia vedere dall'incisione di Pier Paolo Borner, proprio il particolare delle quattro grandi conchiglie girate verso l'interno. La legenda DAT OMNIBVS AFFLVENTER significa "(Il Signore) dà a tutti in abbondanza".

Ecco la moneta e nella prima stampa del 1680 (quindi antecedente al restauro di Carlo Fontana) si vedono le conchiglie girate all'esterno, mentre nella seguente incisione del 1875, le conchiglie sono all'interno come nella quadrupla. 

Per stasera, mi fermo qua!

Michele 

 

NAC 104 n. 318.jpg

Fontana piazza SM Trastevere 1680.jpg

Fontana piazza SM Trastevere 1875.jpg

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Vivi e sinceri complimenti! Sei andato di gran lunga oltre le mie più rosee aspettative. Di certo, io non sarei stato assolutamente in grado di rendere l’argomento così piacevole da leggere.

  • Grazie 1
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Caro Michele

post eccellente. Il binomio Papi-Architettura ( anzi direi quasi la simbiosi) e’ uno dei piu’ affascinanti d interessanti culturalmente. Dal 1400 in avanti ( dal rientro dalla cattività Avignonese) quasi tutti i Papi hanno fatto a gara per abbellire la città eterna regalandole palazzi, porti, fontane, monumenti, sistemando obelischi, piazze, mura e naturalmente moltiplicandone le Chiese. 
ad ogni aggiunta / opera / monumento seguiva una celebrazione in moneta o - piu’ spesso - in medaglia. All’epoca i giornali e telegiornali non esistevano , la celebrazione di quanto avveniva - per farlo conoscere a chi di dovere ma anche al Popolo - avveniva nel regno dei Papi attraverso monete e medaglie. 
 

nessun’altra serie - che io sappia - è cosi ricca di rappresentazioni di monumenti , edifici , opere architettoniche quanto quella dei Papi. Forse anche perche’ nessun altra città Stato ha potuto godere del la ricchezza di opere che hanno lasciato i Papi a Roma. Opere di cui non solo godiamo ancora oggi ma che vengono tuttora utilizzate come uffici e sedi operative o di rappresentanza o sedi museali ancora oggi. 
pensiamo al palazzo drl Quirinale, alla Consulta, lo stesso Montecitorio ( ex Cura Innocenziana), all’ospedale s. Spirito, etc senza menzionare gli straordinari palazzi costruiti dai papi per le loro famiglie… oggi in parte ancora privati e in parte pubblici e visitabili.

Ottimo poi l’abbinamento che hai fatto con la grafica storica. Dalle prime, semplici, rappresentazioni del Vasi, Fontana, le piante del Nolli e del Falda, ma soprattutto ritroviamo una perfetta similitudine tra le opere papaline e le loro rappresentazioni nelle magnifiche tavole del Piranesi, nel 1700, e di Luigi Rossini nel 1800. Un’evoluzione tea la visione ancora neo-classicista del Piranesi che sfocerà in quella romantica del Rossini che sono i due maggiori artisti che hanno descritto Roma nelle sue eta’ migliori.

infine un ‘indicazione bibliográfica per chi vuole approfondire il tema. Sulle monete come ci ha mostrato Micheld troviamo molte bellissime rappresentazioni di quanto fatto dai papi, ma è soprattutto sulle medaglie che abbiamo il maggior numero di opere rappresentate ed a loro è dedicato questo volume di G Alteri, ex direttore drl Gabinetto numismatico vaticano, pubblicata nel 2014:

“Aurea Roma: la storia urbanistica di Roma attraverso le medaglie papali“

un volume sontuoso ( purtroppo anche assai caro) che illustra il patrimonio iconografico delle opere realizzate dai papi riprodotte sulle loro medaglie. 

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Sempre di G. Alteri cè anche un ottimo volumetto "Mirabilia Urbis in Nummis", catalogo della mostra tenutasi a Vicenza Numismatica nel 2001, in questo caso riguardante le monete con immagini "architettoniche della capitale.

 

IMG_3671.jpg

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L'epoca delle bellissime illustrazioni di edifici romani si chiuse con la mezza piastra di Benedetto  XIV,in cui viene raffigurato l'ospedale S.Spirito in Sassia,nel Rione Borgo.Questo ospedale, ancora esistente e funzionante, fu costruito ,in queste forme,da Sisto IV  ,verso la fine del Quattrocento, ma venne restaurato e potenziato proprio da Benedetto XIV.

Successivamente a questa rarissima emissione,il compito di ricordare restauri o nuove edificazioni,passò all'arte della medaglia. 20210730_200917.thumb.jpg.34f13d9a6894bd62028e10ba9895df7f.jpg

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Ciao a tutti, vorrei intanto ringraziare quanti fin ora hanno partecipato ed integrato la discussione! Quindi andiamo avanti!

Non solo Roma e i suoi monumenti sono stati protagonisti delle raffigurazioni in moneta che possiamo ritrovare nei tondelli papali. Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani, di Urbino, proprio alla città marchigiana riservò preferenze specialissime. Una lapide murata nel palazzo ducale nel 1710 annovera i benefici che la città ebbe da Clemente XI: oltre al restauro del palazzo ducale e di quello arcivescovile, si ricordano la cancellazione di debiti, la costruzione di un istituto educativo per la gioventù, la decorazione della cattedrale con dipinti ed un magnifico altare, il restauro delle mura, la fondazione di una biblioteca pubblica, la costruzione di una chiesa e di un convento, l'erezione di un obelisco e di un monumento all'antenato del papa, Alessandro VIII, ed infine i privilegi all'Università. 

Ecco dunque due monete coniate a Roma (nessuna moneta venne coniata infatti ad Urbino), la mezza piastra e il testone, che tuttavia proprio alla città marchigiana fanno riferimento. A confronto per la mezza piastra la stessa "pittorica" rappresentazione in tre stampe rispettivamente del 1757, del 1861 e del 1891. Per il testone RESTITVISTI MAGNIFICENTIAM (Ne hai restituito la magnificenza) il medesimo prospetto del palazzo ducale restaurato, in una stampa del 1891. 

Clemente XI (1700-1720), MEZZA PIASTRA (Munt 52), al R/ la veduta della città di Urbino.

Clemente XI (1700-1720), TESTONE (Munt 80), al R/ prospetto del palazzo ducale di Urbino. Vi invito in particolare su questa moneta a notare la precisione della rappresentazione, confrontando proprio la stampa: nella facciata, all'ordine superiore si notano le due piccole finestre spostate sulla sinistra; all'ordine intermedio, le quattro grandi finestre e tra la terza e la quarta si nota lo stemma araldico appeso al muro, che si vede anche nella moneta rappresentato come un piccolo rilievo. Infine, all'ordine inferiore le tre grandi porte, intercalate da quattro finestroni, il primo dei quali in epoca successiva alla moneta è stato murato, come di vede bene dalla stampa. 

   

 

NAC 89 n. 565.jpg

Veduta città Urbino 1757.jpg

Veduta città Urbino 1861.jpg

Veduta città Urbino 1891.jpg

NAC 89 n. 570.jpg

Palazzo Ducale Urbino 1891.jpg

Modificato da ZuoloNomisma
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Sempre restando "fuori Roma" con Clemente XI, ecco il Ponte Clementino, uno dei monumenti simbolici di Civita Castellana che offre uno dei panorami più suggestivi del borgo. La costruzione sorvola una profonda forra sul cui fondale scorre il Rio Maggiore, che dà il nome alla valle. Con un’altezza di 40 metri e una lunghezza di 90 metri è stato, sia in passato che oggi, soggetto di artisti e pittori. Costruito nel 1709 per ordine di Papa Clemente XI, il ponte unisce due crinali di tufo e collega il centro storico alla parte nuova di Civita Castellana. Il progetto fu affidato all’architetto romano Filippo Barigioni. Appena completato, il ponte diviene subito un importante luogo di passaggio del Lazio e si collega alla Via Flaminia.

 Clemente XI (1700-1720), PIASTRA (Munt 42), al R/ veduta di Civita Castellana e del ponte. Il confronto con una stampa del 1834.

 

NAC 89 n. 563.jpg

Civita Castellana 1834.jpg

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La chiesa di San Teodoro al Palatino fu costruita nel VI secolo e dedicata a san Teodoro di Amasea, probabilmente riutilizzando un tempio circolare preesistente. La tradizione voleva che il tempio fosse dedicato a Romolo, e che qui fosse conservata la Lupa capitolina fino al 1471, prima di essere spostata al Laterano. Ricostruita sotto papa Nicola V, perse il suo status di chiesa titolare per volere di papa Sisto V. Nel 1643 fu rinnovata dal cardinale Francesco Barberini; papa Clemente XI la fece ricostruire a Carlo Fontana (1703-1705), facendo sgombrare le macerie dell'antica chiesa di san Teodoro, nei pressi del foro romano; Fontana progettò anche il cortile esterno con la piazzetta tuttora esistente. Al completamento dei lavori, la chiesa fu quindi affidata da Clemente XI alla Società del Sacro Cuore di Gesù. 

Clemente XI (1700-1720), PIASTRA (Munt 40), al R/ la veduta della chiesa rotonda di S. Teodoro al Palatino con grande atrio ed ingresso con gradinata a doppia rampa. La stessa chiesa in un'incisione del 1821 ed in una stampa del 1826.

 

 

NAC 76 n. 226.jpg

San Teodoro al Palatino incisione Luigi Rossini 1821.png

San Teodoro al Palatino stampa 1826 Parboni.jpg

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Supporter

Non molti,a Roma,conoscono questa chiesetta,posta sotto il colle Palatino,in una posizione paesaggisticamente stupenda.Ma ho sempre ritenuto esagerata l'enfasi che si volle dare al restauro,addirittura raffigurandolo su una piastra.Tra l'altro atrio e chiesa sono veramente piccoli e,sulla moneta,appaiono sovradimensionati.Così anche avvenne con la piastra della fontana della Piazza della Rotonda(Pantheon), che,sulla moneta è enfatizzato fuori scala.Sono monumentini che,a Roma,passano quasi inosservati...tanta è la quantità di magnifiche opere architettoniche.

Mi sono sempre chiesto perché non avessero ritenuto degno il Porto di Ripetta di figurare sull'ampio modulo di una piastra,pur essendo un opera architettonicamente stupenda,nonché utilissima e,merito esclusivo della iniziativa di Clemente XI .

Non so se concordiate con me,ma credo che il livello artistico,in alcune piastre di Clemente XI  sia un tantino inferiore a quello ,molto alto, del predecessore  Innocenzo XII,più sommario e meno accurato.

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Ciao Roberto @RobertoRomano, visto che ne hai fatto un accenno nel tuo post, presentiamo anche queste due monete:

Clemente XI (1700-1720), MEZZA PIASTRA (Munt 53), al R/ la veduta del Pantheon con i due campanili. 

Questa moneta è un vero e proprio documento storico. Infatti, durante il pontificato di Urbano VIII il grande Bernini ebbe l'incarico di dotare il Pantheon di due campanili. L'opera fu eseguita, ma non ebbe successo. Non piacque, e il popolo romano, impietoso, soprannominò quei campanili le "orecchie d'asino" tanto sembravano brutti e inadeguati e in contrasto con l’architettura classica che caratterizzava l’intero edificio.  Questa definizione "orecchie d'asino" fu sfruttata dal Borromini per offendere il suo rivale. Raccontano infatti le cronache del tempo che, per rimarcare il fallimento, Borromini avrebbe fatto scolpire due orecchie d'asino sul palazzo davanti al quale abitava il grande Gian Lorenzo. I campanili furono demoliti dopo l'Unità d'Italia, nel 1883. 

La legenda al R/ DILEXI DECOREM DOMVS TVAE, tratta dal Salmo XXV, 8 si traduce in "ho amato la bellezza della tua casa" con riferimento al Pantheon, nella veste di Basilica di Santa Maria ad Martyres.  

A confronto, come di consueto, la moneta ed alcune rappresentazioni d'epoca del Pantheon. In ordine, un'acquaforte del 1761 (Piranesi), un'acquatinta del 1820 (Abbott) e infine un acquarello del 1836 (Alt) nel quale si può ben vedere l'obelisco antistante, protagonista della prossima moneta... 

 

 

NAC 122 n. 530.jpg

Pantheon 3 incisione all'acquaforte Piranesi 1761.jpg

Pantheon 1 acquatinta Abbott 1820.jpg

 

 

 

Jakob Alt 1836 aquarello Pantheon orecchie d'asino e assenza delle lettere in bronzo sul frontale ripristinate solo nel 1883.jpg

Modificato da ZuoloNomisma
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Nel 1711, anno di emissione della mezza piastra del Pantheon, fu restaurata la fontana nella piazza antistante la Basilica. La Piazza della Rotonda, nota anche come piazza del Pantheon, il cui toponimo deriva dal nome popolare dato dai romani al grande monumento giunto intatto dall'antica Roma: la Rotonna. Al centro della piazza si trova una fontana rinascimentale progettata intorno al 1578 da Giacomo Della Porta, nel luogo che dai tempi di papa Eugenio IV (prima metà del XV secolo) era occupato da una conca di porfido e due leoni in pietra. Clemente XI diede incarico all'architetto Filippo Barigioni di approntare un nuovo progetto per la piazza. Nell'occasione fu aggiunto all'originale del 1575 di Giacomo della Porta l'Obelisco Macuteo, manufatto egiziano dell'epoca di Ramses II proveniente da Eliopoli, portato a Roma in età imperiale da Domiziano e ritrovato nel 1373 in piazza san Macuto, da cui il nome.

Clemente XI (1700-1720), PIASTRA (Munt 38), al R/ l'obelisco sul basamento. Nella piastra successiva (Munt 39), si può invece ammirare non solo l'obelisco e la fontana di piazza del Pantheon, ma anche il prospetto di tre lati della piazza, con le vie, le case, le botteghe e varie figure. La piazza infatti venne usata sino al 1847, nonostante i ripetuti divieti delle autorità pontificie, come mercato del pesce e degli ortaggi. L'iscrizione FONTIS ET FORI ORNAMENTO (a ornamento della fontana e della piazza), analoga per entrambe queste monete, fa proprio riferimento a questa nuova sistemazione urbanistica.

A confronto un'incisione del 1751 (Piranesi) e una del 1752 (Vasi).   

 

CNG 22 n. 1300.jpg

NAC 122 n. 528.jpg

Obelisco e piazza del Pantheon Piranesi 1751.jpg

Obelisco piazza del Pantheon incisione Giuseppe Vasi 1752.jpg

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8 ore fa, RobertoRomano dice:

Non so se concordiate con me,ma credo che il livello artistico,in alcune piastre di Clemente XI  sia un tantino inferiore a quello ,molto alto, del predecessore  Innocenzo XII

Caro Roberto, su questa affermazione sono un po' in difficoltà a "schierarmi"!:D Di certo, sia sotto il pontificato di Innocenzo XII, che sotto il successivo di Clemente XI, siamo nel pieno dell'"età d'oro" per quello che riguarda la qualità incisoria e la straordinaria produzione artistica monetaria della numismatica papale, soprattutto per quanto riguarda i grossi moduli argentei, ma non solo. Alla corte di questi due papi hanno infatti lavorato incisori e modellisti di qualità assoluta, quali Giovanni ed Ermenegildo Hamerani, Ferdinand de Saint Urbain e Pietro Paolo Borner, che forse (come già altre volte è stato detto), non è riuscito sempre ad eccellere nelle sue raffigurazioni come gli altri due "colleghi". Posso affermare con relativa certezza che proprio dopo Clemente XI, si inizia ad osservare quel progressivo declino artistico che porterà ad una maggiore standardizzazione iconografica delle tipologie e un assai minor fiorire di rappresentazioni e soggetti, sicuramente conseguenti in parte alla profonda crisi economico-finanziaria dello Stato Pontificio, quindi alle conseguenti riforme monetarie che ad un certo punto hanno visto una assoluta preponderanza della produzione aurea con moduli piccoli che si prestavano meno ad essere "tavolozza" come quelli che fino ad ora abbiamo presentato.

Michele

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Concordo con ‘Michele’ per quanto sopra detto. Innocenzo XII , papa Pignatelli, ci ha lasciato incisione splendide sia per le monete che forse ancora di piu’ per le medaglie ( splendida quella della ‘dogana di Terra - oggi piazza di Pietra) . Ma nessun pontefice come papa Albani ha riprodotto sulle monete e sulle medaglie cosi tanti monumenti . E’ vero che la città di Urbino ( paese natale del papa) e il porto di Ripetta avrebbero meritato forse moduli maggiori che non le mezze piastre ma quelle realizzate  sono dei veri capolavori di incisione e quando in grande conservazione tra le piu’ belle monete papali a soggetto architettonico mai realizzate. Nella mezza piastra del  porto di ripetta negli esemplari meglio conservati si arriva a distinguere le finestre drgli edifici retrostanti e le espressioni dei volti delle divinità fluviali posti all’ingresso  del piccolo porto. 

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Supporter

A parziale consolazione, ricordiamo che,del Porto di Ripetta ,venne anche coniata una medaglia commemorativa. 

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Bellissima panoramica di iconografiè e capolavori di incisioni.....

 Anche nella tipologia delle Sedi Vacanti, spesso monotone per le consuete "CHIAVI DECUSSATE SORMONTATE DAL PADIGLIONE" trova un posto questa discussione, e probabilmente una delle scene più suggestive rappresentate nei coni Vaticani:

SEDE VACANTE 1590

Testone e Quadrupla (stesso conio)

L'angelo che libera S.Pietro dalla gabbia, dipinto di Rafaello

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  • 2 settimane dopo...
Il 31/8/2021 alle 22:03, RobertoRomano dice:

A parziale consolazione, ricordiamo che,del Porto di Ripetta ,venne anche coniata una medaglia commemorativa. 

Una delle piu’ belle: di Clemente XI

posseduta in oro ( splendida) - beati loro - dal medagliere Vaticano 

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  • 2 mesi dopo...
  • 10 mesi dopo...

Bellissima questa discussione, ringrazio Fabrizio per averla posta nella giusta luce, me l’ero persa nonostante la mia recente passione per le piastre papali. 😉

A mio avviso raramente una serie di monete ha raggiunto un tale livello estetico. Sono veramente opere d’arte inimitabili che tramandano luoghi ora scomparsi. 👍

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