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Ile de France


picchio

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Anni fa, quando le mie figlie erano ben più piccole raccontavo loro la storia dei corsari francesi delle isole Mascarenhas. Una storia di vascelli, pirati e tesori ... altro che i pirati dei Caraibi. Una storia che ci ha portato ad una delle monete napoleoniche che maggiormente mi affascina e mi stimola la fantasia.

Le isole Mascarenhas sono un un piccolo arcipelago dell' Oceano Indiano situato a settecento chilometri ad Est al largo del Madacascar, e devono il loro nome da Pedro Mascarenhas, navigatore portoghese che le scoprì ai primi del XVI secolo. Sono in tutto tre isolotti e due isole più grandi : Isola Borbone (Ile Bonaparte poi Isola di Réunion) e Ile de France (in precedenza Ile Maurice). Un luogo ideale per i francesi per proseguire a migliaia e migliaia di chilometri dalla madre patria il conflitto con gli alleati. In un mondo esotico, e quanto mai umido la guarnigione imperiale agli ordini del Generale DECAEN dominava questo piccolo specchio di mare e di terra. Chiunque arrivasse a tiro del Vascello "L'Entreprenant" del comandante Pierre Bouvet pagava pegno.

Una fresca mattina di aprile del 1810, L'Entreprenant incrocia a largo di Port Louis il vascello da carico OVIDOR che navigava per la Compagnia delle Indie, in breve gli fu addosso e ne depredò il carico. Ovidor di nome e di fatto, una gallina dalle uova d'oro, con un carico d'argento di tutto rispetto.

Il bottino portato atterra fu rapidamente convertito in moneta sonante. Certo sull'isola non c'era una zecca e tanto meno la volontà di trasferire il "tesoro" sulla terra ferma correndo il rischio di perderlo. Decaen decise di affidare il lavoro di conversione all'unico orafo dell'isola; AVELINE. Dal tesoro razziato di battè moneta per 1.128.500 franchi, del 1.150.000 franchi in argento presente sulla Ovidor. Non fu un lavoro facile per l'orafo, ma considerato l'agio che gli fu garantito lavorò con buona lena ed in meno di due mesi produsse circa 200.000 piastre da 10 livres cadauna.

E' una coniazione di necessità che rimase in auge ben poco tempo. Gli inglesi, dominatori dell'Oceano Indiano non potevano permettere l'avamposto francese, e l'8 luglio del 1810 mossero d'assedio all'isola che capitolò, dopo eroica resistenza il 3 dicembre dello stesso anno.

La marina inglese requisì un'immensa quantità di munizioni, 5 grosse fregate, vari bastimenti da guerra e rientrò in possesso di ben 28 vascelli della Compagnia Inglese delle Indie, razziati dai francesi. Perso l'arcipelago ai francesi non restò più un solo vascello in tutto l'Oceano. Gli inglesi, considerato il valore strategico se ne guardarono bene di mollarne il possesso con il trattato di Parigi.

Il disegno cui è tratto il diritto della piastra è opera di uno sconosciuto lavorante dell'orafo, fu presentato ed approvato al Generale Decaen in poco tempo, ed a qusti se ne doveva poi accompagnare la produzione di doppie in oro (mai battute a causa della caduta dell'Isola in mani inglesi).

E' una piastra grezza, sia nella composizione sia nella realizzazione; leggermente lenticolare e con limiti tecnici piuttosto evidenti, al diritto nel piumaggio dell'aquila imperiale ed al rovescio sul valore DIX.

La piastra "Decaen" così battezzata dagli isolani è piuttosto rara, gli inglesi nell'ordinanza del 25/11/1825 diedero un valore liberatorio di 4 scellini contro un intrinseco di 4 scellini e 7 penny decretando di fatto la fusione di quanti più pezzi in circolazione. Se ne salvarono quelli già in continente e poche decine sull'isola, ma oltre il 90% di quanto emesso fu rapidamente fuso.

La moneta compare di tanto in tanto in asta, raramente in Italia, anche se ricordo un esemplare nella vendita Vitalini, uno da Varesi un paio di anni fa ed un terzo quest'anno da Negrini. E' una moneta ricercata in Francia, che rientra a pieno titolo nella monetazione napoleonica, in quella di necessità, e negli scudi, quindi di considerevole interesse collezionistico. Non avendo circolato molto gli esemplari che compaiono sul mercato sono generalmente in buona conservazione, tra il BB+ ed il q. SPL, ma sempre o quasi con i difetti di emissione già detti, quando questi non sono presenti il prezzo "schizza" !.

Arcipelago delle isole Mascareigne

Dix Livres 1810

Argento gr. 26,843, diametro 40,19

Zecca di Porto Louis a Reunion

Incisore : Aveline

D/ ILES DE FRANCE - ET BONAPARTE aquila coronata ad ali spiegate, sotto AVELINE (incisore e zecchiere)

Rv. DIX / LIVRES tra due rami di alloro legato alla base con un nastro; in esergo 1810

Taglio rigato obliquo ↓

Rara, circa 200.000 esemplari battuti tra aprile e Giugno 1810.

Riferimenti :

De Mey- Poindessault Bruxelles 1971, n. 1045

V.G. - Versailles 1942, n. 2290

Maillet -Parigi 1886, n. 395 et Maillet, XXXIX, 1

Ad oggi ho potuto rilevare un solo conio.

Modificato da picchio
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Grazie per la buona storia e per la grande moneta. E tornò a guardare il suo diametro: 40.19 mm...Wow! Quanti giorni, mi chiedo, hanno speso felicemente guardando a questo grande 10-livres d'argento?

:) v.

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Thanks for the good history and for the great coin. And I went back to look at its diameter: 40.19 mm...wow! How many days, I wonder, have you spent happily gazing at this big silver 10-livres?

:) v.

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Davvero una moneta stupenda e ricca di fascino......così come la storia che ci hai raccontato attraverso di essa..... :)

Modificato da vathek1984
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  • 4 anni dopo...

Buonasera, 

recupero questa discussione  per chiedere consigli sull ultima moneta entrata in collezione.

Ne approfitto, visto che sembra che la foto postata dal Sig. @picchio, non sia più usufruibile , per mostrare la moneta in questione. 

Premesso che non pulirei mai una moneta , questa è la prima che mi lascia dubbi, vedi i punti verdi che non so se siano cera o altro e la patina molto scura soprattutto al rovescio...che dite pulizia e poi sul velluto o non si tocca?

 

Ultima cosa, sapendo che la conservazione è quello che è  e che la storia e la coniazione  di questa moneta è "particolare",  che grado le dareste?

Grazie a chi voglia rispondere.

Un saluto 

10 livres Decan.JPG

10 livres Decan r .JPG

Modificato da b8b8
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Io non la pulirei assolutamente...la posizionerei direttamente a riposare sul velluto, la patina al rovescio è gradevolissima!

Sul grading non conosco molto questa monetazione, chiedo perciò se al centro, sia al diritto che al rovescio della moneta si tratta di conio stanco o usura?

Modificato da vathek1984
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Grazie @vathek1984

dal poco che credo di sapere, viste le particolari condizioni di coniazione , il dritto sicuramente è sia consumato che poco "professionale".

Per il rovescio , solo pochissimi esemplari recano la scritta 10 livres leggibile, sempre per il fatto che fù coniata artigianalmente da un orafo dell isola, partendo dai lingotti sottratti al bottino di un veliero della compagnia delle indie orientali. 

 

Per quanto riguarda "la cera" alcuni consigli?

Grazie ancora :hi:

 

 

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Si, rileggendo l'avvio di questa discussione ho verificato che si tratta di un conio stanco...peccato che le immagini dell'esemplare di Picchio non siano più visibili per un confronto.

Ad ogni modo non me la sentirei di assegnare un grado di conservazione oltre il BB+, forse il rovescio è meglio conservato ma sulla corona al diritto nonchè sul piumaggio visibile dell'aquila noto una certa usura.

Quanto ai punti verdi al rovescio non mi sembra abbiano un aspetto preoccupante e sinceramente non sono un amante delle pulizie in questi casi...vediamo se interviene qualche altro utente..

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  • 5 mesi dopo...

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