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non può non esistere


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Può un ducato d'oro avere il suo terzo e non il suo mezzo?

Mi riferisco come esempio al marchese Ludovico II° Gonzaga.....esiste il ducato e il terzo di ducato ma non il mezzo. C'è un possibile significato?

O, come credo io, esiste !! Ma non è ancora stato rinvenuto ?

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buongiorno, tenuto conto che con le monete non si può essere sicuri al 100 %, ecco la mia opinione.

Il ducato d'oro è la moneta che per eccellenza è scelta per ostentare la figura dell'autorità emittente.

Le frazioni di ducato cominciano ad essere un po' piccole per esaltare la figura del sovrano. I sottomultipli sono battuti per adeguarsi agli altri sistemi monetari regionali e per utilizzare gli avanzi del lingotto, secondo il contratto stipulato con l'officina. Quindi non mi sorprende che di un tipo di ducato esista il terzo e non il mezzo o viceversa. In particolare per Ludovico II, come si vede dal Catalogo, il ducato col reliquiario ha il suo mezzo ducato.

Che salti fuori a sorpresa un nuovo taglio è un po' difficile, dato che nel XV secolo le emissioni sono documentate, ma come dicevo all'inizio, non si è mai sicuri al 100 %.

Su questo potrebbe illuminarci roth37 :rolleyes:

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la stessa domanda me la sono posta per umberto I°,ha coniato il 20 lire e il 5 lire ma'non il 10 lire

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Grazie! Dal catalogo mi era proprio sfuggito.... e visto che mancava al C.N.I. , al Bignotti e al Magnaguti pensavo fosse sconosciuto. Peccato per la mancanza dell'immagine. Possibile che qualcuno possa postarla?

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L'immagine del mezzo marchesano di Ludovico II è disponibile sul volume VII (addenda) della collezione BAM. Purtroppo ho lo scanner fuori uso e non riesco a proporti l'immagine. La moneta (unico esemplare conosciuto) è stata pubblicata per la prima volta da Giuseppe Margini su "noi con la lente" (il periodico edito dal circolo filatelico-numismatico di Mantova) n. 3 del 1992.

Cmq ogni tanto qualche nuovo nominale salta fuori. Soprattutto nelle zecche minori il lavoro di catalogazione di quanto effettivamente coniato è ancora ben lungi dall'essere completato. Tanto per farti capire la situazione, sul solo catalogo Mantova sono presenti ben tre tipologie (apparse in asta negli ultimi 5 anni) ma che non sono mai state pubblicate da nessun'altra parte.

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Posso fare presente che in antichita', Bisanzioe e dominazioni barbariche il tremisse (terzo di soldo d'oro) era assai comune, mentre il semisse di gran lunga piu' raro e raramente coniato ?

Per alcune popolazioni, Visigoti di Spagna, addirittura venne utilizzato esclusivamente il terzo di soldo, mentre solido e semisse non vennero mai coniati,

numa numa

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puoi specificare le tre tipologie?

http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-FR2/35

http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-PAL/11

http://catalogo-mantova.lamoneta.it/moneta/MN-GUB/35

Sono poi riuscito, sia pure a fatica, a farti una scansione del mezzo marchesano. L'immagine è quella che è, ma purtroppo di meglio non riesco a fare col mio vetusto scanner:

post-33-1247422074_thumb.jpg

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Grazie dei contributi .Per concludere, ho notato che i pezzi CONOSCIUTI come unici '' U '', tipo quelli trattati in questo topic, sono segnalati nel catalogo con la rarità '' R5 '' (CONOSCIUTO in pochi esemplari). Non sembra una contraddizione in termini?

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Grazie dei contributi .Per concludere, ho notato che i pezzi CONOSCIUTI come unici '' U '', tipo quelli trattati in questo topic, sono segnalati nel catalogo con la rarità '' R5 '' (CONOSCIUTO in pochi esemplari). Non sembra una contraddizione in termini?

Apparentemente sì, ma è una mia linea di lavoro. Non ho catalogato nessun pezzo come unico, anche quando esistano prove in tal senso, per me nella categoria R5 vanno compresi anche pezzi presumibilmente unici. Il problema è che non esistono certezze in tal senso, di un pezzo ritenuto unico può saltar fuori un secondo o terzo pezzo anche adesso intanto che chiacchieriamo. Anzi, può anche essere che il pezzo esista già, magari giacente da anni in una collezione privata. Pertanto preferisco usare il più cautelativo R5. Sta ad indicare "conosciuto in pochi pezzi", beh per me anche 1 sono pochi pezzi ;)

P.S.

Cambiando completamente argomento: ce l'hai ancora quella lira di Ferdinando Carlo con la firma PR? Se sì, non è che per caso la vendi? :rolleyes:

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Avevo immaginato questa risposta.

Peccato, perchè la sigla ''U'' è un importante elemento di informativa corrente, di fascino , di intrigo e di stimolo allo studio, da non sottovalutare . Ti faccio modestamente una proposta: sigla R5, come sempre , per i pezzi conosciuti in alcuni esemplari e sigla U/R5 per i pezzi probabilmente unici (con ovvio aggiornamento in caso di variazione ufficiale). Ripeto, il distinguo dell' informativa ''U'' , mi pare un flash importante.

La moneta purtroppo non era mia. Non so dove sia finita, probabilmente avrà già cambiato mano.... dovrei informarmi. M' incuriosisce comunque la tua valutazione !!

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Peccato, perchè la sigla ''U'' è un importante elemento di informativa corrente, di fascino , di intrigo e di stimolo allo studio, da non sottovalutare . Ti faccio modestamente una proposta: sigla R5, come sempre , per i pezzi conosciuti in alcuni esemplari e sigla U/R5 per i pezzi probabilmente unici (con ovvio aggiornamento in caso di variazione ufficiale). Ripeto, il distinguo dell' informativa ''U'' , mi pare un flash importante.

Eh, purtroppo la doppia sigla non è proprio possibile dal punto di vista tecnico, a meno che il mio webmaster Incuso abbia voglia di metterci le mani :P

Su alcune tipologie, dove è abbastanza sicura la presenza di un unico esemplare, l'ho aggiunto in nota. Ma devi convenire che riuscire a tenere aggiornata la lista degli "U" è davvero lavoro improbo, perchè bisogna star dietro a tutte le eventuali apparizioni o pubblicazioni recenti. Con R5 il problema invece non si pone, perchè un esemplare in più conosciuto non cambia la situazione.

D'altronde, se vai bene a vedere, su nessuno dei testi di riferimento più recenti è presente la sigla U, sia MIR che Bignotti adottano l'R5 anche in presenza di esemplari conosciuti in pezzo unico. Anche il Magnaguti, per il quale esistevano solo quattro gradi di rarità (RRRR la rarità massima), nei casi di pezzo unico lo segnalava in nota ma sempre col punto interrogativo (UNICO?).

La moneta purtroppo non era mia. Non so dove sia finita, probabilmente avrà già cambiato mano.... dovrei informarmi. M' incuriosisce comunque la tua valutazione !!

Eh eh, sai che la valutazione cambia a seconda di quanto la persona ambisce a possedere quella moneta :D Diciamo che se ne sarebbe potuto parlare... ma sicuramente non sarei andato oltre al doppio del prezzo di mercato del tipo normale senza firma. Chissà, magari prima o poi quella moneta potrà capitarmi di rivederla ;)

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In effetti in certe sezioni del Catalogo di Numismatica Italiana abbondano gli "U", ad esempio nella sezione dedicata alla Prima Repubblica Romana. Qui però abbiamo come riferimento un testo recente ed estremamente dettagliato come il Bruni, da cui sono stati tratti i gradi di rarità e che menzionano esplicitamente le monete uniche. Personalmente sarei comunque d'accordo nell'adeguare lo standard a quanto suggerito da Paolino visto che la caratteristica di unicità mi pare abbastanza aleatoria, mentre il fatto che la moneta sia "nota in pochissimi esemplari" (al limite uno) mi sembra già un dato più solido e riscontrabile.

P. :)

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