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Africa Orientale Tedesca - storia e monetazione


luke_idk

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Premessa

Quello che presento è una sintesi della storia del colonialismo tedesco, in Africa Orientale, con un occhio agli eventi più rilevanti, per lo sviluppo della sua monetazione. L’argomento è troppo vasto, per prestarsi a sintesi esaustive, quindi, la mia intenzione non può essere quella di fornire uno studio completo, bensì di offrire qualche spunto, per l’approfondimento di queste tematiche, a coloro, che risultassero interessati.

Lo stile utilizzato è quello del racconto, inframmezzato dalle schede e dai capitoli, relativi alla monetazione.

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I. Il cancelliere di ferro

La storia dell’impero coloniale tedesco mostra singolari affinità ed intrecci, con le analoghe imprese italiane e britanniche ma, allo stesso tempo, specificità uniche, soprattutto nelle sue tempistiche. La sua breve avventura, però, si intreccerà spesso (non sempre in maniera pacifica) proprio con gli stabilimenti coloniali degli altri due paesi, cioè i più giovani ed i più grandi…

Giunta tardi all’unificazione nazionale, sotto la spinta della Prussia e, soprattutto, del suo cancelliere Otto Von Bismarck, la Germania rimase, a lungo, fuori dalla grande corsa per la spartizione dell’Africa che, proprio a partire dagli anni ’70 del XIX secolo, avrebbe portato il continente nero, a subire la colonizzazione europea, con la scomparsa dei preesistenti regni africani ed islamici (seppur con celebri eccezioni).

I piccoli e, sostanzialmente, pacifici stati tedeschi non erano stati in grado di sviluppare una flotta, che potesse rivaleggiare con i principali concorrenti europei e la Prussia stessa aveva privilegiato l’unificazione nazionale, rispetto alle imprese d’oltremare. Le piccole basi commerciali costituite da Austria, Prussia, Curlandia, in America Meridionale ed in Africa, erano state abbandonate (perse o vendute); la Compagnia Brandeburghese-Africana e la Compagnia di Ostenda avevano avuto vita breve.

Il cancelliere di ferro, poi, considerava uno spreco di forze e di risorse, impegnarsi nel continente nero, ai danni dello sviluppo interno; questo, però, per ciò che riguardava la Germania… Allo stesso tempo, infatti, incoraggiò la terza repubblica francese ad espandersi oltremare, per placarne lo spirito di rivalsa, seguito alla perdita dell’Alsazia e della Lorena e per distoglierne le attenzioni, dai problemi europei.

Le cose iniziarono a mutare, per due ragioni principali: la spartizione dell’Africa stava iniziando a creare attriti, che rischiavano di mettere in crisi il nuovo equilibrio europeo, grazie al quale la Germania si era, faticosamente, guadagnata una posizione favorevole e poi… la politica segue l’economia… Come accadde per il rinato interesse britannico, nei confronti dell’espansione coloniale, anche per la Germania furono mercanti ed avventurieri, a “forzare” i propri governi, ad intervenire, per proteggere e potenziare gli investimenti privati, in terre così lontane.

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Come per il Regno Unito, che acquisì il governo indiano, dopo l’amministrazione della Compagnia Britannica delle Indie Orientali o come per l’Italia che, con il quarto governo Depretis, acquistò la Baia di Assab (primo nucleo dell’espansione italiana in Africa orientale) anche per la Germania, furono le imprese dei singoli, ad aprire la strada allo sviluppo coloniale.

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II. Mercanti ed avventurieri. Gli eredi della Hansa.

Le riforme politiche ed economiche del sultano di Zanzibar, Bargash bin Said Al-Busaid, avevano richiamato i primi stabilimenti commerciali britannici e statunitensi, ma gli “eredi della Hansa” non potevano, certo, essere da meno ed alcuni mercanti amburghesi avevano assunto il controllo, di buona parte dei traffici marittimi locali.

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Carl Peters apparteneva a quella schiera di europei, affascinati dall’idea di “missione” (non sempre in senso troppo elevato…) dell’uomo bianco e, a Londra, era stato folgorato dalla grandezza di quella che, allora, era la più importante metropoli del mondo, dove ogni angolo ricordava la potenza (anche coloniale) britannica. Ritornato in Germania, aveva fondato, a Berlino, la Gesellschaft für Deutsche Kolonisation (Società per la Colonizzazione Tedesca) con lo scopo di dare seguito, ai primi piccoli stabilimenti mercantili tedeschi, dell’Africa occidentale e del Pacifico.

Peters si stabilì a Zanzibar e, da qui, nel novembre del 1884, si recò sulle coste, intrecciando rapporti e siglando trattati, con i capi locali.

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Il cancelliere Bismarck, almeno inizialmente, ignorò l’impresa e, solo dopo la conclusione della Conferenza del Congo, a Berlino, il governo tedesco riconobbe le acquisizioni di Peters, avallando un sostanziale protettorato sull’area.

Una squadra navale fu inviata nell’area, ma riuscì “soltanto” ad ottenere nuove concessioni, sulla terraferma, stante la fermezza del sultano, forte del protettorato britannico.

I fratelli Clemens e Gustav Denhardt ottennero il Wituland, dal sultano locale Ahmed ibn Fumo Bakari, che sperava di svincolarsi, definitivamente, dal potere di Zanzibar. Il 27 maggio 1885, nasceva il protettorato tedesco del Deutsch-Witu, amministrato dai “residenti” locali (i fratelli Denhardt).

Il cambiamento, dunque, fu repentino, ma sempre timoroso di creare attriti eccessivi, con la Gran Bretagna. L’abolizione della schiavitù guadagnò alla causa tedesca, le simpatie britanniche e rese il Wituland, un punto di passaggio forzato, per gli schiavi in fuga dai negrieri arabi; il territorio divenne una sorta di zona multietnica, sulla falsariga di quanto già accaduto, nella Sierra Leone britannica.

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Nel frattempo, Peters, tornato in Germania, fondava la Deutsch-Ostafrikanische Gesellschaft (Società per l’Africa Orientale Tedesca) che, ottenuto il governo dell’area, tramite la “Patente Imperiale” del 27 febbraio 1885, iniziò una sistematica espansione territoriale. Nasceva, così, la colonia della Deutsch Ostafrika.,

Nel 1888, la Società Tedesca per il Wituland fu assorbita dalla Deutsch-Ostafrikanische Gesellschaft.

Era l’inizio della razionalizzazione delle imprese coloniali, che avrebbe portato alla nascita di una colonia unitaria.

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III. Istituzionalizzazione e consolidamento della politica coloniale.

Sotto la spinta del nuovo Kaiser Guglielmo II e dopo il licenziamento, di fatto, del Bismarck, sembrava possibile l’affermarsi di una politica più aggressiva, ma il nuovo cancelliere Leo Von Caprivi, pur intendendo rafforzare la presenza tedesca nell’area, mirava ad una politica estera conciliante, nei confronti della Gran Bretagna e riteneva troppo dispendioso un impegno militare, diretto. Già dai primi anni, infatti, erano nate ribellioni, da parte della popolazione araba della zona, tenute a bada dai reparti coloniali di Askari e represse, anche, con l’aiuto britannico.

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Nel frattempo, la Germania stabiliva protettorati sul Camerun, sul Togo e nell’Africa sud-occidentale, costituendo un piccolo impero coloniale che, peraltro, appariva ancora risibile, rispetto alla consistenza dei domini francesi e britannici. Il limite politico (auto-imposto) alle conquiste territoriali, infatti, era proprio la volontà, di evitare pericolose sovrapposizioni, con le aree sotto l’influenza dei due paesi, che dominavano l’Africa.

In questo quadro, Germania e Regno Unito firmarono il Trattato di Helgoland-Zanzibar, con il quale si definivano le reciproche sfere di influenza e si scambiavano territori. In particolare, il Wituland veniva ceduto alla Gran Bretagna, mentre i fratelli Denhardt venivano indennizzati, dal governo tedesco.

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IV. Apogeo e crisi della “Società”. Nuovo ruolo mondiale della Germania.

Dopo i primi embrionali esperimenti di governo, la “Società per l’Africa Orientale Tedesca” stabilì un controllo effettivo del territorio, iniziando l’organizzazione “politica” del paese.

Il benevolo governo dei primi anni fu soppiantato, da un’amministrazione molto più rigida e vessatoria che, pure, rimarrà lontana dalle criminali politiche genocide, perseguite nella colonia “sorella” dell’Africa del Sud-Ovest, nel ventesimo secolo.

La sede della “Società” fu posta a Bagamoyo e, in seguito, trasferita a Dar es Salaam.

Furono organizzati i primi sistemi ferroviari e stradali e sviluppate la coltivazione intensiva del cotone e l’estrazione mineraria. Grazie a queste attività, le condizioni economiche dell’area migliorarono, ma non furono certo gli indigeni, costretti al lavoro forzoso per realizzarle, a trarne beneficio…

Di pari passo con l’incremento delle attività e del controllo dell’amministrazione coloniale, che si facevano più capillari ed opprimenti, crebbe anche il malcontento delle popolazioni locali e le ribellioni si moltiplicarono. Furono gli arabi, con l’appoggio del sultano di Zanzibar, a mettere, definitivamente, in crisi il sistema di governo. La rivolta di Abushiri costrinse la Compagnia a richiedere l’intervento del governo tedesco, stante l’impossibilità di mantenere il controllo del territorio, con le proprie forze. La ribellione fu sedata, nel dicembre del 1889, ma risultò evidente, che la stagione politica della Società volgeva al termine.

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Nel 1891, il governo tedesco assumeva il controllo diretto della colonia, sotto la pressione di nuove organizzazioni di massa, quali la Deutsche Kolonialgesellschaft (Società Coloniale Tedesca) e la Alldeutscher Verband (Unione Pangermanica).

In questa svolta della politica coloniale tedesca, giocava un ruolo fondamentale, la nuova borghesia liberale, che aveva, ormai, scavalcato la vecchia nobiltà terriera prussiana, impegnata nel salvaguardare la propria "rendita di posizione" e che puntava all'espansione, su scala mondiale. Questo ben si sposava con l'umore delle masse; quel sentirsi una "nazione in ritardo", nella corsa alla ripartizione del mondo e che veniva compensato, con l'emergere di un nazionalismo aggressivo[1].

Max Weber affermava, nel 1895, "Dobbiamo comprendere che l'unificazione della Germania è stata una ragazzata che la nazione ha compiuto in età avanzata e dalla quale, dati i suoi alti costi, avrebbe fatto meglio ad astenersi, se essa doveva rappresentare la conclusione e non il momento iniziale di una politica tedesca su scala mondiale"[2]

[1] Schulze, Hagen, Storia della Germania, Donzelli Editore, Roma, 2000, pp. 121-122, 241.

[2] Max Weber, Freiburger Antrittsrede (1895), cit. in Schulze, Hagen, Storia della Germania, Donzelli Editore, Roma, 2000, p. 121.

Modificato da luke_idk
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Paradossalmente, nel momento stesso, nel quale vedeva sfaldarsi il proprio potere, la Società viveva il proprio apogeo “politico”. Nel 1890, acquisiva il diritto di battere moneta...

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V. Prima monetazione

Alla fine del diciannovesimo secolo, l’Oceano Indiano si presentava, alla stregua di un lago britannico, stretto com’era, fra la Colonia del Capo, l’Africa Orientale Britannica, Aden, l’India, la penisola di Malacca e l’Australia. E’ comprensibile, quindi, come anche gli elementi socio-culturali britannici (e delle sue colonie) emergessero, nell’area.

Nella seconda metà del secolo, la rupia indiana dominava sulle coste dell’Africa sud-orientale ed aveva soppiantato il tallero di Maria Teresa che restava, peraltro, di largo uso, nelle regioni interne.

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Fu in questo contesto storico e culturale, che nacque la necessità di dotare la colonia, di una moneta propria.

Negli altri stabilimenti d’Africa, infatti, circolò esclusivamente il Goldmark tedesco, mentre banconote locali furono emesse, in seguito, per la sola Africa del Sud-Ovest, che vide un’immigrazione di cittadini tedeschi, più consistente, all’inizio del XX secolo.

La preesistenza, in Africa Orientale, di una valuta ampiamente utilizzata e la contemporanea (1882) emissione di una nuova moneta locale (il Ryal di Zanzibar) rese necessario seguire il solco, tracciato dagli arabi e dagli inglesi ed adattarsi agli usi dell’area.

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La “Società”, quindi, fece della “Rupia dell’Africa Orientale Tedesca” (Deutsche-Ostafrikanishce Rupie) l’unità monetaria della colonia, suddivisa in 64 pesa, secondo le stesse proporzioni della rupia indiana (1 rupia = 15 anna = 64 pice) e stabilì un cambio alla pari con la Rupia Indiana e con la valuta di Zanzibar. Fra il 1891 ed il 1903, invece, il cambio nei confronti del Marco Tedesco fluttuò, fra i valori di 1,48 e 1,06 Marchi per 1 Rupia.

Materiali e dimensioni delle monete saranno analoghi, a quelli utilizzati nelle monete del Raj.

Nella Zecca Imperiale di Berlino, furono coniate monete da 1 pesa; ¼ rupia; ½ rupia; 1 rupia; 2 rupie, per un valore complessivo di oltre 3.392.000 rupie.

Le prime emissioni iniziarono nel 1890, ma proseguirono anche dopo la cessione del potere, al governo tedesco, sino al 1902.

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Monete [3]

[3] Per i dati, relativi alle tirature, la preferenza è stata attribuita a :

Meyer, Claus-Peter, Das Geld-, Bank- und Währungswesen im ehemaligen deutschen Schutzgebiet Deutsch-Ostafrika, Verlag Augustinus Buchhandlung, Aachen, 1996; in MünzenRevue 5/2004.

Scholz, Frank, Das Kolonialgeld Deutsch – Ostafrika". Zusammenfassung eines Vortrages von Frank Scholz anlässlich des DGW-Sammlertreffens in Zeuthen am 12.04.2008, da dgwev.de.

Ai dati, è stata attribuita una lettura, preminentemente economica, accorpando le eventuali emissioni "proof".

Modificato da luke_idk
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