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C'è relazione tra materiale e valore facciale di una moneta?


Frap87

Risposte migliori

Ciao a tutti!! Probabilmente ci sarà già una discussione di questo tipo, ho provato a cercare ma non ho trovato nulla.

:unsure: Che relazione c'è tra il valore riportato sulla moneta e la somma dei costi di produzione e materie prime?

Se non mi sono spiegato bene: creiamo una moneta da 10 grammi in acciaio. Sapendo che l'acciaio costa 12 €/kg la moneta come materia prima mi costa 12 centesimi, aggiungiamo 10 centesimi come costi di produzione, in totale spendiamo 22 centesimi per produrre la moneta.

Possiamo dargli il valore facciale che vogliamo? C'è qualche formula che una zecca deve rispettare come rapporto facciale e valore del materiale?

Grazie a tutti coloro che interverranno.

P.S. non mi riferisco alle risorse auree possedute da uno stato.

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  • ADMIN
Staff

Logicamente il costo di produzione e messa in commercio dovrebbe essere minore del valore facciale. Altrimenti l'autorità emittente va in perdita.

Tipicamente è quindi così ma non sempre. Infatti le fluttuazioni dei costi del materiale possono facilmente portare i tagli minori ad avere un contenuto di metallo superiore a quello facciale. Pensa alle monete della Repubblica in acmonital rimaste in circolazione per circa 50 anni. Oppure le 500 lire d'argento ben presto sparite dalla circolazione quando il valore dell'argento contenuto ha superato quello nominale.

Poi occorre considerare anche i piccoli tagli in cui facilmente il valore nominale è inferiore ai costi di produzione. Se capita con le monete da 1 e 2 centesimi in Italia e con i centesimi negli USA, figuriamoci con le valute deboli (ad esempio un copeco russo -tuttora in produzione- è pari a 2 decimillesimi di Euro...)

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Ciao a tutti!! Probabilmente ci sarà già una discussione di questo tipo, ho provato a cercare ma non ho trovato nulla.

:unsure: Che relazione c'è tra il valore riportato sulla moneta e la somma dei costi di produzione e materie prime?

Se non mi sono spiegato bene: creiamo una moneta da 10 grammi in acciaio. Sapendo che l'acciaio costa 12 €/kg la moneta come materia prima mi costa 12 centesimi, aggiungiamo 10 centesimi come costi di produzione, in totale spendiamo 22 centesimi per produrre la moneta.

Possiamo dargli il valore facciale che vogliamo? C'è qualche formula che una zecca deve rispettare come rapporto facciale e valore del materiale?

Grazie a tutti coloro che interverranno.

P.S. non mi riferisco alle risorse auree possedute da uno stato.

Sicuramente nei secoli passati, questo problema era fondamentale, per il Principe e/o Autorità emittente la moneta, ed in seconda persona anche lo zecchiere che aveva in appalto la coniazione per conto del Principe e/o Autorità.( L'aggio lucrato era detto Signoraggio)

Però, dal discorso che fai, parlando d' acciaio, non ti riferisci sicuramente ai tempi passati.

Prendiamo per esempio l'emissione dei paesi europei: l'euro, sicuramente in origine c'è stato uno studio per il calcolo del costo della materia prima, costi di coniazione, stoccaggio, distribuzione ecc.... da qui il materiale con cui le varie monete sono state eseguite, sicuramente il costo della coniazione è inversamente proporzionale al valore della moneta ( proporzionalmente è più alto il costo nelle monete di piccolo taglio), però non penso che vi sia una "formula" che la zecca deve rispettare, ci saranno delle norme della BCE, non siamo più ai tempi del Gold Standard.....

saluti

TIBERIVS

Modificato da TIBERIVS
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Ciao

Il costo di produzione e il valore facciale sono due cose differenti in quanto i costi di produzione sono a carico dello stato che produce la moneta ( qualsiasi sia il valore ) il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Tutto quì.

RENATO

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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

L'oro non si usa piu da un bel po'.

L'unico rapporto che c'e' e' che lo stato vuole spendere il meno possibile per mantenere una soddisfacente quantita di monete in circolazione.

Le monete con facciale piu basso in genere circolano di piu e quindi vanno sostituite piu spesso.

Se anche il valore facciale fosse inferiore al valore del metallo, la legge vieta che le monete siano tolte di circolazione e rifuse da parte di privati. Anche se poi quanto la legge sia rispettata non e' facile da dire.

se invece e' l'elevato costo di produzione/distribuzione a portare il costo della monete sopra al facciale, il problema non si pone.

Per monete di piu elevato valore (tipo i 500 Yen) la contraffazione puo cominciare a presentare quache problema ed allora vale la pena produrre una moneta piu costosa (bimetalliche, etc.).

Questo e' quanto. A titolo di esempio, i 10 cent. USA hanno un facciale doppio dei 5 cent., ma il loro costo e' minore.

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Sicuramente nei secoli passati, questo problema era fondamentale, per il Principe e/o Autorità emittente la moneta, ed in seconda persona anche lo zecchiere che aveva in appalto la coniazione per conto del Principe e/o Autorità.( L'aggio lucrato era detto Signoraggio)

Però, dal discorso che fai, parlando d' acciaio, non ti riferisci sicuramente ai tempi passati.

Prendiamo per esempio l'emissione dei paesi europei: l'euro, sicuramente in origine c'è stato uno studio per il calcolo del costo della materia prima, costi di coniazione, stoccaggio, distribuzione ecc.... da qui il materiale con cui le varie monete sono state eseguite, sicuramente il costo della coniazione è inversamente proporzionale al valore della moneta ( proporzionalmente è più alto il costo nelle monete di piccolo taglio), però non penso che vi sia una "formula" che la zecca deve rispettare, ci saranno delle norme della BCE, non siamo più ai tempi del Gold Standard.....

Più che alle monete di uso comune, che sono state decise e sono uguali per tutti, mi riferisco a monete di tipo commemorativo. Ad esempio, le monete emesse con valori facciali "particolari", come le monete da 100€ in oro o le monete bimetalliche da 25€ in argento e niobio. Per queste monete, come è stato deciso un valore facciale piuttosto che un'altro? La stessa moneta del Vaticano da 100€ con identiche dimensioni e quindi peso, avrebbe potuto avere un valore facciale di 150€? La mia domanda è proprio riguardo a questo... ci sarà un rapporto tra il valore del materiale e quello riportato sul facciale da rispettare. Altrimenti una zecca potrebbe coniare monete anche in materiali nobili come l'oro, (l'acciaio era solo un esempio per prendere un materiale comune e poco costoso) ma con facciali spropositatamente più grandi di quello che è il valore del mero materiale.

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Dal 1894, con l'introduzione del "corso forzoso" la moneta circolante è stata svincolata dalla convertiilità in metallo prezioso di un sistema monetario bilanciato sull'oro.

Successivamente, per le continue fluttuazioni ma in particolare per le cicliche rivalutazioni, dei metalli preziosi, il valore delle monete è stato svincolato dal valore dell'intrinseco contenuto. In effetti l'intenzione stessa di una autorità emittente di battere moneta in un determinato materiale, la obbliga ad accantonare grandi riserve di quella materia prima e questo già ne influenza in parte il valore di mercato.

Per quanto riguarda il valore di una moneta penso sia sufficiente guardare alle banconote: un foglio di carta non conterrà mai il valore di 100 - 200 - 500 euro, se non per il fatto che c'è scritto sopra. A tal scopo riporto da Wikipedia:

Valore nominale della moneta

Altra cosa è il valore nominale delle monete. Il valore di ciascuna moneta è quello segnato sulla moneta stessa. È indispensabile nelle economie moderne disporre di mezzi di pagamento nella quantità necessaria a regolare flussi di scambi sempre maggiori. Questo implica per le autorità monetarie la libertà di emettere moneta nella quantità che esse ritengono adeguata ad un buon funzionamento del sistema dei pagamenti.

La moneta non viene emessa a fronte di riserve di oro detenute dalla banca centrale, come avveniva in passato, né quindi può essere ceduta alla banca emittente in cambio di oro o di un altro bene.

La circolazione della moneta e quindi il riconoscimento del suo valore nominale dipendono solo ed esclusivamente dalla fiducia che chi riceve in pagamento una certa quantità di denaro ha di poter cedere a sua volta tale denaro ad altri soggetti in cambio di altri beni e servizi. Questo "meccanismo fiduciario" garantisce che il valore nominale sia anche il valore reale della moneta.

A rafforzare tale meccanismo basato sulla fiducia reciproca intervengono naturalmente tutti i sistemi anti-contraffazione, che offrono ai cittadini una elevata probabilità che al denaro posseduto (e ricevuto da altri) sia riconosciuto il valore nominale riportato su banconote e monete e non il valore intrinseco di biglietti e monete prive di valore legale.

Ma soprattutto il meccanismo fiduciario viene integrato dall'obbligo legale di accettare in pagamento la moneta legale del proprio paese e dalla regola, contenuta nel codice civile, che afferma che una volta effettuato il pagamento l'obbligazione si estingue, liberando per sempre il debitore.

L'uso affidabile e duraturo della moneta come mezzo di compravendita è garantito dunque dal valore stabile della moneta che a sua volta è garantito da una convenzione intrinseca o accordo fiduciario collettivo, regolato e riconosciuto dalla legge, che tutti hanno accettato perché a tutti conviene avere una moneta di scambio, perché essa è non riproducibile cioè falsificabile e perché il valore stesso non è dato a piacimento dal singolo cittadino, ma è dato dal valore stampato sulla moneta: se così non fosse il gioco di scambio tra bene e moneta non funzionerebbe perché, in un continuo gioco al rialzo tra valore nominale della moneta e beni e servizi, si alimenterebbe in brevissimo tempo una svalutazione della moneta ed una conseguente spirale inflazionistica.

In altri termini possiamo dire che una banconota da 20 € vale 20 € perché chiunque, accettandola in pagamento, è sicuro che altre persone, alle quali a sua volta verrà ceduta la banconota, riconosceranno (per volontà propria e perché obbligati dalla legge) che tale banconota vale 20 €.

Potrebbero riconoscere ad essa un valore diverso solo se la banconota fosse falsa (e in questo caso il valore sarebbe vicino allo zero) o se la banconota avesse valore in quanto interessante per i numismatici.

Ciao

Mario

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In altri termini possiamo dire che una banconota da 20 € vale 20 € perché chiunque, accettandola in pagamento, è sicuro che altre persone, alle quali a sua volta verrà ceduta la banconota, riconosceranno (per volontà propria e perché obbligati dalla legge) che tale banconota vale 20 €.

Potrebbero riconoscere ad essa un valore diverso solo se la banconota fosse falsa (e in questo caso il valore sarebbe vicino allo zero) o se la banconota avesse valore in quanto interessante per i numismatici.

Per quanto riguarda le risorse auree, conosco la situazione. ;) Ma quello a cui mi riferisco io non riguarda questo. Diamo per scontato che ciò che viene emesso è compreso nel totale monetario che uno stato può emettere in relazione alle sue risorse auree. Ora, quelle che sono le monete comuni, hanno un certo valore, come dicevi per legge. Io mi riferisco a monete di tipo commemorativo. :huh: Ci sarà una legge, una linea guida, una regola che non mi permette di coniare una moneta in acciaio da 10 grammi e mettergli un valore facciale di 100000€. Se no, cosa spinge uno stato a coniare monete in oro quando le potrebbe coniare in un materiale molto meno costoso?

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Ogni moneta emessa dalla zecca è a corso legale e come tale accompagnata da un decreto legge etc.etc. Il fatto che sia emmessa a scopo esclusivamente numismatico è determinato dalla volontà dell'autorità emettente di sfruttare questa "debolezza" del collezionista che è disposto a spendere di più di quanto a volte il facciale stesso non prevede e ad immobilizzarlo senza più rivendicarne il controvalore (in merce, in servizi o in nuova moneta). Guarda per esempio le confezioni annuali che vengono poste in vendita a 25 - 30 euro contro un facciale di 3,88 euro più spese di confezionamento....

In teoria ogni moneta emessa potrebbe essere esibita in pagamento di un bene per il controvalore del facciale riportato; ovviamente il valore pagato di questa moneta sarebbe ben superiore al facciale e quindi...

Una regola è quindi sempre rispettata (salvo forse per i piccolissimi moduli, come da altri sopra accennato): l'autorità emettente non ci rimette maiii (specie per le emissioni celebrative etc.)

Ciao

Mario

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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

Modificato da renato.ber
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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

E' ancora così e non potrebbe essere diversamente. Ma non c'è più un rapporto 1:1 tra oro e moneta.

Modificato da Frap87
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Non credo che sia così. Le banconote sono emesse dalla Banca Centrale Europea, non dallo Stato, che non garantisce nulla. L'euro è una moneta a "corso forzoso", ossia non cambiabile in oro e quindi la BCE non ha nessuna riserva d'oro a garanzia .

Il circolante monetario metallico (monete) battuto dalla Zecca di Roma, è anch'essa moneta a corso forzoso, non convertibile in oro e basata sulla "fiducia" riposta nella Autorità emittente (resta da dire che tra l'altro la Zecca è azienda privata e lo Stato paga per fare coniare le sue monete).

saluti

Modificato da Saturno
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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

E' ancora così e non potrebbe essere diversamente. Ma non c'è più un rapporto 1:1 tra oro e moneta.

Ciao

Secondo il mio parere produzione e valore facciale non sono la somma della moneta emessa, mi spiego.

Se 10 cent, per essere prodotti, costano allo stato 1 cent la moneta emessa ha un valore di 9 cent ??

il ragionamento potrebbe avere senso perche lo stato metterebbe per controvalore 9 cent e non 10 cent, in questo caso lo stato , in teoria, è fuori legge non può legare i costi di produzione al valore della moneta .

Invece lo stato deve garantire per 10 cent e i costi di produzione se li deve sobbarcare prelevando con tasse.

Ciao

RENATO

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Lo Stato incassa i redditi di signoraggio della coniazione delle monete e li iscrive a bilancio.

Se paga 1 cent per coniare 10 cent, mette all'attivo + 9 cent. Ma la moneta sempre 10 cent vale.

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Diamo per scontato che ciò che viene emesso è compreso nel totale monetario che uno stato può emettere in relazione alle sue risorse auree.
il ragionamento potrebbe avere senso perche lo stato metterebbe per controvalore 9 cent e non 10 cent, in questo caso lo stato , in teoria, è fuori legge non può legare i costi di produzione al valore della moneta .

Scusate l'intromissione.

Io provai già a spiegarlo su questo forum tempo fa.

Noi viviamo, dopo Bretton Woods, in un sistema di moneta totalmente FIDUCIARIA. Ovvero la moneta ha valore solo ed unicamente PERCHE' noi crediamo che cel'abbia e la accettiamo come contropartita di beni e servizi.

Non ha niente come sottostante, niente come risorse accantonate e la sua "produzione" (inflazione) non é legata a niente che non sia volontà di chi la può creare (stati & banche centrali).

E' molto semplice il concetto da capire. Se io prendessi un pezzo di carta, ci scrivessi sopra 1.000.000 di € e convincessi le persone che questo questo pezzo di carta colorato vale 200 anni di lavoro della loro vita, ecco fatto: ho creato una moneta fiduciaria. Il resto é una conseguenza.

I bei tempi di "libertà" quando i poveri umani potevano detenere il valore realmente in mano, tramite le monete di metallo a valore intrinseco, sono spariti da moltissimi anni, tramite piccoli passaggi successivi che la storia monetaria/bancaria/statale ci insegna.

Quello che mi fa un pò innervosire, sinceramente, é sapere che in un forum dove si studia la NUMISMATICA, queste cose si dovrebbero sapere come l'alfabeto nella letteratura.

A chiusura, le monete commemorative in oro o argento quindi, oggi sono paragonabili ad oggetti da "gioielleria". Il loro valore lo decide chi le vende, come un produttore di collanine o anelli che calcola i costi di produzione/distribuzione/vendita ed il guadagno eventuale che vuole realizzare.

Questi oggetti poi, una volta passati nelle mani del compratore, tornano a rispondere alle regole del mercato libero (diciamo così va...), ovvero se si volessero rivendere varrebbero quello che realmente valgono (valore del metallo contenuto meno eventuali costi per riportarlo ad essere metallo utilizzabile meno i guadagni vari che devono esserci nella filiera)

Scusate, spero si capisca che il piccolo sfogo ovviamente non é diretto ai protagonisti di questa discussione.

Modificato da Monetaio
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Awards

Scusate, spero si capisca che il piccolo sfogo ovviamente non é diretto ai protagonisti di questa discussione.

Ripercorrendo i vari post di questa discussione ho la netta sensazione che ci sia una forte tendenza a non leggere quanto viene da altri scritto. Quel che tu ora ribadisci era già stato da altri scritto ai post 7 - 9 e 12, quindi come non quotarti ed esortare tutti a leggere con più attenzione.

Ciao

Mario

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Ripercorrendo i vari post di questa discussione ho la netta sensazione che ci sia una forte tendenza a non leggere quanto viene da altri scritto. Quel che tu ora ribadisci era già stato da altri scritto ai post 7 - 9 e 12, quindi come non quotarti ed esortare tutti a leggere con più attenzione.

Grazie dell'educata murata.

La mia esortazione, semmai, era quella di "capire" e non di "leggere con attenzione", che forse spesso non basta.

La sostanza di quanto da me scritto é abbastanza differente da quanto invece tratto da wikipedia che invece parla di "necessità", "accettazione" eccetera eccetera...

Tantopiù che viste le domande poste a seguito dei post da te segnalati, mi pare evidente che non ci si sia arrivati al punto.

Detto questo, non volevo minimamente mettere in discussione la preparazione di chicchessia. Solo, se anche per te va bene, ognuno può dire la sua.

Modificato da Monetaio
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Awards

Detto questo, non volevo minimamente mettere in discussione la preparazione di chicchessia. Solo, se anche per te va bene, ognuno può dire la sua.

Assolutamente d'accordo. Il forum serve a questo ed è un ottimo banco di prova per tutti; nell'esporre le proprie tesi e nel comprendere quelle degli altri.

Se involontariemente ho dato la sensazione di voler censurare qualc'uno chiedo venia e porgo le mie scuse :rolleyes: .

Saluti

Mario

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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

Ti sei perso gli ultimi 100 anni di storia economica......

saluti

TIBERIVS

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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

E' ancora così e non potrebbe essere diversamente. Ma non c'è più un rapporto 1:1 tra oro e moneta.

Ciao

Secondo il mio parere produzione e valore facciale non sono la somma della moneta emessa, mi spiego.

Se 10 cent, per essere prodotti, costano allo stato 1 cent la moneta emessa ha un valore di 9 cent ??

il ragionamento potrebbe avere senso perche lo stato metterebbe per controvalore 9 cent e non 10 cent, in questo caso lo stato , in teoria, è fuori legge non può legare i costi di produzione al valore della moneta .

Invece lo stato deve garantire per 10 cent e i costi di produzione se li deve sobbarcare prelevando con tasse.

Ciao

RENATO

:blink: :ph34r: :unsure: :rolleyes: <_< :wacko:

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il valore facciale è determinato dalla quantitò di oro che garantisce l'emmissione.

Ciao

Forse mi sono spiegato male, quello che intendevo è che per emettere moneta/cartamoneta lo stato garantisce accantonando oro per il controvalore.

Credo che questo sia ancora in uso o mi sono perso qualcosa ???

Ciao

RENATO

Ti sei perso gli ultimi 100 anni di storia economica......

saluti

TIBERIVS

Ciao

Provabilmente si..... MI DOCUMENTERO'.

RENATO

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Avete già detto tutto, così provo, semplicemente, a fare un riassunto, con qualche esempio (sempifico un po', non abbiatene a male...)

Per lungo tempo il valore facciale della moneta è stato equivalente al valore intrinseco del metallo (che non significa, necessariamente, ai costi di produzione).

Fino al 1796, ad esempio, la moneta britannica da 1 penny era in argento ed il suo peso era esattamente la quantità di argento, acquistabile con 1 penny. Per questo motivo le monete cambiavano di dimensioni negli anni o venivano "tosate" legalmente, per far loro assumere il valore corretto, in virtù di un eventuale aumento dei prezzi dei materiali. Nel corso delle guerre napoleoniche, l'argento era diventato un materiale eccessivamente "di lusso" così, si decise di coniare monete da 1 e 2 pence (ed in seguito 0.5) in rame. Ora, il prezzo del rame, in Gran Bretagna, nel 1797 era esattamente 1 penny l'oncia, così che le nuove monete assunsero dimensioni, decisamente impegnative

1 penny = 1 oncia; twopence = 2 once. Nel 1799 il prezzo era già aumentato e così l'half penny pesava meno di 1/2 oncia.

Oggi, come detto, il valore è strettamente fiduciario e la differenza fra il valore nominale ed i costi di produzione (questa volta sì) costituisce il signoraggio (ossia, il guadagno netto dell'autorità emittente). Anche per questo si coniano monete da 2 Euro, dato che l'autorità competente non è la BCE, bensì il Ministero dell'Economia.

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Al tempo del valore intrinseco la zecca rientrava dei costi di produzione non tramite il signoraggio ma tramite l'aggio che consisteva più o meno in questo: supposto che di una certa moneta si dovessero tagliare 100 pezzi da una libbra d'argento, se qualcuno portava a coniare in zecca una libbra di giusta lega, anziché avere indietro cento pezzi ne aveva, per dire, 99 di giusto titolo e peso, il centesimo veniva trattenuto dallo zecchiere. L'aggio era una delle leve che le diverse zecche utilizzavano per farsi concorrenza.

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