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L'Europa degli altri


DragoDormiente

Risposte migliori

Essendo un frequentatore assiduo della sezione Euro ho spesso letto e partecipato a discussioni in cui si discuteva di Europa, euroforia ed euroscetticismo. Uscendo un attimo dal seminato della moneta vorrei provocare una discussione su altri aspetti della ingerenza dell'unione europea nella vita degli stati e delle persone che abitano il vecchio continente. L'Europa che vogliamo è anche quella che permette ai Tedeschi di scimmiottare i nostri formaggi e agli Svedesi di fare il vino senza uva invecchiandolo con la segatura? E' la stessa che permette di usare solo reti da pesca capaci di pescare il merluzzo e non le sardine e che ci ricorda sempre che siamo un paese arretrato e mafioso?

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo482866.shtml

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L'Europa e l'Occidente sono in fase di "transazione". Tanta storia ma troppo spesso dimenticata e accantonata così da ritornare su vecchi errori senza che la maggioranza se ne accorga e con il buon godimento di chi vuol intrallazzare con il Dio denaro.

Ed io mi butto nella Numismatica!

:D:P

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....e che ci ricorda sempre che siamo un paese arretrato e mafioso?

Perchè??? non lo siamo??? :o

Meno male che ci hanno dato modo di rifarci, a ns. volta, su stati "minori" e messi peggio di noi tipo Lituania, Slovenia, Slovacchia, Grecia etc. etc. .... bella soddisfazione! :blink:

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A tutti coloro che parlano senza aver approfondito la conoscenza di una nazione. Vale per gli stranieri quando parlano dell'Italia e per gli Italiani quando parlano di altre nazioni.

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Una trentina di anni fa,Giuseppe Giacovazzo intervistò un importantissimo storico tedesco di cui,ahimè,mi sfugge il nome.Si parlava dell'Italia e degl'italiani e questo storico,così come Indro Montanelli anni prima,esponeva con grande dovizia,quanto fossimo di gran lunga straordinariamente unici rispetto ad altre popolazioni europee.Fece l'esempio che pur tra corruzione,organizzazioni criminali,una classe politica imbelle ed incapace,eravamo la quinta potenza industriale al mondo e potevamo essere la seconda se solo avessimo avuto più stima di noi stessi.

Molto spesso,ci autocondanniamo da soli,abbiamo la tendenza a sminuirci e ad essere rinunciatari.Questa cosa l'hanno ben capita francesi ed inglesi e ci sguazzano e noi,fessi e beoti,a dargli pure ascolto.

Chiuse l'intervista dicendo che se i tedeschi avessero avuto un quarto delle nostre piaghe croniche di cui sopra,la Germania sarebbe stata un paese da terzo mondo.

Gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano.I tedeschi amano gli italiani ma non li stimano proprio perchè incapaci di capire la loro stessa grandezza.

Questa frase m'è rimasta impressa.

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L'Europa che vogliamo è anche quella che permette ai Tedeschi di scimmiottare i nostri formaggi e agli Svedesi di fare il vino senza uva invecchiandolo con la segatura? E' la stessa che permette di usare solo reti da pesca capaci di pescare il merluzzo e non le sardine e che ci ricorda sempre che siamo un paese arretrato e mafioso?

A dire il vero non capisco cosa stai chiedendo esattamente, nel senso che il discorso "Europa" in generale non può essere ridotto a formaggio, vino e reti da pesca.

Di certo poi non usciremo dalla situazione in cui ci troviamo solo e semplicemente cercando di avere più stima di noi stessi: la stima da sola non rende la classe politica capace ed onesta e non sconfigge le mafie. Semmai dovremmo avere più razionalità, potenziando e sottolineando con gli immancabili massificati "francesi, inglesi e tedeschi" (che hanno i loro pregi e difetti come tutti gli altri) le nostre qualità ma dando anche ascolto alle critiche (quelle serie) su quanto da noi non va, quando ci confrontiamo con gli altri. Poi potremmo e dovremmo anche evitare di dare troppo ascolto a quei politici di ogni colore di cui sempre ci lamentiamo, che vanno a combinare dei gran casini dopo che noi li abbiamo mandati al potere con libere e democratiche elezioni. Non guasterebbe anche semplicemente conoscere un po' meglio noi stessi: discutendo sui forum mi sono renso conto che molti hanno strane idee su quelli che sono i punti di forza e debolezza dell'Italia e si sono costruiti un'immagine del tutto distorta di pregi, difetti e capacità dello Stato in cui pur vivono. Faccio un esempio emblematico su tutti: una fetta consistente della popolazione italiana è fermamente convinta che in Italia non si producano computer e nientemeno che non esista un'industria elettronica italiana. Ditemi voi come diavolo si fa a ragionare sui "massimi sistemi" dell'Italia quando neanche si ha coscenza reale di come siamo messi in settori fondamentali come industria e tecnologia.

Se vogliamo parlare dell' "Europa" è in ben altri lidi che dobbiamo approdare: l'Europa (strategicamente parlando, non nel senso limitato di Europa istituzionale) è politica interna ed estera, economia, situazione militare... è in pratica l'evoluzione in meglio o in peggio della nostra esistenza e quella dei nostri discendenti.

Che "Europa" vogliamo?

Io sono fermamente convinto che se l'Europa rimarrà quello che è adesso non avrà un futuro, quindi l'Europa deve andare nel senso di una seria e concreta unità politica/economica, che comporta ovviamente la democratizzazione istituzionale.

In questo campo per me non esiste via di mezzo, non esistono vere alternative: o si accettano questi semplici concetti e si rema in quella direzione oppure per quanto mi riguarda e nell'ambito delle rispettive legittime opinioni è semplicemente inutile discuterne, di sicuro non sulla base di vino e pesce. Tanto vale continuare a lamentarsi della segatura nel vino o dei francesi, inglesi e tedeschi che ci prendono in giro e noi non reagiamo invece di gettarci eroicamente nella pugna, mentre il resto del mondo si gode lo spettacolo sghignazzando sotto i baffi.

Una cosa a mio avviso è certa: se qualcuno pensa che questo nostro tradizionale rifiutarci di capire che nel mondo non ci siamo solo noi, che il "problema" non sono italiani, francesi, tedeschi e inglesi ma cinesi, indiani, russi e brasiliani, non avrà conseguenze sul nosto futuro si sta sbagliando veramente di grosso. Il mondo va avanti e non sta ad aspettare i porci comodi nostri: chi si adatta sopravvive e scrive le regole del gioco, gli altri sono destinati nel migliore dei casi a fare i servi della gleba.

Modificato da ART
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Che computer produciamo ?

Nessuno.

Ma non conta produrre computer ma processori.E lì c'è il duopolio mondiale ed esclusivo di Intel ed AMD,entrambe statunitensi.Poi i cinesi,gli indiani,i brasiliani li assemblano avendo manodopera a costi bassissimi.

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Che computer produciamo ?

Nessuno.

Ma non conta produrre computer ma processori.E lì c'è il duopolio mondiale ed esclusivo di Intel ed AMD,entrambe statunitensi.Poi i cinesi,gli indiani,i brasiliani li assemblano avendo manodopera a costi bassissimi.

Credo che ART si riferisse da una parte alla Olivetti, che ha una sua parte nella storia del computer in Europa, e dall'altra alla "valle dei semiconduttori" che c'é in Sicilia, la Etna Valley.

Comunque il mio intervento voleva proporre una riflessione sul fatto che l'Italia perlopiù subisce, piuttosto che parteciparvi, il procedimento legislativo che si sviluppa nelle sedi europee, anche nel momento in cui sono in gioco interessi che per altri paesi possono essere marginali, ma che per noi non sono affatto tali (vedi appunto in campo agroalimentare). Tutto questo con l'aggravante del peso che l'Italia dovrebbe avere, in quanto paese fondatore dell'Unione (peso morale) e con una certa consistenza demografica (peso materiale - 60 mln di abitanti). Certo, il fatto che subiamo è in buona parte colpa nostra. I risultati poi sono sempre pessimi, in quanto l'applicazione di una normativa (segnatamente europea), alla quale sarebbe stato opportuno opporsi in sede di formazione o correzione, va sempre di traverso a qualche categoria di persone/lavoratori, contribuendo a fare cadere in inadempimento lo stato, con le conseguenze patrimoniali che esso comporta sulle spalle del contribuente.

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Appunto: non vedo un Olivetti da 20 anni.

Ma allora che voleva dire ART ? E' un fatto che lItalia non produce computer, non ignoranza di qualcuno.

Piu di recente, quando ci fu il boom dei telefonini i paesi con il piu alto numero erano Italia, Scandinavia e Inghilterra. Allo stesso tempo in America c'erano ancora i teledrin. Pur con un mercato interno enorme noi non abbiamo avuto nessun produttore di cellulari, al contario di Nokia e compagnia.

Io non credo sia disfattismo dire che la produzione tecnologica in Italia e' morta negli anni '80. Colpa del sistema delle tangenti, a mio avviso.

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Appunto: non vedo un Olivetti da 20 anni.

Ma allora che voleva dire ART ? E' un fatto che lItalia non produce computer, non ignoranza di qualcuno.

Piu di recente, quando ci fu il boom dei telefonini i paesi con il piu alto numero erano Italia, Scandinavia e Inghilterra. Allo stesso tempo in America c'erano ancora i teledrin. Pur con un mercato interno enorme noi non abbiamo avuto nessun produttore di cellulari, al contario di Nokia e compagnia.

Io non credo sia disfattismo dire che la produzione tecnologica in Italia e' morta negli anni '80. Colpa del sistema delle tangenti, a mio avviso.

Olivetti produce degli ottimi computer portatili ;)

...e ci sono pure almeno due marchi italiani che producono telefonini.

Modificato da forza_italia
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Ahiahiahi, ragazzi, così non ci siamo! :D

"Computer" non è sinonimo di PC (e purtroppo i portatili che vende oggi la Olivetti sono Made in China targato Olivetti per commercializzarlo meglio) così come telefonino non è sinonimo di tecnologia avanzata.

Bisogna tener presente che il PC non riassume in sè nè il grosso nè il meglio dell'informatica: sotto il nome di "computer" ci sono apparati diversi per gli usi più disparati, di complessità e prestazioni assolutamente irraggiungibili per i computer commerciali da uso personale.

Non solo esistono computer italiani, ma per quanto possa forse sembrare assurdo sono anche macchine spesso all'avanguardia. La galassia dell'informatica italiana è molto vasta, ma il grosso delle forze è concentato nelle controllate del gruppo Finmeccanica, che operano sia nel mercato militare che in quello civile.

Da non sottovalutare anche l'apporto dei centri di ricerca, come ad esempio la sezione informatica del CNR ( http://www.iit.cnr.it/ ) , l'INFN e le inevitabili collaborazioni a livello europeo, che hanno portato ad esempio alla costruzione di computer come Janus ( http://www.eurotech.com/it/news.aspx?pg=news&id=140 ).

La leggenda sostiene anche che non ci siano fabbriche di componenti elettronici in Italia: ci sono eccome, ad esempio quelle della STMicroelectronics ( http://it.wikipedia.org/wiki/STMicroelectronics ) di Milano e Catania, con la "Etna valley" che citava DragoDormiente.

Alcune componenti italiane per computer sono il frutto di geniali intuizioni di piccole squadre di ricerca, come nel caso di Arduino ( http://it.wikipedia.org/wiki/Arduino_%28hardware%29 )

L'Italia fa anche anche la sua parte fondamentale per l'avanguardia europea nelle nuove frontiere del calcolo, come il Grid computing.

Per quanto il settore ricerca scientifica sia in condizioni disastrose l'Italia è ancora una delle colonne portanti europee di questo settore, anche a livello industriale. Vista l'attenzione e le risorse date ultimamente a questo settore non so per quanto tempo ancora potremo "dire la nostra", ma produciamo ancora ottimi computer, robot, satelliti e anche sistemi d'arma avanzati, il tutto pieno di elettronica progettata e costruita in Italia.

Modificato da ART
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Comunque il mio intervento voleva proporre una riflessione sul fatto che l'Italia perlopiù subisce, piuttosto che parteciparvi, il procedimento legislativo che si sviluppa nelle sedi europee, anche nel momento in cui sono in gioco interessi che per altri paesi possono essere marginali, ma che per noi non sono affatto tali (vedi appunto in campo agroalimentare). Tutto questo con l'aggravante del peso che l'Italia dovrebbe avere, in quanto paese fondatore dell'Unione (peso morale) e con una certa consistenza demografica (peso materiale - 60 mln di abitanti). Certo, il fatto che subiamo è in buona parte colpa nostra. I risultati poi sono sempre pessimi, in quanto l'applicazione di una normativa (segnatamente europea), alla quale sarebbe stato opportuno opporsi in sede di formazione o correzione, va sempre di traverso a qualche categoria di persone/lavoratori, contribuendo a fare cadere in inadempimento lo stato, con le conseguenze patrimoniali che esso comporta sulle spalle del contribuente.

Il procedimento legislativo europeo non si svolge in non meglio definite "sedi europee" ma in due posti ben precisi in cui l'Italia è ampiamente rappresentata a norma di trattato: il Parlamento europeo e il Consiglio europeo. Quanto non va non è dato da una presunta sottorappresentazione dell'Italia ma è causato delle lobbies trasversali dei settori economici che si formano in Parlameno europeo, come in tutti i parlamenti del mondo, che spingono perchè vengano approvate leggi spesso di dubbia intelligenza al fine di favorire le parti che rappresentano.

Inoltre è causato dal fatto che ci ostiniamo a mantenere l'agricoltura come competenza europea e a sbatterci dentro la bellezza del 40% del bilancio comunitario intero, invece di riformare bene il sistema e assegnare all'UE ben altri settori che dovrebbero essere di sua competenza.

Comunque, lo ripeto, non è nel campo "agroalimentare" che si misurano pregi, difetti e capacità dell'intero sistema comunitario. E' un po' come voler discutere della sicurezza di una centrale nucleare partendo da come sono tagliate le siepi del viale d'accesso agli impianti.

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Comunque il mio intervento voleva proporre una riflessione sul fatto che l'Italia perlopiù subisce, piuttosto che parteciparvi, il procedimento legislativo che si sviluppa nelle sedi europee, anche nel momento in cui sono in gioco interessi che per altri paesi possono essere marginali, ma che per noi non sono affatto tali (vedi appunto in campo agroalimentare). Tutto questo con l'aggravante del peso che l'Italia dovrebbe avere, in quanto paese fondatore dell'Unione (peso morale) e con una certa consistenza demografica (peso materiale - 60 mln di abitanti). Certo, il fatto che subiamo è in buona parte colpa nostra. I risultati poi sono sempre pessimi, in quanto l'applicazione di una normativa (segnatamente europea), alla quale sarebbe stato opportuno opporsi in sede di formazione o correzione, va sempre di traverso a qualche categoria di persone/lavoratori, contribuendo a fare cadere in inadempimento lo stato, con le conseguenze patrimoniali che esso comporta sulle spalle del contribuente.

Il procedimento legislativo europeo non si svolge in non meglio definite "sedi europee" ma in due posti ben precisi in cui l'Italia è ampiamente rappresentata a norma di trattato: il Parlamento europeo e il Consiglio europeo. Quanto non va non è dato da una presunta sottorappresentazione dell'Italia ma è causato delle lobbies trasversali dei settori economici che si formano in Parlameno europeo, come in tutti i parlamenti del mondo, che spingono perchè vengano approvate leggi spesso di dubbia intelligenza al fine di favorire le parti che rappresentano.

Inoltre è causato dal fatto che ci ostiniamo a mantenere l'agricoltura come competenza europea e a sbatterci dentro la bellezza del 40% del bilancio comunitario intero, invece di riformare bene il sistema e assegnare all'UE ben altri settori che dovrebbero essere di sua competenza.

Comunque, lo ripeto, non è nel campo "agroalimentare" che si misurano pregi, difetti e capacità dell'intero sistema comunitario. E' un po' come voler discutere della sicurezza di una centrale nucleare partendo da come sono tagliate le siepi del viale d'accesso agli impianti.

Ma infatti era un punto di partenza per arrivare a più ampie considerazioni; poi io non discuto la rappresentanza formale, discuto quella sostanziale, che appunto, come hai detto tu, è schiava di interessi lobbistici e degli assi trasversali che si creano dentro e fuori il Parlamento Europeo. Inoltre, alle due istituzioni da te citate aggiungerei la Commissione, che ha potestà regolamentare e normativa delegata (appunto da Consiglio o PE). Quanto detto sull'agricoltura è pienamente condivisibile.

STM e Arduino le conoscevo anche io, tra l'altro STM è uno dei titoli più trattati della Borsa di Milano.smile.gif

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Ma infatti era un punto di partenza per arrivare a più ampie considerazioni; poi io non discuto la rappresentanza formale, discuto quella sostanziale, che appunto, come hai detto tu, è schiava di interessi lobbistici e degli assi trasversali che si creano dentro e fuori il Parlamento Europeo.

Detto così sembra che l'UE sia un bordello fuori da ogni controllo tranne quello delle lobby, ma è un'esagerazione. Bisogna tener conto che l'UE non è un'entità a sè stante che agisce al di sopra degli stati: il Consiglio (cioè i governanti degli stati) sono il "governo europeo" sostanziale, e non una foglia si muove senza l'autorizzazione/approvazione di quello, di conseguenza l'Europa è "schiava di interessi lobbistici e degli assi trasversali" esattamente nella misura in cui lo sono i suoi stati per quanto riguarda la non meno importante legislazione autonoma.

STM e Arduino le conoscevo anche io, tra l'altro STM è uno dei titoli più trattati della Borsa di Milano.smile.gif

Bravo, sei informato in questo settore :D

Modificato da ART
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  • 3 settimane dopo...

Essendo un frequentatore assiduo della sezione Euro ho spesso letto e partecipato a discussioni in cui si discuteva di Europa, euroforia ed euroscetticismo. Uscendo un attimo dal seminato della moneta vorrei provocare una discussione su altri aspetti della ingerenza dell'unione europea nella vita degli stati e delle persone che abitano il vecchio continente. L'Europa che vogliamo è anche quella che permette ai Tedeschi di scimmiottare i nostri formaggi e agli Svedesi di fare il vino senza uva invecchiandolo con la segatura? E' la stessa che permette di usare solo reti da pesca capaci di pescare il merluzzo e non le sardine e che ci ricorda sempre che siamo un paese arretrato e mafioso?

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo482866.shtml

Riprendo brevemente l'intervento iniziale di Drago per allacciarmi alla notizia del giorno sul sequestro di mozzarelle a Torino provenienti proprio dalla Germania, perchè sembra davvero una coincidenza straordinaria.

Ma chi l'avrebbe mai detto che proprio noi, Paese di geni dell'inventiva e pieni di fantasia in ogni settore, ci saremmo fatti bagnare il naso dai tedeschi ?

Possibile che nessuno in Italia avesse mai pensato di produrre mozzarelle col latte di puffo ?!? :rolleyes:

Manco più nelle truffe siamo in testa alle classifiche... :angry:

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E comunque, per le frodi alimentari io proporrei pene molto severe. Ecco, il sommo Dante, secondo la legge del contrappasso, costringerebbe questi malfattori a mangiare per l'eternità cibi avariati! :angry:

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Truffe non direi. E' dichiarato che sono prodotte in Germania. resta da capire cosa sia successo, veramente...

Chiamala come vuoi ma credo che chi vende qualcosa per ciò che non è compie una truffa...

Anche se si vende qualcosa di avariato come se fosse sano.

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  • 1 mese dopo...

Riesumo questa mia discussione per riportare che l'UE, su proposta del commissario Barroso, ha iniziato a cancellare l'Italiano e lo Spagnolo tra le lingue ufficiali dell'Unione.

http://www.avvenire.it/Economia/brevetti+ue+barroso+ronchi_201007061349219230000.htm

Vi lascio immaginare che casino sarebbe per noi l'interpretazione degli atti di origine europea se non fossero più in italiano. Tra l'altro, un altro segno di quale sia l'asse che governa l'Unione...

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