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Risposte migliori

Inviato
2 ore fa, ARES III dice:

Tra stati forse, ma dal momento che oggi i beni sono in mano a privati (gli Asburgo per fortuna o per sfortuna sono dei cittadini privati) vale il diritto civile e qui non credo proprio che l'Italia possa mai fare qualcosa... Anche perché Napoleone ha depredato ben più l'Italia e non mi sembra che qualcuno abbia mai fatto qualche passo per richiedere in dietro il malloppo....

 

Ci sono state molte restituzioni dei beni depredati al tempo di Napoleone: una su tutte fu il celeberrimo gruppo  del Laocoonte confiscato e portato a parigi il 27 e 28 luglio 1798, Fu sistemata nel posto d'onore nel Museo del Louvre dove divenne una delle fonti d'ispirazione del Neoclassicismo  in Francia. Con la Restaurazione, fu riportata in Vaticano nel 1815, sotto la guida di Antonio Canova. 
resta invece al Louvre la grande tela delle Nozze di Caana del Veronese perche’ dichiarata ( falsamente ) da Vivant Denon all’epoca delle restituzioni troppo fragile per poter viaggiare


Inviato
1 minuto fa, numa numa dice:

resta invece

È quello il problema, ciò che resta (dai reperti etruschi fino alle opere Seicentesche). 


Inviato
2 ore fa, viganò dice:

Buongiorno, ho letto i Suoi interventi e condivido particolarmente quest'ultimo.

E' evidente la complessità della vicenda in virtù delle implicazioni storiche, giuridiche ed economiche che essa presenta. A parer mio, la possibilità di dipanarla in una sede giudiziaria appare la meno opportuna per tutta una serie di motivi: durata degli inevitabili diversi gradi di giudizio, possibilità di contrasti tra diverse giurisdizioni nazionali nonché tra queste e le giurisdizioni sovranazionali, costi elevati per tutte le parti – pubbliche e private – eventualmente coinvolte ecc.

Cosa fare, dunque?

Io credo che la vicenda necessiti di un approccio politico, nel senso più nobile della parola, che aiuti a trovare una soluzione soddisfacente per tutti e, come tale, tolga a ciascun soggetto coinvolto il rischio di vedersi coinvolto in un contenzioso dai tratti poc'anzi accennati. Per entrare nel concreto non mi sembra peregrina una soluzione che – volendo riassumerla massimamente – potrebbe articolarsi come segue:

1.        la proprietà del diamante e delle gioie è riconosciuta alla Casa d’Asburgo e Italia, Austria e Ungheria rinunciano definitivamente a qualsiasi rivendicazione su tali beni;

2.        la Casa d’Asburgo in cambio concede per cento anni la custodia di tali beni ai Governi dei precitati Stati con lo specifico impegno da parte di questi ultimi di rendere fruibili al pubblico le gioie nelle città di Firenze, Vienna e Budapest;

3.        i Governi d’Italia, Austria e Ungheria s’impegnano a gestire tale custodia secondo un calendario prestabilito (ad esempio: a rotazione biennale) e fisso affinché nessuna contestazione o interpretazione possa mai rendersi necessaria.

Detta soluzione, a mio giudizio, avrebbe i seguenti vantaggi:

·        Casa d’Asburgo troverebbe un riconoscimento pieno dei propri diritti e, inoltre, potrebbe menare giusto vanto per aver acconsentito alla esposizione delle gioie a beneficio di tutti i cittadini interessati;

·        l’Italia, con particolare riferimento a Firenze, tornerebbero protagonisti di una vicenda che li vede esclusi da oltre centocinquant’anni, con quanto ne consegue anche in termini turistici;

·        l’Austria e l’Ungheria potrebbero in qualche modo avere l’occasione di riscoprire una pagina della loro storia e la loro appartenenza alla c.d. Mitteleuropa, oltreché beneficiare anch’esse in termini di turismo.

Abbiamo il tempo, le risorse e le persone per fare questi ragionamenti? Non lo so.

Un saluto cordiale e a presto.

 

Idea interessante ma (perché c'è sempre un ma), perché i proprietari dovrebbero accettare ciò ? Cosa ci guadagnano ? 

Soprattutto la parte riguardante l'Italia è difficile da attuare: ricordiamoci che l'Italia è anche la causa della fine della loro monarchia e non se lo sono scordati (lo dico basandomi sulle opinioni espresse in alcune interviste rilasciate in Ungheria da alcuni componenti della famiglia). 

Poi bisogna dire che portare i gioielli a Vienna non sarà molto probabile, per la sfiducia che la famiglia ripone sullo stato austriaco, visti i precedenti (esilio e confisca).

Rimarrebbe Budapest, ipotesi forse più probabile, vista la fiducia invece che lo stato ungherese ha riposto su molti componenti attribuendo loro compiti di prestigio a livello diplomatico e politico. 

Poi tutto può essere...

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Inviato

Io, controcorrente, vi dirò che sono tendenzialmente favorevole al fatto che le opere d'arte rimangano dove sono. Il discorso delle restituzioni non mi ha mai convinto: ci sono motivi storici se un'opera è in un certo posto (che possono essere anche conquiste e saccheggi), e non mi convince il voler riscrivere la storia in base al nostro moderno modo di pensare. Oltretutto, credo sia anche un bene che, per esempio, molte opere egizie siano sparse per il mondo: ciò permette la conoscenza della storia e la diffusione del fascino dell'antico Egitto ovunque ci siano tali opere (e credo che poi ciò giovi al turismo in Egitto). Oltretutto è anche un qualcosa di democratico, visto che più o meno tutti possono permettersi il biglietto ad un museo (come quello Egizio di Torino), ma non tutti possono permettersi di andare in Egitto.

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Inviato

Condivido tutto tranne questo:

3 minuti fa, Pontetto dice:

è anche un qualcosa di democratico, visto che più o meno tutti possono permettersi il biglietto ad un museo (come quello Egizio di Torino), ma non tutti possono permettersi di andare in Egitto

Perché se abiti in Italia va benissimo, ma se abiti in Nepal o in Islanda non convince molto l'aspetto economico/democratico.


Inviato
1 minuto fa, ARES III dice:

Condivido tutto tranne questo:

Perché se abiti in Italia va benissimo, ma se abiti in Nepal o in Islanda non convince molto l'aspetto economico/democratico.

 

Certo. Era solo un esempio il mio. Però magari lo stesso discorso può valere per opere cinesi o indiane in Nepal, o opere scandinave in Islanda. 


Inviato (modificato)

Mi permetto ancora una riflessione. Rimaniamo all'esempio egiziano. Il fatto che le opere dell'antico Egitto non siano tutte in Egitto, a mio avviso, è un bene per la tutela della storia e del patrimonio storico dell'Antico Egitto. Rivoluzioni, furie iconoclaste, saccheggi e incendi durante una guerra civile, sono fatti che accadono: qui parliamo di beni di migliaia di anni che si spera che verranno conservati per altre migliaia di anni. Se tutto si trova in Egitto (quindi non c'è una diversificazione), il patrimonio è molto più a rischio. Se invece una parte si trova a Torino, a Londra, etc., difficilmente tutto andrà disperso. Per le future generazioni, ciò è un bene

Modificato da Pontetto
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Supporter
Inviato
13 minuti fa, Pontetto dice:

Mi permetto ancora una riflessione. Rimaniamo all'esempio egiziano. Il fatto che le opere dell'antico Egitto non siano tutte in Egitto, a mio avviso, è un bene per la tutela della storia e del patrimonio storico dell'Antico Egitto. Rivoluzioni, furie iconoclaste, saccheggi e incendi durante una guerra civile, sono fatti che accadono: qui parliamo di beni di migliaia di anni che si spera che verranno conservati per altri migliaia di anni. Se tutto si trova in Egitto (quindi non c'è una diversificazione), il patrimonio è molto più a rischio. Se invece una parte si torva a Torino, a Londra, etc., difficilmente tutto andrà disperso. Per le future generazioni, ciò è un bene

Sono d’accordo. Mi ricordo la sciagurata distruzione di certi siti archeologici ed opere d’arte da parte dell’Isis tra Siria e Iraq. 

https://www.lastampa.it/cultura/2018/04/27/news/l-isis-distrugge-l-arte-per-provocare-l-occidente-1.34010758/

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Inviato
40 minuti fa, ARES III dice:

Idea interessante ma (perché c'è sempre un ma), perché i proprietari dovrebbero accettare ciò ? Cosa ci guadagnano ? 

Giusta osservazione. 
proporre arzigogolati - e irrealistici - schemi di condivisione di questi beni tra Stati mi sembra poi abbastanza utopico e poco pragmatico.

piu’ utile sarebbe uno schema di esposizioni temporanee degli oggetti per farli conoscere al grande pubblici senza rimetterne in discussione l’attuale proprietà che solleverebbe vespai di discussioni e procedimenti giuridici ingrassando gli avvocati.

 

42 minuti fa, Pontetto dice:

controcorrente, vi dirò che sono tendenzialmente favorevole al fatto che le opere d'arte rimangano dove sono. Il discorso delle restituzioni non mi ha mai convinto: ci sono motivi storici se un'opera è in un certo posto (che possono essere anche conquiste e saccheggi), e non mi convince il voler riscrivere la storia in base al nostro moderno modo di pensare

Concordo anche su questo punto.

credo che veramente importante, nodale, non sia il possesso da parte di uno stato piuttosto che un altro o addirittura un privato.

Credo fermamente che opere d’arte o reperti di eccezionale valore artistico o storico o morale vadano custoditi e soprattutto ESPOSTI a beneficio del l’Umanita’ intera e quindi il Pubblico o il Privato debbano metterli a disposizione con questo intento e poco importa se si trovino in un posto o in un altro ma che siano custoditi, esposti e soprattutto valorizzati adeguatamente per il bene di TUTTI .

questo andra’ contro chi rivendica fermamente la proprieta’ dei beni di uno stato/Paese per conto di quello stato ma a mio avviso è piu’ importante la condivisione culturale di questi beni piuttosto che la rivendicazione della loro proprietà. 

 


Inviato
1 ora fa, numa numa dice:

procedimenti giuridici ingrassando gli avvocati.

Magari....

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