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Inviato (modificato)

Salve a tutti!
Leggendo "La Monetazione dei Savoia per la Sardegna" di Michele Cappellari, sul periodo di Carlo Felice, mi chiedevo quanto fosse strano che per l'isola anziché circolare gli scudi da 5 lire del Regno di Sardegna introdussero i talleri veneti. A voi non vi è strano questo fatto? Eppure già da Vittorio Emanuele I alcune monete decimali esistevano da almeno un decennio. Mi chiedevo il perché dover ricorrere ad una moneta di un altro stato quando nel Regno c'era già la moneta a disposizione?

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Modificato da Nicodemus

  • 1 mese dopo...
Inviato
Il 11/05/2024 alle 19:05, Nicodemus dice:

Salve a tutti!
Leggendo "La Monetazione dei Savoia per la Sardegna" di Michele Cappellari, sul periodo di Carlo Felice, mi chiedevo quanto fosse strano che per l'isola anziché circolare gli scudi da 5 lire del Regno di Sardegna introdussero i talleri veneti. A voi non vi è strano questo fatto? Eppure già da Vittorio Emanuele I alcune monete decimali esistevano da almeno un decennio. Mi chiedevo il perché dover ricorrere ad una moneta di un altro stato quando nel Regno c'era già la moneta a disposizione?

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@Quattro Mori @savoiardo @piergi00 sapete darmi info anche voi? Grazie!


Inviato

Ciao.

Nessuno, penso, ha mai scritto che sull'Isola di Sardegna non circolassero gli Scudi emessi dal Regno di Sardegna per la Terraferma.

Il passaggio del libro che hai citato riguarda l'intervento dell'autorità viceregia a seguito della constatazione che sull'Isola fossero stati introdotti in gran numero, e quindi circolassero, i Talleri veneti (erroneamente chiamati "Giustine di Venezia").

In relazione a queste monete, il Viceré Giuseppe Tornielli di Vergano emise un Pregone (citato nel Libro) con il quale, appurato peso e titolo di queste monete, se ne stabilì la tariffa di cambio in moneta sarda.

Per quanto riguarda gli Scudi in corso negli Stati di Terraferma, essi circolavano certamente anche in Sardegna, tanto che, se vai a leggere a fine della pagina 81 e all'inizio della pag. 82 del libro, noterai che è citato un altro Pregone del Viceré Conte Roero del 2.1.1824, con il quale si tariffava in moneta sarda anche lo Scudo in corso negli Stati di Terraferma.

Saluti.

M.

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  • Grazie 1

Inviato
Il 03/07/2024 alle 10:53, bizerba62 dice:

Ciao.

Nessuno, penso, ha mai scritto che sull'Isola di Sardegna non circolassero gli Scudi emessi dal Regno di Sardegna per la Terraferma.

Il passaggio del libro che hai citato riguarda l'intervento dell'autorità viceregia a seguito della constatazione che sull'Isola fossero stati introdotti in gran numero, e quindi circolassero, i Talleri veneti (erroneamente chiamati "Giustine di Venezia").

In relazione a queste monete, il Viceré Giuseppe Tornielli di Vergano emise un Pregone (citato nel Libro) con il quale, appurato peso e titolo di queste monete, se ne stabilì la tariffa di cambio in moneta sarda.

Per quanto riguarda gli Scudi in corso negli Stati di Terraferma, essi circolavano certamente anche in Sardegna, tanto che, se vai a leggere a fine della pagina 81 e all'inizio della pag. 82 del libro, noterai che è citato un altro Pregone del Viceré Conte Roero del 2.1.1824, con il quale si tariffava in moneta sarda anche lo Scudo in corso negli Stati di Terraferma.

Saluti.

M.

 

Ciao! Ti ringrazio molto per queste delucidazioni! Quello che mi chiedevo era se oltre allo scudo di Piemonte, circolassero anche i divisionali da 2 lire, 1 lira e i centesimi sia in argento che di rame. Anche sul fatto che attesero sono al 1843 per l'introduzione del sistema decimale unificato all'isola di Sardegna. Per questo mi è venuto il dubbio, perché ciò faceva intendere che sino al 1843 queste monete decimali non avessero corso legale sull'isola ma solo in Piemonte e a Genova.


Inviato
6 ore fa, Nicodemus dice:

Ciao! Ti ringrazio molto per queste delucidazioni! Quello che mi chiedevo era se oltre allo scudo di Piemonte, circolassero anche i divisionali da 2 lire, 1 lira e i centesimi sia in argento che di rame. Anche sul fatto che attesero sono al 1843 per l'introduzione del sistema decimale unificato all'isola di Sardegna. Per questo mi è venuto il dubbio, perché ciò faceva intendere che sino al 1843 queste monete decimali non avessero corso legale sull'isola ma solo in Piemonte e a Genova.

Ciao.

Per quanto attiene la circolazione ufficiale delle monete in corso negli Stati di Terraferma da 1 lira, 2 lire e da centesimi 25 e 50 in argento, non ci sono (o, almeno, io non le ho reperite), tariffe analoghe a quella citata per lo Scudo da 5 Lire. Ciò, tuttavia, non esclude che tali monete potessero avere un "corso abusivo" sulla piazza sarda, che avrà tenuto conto - in proporzione al rispettivo valore facciale - del cambio in moneta sarda riferito al cambio stabilito dalla tariffa per lo Scudo.  

Per quanto attiene invece alla moneta d'appunto in rame, essa non solo non venne mai tariffata ma se ne proibì espressamente la sua introduzione nell'Isola.

Una "deroga" a questo principio la rinveniamo quando ormai era già nell'aria l'estensione del sistema decimale piemontese anche all'Isola.

Se vai a pag. 83 del libro noterai infatti un Pregone del 4.3.1830 del Viceré Giuseppe Maria Roberti Conte di Castelvetro, che affronta il fenomeno della copiosa introduzione abusiva in Sardegna di piccole monete in rame denominate "centesimi". Anziché vietarne la circolazione, come era già avvenuto in passato, il Pregone questa volta ne tollera il corso, limitandosi ad avvertire il pubblico del corretto concambio in moneta sarda.

Rimane da precisare che tutte le monete non tariffate ufficialmente non potevano essere accettate nelle Regie e pubbliche casse.

Saluti.

M.

  • Grazie 1

Inviato
15 ore fa, bizerba62 dice:

Ciao.

Per quanto attiene la circolazione ufficiale delle monete in corso negli Stati di Terraferma da 1 lira, 2 lire e da centesimi 25 e 50 in argento, non ci sono (o, almeno, io non le ho reperite), tariffe analoghe a quella citata per lo Scudo da 5 Lire. Ciò, tuttavia, non esclude che tali monete potessero avere un "corso abusivo" sulla piazza sarda, che avrà tenuto conto - in proporzione al rispettivo valore facciale - del cambio in moneta sarda riferito al cambio stabilito dalla tariffa per lo Scudo.  

Per quanto attiene invece alla moneta d'appunto in rame, essa non solo non venne mai tariffata ma se ne proibì espressamente la sua introduzione nell'Isola.

Una "deroga" a questo principio la rinveniamo quando ormai era già nell'aria l'estensione del sistema decimale piemontese anche all'Isola.

Se vai a pag. 83 del libro noterai infatti un Pregone del 4.3.1830 del Viceré Giuseppe Maria Roberti Conte di Castelvetro, che affronta il fenomeno della copiosa introduzione abusiva in Sardegna di piccole monete in rame denominate "centesimi". Anziché vietarne la circolazione, come era già avvenuto in passato, il Pregone questa volta ne tollera il corso, limitandosi ad avvertire il pubblico del corretto concambio in moneta sarda.

Rimane da precisare che tutte le monete non tariffate ufficialmente non potevano essere accettate nelle Regie e pubbliche casse.

Saluti.

M.

 

Comunque sia almeno siamo certi che lo scudo da 5 lire di Carlo Felice aveva corso legale in Sardegna. Mi vien da pensare anche per i centesimi di rame visto anche gli esemplari custoditi nel museo diocesano di Oristano, che non credo ci siano finiti a caso. Mi chiedevo pure se anche gli scudi da 5 lire di Vittorio Emanuele I avessero corso legale sull'isola...


Inviato

Questi sono gli esemplari esposti al museo diocesano di Oristano 

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Inviato
5 ore fa, Nicodemus dice:

Comunque sia almeno siamo certi che lo scudo da 5 lire di Carlo Felice aveva corso legale in Sardegna. Mi vien da pensare anche per i centesimi di rame visto anche gli esemplari custoditi nel museo diocesano di Oristano, che non credo ci siano finiti a caso. Mi chiedevo pure se anche gli scudi da 5 lire di Vittorio Emanuele I avessero corso legale sull'isola...

Ciao.

Sul "corso abusivo" dei centesimi di rame (e probabilmente non solo quelli dei Savoia per la Terraferma),  ne abbiamo appunto la conferma dal Pregone che citavo nel precedente intervento. Il provvedimento fa uso della locuzione "piccole monete in rame chiamate centesimi" senza specificare ulteriormente la loro provenienza.

Il fatto che nel Museo Diocesano di Oristano se ne trovi qualche esemplare, non la considererei - di per sé - una prova di "corso legale", dal momento che la raccolta di monete ivi presente può essere frutto di collezioni, anche postume, donate nel tempo all'Istituzione o collezionate da qualche religioso (un pò come fece il Canonico Giovanni Spano che donò le sue collezioni ai Musei di Cagliari e di Sassari).

Per quanto riguarda gli scudi decimali di Vittorio Emanuele I, per quanto equivalenti - per titolo e peso - a quelli di Carlo Felice tariffati dal Pregone del 2.1.1824, non ho trovato provvedimenti che li tariffassero in Sardegna.

Per le monete dei Savoia in vigore in Terraferma, in oro ed in argento, la tariffa approvata precedentemente a quella del 2.1.1824 è visibile alle pagine 29 e 30 del libro e risale al Pregone del 4.9.1733 emanato dal Vicerè Marchese di Castagnole.

Quindi, almeno fino a quando non si rinvenga una tariffa intermedia alle due citate, il primo provvedimento che tariffa in Sardegna lo Scudo decimale per la Terraferma è proprio il suddetto Pregone del 2.1.1824.

In teoria, questo significa che lo Scudo decimale di Vittorio Emanuele I, non essendo tariffato, ove avesse circolato in Sardegna prima del Pregone del 2.1.1824, lo avrebbe fatto abusivamente, al pari di tutte le altre monete circolanti ma non tariffate.

Saluti.

M.

 


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