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IGNORED

Alcune curiosità sulla piastra FECVNDITAS


Risposte migliori

Salve a tutti i grandi esperti di monetazione napoletana che leggo sempre con immenso piacere in questa magnifica sezione.

Ho sempre avuto una personale idiosincrasia per la piastra del 1772, quella che commemora la nascita della primogenita della coppia reale borbonica, Maria Teresa. Da quando poco più che un bambino la vidi per la prima volta su un prezzario Montenegro e quando un anziano signore che frequentava un mio zio me ne mostrò una che un suo antenato portava sempre in tasca come un portafortuna, e la strofinava tra le dita dentro la tasca quando doveva prendere una decisione importante. Ricordo che quando la vidi (avrò avuto 12 anni) non stavo più nella pelle, e poco importava che l'esemplare fosse comprensibilmente per i motivi suddetti in uno stato di conservazione deprecabile, tra il B e il MB. :D

Ad un'analisi razionale i motivi del suo fascino risiedono forse nella valentissima opera di incisione del Perger che, particolarmente al diritto, riesce a rendere vividamente il ritratto dei giovani sovrani affrontati con un abilissimo gioco di vaporosi volumi, di chiaroscuri e di contrappunti "tattili" fra i riccioli delle parrucche, il manto reale trapuntato con la croce di Malta, i merletti e il freddo riflesso della lorica col mascherone. In quello che a mio giudizio è il più riuscito ritratto del sovrano su moneta, superiore anche a buona parte della produzione medaglistica coeva. O forse nell'ermetico affollamento di figure allegoriche e di note di colore locale, che rendono al mio sguardo "moderno" il rovescio così simile ad uno di quegli improbabili accostamenti da rebus della Settimana Enigmistica o ai collages della Donna Cento Teste di Max Ernst.

La mia curiosità mi spinge quindi a voler leggere più chiaramente la storia di cui questo pezzo metallico vorrebbe essere vettore, e gradirei immensamente avere il vostro sempre illuminante parere. Anzitutto chi o cosa rappresenta la donna al rovescio? Il Corpus, il Cagiati, il Pannuti-Riccio, il Dell'Erba e Giovanni Bovi (nella sua monografia dedicata a Maria Teresa di Borbone su monete e medaglie) concordano tutti nella descrizione, volutamente generica: "donna seduta". Nessuno rimarca abbastanza il fatto evidente che questa donna ha una piccola coroncina - poco più di un fermacapelli, a dire il vero - infilata tra i capelli. Inoltre tutta la rappresentazione si muove nel precario equilibrio tra un intento ritrattistico e celebrativo dell'hic et nunc (il Golfo di Napoli, la poltrona - più che un trono - ostentatamente Luigi XV, alcuni dettagli dell'abbigliamento e dell'acconciatura molto legati al periodo) ed elementi invece spiccatamente simbolici o allegorici (la bambina nuda, i piedi nudi della figura seduta, la cornucopia, il Sebeto, e soprattutto quel vascello che si allontana (?) all'orizzonte)...

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Insomma: nelle intenzioni dell'incisore si tratta di un ritratto della regina Maria Carolina, di una pura allegoria della Fertilità (come rimarca la legenda, quasi una didascalia), o forse è qualcosa di intermedio? La cosa si fa più interessante se si considera un precedente. Un sesterzio coniato a nome dell'imperatrice Lucilla, moglie di Lucio Vero dal 164 d. C., che celebra la nascita di un figlio. Anche qui la legenda FECVNDITAS e una rappresentazione diversa da altri sesterzi con analoga legenda (Iulia Mamea e Faustina Junior) e molto simile a quella della piastra napoletana: donna seduta su una sedia-trono, in una posa molto simile, e forse ripresa nell'atto di allattare un bambino che gli siede in grembo, mentre altri due, di età maggiori, diverse tra di loro, sono raffigurati in piedi ai due lati.

IMG_0008.jpgIMG_0007.jpg

Anche in questo caso sorge la medesima esitazione tra "ritratto" celebrativo e storicizzato ed allegoria pura. Anzitutto perché di solito la "fecunditas" è rappresentata come una donna stante con in mano una cornucopia nell'atto di accarezzare un bambino, e in secondo luogo perché Lucilla ebbe effettivamente tre figli, di cui credo solo l'ultimo fosse un maschio (e mi piacerebbe sapere dagli esperti di monetazione imperiale se questo sesterzio celebra proprio quest'ultimogenito). Viene insomma da chiedersi se, nell'ambito dell'erudizione classicheggiante della Napoli del secondo settecento, non vi fosse direttamente un intento antiquario allusivo a questo precedente imperiale romano da parte dell'incisore Bernardo Perger o di qualcuno coinvolto nel disegno di questo pezzo (da documenti sulle sfortunate piastre del 1766 apprendo ad esempio che si fosse richiesto il parere di un'autorità artistica del calbro di Ferdinando Fuga, all'epoca in pieno apogeo).

Altre domande sulle figure allegoriche. La bella immagine della nave che solca il placido mare del Golfo Partenopeo con la prua rivolta all'orizzonte. Apparentemente, come in una celebrata tela di Caspar David Friedrich ("Le tre età dell'uomo") verrebbe da pensare ad un'allegoria della vita appena sbocciata che si accinge a solcare le traversie dell'esistenza verso un futuro-orizzonte luminoso...ma allora perché le vele non sono spiegate, ma risultano invece ammainate? Forse perché il parto tanto atteso arrivava dopo ben quattro anni di vane speranze ed era alla fine deludente, trattandosi di una femmina? Si aspettava un maschio per spiegare quelle vele e dare inizio alla navigazione? Non so, azzardo...

nave.jpg

Un'ultima osservazione, una curiosità che spero soddisferete. Dopo quella prima piastra abusata ne ho viste forse una dozzina, tutte però con la data in esergo parallela al bordo esterno. Le poche che mi sia capitato di vedere con la data in esergo orizzontale le ho viste su listini d'asta, tra cui quella dell'asta NAC riprodotta nel vostro splendido catalogo. Ebbene, su queste ultime ho sempre rilevato un secondo particolare differente, oltre alla data. E riguarda il rovescio. Mentre nelle "normali" piastre la stoffa che riveste la poltrona-trono è a righe verticali, su quella con data orizzontale, in luogo delle righe ci sono dei festoni disposti simmetricamente. Mi chiedo (e soprattutto vi chiedo) se questi festoni siano sempre e soltanto presenti sulle piastre con data orizzontale. Ne deduco che i conii approntati siano differenti (in quanto dubito che per una piastra commemorativa di questo tono "medaglistico" si affidassero i dettagli secondari ad incisori di grado minore, com'era prassi per le piastre ordinarie) e si dovrebbe allora cercare di capire se ci sono altri dettagli divergenti...purtroppo le rarissime piastre "variate" che ho osservato sono tutte in bassissimo stato di conservazione. Aspetto le vostre risposte ;)

Fecunditas_trono.jpg

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Bravo Junomoneta, vedo che sei molto preparato. Ottimi i tuoi post. Continua così. A tal proposito volevo segnalare questo articolo di Rodolfo Spahr del 1968 proprio su questo tipo di moneta e la sua rara variante con la data dritta anzichè curva.

http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968_3.pdf

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Grazie mille Francesco per la segnalazione di questo studio dello Spahr che non conoscevo! :)

In effetti ora che l'articolo mi fa apprezzare con più attenzione le differenze, rilevo che il Monte Somma e il Vesuvio nella piastra "variata" appaiono molto più distanti. Anche l'espressione sul volto della "donna" o "regina" appare più "benevola", non so se per via della conservazione.

Rettifico la segnalazione fornita sopra. Ricordavo infatti di aver visto la bella piastra con esergo orizzontale inclusa nel vostro catalogo per gentile concessione della NAC, ma sbagliavo nel ritenere di averla vista precedentemente su un loro catalogo. Quella che avevo visto io, assolutamente identica (probabilmente la stessa) era in vendita al lotto 384 sul catalogo Bank Leu AG della memorabile vendita all'asta zurighese dell 11 Marzo 1987.

Sulla piastra "normale" avevo anche notato un minuscolo particolare che ieri sera, causa forse l'ora tarda, avevo dimenticato di menzionare. Alle pendici del monte Somma, sulla linea del solco che sul tondello divide il Somma dal Vesuvio, si intravvede una forma insolitamente regolare, una sorta di cubo con un avancorpo, che fa pensare ad una costruzione. Non so se possa costituire un dettaglio intenzionale o un semplice accidente della coniazione, ad ogni modo mi sembrava interessante segnalarlo:

Vesuvio.jpg

Resta la curiosità di capire il significato metaforico (se ce n'è uno) della nave senza le vele. Ce n'è una identica sulla medaglia bronzea di modulo largo (SPES ALTERA, Ricciardi 28) ideata dallo stesso Bernardo Perger per commemorare il medesimo lieto evento. Non sono assolutamente ferrato in iconologia, ma una nave a vele ripiegate non mi fa una gran bella impressione... :unsure:

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Salute

,per i pochi che non lo sapessero, questa moneta commemora la nascita della primogenita dei sovrani,principessa Maria Teresa avvenuta il 9 giugno 1772,che sposò Francesco D'Asburgo Lorena arciduca D'Austria,divenuto,poi,imperatore come Francesco I.

Faccio notare che quasi sempre la leggenda FECVNDITAS al R/ non appare visibile in modo uniforme,poichè le lettere IT non sono ben visibili,per problemi di battitura.

"Le prime Piastre di Ferdinando IV di Borbone"pag.197 in Studi di Numismatica del Dottor Giovanni Bovi-Estratto dall'Archivio storico per le Province Napoletane (1955) in cui si parla dei coniatori ed incisori delle prime Piastre di Ferdinando IV,ma non della Piastra in oggetto.

--Salutoni

-odjob

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Ringrazio molto Odjob per le pregevoli puntualizzazioni. E approfitto del suo cortese contributo per concludere il "peepshow" iniziato con i dettagli postati in alto per abbassare il sipario sulla visione integrale delle due facce del tondello:

Fecunditas_D.jpgFecunditas_R.jpg

L'esemplare è in condizioni forse meno ottimali di quello eccezionale postato sul catalogo di questo sito, ma è un buon esempio dei più comuni difetti di conio riscontrabili per questo tipo. Graffi di conio in prossimità dei bordi e sull'esergo al rovescio, e la summenzionata debolezza di conio in corrispondenza dei caratteri IT della legenda FECVNDITAS.

Questa rappresenta il terzo tipo di piastra battuto sotto Ferdinando IV di Borbone, che regnava su Napoli già da ben 13 anni. Le prime piastre battute con millesimo 1766 e 1767 avevano subito un iter progettuale tortuoso e avevano dato prova di una scarsa resistenza degli impronti alla circolazione. Prova ne sono i documenti rinvenuti nell'archivio di stato da Giovanni Bovi.

Alla morte del pecedente Maestro Incisore della Zecca don Ignazio Aveta, autore dei ritratti c. d. "pupillari" su numerosi ducati d'oro e sulla mezza piastra del 1760, Ferdinando Adovasio, già incisore dei timbri e suggelli del Gabinetto d'incisione, aveva fatto istanza al Maestro di Zecca o Direttore conte Cesare Coppola per ottenere il privilegio di realizzare i conii con il ritratto del sovrano per la piastra del 1766 che celebrava la raggiunta maggiore età del sovrano (che all'epoca era di 16 anni), e quindi formalmente l'affrancamento dalla tutela del ministro Tanucci. Questo incarico gli era infine stato accordato, a condizione che i conii fossero realizzati dall'Adovasio in casa del conte Coppola, sotto la supervisione di questo e del celeberrimo architetto Ferdinando Fuga. Il ritratto della piastra del 1766 fu realizzato sulla base di un ritratto in cera di Ferdinando IV, e non da un'osservazione diretta del giovane re. Dalle lettere inviate dal conte al ministro Tanucci emerge una sottile aria di sufficienza nei confronti dell'Adovasio, il cui nome è puntualmente storpiato in Ardovasio, un pò alla "Fantocci", e una certa piaggeria nei confronti dei potenti che certo è sempre stata caratteristica dei titolari di importanti incarichi amministrativi: "il maggior difetto dell'effigie è, che non somiglia al Real volto del nostro sovrano, ma questo difetto è scusabile nel professore che l'ha fatta sì perché è difficilissimo esprimere in metallo di profilo, senza rilievo, e senza colori su le monete la somiglianza di un giovinetto che non ha nel suo volto alcuna caricatura la quale con facilità lo distingua da altri volti, non potendosi sulla moneta rilevare quelle mezze tinte e que' dilicati lineamenti, che formano la somiglianza d'un volto giovanile e ben proporzionato".

Queste monete alla fine si coniarono perché c'era un gran bisogno di piastre nel regno, dove non si coniavano da ormai da 12 anni, e dove continuavano a circolare pure un grandissimo numero di ducati e piastre di Carlo II di Spagna e di Carlo VI d'Austria, enormemente apprezzate per il loro altissimo contenuto di fino, superiore a tutte le monete in argento dell'Italia del tempo, e per questo grandemente esportate e rifuse con grave danno del Regno. Circolarono ancora per molti anni tanto che, a fine '700, molte di queste furono ritirate nuovamente dalla circolazione per sottoporle alla cordonatura del taglio (il nuovo accorgimento tecnico anti-tosatura) e reimesse nella circolazione.

Principale difetto delle piastre del 1766 sarà non tanto l'effigie del sovrano (di gran lunga più proporzionata di quella malamente rifatta dallo stesso Adovasio sulla piastra dell'anno seguente), ma l'estrema povertà dei rilievi, per cui i capelli e molti altri dettagli risultano appena accennati e tendono a scomparire facilmente con la circolazione:

Piastra1766_D.jpgPiastra1766_R.jpg

post-19651-1266351099,57_thumb.jpg

Modificato da JunoMoneta
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Immediatamente dopo il "fiasco" delle piastre del 1766-67 sarà chiamato da Roma l'incisore tedesco Bernardo Perger, il quale darà la sua prima entusiasmante prova con il ritratto del sovrano sul bel 6 ducati del 1768.

6Ducati1768_D.jpg6Ducati1768_R.jpg

Questo ritratto sarà di fatto ripreso, con maggiori dettagli (tra cui la croce di tipo "maltese" dell'Ordine di San Gennaro trapunta sul risvolto del manto regale), nella piastra FECVNDITAS del 1772 per la nascita dell'Infanta Maria Teresa. Al diritto di questa bella moneta compare per la prima volta su una moneta napoletana il ritratto della non ancora ventenne Maria Carolina d'Asburgo, che i napoletani avevano forse già "conosciuto" su una bella serie di medaglie e gettoni d'argento coniati alla zecca di Vienna su coni del capo incisore Anton Franz Widemann come "dote nummaria" che Maria Teresa concedeva puntualmente alle nozze delle sue tante figlie, e che furono gettate al popolo in occasione delle nozze di Ferdinando con l'arciduchessa austriaca nel 1768. Alcune di esse furono poi effettivamente spese dai napoletani come 1 e 2 carlini.

carlino1768_D.jpgcarlino1768_R.jpg

Quattro anni dopo arrivava finalmente la tanto sospirata prole, e anche se si trattava "soltanto" di una "femmina", la real corte non badò a spese. Fece illuminare a festa per tre giorni i principali luoghi della città e commissionò al Perger una bella medaglia in bronzo e la piastra in oggetto. A settembre dello stesso anno, in occasione del battesimo dell'infanta di Napoli, il religiosissimo nonno Carlo di Borbone, ormai re di Spagna, commissionava la coniazione di una serie di rarissime medaglie in oro e argento da buttare al popolo in occasione del fausto evento. Le medaglie recavano la legenda: OB PRIMAM REG: PROLEM GRATULATIO MISSILIA POPVLO NEAPOLIT...ossia: grazie a Dio, je l'hanno fatta...il povero Carlo infatti, una quarantina di anni prima, aveva faticato non poco per assicurare il trono di Napoli alla sua discendenza.

Modificato da JunoMoneta
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  • 2 anni dopo...

Ma si sà l'utente Juno che fine ha fatto ? ci aveva già abituato a periodi di assenza............ma mai così lunghi.

E' da un bel pò di tempo che non scrive più.......qualcuno è a conoscenza di qualche informazione a riguardo ?

Grazie

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