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IGNORED

OBOLI CHE PASSIONE!


Risposte migliori

Per completare il quadro è utile spendere alcune parole sugli stretti rapporti tra i Calcidesi e gli Ateniesi, tanto da spiegare l'alleanza tra le città calcidesi della Sicilia e Atene negli anni della grande guerra del Peloponneso.

E' vero che una importante motivazione risiede nel fatto che le città calcidesi avevano necessità di difendersi dalle mire espansionistiche di Siracusa, ma i loro rapporti con Atene sono più antichi.

Molto interessante è la storiografia del mito dell'ecista fondatore di Naxos. La testimonianza più corretta e precisa è quella di Tucidide (VI, 3, 1). Egli narra chiaramente che li primi Greci approdati a Capo Schisò erano Calcidesi d'Eubea, i quali, guidati dal loro capo (ecista) denominato Tucle, fondarono Naxos ed eressero l'altare di Apollo Archegetas fuori dalle mura.

Circa cinquanta anni dopo fu diffusa una nuova versione, fornita da Strabone (VI, 267, citando come fonte Eforo di Cuma), che i primi Greci sarebbero giunti a Naxos spinti casualmente da una tempesta marina, sotto la guida di un Teocle "ateniese". Questi, dopo essersi reso conto della fertilità del suolo e dello scarso numero degli indigeni, lasciati sul posto alcuni compagni, sarebbe ritornato a Atene per prospettare ai suoi concittadini la fondazione di una colonia. Avuto un rifiuto da parte ateniese, avrebbe compiuto egualmente l'impresa colonizzatrice alla testa di molti Calcidesi d'Eubea, di altri Ioni e di alcuni Dori (questi ultimi probabilmente sarebbero poi i responsabili della fondazione della dorica Megara Iblea).

L'origine ateniese di Teocle, ignorata dalla fonte di Tucidide, è esplicitamente esclusa da Ellanico (ap. Steph. Byz. alla voce Chalchis), che dice Teocle (al posto del simile nome Tucle) di origine calcidese.

Gli studiosi moderni hanno unanimemente rigettata l'ipotesi dell'origine ateniese dell'ecista fondatore di Naxos, dimostrando come la divulgazione di tale leggenda sia di un autore del IV secolo e considerata un falso giustificato appunto dalla fedele alleanza prestata da Naxos agli Ateniesi durante le loro spedizioni in Sicilia.

E' ben nota l'attenzione che Atene aveva rivolto alla Sicilia (ancora più che in Magna Grecia), già a partire dalla fine del VI secolo a.C. Infatti la moneta ateniese era presente in maniera cospicua già nei primi tesoretti siciliani (Gela, Messina, Mazzarino, che da soli avevano fornito insieme ben 216 tetradrammi ateniesi). Dopo la caduta dei tiranni siracusani Deinomenidi, nel 461 a.C., era aumentata l'attenzione ateniese, tanto da creare poi appunto il mito di Teocle "ateniese", quando invece ai tempi della prima colonizzazione greca in Sicilia Atene non era ancora affatto interessata a occupare terreni dell'isola.

L'affinità tra Calcidesi e Ateniesi inoltre si spiega col fatto che la stessa Calcide, al tempo delle grandi migrazioni di vari popoli greci, fu popolata da coloni provenienti da Atene stessa (come confermato da Strabone, X, 447 e da Ps. Scymno, vv. 556-578, nonché accennata da vari autori come Plutarco, Velleio Patercolo, ecc.).

Ecco come si spiegano le strette relazioni tra Naxos e Atene e, indirettamente, tra Apollo Archegetas calcidese e Apollo attico di Delo.

(informazioni in buona parte desunte da G. Puglia, Teocle "ateniese" e l'ingerenza di Atene nell'area coloniale calcidese, Archivio Storico Messinese, XXX, 1979, p. 69-77).

E' una buona regola citare, quando possibile le fonti delle varie informazioni, per puntuali riscontri.

Modificato da acraf
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Bellissimi excursus Acraf, è un piacere leggerti.

Straquoto la necessità di quotare , sempre quando possibile, la fonte delle citazioni, aiuta nei riscontri.

Peraltro noto che questa pratica è , almeno ultimamente, direi comunque abbastanza seguita sul forum

almeno dai contributori seri..

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Caro Numa Numa,

ringrazio per la stima. A scanso di equivoci (e di ovvietà) la mia finale battuta, senza alcun intento polemico, sull'opportunità di citare quando possibile la fonte delle informazioni postate, come ho fatto nel mio precedente messaggio, voleva solo "inculcare" il senso della correttezza deontologica a riferire idee pubblicate da altri studiosi, anche considerando che le notizie che girano sul forum sono equiparate alla stampa, con tutte le implicazioni, anche legali.

In ogni caso ho notato con piacere che nel forum sta crescendo questa attenzione, con opportune citazioni di testi.

Qui colgo l'occasione per riferirvi che nel sito della Magna Grecia si era aperta una interessante discussione sui giacimenti d'argento, dove a una legittima domanda iniziale di un utente sono stati forniti interessanti e appropriati riferimenti bibliografici.

Siccome l'argomento mi interessa, nella prossima settimana andrò a cercare in una biblioteca i libri citati e spero di poter postare nell'appropriata sede informazioni desunte direttamente da questi libri (che putroppo non sono reperibili su internet).

E' una mia promessa. Un compito di un vero utente senior è appunto quello di riuscire quando possibile a reperire informazioni dalla fonte originale. Solo così è un vero contributo per tutti gli altri, che non hanno la stessa fortuna di trovare queste fonti (basta pensare a certi volumi accademici o stranieri che non sono nemmeno facilmente reperibili).

Modificato da acraf
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Dopo i sapienti interventi dell'amico Acraf e i nuovi contributi di Medusa possiamo riprendere il nostro discorso sulle apollinee identificazioni...attinenti ad alcuni rovesci monetali dell'antica Sicilia, con ulteriori riferimenti.

Poichè un approccio scientifico va sempre seguito nella proposizione di nuove idee e nuovi studi sarà utile proporre una ulteriore comparazione di antichi e suggestivi simulacri pervenutici dal mondo antico ed utili per trarre spunti a supporto dell'occhio e delle idee.

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Trattasi di una statua di bronzo di cm.115: ricordiamo al riguardo che la statua di Apollo Archegete sulla spiaggia di Naxos aveva dimensioni ridotte rispetto alla figura umana. Il bronzo si trova al museo del Louvre di Parigi in quanto da questo fu acquistata al tempo del ritrovamento, fu rinvenuta al largo di Baratti (Populonia) nel 1832, presso la Punta delle Tonnarelle, mentre a Piombino ne abbiamo solo una copia visibile nella foto successiva che postiamo:

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Quale ulteriore comparazione postiamo anche uno dei rovesci monetali oggetto della ricerca che si sta dipanando da qualche pagina:

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Relativamente all'Apollo di Piombino osserverete che il Dio, nel suo incedere con tranquillo distacco dalle cose terrene, doveva sostenere con la mano sinistra l'arco o più probabilmente l'alloro e con la destra probabilmente la phiale, come nella raffigurazione dei rovesci monetali qui in discussione da qualche pagina.

" Il viso, mosso da un appena accennato sorriso, è uno slancio di gentilezza luminosa che si propone al nostro sentire come l'ideale raggiungimento di un'armonia spirituale che supera di certo l'umana condizione" (Aldo Mazzolai).

Sin dall'epoca del suo ritrovamento, l'Apollo ha alimentato complessi dibattiti tra gli esperti del settore, per stabilirne la scuola di provenienza ed una verosimile datazione.

Gli studiosi giudicano l'Apollo come replica (di un originale greco) degli inizi del V secolo a.C. o romana della prima età imperiale. È comunque considerato una copia forse rielaborata della statua di culto creata dallo scultore Kanachos di Sicione per il tempio di Apollo Philesios a Mileto, intorno al 490 a.C., descritta da Plinio il Vecchio ed oggi perduta. La copia in foto, doveva essere trasportata su una nave prima che una naufragio la consegnasse al mare.

Di seguito trascriviamo l'immagine assolutamente lirica della statua che ci ha donato lo studioso Aldo Mazzolai in "Miti ed eroi classci nell'Etruria Maritima (tra Cecina e Corneto):

"Non la nave di Ulisse, il legno e la sua compagna picciola navigante di costa in costa e poi per l'alto mare aperto verso lontane o segrete mete, ma un'umile paranza da pesca con la sua vela latina e il sacco a strascico, portò alla luce nel secolo scorso, intorno al 1830, la statua in bronzo di Apollo, sotto la punta delle Tonnarelle, secondo il racconto del barone Raoul Rochette. Trascinato dalle reti, il corpo del dio" quanto di più alto, glorioso ed a un tempo luminoso si possa pensare" apparve alla brutalità e alla confusione di questo mondo, nella luce dell'astro con cui si identifica. Aveva, con quelli delle alghe, i mille colori dell'abisso, che presto, però, svanirono, come acqua che sgronda. Nella purificazione della luce poi si svelò la delicata giovinezza del dio. Oltre la scienza di Talete il più puro di tutti i fiori sbocciati nelle epifanie dal mare restituì all'uomo la sublime commozione della poesia e instaurò l'ordine spirituale, la sapienza, l'onniveggenza, l'armonia e la solarità della bellezza.E il monte, che prima era spoglio, si coprì d fronde d'oro, e una fragranza si sparse per il mare. Chiari, benevoli, luminosi venti vennero da lontano, dai mari del silenzio, e portarono luce e profumi di isole perdute nella fantasia. Lo spirito del dio greco avvolse la nave e gli uomini turbati."

Adesso sarà utile per la comparazione su accennata tornare sull'Apollo di Castelvetrano...ehm, sull'efebo, (dicono che tale sia...;), cioè per non dire nulla?...ma non vedono? Si precisa che un conto è guardare...un altro è vedere o saper vedere...)

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Voi che ne dite?

C'è bisogno di una monografia per intuire che trattasi della stessa figura cultuale dell'Apollo di Piombino, anche se di diverso stile e fattura e quante annotazioni dovrebbero essere necessarie? Nessuna ove lo spunto sia originale e, come in questo caso, dimostrato con metodo. Alle pubblicazioni cartacee si può scegliere di far parlare le immagini...la glittica (l'arte di incidere, anche i conii) non è mero artigianato...ma fa parte, casomai qualcuno non se ne fosse accorto, della storia dell'arte. Ovviamente bisogna conoscerla.:)

(Continua...)

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Passiamo al metodo di comparazione e di esegesi stilistica con il contributo delle nuove immagini e di altre già postate per aderire ad uno approccio tecnico o come altri preferiscono definire: scientifico.

Fig.1 post-11590-0-89979100-1295133544_thumb.j Fig.2 post-11590-0-48140200-1295133589_thumb.j Fig. 3 post-11590-0-32667700-1295133467_thumb.j Fig. 4 post-11590-0-61766300-1295134292_thumb.j

Fig. 5 post-11590-0-06400000-1295134339_thumb.j Fig. 6 post-11590-0-00715500-1295135232_thumb.j

Fig. 1: immagine (copia) dell'Apollo di Piombino: copia greca della fine del V o di epoca romana, rielaborazione di un bronzo dell'inizio del VI secolo a.C. quindi dell'arcaismo maturo.

Fig. 2 c.d.Efebo di Castelvetrano. bronzo del 470/460 a.C. di probabile fattura siceliota;

Fig.3 Apollo Kassel copia romana della nota statua di Apollo probabilmente l'originale era della cerchia Fidiaca se non di mano dello stesso maestro data al 460/450 a.C. L'originale era in bronzo e fu innalzato sull'acropoli di Atene per gratitudine al dio salutifico che aveva salvato la città da una invasione di cavallette. Se ne deduce che come dio salvifico che officia in espiazione per liberare i cittadini dai malanni con tutta probabilitò doveva mantenere la figurazione con phiale ed alloro o con phiale ed arco. Preciso che le braccia e ciò che le mani tengono sono opera di un restauro moderno e sono frutto di un colossale errore facilmente rivelabile dall'esamo comparato qui in corso. Mentre tutte le opere figurative attigue, dal Piombino al rovescio monetale, pongono il dio Apollo con il palmo della mano destra levato ed aperto e con il pollice ivi poggiato (che teneva la Phiale come nella figura vascolare e monetale) nonchè il braccio sinistro con il pugno chiuso a serrare (ramo d'alloro nella figura vascolare e monetale)...per errore nel restauro la mano destra stringe (un ramo d'alloro che negli originali è a sinistra) e la sinistra che dovrebbe avere il braccio teso con la phiale in palmo aperto stringe invece un arco (invece dell'alloro). E' tutto invertito e comunque errato.

Fig. 4 Monica De Cesare in "Le statue in immagine: studi sulle raffigurazioni di statue nella pittura vascolare greca"- L'ERMA DI BRETSCHNEIDER– propone un interessante parallelo tra l'efebo di Selinunte e la statua di Apollo su colonna raffigurata sul vaso attribuito al Pittore dei Niobidi proveniente da Bologna (460-450 aC), raffigurante l'inseguimento di Elena da parte di Menelao presso il tempio di Apollo per gentile e colta ricerca effettuata dalla nostra autrice Medusa (Nick name di riferimento in questo Sito).

Fig. 5 Ancora per illuminante contributo Meduseo (la nostra preziosa coautrice), che pone in parallelo le figure di Apollo: sia la vascolare che il Castelvetrano.

Fig. 6 Tetradramma di Selinunte, circa 450 a.C., ove nel verso di diritto vediamo Apollo e la sorella Artemide sul carro, mentre Apollo scocca la freccia che arreca i malanni inviati dal dio. Al rovescio è fruibile la figura di Apollo che entrato nel fiume Selinos ne ha mondato le acque dalla pestilenza...si mostra nell'atto di officiare un sacrificio d'espiazione e quindi propizia la salute delle acque esaudendo l'invocazione liberatrice dei selinuntini. Non si pongono note di richiamo in quanto l'interpretazione è originale dello scrivente e verrà nel prosieguo sostenuta ed argomentata.

Nota alla fig. 3, in allegato di sotto potete osservare l'Apollo Kassel con le braccia non restaurate.

(Continua...)

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Le immagini sopra postate e la relativa disamina offre interessanti spunti di riflessione già esplicitati in questa discussione e che è il caso di ribadire.

Lo studio e l'analisi dell'arte figurativa volte a fini interpretativi oltre che descrittivi e critici, non può prescindere dalla conoscenza del contesto culturale di riferimento e della storia dell'arte, almeno del periodo preso ogni volta in esame. Per converso la scienza numismatica si pone spesso, in alcuni rispettabili ed autorevoli Ambienti, in modo autoreferenziale. Purtroppo o per fortuna non dovrebbe essere così.

La colta disamina dei nummi e lo studio dei tondelli monetali con l'ausilio di colta bibliografia, di cataloghi e di letteratura specializzata è necessaria, difficile e sinanco impegantiva, ma tale approccio anche ove condotto con metodologia scientifica non può essere esaustivo e trova un limite nella corretta interpretazione delle figurazioni che compaiono sulle monete.Ecco perchè la numismatica è scienza esoterica e difficile, che non può esaurirsi nella mera visione di monete (molto spesso in foto) e delle relative caratteristiche e descrizioni rinvenibili nella letteratura di riferimento.In verità può essere decisivo lo studio del contesto culturale coevo alle monete di diretto interesse. In effetti la numismatica è in realtà una specializzazione per chi ha già studiato a monte i contesti sorico-artistici: in tal senso è scienza per eletti appassionati che diviene esoterica.

Per converso può capitare che ci si limiti alla numismatica in quanto tale, per riconoscere le monete ed il relativo riscontro tecnico dell'oggetto. Ma è sufficente?

Ad esempio cito che un iscritto ad eminente società numismatica sosteneva che Pithecusa (prima colonia greca d'occidente) era una città (?) e che aveva coniato monete (?). In effetti Pithecusa non fu mai una Polis ma un emporio ben frequentato e forse produceva pesi monetati da stadera (da cui statere!)....ma non ha coniato moneta. Peraltro come avrebbe potuto farlo sino alla fine del VII o all'inizio del VI secolo in occidente? Orbene, se non si hanno tali nozioni è forse meglio rimanere nell'ambito dei cataloghi e delle note serie a piè di pagina...evitando prolusioni.

Non si vuole porre alcuna polemica nell'evidenziare tali osservazioni peraltro fondate sulla scorta degli analitici interventi qui proposti, quale pur modesto e minimo contributo all'esegesi numismatica condotta tramite lo studio dell'arte coeva e del contesto culturale di riferimento.

Preciso, anche al fine di evitare qualunque malinteso, che tali osservazioni, ovviamente opinabili, appartengono eclusivamente all'autore di questo specifico intervento.

Tornando ad aspetti tecnici rammento che, qualche pagina fa, abbiamo preso le mosse da monetine che potrebbero persino apparire insignificanti se non a studiosi ed a specialisti:

- alcune litre di Stiela;

- una tipologia di litra coniata da Leontini;

oltre alla serie più nota ed apprezzata relativa ai tetradrammi coniati da Selinunte;

ometto per brevità i riferimenti numismatici, già ampiamente dibattuti ed argomentati in precedenza e mi limito a postare alcune immagini:

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Stiela litra in argento ...nella letteratura prevalente non risulta certa l'interpretazione della figurazione stante, forse divinità fluviale; qui abbiamo cercato di dimostrare la conguità e l'assonanza con la figura di Apollo con phiale e alloro. Il rovescio è anche dibattuto, in realtà trattasi di Acheloo che nuota a simboleggiare la forza della corrente e che di seguito mostriamo in una immagine vascolare a figure rosse:

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Altra litra di Stiela che mostra le medesime caratteristiche.

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Con la seguente cambia la raffigurazione del diritto e resta immutata quella del rovescio.

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Qui sopra potete osservare un profilo di Apollo in marmo da correlare stilisticamente all' immagine monetale, l'assenza della corona d'alloro è iconograficamente accertata nella statuaria ove il dio poteva essere distinto da cià che teneva in mano o che gli veniva posto accanto. Nel profilo monetale invece il riconoscimento del profilo del dio era voluto originariamente tramite la testa lureata, in questo caso con l'aggiunta del ramo di alloro innazi al profilo.

Cambiamo l'autorità emittente:

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Leontini, litra in argento, ignota l'esatta attribuzione della figura stante, in effetti trattasi di Apollo con phiale ed alloro.

Abbiamo visto in precedenza,qualche pagina indietro, numerosi esempi di monete che recano al rovescio la figura di Apollo stante, rivolto prevalentemente a sinistra davanti ad un altare acceso, mentre il dio tiene un ramo d'alloro con la mano destra e una phiale con la sinistra, in atto di sacrificare.

Tali coniazioni afferiscono, oltre che a Selinunte, Stiela e Leontini, anche a molte città del mondo greco o grecizzato nell'ambiente dell'antico mediterraneo, anche lontane tra loro ed in terre diverse. Datano dalla metà del V sec. a.C., sino almeno all'Imperatore Valeriano con un antoniniano coniato con l'epèigrafe apollin (ni) e, quidi, sino alla metà del III sec. d.C.

E' un arco temporale di circa otto secoli, il che la dice lunga sulla comune accettazione e persistenza di tale iconografia monetale che a volte ha caratteristiche di autentico sincretismo.

Come sempre quando si parla di oggetti afferenti al mondo antico il riferimento alla ceramica di scavo è importante. Ed infatti sono state postate in questa discussione numerose foto di vasi raffiguranti simile od analoga immagine, con Apollo che reca con una mano il ramo d'alloro, in tal senso unanimemente riconosciuto dalla letteratura scientifica.

Alcun dubbio rimarrebbe quindi sull'identificazione di tale divinità come figura monetale ove rechi (come li reca a Stiela, Leontini e Selinunte) gli stessi attributi in un analogo contesto volto ad officiare l' atto cultuale, specificamente su una altare acceso posto di fronte al dio.

Trattasi di identificazioni che lasciano scarso (se non alcun margine) di dubbio, ove si voglia procedere non solo con documentazione correlata o comparata ma anche secondo logica interpretativa, basata sull'evidenza e sul riscontro delle immagini monetali e vascolari. Da ultimo abbiamo arricchito la documentazione comparativa tesa alla dimostrazione della coerenza iconografica anche con immagine legate alla statuaria del V secolo a.C.

Per ogni ulteriore approfondimento, afferente non solo l'iconografia ma anche il significato e le correlazioni storiche e numismatiche insite in quelle figurazioni, si rimanda ad eventuali monografie specifiche che si dovesse decidere di pubblicare. In ogni caso sin da questa sede si rivendica ogni diritto di attribuzione sulle suddette identificazioni, che spettano agli autori di questa discussione: Acraf, Piakos e Medusa e quindi ai nomi in chiaro correlati ai nick name nelle iscrizioni al Forum ed al Sito La Moneta.it che ci ospita in questa discussione.

Penso che ci si possa fermare...ce n'è da leggere e da dialogare per il momento... prima di dare alle stampe virtuali di questa discussione l'ultima puntata...che potrebbe essere la più interessante? Ma non spetterà a me valutarlo.

(Continua...)

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--omissis--

Qui colgo l'occasione per riferirvi che nel sito della Magna Grecia si era aperta una interessante discussione sui giacimenti d'argento, dove a una legittima domanda iniziale di un utente sono stati forniti interessanti e appropriati riferimenti bibliografici.

--omissis--

Grazie

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Buonasera a tutti.

Sono un lettore di alcune sezioni del Forum laddove i miei interessi storici e numismatici collimano con gli interventi postati. Non ho la disponibilità di tempo per interagire come vorrei e non so quando sarò in grado per eccesso di impegni. Peraltro non posso permettermi di fruire del sito in orario notturno, andrei in rosso fisso per il serbatoio delle mie energie. Potrete capire che sono un fruitore pragmatico e razionale.

Oggi è domenica e spendo volentieri due parole per Piakos.

Resto colpito dalla profondità degli interventi di questa persona, a prescidere che possano essere apprezzati o condivisi, sotttolineo che nel contesto odierno difficilmente si ama approfondire od impegnarsi se non a ragion veduta...ed a volte non basta.

Vedo peraltro che Piakos si impegna in orari che, fuori dal riposo, potrebbero essere dedicati ad occasioni mondane. Trovo che ciò debba essere il portato di una grande passione ed infatti il prodotto che Piakos offre è a mio parere brillante, suggestivo ma anche fondato.

Consiglio però all'autore di riflettere sino a che punto tale impegno di idee, tempo e fatica non debba essere indirizzato ad altri strumenti d'espressione ed ambienti, confezionando ad hoc il prodotto.

Mi preme infine rimarcare che le mie osservazioni vogliono essere esclusivamente un affettuoso riconoscimento che spero Piakos vorrà consentirmi, non conoscendolo personalmente.

Ad maiora.

Modificato da piakos
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Ringrazio Passatore per i cortesi apprezzamenti che non sono sicuro di meritare.

Per non smentirlo rispondo come di dovere in orario notturno...significando che la cosa è dovuta a fatti contingenti e non solo a "nottambulismo" :D, confermo comunque di amare l'ambiente postmeridiano...da sempre, perchè mi aiuta a concetrarmi.

Nel contempo osservo che il messaggio di Passatore risulta in qualche modo enigmatico ma non mi è dato sapere, per non essere stato detto, quale delle interpretazioni desumibili possa essere prevalente. In tale mistero mi limito alle seguenti considerazioni:

- il Nick del nostro amico storico/numismatico sembra essere azzeccato e coerente con le considerazioni introduttive del proprio intervento. In pratica passa...e se ne va! ;) (Prenda la cosa come una battuta poichè immagino che le motivazioni addotte siano sincere).:)

- La colpa del mio prolungarmi su alcune argomentazioni deve essere attribuita al Sapiente Acraf...che, da quando interviene con regolarità in questa discussione, mostra una particolare competenza ponendo risposte e quesiti di notevole interesse e fascino.

- In realtà ed a parte qualche battuta, il Forum si sta ponendo l'obiettivo di crescere e far crescere di livello se stesso e l'utenza. In qualche modo ponendosi come Tribuna alternativa o complementare ad altre sedi anche autorevoli. E' un target ambizioso...ma noi cercheremo di spenderci al riguardo. Ovviamente non posso essere io (modesto dilettante) l'asso nella manica, ma se anche coloro che si limitano a visitarci iniziano ad interagire (come probabilmente anche Passatore ha fatto) e ci danno una mano, qualcosa si riuscirà a quagliare.

:)

P.S.

Mi sono permesso di modificare due errori contigui nel Suo messaggio...sicuramente dovuti a distrazione e che, come tali, interrompevano il Suo ottimo stile.

Auspico di leggerLa quanto prima su temi storici e numismatici...salutandoLa cordialmente.

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IL Mistero di Selinunte.

(Ipotesi per una lettura evoluta di alcuni rovesci monetali selinuntini).

Date qui per trascritte le considerazioni di cui ai precedenti interventi sullo stesso tema, si pone ora il problema della corretta identificazione della figura stante e sacrificante posta al rovescio di alcune tipologie monetali di Selinunte. Cercheremo di dimostrare che tale figura è Apollo, come nei tre mikrà sicelioti già oggetto di analisi in questa discussione che vi mostro...

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ed in moltissime altre monete del mondo antico già postate in precedenza, qui ne riportiamo solamente alcune che testimoniano come la tipologia con Apollo che sacrifica era acquisita ad Abdera (Tracia) cone a Holmi (Cilicia) nel IV sec. a.C., quindi in città di cultura greca molto lontane tra di loro.

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Stante l'ampia documentazione monetale, storica e vascolare evidenziata nei precedenti interventi in questa discussione potremmo limitarci a concludere che, in virtù delle visibilissime analogie figurative, anche nei rovesci dei tetradrammi selinuntini ed in alcuni didrammi non possiamo non identificare con Apollo la figura stante che sacrifica con phiale ed alloro davanti un altare.

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Tuttavia, per onestà intellettuale e per analisi, non possiamo tacere che il problema della corretta identificazione della figura che officia il sacrificio, nei rovesci monetali di Selinunte, è complicato da:

  • i cornetti posti sopra la fronte in alcune prime serie monetali, mentre in altre di poco posteriori sono assenti;
  • post-11590-0-62639700-1295830781_thumb.j
  • L'epigrafe selinos iscritta nel flan di alcuni tetradrammi, al margine del campo monetale al rovescio, mentre in altre – di poco successive – le stesse epigrafi sono assenti. Inoltre in una serie di didrammi (che recano Ercole che uccide il toro al diritto) sopra già postata, sempre in adiacenza alla figura che officia il sacrificio leggiamo la scritta Hypsas...che è l'altro dei due corsi d'acqua che costeggiavano la città.

Influenzata da questi elementi la letteratura consolidata ha inteso riconoscere nella figura stante in atto di sacrificare una divinità fluviale che prenderebbe appunto il nome dalle adiacenti epigrafi: quindi la personificazione dei fiumi Selino (Selinos) e Cottone (Hypsas) che costeggiavano da ambo i lati la città antica.

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Si è inoltre voluto accostare l' occasione per tali coniazioni con una bonifica, compiuta sotto la direzione di Empedocle, di questi due fiumi, tramite accorgimenti tecnici che ne accrebbero la portata d'acqua corrente e ne evitarono l'impaludamento. Conseguentemente sarebbe stata debellata la diffusione della malaria, presso le foci adiacenti la città antica.

Concorde al riguardo l'amico Acraf in un suo precedente intervento in questa discussione:

….adesso vorrei evidenziare che a Selinunte il simile personaggio sacrificante era SICURAMENTE un dio fluviale, almeno nei primi tetradrammi, quelli del primo gruppo di Schwabacher (con biga trainata dai gemelli Artemide e Apollo). Infatti in alcuni conii si nota molto bene il corno fluviale. Riporto alcune immagini:

Quindi a un certo momento, forse poco prima del 430 a.C., a Selinunte il giovine sacrificante perde i vecchi connotati del dio fluviale munito di corna e appunto si avvicina ai tipi raffigurati a Leontinoi e a Stiela (che, ricordiamo, non mostrano mai i corni).

Può essere stata una semplice evoluzione stilistica, ma, bene conoscendo l'amore dei greci per i dettagli, è possibile che nel frattempo a Selinunte il vecchio culto del dio fluviale sia stato assimilato a quello di Apollo, forse proprio Archegetes visto che a lui era dedicato il tempio C, che però era anche il più antico dei famosi templi selinuntini, risalendo alla metà del VI secolo a.C.

Potremmo considerare che con quest'ultima pertinente riflessione di Acraf si entra nel cuore del problema.

Potremmo, altresì, tentare di risolverlo semplicisticamente parlando di sincretismo...ma le cose sono più complicate come di seguito vedremo.

Quindi ci troviamo innanzi ad interpretazioni e ad alcune autorevoli considerazioni che nella loro logicità avevano inteso riconoscere una divinità fluviale nella figura stante che sacrifica con phiale ed alloro nella mano destra e sinistra. Tale interpretazione aveva portato erroneamente a riconoscere, per analogia, delle divinità fluviali anche nei mikrà (litre d'argento) di Selinunte e Stiela.

(Continua...)

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Il Mistero di Selinute...

Posto quanto nel precedente intervento, passeremo ora ad una nuova esegesi tesa a riconoscere in tali figure monetali selinuntine, in atto di officiare un sacrificio, lo stesso dio Apollo, comunque tipico nella monetazione e nel culto della Polis selinuntina, sulla scorta della documentazione e delle numerose immagini monetali e vascolari richiamate nei precedenti interventi.

Al riguardo richiamiamo la Vostra attenzione su questa ulteriore raffigurazione.

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Trattasi di un tondo Adraianeo, successivamente inserito nell'arco di Costantino ed oggi ancora fruibile alla vista di quanti visitano il monumento. L'immagine è di tutta evidenza, bassorilievo raffigurante una statua a misura ridotta di Apollo stante, circondato da piante rigogliose di alloro; la statua è posta su una base ed ai piedi della stessa è posto un altare ove uno dei personaggi stanti offre una libagione con una phiale.

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Siamo in presenza di un esempio palese afferente il culto del dio, culto imperiale da quando Augusto - come pinceps - elesse il dio a proprio tutore e, successivamente come padre.

Rammentiamo che una battaglia decisiva si svolse tra la flotta di Sesto Pompeo e quella dello stesso Augusto in prossimità dello stretto, davanti a Naxos. Le fonti narrano che il Princeps vittorioso, mentre la flotta era ormeggiata nella baia Nassiota, rese omaggio al simulacro di Apollo Archegete all'epoca ancora esistente al limite della spiaggia in adiacenza al sito dell'antica Naxos.

Il bassorilievo adrianeo si mostra coerente con le nostre ipotesi ed ancora una volta l'arte antica (unitamente alle immagini vascolari) ci vengono in decisivo soccorso.

Se ne deduce che l'immagine adrianea possa ben richiamare un prototipo di simulacro afferente l'immagine del dio che, ove rappresentato con rami di alloro e davanti un altare acceso, si pone come analogo a tutte le immagini monetali con figura del dio stante, sin qui postate e non si vede, allo stato, perchè le monete di Selinunte dovrebbero costituire un'eccezione.

(Continua...)

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Il Mistero di Selinunte...

Si ponga ora attenzione a quanto segue.

Apollo è il dio che poteva arrecare malanni e pestilenze con i dardi scagliati con il suo arco. Vedi il diritto delle monete selinuntine in argomento dove sul cocchio, in compagnia della sorella Artemide, il dio è raffigurato nell'atto di tendere l'arco con una freccia pronta ad essere scoccata. Vedi il diritto del seguente tetrad. di Selinunte:

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Il motivo di Apollo ed Artemide in quadriga venne replicato in una delle metope attribuite al Tempio C di Apollo:

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Ma per converso e nel contempo Apollo è anche il dio salutifico che malanni e pestilenze può sanare...spesso per mezzo delle acque. L'acqua corrente fluviale era in effetti nell'antichità, uno dei pochissimi rimedi contro alcuni malanni in quanto igienizzava i luoghi e le sponde. Da sempre le sorgenti erano considerati luoghi sacri in quanto dono che la divinità invia agli uomini per dissetare, irrigare e dare salute.

Nel mondo greco l'acqua come causa primaria del mantenimento della vita era sotto la protezione e la custodia di Apollo, per il mantenimento dell'ordine dato da Zeus.

Al riguardo evidenziamo:

  • Apollo Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i romani gli diedero invece l'epiteto di Medicus, e un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.

Apollo Alexikakos o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male". Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i romani. Questi appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie pestilenze.

  • Quindi: il dio che offre aiuto e respinge il male. Come egli aveva il potere di visitare uomini con piaghe ed epidemie, così è stato anche in grado di dispensare salute e rimedio, se debitamente propiziato. Peraltro l'alloro era la pianta usata nei sacrifici espiatori. La funzione di punitore è espressa dalle immagini che lo raffiguravano armato di arco e frecce. Le punizioni erano le malattie: come si richiedeva ad Apollo il mezzo di espiare la colpa per stornare la malattia, così gli si chiedeva la guarigione pura e semplice. Il mito gli attribuiva anche la paternità di Esculapio, dio della medicina
  • Durante la persecuzione di Decio, in Pisidia il prefetto Marciano giunse a disputa con il vescovo Acacio e questi, minacciato di supplizio disse: « Quali sono gli dèi a cui mi ordini di sacrificare? ». Rispose Marciano: « Apollo, nostro salvatore, che allontana la fame e la pestilenza; Apollo dal quale il mondo è retto e governato ». Da: Atti di S. Acacio vescovo di Pisidia).
  • Le acque termali di Ischia, note come salutifiche e curatrici, erano sotto la protezione di Apollo e delle ninfe;
  • A Delfi ove resta memorabile l'oracolo del dio, da sempre l'acqua con caratteristiche termali sgorgava dalle viscere della montagna come fatto soprannaturale ;
  • Apollo era anche medico il mito lo pone come padre di Asclepio e in molti templi dedicati al guaritore (uno era nella chora agrigentina) la statua di Apollo con il ramo d'alloro e la phiale era presente.
  • Da Cuma, dopo l'abbattimento dell'egemonia etrusca, il culto del dio fu introdotto a Roma nel 431 a.C. quando, in seguito a una pestilenza, ad Apollo medicus fu eretto un tempio in Campo Marzio: fuori dal pomerium, come d'uso per le divinità non romane. L'Apollo romano, sotto questo aspetto, sembrerebbe dunque caratterizzato da uno dei tratti più arcaici del dio; quello, cioè, legato al potere di infliggere malanni e di sanare.
  • Non dimentichiamo infine che nella metropoli continentale di Selinunte, Megara Nisea, il culto di Apollo era tra i più importanti e lo stesso Apollo aveva contribuito secondo il mito ad innalzare le mura della città. Il culto iperarcaico di Apollo Likeios (che protegge le greggi e gli uomini dai lupi) aveva luogo in Megara ancora prima del VII sec. a.C.. Ed anche a Selinunte il tempio C è stato riconosciuto per essere dedicato ad Apollo e domina l'acropoli, è stato ipotizzato che fosse il più antico della città, con soluzioni architettoniche e stilistiche originali come di seguito viene ora descritto.

La triade delfica nell'acropoli di Selinunte:

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E' composta di una ventina di frammenti, rinvenuti in tempi e in punti diversi nell'acropoli selinuntina come materiale di riempiego per rafforzare le mura in decadimento. A sinistra è Apollo (con la lira), al centro Latona (con nella destra una corona, quale sposa di Zeus), a destra Artemide (con un arco nella mano destra). Nel modellato possiamo riconoscere ancora dei motivi dedalici.

Osserviamo che nelle figure prevale la linea alla plastica scultorea, indice dell'esecuzione sulla scorta di un modello disegnato. I profili sono piatti, ornamentali e estraniati da un contesto naturalistico. I motivi sono esotici, d'ispirazione protoionica o rodiese o corinzia, importati a Selinunte dalla intermediazione sia dei Rodiesi di Gela, sia dei Corinzi di Siracusa; essi rimontano ai primi saggi tentati per trasporre sulla pietra i soggetti della ceramica o della cesellatura su metallo. Fonte: Museo Archelogico di Palermo.

Tale metopa e le dediche ad Apollo rinvenute intorno al tempio C permettono di affermare che questo tempio era dedicato ad Apollo Archegetes, cioè protettore della città (come era protettore della Metropoli - città madre - Megara Nisea). Ribadiamo quanto già precedentemente osservato e cioè che la presenza dell'àdyton nel tempio C può significare altresì che l'Apollo cicladico fu trasformato nell'Apollo pitico, cioè oracolare, in seguito all'estensione dell'influenza delfica nel mondo coloniale e al ruolo che il santuario pitico riuscì a imporre successivamente nella colonia di Selinunte. Il culto di Apollo assunse cosi una funzione prevalentemente oracolare, esigendo appunto un tempio ad àdyton. Ribadiamo quanto già postato in questa discussione: particolari e affettivi risultano i legami etico-religiosi di Selinunte col santuario pitico; tant'è che fra i sottoscrittori del tempio di Apollo in Delfi appare, ancora per l'anno 363 a.C., una Aiskhùlis selinuntina per due dramme.

(Continua...)

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Il Mistero di Selinunte...

Da ultimo evidenziamo che Selinunte era Polis di frontiera...in pratica nel Far West della Sicilia. Incuneata tra il dominio punico e il territorio Segestano, doveva a Cartagine ed ai commerci con l'opposta riva africana la propria opulenza, unitamente alle derrate cerealicole che potevano essere coltivate in grandi messi nel territorio.

La spedizione dei coloni Megaresi che fondò Selinunte era guidata dall'ecista Pammilo, che veniva, con un contingente di coloni, da Megara Nisea, la madrepatria greca. Pammilo si diresse a Megara Iblea e qui, raccolto un altro contingente di Megaresi sicelioti, si formò una grossa comitiva di coloni che, salpata alla volta della nuova terra da colonizzare, vi approdò nell'anno 628-627 a.C. Questa data, che si ricava dal racconto dello storico greco Tucidide (il quale dice testualmente che i Megaresi avendo mandato Pammilo fondano Selinunte 100 anni dopo aver fondato Megara, e pone la fondazione di Megara nel 728 a.C.), contrasta, almeno apparentemente, con un'altra data, tramandataci da Diodoro Siculo, secondo il quale Selinunte fu fondata nel 650 a.C. (Diodoro dice testualmente che Selinunte fu presa e distrutta nel 408 a.C., 242 anni dopo la sua fondazione). Oggi si tende a rivalutare, anche sulla base di alcuni rinvenimenti archeologici, la datazione alta di Diodoro; va notato, comunque, che la differenza fra le due datazioni è piuttosto esigua, poco più di un ventennio, e non si può peraltro escludere che entrambe le date siano vere, riferendosi a due momenti diversi della colonizzazione di Selinunte. La data del 650 potrebbe riferirsi ai primi contatti dei Megaresi col territorio selinuntino e alla fondazione di un primo emporio commerciale; la data del 628 alla più consistente immigrazione dei coloni megaresi e alla fondazione della città. D'altra parte è risaputo che la colonizzazione di Selinunte non fu conclusa in un solo anno o in un periodo di tempo ristretto, ma che immigrazioni successive di coloni megaresi sicelioti si ebbero sia negli ultimi decenni del VII sia per tutto il VI secolo, fino agli inizi del V.

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La campagna attorno a Selinunte, solcata dai due corsi d'acqua, era cosparsa di paludi che, con le loro putride esalazioni, costituivano un pericolo per l'igiene pubblica, tanto che nel V secolo i Selinuntini fecero venire da Agrigento il medico, fisico e filosofo Empedocle, che realizzò opportune opere di bonifica. Nonostante questa minaccia naturale, comunque, Selinunte conobbe nel VI e nel V secolo un notevole sviluppo demografico, urbanistico ed economico.

Evidenziamo infine che in tutti i siti di frontiera si crea spontaneamente un crocevia che può dare luogo a sbocchi artistici e culturali originali, spesso connotati da sincretismo, cioè dalla commistione di culti, immagini e peculiarità diverse.

Con il prossimo intervento trarremo le dovute conclusioni, nel frattempo si ringraziano tutti i lettori che con indulgenza e pazienza leggeranno questi modesti, ma - si auspica - interessanti, contributi.

(Continua...)

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  • 2 settimane dopo...

Un ascolto rilassante e assai ricco di suggestioni .... Grazie Fra'!!! Sei mitico nello scovare tutte queste chicche... :) Chissà se esiste una versione anche con il testo originale scorrevole ...

E ora, lasciatemi esprimere il mio più sincero apprezzamento ai carissimi Acraf :give_rose: e Piakos :give_rose: per la recente nomina a Curatori anche di questa nostra amatissima sezione greco-siceliota!!! Grazie per la Vostra generosa disponibilità e a rileggerVi presto!

Valeria

Ps: Che ne dici Fra', per la lieta occasione, di riempirci i kantharoi con il tuo amato Ariousios?? :P Libiamo!!

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  • 2 settimane dopo...

IL Mistero di Selinunte.

Ultimo atto...Apollo divinità della luce e delle acque.

Sulla scorta di quanto argomentato ed evidenziato nei precedenti interventi e senza dover replicare le molteplici argomentazioni attinenti la figura del dio, i documenti numismatici e vascolari già postati, nonché le argomentazioni attinenti il coevo contesto storico, proseguiamo nella disamina critica delle raffigurazioni monetali di Selinunte.

Al riguardo credo si debba ora giungere a conclusioni diverse, rispetto all'identificazione generica di river god (personificazione dei fiumi Selinos ed Hypsas) sino ad oggi attribuita alla figura stante effigiata nel rovescio della serie di tetradrammi e di una didracma di Selinunte...(così come per alcune litre in argento di Stiela ed una di Leontini già descritte in questa discussione), delle quali postiamo di seguito le rispettive foto:

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In apertura osserviamo che la divinità fluviale del fiume Selinos, con il ramo d'alloro nella mano destra (tipico e principale attributo di Apollo), non avrebbe senso...in quanto tale. Postiamo immagini vascolari e dell'efebo (Apollo) di castelvetrano a raffronto:

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Rammentiamo che la rappresentazione della divinità fluviale nel mondo greco continentale e nella stessa Sicilia è prevalentemente rappresentata da Acheloo che nuota a mostrare la forza della corrente. Cfr. il seguente rovescio monetale in bronzo di Neapolis, oltre alla nota e nutrita serie in argento di Gela:

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Quindi la personificazione di una divinità fluviale non sarebbe coerente con il Pantheon ellenico...un dio è tale o non lo è. Poichè Apollo è il protettore delle acque, per quanto già svescerato nei precedenti interventi, è molto probabile che tali personifiucazioni alla stessa divinità debbano essere ricondotte.

In ogni caso non è possibile identificare il ramo che la figura stanteregge con la mano alla stregua del selino selvatico. Intanto non ne ha la forma e inotre potete notare che una foglia di selino è comunque rappresentata nelle stesse raffigurazioni monetali sulla destra della figura stante. Raddoppiare tale raffigurazione sarebbe stato incongruente e senza senso per la razionalità dell'ethnos greco.

E' parimenti razionale ed appropriato concludere che le epigrafi Selinos ed Hypsas, presenti sui campi delle monete al rovescio, non volgiono essere l'identificazione della figura stessa, ma rappresentano la destinazione dell'intervento di Apollo che, con rito espiatorio, propizia l'avvento salutifero realizzato con le opere di bonifica, finalizzate ad allontanare il morbo e la pestilenza che infestavano l'ultimo corso dei fiumi e la loro foce.

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Tra l'altro in quei luoghi era presente la malaria che, nelle acque semiferme per l'insabbiamento della foce, proliferava. Con interventi probabilmente tesi ad aumentare la velocità della corrente e la portata delle acque, il fiume tornò salubre.

La raffigurazione monetale ci dice quindi che lo stesso dio, compenetratosi con le acque, libera dal male (di qui la presenza delle piccole corna tipiche delle divinità fluviali a testimoniare che Apollo è in quelle acque).

Acquistano, così un senso più coerente entrambe le iconografie poste una sul diritto e l'altra al rovescio delle monete selinuntine.

Nel diritto vediamo Apollo scoccare i dardi della pestilenza, nel rovescio lo stesso dio propizia, con rito espiatorio, l'avvento della salute e la fine della pestilenza stessa. L'epigrafe Selinos ed Hypsas indicano il tramite o il luogo ove il male allignava e che venne mondato.

Mi sembra fondato, a tutta logica e coerentemente con le immagini documentate lungamente in questa discussione, che tale esplicazione non debba essere lontana da una corretta identificazione.

Le pestilenze erano una punizione divina che Apollo inviava con le sue frecce e quindi veniva richiesto allo stesso dio, con rito espiatorio, di stornare la malattia e arrecare la guarigione.

Con i rovesci monetali in esame, peraltro, non si volle propriamente commemorare (oggettivamente) un evento in quanto tale, cioè la bonifica (cosa che, peraltro, appartiene a concetti e contesti più moderni) ma piuttosto glorificare la benevolenza del dio che dona la salute per il tramite delle acque monde, nell'auspicio che tale intervento divino rimanesse costante... a favore dei Selinuntini.

Il problema delle protuberanze poste sopra la fronte del dio non sembra così destinato a sconvolgere le predette conclusioni...piuttosto a rafforzarle.

Nelle serie dove i cornetti sono ravvisabili come dalle seguenti prime due foto:

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possiamo osservare, in parte, un fenomeno sincretistico proprio della cultura di una Polis di frontiera, ma il senso più autentico che deve essere rintracciato risiede nella complessità insita in questa figura divina e che nel successivo intervento verrà approfondita. Lo stesso dio Apollo intervenendo sul fiume entra in esso e si compenetra nell'elemento, diventando tale per mondare le acque...conseguentemente le protuberanze mutuate da Acheloo, identificano in Apollo il fiume stesso.

Peraltro questi attributi propri della divinità fluviale tendono presto a scomparire (in coniazioni di pochi anni successive) come di seguito testimoniato.

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La scomparsa di queste protuberanze non toglie significato alla coniazione...si volle con tutta probabilità rendere più evidente la figura di Apollo senza accenti sincretistici...che già all'epoca potevano ingenerare confusione. La fortuna e l'opulenza di Selinunte erano basate sui rapporti commerciali con l'area punica e con l'opposta sponda del Mediterraneo...e la sua monetazione circolava in ampio ambito ed era bene accetta.

(Continua...)

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Caro Piakos, voglio ringraziarti per aver inserito delle cartine geografiche nei tuoi post, in questo modo mi risulta più semplice seguire lo svolgimento della discussione, che a volte salta da un argomento all'altro.

Da profana a volte mi risulta difficile collocare città e popoli via via che vengono esposti, in questo modo ne avrò una "memoria visiva" che faciliterà la comprensione del discorso globale.

Sarebbe anche interessante ed utile, per me principalmente, avere una mappa generale di tutti i popoli trattati finora, chiedo troppo?

Spero proprio di no :P :D :D Grazie, Giò :)

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Awards

scusa per la mia breve intromissione nell'ottima e interessante prospettiva offerta da Piakos per l'interpretazione della figura di giovane sacrificante, che necessariamente determina una importante implicazione.

Il nome del fiume riportato sulla moneta, come ad esempio Selinos per il tetradramma di Selinunte e Hypsas per il didramma della stessa città, non necessariamente identifica "tout court" la figura ivi rappresentata.

Qui vorrei evidenziare un particolare. Il nome Selinos si riferisce al fiume principale e infatti è riportato sul nominale maggiore, il tetradramma, mentre il nome Hypsas riguarda il secondo fiume della città, di minore importanza anche come grandezza e portata di acqua e infatti ricorre solo sul nominale inferiore, il didramma.

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Pur trattandosi di due distinti fiumi (come si può anche vedere nella cartina gentilmente postata da Piakos), la figura rappresentata è praticamente identica e quindi implica che deve avere uno stesso significato che va al di là dello specifico nome e della relativa personificazione.

Pertanto è effettivamente riduttivo definire il personaggio sacrificante sul tetradramma come la personificazione del fiume Selinos e sul didramma come la personificazione del fiume Hypsas (e non dimentichiamo che queste definizioni normalmente ricorrono nelle descrizioni riportate sui testi e cataloghi su queste monete).

Se la figura è in fondo la medesima, essa deve in effetti rappresentare uno stesso personaggio di maggiore valenza religiosa, una divinità di rango ben superiore a una semplice personificazione di fiume (in genere resa sulle monete dal tipo del toro androcefalo).

Se l'esegesi è corretta, come ha ben delineato PIakos, la conclusione più ovvia è che si tratta proprio e sempre di Apollo, con particolari attributi anche "salvifici", in qualche modo inglobando in sè il riferimento al fiume.

Credo che sia una interpretazione che non è stata mai espressa in maniera così articolata e dettagliata.

Un vivo plauso a Piakos e provo la sincera soddisfazione di avere in qualche modo agevolato il suo importante contributo.

Modificato da acraf
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Replico a Giovanna che nel prosieguo della discussione si presterà maggiore attenzione a fornire i dettagli anche geografici che possano favorire la piena comprensione e/o fruibilità degli interventi postati.

Ringrazio acraf per la comprensione ed il supporto. Nello specifico debbo evidenziare che il suo ingresso in questa discussione ha contribuito a rendere produttivo il rapporto dialettico necessario per fornire il migliore impegno. E' evidente che, con uno studioso di calibro che ti cammina affianco...tutto è più facile e l'humus si fa fertile.

Resto comunque convinto che, non pochi sono gli utenti che nel leggere questa lunga discussione potrebbero rendere ottimo contributo. Non indico nessuno in ossequio ai doveri di discrezione...ma non vedo motivi validi che... debbano tenerVi in silenzio.

Repetita iuvat.

:)

P.S.

E' vero che le dinamiche di un Forum sono particolari:

- c'è chi dona...tempo, idee, spunti, descrizioni;

- c'è chi ne fruisce.

E va bene così...

Ma un piccolo sforzo ogni tanto...no?

Qui non ci sono prime donne...ma solo idee e voglia di fare cultura.

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Il Mistero di Selinunte.

Riflessioni finali.

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Ceramica a figure rosse, V sec. a.C., alla destra Apollo in piedi tiene il ramo di alloro e assiste ad un sacrificio espiatorio in suo onore.

Il sincretismo è spesso ravvisabile, in buona misura nella storia dell'arte antica, nelle espressioni delle città poste al limite di un' area geopolitica: si pensi ad esempio all'Artemide di Efeso od alla statuaria ed ai rilievi Palmireni, ove molteplici caratteri distintivi si miscelano dando vita a spunti di originalità. Di seguito un esempio di glittica: un sigillo recante l'effige di Apollo recentemente rinvenuto negli scavi del Tell dor, in Israele.

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Ma nelle effigi monetali in esame appartenenti a Selinunte (il cui territorio era situato nel Far West dell'area geopolitca Siceliota) è piuttosto da ravvisare il concetto di trasfigurazione. Apollo entra nel fiume, muta la sua natura in acqua e per il suo divino intervento abbatte la pestilenza e monda la malattia, rispondendo positivamente all'espiazione compiuta da coloro che lo invocano.

Questa trasfigurazione è rappresentata nei rovesci monetali ove in una sola figura l'incisore antico ha rappresentato: il dio con phiale ed alloro; lo stesso dio che si è fatto divinità fluviale (giuste le protuberanze che reca sopra la fronte); in acque sulle cui sponde cresce la pianta di selino selvatico pure effigiata nel campo monetale. Vediamo così raffigurato il dio mentre compie il necessario rito propiziatorio e di espiazione, versando con la phiale sul fuoco acceso. Davanti all'altare vediamo, in alcuni dei rovesci in esame, il serpente, animale sacro ad Apollo oltre che al figlio di lui Asclepio, che con il mutare della sua pelle simboleggia la rinascita della vita e la fertilità.

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In altra moneta vediamo raffigurata al rovescio la gru, anche sacra ad Apollo, da sempre simbolo di fortuna, benessere e fecondità.

Come uccello sacro ad Apollo la gru rappresenta la gioia di vivere, la luce e la felicità di intrecciare danze primaverili nei prati. Da osservare che la gru rimane fadele al proprio compagno per tutta l'esistenza e le coppie si impegnano in danze rituali, anche lontano dal periodo dell'accoppiamento.

foto

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In un'altra moneta vediamo sempre davanti all'altare il gallo, anche questo Sacro al dio, simbolo del giorno e della vita che rinascono. Da Apollo il gallo verrà mutuato nel figlio Asclepio, dio della medicina...così come il serpente. Il toro, effigiato sulla destra, simboleggia la potenza e la fertilità rinnovatasi con l'intervento del dio...ed infatti l'effige del toro è posta in successione, dopo la scena del sacrificio. Lo schema è: Apollo che sacrifica, la foglia di selino simboleggia il luogo (la città, il fiume, i campi attigui), il toro rappresenta la feralità e la potenza della Polis e della sua Chora).

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Il culto di Apollo è permeato di aspetti complessi e salvifici, Apollo non è uno, gli aspetti che il dio reca sono molteplici ed operano nel mondo dei mortali per punire, per mondare, per salvare nel nome del padre Zeus l'ordine e la luce cosmica, in un razionale equilibrio.

Vi rammenta qualcosa?

Quindi Apollo reca testimonianza della sua vittoria sul disordine causato dal malanno, riafferma l'ordine imposto da Zeus, ed è riconquistata la serenità dell'uomo quale riflesso della vita superiore degli dei...tanto che i Selinuntini grati dedicano ad Apollo (uno e trino) , oltre al tempio C e alle famose metope qui ritrovate, la serie monetale che riafferma l'opulenza della città che ha ricevuto rinnovata salute e la felicità di vivere.

Alla luce di questo ulteriore contributo consideriamo l'identificazione di Apollo nei rovesci delle monete selinuntine qui oggetto di disamina, del tutto coerente.

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Copryght by La Moneta.it

Le idee rappresentate ai post n.784, 786, 790, 791,794, 797,798, 803, 804, 807, 808, 844, 845,846, da 850 ad 853 e 856, 858, 859, 860 riguardo all'identificazione della figura di Apollo Archegete, nonchè di Apollo con Phiale ed alloro che sacrifica su altare (litre di Stiela, Leontini) nonchè sui rovesci dei tetradrammi e di una didramma selinuntini, sono di Piakos ed Acraf...che ne rivendicano l'originalità per quanto qui espresso e dalle date dei post specificati, con il fattivo contributo di Medusa.

L'elenco di tutte le fonti e della documentazione consultata, non è stato inserito, per ragioni di brevità, in un contesto qui destinato anche alla discussione tra utenti iscritti a questo Sito. Gli autori si riservano di procedere al riguardo in eventuale successiva pubblicazione.

piakos

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Replico a Giovanna che nel prosieguo della discussione si presterà maggiore attenzione a fornire i dettagli anche geografici che possano favorire la piena comprensione e/o fruibilità degli interventi postati.

Grazie, da questa discussione sto traendo informazioni storico-culturali di difficile reperibilità, almeno per me, parlo sempre da appassionata-ignorante :D . Quindi avere una memoria visiva dei luoghi mi aiuterà a collegare le varie civiltà nel loro sviluppo economico-sociale oltre che a memorizzare i vari tipi di monetazione anche geograficamente.

Grazie ancora, Giò :)

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Awards

Credo che sia una interpretazione che non è stata mai espressa in maniera così articolata e dettagliata.

Un vivo plauso a Piakos...

Mi associo ad Acraf nel plauso: Complimenti, carissimo Piakos!! Ho apprezzato moltissimo la tua analisi e l'interpretazione finale che hai proposto!!!

.... e provo la sincera soddisfazione di avere in qualche modo agevolato il suo importante contributo.

.... di Piakos, ma anche di tutti noi che qui andiamo scrivendo...: Grazie pertanto ancora ad Acraf, semplicemente insostituibile, ancor più per la sua lucida capacità di sintesi dei vari temi che andiamo via via dipanando....

Da parte mia alcune chiose a quanto già esposto..., da integrare nel discorso quando si passerà nella fase di ri-organizzazione dei vari contributi. Prima però, un caro saluto e l'ultimo Grazie a Giovanna per l'interessamento alla nostra discussione!!

Valeria

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In altra moneta vediamo raffigurata al rovescio la gru, anche sacra ad Apollo, da sempre simbolo di fortuna, benessere e fecondità.

Come uccello sacro ad Apollo la gru rappresenta la gioia di vivere, la luce e la felicità di intrecciare danze primaverili nei prati. Da osservare che la gru rimane fadele al proprio compagno per tutta l'esistenza e le coppie si impegnano in danze rituali, anche lontano dal periodo dell'accoppiamento.

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Ricordo il mio post #705 (19 dicembre 2010) dove dibattevo il tema della danza rituale di Delo intorno al keraton (l'altare di corna) di Apollo; questa danza, come scrive Dicaearchus, è chiamata "danza delle Gru" (Geranos)" e mima l'uscita dal labirinto di Cnosso.

I danzatori nel mimare il percorso iniziatico di Teseo e dei giovani ateniesi verso la salvezza ...., in qualche modo ne riattualizzano la valenza salvifica... La gru-geranos accanto ad Apollo e al suo altare, potrebbe quindi contribuire a veicolare il messaggio di un pericolo scampato e di un ritrovato benessere...

(continua...)

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Riflettendo sui cornetti che compaiono e scompaiono sul capo di Apollo offerente... ....

Sul capo di questo ammaliante bronzo attribuito a Prassitele e noto come l'Efebo di Maratona, compare chiaramente una taenia con un corno....

Il nastro sacro, o taenia, era attributo divino o comunque simbolo di benedizione divina e di vittoria negli agoni ... Qui vi è aggiunto anche un corno..., come pare fosse usanza nelle più antiche rappresentazioni statuarie in celebrazione delle gesta di atleti greci famosi.... Vi risulta???

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Alcuni in questo bronzo identificherebbero il dio Hermes, protettore degli atleti e della gioventù eroica, altri un atleta divinizzato...

In ogni caso, quel cornetto continua ad affascinarmi nel suo enigma... :P Ci ritorneremo...

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