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Stasera, voglio condividere con voi questo esemplare di Osella proveniente dall’asta NAC 136 di Milano del 15/12/2022, Lotto 350, così descritto in catalogo e relativa foto:

Venezia. Francesco Molin, 1646-1655

Osella anno VIII (1653), AR 9,69 g. S M V – GERMINAVIT LILIVM FLOREBIT ÆTERNO FR – MOL D S. Marco seduto in trono a s., porge con la mano d. il vessillo sormontato da una croce al doge genuflesso; alle spalle del Santo, S. Antonio da Padova con ramo di giglio nella d. All’esergo, F R (Francesco Riva, massaro). Rv. COHIBENTE TER – REVM ÆTHERNO Il sole dirige i suoi raggi su una fiamma che scaturisce dal terreno dinanzi una chiesa; all’esergo, ANNO / VIII.

Paolucci II, 136 (questo esemplare illustrato). Molto rara. Migliore di Spl

Ex asta NAC 53, 2009, 846.

Da: https://www.ilgiornaledellanumismatica.it/parole-e-monete-il-giglio-ha-germogliato/

GERMINAVIT LILIVM FLOREBIT AETERNO, ossia “Il giglio è germogliato [e] fiorirà in eterno” è la legenda che appare al dritto delle due versioni dell’osella veneziana coniate a nome di Francesco Molin, 99° doge della Serenissima, nel 1652 in oro, al valore di 5 zecchini, e nel 1652-1654 in argento. La raffigurazione al dritto vede come di consueto san Marco nell’atto di porgere al doge, inginocchiato a destra, il vessillo; tuttavia, dietro le spalle dell’evangelista compare su questa bella moneta-medaglia un’altra figura in piedi, quella di sant’Antonio, adottato proprio nel 1652 dalla città lagunare come uno dei suoi protettori e alcune delle cui reliquie furono trasportate in città da Padova, centro della devozione nei confronti del santo. Il giglio, simbolo di sant’Antonio, è dunque il fiore che – come il culto per il santo stesso, “fiorirà in eterno” a Venezia.

La legenda rappresenta, spiega Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete”, un adattamento e una fusione dal testo biblico di Osea (14, 6) ove si legge “Israel germinabit sicum lilium” (“Israele germoglierà come un giglio”) e di Isaia (27, 6) che recita “Florebit et germinabit Israel” (“Israele fiorirà e germoglierà”). La legenda è preceduta da S M V (SANCTVS MARCVS VENETVS) e seguita dal nome del doge FR MOL D(FRANCISCVS MOLINO DVX).

Al rovescio dell’osella del 1652, anno VII di dogato del Molin è invece è rappresentato l’esodo del popolo ebraico guidato dal Signore affinché scampasse alle persecuzioni degli Egizi. Si tratta di un’immagine che richiama il difficile momento che la Repubblica di Venezia stava vivendo alla metà del Seicento con l’augurio che, così come Dio fu guida e protezione degli Ebrei verso la Terra promessa, così il santo potesse fare da “supporto” nel proteggere i Veneziani durante la guerra in corso contro i Turchi.

Nonostante le vittorie riportate, la situazione a Candia rimaneva assai difficile. Il blocco veneziano ai Dardanelli era una spina nel fianco della flotta turca, ma non poteva continuare per tutto l’anno, avendo le navi necessità di manutenzione e riparo durante l’inverno, mentre i Turchi di Candia ricevevano rinforzi ed approvvigionamenti regolari. Questa osella, nella legenda al rovescio fa riferimento alla guida sicura del Signore: IN HOC SPERANS NIL ERRANS, ovvero: “Noi crediamo in questa guida e dunque non possiamo sbagliare”.

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https://catalogo.beniculturali.it/detail/NumismaticProperty/0500452884

Dritto: La moneta (scarto di zecca), dell'epoca di Francesco Molin, si presenta di forma circolare. La decorazione consiste nel doge, San Marco ed Sant'Antonio con il giglio. Rovescio: Sole che splende sulla terra accendendo una fiamma presso una chiesa. Ricorda l'erezione del monastero di Santa Maria del Giglio voluto dal senato per le anime dei molti morti in guerra.

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Modificato da Oppiano
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Dal Werdnig (it.)

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29 minuti fa, Oppiano dice:

https://catalogo.beniculturali.it/detail/NumismaticProperty/0500452884

Dritto: La moneta (scarto di zecca), dell'epoca di Francesco Molin, si presenta di forma circolare. La decorazione consiste nel doge, San Marco ed Sant'Antonio con il giglio. Rovescio: Sole che splende sulla terra accendendo una fiamma presso una chiesa. Ricorda l'erezione del monastero di Santa Maria del Giglio voluto dal senato per le anime dei molti morti in guerra.

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Per quanto possa sembrare intrigante l’associazione del Giglio all’erezione dell’edificio citato, la chiesa era già esistente nel X sec, e la facciata è si frutto di un restauro barocco del tardo ‘600, per giunta eretto su disposizione testamentaria di Antonio Barbaro come suo monumento funebre (Ruskin critica questa facciata come monumento al paganesimo tanto per capirci): temo quindi che l’associazione della bellissima Osella di @Oppiano alla edificazione della chiesa della Madonna del Giglio non sia corretta.

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Grazie @Terkel, interessante il tema dell’esatta individuazione della Chiesa e/o Monastero.
 

Riporto anche la descrizione del Jesurum. Anche in questo caso, però, si parla di un “Monastero di S. Maria del Giglio”.

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Forse è giusto il riferimento del Werdnig alla Chiesa di S. Maria del Pianto?

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BARANOWSKY 1932

Si parla di “tempio” (lotto 1855).

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E nel 1929 si parla di “chiesa”.

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TEMPLUM

 

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Grazie @Oppiano per tutta la letteratura proposta sull’interpretazione del R/ dell’Osella. Mi rimetto ovviamente a chi di questa materia ne sa certamente più di me, ma devo evidenziare due cose:

1) non conosco, o comunque non ho trovato conferma, che alla chiesa del Giglio di Venezia fosse affiancato o eretto un monastero, fatto salvo che si faccia proprio riferimento a questa chiesa che è posta tra campo S. Maurizio e campo San Moisè;

2) bisogna tenere sempre conto della interpretazione della “italianizzazione” corrente di alcune parole locali, perchè a Venezia S. Maria del Giglio è anche detta S. Maria Zobenigo, così chiamata perché eretta per volontà della famiglia Jubanico o detta anche Giubenico, e da qui il termine Zobenigo. Quindi il Giglio, almeno per la chiesa, non è riferito al fiore ma al nome della famiglia fondatrice.

 

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9 ore fa, Oppiano dice:

Grazie @Terkel, interessante il tema dell’esatta individuazione della Chiesa e/o Monastero.
 

Riporto anche la descrizione del Jesurum. Anche in questo caso, però, si parla di un “Monastero di S. Maria del Giglio”.

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Forse è giusto il riferimento del Werdnig alla Chiesa di S. Maria del Pianto?

 

Mi ero perso l’ultima affermazione su Santa Maria del Pianto.

Non conosco l’edificio perché è interdetto al pubblico da anni visto che è proprietà demaniale, ma effettivamente aveva un monastero e fu fondato dopo una epidemia di pestilenza su richiesta di una badessa al doge Francesco Molin!!!

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_del_Pianto_(Venezia)

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Pur non essendo una monetazione che seguo particolarmente, vorrei fare i miei più sentiti complimenti ad @Oppiano per aver aggiunto questo nuovo pezzo alla sua ricca collezione. 

Personalmente, ritengo che il vero segreto del fascino che le monete esercitano da secoli sui collezionisti non sia tanto legato alla bellezza estetica e all'elaboratezza delle incisioni, pur essendo questi elementi importanti, quanto invece al fatto che in pochi millimetri di diametro è racchiuso un pezzo di Storia da raccontare.

In sé la moneta può piacere o meno (dipende ovviamente da una questione di gusti personali) ma trovo che queste integrazioni di carattere storico siano estremamente affascinanti e diano completezza alla disciplina numismatica.

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