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  1. Altra moneta che fa impazzire come rompicapo è questa (Montenegro nr.264, , Simonetti nr.113/1. Montenegro la considera un progetto. Dicono che ricorda il giorno di un attentato a VEIII. Mah! Che dicono gli esperti del Regno?
  2. Ciao a tutti. Dall'ultimo Convegno di Verona scaturisce la discussione di quest'oggi sulla “moneta” indicata nel titolo. Per dirla tutta, l'argomento mi è stato suggerito a Verona dall'amico Maurizio (si, Maurizio, il “compagno di banco” di R-R.) e l'occasione di parlare di questo tondello mi torna anche utile per ringraziare Lui e la simpaticissima Nicoletta per le premurosa ospitalità che ci hanno riservato. Il tema che vorrei trattare è se tale tondello sia da considerarsi una moneta o un semplice esperimento di zecca, come l'incisione al dritto suggerirebbe. PreparateVi spiritualmente perchè l'intervento, scritto nei ritagli di tempo negli ultimi 4 giorni, è risultato essere un poco lunghetto (della serie: sarò breve.... :ph34r: .), tanto da consigliarmi l'articolazione dello stesso in 5 parti. La Letteratura numismatica al riguardo. Come può rilevarsi dai principali Testi numismatici in commercio, il tondello in esame differisce da tutte le altre monete da 10 centesimi di V.E. II, destinate alla circolazione, per il ritratto del Sovrano con il “collo lungo”, per la testa del medesimo rivolta a destra, per la mancanza del segno di zecca e per la dicitura “esperimento” riportata in giro al dritto sotto la testa del Re. Al proposito, il Gigante 2011 (pag. 102 – 103) non ha esitazioni e lo definisce una moneta, (emessa con R.D. nr. 37 del 2.5.1861), precisando in nota che, “nonostante le opinioni contrastanti, questi pezzi costituiscono un esperimento di circolazione, come chiaramente indicato dalla dicitura al dritto, per le popolazioni napoletane avverse all'uso della monetazione decimale..(...)” “Si tratta”, continua la nota del Gigante, “di monete rarissime, che hanno chiaramente circolato dato che si trovano generalmente in conservazione MB o BB”. La rarità indicata dal catalogo è R3 ed è riportata una tiratura di 20.000 esemplari. La Zecca di emissione, pur in assenza del relativo simbolo, viene individuata in quella di Napoli Il Montenegro 2011 (pag.100) si limita a pubblicare la foto del tondello e le relative caratteristiche con l'indicazione della Zecca di Napoli, il grado di rarità (R4) e l'indicazione “esperimento”. Non è tuttavia riportato alcun commento né sulla natura di “moneta” del tondello né sulla tesi proposta da Gigante (e dell'Attardi/Gaudenzi, che vedremo fra breve) circa l'esperimento di circolazione per le popolazioni napoletane. Nulla si riporta anche in ordine al contingente battuto. Nel I Volume di Attardi/Gaudenzi “Prove Varianti Errori Falsi nelle monete dei Savoia”, il tondello in esame viene indicato come “10 centesimi I tipo”, dandosi atto che il Cagiati considerava lo stesso un “esperimento” il C.N.I., il Marchisio ed il Pagani un “progetto” mentre il Simonetti lo ritiene un “esperimento di circolazione” . Continua l'Attardi/Gaudenzi riportando che la moneta “fu emessa in base ad un decreto precedente (R.D. nr. 98 del 17.2.1861, con il quale la Zecca di Napoli veniva autorizzata a coniare le monete di bronzo italiane conformi ai decreti del 20.11.1859 e del 15.12.1860) abrogato dal nuovo decreto (R.D. nr. 17 del 2.5.1861) che stabiliva, oltre le caratteristiche tecniche, anche quelle artistiche con la nuova impronta del Re (collo corto)” Conclude il testo citato riportando che “quindi, pur entrando in circolazione (irregolarità commessa dalla Zecca di Napoli) non può essere definita “moneta” in quanto manca il requisito principale, cioè il regolare decreto di emissione”. Il tondello viene indicato come tre volte raro e si segnala un contingente di 20.000 esemplari. Il Pagani (Prove e Progetti di monete italiane) a pag. 20 descrive il tondello riportando la tesi del Cagiati (già citata nell'Attardi/Gaudenzi) ed osservando che “come esperimento di valuta sarebbe per lo meno tardivo, poiché già dal 1861 vi erano in circolazione monete da cinque, due e un centesimo battute a Napoli..(..)”. Infine il Simonetti (Monete italiane Medievali e Moderne, Vol. I Parte III, pagg. 23 – 24), cataloga al nr. 23 il tondello come “esperimento di circolazione del 10 centesimi” mentre al nr. 23/1 riporta un esemplare per la zecca di Napoli, seppure con il punto interrogativo. A completamento delle tesi formulate dagli Autori citati, mi sembra opportuno richiamare la tabella pubblicata dal Carboneri (ne La Circolazione Monetaria nei diversi Stati – pag. 902 – 903) in merito alle “monete di appunto di bronzo dal 1861 al 1915 in Italia”..(..), nella quale, con riferimento alle monete da cent.10 dell'anno 1862 si riporta un contingente di 4 milioni di lire ed in nota (a) si precisa che “sono state coniate a Milano per l'importo di lire 4.000.000 ed esemplari a Parigi con l'effige di V.E. II Re d'Italia”. Nessun riferimento viene riportato dal Carboneri in merito alla battitura del tondello in esame nella zecca di Napoli. Tanto meno alla tesi dell'esperimento di circolazione ed al contingente di 20.000 esemplari. Fine prima parte
  3. Buona sera a tutti. In questa discussione volevo proporVi alcune immagini della Zecca dello Stato di Roma, tratte dall'opuscolo "La Zecca Italiana" edito dall'I.P.Z. nel 1955. La data di pubblicazione avrebbe dovuto suggerirmi di collocare queste foto nella sezione della Repubblica, ma le atmosfere che si colgono sembrano indulgere ancora verso un contesto storico più simile a quello prerepubblicano e quindi ho pensato di metterle qui. Mi sono sembrate immagini particolarmente "vive", forse perchè in quasi tutte, accanto ai macchinari, ci sono delle persone al lavoro. Si potranno osservare particolari molto eloquenti sulla condizione degli operai, degli ambienti e dell'organizzazione del lavoro dell'epoca e se ci si soffermerà qualche secondo a riflettere su ciò che si vede si potrà anche apprezzare il salto di qualità che in poco più di mezzo secolo da quelle immagini la nostra società è stata in grado di realizzare. Buona visione. L'area della "contazione" delle monete non sembra esattamente rispecchiare un luogo ordinato quale ci si aspetterebbe di trovare........ L'operaio in primo piano, con quell'indumento da lavoro, non sembra anche a Voi Paul Newman nel film "Nick mano Fredda"? Più che un vestito da lorovo sembra indossare la divisa di un carcerato!!!!.............. :lol: Da notare anche. in alto di fronte a lui. un'immagine del Papa (dovrebbe essere Pio XII), un'altra foto che non riesco a riconoscere, un ramoscello d'olivo e una presa di corrente che oggi, la Legge 626, non permetterebbe più di utilizzare..... ;) Interessanti anche i sacchetti bianchi recanti il monogramma "ZI", contenenti le monete da spedire alle tesorerie provinciali, Solo donne nella sala presse monetarie da 60 Tonnellate? Sullo sfondo, vestito di nero, si intravede un uomo, forse il Capo Reparto, che sorveglia la situazione. Il "Laminatoio a nastro" indicato nella foto potrebbe essere quello "duo reversibile di notevole potenza capace di laminare a a caldo ed a freddo i metalli: Esso era dotato di due forni di preriscaldo di cui uno elettrico e l'altro a gas propano". (N. Jelpo - La monetazione metallica Italiana - Roma 1980 pag. 93). Nel "Laboratorio di incisione" invece, solo uomini??............. B) Par condicio al "Pantografo"...... :( Il "Forno per ricottura laminati" della Siemens (in tutto 3) sostituirono quello ad induzione ad alta frequenza ceduto ai tedeschi durante la guerra. Si tratta di una delle presse monetarie capaci di coniare circa centoventi monete al minuto, acquistate dall'Inghilterra e fabbricate dalla Taylor and Challen di Birmingham. Saluti. Michele
  4. premessa: ho provato a fare ricerche sul forum ma non ho trovato nulla in merito, qualora se ne fosse gia parlato, mi scuso del "doppione" qualche tempo fa, trovai una "moneta" in nichelio uniface sd con busto turrita, firmata S.J. inizialmente con Emilio Tevere la datammo 1918, Montenegro 449 var (per la similitudine del D/) tuttavia la catalogazione non mi convinceva in quanto per diametro (21,5) doveva trattarsi palesemente di un 20 cent e non di un 25 cent. allora iniziai le ricerche per la corretta catalogazione e grazie all'aiuto di Piergi trovammo l'esemplare fotografato sul Simonetti al n° 187/1 da quel momento la catalogazione corretta divenne 20 cent 1907 Mont 463 Sim 187/1 tuttavia restavano delle incongruenze, Montenegro parla di zecca di Roma, mentre la fima sotto il collo S.J. è ovviamente della zecca milanese, inoltre il tipo raffigurato sul Montenegro è troppo diverso anche nello stile... Anche il peso indicato non coincideva perfettamente. nel campo numismatico (aste, listini e vendite commerciali) si continuò cmq ad usare questa catalogazione (vedi inasta 34/1857 ad esempio, ma tante altre). Successivamente, un collezionista che per caso vide questo progetto nel mio studio, avanzò l'ipotesi che si trattava di un progetto della Repubblica e non del Regno, in quanto possedeva un esemplare identico, ma di maggior diametro e in alluminio recante al R/ la data 1946... ma poichè l'Italia turrita era presente fin dai progetti di Umberto, restava difficile una corretta datazione. E qui iniziarono altri dubbi, finchè il nostro Albertone Nazionale (leggasi Varesi :D ) offri all'incanto una serietta di queste monete, che svelarono definitivamente l'arcano, in quanto alcune di esse portano al R/ la data 1946: da oggi in poi possiamo con certezza attribuire questi tondelli alla sperimentazione monetale della Repubblica Italiana :)
  5. Buon giorno a tutti. Il tema che Vi propongo oggi è decisamente contro corrente e non mi aspetto che riscuota grandi consensi ma.......ve lo sottopongo ugualmente. E' fenomeno assodato, quanto meno per quella che è l'impostazione tipografica tradizionale che i cataloghi/manuali numismatici sogliono riservare alla cosiddetta “Monetazione Imperiale”, che quest'ultima venga trattata unitariamente, a partire dalla sua introduzione, (R.D. nr. 2511/1936) fino alla sua conclusione (millesimo 1943) anche per quei nominali da Lire due, Lira una , Centesimi 50 e Centesimi 20 che, in seguito al R.D. 20 aprile 1939 nr. 606. subirono una modifica sostanziale non nelle impronte ma nel metallo con il quale vennero coniati. In altre parole, la manualistica tradizionale non sembra considerare la possibilità di suddividere la cd. “Monetazione Imperiale” in due tipologie e cioè in quella, originaria, disciplinata dai RR.DD. 3.9.1936 nr. 2510 (per la monetazione aurea) e nr. 2511(per la monetazione in argento, in nichelio e in bronzo) e nella successiva, istituita appunto con il R.D. nr. 606/1939, che riguarda i soli nominali sopra citati. La presente discussione vuole (o vorrebbe) dimostrare, in controtendenza rispetto al “pensiero numismatico tradizionale” che esiste invece una II Monetazione Imperiale, che è monetazione tipologica a se stante e che, in quanto tale, meriterebbe un'apposita sezione nei manuali, così come, tanto per capirci, avviene per la trattazione della tipi riproducenti la cd. “quadriga briosa” rispetto alla cd. “quadriga veloce”. Gli argomenti che utilizzo a sostegno della mia tesi sono esclusivamente testuali e poggiano sul contenuto del regio decreto istitutivo della monetazione “imperiale” di acmonital e che, per quanto segue, mi sentirei di definire “di II tipo”. Come è noto. il R.D. 20.4.1939 nr. 606 (pubblicato in G.U. 26.4.1939 nr. 99) autorizzava la Regia Zecca a fabbricare e ad emettere “in luogo delle monete di nichelio attualmente in circolazione, le nuove monete di acmonital da lire 2, da lire una, da lire 0,50 e da lire 0,20, istituite con R. decreto-legge 7.2.1938 nr. 907, convertito nella legge 5.1. nr. 11.” 1) Esaminando comparativamente le caratteristiche delle monete Imperiali in nichelio (R. Decreto 2511/1936) con quelle in acmonital (R. Decreto 99/1939), possiamo rilevare quanto segue: Lire 2: Nichelio: Diam. 29 mm.- Peso leg. gr. 10 – Toll. in + e in – 10 mill. – Contorno liscio. Acmonital: Diam. 29,6 mm -Peso leg. gr. 10 – Toll. in + e in – 20 mill. – Contorno godronato. Lire 1 Nichelio: Diam. 26,5 mm. – Peso leg. gr. 8 -Toll. in + e in – 10 mill.– Contorno godronato. Acmonital: Diam. 26,7 mm. – Peso leg. gr. 8 – Toll. in + e in – 20 mill.– Contorno godronato Lire 0,50 Nichelio: Diam. 24 mm. - Peso leg. gr. 6 – Toll. in + e in – 10 mill. - Contorno godronato Acmonital: Diam. 24,1 mm. – Peso leg. gr. 6 – Toll. in + e in – 20 mill. - Contorno godronato Lire 0,20 Nichelio: Diam. 21,5 mm. - Peso leg. gr. 4 – Toll. in + e in – 10 mill. - Contorno godronato Acmonital: Diam 21,7 mm. - Peso leg. gr. 4 – Toll. in + e in – 20 mill. - Contorno godronato. Sulla base delle caratteristiche tecniche sopra riportate possiamo dunque apprezzare alcune differenze più o meno significative fra i tipi in nichelio e quelli in acmonital, tali comunque da rivelare due coniazioni differenti fra loro, non soltanto per il metallo impiegato. 2) Ma l'argomentazione che conferma la “novità” della coniazione in acmonital, attestando che essa costituisce un'emissione monetaria a se stante, è rilevabile dalla lettura degli artt. 4 e 5 del R.D. nr. 606/1939. Riprendendo il testo normativo utilizzato da tutti i decreti istitutivi di una nuova monetazione, gli articoli citati così stabiliscono: Art. 4 “E approvato il tipo delle suddette monete di acmonital conforme alle rispettive descrizioni tecniche, di cui al precedente art. 2, ed agli annessi disegni, visti, d'ordine Nostro, dal Ministro per le finanze. Le impronte, eseguite in conformità delle anzidette descrizioni tecniche, saranno riprodotte in piombo e depositate presso l'Archivio di Stato.” Art. 5 “Le monete di acmonital di cui al presente decreto, avranno corso regolare a partire dal 21.4.1939 XVII, col potere liberatorio stabilito dalle vigenti disposizioni per le monete di nichelio di uguale taglio attualmente in circolazione. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella Raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare:” In conclusione, riterrei che le monete da Lire due, Lira una, Lire 0,50 e Lire 0,20 in acmonital, istituite con R.D. 20 aprile 1939 nr. 606, costituiscano tipologia autonoma e vadano descritte separatamente dalle monete di pari nominale in nichelio, istituite con R.D. 3.9.1936 nr. 2511. Cosa ne pensate? Saluti. Michele
  6. Sfogliando un vecchio catalogo d'asta della mia biblioteca ho trovato un manoscritto scritto da Vittorio Emanuele III presso la Palazzina Reale di San Rossore in data 4.9.1929 Ne riporto integralmente il testo: Signor Cavaliere, qui unito troverà i conti dell'agosto e L. 50.391,95 per pagarli. Troverà pure il conto Cecchini già pagato il 28 luglio. A quest'ora Ella avrà già ricevuto la dichiarazione desiderata da Dante Ricci. La ringrazio per i due pezzi da cent. 50 godronati; questi due pezzi portano la data 1925; desidererei avere anche due pezzi godronati di ogni millesimo portato dai pezzi da Cent. 50; mi risulterebbe che tali pezzi vennero battuti e messi in circolazione con le date del 1919, 1920, 1921 e 1924; tali date saranno facili a trovarsi nel grande numero di pezzi che saranno godronati; nella mia raccolta ho anche pezzi da Cent. 50 degli anni 1926, 1927 e 1928 ma questi tre pezzi sono stati battuti in numero assai limitato e per i numismatici e sarà molto poco probabile di poterne avere esemplari godronati. Grazie per i libri che mi ha mandato............(ecc. ecc. ecc.) Trovo che questa lettera metta la figura del Re numismatico sotto un'altra luce. Abbiamo sempre ritenuto che Vittorio Emanuele III fosse colui che aveva "l'ultima parola" in merito alla realizzazione delle monete che recavano la sua effigie, dal disegno alla battitura finale. Senza la sua approvazione nulla poteva essere fatto e "lui" sapeva sempre cosa usciva dalla "sua" zecca; neanche ipotizzabile poi che una moneta prodotta (legalmente) all'interno della zecca non fosse presente nella magnifica raccolta che coltivò per tanti anni e che lasciò al popolo italiano. Eppure.....pare che così non fosse. Sembra di leggere la lettera di un normalissimo collezionista: "mi risulterebbe che tali pezzi siano stati battuti e messi in circolazione....:" e ancora "desidererei avere due pezzi godronati per ogni millesimo".... Ogni commento in merito é gradito.
  7. A seguito della lettura di una recente discussione mi e vi domando se esistono opere "puramente scientifiche" sulla monetazione del Regno D' Italia e volendo allargare il campo sull' intera monetazione sabauda Testi non solo provenienti da accademici (dubito della loro esistenza considerata lo scarso interesse verso gli studi sulla numismatica moderna) o quanto meno assimilabili
  8. Studiando i Decreti di emissione, ho riscontrato alcune incongruenze in alcuni testi: - per la serie impero (lire 20, 10, 5, 2, 1 e centesimi 50, 20, 10, 5) il decreto di riferimento è il R. Decreto n. 106 dell’ 8 maggio 1937 (possibile che l'emissione anticipi di un anno il decreto?), o il R. Decreto n. 2511 del 3 settembre 1936: emissione delle monete imperiali d’argento, di nichelio e di bronzo? - 5 lire quadriga briosa ne R. Decreto n. 14 del 12 gennaio 1908 che approva il nuovo tipo delle monete d’argento dello Stato o R. Decreto n. 5 del 4 gennaio 1914 che approva il nuovo tipo delle monete d’argento? - Buono da 2 lire: R. Decreto n. 176 del 27 luglio 1923 o R. Decreto n. 1537 del 14 giugno 1923: emissione di buoni di cassa di nichelio puro da lire 2 ? - Buono da 1 lira: R. Decreto n. 301 del 21 dicembre 1921 o R. Decreto n. 1829 del 15 dicembre 1921 che autorizza la fabbricazione e l’emissione di buoni di cassa di nichelio da lire una? - serie prora: R. Decreto n. 229 del 29 ottobre 1908 o R. Decreto n. 629 del 28 ottobre 1908 che approva il tipo e i disegni delle nuove monete di bronzo. Chiederei, per favore, a chi ha la possibilità di avere una visione diretta dei decreti quale siano quelli effettivi. Grazie. :) .
  9. Vi posto un elenco bibliografico. purtroppo non aggiornato , dei cataloghi d' asta e dei listini a prezzo fisso relativi alla monetazione sabauda , stilato dal noto studioso torinese Biagio Ingrao
  10. 140 anni fa, passando da una breccia aperta poco a destra di Porta Pia a Roma, i bersaglieri al comando del generale Cadorna entrano nella capitale dello Stato pontificio. Roma si ricongiunge al resto d'Italia. Tra le prime monete coniate alla zecca romana a nome del nuovo re certamente ci sono gli scudi da 5 lire. Esemplare lontano dalla perfezione, ma spero rappresentativo :rolleyes: Ci dovrebbe essere anche una variante con le lettere più ravvicinate ed un rarissimo 20 lire. Con quali decreti furono ordinate queste coniazioni? Quando fu rimessa in funzione la zecca di Roma sotto la nuova bandiera? Esperti del Regno, a voi la parola e soprattutto le immagini. Spero di vederne delle belle e di imparare qualcosa ;)
  11. Vi anticipo che è in dirittura di arrivo il mio volume che aspirerebbe ad integrare il Pagani Prove e Progetti e le altre opere, con rarità e valutazioni. La prima parte sarà solo su casa SAVOIA , dal 1700 circa al 1946. Formato A4, circa 1100 pagine, oltre 800 schede con catalogazione alfanumerica. Se tutto va bene a primavera vedrà la luce. "Evviva il libero pensiero" :D :D :D :D
  12. Amici, cercavo da tempo la "prova schiacciante" che potesse permettermi di fare tale affermazione: Gli esagoni (20 centesimi) del 1918 e del 1919 sono tutti esclusivamente coniati su tondelli vecchi di Umberto I Ebbene, dopo tanto vagliare ecco a voi QUESTA MONETA (notate il valore sullo scudo, evidentissimo): Ordunque, se anche le monete di saggio sono coniate su monete di seconda classe, è categoricamente fuori discussione che le monete di ordinaria circolazione possano essere state coniate su tondelli vergini. "Mistero Risolto" ;)
  13. Buona sera a tutti. Questa mattina, incontrando Domenico, si è brevemente conversato sul falso monetario del Regno, prendendo spunto da una Circolare del Ministero degli Interni del 4 ottobre 1866 che lamentava la falsificazione di pezzi di bronzo di valuta papale circolanti in Roma nonchè quella di pezzi da 10 centesimi "all'effige del Re" circolanti nel Regno. Inaspettatamente, in serata, venivo in possesso di un'altra Circolare, sempre emanata dal Ministero dell'Interno ma in data 8.11.1866, destinata "ai Prefetti ed ai Colonnelli dei R. Carabinieri", con la quale si tratta diffusamente della "falsificazione di monete da centesimi 50 circolanti nelle Provincie Napolitane", fornendo anche delle utili indicazione per l'individuazione delle monete false. Si tratta, per l'esattezza, delle monete da centesimi 50 "valore" con millesimo 1863, coniate dalla zecca di Napoli. Ho data un'occhiata rapida al testo di G. Attardi e G. Gaudenzi "Prove - Varianti - Errori - Falsi nelle monete dei Savoia 1831-1900" ma l'unico falso di questa moneta che viene descritto (a pagina 286) è quello relativo al 50 centesimi "stemma" con data contraffatta, per la zecca di Milano. Non si dovrebbe dunque trattare di un falso coevo ma di una falsificazione più recente. Nulla è riportato circa la moneta descritta nella Circolare che, di seguito, Vi posto: Disponete di qualche ulteriore informazione su questo falso "d'epoca"? Saluti. Michele
  14. Chiedo lumi a qualche esperto di medaglie dei Savoia per sapere quali furono (e se possibile avere delle immagini) le medaglie dei Savoia (prima del 1861) create dagli incisori napoletani Luigi Arnaud e Andrea Cariello. Se cliccate su questo link troverete qualche indizio, sarei davvero cusioro di sapere. Grazie. http://books.google.it/books?id=jUdmAAAAMAAJ&q=andrea+cariello&dq=andrea+cariello&hl=it&ei=Yv6JTK2SGsWOjAeFtZGHBg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=4&ved=0CDIQ6AEwAzgK
  15. Buon giorno a tutti. Chi come me predilige il collezionismo delle monete contermporanea anche per la possibilità (almeno teorica) di reperire le relative fonti documentali, deve tuttavia prendere atto che di tanto in tanto anche questo settore è vittima di "fenomeni" incomprensibili che nulla hanno a che vedere con quella che dovrebbe essere, auspicabilmente per questa monetazione, una lineare descrizione delle vicende che l'hanno caratterizzata. E' il caso della moneta in oro da Lire 50 emessa dalla Zecca di Torino per V.E. II Re d'Italia, recante il millesimo 1864 e coniata in soli 103 esemplari. Riferimenti: I principali cataloghi numismatici (Gigante e Montenegro) forniscono di essa un commento parzialmente diverso; il primo (Gigante 2010, pag. 93) annota che "Queste monete furono coniate in 103 pezzi nel 1867 e solo in pochi esemplari nello stesso 1864". Il secondo (Montenegro 2011, pag. 92) riporta invece che la moneta "fu coniata nella zecca di Torino nell'anno 1867 con data 1864". Entrambi i cataloghi indicano come riferimento normativo il Regio Decreto nr. 16 del 2 maggio 1861. Anche la scheda della moneta, visibile nella sezione "Cataloghi" del sito lamoneta, riporta che "a dispetto della data, fu coniata nel 1867", aggiungendo poi ancune ulteriori indicazioni, non riportate dai cataloghi, ovvero la data di fabbricazione 9.1.1867; la data del decreto 10.1.1867 e la data di emissione 12.1.1867. Nessun riferimento, invece, la scheda compie al Regio decreto citato dai manuali sopra indicati. Sarei molto curioso di leggere il decreto 10.1.1867 riportata dalla scheda, che non è indicato nel "Sommario della legislazione delle monete decimali d'oro, d'argento eroso misto" pubblicato nel 1902 dal Ministero del Tesoro e che non ho mai trovato durante le mie ricerche. Devo ora interrompere. Nel prossimo intervento fornirò alcuni riscontri ufficiali e formulerò le conclusioni. Saluti. Michele
  16. Ricordate questa moneta, con al rovescio il fascio littorio a tutto campo? Ecco cosa scriveva lo studioso Giuseppe Sacchi Giuseppe Sacchi, nell’articolo “La coniazione imperiale italiana 1936 – 1943”, seconda parte, alla pagina 48 scrive: “…si tentò finalmente di realizzare questo pezzo nel durissimo acmonital metallo per il quale questa moneta era stata prevista. Ma dopo poche battute, come riferitomi personalmente da un noto commerciante romano, che ne fu a suo tempo informato da un vecchio operaio della Zecca, i coni si avvallarono per la durezza dei tondelli, ed il progetto dovette essere abbandonato. Conosco un solo pezzo in acomonital, l’esemplare in mio possesso.” In merito alla mancanza di questo esemplare al Museo della Zecca, lo stesso studioso, infelicemente scrive: “ …Non essendo quindi stato possibile realizzare il pezzo in acmonital in modo perfetto, era ovvio che l’esperimento doveva considerarsi concluso negativamente e ciò spiega perché questa moneta manchi al Museo della Zecca.” Si tratta di una puntualizzazione che da studiosi non possiamo accettare, perché non chiarisce a che titolo un pezzo sia poi finito sul mercato. Ecco perchè molto spesso bacchetto i numismatici del passato.
  17. Durante la compilazione di alcune schede, nella sezione Prove e progetti della Zecca, nel catalogo on line, mi è venuto questo dubbio: ma le "prove" in piombo di alcune monete (es 100 lire 1912, 50 lire 1912, 20 lire 1908, 20 lire 1912 ) sono davvero prove, oppure sono delle coniazioni non ufficiali (tesi di Forteleoni)? Secondo voi vanno inserite nel catalogo? Saluti.
  18. Dovendo catalogare per il mio prossimo libro le monete descritte con "fondi speculari", mi trovo davanti ad un dilemma: riconoscerle come artefatte, nel senso che si tratta di monete "trattate" successivamente, oppure devo considerarle come un eccesso di entusiasmo da parte dei curatori delle varie aste che si sono susseguite nel tempo? Già, perchè di Fondi Speculari nelle carte della zecca non se ne parla, procedura assolutamente sconosciuta, mai nominata nemmeno da VEIII. Passi la dizione fondi lucenti o fondi brillanti, ma fondi speculari, a tutela del collezionista, non posso davvero accettarla per il periodo antecedente al 1980. (Per la verità passerà ancora qualche anno prima di avere il primo fondo specchio). Qualche esperto vuole specificare meglio cosa intende per fondi speculari?
  19. Buon pomeriggio a tutti. Riordinando i regii decreti a tema monetario di Umberto I, sono rimasto un poco sorpreso nell'osservare le vistose differenze che esistono fra i disegni "legali", allegati al decreto che determina le impronte delle monete di Umberto e le incisioni che poi vennero effettivamente impresse sui tondelli. Il decreto che stabilisce le impronte è il Regio Decreto 30.9.1878 nr. 4514 che si compone di 2 pagine di testo e di tre tavole allegate (una dedicata alla monetazione in oro, una a quella in argento e l'ultima per le impronte delle monete in bronzo). Per gli amanti della legislazione, posto di seguito le complessive 5 pagine del provvedimento (fra testo ed allegati). . Già da un sommario esame delle impronte disegnate negli allegati possiamo notare una notevole differenze nel ritratto del sovrano e, al rovescio, nella lunghezza dei rami intrecciati di alloro e quercia, che appaiono nei disegni molto più corti che sulle monete battute a partire dal 1878. Offro, per un più immediato confronto, una scansione "comparata" dello scudo del 1878, che sono riuscito a realizzare dopo aver finalmente imparato ad usare (appena decentemente) un programma di fotocomposizione.......(era ora...... ;) ). Segnalo ancora, nel disegno riproducente la moneta da centesimi 10, un curioso particolare al dritto, ovvero un punto, che segue il numerale "I" dopo il nome Umberto, del tutto sconosciuto nella monetazione effettiva. Che ne pensate? Ho cercato un pò nei "testi sacri" ma non ho rinvenuto neppure una prova con i particolari riprodotti nelle tre tavole. In teoria, come prevede il decreto, si sarebbero dovute depositare all'Archivio di Stato le impronte in piombo; l'esame di queste ultime ci avrebbe permesso di stabilire con certezza se esistevano i coni riprodotti nelle tavole ovvero se i disegni allegati al decreto erano, fin dall'origine, differenti da quelle che poi sarebbero state le impronte che riscontriamo sulle monete di Umberto I. Saluti. Michele
  20. Nel volume : ORSINI Orsino, Una storia fatta solo di oro, Roma Istituto Poligrafico 1980 una parte e' dedicata ai progetti della serie impero 1936 , notate chi ha approvato il tipo in seguito coniato
  21. Cosa ne pensate di questa moneta? Le foto secondo voi stanno migliorando? DRITTO
  22. chiedo scusa se la sezione non fosse quella adatta (non so se vada qui, nell'altra sezione regno oppure editioriale... o addirittura una diversa) Ieri mi sono regalato il libro della dott.ssa Travaini: Storia di una passione: Vittorio Emanuele III e le monete - Personaggi e Profili ho iniziato subito a sfogliare il libro nella sua ultima parte, dedicata alle lettere. Da qui ho dedotto subito cose che non mi sarei mai aspettato: Il Re, perquanto fosse possidente, era oculato negli acquisti e molto obiettivo anche sul lato economico ("le monete sono belle, ma care"). Era altresì attento ai pezzi che comprava (anche per le varianti), sulla bontà o meno delle stesse. Precocissimo, già appassionato dall'età infantile, ha proseguito poi fino all'età senile, collezionando per ben 65 anni ed arrivando a possedere la bellezza di oltre 100.000 monete :o era un libro di cui avevo sentito parlare, e la prima impressione è stata la migliore: aspettative pienamente soddisfatte!!! approfitto per chiedere qualche lume sull'edizione successiva: il libro è un continuo oppure un'edizione indipendente dalla prima?
  23. Sfogliando... MARIO LANFRANCO. Solerte funzionario; Direttore della R.Z. dal 1910 al 1929. Nella Direzione della R. Zecca. - L’ing. Mario Lanfranco ha lasciato per motivi di salute, nello scorso mese, la Direzione della R.Zecca. Il nome di Lanfranco rimane legato alla rinnovazione della nostra officina monetaria nazionale, ed al movimentato periodo di emissioni che hanno caratterizzato il regno attuale, anche a causa della grande guerra. Nominato nel 1910 direttore della R.Zecca, si recò all’estero per studiare gli ordinamenti e gli impianti tecnici delle migliori zecche,organizzando rapidamente le installazioni nel nuovo palazzo di via Principe Umberto, tanto che nei primi mesi del 1911, ricorrendo il cinquantenario nazionale, si potevano all’augusta presenza del Re iniziare le lavorazioni monetarie. E’ da rilevare che, impiantandosi la Zecca del Regno, il Lanfranco ebbe cura di introdurvi tutti i migliori meccanismi ed i più rigorosi ed economici metodi di lavoro in modo che fu possibile affrontare il grande problema della rinnovazione dei tipi monetari. Come è noto, i primi tipi rinnovati nel 1911 sono stati quelli dell’argento (modello I° e 2°, del Calandra) del bronzo (modello del Canonica) del nichel da 20 centesimi (modello del Bistolfi); i tipi invece dell’oro (modelli del Boninsegna) uscirono soltanto nel 1912. Nel 1917 essendosi dovuto sospendere prima le monetazioni d’argento perché il valore intrinseco di esso aveva raggiunto e superato il suo valore monetario, ed in seguito anche le altre monetazioni per la rarefazione dei metalli bronzo e nichel, occorrenti per usi bellici, la Zecca fece studi per una grande monetazione nel metallo ferro-nichel (lega di ferro col 25 per cento di nichel) che però non diede felice risultato. Questa monetazione era stata ordinata dal Ministro Nitti, mentre il Direttore della Zecca propendeva per una monetazione in nichel puro, della quale esponeva i vantaggi con una lunga relazione che non fu approvata. Nei primi mesi del 1918 la minuta circolazione erasi ridotta in tristissime condizioni perché il bronzo monetario veniva in larga scala incettato per essere esportato o preso come già era successo nel 1917 con l’argento per la parte che non erasi fatto in tempo a ritirare dalla circolazione. In tali frangenti urgevano provvedimenti efficaci ed immediati ed il Lanfranco propose alla Direzione Generale del Tesoro di rimettere in circolazione con nuove impronte le vecchie monete di nichel misto (cupro nichel) coniate nel 1894 col tipo Speranza, e poi ritirate dalla circolazione per essere sostituite colle monete di nichel puro, tipo Bistolfi. Siccome però una parte di queste monete già era stata alienata, così per rimettere in circolazione quella ancora accantonata dovevansi prima cambiare le impronte. A tutta prima sembrava che fosse necessario rifondere le vecchie monete ed utilizzare le paste per fabbricare i nuovi tondelli da coniare. Ma invece si ristamparono le vecchie monete direttamente, senza preventiva rifusione, assogettandole ad un trattamento tecnico molto semplice ed economico. Con questa geniale innovazione non solo l’Erario potè risparmiare parecchi milioni di lire come costo di fabbricazione dei tondelli, ma si potè immettere subito nella stremata circolazione della piccola moneta un rinsanguamento di monete d’appunto che valse a superare felicemente la grave crisi che colpì nel 1918 tutti gli stati belligeranti. Terminata la guerra, la Zecca era chiamata a provvedere al rinnovamento e alla sostituzione delle monete di bronzo con alzamento di valore cioè con variazione di peso, e di composizione chimica; ed alla sostituzione dei buoni di carta da 1 e 2 lire con valuta metallica. Qualche stato estero aveva adottato per la sostituzione dei suoi buoni di carta una lega di rame e alluminio di color giallo: da noi si prescelse il nichel puro utilizzando le forti scorte residuate dalla guerra. Però la lavorazione del nichel puro non era stata ancora trattata industrialmente su vasta scala in Italia e le difficoltà che si dovettero affrontare furono gravi, ma tenacemente e felicemente superate, ed ora la nostra grande industria metallurgica può contare al suo attivo anche la lavorazione in lastre e tondelli di nichel puro. Di questo torneremo a parlare prossimamente. Con le nuove monete di 1 e 2 lire, e col nuovo tipo da 50 centesimi di nichel puro, e con la sostituzione dei nominali di bronzo il poderoso macchinario della Zecca lavorò in pieno, raggiungendo una produzione veramente enorme. Infine, decisa dal Governo Nazionale la stabilizzazione della lira, dovendosi sostituire i vecchi biglietti da 5 e 10 lire con monete d’argento veniva affidata alla Società Metallurgica Italiana la fabbricazione dei tondelli d’argento; la vigilanza tecnica di questa grandiosa lavorazione (quasi mille tonnellate) fu affidata al Lanfranco che organizzò le officine della Zecca in modo da poter coniare più di un miliardo di lire in meno di due anni, lavoro questo veramente ingente che in altri tempi avrebbe assorbito l’opera della Zecca per un periodo di almeno dieci anni. Non vogliamo mancare, infine, di rilevare come il lavoro compiuto dal Lanfranco sia stato giustamente valutato dalle superiori gerarchie, ed apprezzato all’estero, dove si seguirono con interessamento le coniazioni delle nostre monete di nichel puro che presentano, come è noto, non comuni difficoltà per la durezza del metallo e per i forti rilievi delle impronte. Tutte le nuove monete coniate dal 1911 ad oggi sono state precedute da prove ed esperimenti di coniazione che per i numismatici presentano molto interesse perché servono a segnare il cammino percorso nella creazione della moneta. L’ing. Lanfranco ha raccolto i dati e gli elementi più interessanti sulla creazione di queste prove in un suo importante lavoro, illustrando anche le prove e i progetti di monete coniate dai suoi predecessori a partire dalla proclamazione del Regno. Siamo lieti di annunziare che la Rassegna Numismatica avrà il privilegio di pubblicare nei suoi fascicoli, a cominciare fra qualche mese, tale importante lavoro che per la sua documentazione di primo ordine resterà assolutamente definitivo. Il lavoro sarà pubblicato a puntate, nel 1929 e per alcuni mesi del 1930. Nel rivolgere al benemerito funzionario, al valentissimo tecnico il nostro saluto cordiale, esprimiamo il desiderio che, dopo un periodo di riposo necessario alla sua salute, egli possa, anche in un altro ramo della amministrazione, essere chiamato dal Governo fascista a rendere a lungo i suoi servigi al Paese. (tratto da Rassegna Numismatica 1929 pp. 145-146-147 visibile on-line grazie a Rongom) Saluti, N.
  24. ....altro regalino preso a verona....da una brava persona.... :D :) renato
  25. Apro qui questa discussione perchè in qualche modo Vittorio Emanuele III rientra comunque nella domanda che sto per fare. Avete visto il lotto 945 della prossima asta Negrini? No? Beh andato a vederlo... :wub: Così recita la didascalia che accompagna il lotto: ALBANIA 945. AHMED ZOGU, PRESIDENTE (1925 1928) SERIE 1926 E 1927 PROVA SOLO TRE SERIE DI QUESTA TIPOLOGIA EMESSA NELLA ZECCA DI ROMA FURONO REALIZZATE. VENNERO DENOMINATE SERIE DI PRESENTAZIONE DIPLOMATICA, IN QUANTO UNA VENNE OFFERTA AL PRESIDENTE HAMET ZOGU, UNA A VITTORIO EMANUELE III E LULTIMA AD ANDREW W. MELLON, RE DELLACCIAIO E DELLALLUMINIO, INDUSTRIALE E BANCHIERE CHE FU SEGRETARIO DEL TESORO DAL 1921 AL 1932, DURANTE LE PRESIDENZE HARDING, COOLIDGE E HOOVER. LA SERIE DI ZOGU SPARÌ QUANDO VENNE ESILIATO NEL 1939; LA SECONDA, QUELLA DEL RE VITTORIO EMANUELE III PASSÒ AL RE DEGITTO FAROUK E FU SPEZZATA E DISPERSA QUANDO LA COLLEZIONE VENNE VENDUTA PER ORDINE DEL GENERALE MUHAMMAD NAGUIB A CAPO DEL REGIME RIVOLUZIONARIO, IN ASTA NEL 1954. SI TRATTA QUINDI DELLUNICA ORA DISPONIBILE NEGLI ASTUCCI APPOSITAMENTE REALIZZATI CON LA SIGLA B. N. A. (BANCA NAZIONALE ALBANIA). IL PRIMO È COSTITUITO DA DIECI VALORI IN AU (2) IN AG (3) NI (3) E CU (2) CENTO FRANCHI 1926 PROVA PAG. PROVE 783 VENTI FRANCHI 1926 FASCETTO PAG. PROVE (NOTA A PAG. 150) CINQUE FRANCHI 1926 PROVA PAG. PROVE 803 DUE FRANCHI 1926 PROVA PAG. PROVE 805 FRANCO 1927 PROVA PAG. PROVE 811 LEK 1926 PROVA PAG. PROVE 819 ½ LEK 1926 PROVA PAG. PROVE 821 ¼ LEKU 1926 PROVA PAG. PROVE 823 DIECI QINDAR 1926 PROVA PAG. PROVE 825 CINQUE QINDAR 1926 PROVA PAG. PROVE 826 IL SECONDO DA DUE VALORI IN AU VENTI FRANCHI 1927 PROVA PAG. PROVE 798 DIECI FRANCHI 1927 PROVA PAG. PROVE 802 LE DODICI MONETE SONO DI CONSERVAZIONE ECCEZIONALE. VA SEGNALATO CHE IL VENTI FRANCHI 1926 CON IL FASCETTO È CON I FONDI SPECULARI. SI TRATTA, SENZA OMBRA DI DUBBIO, DI UN INSIEME UNICO, UN VERO E PROPRIO DOCUMENTO DI IMPORTANZA STORICO- NUMISMATICA. Ora la mia domanda è: quando e perchè la serie di RE VITTORIO EMANUELE III passò al RE DEGITTO FAROUK? Qualcuno di voi mi può dare qualche informazione a riguardo? PS Che dite chi se l'aggiudicherà avrà in mano quella destinata a Zogu o quella del Re dell'acciaio? ^_^ Saluti Simone
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