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IGNORED

Bronzo di Alaesa


Risposte migliori

Enigmatica monetina, almeno per me, magari qualcuno esperto di monetazione Siceliota può aiutarmi a capire di cosa si tratta.

22mm, 5,5g. Il rovescio mi sembra ritoccato, ma potrei sbagliarmi dato che la foto non è di ottima qualità.

La casa d'aste dal cui archivio è tratta la foto attribuisce il pezzo ad Alaesa, ed anche la legenda al dritto sembrerebbe confermare tale attribuzione. Tuttavia non sono riuscito a trovare alcuna referenza bibliografica o fotografie online di questi tipi per Alaisa. L'unica referenza citata dal venditore (SNG Cop 146) è sbagliata.

Grazie in anticipo per quasiasi aiuto.

InAsta301574_zps9ca78ee1.jpg

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hai provato a consultare le monografie del Campana

se non vedo tue domani ci guardo anch'io alla monografia

anche il calciati nel suo corpus dovrebbe avere una risposta, ho anche questi tre

volumi.

insomma se non risolvi stasera domani ci do un'occhiata, adesso vado a dormire

ciao

Modificato da corzanopietro
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Posso sbagliarmi, ma non ho mai visto un simile esemplare a nome di Alaisa, che dovrebbe essere Alaisa Archonidea.

Ho però seri dubbi sulla sua autenticità e pare più una emissione di "fantasia"....

Magari qualcono ha visto un altro esemplare simile?....

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buongiorno a tutti

la risposta di Acraf è la conferma dei dubbi.

mi aveva incuriosito la scritta ALAISA dove la "SIMMA" non sembra tale. e il retro che da d'intendere operazioni di "restauro" anche il fronte da da pensare all'intervento di una parrucchiera.

va a finire che falsificano anche le caramelle dei bambini.

ciao

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buongiorno a tutti

la risposta di Acraf è la conferma dei dubbi.

mi aveva incuriosito la scritta ALAISA dove la "SIMMA" non sembra tale. Il retro che da d'intendere operazioni di "restauro", anche il fronte da da pensare all'intervento di una parrucchiera.

va a finire che falsificano anche le caramelle dei bambini.

ciao

Modificato da corzanopietro
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Grazie a entrambi per le risposte.

Non trovando alcun riscontro in Campana e Calciati avevo pensato anche io ad una fantasia contemporanea, ma ultimamente non mi fido molto delle mie percezioni in materia di falsi.

Grazie ancora, ciao a tutti :)

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Grazie a entrambi per le risposte.

Non trovando alcun riscontro in Campana e Calciati avevo pensato anche io ad una fantasia contemporanea, ma ultimamente non mi fido molto delle mie percezioni in materia di falsi.

Grazie ancora, ciao a tutti :)

Grazie a entrambi per le risposte.

Non trovando alcun riscontro in Campana e Calciati avevo pensato anche io ad una fantasia contemporanea, ma ultimamente non mi fido molto delle mie percezioni in materia di falsi.

Grazie ancora, ciao a tutti :)

La risposta a queste domande la troverete sul libro del Buceti "Monete, storia e topografia della Sicilia greca".

Allego le pagine inerenti la zecca di ALAISA KATANE

ALAISA KATANE

In Sicilia, così come tramanda Diodoro Siculo (Diodoro, XIV, 16, 2), erano note diverse città col nome di Alaisa. La più conosciuta, anche perché tuttora un sito archeologico a poca distanza dal comune di Tusa, in provincia di Messina, è Alaisa Archonidea, denominata così dal suo fondatore, per distinguerla dalle altre città omonime.

L’etimologia della parola alaisa è da ricondurre al verbo λαομαί, “errare senza meta”. Tutti quei luoghi, città o accampamenti, che ospitavano sia i Siculi che i mercenari italici o comunque in generale gli “erranti”, vennero infatti chiamati Аλαίσαι.

Si trattava di poleis nate lontano dalle coste e dalle vie di comunicazioni che erano destinate a sparire nell’oblio oppure diventavano merce di scambio per guerre perse. La loro popolazione, costituita in un primo momento da Siculi che erano stati scacciati dalle loro terre, veniva poi rimpinguata da gruppi di mercenari soprattutto italici che, terminato il loro compito, venivano insediati ed assorbiti dalla comunità.

Vista la breve vita di queste poleis, risulta molto difficile ricostruirne la storia, soprattutto, quando si hanno pochi elementi probanti e si dispone di fonti che si limitano all’etimologia. Diventa allora anche compito della numismatica cercare di determinare le cronologie e far combaciare le tessere mancanti, sfruttando conoscenze dirette ed indirette.

Il primo esempio di uno stanziamento di mercenari italici campani in Sicilia fondato con la violenza, fu la polis di Entella, cui seguì nel 402 a.C. quella di Katane.

Questa data e quest’ultima città costituiranno la partenza per lo studio di una nuova tipologia monetaria, che ci aiuterà a scoprire un’ulteriore polis di nome Alaisa, sinora sconosciuta. Si tratta di tre monete, con la stessa tipologia, ritrovate nell’arco di un decennio nell’area sud – est alle falde dell’Etna, e riconducibili ai mercenari campani. Circa cinque anni fa mi fu inviata da un collezionista l’immagine di una moneta che non riusciva a catalogare, a causa delle cattive condizioni e della mancanza di leggenda. La moneta recava sul dritto la testa di una ninfa rivolta a destra, a mio parere assimilabile alle tante ninfe eponime del sud Italia, e sul rovescio un toro stante a sinistra con un delfino, sempre a sinistra, sopra il toro. Non mi furono date indicazioni precise sul luogo di ritrovamento. Com’è mia abitudine, conservai quell’immagine cartacea nei miei appunti, nell’ attesa di nuovi eventi.

Quale meraviglia quando, a distanza di anni, lo stesso collezionista, che nel frattempo si era disfatto della moneta, mi fece pervenire l’immagine di un altro esemplare, simile al primo ma in condizioni migliori, rinvenuto sempre in area etnea! Sia la tipologia che lo stile erano identici, tanto da mutare radicalmente il mio giudizio.

Il dritto della moneta portava la testa a destra di Sikelia, perfettamente riconoscibile dall’acconciatura, dalla collana e dagli orecchini a tre pendenti. Davanti al viso le lettere risultavano poco chiare, ma in sequenza a formare, dall’alto verso il basso, la leggenda ALАІSА; mancava l’ultima lettera la S, forse fuori conio. Dietro la nuca, era un’ape con le ali chiuse e la testa rivolta verso l’alto. Il rovescio recava lo stesso toro stante a sinistra, con sembianze umane, con il delfino sopra a sinistra; il tutto su linea d’esergo.

Subito risolsi di trovarmi indubbiamente davanti alla monetazione di un’altra Alaisa, sinora sconosciuta.

La datazione potrebbe essere quella di fine V secolo a.C., oppure tra 343 e 339 a.C., contemporaneamente alla Alaisa Etnea, sorta sull’altopiano del monte Bolo, nell’odierno territorio di Bronte, e già conosciuta con le sue due emissioni.

Se optassimo per la seconda ipotesi, sarebbe facile circoscrivere l’emissione al periodo post dionigiano, ma mancherebbe la prova più tangibile, e cioè quella del riconio delle monete. Infatti, è noto come fosse frequente presso i mercenari, e certo non facevano eccezione i campani, riconiare le proprie monete su quelle di Dionisio.

E’ pertanto mia opinione che l’emissione vada posta alla fine del V secolo a.C., e cioè dopo il 402 a.C., anno in cui i mercenari campani furono trasferiti da Katane ad Aitna. Probabilmente alcuni contingenti, anziché seguire gli altri, preferirono far parte del gruppo degli erranti, andando ad occupare il territorio posto a sud est delle falde dell’Etna, molto vicino alla polis di Katane. Si tratterebbe allora di una Alaisa nata precedentemente a quella Etnea e situata sul versante opposto.

A rafforzare questa teoria, oltre alla tipologia su menzionata, che chiameremo “nominale n°1”, è da annoverarne un’altra “n°2”, conosciuta in un solo esemplare.

Si tratta di un nominale, poco superiore al peso di 2 grammi, che non trova riscontro dal punto di vista tipologico, stilistico e ponderale con nessun’altra zecca siciliana.

La moneta, che tipologicamente si potrebbe attribuire alla zecca di Segesta, presenta tuttavia un peso nettamente inferiore a questa ed uno stile molto diverso, riscontrabile solamente nelle monete su citate. Il conio reca sul dritto la stessa testa a destra di Sikelia, stilisticamente uguale a quella del nominale n°1, con tracce di leggenda o di monogramma in alto a destra, e piccoli segmenti in obliquo sul bordo destro, a mo’ di frangia. Dietro la nuca spicca una lettera A, con il vertice rivolto verso l’interno della moneta. Il rovescio presenta un cane annusante a sinistra, con la coda tra le gambe, su linea di esergo. Il quadrupede somiglia morfologicamente ad un levriero o, più specificatamente, all’odierno cirneco dell’Etna, una razza autoctona già esistente a quell’epoca.

Immagine N° Peso (gr)

Esemplari

esaminati Valore

Periodo Tipologia Rarità

Calciati (manca); Campana (manca), Minì (manca). 1

AE 6,11 – 4,80

Ø mm. 20-18

4 Bronzo

402 – 400

a.C. D/ Testa di Sikelia a dx, con sphendone, collana ed orecchini a tre pendenti; nel campo a sn, dietro la nuca, ape, a dx, in senso orario, legenda ALAISA.

R/ Toro androprosopo a sn, su linea di esergo; nel campo, sopra il toro, delfino a sn. Bordo lineare. R4

Calciati (manca); Campana (manca), Minì (manca); Edgar LOwen 4935, ex collezione Thomas Virzì; Collezione privata. 2

AE 2,07 - ?

Ø mm. 15-13

2 Bronzo

402 – 400

a.C. D/ Testa di Sikelia a dx, con sphendone, collana ed orecchini a tre pendenti; nel campo a sn, dietro la nuca, lettera A, a dx tracce di leggenda e piccoli segmenti obliqui a m’o di frangia.

R/ Cane (Cirneco dell’Etna) annusante a sn su linea di esergo, con la coda abbassata ed inarcata tra le gambe. Bordo lineare. Attribu

zione

incerta

R5

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La risposta a queste domande la troverete sul libro del Buceti "Monete, storia e topografia della Sicilia greca".

Allego le pagine inerenti la zecca di ALAISA KATANE

ALAISA KATANE

In Sicilia, così come tramanda Diodoro Siculo (Diodoro, XIV, 16, 2), erano note diverse città col nome di Alaisa. La più conosciuta, anche perché tuttora un sito archeologico a poca distanza dal comune di Tusa, in provincia di Messina, è Alaisa Archonidea, denominata così dal suo fondatore, per distinguerla dalle altre città omonime.

L’etimologia della parola alaisa è da ricondurre al verbo λαομαί, “errare senza meta”. Tutti quei luoghi, città o accampamenti, che ospitavano sia i Siculi che i mercenari italici o comunque in generale gli “erranti”, vennero infatti chiamati Аλαίσαι.

Si trattava di poleis nate lontano dalle coste e dalle vie di comunicazioni che erano destinate a sparire nell’oblio oppure diventavano merce di scambio per guerre perse. La loro popolazione, costituita in un primo momento da Siculi che erano stati scacciati dalle loro terre, veniva poi rimpinguata da gruppi di mercenari soprattutto italici che, terminato il loro compito, venivano insediati ed assorbiti dalla comunità.

Vista la breve vita di queste poleis, risulta molto difficile ricostruirne la storia, soprattutto, quando si hanno pochi elementi probanti e si dispone di fonti che si limitano all’etimologia. Diventa allora anche compito della numismatica cercare di determinare le cronologie e far combaciare le tessere mancanti, sfruttando conoscenze dirette ed indirette.

Il primo esempio di uno stanziamento di mercenari italici campani in Sicilia fondato con la violenza, fu la polis di Entella, cui seguì nel 402 a.C. quella di Katane.

Questa data e quest’ultima città costituiranno la partenza per lo studio di una nuova tipologia monetaria, che ci aiuterà a scoprire un’ulteriore polis di nome Alaisa, sinora sconosciuta. Si tratta di tre monete, con la stessa tipologia, ritrovate nell’arco di un decennio nell’area sud – est alle falde dell’Etna, e riconducibili ai mercenari campani. Circa cinque anni fa mi fu inviata da un collezionista l’immagine di una moneta che non riusciva a catalogare, a causa delle cattive condizioni e della mancanza di leggenda. La moneta recava sul dritto la testa di una ninfa rivolta a destra, a mio parere assimilabile alle tante ninfe eponime del sud Italia, e sul rovescio un toro stante a sinistra con un delfino, sempre a sinistra, sopra il toro. Non mi furono date indicazioni precise sul luogo di ritrovamento. Com’è mia abitudine, conservai quell’immagine cartacea nei miei appunti, nell’ attesa di nuovi eventi.

Quale meraviglia quando, a distanza di anni, lo stesso collezionista, che nel frattempo si era disfatto della moneta, mi fece pervenire l’immagine di un altro esemplare, simile al primo ma in condizioni migliori, rinvenuto sempre in area etnea! Sia la tipologia che lo stile erano identici, tanto da mutare radicalmente il mio giudizio.

Il dritto della moneta portava la testa a destra di Sikelia, perfettamente riconoscibile dall’acconciatura, dalla collana e dagli orecchini a tre pendenti. Davanti al viso le lettere risultavano poco chiare, ma in sequenza a formare, dall’alto verso il basso, la leggenda ALАІSА; mancava l’ultima lettera la S, forse fuori conio. Dietro la nuca, era un’ape con le ali chiuse e la testa rivolta verso l’alto. Il rovescio recava lo stesso toro stante a sinistra, con sembianze umane, con il delfino sopra a sinistra; il tutto su linea d’esergo.

Subito risolsi di trovarmi indubbiamente davanti alla monetazione di un’altra Alaisa, sinora sconosciuta.

La datazione potrebbe essere quella di fine V secolo a.C., oppure tra 343 e 339 a.C., contemporaneamente alla Alaisa Etnea, sorta sull’altopiano del monte Bolo, nell’odierno territorio di Bronte, e già conosciuta con le sue due emissioni.

Se optassimo per la seconda ipotesi, sarebbe facile circoscrivere l’emissione al periodo post dionigiano, ma mancherebbe la prova più tangibile, e cioè quella del riconio delle monete. Infatti, è noto come fosse frequente presso i mercenari, e certo non facevano eccezione i campani, riconiare le proprie monete su quelle di Dionisio.

E’ pertanto mia opinione che l’emissione vada posta alla fine del V secolo a.C., e cioè dopo il 402 a.C., anno in cui i mercenari campani furono trasferiti da Katane ad Aitna. Probabilmente alcuni contingenti, anziché seguire gli altri, preferirono far parte del gruppo degli erranti, andando ad occupare il territorio posto a sud est delle falde dell’Etna, molto vicino alla polis di Katane. Si tratterebbe allora di una Alaisa nata precedentemente a quella Etnea e situata sul versante opposto.

A rafforzare questa teoria, oltre alla tipologia su menzionata, che chiameremo “nominale n°1”, è da annoverarne un’altra “n°2”, conosciuta in un solo esemplare.

Si tratta di un nominale, poco superiore al peso di 2 grammi, che non trova riscontro dal punto di vista tipologico, stilistico e ponderale con nessun’altra zecca siciliana.

La moneta, che tipologicamente si potrebbe attribuire alla zecca di Segesta, presenta tuttavia un peso nettamente inferiore a questa ed uno stile molto diverso, riscontrabile solamente nelle monete su citate. Il conio reca sul dritto la stessa testa a destra di Sikelia, stilisticamente uguale a quella del nominale n°1, con tracce di leggenda o di monogramma in alto a destra, e piccoli segmenti in obliquo sul bordo destro, a mo’ di frangia. Dietro la nuca spicca una lettera A, con il vertice rivolto verso l’interno della moneta. Il rovescio presenta un cane annusante a sinistra, con la coda tra le gambe, su linea di esergo. Il quadrupede somiglia morfologicamente ad un levriero o, più specificatamente, all’odierno cirneco dell’Etna, una razza autoctona già esistente a quell’epoca.

Immagine N° Peso (gr)

Esemplari

esaminati Valore

Periodo Tipologia Rarità

Calciati (manca); Campana (manca), Minì (manca). 1

AE 6,11 – 4,80

Ø mm. 20-18

4 Bronzo

402 – 400

a.C. D/ Testa di Sikelia a dx, con sphendone, collana ed orecchini a tre pendenti; nel campo a sn, dietro la nuca, ape, a dx, in senso orario, legenda ALAISA.

R/ Toro androprosopo a sn, su linea di esergo; nel campo, sopra il toro, delfino a sn. Bordo lineare. R4

Calciati (manca); Campana (manca), Minì (manca); Edgar LOwen 4935, ex collezione Thomas Virzì; Collezione privata. 2

AE 2,07 - ?

Ø mm. 15-13

2 Bronzo

402 – 400

a.C. D/ Testa di Sikelia a dx, con sphendone, collana ed orecchini a tre pendenti; nel campo a sn, dietro la nuca, lettera A, a dx tracce di leggenda e piccoli segmenti obliqui a m’o di frangia.

R/ Cane (Cirneco dell’Etna) annusante a sn su linea di esergo, con la coda abbassata ed inarcata tra le gambe. Bordo lineare. Attribu

zione

incerta

R5

ciao, grazie per le informazioni, potresti postare le scansioni delle monete?

ciao

skuby

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Gli esemplari descritti ed illustrati dal Buceti sono 3 per la prima tipologia

Dunque ci sono altri tre esemplari conosciuti di questa moneta (mi riferisco a quella con toro androprosopo e delfino al r.), tutti e tre ritrovati "in area etnea".

Mi si affollano molte domande nella testa...

Esistono documenti sul ritrovamento durante scavi archeologici che diano maggiori informazioni sul contesto di ritrovamento? Le monete attualmente si trovano in collezioni private?

Giuseppe, avrei una richiesta da farti: potresti essere così gentile da postare anche le foto degli altri due esemplari? L'argomento è così interessante che sarebbe buona cosa avere le foto di tutti gli esemplari conosciuti per portare ulteriori riflessioni.

In quella da te postata mi pare di vedere ritocchi al r, in particolare gli occhi e il volto troppo "sorridente" di Acheloos, ma, come sopra, potrei sbagliarmi. Poi non ho capito una cosa dal testo che hai citato: Mentre per il tipo col cane viene citata come provenienza la collezione Virzi da catalogo di Edgar Lowen, per questo altro esemplare col toro e delfino non viene citato alcun passaggio in aste o provenienza da collezioni precedenti?

Infine ho una domanda per gli utenti più esperti.

Esistono altri casi conosciuti di monete, poi rivelatesi autentiche, rinvenute singolarmente in più esemplari sporadici (intendo non come ripostiglio) nell'arco di pochi anni dell'ultimo secolo, mai prima conosciute o citate da altri autori nei vari corpus e repertori dei secoli precedenti, mai catalogate in medaglieri di alcun museo?

Sottolineando in grassetto che sui bronzi sicelioti sono praticamente un semianalfabeta, i miei occhi continuano a dirmi che c'è qualcosa di non convincente in questi tipi.

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Ringrazio Giuseppe per avere caricato le immagini.

taras, mi hai preceduto nella richiesta ....è fondamentale poter avere le immagini degli altri esemplari conosciuti (per il tipo 1) e magari anche dell'atro esemplare (tipo 2)

posto la comparazione dei 3 esemplari noti tipo 1

post-7579-0-47457800-1362081082_thumb.jp

grazie anticipate a Giuseppe.

ciao

skuby

Modificato da skubydu
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Il terzo esemplare conosciuto è quello riprodotto da Taras.

La sola referenza conosciuta, è quella del Buceti.

Per quanto riguarda la tipologia n°2, potrai trovare il secondo esemplare sul sito di Edgarlowen.com, dove viene catalogato come zecca incerta siciliana.

post-34418-0-49172600-1362074065_thumb.j

post-34418-0-12646900-1362074095_thumb.j

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ciao, grazie, ho modificato l'immagine precedente unendo l'ultima che hai gentilmente postato.

purtroppo non sono riuscito a trovare sul sito di Owen l'esemplare del tipo 2

ciao

skuby

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Grazie Taras, domani con attenzione guarderò le immagini.

ciao

skuby

caro skuby sei una forza, complimenti per la ricerca , magnifica, complimenti anche a Giuseppe e a Taras .

ciao

Pietro

un mi piace a tutti

Modificato da corzanopietro
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Ringrazio Giuseppe per l'opportuna segnalazione degli esemplari noti solo al Buceti (purtroppo non ho avuto modo di acquistare questo volume), permettendo di scoprire nuovi inediti.

In ogni caso l'esemplare postato all'inizio da Taras sembra molto ritoccato e diventa quindi dubbioso. Più naturale è il primo degli esemplari descritti dal Buceti, con tracce più contenute di bulinatura, probabilmente per rimuovere l'eccesso di incrostazioni, specialmente su dettagli sensibili come il viso del toro androprosopo.

Purtroppo esiste questa mania di ripulire e ritoccare monete magari autentiche. Ricorderò sempre l'emozione che ho provato ad osservare l'intera raccolta dei bronzi sicelioti del Cav. Moretti, con molti pezzi provenienti anche dalla raccolta Virzì (che fu dispersa con trattativa privata dalla Bank Leu, salvo una selezione che confluì nella famosa asta Leu 6 del 1973): la maggior parte dei pezzi conservavano parte di incrostazioni originali ed erano stati puliti unicamente con diversi bagni in acqua distillata..... Quindi le patine erano per lo più originali.....

Sempre questa mania della conservazione eccezionale.....!

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  • 1 anno dopo...

Riprendo questa discussione per segnalare un altro esemplare del Tipo 1 di questa estrema rara emissione. E' importante poter aggiornare queste discussioni, in quanto possono costituire dei punti di riferimento per lo studio delle emissioni sia antiche che contemporanee, formando una sorta di Corpus.

Dalla prossima asta Kunker 257, lotto 8054:

post-7579-0-92083300-1410806872_thumb.jp

Skuby

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"Punto di riferimento per lo studio" nel senso che per te e' buona ?

La moneta è stata pesantemente ridefinita, con esemplari del genere si può pensare di tutto. Personalmente non la acquistare...

Intendevo cmq dire, che ci sono aperte varie discussioni nelle sezioni che meritano di essere alimentate con immagini di esemplari che passano nel mercato. Avere discussioni aggiornate è importante per approfondire gli argomenti, sia che parliamo di monete genuine, sia che parliamo di monete dubbiose o false.

Skuby

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Come detto da skubydu sarebbe utile avere dei punti di riferimento sia per le emissioni antiche che contemporanee,credo che queste potrebbero essere un buon punto di riferimento!!!!!!!!!

Potete analizzare le due monete,notare le differenze e trarre le vostre conclusioni...........

Saluti

Babelone

post-33272-0-71685400-1410815713_thumb.j

post-33272-0-06096600-1410815725_thumb.j

post-33272-0-61348200-1410815737_thumb.j

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Ha ragione skubydu quando accenna all''opportunità di raccogliere tutto il materiale possibile nel caso di una zecca che era finora misconosciuta. In pratica questa zecca fu "scoperta" solo dal Buceti.

Ovviamente bisogna verificare se magari esisteva qualche pezzo riconducibile a questa zecca, ma che in precedenza non era stato riconosciuto come tale ma incluso in una "zecca incerta".

E' importante in quanto può comparire un esemplare in vecchia collezione, che non è stato nemmeno bulinato come negli ultimi esemplari immessi sul mercato e quindi utile per le comparazioni. Ovviamente potrebbe essere illeggibile e quindi appunto non bene classificato.

Siamo sicuri che non esista qualche esemplare nei volumi Calciati, non correttamente riconosciuto?

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Is Buceti a reliable scholar? Did any of these coins come from a controlled dig or old collection?

The obverse seems tooled a bit, particularly the eye, hair and necklace. Is the "E" in Alaisa also an invention? I was told it could only be "I" recently and I'm concerned.

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