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Inviato (modificato)

La scoperta. Sponsiano non era un nome romano inventato per creare monete rarissime per il mercato numismatico. Era davvero un imperatore, con una vita da fantasma. I suoi parenti

 

ROMA – Per chiunque si interessi di storia romana, di monete antiche o di imperatori dimenticati, la scoperta di una moneta d’oro autentica con il ritratto di Sponsiano, un presunto imperatore del III secolo ritenuto fino a ieri falso, rappresenta una vera e propria rivoluzione.

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Questo aureo, rinvenuta secoli fa in Transilvania, testimonia l’esistenza di un uomo che governava un avamposto romano in piena crisi imperiale, offrendo una prospettiva nuova e affascinante su territori periferici troppo spesso ignorati dai testi canonici. La moneta fu trovata in quell’area. Ma presto esperti numismatici ritennero che la moneta fosse un’invenzione di truffatori che avevano inventato il nome di un imperatore inesistente per conferire assoluta rarità all’aureo stesso. La conferma scientifica dell’autenticità non solo restituisce a Sponsiano un ruolo storico concreto, ma ridefinisce il concetto stesso di “falso imperatore” nell’immaginario romano.

Il ritrovamento delle monete avvenne più di tre secoli fa nella Dacia romana, regione remota e strategica, corrispondente all’odierna Romania, dove l’Impero manteneva un fragile controllo sui giacimenti auriferi.

Tra queste monete, quattro aurei con il nome e il ritratto di Sponsiano furono inizialmente accolti come autentici, ma il loro stile rozzo e le iscrizioni disordinate portarono gli esperti del XIX secolo a dichiararle falsi moderni, probabilmente opera di sofisticati falsari settecenteschi, attratti dall’idea di creare un imperatore inesistente da da in “pasto” ai collezionisti. Henry Cohen, numismatico della Bibliothèque Nationale de France, descrisse queste monete come “mal fatte” e “ridicolmente concepite”, cancellando Sponsiano dai cataloghi ufficiali degli imperatori romani e relegandolo al limbo delle curiosità numismatiche.

La svolta arriva grazie al lavoro del Prof. Paul Pearson dell’University College di Londra, geologo e storico dell’Impero Romano, che, mentre conduceva ricerche per il suo libro The Roman Empire in Crisis, rimase colpito dai dettagli delle immagini delle monete. Le proporzioni insolite, i tratti distintivi del ritratto, la composizione metallica suggerivano un uso reale, non artefatto. Pearson contattò Jesper Ericsson, curatore di numismatica all’Hunterian Museum dell’Università di Glasgow, custode di una delle monete, e insieme avviarono una serie di analisi scientifiche all’avanguardia.

I risultati furono sorprendenti: sulla superficie dell’aureo furono rilevati graffi minutissimi, profondi millesimi di millimetro, compatibili con un uso reale e prolungato; non c’erano tracce di abrasioni artificiali o tentativi di invecchiamento. Analisi chimiche rivelarono la presenza di cristalli di solfato e terriccio cementato dalla silice, segno di sepoltura naturale e prolungata esposizione al terreno prima della riscoperta. Pearson spiegò che la combinazione di usura, graffi microscopici e incrostazioni naturali è impossibile da replicare artificialmente, soprattutto nel XVIII secolo. Queste monete erano state realmente in circolazione per anni prima di essere sepolte.

Dal contesto storico emerge che Sponsiano non era un semplice comandante, ma un imperatore locale – probabilmente venuto da Roma – un uomo che combinava poteri militari, amministrativi ed economici in un territorio isolato, cruciale per l’estrazione dell’oro. L’epoca, il terzo secolo, era segnata da crisi interne, guerre civili e incursioni barbariche, e il potere centrale di Roma spesso non riusciva a garantire il controllo delle province periferiche. Sponsiano, secondo quanto si può dedurre dalle monete e dal contesto, esercitava autorità concreta, emetteva moneta e manteneva ordine e sicurezza nell’avamposto della Dacia, dimostrando una capacità di governo autonoma e incisiva.

Il nome Sponsianus appare in alcune iscrizioni funerarie romane, tutte databili al I secolo d.C. e rinvenute a Roma. La più nota è l’iscrizione funeraria di Nicodemus Sponsianus, decurione dei cubicularii, datata tra il 14 e il 40 d.C. e conservata nei Musei Capitolini di Roma. L’iscrizione recita:

Nicodemus Sponsianus, decurio cubiculariorum.

Il Decurione cubiculariorum: indicava il capo o responsabile del gruppo dei cubicularii, colui che coordinava il personale addetto alle stanze private dell’imperatore. Era un ruolo di fiducia estrema, perché chi accedeva ai cubicula aveva contatto diretto con l’imperatore e con gli spazi più riservati del palazzo.

Altre attestazioni includono varianti come Sposianus, riscontrate in iscrizioni romane dello stesso periodo. È importante notare che queste iscrizioni sono tutte romane e non provengono dalla provincia della Dacia, dove si presume fosse attivo l’imperatore Sponsiano.

 

La presenza del nome Sponsianus in epigrafi romane suggerisce che il nome fosse in uso soprattutto nella capitale dell’Impero.

 

In sintesi, il nome Sponsianus è attestato in epigrafi romane del I secolo d.C., ma non vi sono prove dirette che colleghino queste attestazioni all’imperatore Sponsiano. Sponsianus significa “appartenente a chi è sponsus” o, più liberamente, “colui che ha attinenza con una promessa o un fidanzamento”. E’ possibile che il cognome ( il soprannome) di un suo antenato fosse quello di Sposo di? O di promesso di? Ciò potrebbe significare che la famiglia femminile aveva, in città, un’importanza maggiore a quella dell’uomo. Quindi carriere che si basavano sulla potenza del lato femminile di casa, quantomeno all’inizio?

Le monete offrono anche indizi sul suo aspetto e sul ruolo simbolico che aveva scelto di rappresentarsi: il volto sul metallo mostra tratti decisi, mascella squadrata e sguardo determinato, un’immagine studiata per trasmettere forza, disciplina e legittimità. L’uso dell’oro non era solo economico, ma un gesto politico: un atto di affermazione personale e riconoscimento del potere. Sponsiano era quindi più di un comandante, un sovrano locale che gestiva la sua provincia come un piccolo impero, con moneta propria e capacità di legittimazione simbolica, pur restando ai margini della storia scritta.

Il valore di queste monete oggi è duplice: pur rappresentando un tesoro in oro stimato a circa 20.000 dollari l’una, il vero peso risiede nella riscoperta di un imperatore dimenticato, nella correzione di un errore secolare della storiografia e nella testimonianza tangibile della vita in un Impero Romano frammentato, dove anche le province più remote avevano figure di grande autonomia e responsabilità. Ogni graffio, ogni cristallo sulla superficie dell’aureo racconta un frammento di vita: transazioni militari, commercio, decisioni politiche, il passaggio di mano da un individuo all’altro, la storia reale di un uomo che ha lasciato il suo segno nel tempo.

Sponsiano, dunque, non è più il “falso imperatore”. È una figura storica autentica, testimone della resilienza delle province romane e dell’ingegno dei governanti periferici, uomini che, pur lontani dalle grandi città e dai riflettori dei cronisti ufficiali, riuscivano a governare, amministrare e imprimere la propria identità sul metallo più prezioso. La moneta d’oro, piccola ma straordinaria, restituisce al passato un volto, un nome e una storia: quella di un uomo che ha saputo trasformare il confine dell’Impero in un palcoscenico di potere e legittimità, sopravvivendo al tempo, all’oblio e ai giudizi degli storici.

https://www.stilearte.it/la-scoperta-sponsiano-non-era-un-nome-romano-inventato-per-creare-monete-rarissime-per-il-mercato-numismatico-era-davvero-un-imperatore-con-una-vita-da-fantasma-i-suoi-parenti/

Modificato da torpedo

  • torpedo ha rinominato il titolo in Moneta d'oro di Sponsiano
Inviato

Ne avevamo parlato molto qui:

@CdC che ne pensi di unirle ?


Inviato
3 ore fa, torpedo dice:

La scoperta. Sponsiano non era un nome romano inventato per creare monete rarissime per il mercato numismatico. Era davvero un imperatore, con una vita da fantasma. I suoi parenti

 

ROMA – Per chiunque si interessi di storia romana, di monete antiche o di imperatori dimenticati, la scoperta di una moneta d’oro autentica con il ritratto di Sponsiano, un presunto imperatore del III secolo ritenuto fino a ieri falso, rappresenta una vera e propria rivoluzione.

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Questo aureo, rinvenuta secoli fa in Transilvania, testimonia l’esistenza di un uomo che governava un avamposto romano in piena crisi imperiale, offrendo una prospettiva nuova e affascinante su territori periferici troppo spesso ignorati dai testi canonici. La moneta fu trovata in quell’area. Ma presto esperti numismatici ritennero che la moneta fosse un’invenzione di truffatori che avevano inventato il nome di un imperatore inesistente per conferire assoluta rarità all’aureo stesso. La conferma scientifica dell’autenticità non solo restituisce a Sponsiano un ruolo storico concreto, ma ridefinisce il concetto stesso di “falso imperatore” nell’immaginario romano.

Il ritrovamento delle monete avvenne più di tre secoli fa nella Dacia romana, regione remota e strategica, corrispondente all’odierna Romania, dove l’Impero manteneva un fragile controllo sui giacimenti auriferi.

Tra queste monete, quattro aurei con il nome e il ritratto di Sponsiano furono inizialmente accolti come autentici, ma il loro stile rozzo e le iscrizioni disordinate portarono gli esperti del XIX secolo a dichiararle falsi moderni, probabilmente opera di sofisticati falsari settecenteschi, attratti dall’idea di creare un imperatore inesistente da da in “pasto” ai collezionisti. Henry Cohen, numismatico della Bibliothèque Nationale de France, descrisse queste monete come “mal fatte” e “ridicolmente concepite”, cancellando Sponsiano dai cataloghi ufficiali degli imperatori romani e relegandolo al limbo delle curiosità numismatiche.

La svolta arriva grazie al lavoro del Prof. Paul Pearson dell’University College di Londra, geologo e storico dell’Impero Romano, che, mentre conduceva ricerche per il suo libro The Roman Empire in Crisis, rimase colpito dai dettagli delle immagini delle monete. Le proporzioni insolite, i tratti distintivi del ritratto, la composizione metallica suggerivano un uso reale, non artefatto. Pearson contattò Jesper Ericsson, curatore di numismatica all’Hunterian Museum dell’Università di Glasgow, custode di una delle monete, e insieme avviarono una serie di analisi scientifiche all’avanguardia.

I risultati furono sorprendenti: sulla superficie dell’aureo furono rilevati graffi minutissimi, profondi millesimi di millimetro, compatibili con un uso reale e prolungato; non c’erano tracce di abrasioni artificiali o tentativi di invecchiamento. Analisi chimiche rivelarono la presenza di cristalli di solfato e terriccio cementato dalla silice, segno di sepoltura naturale e prolungata esposizione al terreno prima della riscoperta. Pearson spiegò che la combinazione di usura, graffi microscopici e incrostazioni naturali è impossibile da replicare artificialmente, soprattutto nel XVIII secolo. Queste monete erano state realmente in circolazione per anni prima di essere sepolte.

Dal contesto storico emerge che Sponsiano non era un semplice comandante, ma un imperatore locale – probabilmente venuto da Roma – un uomo che combinava poteri militari, amministrativi ed economici in un territorio isolato, cruciale per l’estrazione dell’oro. L’epoca, il terzo secolo, era segnata da crisi interne, guerre civili e incursioni barbariche, e il potere centrale di Roma spesso non riusciva a garantire il controllo delle province periferiche. Sponsiano, secondo quanto si può dedurre dalle monete e dal contesto, esercitava autorità concreta, emetteva moneta e manteneva ordine e sicurezza nell’avamposto della Dacia, dimostrando una capacità di governo autonoma e incisiva.

Il nome Sponsianus appare in alcune iscrizioni funerarie romane, tutte databili al I secolo d.C. e rinvenute a Roma. La più nota è l’iscrizione funeraria di Nicodemus Sponsianus, decurione dei cubicularii, datata tra il 14 e il 40 d.C. e conservata nei Musei Capitolini di Roma. L’iscrizione recita:

Nicodemus Sponsianus, decurio cubiculariorum.

Il Decurione cubiculariorum: indicava il capo o responsabile del gruppo dei cubicularii, colui che coordinava il personale addetto alle stanze private dell’imperatore. Era un ruolo di fiducia estrema, perché chi accedeva ai cubicula aveva contatto diretto con l’imperatore e con gli spazi più riservati del palazzo.

Altre attestazioni includono varianti come Sposianus, riscontrate in iscrizioni romane dello stesso periodo. È importante notare che queste iscrizioni sono tutte romane e non provengono dalla provincia della Dacia, dove si presume fosse attivo l’imperatore Sponsiano.

 

La presenza del nome Sponsianus in epigrafi romane suggerisce che il nome fosse in uso soprattutto nella capitale dell’Impero.

 

In sintesi, il nome Sponsianus è attestato in epigrafi romane del I secolo d.C., ma non vi sono prove dirette che colleghino queste attestazioni all’imperatore Sponsiano. Sponsianus significa “appartenente a chi è sponsus” o, più liberamente, “colui che ha attinenza con una promessa o un fidanzamento”. E’ possibile che il cognome ( il soprannome) di un suo antenato fosse quello di Sposo di? O di promesso di? Ciò potrebbe significare che la famiglia femminile aveva, in città, un’importanza maggiore a quella dell’uomo. Quindi carriere che si basavano sulla potenza del lato femminile di casa, quantomeno all’inizio?

Le monete offrono anche indizi sul suo aspetto e sul ruolo simbolico che aveva scelto di rappresentarsi: il volto sul metallo mostra tratti decisi, mascella squadrata e sguardo determinato, un’immagine studiata per trasmettere forza, disciplina e legittimità. L’uso dell’oro non era solo economico, ma un gesto politico: un atto di affermazione personale e riconoscimento del potere. Sponsiano era quindi più di un comandante, un sovrano locale che gestiva la sua provincia come un piccolo impero, con moneta propria e capacità di legittimazione simbolica, pur restando ai margini della storia scritta.

Il valore di queste monete oggi è duplice: pur rappresentando un tesoro in oro stimato a circa 20.000 dollari l’una, il vero peso risiede nella riscoperta di un imperatore dimenticato, nella correzione di un errore secolare della storiografia e nella testimonianza tangibile della vita in un Impero Romano frammentato, dove anche le province più remote avevano figure di grande autonomia e responsabilità. Ogni graffio, ogni cristallo sulla superficie dell’aureo racconta un frammento di vita: transazioni militari, commercio, decisioni politiche, il passaggio di mano da un individuo all’altro, la storia reale di un uomo che ha lasciato il suo segno nel tempo.

Sponsiano, dunque, non è più il “falso imperatore”. È una figura storica autentica, testimone della resilienza delle province romane e dell’ingegno dei governanti periferici, uomini che, pur lontani dalle grandi città e dai riflettori dei cronisti ufficiali, riuscivano a governare, amministrare e imprimere la propria identità sul metallo più prezioso. La moneta d’oro, piccola ma straordinaria, restituisce al passato un volto, un nome e una storia: quella di un uomo che ha saputo trasformare il confine dell’Impero in un palcoscenico di potere e legittimità, sopravvivendo al tempo, all’oblio e ai giudizi degli storici.

https://www.stilearte.it/la-scoperta-sponsiano-non-era-un-nome-romano-inventato-per-creare-monete-rarissime-per-il-mercato-numismatico-era-davvero-un-imperatore-con-una-vita-da-fantasma-i-suoi-parenti/

 

Se quel “ coso” lì è autentico io sono la Parietti …..🤮

  • Mi piace 1

Inviato
3 minuti fa, Tinia Numismatica dice:

Se quel “ coso” lì è autentico io sono la Parietti …..🤮

 

Eh ma manco la Parietti è troppo autentica.. 🤣


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