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120 Grana e medaglie napoletane, un solo incisore


Risposte migliori

Salve a tutti, oggi voglio postare un documento della zecca da leccarsi le meningi tongue.gif .

Vi siete mai chiesti chi è l'artista incisore delle celeberrime Piastre napoletane di Ferdinando II? In genere alla zecca lavoravano più incisori, una volta approvato il disegno della moneta o della medaglia, veniva incaricato un incisore per il dritto e uno per il rovescio, nelle famose riforme del 1824 e 1829 vennero stabilite anche le mansioni e le paghe degli artisti. Junomoneta (alias Giuseppe Danilo, permettimi di chiamarti così, è un nome molto bello) conosce molto bene queste riforme in quanto grande esperto di leggi e decreti, spero vorrà postarci qualche documento del suo archivio per approfondire il dibattito.

Ma ritorniamo alla Piastra di Ferdinando II, l'ideatore dello stemma apparso sulla prima Piastra del 1831 è Achille Arnaud padre del grande incisore Luigi Arnaud, il documento riportato in corsivo è chiarissimo e documenta come i funzionari del governo borbonico intendevano estirpare la frode della falsificazione delle monete perpetrata nella zecca stessa. In effetti, molti di voi avranno notato che le monete napoletane del XIX secolo non recano alcuna firma dell'incisore, il motivo di tale mancanza è spiegato in un passo dell'opera di Tommaso Siciliano del 1939.

Ecco il documento, posterò di seguito alcune medaglie che testimoniano la mano di Achille Arnaud.

Risposta n. 145, lì 23 Febbraio 1856.

Eccellenza, in pronta esecuzione degli ordini di V.E. contenuti nella ministeriale dei 20 di questo mese n. 503, mi sono recato questa mane nel locale della zecca ed ho chiamati in mia presenza il contro loro ed i due incisori Don Luigi Arnaud e Don Scipione Catenacci per provvedere alla verificazione delle due monete di Grana 120, che V.S. a tale uopo si degnava rimettermi. Tutti e tre han riconosciuto la legale coniazione delle medesime qui eseguita ed anzi, il sig. Arnaud ha soggiunto: che il menomo dubbio non poteva sussistere da poiché egli non solamente ravvisava sua nella incisione del ritratto del Re, N.S.; ma ancora alcuni segni (S) d’impressione a lui particolarmente noti. Il rovescio è antico perché fu costruito da Don Achille Arnaud, padre dell’attuale incisore. Mi onore adunque respingere a V.E. le due monete pregandola a rimanere intese di quanto mi sono fatto debito di riferire.

Il direttore Gl’incisori

firmato firmato

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I documenti datati 1856 hanno come protagonisti Scipione Catenacci e Luigi Arnaud, i due incisori in quel momento. Nel 1830, anno al quale è riferita l'osservazione dei due incisori riguardo la paternità del rovescio delle Piastre, venne iniziata la coniazione della celeberrima serie di medaglie degli uomini illustri che verranno illustrate nei prossimi giorni. Queste medaglie sono delle vere opere d'arte ed hanno dei rilievi davvero notevoli, per la loro coniazione vennero incaricati due incisori, uno per il dritto ed uno per il rovescio. Sapete chi furono questi due? Per il dritto Vincenzo Catenacci (padre di Scipione) e per il rovescio Achille Arnaud (padre di Luigi).

Ora, considerando che i documenti parlano di Achille Arnaud incisore del rovescio della Piastra nel 1830 è possibile secondo voi che Vincenzo Catenacci fu l'incisore del dritto della prima Piastra giovanile di Ferdinando II? Se qualcuno di voi può cercare nel suo archivio, sarebbe una scoperta davvero sensazionale, degna di un grande articolo. Ecco in allegato un'immagine di una medaglia degli uomini illustri delle Due Sicilie raffigurante Francesco Maurolico, vedete le firme degli incisori del dritto e del rovescio?

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Come sempre il buon Francesco ci delizia con interessanti rivelazioni, se fosse avvalorata, sarebbe una scoperta sensazionale, come quella delle eventuali tirature.........

Scusami Francesco ma volevo ricordarti, che altri apposero le iniziale anche se pur di nascoto............ su un certo Dieci Tornesi a noi ben noto.......

Oltre lo stesso Luigi Arnaud sui coni di Francesco II.

La caratteristica di dover trattare per gli incisori il dritto o il rovescio a parte alcuni esempi era ben noto vedi:

Luigi Manfredini (Bologna, 1771 – Milano, 1840) è stato un medaglista e incisore di monete italiano. Manfredini fu uno degli incisori di monete e medaglie di spicco tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Insegnò all'Accademia di Belle Arti di Brera e tra il 1798 e il 1830 lavorò per la zecca di Milano.

Buona parte delle monete del periodo napoleonico furono realizzate da lui in collaborazione con Gerolamo Vassallo o Giuseppe Salvirch, e in effetti i progetti riportano le sue iniziali sostituite però da una coppa nelle monete definitive. Di ogni moneta il Manfredini incideva il conio del dritto, mentre i suoi collaboratori si occupavano del rovescio

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Non vedo l'ora di mettere gli occhi sulla bellissima serie di medaglie che stai per illustrarci!!!!! Ce ne dovrebbe anche essere una con un magnifico profilo classico di Ovidio, poeta a cui mi lega l'amore per la mia terra.

Quanto alla generosa ma altrettanto immeritata qualifica di "esperto" non credo di disporre in materia di materiale d'archivio eclatante. Il De Sopo ha pubblicato in appendice alla sua opera del 1971 il nuovo regolamento della zecca del 1829 (entrato in vigore proprio a partire dal gennaio 1830), ma oggi è facilmente consultabile dalla maggior parte dei collezionisti nella pregevole raccolta di leggi e decreti curata da Danilo Maucieri (Nummus et Historia, 2007).

Piuttosto c'è un piccolo curioso "incidente" che mi è tornato alla mente quando hai menzionato l'incisore Vincenzo Catenacci. Giorni fa, mentre riordinavo delle carte di famiglia, mi sono cadute sotto gli occhi una serie di copie di sentenze, rogiti notarili e atti vari risalenti alla fine del regno di Francesco I e ai primi anni di quello di Ferdinando II. Tutti presentavano due tipi di bollo, uno a secco ed un secondo a colore, con l'indicazione dell'imposta pagata (6 grana o 3 grana di solito, a seconda del numero dei fogli) e lo scudo a cuore con i 3 gigli. Ma quello a secco era differente. Nel giro presenta la legenda di prammatica (Regno delle Due Sicilie) mentre il campo circolare è tripartito, recante i tre simboli del cavallino rampante (Napoli), della Trinacria e i tre gigli dei Borboni, proprio come sulla serie di francobolli del 1858. La differenza rispetto ai francobolli consiste nel fatto che su questi bolli a secco, nella partizione inferiore, sotto i 3 gigli, compare per esteso il cognome dell'incisore "CATENACCI". Non l'avevo mai notato prima d'allora. Non so quanta utilità e attinenza possa avere con la discussione in corso, però certamente negli anni '20 dell'800 Vincenzo Catenacci si occupava già dell'incisione delle figure sulle stampiglie.

La cosa si complica se si considera che, secondo la riforma del 1829, venivano istituiti nel Gabinetto d'Incisione della Zecca non uno, ma ben due incisori dei diritti, entrambi deputati a diverse mansioni concernenti l'incisione dell'effigie. Benché poi la paternità dell'opera, ossia l'invenzione del disegno, spettasse di diritto al Direttore del Gabinetto d'incisione. Non sono certo che fosse ancora in carica nel 1830, ma Filippo Rega ricoprì certamente questa carica e morì di un colpo apoplettico nel 1833, a 72 anni. D'altra parte era molto attivo in quegli anni un terzo incisore, che si firmava F. Rega non per motivi biologici ma per pura devozione filiale. Si chiamava Francesco D'Andrea ed era l'allievo prediletto di Rega, ideatore e supervisore di molte medaglie incise poi da Vincenzo Catenacci negli anni '20.

Infine vale la pena di ricordare l'origine "spuria" di questa bella serie sugli Uomini Illustri, che non furono realizzate in modo ortodosso all'interno del Gabinetto di Incisione della Zecca, ma eccezionalmente nello stabilimento di un tale Lorenzo Tagliolini, fabbricante di bottoni che aveva acquistato un nuovo torchio dalla Francia, su iniziativa dei due incisori Catenacci e Arnaud. Insomma: hanno avuto una gestazione molto lontana dalle rigorose divisioni della Zecca partenopea. A maggior ragione sono il prezioso frutto dell'estro di due grandi artisti finalmente liberati dai rigidi protocolli delle loro cariche ufficiali.

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Caro Giuseppe, mi piacciono sempre più i tuoi interventi. Appena puoi postaci qualche immagine di qualche documento con il nome dell'incisore sulla timbratura, penso sia davvero interessante. La riforma del gabinetto d'incisione del 1829 mise un po' di ordine anche in numismatica. Una tangibile testimonianza della suddivione delle cariche è ben leggibile sulle medaglie borboniche a partire da quel periodo. Ecco un esempio:

Opus: Vincenzo Catenacci (per il dritto) e Michele Laudicina (per il rovescio)

Medaglia 1830. Bronzo. Ø 63,5 mm. Coniata a Napoli. Per l’assunzione al trono di Re Ferdinando II di Borbone.

Al dr./ FERDINANDVS II . REGNI VTRIVSQVE SICILIAE ET HIERVS REX. Testa (imberbe) a destra del Re, sotto, DE ROSA M.P. (Prospero De Rosa Maestro di Prova) In basso, nel giro, F.REGA DIR.(Filippo Rega Diresse) V.CATENACCI F. (Vincenzo Catenacci Fecit/Fece)

Al rov./ PIETATE AC IVSTITIA COMITE INIVIT IMPERIVM (Aveva iniziato l'impero insieme alla religione e alla giustizia). Il Re stante, all’eroica, con spada nella destra; la Religione e la Giustizia gli sono ai lati; all’esergo, ANN.CI I CCCXXX. In basso, F.REGA INV. ET DIR. (Filippo Rega Invenit/Inventò e Diresse) M.LAUDICINA SCULP. (Michele Laudicina Sculpsit/Scolpì) DE ROSA M.P. (Prospero De Rosa Maestro di Prova)

(Ricciardi 158. D’Auria 164.)

Questa bella medaglia è la prima di Ferdinando II di Borbone, qui il volto del ventenne Ferdinando è di un rilievo incredibile (una scultura quasi) e su di essa sono scritte tutte le cariche degli ufficiali di zecca e artisti che parteciparono alla loro realizzazione. Sull'opera di D'Auria alla pagina 321 vi sono tutte le cariche elencate e abbreviazioni varie disponibili sulle medaglie napoletane e la loro datazione. Una vera miniera di informazioni.

Su molte medaglie antecedenti al 1829 non venivano messe tutte queste informazioni. Le medaglie napoletane erano troppo belle per passare inosservate alla storia ed ognuno che partecipò alla sua realizzazione volle in qualche modo suggellare il suo nome su di essa, beh, è cosa buona e giusta.

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Per la serie di medaglie degli uomini illustri aprirò un'altra discussione, è giusto approfondirle guardando a due elementi fondamentali, la bellezza artistica e la storia dei personaggi illustrati.

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Grazie per queste megariproduzioni che ci stai regalando. Utilissime per chiunque (come me) si stia affacciando timorosamente all'uscio del sacro tempio della medaglistica (borbonica e non).

Aggiungo le riproduzioni dei bolli che ho precedentemente descritto. A colore:

Da 3 grana (stemma sotto manto movente dalla corona), da un documento degli anni '20:

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Da 6 grana (stemma coronato entro spighe di grano), da un documento degli anni '40:

Grana_6.jpg

E questo è il bollo a secco in cui risulta meglio leggibile la firma CATENACCI nella partizione con i gigli dei Borboni:

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In tutti i casi la carta era filigranata con 3 gigli entro tondo e con la firma per esteso B. AMATRUDA, leggendaria cartiera amalfitana.

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Scusami Francesco ma volevo ricordarti, che altri apposero le iniziale anche se pur di nascoto............ su un certo Dieci Tornesi a noi ben noto.......

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A proposito di riforme e ufficiali di zecca. Vi presento uno degli uomini chiave della zecca di Napoli, a lui dobbiamo rendere grazie per le tante cose positive che la numismatica napoletana ci offre. Leggete, leggete.

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Salute

Francesco,se non ricordo male,l'anno scorso ,su Panorama Numismatico ,o su una simile rivista,fu pubblicato un tuo articolo sulle medaglie degli uomini illustri .

--Salutoni

-odjob

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Salute

Francesco,se non ricordo male,l'anno scorso ,su Panorama Numismatico ,o su una simile rivista,fu pubblicato un tuo articolo sulle medaglie degli uomini illustri .

--Salutoni

-odjob

http://www.ilportaledelsud.org/di_Rauso_1.htm

Non ricordi male. In quell'articolo però, non vi sono tutte le informazioni e confronti presenti in questo forum, per uno che vuole addentrarsi nelle medaglie è fondamentale studiare e memorizzare la mano degli incisori sui tondelli, mentre nelle monete, i rilievi piatti non permettono di analizzare e apprezzare la maestria di un artista, su una medaglia imvece essi avevano carta bianca. In poche parole, la moneta limitava gli incisori ad attenersi a certe esigenze, come ad esempio, tondelli perfettamente impilabili e pratici. La medaglia invece era considerata la vera opera dell'artista. Ecco perchè è fondamentale confrontare in questa discussione un incisore di monete e di medaglie allo stesso tempo. Un esempio. Luigi Arnaud, tra i numeri uno degli incisori napoletani, incise conii per monete e per medaglie, guarda una sua moneta e una sua medaglia. Riuscire ad analizzare un lavoro di un artista attraverso due tipologie di opere è fondamentale per la cultura numismatica. Considera che il busto di Ferdinando II risalta di quasi di un cm dal tondello di questa medaglia.

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